La mattina del 12 dicembre '69 a Roma vengono segnalati movimenti di truppe e carriarmati: alle 16,37 del pomeriggio un ordigno contenente sette chili di tritolo esplode nella sede della Banca Nazionale dell’Agricoltura
In realtà già allora la sinistra rivoluzionaria seppe dimostrare
che non vi era nulla di oscuro nelle scelte delle classi dominanti, democristiani,
industriali, servizi segreti, carabinieri, ps e fascisti, impauriti dalle lotte
proletarie ed operaie del biennio '68/'69 reagirono con tutti i metodi per tentare
di isolare, criminalizzare e reprimere i movimenti antagonisti e di classe.
La mattina del 12 dicembre '69 a Roma vengono segnalati movimenti di truppe
e carriarmati: alle 16,37 del pomeriggio un ordigno contenente sette chili di
tritolo esplode nella sede della Banca Nazionale dell’Agricoltura, in
piazza Fontana, a Milano: "sul pavimento del salone, che recava al
centro un ampio squarcio, giacevano, fra calcinacci e resti di suppellettili,
vari corpi senza vita ed orrendamente mutilati, mentre persone sanguinanti urlavano
il loro terrore".
Il bilancio delle vittime è di 16 morti e 87 feriti : La "strategia
della tensione" teorizzzata nel convegno dell'Hotel Parco dei Principi
diventa operativa. Nel 1965 nel celebre convegno del Parco dei Principi, organizzato
da un istituto di studi strategici finanziato dagli ambienti militari e dai
servizi
segreti italiani, presenti molti appartenenti alle gerarchie militari, accanto
ad alcuni dei protagonisti, a vario titolo, della successiva stagione
di bombe e depistaggi: Guido
Giannettini , Pino
Rauti, Stefano Delle
Chiaie, Mario
Merlino, Edgardo Beltrametti.In
quel convegno viene teorizzata la dottrina della «guerra non ortodossa»
al comunismo, la stagione dell’infiltrazione a sinistra, delle «bombe
anarchiche»,
delle stragi da attribuire ai «rossi».
Sul settimanale Epoca
dell' 11 dicembre '69 in un'articolo del giornalista Pietro Zullino( vicino
ai socialdemocratici) si legge : "….Se tuttavia la classe politica
non riuscisse a risolvere il problema dei rapporti del PCI con lo Stato, se
la confusione diventasse drammatica, e se -nell'ipotesi di nuove elezioni- la
sinistra non accettasse il risultato delle urne, le
Forze Armate potrebbero essere chiamate a ristabilire immediatamente la
legalita repubblicana. Questo non sarebbe un
colpo di Stato ma un atto di volonta politica a tutela della liberta' e
della democrazia. Cosi, dopo averli a lungo onorati del nostro disinteresse
piu' completo, potremmo trovarci di colpo a dovere della gratitudine ai militari."
L'articolo poi si chiude con una richiesta di Repubblica Presidenziale:"Perche'
non possiamo imparare qualcosa dalle grandi democrazie dell'Occidente. Perche'
non ci poniamo seriamente il problema della Repubblica presidenziale, l'unicaca
pace di dare forza e stabilita al potere esecutivo. Vi sono giorni in cui la
storia impone riflessioni di questo tipo. Forse questi giorni sono venuti. Questi
giorni, forse, noi li stiamo gia' vivendo."
La strage di dicembre doveva essere il detonatore che avrebbe dovuto consentire
alle autorita' politiche, militari ed istituzionali di proclamare lo "stato
di emergenza". Il piano non riusci' e l'allora presidente del consiglio
Mariano Rumor non decreto' lo "stato di emergenza" atto essenziale
per l'instaurazione di un regime autoritario. Tuttavia la strategia della tensione
non si arrestera'.Qualcuno, comunque credette di poter ripercorrere le strade
sperimentate con successo da Hitler e dai nazisti con l’incendio del Reichstag
e nei decenni successivi continuera' a spargere sangue nel paese.Continuera'
non solo a teorizzare ma anche ad utilizzare la strage come strumento di lotta
politica con la complicita' mai venuta meno dei servizi segreti, la Nato e la
massoneria dove si incontrano contemporaneamente agenti segreti, grandi finanzieri,
banchieri e industriali.
Quella del 12 dicembre '69 fu l'esplosione
finale di ben 140 attentati durante l'arco di quell'anno, stimati forse
per difetto.Le bombe avevano cominciato a esplodere, a decine, nel 1969, sui
treni, all’università di Padova, alla Fiera di Milano, nei palazzi
di giustizia di Torino, di Milano, di Roma.Colpevoli preventivamente designati,
gli anarchici, la sinistra.
