Che cosa si denuncia rispetto alla marcia del 6 dicembre?
Che cosa si denuncia rispetto alla marcia del 13 dicembre?
Non certo qualche storiella d'infiltrazione. Chiariamolo subito.Questa vicenda
e' l'esemplificazione, la fatidica punta dell'iceberg, di un progetto politico
organico che mira ad una "rivoluzione antropologica del paese" di
stampo neo-conservatore e neopopulista. Alla crisi complessiva della società
italiana si risponde con un'offensiva di destra che mira a schiacciare il conflitto
sociale su "ideologie" reazionarie, interne al quadro di riferimento
della conservazione borghese.Sarebbe un grave errore, un'illusione pericolosa
pensare che si tratti di un'operazione "stracciona" portata avanti
da un manipolo di sbandati; non comprendere invece che essa e' interna ad un'offensiva
generale di carattere antiproletario, culturalmente oscurantista tesa a spazzare
via qualsiasi base e terreno sociale per ogni antagonismo libertario, per l'antimperialismo
comunista, per la creazione del "tessuto nervoso" di una umanità
internazionalizzata e solidale
Bisogna riconoscere la forza di attrazione che tali "operazioni",
condotte da "rottami della storia" e da una "sinistra confusa"
dal dopo '89, possono esercitare, quando le spinte alla lotta delle fasce meno
garantite, piu' precarie e piu' precarizzate della societa' faticano a trovare
un proprio terreno autonomo di espressione.Queste operazioni,tra sceneggiate
trasformistiche di ogni genere, interpretano strumentalmente il disagio, il
malessere, le preoccupazioni e l’insicurezza crescenti di quote importanti
della popolazione.Il "Comunitarismo", il superamento della dicotomia
fascismo/antifascismo, l'antiamericanismo come collante e cemento ideologico
nazionalitario rappresentano alcuni dei tanti tasselli con cui si vuole portare
avanti una strisciante campagna di revisionismo storico/sociale/culturale, di
preventiva neutralizzazione di qualsiasi possibile sbocco progressivo, solidale
e libertario del crescente malessere sociale.
Il 6 dicembre 2003, questa manifestazione " a sostegno del popolo iracheno
che resiste", che senza troppi distinguo vuole unire attorno al proprio
programma "culture, sensibilità e concezioni politiche e filosofiche
assai diverse" ivi comprese quelle di presunti-ex neonazisti, rappresentera
il banco di prova per un progetto piu' ampio di "rivoluzione antropologica
" in senso reazionario della coscienza storica e della sensibilita' politica
del paese.La riuscita di questa ammucchiata rosso-bruna inoltre rappresenterebbe
un segnale positivo per tutti quelli che aspirano a mettere tra i ferri vecchi
l'internazionalismo proletario a favore "dell'Inter-Nazionalismo":
del sostegno alla moltiplicazione delle frontiere, delle nazioni, che a detta
dei "promotori" minerebbero la solidita' dell'imperialismo americano.[Non
e' un caso che lo stesso portavoce del Campo Antimperialista in piu' di qualche
suo intervento scrive" inter-nazionalismo", col trattino come i "Comunitaristi"]
Il "nazifascismo" purtroppo rimane una categoria politica moderna
soprattutto nel suo aspetto di "puro attivismo" indifferente ai contenuti
si rivela capace di estrema flessibilita' e mobilita' ideologica e politica
anche sul terreno dell'avversario. Storicamente il "nazifascismo"
inglobava dentro di sé tutto ed il contrario di tutto monarchici e repubblicani,
capitalisti e anticapitalisti, modernisti e tradizionalisti, cattolici e anticlericali,
rivoluzionari e reazionari tutti integrati nella "superiore sintesi"
dello statalismo nazionalista (oggi "antiamericanismo"?) e pretendeva
di operare al di fuori della dicotomia destra/sinistra.Nel 1919 Mussolini stesso
diede al suo movimento una verniciata di rosso.Con il programma di Piazza San
Sepolcro imbarco ex-anarchici, ex-socialisti, ex-massimalisti.Non fu' solo propaganda
, ma capacita' di coniugare in forme sia pure contraddittorie inedite e paradossali
autoritarismo e democrazia diretta, liberalismo e statalismo, mercato e socializzazione.Dopo
venne la dittatura.
Questa "strategia del camaeleonte" oggi viene ripresa da una "destra
anomala"(che puo' proclamarsi "antifascista" perche', per parafrasare
uno delle sue muse ispiratrici J.Evola,"il fascismo storico lo guarda da
destra" ) per tentare di fondare un "terzo polo" antiamericano
"Inter-Nazionalista", un movimento che superata la dicotomia fascismo/antifascismo
sia in grado di rimettere in gioco tutto quello che la storia e la resistenza
partigiana hanno combattuto in questo paese.Oggi, come ieri, fascismo e antifascismo
non sono solo due etichette ideologiche fuorimoda, ma indicano due modi diammetralmente
opposti di valutare in quale direzione deve concretamente andare la societa'.
