Le mani del presidente di Expo sulla città di Rho

 

Un’analisi critica della speculazione sull’area dell’ex Diana De Silva

Lo scorso agosto sono iniziati i lavori demolizione e bonifica dell’ex Diana De Silva, un’importante realtà produttiva del territorio di Rho ormai dismessa da alcuni anni. All’interno dell’azienda, all’epoca guidata dal defunto marito di Diana Bracco, per anni venivano realizzati profumi e cosmetici.

La dismissione della Diana De Silva
Nel 2005 la società che fa capo al gruppo Bracco cede il ramo di azienda dei cosmetici alla Cosmoprod srl, società creata ad hoc per liquidare i marchi relativi al settore bellezza della Diana De Silva (Chiara Boni, Montana, Hanorah e Breeze ). L’operazione comporta 104 lavoratori in esubero sul sito di Rho. L’allora giunta Pessina si limita alla riduzione del danno. Infatti, come dichiarato  dall’assessore al lavoro Vinicio Peluffo: “Un’amministrazione comunale non può intervenire nelle decisioni industriali di un’azienda, ma certamente deve farsi carico del dramma sociale di chi resta senza un lavoro”. Nel 2006 la Diana De Silva chiude definitivamente.

Arriva il ciellino Zucchetti
Nel 2007 le elezioni comunali vengono vinte dal ciellino Roberto Zucchetti. Già si parla di Expo, oltre al piano di riqualificazione dell’ex Alfa Romeo. La potente lobby di Comunione e Liberazione muove le sue pedine piazzando alla guida della città un fedelissimo dell’ex governatore Roberto Formigoni. Tuttavia, il piano integrato presentato dalla Bracco Real Estate, che prevede un mix di funzioni – commerciale residenziale direzionale/ricettivo – per 15mila mq di superfici edificabili, viene bloccato da un articolato fronte di forze sociali che vanno dal centro sociale Sos Fornace ai commercianti del Comune di Rho. Così, nel luglio 2010 il Consiglio comunale approva un ordine del giorno che rinvia sine die il piano integrato. La risposta della Bracco arriva alcuni mesi dopo con una richiesta di risarcimento di mezzo milione di euro presentata al Comune di Rho. Una richiesta a sfregio. Come a dire che il consiglio comunale è il passa carte dei poteri forti e può unicamente limitarsi a ratificare la volontà degli speculatori. La giunta Zucchetti è destinata a naufragare prima del previsto. Agli inizi di gennaio metà del Consiglio comunale si dimette per contraddizioni interne alla maggioranza e per l’opposizione sociale presente sul territorio. In questo modo si va a nuove elezioni che vengono vinte dallo schieramento di centrosinistra guidato dall’attuale sindaco Pietro Romano.

Il ritorno del centrosinistra
Nel 2012 lo scenario politico è cambiato. La Bracco ci riprova presentando la richiesta di assoggettamento a valutazione ambientale strategica (VAS) del piano integrato di intervento, dando via in questo modo al procedimento per l’approvazione della progetto immobiliare. Il sindaco Romano, con buona prontezza di riflessi, dà subito avvio all’iter facendo approvare alla giunta comunale la delibera n. 147 del 2012 la settimana successiva alla richiesta presentata in Comune. Il progetto, curato dallo studio rhodense Banfi-Pezzetta, approda in consiglio comunale nel 2014 e dopo una prima votazione di adozione nel marzo dello stesso anno, il piano viene definitivamente approvato il 2 luglio 2014.

