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TRIESTE: MBOILITAZIONI QUESTO POMERIGGIO
by Ya Basta Trieste Thursday, Dec. 05, 2002 at 8:26 AM mail:

NON HANNO PIU' NESSUNA VERGOGNA AD USARE I MANGANELLI, GLI ARRESTI, LE DENUNCE, LE INTIMIDAZIONI, I PROCESSI: PER NOI E' LA RIPROVA CHE QUESTO MOVIMENTO FA VERAMENTE PAURA, MA ANCHE CHE E' MOLTO IMPORTANTE NON FERMARCI. h. 15.30 : Corso Torino h. 17.00 : Prefettura (piazza Unità)

I movimenti, per definizione, sono in movimento, ovvero in grado di muoversi a seconda di ciò che li circonda e che accade.
Per oggi avevamo previsto una festa antiproibizionista in piazza Venezia dalle 15,30 per accogliere degnamente quel manichino di Andrea Muccioli (adesioni di Verdi, Rifondazione. LILA, Disobbedienti, più molti operatori e operatrici dei Ser.T.), ma i nuovi arresti di ieri e le notizie provenienti da Udine, l'ennesima aggressione poliziesca stavolta ai danni degli studenti che contestavano la Moratti, non possono passare sotto silenzio.
Abbiamo deciso quindi di mantenere un presidio dalle 15.30 alle 16.30 in corso Torino (cioè tra piazza Venezia e piazza Hortis) per non restare in silenzio sulla venuta di Muccioli, dopodichè crediamo sia il caso di andare sotto la Prefettura e denunciare ciò che sta accadendo in Italia: NON HANNO PIU' NESSUNA VERGOGNA AD USARE I MANGANELLI, GLI ARRESTI, LE DENUNCE, LE INTIMIDAZIONI, I PROCESSI: PER NOI E' LA RIPROVA CHE QUESTO MOVIMENTO FA VERAMENTE PAURA, MA ANCHE CHE E' MOLTO IMPORTANTE NON FERMARCI.

I/le disobbedienti della Venezia Giulia

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UDINE: RASSEGNA STAMPA 1
by Ya Basta Trieste Thursday, Dec. 05, 2002 at 8:29 AM mail:

Gli articoli de Il Piccolo sull'aggressione agli studenti di ieri mattina a Udine

Uno striscione srotolato nella sala dove si svolgevano gli Stati generali della scuola scatena una bagarre. Interviene il questore e difende i suoi uomini
Protesta studentesca a Udine: «Moratti dimettiti»
Il ministro continua a parlare, la polizia sbatte fuori i giovani. «Ci hanno dato schiaffi e strattonato»


UDINE - Un lenzuolo con "dedica" per Letizia Moratti e all'Ente Fiera di Udine, teatro degli Stati generali della scuola, scoppia il finimondo. Srotolato davanti al ministro dell'Istruzione al momento del suo intervento, lo striscione, che chiede le dimissioni della Moratti, innesca la bagarre. Per qualche minuto il messaggio ("No a una scuola di padroni. Via il ministro, dimissioni"), apparentemente innocuo e non accompagnato da altre manifestazioni di protesta, sembra essere solo una nota di colore. Poi, improvvisamente, la Questura di Udine perde la calma. Un ragazzo e tre ragazze delle consulte studentesche provinciali, tutti minorenni e con in mano l'invito della Regione per gli Stati generali, vengono trascinati fuori a forza dagli agenti. All'interno urlano la loro rabbia. All'esterno, pare, volano dei ceffoni. Un ragazzo triestino racconta di aver ricevuto dei pugni, anzi degli schiaffi.
Succede tutto in un attimo, in chiusura della mattinata d'apertura del D-day della scuola regionale. Sul lenzuolo si legge l'invito alle dimissioni dipinto con il pennarello. Il ministro è lì, pronto a rispondere alle richieste di autonomia che l'assessore all'Istruzione del Friuli Venezia Giulia, Alessandra Guerra, ha appena messo sul tavolo. La Moratti inizia a parlare noncurante dello striscione. Gli studenti prima glielo piantano davanti agli occhi, poi, invitati dalle forze dell'ordine, lo trascinano sul retro della sala. La contestazione è silenziosa, ma tanto basta alla Questura di Udine per volerla stoppare.
Improvvisamente, alle spalle del pubblico, le prima urla. "Questa non è democrazia", grida il triestino mentre viene trascinato all'esterno. La polizia usa mezzi decisi. Strattona. Spinge. In un attimo la sala si svuota. Indignati, almeno quaranta docenti escono in segno della protesta. Erano lì per sentire la Moratti. Un attimo dopo, mentre il ministro prosegue il suo discorso, lo studente giuliano accusa: "Ho ricevuto dei pugni allo stomaco". Una ragazza lì vicino aggiunge: "Mi hanno presa per i capelli". Mentre all'esterno del padiglione della Fiera centinaia di studenti picchiano mani e ombrelli sulle vetrate, spunta il Questore, Francesco Celentano. Fatica a riportare la calma. I ragazzi protestano, i professori gli chiedono di far rientrare lo striscione in sala. Ci riescono. Celentano stampa un "no comment", poi prova a spiegare: "I ragazzi hanno esposto il lenzuolo per qualche minuto. Dopo un po' abbiamo deciso che lo avessero fatto a sufficienza e li abbiamo invitati a uscire. Le percosse? Non mi pare che nessuno sia andato all'ospedale".
Nel pomeriggio i ragazzi raccolgono le prove. In serata dicono di avere in mano dei filmati e delle fotografie. Qualcuno anticipa denunce. Altri raccontano che, anche dopo essere stati trascinati fuori dalla sala dove parlava il ministro, sono stati respinti con spintoni e calci negli stinchi. Fabrizio A., presidente della Consulta provinciale di Udine, afferma con sicurezza: "Abbiamo un filmato che testimonia che l'ispettore prende per i capelli una ragazza della consulta. Non ci sono dubbi: abbiamo subito dei maltrattamenti immotivati".
Marco Ballico