I lor signori "trasversali", appurato che i lavoratori salariati
(e i pensionati, quelli "non d’oro"), rappresentati da corrotte
oligarchie partitico-sindacali , non hanno al momento alcuna autonomia, né
d’azione né tanto meno di pensiero, che sono una massa spaurita,
vociante e pronta "alla piazza", sempre eterodiretta, concludono che
tra i loro "compiti di fase" c'e il "preparare un nuovo militante
aperto a nuove prospettive": Quali?: alla consapevolezza che "l'opporsi
strategicamente all'impero americano" comporta che "tutto mi va bene
in questo momento, compreso Attila Re degli Unni", e anche e soprattutto
le alleanze con chiunque:neonazisti compresi.("l’esigenza primaria,
di lungo periodo, è la lotta contro l’imperialismo USA, con tutti
quelli che ci stanno"; non "limitata ai seguaci politici della propria
linea politica ")
Contro il capitalismo, fuori da destra e sinistra:
La tesi di questi "ex di destra e sinistra" è che la cultura
e l’ideologia del "popolo di sinistra" sono oggi fra i principali
ostacoli alla ricostruzione di una iniziativa storica anticapitalistica.E che
quella "sinistra" che ama definirsi comunista o anticapitalistica
e' poco piu' di una "deviazione semantica" perche' non e' capace di
comprendere il valore positivo,in senso antiamericano (benche' tattico-transitorio
), di forze filocapitalistiche che si battono per creare almeno in Europa nuovi
centri imperialistici (almeno uno) in antagonismo con gli USA. ("le rotture
rivoluzionarie avvengono in particolari punti (in genere paesi) in cui si disgrega
il blocco dominante in seguito allo scontro tra
i dominanti.").
Le considerazioni di questa "sinistra" partono da un'assunto "bibblico"
e da un'ossessione monistica:
"NOI ABBIAMO CHIAMATO A RACCOLTA TUTTI COLORO CHE CONSIDERANO GLI USA
IL PRINCIPALE NEMICO DA BATTERE"
Poi il resto viene da se: lo trovate sulla lista antiamericanisti:
"-"e' sbagliato voler porre alla base di un'alleanza
antimperialista la discriminante di classe, che puo' impegnare solo i marxisti."
"Il fascismo e i fascisti sono oggi il nostro nemico principale?
Assolutamente no. Mi pare davvero pleonastico dovere spiegare su una lista di
antiamericanisti e antimperialisti chi sia oggi il nemico principale.(...)
"I fascisti sono tutti schiacciati sulle posizioni di ForzaNuova? Assolutamente
no. C'e' in quest'area un grande fermento, una accesa discussione non solo politica,
ma teorica. Dobbiamo seguire con attenzione la discussione non solo politica,
ma teorica. Dobbiamo seguire con attenzione questa discussione? O ci pisciamo
sopra? Penso dobbiamo seguirla.Anzitutto per non essere colti impreparati (come
e' successo ai compagni francesi, che davanti al demonio Le Pen, hanno finito
per votare in massa... il diavolo Chirac!!).
Mai fare spallucce a fenomeni minotitari, poiche domani potrebbero non esserlo.
Mi riferisco in particolare a due testate della destra radicale, il quotidiano
Rinascita e Italicum. Quest'area, per chi non lo sapesse, si schiera contro
l'imperialismo americano, considera Berlusconi il nemico principale, e l'Ulivo
il male minore (nelle recenti elezioni friulane hanno votato per Illy!!).
Mi chiedo: possono singoli intellettuali o cittadini che vengono dal percorso
della destra radicale, che se ne stanno separando, far parte di questa lista
di discussione? Io dico di si. Una lista di discussione e' una tribuna di confronto,
perche' mai dovremmo cacciare chi si porta appresso il suo imprinting?
Voltare le spalle ai circoncisi, andare dai pagani, per me significa voltare
le spalle al vecchio movimento operaio, alla vecchia sinistra, ormai diventati
parte integrante del sistema. Significa che occorre andare oltre i confini di
di questa sinistra marcia, non per approdare a destra (sic! sic!), ma per andare
tra le nuove generazioni, tra quelli che sono eslusi dal circo orfei della rappresentanza
sistemica e della societa' dello spettacolo.NOI ABBIAMO CHIAMATO A RACCOLTA
TUTTI
COLORO CHE CONSIDERANO GLI USA IL PRINCIPALE NEMICO DA BATTERE".Ognuno
ha ovviamente l'insindacabile facolta' di tirarsi indietro o di minacciare di
farlo. Non puo' pero' far finta di non capire che noi volevamo raggruppare,
su basi individuali, il piu' ampio numero di cittadini, di uomini e donne, a
prescindere dalla loro fede politica, dai loro percorsi, dalle loro simpatie
filosofiche.
