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Cagliari: udienza 20 Novembre: colpirne 3 per educarne cento
by Gianfranco Zola Monday, Nov. 22, 2004 at 8:40 PM mail:

Resoconto dell'ultima udienza del processo a Luisa, Matteo e Massimo. Maggiori informazioni su Indymedia Sardegna: http://sardegna.indymedia.it

Il 20 Novembre si è chiuso il processo di primo grado a Luisa, Massimo e Matteo per i disordini e le cariche del 22 Ottobre 2003.

L'udienza si è aperta con le arringhe finali degli avvocati della difesa (Canessa e Serci), i quali hanno sottolineato tutte le incongruenze nelle testimonianze di accusa. Riassumo alcune di esse (per maggiori dettagli, vedete i resoconti precedenti).

I manifestanti si sarebbero ribellati ad un ordine di identificazione. Eppure si trattava di una trentina di persone in tutto, molte delle quali già note: per l'identificazione sarebbero bastati foto e filmati girati durante il corteo da Fadda e Curreli (della Scientifica). Peccato che questo materiale non risulti agli atti, nonostante la sua esistenza sia stata confermata dall'avventurosa testimonianza di Camalleri.

Tutti i testimoni dell'accusa hanno cercato di negare la carica da parte delle forze dell'ordine - eppure Ginesu, maresciallo dei carabinieri con una certa esperienza, sul suo verbale ha scritto chiaro e tondo: "Era in corso una carica della polizia".

Massimo e Luisa sono accusati di aver aggredito Arangino (allora capo della Squadra Mobile). Dalle testimonianze degli stessi testi dell'accusa è emerso che entrambi erano intervenuti per difendere Fabrizio (la cui posizione è stata stralciata dal processo), il quale, dopo essere stato fermato da Arangino, era finito sotto le manganellate di alcuni poliziotti. L'intervento di Massimo e Luisa era necessario: Fabrizio ha subito un grave incidente da bambino, e le manganellate potevano essergli fatali (dopo il pestaggio finirà in ospedale per le lesioni).

Il momento del fermo di Fabrizio appare contraddittorio nelle deposizioni di Arangino, di Congiu, di Farre, e di Camalleri. Luisa avrebbe "aggredito" Arangino per difendere Fabrizio, ma questa "aggressione" emerge dalla testimonianza del capo della mobile solo dopo una lunga serie di domande insistenti dell'accusa. Forse Arangino aveva momentaneamente acquisito una coscienza, ed era reticente ad accusare Luisa di colpe inesistenti?

Arangino ha accusato con più convinzione Massimo. Ma dalla sua ricostruzione dei fatti pare che Massimo abbia fatto ricorso a qualche superpotere: avrebbe percorso 10/20 metri in direzione di Arangino, anticipando tutti i poliziotti del suo gruppo (che stavano a soli 3 metri). Per fortuna è intervenuto Vargiu, che vedendo Arangino in difficoltà ha percorso 20 metri di strada trafficatissima per bloccare Massimo - anche lui anticipando i poliziotti a 3 metri da Arangino. Come è stato possibile? Semplice: secondo Vargiu gli altri poliziotti non stavano a 3, ma a 30 (!) metri dal capo della polizia...

C'è poi il "caso" del vice-questore Gargiulo. Dopo l'ordine di identificazione che nessuno ha sentito, Gargiulo sarebbe stato aggredito da Matteo. Dai verbali non si capisce perchè Matteo avrebbe dovuto scagliarsi contro di lui (vista anche la notevole differenza di stazza). La lesione al ginocchio riportata negli scontri da Gargiulo è poi stranamente frequente nei calciatori... e guarda caso il nostro Vice è capitano di una squadra di calcio: la Mitsubishi Motors Under 40. Pochi giorni prima del 22 Ottobre aveva saltato una partita finale di un torneo, perchè infortunato. Coincidenze?

La difesa ha concluso sottolineando come la contradditorietà delle testimonianze dell'accusa possa essere spiegata solo dalla palese intenzione di mentire. La carica del 22 Ottobre è stata premeditata: i manifestanti sono stati accerchiati diverse volte, fino agli scontri culminati con la cattura degli imputati. Gargiulo, in quanto vice questore, aveva evidentemente subito pressioni politiche, che l'avevano indotto a colpire duramente alcuni degli anarchici politicamente più attivi a Cagliari. Per fare davvero giustizia, il giudice avrebbe dovuto mettere in dubbio l'intoccabilità e la sincerità delle forze dell'ordine: questo tabù era già caduto nei processi di Genova, diventava ora necessario farlo cadere anche al tribunale di Cagliari.

La difesa ha quindi chiesto l'assoluzione di tutti gli imputati da tutti i capi di accusa, se non altro per la mancanza di prove e testimonianze di accusa coerenti, e per l'evidente diritto alla legittima difesa nel mezzo di una carica della polizia.

Subito dopo le arringhe, il giudice monocratico Casula ha passato qualche minuto a scrivere in silenzio, senza neppure ritirarsi in camera di consiglio. Visto l'andamento del processo e delle arringhe, il pubblico presente nell'aula era abbastanza ottimista... ma quando Casula ha letto la sentenza, è sceso il gelo.

Tutti gli imputati sono stati giudicati colpevoli di aggressione e resistenza aggravata. Sono state accolte praticamente tutte le richieste dell'accusa: 10 mesi di carcere per Massimo, 8 per Matteo, 6 mesi e 15 giorni per Luisa, con pagamento di tutte le spese processuali. Sono invece stati "graziati" dal pagamento di 10.000 Euro di danni per le presunte lesioni ad Arangino, e dal reato di danneggiamento, per il quale non esiste alcuna prova ne' testimonianza a loro carico. Sono state riconosciute le attenuanti, con la sospensione condizionale della pena per 5 anni.

Questa sentenza era stata probabilmente scritta da tempo. Questo spiegherebbe la velocità nella decisione del giudice. Questo spiegherebbe il coraggio con cui vari "giornalisti" hanno scritto articoli pieni di menzogne sullo svolgimento delle udienze: evidentemente non temevano che una assoluzione avrebbe sbugiardato il loro "lavoro".

È anche possibile che, in nome del quieto vivere, il giudice Casula non se la sia sentita di porre sotto accusa il Vice Gargiulo e le forze dell'ordine - un fatto praticamente inevitabile con l'assoluzione degli imputati. La sentenza finale pare perfetta per questo scopo: non è "troppo" dura con i condannati (che non vanno in prigione), e permette di passare la patata bollente al processo d'appello.

L'avvocato Canessa ha già dichiarato che ricorrerà in appello, non appena verranno rese note le motivazioni della sentenza.

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