Il racconto dello studente triestino
«Non sporgerò querela:
siamo nel Paese dove
si archivia il caso Giuliani»

«Mi hanno chiesto di uscire dalla sala e, una volta fuori in uno spazio chiuso da due porte di sicurezza quell’uomo mi ha preso a calci e pugni in faccia». Lo racconta così, Z.D.R., studente triestino diciasettennne, l’episodio che lo ha visto involontario protagonista ieri a Udine in occasione degli Stati generali della scuola alla presenza del ministro Moratti.
«Io lì c’ero andato con tanto di permesso per parlare alla tavola rotonda, perchè sono vicepresidente della consulta provinciale. A un centro punto, mentre stavamo reggendo lo striscione - racconta ancora il ragazzo che a Trieste frequenta il liceo scientifico ”Galilei” - un uomo in abiti civili mi ha invitato a uscire. Io l’ho ascolato dopo essermi fatto promettere che sarei potuto rientrare. Ma prima di lasciare la sala ho sentito confusione alle mie spalle. Mi sono girato e ho visto una ragazza che veniva tirata per i capelli, volevano farci abbassare lo striscione».
A quel punto, nel parapiglia generale, Z.D.R. viene spinto fuori. «In quello spazio stretto, dove non poteva vecerci nessuno, quell’uomo ha cominciato a colpirmi con calci e pugni,anche in faccia - spiega giovane - finchè un altro uomo, anche lui in abiti civili, non è intervenuto per portarlo via, poi li ho visti discutere, credo si conoscessero. Comunque so che l’hanno filmato e potrei riconoscerlo facilmente. Sono rimasto impietrito, non capivo perchè si comportasse a quel modo, non avevamo fatto niente, pareva non dessimo fastidio nemmeno al ministro».
Sul luogo sono poi accorsi numerosi presenti, tra i quali giornalisti e cineoperatori, mentre Z.D.R. che a Trieste è anche rappresentante d’istituto e non appartiene ad alcun partito o movimento è stato invitato a rientrare.
Quali sono ora le tue intenzioni? «Torno a Udine per ascoltare e parlare. So che altri ragazzi vogliono sporgere querela perchè sono stati spintonati a colpiti, ma io non so se lo farò. In un Paese dove si archivia il procedimento contro il carabiniere che ha ucciso Carlo Giuliani - risponde il ragazzo triestino - non so quale utilità possa avere una querela. La mia attività alla consulta è cominciata da poco perchè l’organismo è appena stato rinnovato. Certo come prima uscita è stata piuttosto movimentata... ».
Riccardo Coretti

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UDINE: RASSEGNA STAMPA 2
by Ya Basta Trieste Thursday, Dec. 05, 2002 at 8:32 AM mail:

Gli articoli del Messaggero Veneto sull'aggressione agli studenti

Gli studenti: ci hanno maltrattati
I giovani: volati schiaffi e spintoni. Guerra: gli agenti hanno esagerato

