Jobs Act, lo smantellamento dei diritti dei lavoratori passa per Expo 2015

 

Precarietà totale verso e oltre l’Esposizione Universale

Con il decreto legge n. 34 il Governo Renzi ha approvato la prima parte del cosiddetto Jobs act. Questo provvedimento rappresenta un’operazione di “macelleria sociale” fatta per esaudire i desideri, ripetutamente espressi da Confindustria, di avere “mano libera” in materia di rapporti di lavoro per intercettare le “opportunità di crescita” previste per Expo. Le richieste padronali sono state completamente recepite dal Jobs act, che altro non è che la generalizzazione dell’accordo del luglio scorso tra sindacati confederali ed Expo, che sfonda i limiti geografici e temporali legati all’Esposizione per farsi sistema, nel tentativo di precarizzare tutto il precarizzabile. Ecco cosa prevede:

Contratto a tempo determinato acausale

Fino al 20 marzo (giorno di approvazione del decreto legge n. 34) per stipulare un contratto di lavoro a termine era necessario selezionare una ragione oggettiva detta causale – quelle tipiche sono ragioni tecniche, organizzative, produttive o sostitutive – perché nel nostro sistema il contratto ordinario è quello subordinato a tempo indeterminato. Le causali servivano per tutelare il lavoratore evitando abusi da parte del datore di lavoro, in linea con quanto previsto dalla direttiva 99/70/CE che stabilisce il medesimo principio a livello europeo. Il lavoratore in caso di utilizzo illecito da parte dell’azienda del contratto a termine poteva ricorrere al giudice del lavoro ed eventualmente ottenere il risarcimento del danno o l’assunzione a tempo indeterminato. Con il Jobs act, non è più così. L’azienda potrà assumere un dipendente facendolo lavorare con contratto a tempo determinato – con 8 proroghe prima di dover procedere ad un nuovo contratto, entro il limite dei 36 mesi complessivi e con un intervallo dal precedente contratto di 10 o 20 giorni – come gli fa più comodo. Al termine dei tre anni se il datore di lavoro non coverte il rapporto a tempo indeterminato deve lasciare a casa il lavoratore.

Contratto di apprendistato

Viene abolito l’obbligo di redigere il piano formativo individuale. Stessa sorte tocca all’obbligo di effettuare la formazione pubblica interna o esterna all’azienda finalizzata a certificare e garantire l’aspetto formativo del rapporto. Eliminato anche l’obbligo di conversione del 35% dei contratti di apprendistato prima di procedere all’assunzione di nuovi apprendisti. Viene, invece, ridotta del 30% la retribuzione corrisposta al lavoratore a parità di livello. Come se non bastasse, il 90% della contribuzione sociale dei rapporti di apprendistato è a carico della fiscalità generale. Una manna dal cielo per le aziende che potranno pagare meno i lavoratori senza obblighi di formazione e scaricando sulla collettività i contributi da versare.

Costretti a lavorare (gratis)

Come se non bastasse, il Governo ha intenzione di trasformare in volontari chi ha perso un lavoro e riceve un sussidio di disoccupazione, introducendo di fatto una forma di lavoro sottopagato grazie al quale garantire prestazioni di welfare continuando a tagliare lo stato sociale in maniera indiscriminata. Una proposta che va letta unitamente al Piano Garanzia per i Giovani che prevede una serie di misure, a livello nazionale e territoriale, volte ad offrire ai giovani tra 15 e i 25 anni opportunità di orientamento, formazione e inserimento al lavoro, ma che in concreto significherà essere pagati meno di 3 euro l’ora per garantire disponibilità di manodopera a basso costo per le imprese e gli enti pubblici arrivando a creare una situazione di dumping sociale. Due ipotesi – quelle del Servizio Comunitario e del Piano Garanzia per i Giovani – che avranno il loro banco di prova in occasione dei 6 mesi di Expo 2015, quando si tratterà di reperire gli oltre 18mila volontari per garantire il funzionamento del grande evento.

In definitiva, ancorare la possibilità di trovare un lavoro adeguatamente remunerato ad attività di volontariato o allo svolgimento di stage non è altro che un modo – neanche troppo velato – per cancellare diritti, ridurre il costo del lavoro e sfruttare maggiormente chi già subisce quotidianamente il ricatto della precarietà.

Centro Sociale SOS Fornace
Punto San Precario Rho-Fiera

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#Maydays & #theNED
Milano, 1-4 maggio 2014
Be prepared
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euromayday.org
@euromayday
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