by Don Radlauer
by Don Radlauer
L'"Intifada di al-Aqsa"- Una Tragedia Progettata
Combattenti, Non combattenti e Responsabilita'
1574 Palestinesi sono stati uccisi dall'inizio dell'"Intifada di
al-Aqsa", a fronte di 599 Israeliani. Numeri come questi sono usati per
creare un'immagine di massacro impari dove Israele figura come
colpevole. Ma questi numeri distorcono la reale condizione: infatti
accomunano combattenti con non combattenti, attentatori suicidi con
civili innocenti e riportano i "collaborazionisti" Palestinesi
assassinati dai loro compatrioti come se fossero stati uccisi da Israele.
Dati piu' eloquenti mostrano che Israele e' responsabile della morte di
circa 609 Palestinesi non combattenti, mentre i Palestinesi di quella di
468 omologhi Israeliani. Oltre il 50% dei Palestinesi uccisi erano
attivamente coinvolti nei combattimenti - e questo non include
lanciatori di pietre o "sconosciuti". E i Palestinesi sono stati diretti
responsabili della morte di piu' di 200 di loro - uno ogni otto
Palestinesi uccisi- dovuti ad attentati suicidi, "incidenti sul lavoro",
e varie altre forme di violenza interna Palestinese.
Da parte Israeliana, l'80% di quei morti non erano combattenti. Mentre
gli Israeliani sono responsabili per solo il 27% dei morti totali
dell'"Intifada", rappresentano il 43% delle vittime non combattenti.
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La catastrofe per genere
Donne e ragazze figurano per il 31% delle vittime Israeliane nel
conflitto, e per quasi il 40% delle vittime non combattenti uccise dai
Palestinesi.
Le vittime Palestinesi, al contrario, sono in prevalenza schiacciante
(piu' del 95%) uomini; anche quando i combattenti (la quasi totalita'
dei quali sono uomini) sono fuori considerazione, meno del 9% dei
Palestinesi uccisi da Israele sono donne.
In termini assoluti, anche se piu' Palestinesi che Israeliani sono stati
uccisi in totale, le vittime femminili Israeliane hanno superato di gran
lunga le vittime femminili Palestinesi. Se consideriamo tutti i dati
disponibili di donne e ragazze uccise nel conflitto, il rapporto e' di
187 donne Israeliane contro 70 donne Palestinesi - un rapporto di oltre
2.5 a 1. Se restringiamo il rapporto alle donne Israeliane non
combattenti uccise dai Palestinesi e alle donne Palestinesi non
combattenti uccise da Israele, la differenza e' ancora piu' drammatica:
52 Palestinesi contro 184 Israeliane, un rapporto di 3.5 a 1.
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La catastrofe per eta'
Le vittime combattenti Israeliane sono concentrate in una stretta fascia
d'eta' cosi' come ci si aspetta dai soldati di un esercito regolare. Le
vittime Israeliane non combattenti, al contrario mostrano una
distribuzione d'eta' quasi casuale. Questo e' parimenti prevedibile,
dato che queste vittime sono il risultato di attacchi terroristici su
obbiettivi civili accessibili.
Le vittime Palestinesi presentano uno scenario abbastanza differente. Le
vittime Palestinesi combattenti, come quelle di parte Israeliana, sono
concentrate in una stretta fascia d'eta' - anche se questa
concentrazione e' leggermente meno pronunciata. (Il che non stupisce
poiche' i Palestinesi combattenti sono per lo piu' membri di
organizzazioni non ufficiali di terrorismo/guerriglia.) Le vittime
Palestinesi non combattenti, comunque, mostrano una distribuzione per
eta' completamente diversa rispetto alla controparte Israeliana. Invece
di una distribuzione "disordinata" su una larga gamma di eta', le
vittime Palestinesi non combattenti sono fortemente rappresentate da
teenagers e giovani.
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Vittime "mature" e giovani
Un piu' specifico sguardo sulle vittime piu' e meno giovani del
conflitto ancora mette in evidenza la differenza fra le vittime non
combattenti Palestinesi e Israeliane. Quando compariamo gli Israeliani
"maturi" non combattenti uccisi dai Palestinesi con i Palestinesi
"maturi" non combattenti uccisi da Israele, notiamo che il tasso di
morte Israeliano supera di gran lunga quello Palestinese. Infatti i
Palestinesi hanno ucciso almeno 176 Israeliani non combattenti di almeno
quarant'anni, mentre Israele ha ucciso 75 Palestinesi non combattenti
nella stessa fascia d'eta'. Il rapporto e' piu' di due a uno.
