Si è aperta nel sangue la giornata in Medio Oriente.
Un palestinese di 30 anni è stato ucciso dai soldati israeliani nella striscia di Gaza, vicino a Khan Yunis. Secondo fonti mediche palestinesi, la vittima sarebbe morta a causa delle ferite provocate dai colpi esplosi da un tank. L’esercito israeliano ha dichiarato di aver aperto il fuoco contro un palestinese che si avvicinava all’insediamento di Neve Dekalim e che non si sarebbe fermato al loro segnale. Testimoni hanno confermato di aver udito due colpi di cannone poco prima dell’alba.
Ieri, nella stessa zona, i militari di Israele avevano ucciso Alian Bashiti, un piccolo di 18 mesi, centrato da due proiettili nella sua abitazione nel campo profughi di Khan Yunis. I soldati, secondo alcune testimonianze, avrebbero sparato dall’insediamento ebraico di Morag e Ganei Tal.
A proposito delle vittime civili provocate dal fuoco israeliano, la radio pubblica ha riferito stamani i risultati dell’autopsia del giornalista britannico James Miller, 35 anni, ucciso lo venerdì scorso a Rafah, nella striscia di Gaza. I medici dell’Istituto di medicina legale di Tel Aviv, alla presenza di un patologo britannico, hanno stabilito che il reporter è stato colpito al cuore da una pallottola esplosa da un fucile automatico ‘m.16’ di un soldato israeliano e non da armi palestinesi, come inizialmente sostenuto dai vertici delle forze armate dello Stato ebraico.
L’esercito di Israele si è dichiarato ‘desolato’ per l’episodio, aggiungendo tuttavia che “giornalisti e fotografi che si recano nelle aree di guerra in cui si combatte mettono a rischio la loro vita e anche quella dei soldati”.
Il giornalista britannico è il quarto operatore dell’informazione a morire nei Territori palestinesi dall’inizio dell’Intifada, nel settembre del 2000. Nello stesso periodo, con la vittima civile uccisa oggi nella striscia di Gaza, il numero dei morti ammonta a 3213, di cui 2423 palestinesi e 730 israeliani.
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