Possono individui con idee diverse, con simpatie politiche diverse, con orientamenti
filofosici e culturali diversi, raggrupparsi per avviare un'impresa tanto ardua,
battere l'impero imperialista americano? Noi riteniamo che si, possono farlo,
a patto che venga trovato col Manifesto(per la costruzione del movimento di
resisenza all'impero americano-ndr)un punto di sintesi unitario adeguato. A
patto che comprendano che gli USA saranno battuti in una battaglia di portata
storica, di lungo periodo, da un'alleanza internazionale che sara' composita,
plurale, persino conflittuale. Noi vogliamo essere un elemento fecondante di
questa alleanza internazionale, consapevoli che operiamo in un paese imperialistico
(non in Nepal o in Venezuela), in cui l'americanismo e' ampiamente egemone.
Che l'americanismo che qui dobbiamo contrastare non si manifesta con l'invasione
militare, ma con quella ideologica, culturale, politica, di cui la classe dominante
locale, le istituzioni e i suoi ceti politici, sono cinghie di trasmissione.
Questa conclusione, in verita', e' solo un punto di partenza, ma un punto di
partenza che qualifica e delimita la nostra impresa. Nessuno, ne' a sinistra,
ne' al centro ne' a destra, ha colto che gli USA sono il
principale nemico, nessuno oltre noi sta facendo appello a costruire un MOVIMENTO
di Resistenza. In altre parole: per adesso siamo soli e dobbiamo anzitutto raggiungere
una massa critica, non qualche decina, ma alcune migliaia di sostenitori.Dove
andiamo a pescare questi sostenitori? Come possiamo attivarli? Con
quali strumenti e modalita'? Miguel ( Martinez-kelebek-ndr), Alessandra (Colla
amministratrice di orion libri-moglie di Maurizio Murelli-ndr) e altri hanno
posto domande pertinenti. Rispondo che e' ancora presto per rispondere a queste
domande.(...Il vero problema e' se consideriamo la sinistra reale l'habitat,
la culla dal quale sorgera' un nuovo movimento rivoluzionario. Io penso di no,
penso che questa sinistra e' ormai irreparabilmente affetta dal virus dell'americanismo.)(...)
Affermo che non ci sara'continuita' tra questa sinistra e quella rivoluzionaria
del domani, ma anzitutto rottura. Non ci sara' un'evoluzione, ma una discontinuita'.
L'americanismo non e' solo Veltroni, Rutelli o Bassolino (che benedice lascuola
per Veline): sono le street parade dei disobbedienti ai cortei, sono i punk
a bestia, sono le ONG, sono i centri sociali che funzionano come vettori della
cultura del ghetto tipicamente americanista, sono i giovani antagonisti che
si ubriacano di musica e cultura a stelle e striscie, sono i black bloc, portatori
di modeli di conflitto da americana societa' dello spettacolo.....
E' chiaro che questo movimento avra' poche ma chiarissime discriminanti, perche'
vuole essere unitario e inclusivo. Le discriminanti sono analitiche (perche'
gli USA sono il nemico principale), e propositive: come battere l'imperialismo
americano. Su tutto il resto chi aderisse a questo Movimento, si tiene il suo
libro preferito nello zaino, si terra' le sue idee su tutto il resto. Non a
caso la bozza ha posto tre sole discriminanti universalistiche generali: liberta',
uguaglianza e fratellanza.A chi ci rivolgeremo per ottenere una massa critica?
Alla classe operaia? Agli intellettuali? Al ceto medio proletarizzato? Al lumpenproletariat?
Alla borghesia illuminata? Ai comunisti che rimpiangono l'URSS che non c'e'
piu' come principale baluardo antiamericano? Ai fascisti che ancora suonano
la musichetta nostalgica della Repubblica di Salo'? Ai tifosi della lazio che
inneggiano ad Arkan? O a quelli della Fiorentina che esposero le bandiere
della pace? Ai vegetariani che odiano Mac Donald's? Alla sinistra o alla destra?Un
Movimento di resistenza si rivolge a tutti, proprio tutti. Senza esclusione.
"
Giudicate voi...
"I fascisti
e noi" Moreno Pasquinelli 16.07.2003
"Note sul
deserto e noi" Moreno Pasquinelli 13.07.2003
"Il bandolo
della matassa" Moreno Pasquinelli 12.09.2003
"Le mille miglia " Mauro Pasquinelli 07.11.2003
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