Se guardiamo ai bambini e agli adolescenti non combattenti uccisi nel
conflitto, notiamo una configurazione piuttosto strana. Sia fra i
Palestinesi sia fra gli Israeliani, il numero di bambini piccoli (sotto
gli 8-9 anni d'eta') e' piuttosto piccolo (anche se piu' bambini piccoli
Israeliani sono stati uccisi in una proporzione nel totale delle
vittime). Il numero di bambini Palestinesi uccisi comincia a crescere a
circa 10 anni d'eta', e sale drammaticamente fra i 12 e i 14 anni
d'eta'. Comunque, l'aumento consiste interamente di ragazzi - il numero
di ragazze Palestinesi uccise non mostra differenze d'eta' ed e' sempre
molto basso.
I giovani Israeliani uccisi dai Palestinesi mostrano un differente
profilo: sia ragazzi che ragazze mostrano un incremento che inizia a 14
anni (forse un anno prima per i ragazzi), e sono stati uccise tante
ragazze quanti ragazzi.
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Un altro sguardo a eta' e genere
Vale la pena di dare un altro sguardo alla relazione fra eta' e genere
fra le vittime non combattenti del conflitto. Se guardiamo ai
Palestinesi non combattenti uccisi da Israele, notiamo che le poche
vittime femminili sembrano distribuite casualmente per eta'. Le vittime
maschili, d'altra parte, sono a maggioranza schiacciante giovani (anche
se, come notato prima, relativamente poche hanno meno di dieci anni).
Per essere piu' precisi, il 64% di tutti i Palestinesi non combattenti
uccisi da Israele sono ragazzi e uomini fra i 13 e i 30 anni.
Gli Israeliani non combattenti uccisi dai Palestinesi mostrano un
equilibrio molto maggiore fra i sessi - come menzionato prima, tre su
otto sono donne e ragazze. Infatti, leggermente meno ragazze che ragazzi
sono state uccise sotto i 20 anni; e il rapporto e' quasi di uno a uno
per gli ultrasessantenni.
In contrasto con l'altra percentuale di Palestinesi non combattenti
maschi fra i 13 e i 30 anni solo il 27% di Israeliani non combattenti
maschi sono fra i 13 e i 30 anni d'eta'.
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Il significato della configurazione statistica
Le statistiche mostrano che gli Israeliani non combattenti negli ultimi
23 mesi sono stati uccisi essenzialmente a caso, visto che i terroristi
Palestinesi hanno scelto di attaccare ovunque vi fossero obiettivi
civili raggiungibili. Le vittime Palestinesi, comunque, sono concentrate
in un particolare segmento di popolazione - adolescenti e giovani.
Porzioni di popolazione come donne o anziani non sono obiettivi
militari; cosi' la loro superiore prevalenza fra le vittime Israeliane
e' un'indicazione del grado col quale i terroristi Palestinesi hanno
ucciso Israeliani semplicemente per la "colpa" di essere Israeliani.
Al contrario le vittime non combattenti Palestinesi sono in prevalenza
schiacciante giovani (ma di piu' di 11 anni) e maschi. Questa
configurazione delle vittime Palestinesi contraddice del tutto le accuse
per cui Israele ha seguito una pratica regolare di "presa di mira
indiscriminata di donne e bambini". E' chiara che la larga maggioranza
dei Palestinesi uccisi non e' morta in conseguenza di attacchi
Israeliani casuali in aree abitate, o su folle di ambosessi ai posti di
blocco o cose simili. C'e' una sola spiegazione che appare ragionevole,
di questa configurazione: che gli uomini e i ragazzi Palestinesi avevano
intrapreso comportamenti che li avevano coinvolti in combattimenti con
le forze armate Israeliane. Certamente, almeno dopo pochi giorni di
conflitto, questi uomini e questi ragazzi Palestinesi (o, nel caso dei
piu' giovani, i loro genitori e insegnanti), devono essere stati
coscienti che si stavano mettendo su una strada sbagliata.
Infatti, l'altamente specifica configurazione delle vittime Palestinesi
non combattenti suggerisce che molte di queste morti sono il risultato
di un'attiva campagna Palestinese d'indottrinamento e di glorificazione
del "martirio" - che effettivamente incoraggiano ragazzi e giovani a
fronteggiare le forze armate Israeliane e a rischiare la morte anche
quando non c'e' nessuna possibilita' reale di causare danni materiali
agli Israeliani.
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