Ma la polemica esplode. Il ministro dell’istruzione Letizia Moratti è entrato in sala da pochi minuti, scortato da alcuni agenti di polizia in borghese, quando un tazebao che dice “No a una scuola di padroni, ministra dimissioni» si alza dalle prime file. A sorreggerlo quattro studenti, tutti minorenni (non ne riportiamo pertanto il nome). Nessun problema, tanto che il sala scatta un applauso verso il ministro e la stessa Moratti non bada troppo alla protesta e inizia a parlare. I funzionari della questura si avvicinano e invitano i ragazzi a spostarsi più indietro. Una volta raggiunto il fondo della sala, chiedono loro di esibire gli inviti ma, quando i quattro manifestanti tentano di alzare di nuovo il cartello, gli uomini in borghese mettono fine alla protesta allontanandoli dalla sala. Volano spintoni sotto l’obiettivo degli operatori del Tg degli studenti e le immagini mostrano un dirigente della Digos mentre afferra e trascina una studentessa che, poi, riferirà di essere stata «tirata per il capelli», mentre il presidente della consulta provinciale degli studenti Fabrizio Anzolini parla di «comportamento inaccettabile». In sala molti assistono alla scena e una ventina tra professori e presidi escono in segno di solidarietà. Poi il giallo: nell’intercapedine tra la sala congressi e l’atrio principale i giovani restano soli con la polizia per qualche istante: «A quel punto - raccontano - quando nessuno più vedeva, uno è stato malmenato e sono volati anche schiaffi. Gli altri spintonati e sbattuti contro il muro». Il questore di Udine, Francesco Celentano, è proprio fuori da quella porta verde anti-panico che rimane chiusa ancora un po’. Quando si apre esce la polizia coi ragazzi, lacrime agli occhi e tanta rabbia da sfogare. Fuori fanno eco a centinaia con tamburi, megafoni e bandiere e premono sulla porta principale, dall’altra parte decine di agenti a cordone per contenere il gruppo dei manifestanti. Bandiere della Cgil, di Rifondazione, gruppi di studenti che vogliono denunciare «la violenza - ripetono - che abbiamo subito». Accessi alle scale bloccati, ordini che si susseguono, la conferenza stampa del ministro, prevista al secondo piano in un salottino, che viene spostata in un padiglione dismesso senza luce, senza sedie per ragioni di sicurezza, dice la scorta della Moratti. Fuori volano urla («fascisti, fascisti») mentre il preside Giorgio Milan, parlando in friulano al questore, difende gli studenti e chiede di farli rientrare tutti col cartello. Celentano acconsente ma non tutti possono accedere alla sala, resta fuori anche il presidente della consulta Anzolini, ufficialmente invitato.
A fatica, molto lentamente, la tensione si allenta. «Non ci sono feriti e i ragazzi accompagnati fuori sono stati fatti rientrare», commenterà poi il questore Celentano. Ma la vicenda approda in consiglio regionale con una richiesta immediata di chiarimenti. Secondo i Ds «è un fatto grave e preoccupante, lesivo della libertà di espressione». La vicepresidente della giunta, la leghista Alessandra Guerra, si dice dispiaciuta che «le forze dell’ordine, temendo il peggio, abbiano un po’ esagerato». E mentre la presidente della Fiera Gabriella Zontone parla di «spiacevole equivoco», anche il Siulp in una nota difende l’operato delle forze dell’ordine.



Prof solidali coi ragazzi
Trenta docenti escono dall’aula e si adoperano per riportare la calma tra manifestanti e agenti

UDINE. La polizia interviene per allontanare dalla sala due studenti e subito trenta persone, tra dirigenti scolastici e professori, si alzano dalla sedia e se ne vanno per protesta. A parlare è uno di loro, Giorgio Milan, preside della scuola media “Randaccio”, di Cervignano. «E' successo tutto in poco tempo. - spiega - Mentre il ministro e la Guerra esponevano le loro idee, alcuni ragazzi con un cartellone in mano hanno attirato l'attenzione della platea. Sono arretrati vicino alle ultime file per tentare di aprire il cartellone, il loro messaggio pacifico. La scritta era grande così molti della sala l'hanno potuta leggere. Ad un certo punto alcuni uomini delle forze dell'ordine si sono diretti verso i ragazzi, che a parer nostro non stavano dando alcun fastidio visto che erano in totale silenzio, per invitarli ad uscire. Nel giro di pochi secondi però la situazione è degenerata. Gli uomini hanno preso di forza alcuni studenti, tra cui anche delle ragazze, costringendoli ad abbandonare la sala. Una di loro strillava perché trascinata fuori per i capelli».
«Mi è sembrato tutto eccessivamente esagerato. - continua Milan - Non riesco a capire il motivo per cui abbiano permesso ai ragazzi di entrare ed assistere alla conferenza se poi le intenzioni erano di cacciarli subito dopo. Il cartello era ben visibile fin dall'inizio quindi non comprendo davvero perché gli agenti abbiano preferito comportarsi in questo modo». A preoccupare gli “adulti in protesta” però anche il corteo di studenti all'esterno che nel frattempo aveva bloccato l’ingresso. «Siamo usciti nell’atrio - conclude Milan - per controllare cosa stava succedendo. Alla vista di tutti quei ragazzi che avevano occupato l'androne mi sono preoccupato e ho cercato di farli ragionare per allontanarli. Temevo altre reazioni non controllabili, così ho chiesto spiegazione dell'accaduto anche al questore che mi è sembrato molto preoccupato della piega che stava prendendo la situazione. In seguito io ed altri colleghi ci siamo rimboccati le maniche per sgomberare l'ingresso. Stava diventando un posto pericoloso e per fortuna i ragazzi ci hanno dato retta». (g.b.)