Alle 16,37 del venerdi 12 dicembre viene compiuta una strage: In serata il
prefetto di Milano Libero Mazza telegrafa al presidente del Consiglio Mariano
Rumor e detta: "L'ipotesi attendibile che deve formularsi indirizza le
indagini verso gruppi anarcoidi".Si scoprirà anni dopo che la pista
anarchica è un’invenzione
dell’Ufficio
Affari Riservati diretto da Federico Umberto
D’Amato. E’ una sorta di polizia parallela che tutto controlla
attraverso uomini fidati, messi nei punti chiave delle Istituzioni.
Le indagini? La mancata defascistizzazione degli apparati dello stato dopo
la guerra garantisce alle forze che spingono verso una soluzione autoritaria
del quadro politico un sostegno attivo in un opera di sistematico
depistaggio delle indagini: insabbiamenti, distruzioni di prove, segreti,
bugie, morti accidentali di militanti anarchici, sottrazione di testimoni....
Il coinvolgimento pieno dei vertici dei servizi segreti militari(Sifar poi Sid),
degli alti gradi delle forze armate(in particolare dei carabinieri), di importanti
funzionari dello Stato nella "strategia della tensione" creo' una
ragnatela impenetrabile di metodiche attivta' di sviamento delle indagini, di
occultamento
della verita' e di copertura degli esecutori delle stragi Principalmente
Ordine Nuovo
di Pino Rauti e Avanguardia
Nazionale di Stefano
delle Chiaie, La Fenice
di Giancarlo
Rognoni
La stampa non tardera ad unirsi al coro degli inquirenti. Fin dall'indomani,
come studiata in anticipo, parte un'incredibile campagna contro gli "estremisti
di sinistra". I quotidiani si scatenano, circolano le informazioni più
inverosimili. Le indagini sono di una stupefacente rapidità; in tre giorni
vengono arrestate una decina di persone sulle quali, come dichiara la polizia,
«gravano pesanti indizi»."Le indagini sfiorano qualche elemento
di estrema destra, ma risparmiano Ordine Nuovo e Avanguardia nazionale, i gruppi
più importanti in attività in quegli anni. E' a sinistra che si
guarda e lo si dichiara apertamente. Come il commissario Luigi Calabresi: “Certo
è in questo settore che noi dobbiamo puntare: estremismo ma di sinistra.
Sono dissidenti di sinistra: anarchici, cinesi, operaisti”. Stupisce la
rapidità del primo lavoro di poliziotti, carabinieri e magistrati. Oltre
ottanta fermati e arrestati. Su una decina di persone “gravano pesanti
indizi”. Sono
tutti anarchici dei circoli Bakunin e 22 Marzo."
Nella notte del 12/12/1969 sono illegalmente fermate circa 84 persone quasi
tutte anarchiche, tra cui Giuseppe
Pinelli. Il lunedi 15/12 viene arrestato con l'accusa di strage Pietro Valpreda,
anarchico. Dopo due anni di galera, innocente sarà completamente assolto.
I giornali partono con una campagna stampa di calunnia e denigrazioni sposando
le tesi della questura.
In un'articolo del Corriere della Sera dell'epoca si puo' leggere:"Drammatico
colpo di scena, questa notte, nel corso delle indagini sulla strage di Piazza
Fontana. Alle ore 23.50 uno degli indiziati che si trovavano da venerdì
a disposizione della polizia si è ucciso gettandosi da una finestra del
quarto piano di via Fatebenefratelli mentre veniva interrogato." E su "Epoca"
: "La sera di lunedì 15, Pinelli
viene sottoposto a un nuovo, stringente interrogatorio in una stanza al quarto
piano della questura. Il riserbo che circonda l'inchiesta non consente di sapere
che cosa esattamente sia emerso: ma è presumibile che nei confronti dell'indiziato
siano state formulate gravi contestazioni. Sta di fatto che dieci minuti prima
di mezzanotte, in una pausa dell'interrogatorio,
il ferroviere raggiunge con un balzo la finestra socchiusa e si lancia nel
vuoto."
La stampa italiana (compreso il quotidiano del PCI) si presta unanime all'operazione
di offrire Pietro
Valpreda in pasto all'opinione pubblica come mostro di Piazza Fontana.L'anarchico
sarà poi riconosciuto estraneo a tutte le accuse. Infatti la sentenza
di primo grado (23 febbraio 1979) condanna all’ergastolo Franco Freda e
Giovanni Ventura (esponenti del neonazismo più violento) insieme a Guido
Giannettini (uomo dei servizi segreti) e assolve Valpreda, indicando 15 elementi
schiaccianti che provano la colpevolezza dei neofascisti e riconoscendo le trame
tessute per far ricadere le colpe
sugli anarchici.