Speculazione in salsa democratica
Il progetto prevede una riqualificazione immobiliare per complessivi 13500mq di superfici edificabili così ripartite: circa 6500mq destinate a residenziale, 3250mq a commerciale e 3800mq a funzioni direzionali/ricettive. Detto in parole povere, si tratta di molti appartamenti con un edificio di 8 piani alto 30 metri e un nuovo albergo nell’ex palazzina uffici. Quello realizzato sarà tutto residenziale a prezzi di libero mercato (la tipologia di residenziale più costosa). Rispetto al PGT vigente si tratta di un regalo con i fiocchi. Infatti, le superfici realizzabili vengono innalzate da 2800mq – secondo le previsioni del PGT – a 13500mq – come previsto dal piano integrato. L’operazione immobiliare dovrebbe fruttare alla Bracco Real Estate circa 33 milioni di euro, quattro volte di più di quanto previsto in assenza di variante urbanistica. Sotto il complesso edilizio è prevista la realizzazione di un parcheggio interrato di 2 piani al quale potrebbe eventualmente aggiungersene un terzo – la falda acquifera presenta una serie di criticità. La convenzione prevede che le funzioni insediate potranno variare del 25%, fermo restando le superfici approvate. Rispetto alle previsioni del piano integrato proposto dalla giunta Zucchetti le superfici edificabili sembrano ridursi. Infatti, il progetto del centrodestra prevedeva 15mila mq di superfici realizzabili, così suddivise: alberghi 5000mq, negozi 5800 mq, uffici 2100mq e residenziale 1800mq. In realtà, le norme tecniche di attuazione approvate con il PGT della giunta Romano prevedono un bonus di edificabilità del 10% per la realizzazione di edifici in classe energetica A+ come gli edifici che verranno realizzati al posto della Diana De Silva. Basta fare un rapido calcolo per verificare che alla fine non ci sarà molta differenza rispetto al piano del centrodestra. Invece, la differenza più significativa è la realizzazione di un cinema-teatro al posto della nuova sede del tribunale pensata in precedenza. Il nuovo cinema-teatro, il cui costo sarà di circa 10 milioni, sarà realizzato a scomputo degli oneri di urbanizzazione, contributi di costruzione e cessione di standard urbanistici. Cioè, sempre con soldi dei cittadini rhodensi derivanti dagli obblighi di legge che l’operatore immobiliare è tenuto ad assolvere e che l’amministrazione Romano ha deciso di investire in un progetto molto sentito dalla cittadinanza. Per quanto riguarda le modifiche alla viabilità, il progetto prevede la trasformazione di via Dante in una ZTL con possibilità di pedonalizzazione in occasione di eventi particolarmente importanti. In Consiglio comunale sono state sollevate molte criticità rispetto alla gestione del parcheggi. Il teatro, da quasi 1000 posti suddivisi in una sala principale per le rappresentazioni teatrali e in una secondaria per attività ed eventi più piccoli, non prevede parcheggi aggiuntivi perché gli oneri di urbanizzazione verranno appunto impiegati per la costruzione del teatro stesso. Perciò la dotazione di parcheggi a disposizione è quella già esistente in zona, a cui andranno sottratti quelli di piazza Visconti, che in prospettiva diventerà completamente pedonale – come previsto dal piano generale del traffico – e i parcheggi pubblici su Corso Europa di fronte all’ex Diana De Silva in quanto l’amministrazione comunale ha intenzione di trasformare quel tratto del Sempione storico in un boulevard urbano. Per far fronte alla possibile carenza di parcheggi si era anche pensato ad un accordo con il SuperDì – il centro commerciale presente dall’altra parte della strada – con conseguente ulteriore esborso da parte dell’amministrazione comunale.
Un punto tutto da approfondire rimane quello dei costi di gestione del cinema-teatro. Se è chiaro quanto costa l’edificio del cinema-teatro, non è assolutamente chiaro quanto peserà ogni anno sulle casse rhodensi la sua gestione. L’obiettivo minimo è quello di una gestione in economia, ma stupisce che il sindaco di Rho Pietro Romano non si sia fatto carico di fornire una relazione sui costi di gestione. Quando era consigliere di opposizione sollevò la stessa questione rispetto ai costi di gestione del progetto del tribunale. Evidentemente la coerenza  non è il suo forte.  Questa analisi avrebbe permesso quantomeno di formulare un giudizio sulla sostenibilità del progetto a medio-lungo termine per capire se questo sarà l’ennesimo cinema-teatro destinato a chiudere come successo nel corso degli anni a tutti gli altri presenti sul territorio di Rho.

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Un colpo di scopa nella città vetrina
All’interno del progetto di riqualificazione è previsto che la mensa dei poveri di via Castelli Fiorenza – gestita dalla Caritas cittadina – dovrà sloggiare per far posto ad una piazzetta proprio di fronte al nuovo cinema teatro. Paradossalmente, questo intervento è stato escluso dal perimetro del piano integrato nonostante sia un punto qualificante del progetto stesso. Il costo per la realizzazione della piazza sarà di circa mezzo milione di euro le cui risorse saranno tutte da reperire. Sicuramente non deriveranno dal piano della Bracco, che invece beneficerà di questo intervento pubblico.

I guai giudiziari del presidente di Expo
il 2 luglio scorso è stato notificato alla Bracco il decreto di rinvio a giudizio per rispondere di appropriazione indebita ed evasione fiscale per oltre un milione di euro in qualità di presidente di Bracco spa. La Bracco avrebbe contabilizzato nei bilanci di alcune sue società spese di  natura personale attraverso una serie di false fatturazioni (in particolare, si tratterebbe di immobili privati e imbarcazioni). Ad essere rinviato a giudizio, oltre al presidente di Expo, anche Pietro Mascherpa il presidente di Bracco Real Estate srl che sta portando avanti il piano integrato dell’ex Diana De Silva.

Dieci anni dopo il cerchio si chiude
La dismissione dell’ex Diana de Silva iniziata nel 2005 con l’amministrazione guidata dalla sindaca di centrosinistra Paola Pessina, si conclude con una speculazione edilizia 10 anni dopo grazie al sindaco del Partito democratico Pietro Romano. Il tutto coperto dalla foglia di fico di un cinema-teatro probabilmente destinato a diventare una cattedrale nel deserto. Una funzione pubblica che si sarebbe potuta realizzare senza fare favori a ladri e palazzinari, ma utilizzando meno dello 0,01% dei soldi pubblici destinati alle opere essenziali di un inutile grande evento come Expo 2015.

SOS Fornace
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