Studente accusa: mi hanno malmenato

UDINE. Volevano manifestare pacificamente, volevano sfogare nel più totale silenzio il proprio disappunto nei confronti di una Riforma troppo radicale. “No alla scuola dei padroni” recitava lo striscione che è costato loro molto più di quello che avrebbero immaginato. Era teso come una bandiera trionfante, in fondo alla sala, ma non hanno potuto esibirlo a lungo. A bloccare i cinque studenti e a trascinarli fuori dalla sala, infatti, alcuni agenti in borghese. A raccontare la vicenda è uno dei due ragazzi aggrediti, di cui non riveliamo il nome perché minorenne.
«Io ed altre ragazze della Consulta di Trieste - spiega - stiamo esponendo uno striscione in fondo alla sala quando ci arriva vicino un uomo, penso uno della questura. Ci invita gentilmente ad accomodarci fuori ed io gli chiedo le motivazioni, il perché. Lui mi ripete di seguirlo un momento fuori mentre io continuo a chiedergli il perché. Mi giro e vedo l'altra ragazza di Tolmezzo tenuta per i capelli che urla. Non ho neanche il tempo di rivoltarmi nuovamente che questo signore mi prende e mi porta nell'atrio che conduce all'uscita. Non nella sala ma dove non ci vede nessuno. Mi mette all'angolo ed inizia a malmenarmi. Io tento di allontanarlo chiedendogli che cosa sta facendo. Non capisco più niente. La ragazza piange e nel mentre questo tizio continua a malmenarmi. Fino a poco prima sembrava abbastanza ragionevole, infatti pensavo che ci volesse portare fuori dalla stanza e che ci avrebbe detto di mettere via il cartellone perché magari poteva dargli fastidio. Invece una volta fuori dalla stanza mi ha malmenato. Poi è intervenuto un altro signore, non so se fosse un suo collega, che l'ha allontanato dicendo “calmi tutti, calmi tutti”».
«Volevamo chiedere alla Moratti di fermare questa riforma che opprime i nostri diritti - continua il ragazzo -. Non si può privatizzare un sistema scolastico sul modello americano, la scuola pubblica è un luogo democratico ed è fondamentale, è molto importante per noi studenti. Ci sono tante questioni proposte dalla Moratti che non approviamo, dalla privatizzazione della scuola, al taglio dei fondi, alla questione del crocefisso. Sono tante le cose che vorremmo chiederle, però da quanto si può constatare da certi fatti forse questo governo non è proprio così democratico come dicono che sia».
Giada Bravo









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aggiunta
by un compagno Thursday, Dec. 05, 2002 at 8:56 AM mail:

ciò che i giornali mettono (non a caso) sottotono è che fuori dagli stati generali c'erano un migliaio di studenti e insegnanti che contestavano + che rumorosamente l'incontro. Da parte degli studenti c'è stato un tentativo di entrare nella sala per portare le proprie posizione di radicale contestazione della riforma, ma la polizia ha respinto a spintoni e gomitate gli studenti.
La manifestazione era stata promossa da: Comitato per la scuola pubblica CSP (udine), Collettivo studentesco libertario Makhno (Udine), Giovani Comunisti (Udine), Collettivo studentesco LIberi tutti (pordenone), Collettivo studentesco Fragole e sangue (Trieste).
In piazza erano presenti inoltre La CGIL scuola, la Cub scuola e rifondazione.
Perciò la riunione è stata contestata sia dentro che fuori la sala confermando ancora una volta la volontà degli studenti a non piegare la testa di fronte alla scuola-azienda della Moratti.

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