Gia' all'arresto di Valpreda, all'omicidio di Pinelli, la sinistra rivoluzionaria
rispose individuando - da subito - l'innegabile responsabilità diretta
degli apparati dello stato e della DC nella strategia delle stragi.Ma e' solo
a meta' degli anni ''70 che nel buio dell'informazione di regime la verita'
cominciera' ad emergere grazie ad un gruppo di militanti della sinistra extraparlamentare
che conducono una controinchiesta
poi pubblicata nel libro: "La
Strage di Stato"
Lo scopo di quella controinchiesta e' dimostrare che la strage del 12 dicembre
'69 non è stata compiuta dagli anarchici del 22 Marzo, ma dai fascisti.
E, prima anche dei magistrati, il libro parla diffusamente di Delle Chiaie,
di Pino Rauti, della rete di rapporti tra Movimento Sociale, Servizi Segreti,
destra democristiana, ordinovisti e grandi industriali.
Qualcuno oggi in questo paese vuol dimenticare.
Una volta vinte le elezioni politiche nel 2001, la Casa delle Libertà,
pensò bene di sciogliere la Commissione
parlamentare d’inchiesta sulle stragi. Davvero troppi gli imbarazzi
e le situazioni critiche su cui si vorrebbe stendere definitivamente un velo.
26 settembre 1970
Nell'Italia della "strategia della tensione", la morte di cinque
giovani anarchici liquidata come incidente stradale. E trent'anni dopo i
sospetti di una strage attuata per coprire un'altra strage.
3 marzo 1972
Freda e Ventura vengono arrestati e con loro finisce in manette anche Pino Rauti,
fondatore di Ordine Nuovo, su mandato del procuratore di Treviso, con l’accusa
di ricostituzione del partito fascista, e perchè implicato negli attentati
del’69 e nella strage di piazza Fontana. L’inchiesta è in mano
ai magistrati milanesi D’ambrosio e Alessandrini, i quali decidono di rimettere
in libertà Pino Rauti senza far cadere i capi d’accusa, per evitare
che se Rauti fosse eletto deputato i fascicoli passassero ad una commissione
parlamentare. Dalle indagini emerge sempre più chiaramente un collegamento
fra Servizi segreti e movimenti di estrema destra. È infatti alla fine
del 1972 che uomini del Sid intercettano il Pozzan , latitante dal giugno dello
stesso anno, quando fu emesso nei suoi confronti un mandato di cattura per concorso
nell’attentato di piazza Fontana, e dopo averlo sottoposto ad un interrogatorio
ed avergli fornito un passaporto falso lo hanno fatto espatriare in Spagna.
Il Sid interviene anche per Ventura all’inizio del 1972, quando questi,
detenuto nel carcere di Monza, sembra voler cedere e rivelare alcune informazioni
sulla strategia della tensione, gli viene fatta avere una chiave per aprire
la cella e delle bombolette di gas narcotizzante per neutralizzare le guardie
di custodia permettendogli la fuga. Siamo adesso alla volta di Giannettini,
il quale, legato al Sid da un rapporto di collaborazione, dopo essere stato
sospettato di coinvolgimento nella strage, viene indotto ad espatriare in Francia
dove continuerà ad essere stipendiato dal Servizio.
20 ottobre 1972
Tre avvisi a procedere , per omissione di atti d’ufficio nelle indagini
sulla strage di piazza Fontana, sono inviati a Elvio Catenacci, dirigente degli
affari riservati del Ministero degli interni, al questore di Roma Bonaventura
Provenza e al capo dell’ufficio politico della questura di Milano Antonino
Allegra.
29 dicembre 1972
Torna libero Pietro Valpreda. Viene infatti approvata una legge che prevede
la possibilità di accordare la libertà provvisoria anche per i
reati in cui è obbligatorio il mandato di cattura.
1973
Alla fine del 1973 veniva consegnato al giudice istruttore di Milano Gerardo
D'Ambrosio un appunto dei servizi segreti (sid) scritto pochi giorni dopo gli
attentati del 12
dicembre e basato sulle dichiarazioni di una fonte informativa all'interno dei
neofascisti romani.
In esso si evocano gli attentati di Roma e se ne indicano gli autori in due
neofascisti: Stefano Delle
Chiaie e Mario Merlino. Oltre che per l'abbondanza di dettagli noti fino a quel
momento solo ai responsabili degli attentati, l'appunto ha attirato l'attenzione
degli inqui-
renti soprattutto perché vi sono indicate le menti dietro alle bombe
del 12 dicembre. Si tratta di un gruppo internazionale di terroristi di cui
nessuno, all'epoca, aveva
sentito parlare, e il cui ruolo, fino all'inchiesta di Salvini,non era mai stato
chiaramente accertato.
«Gli attentati» si legge nella nota del sid «hanno certamente
un certo collegamento con quelli organizzati a Parigi nel 1968 e la mente e
l'organizzatore di essi dovrebbe
essere certo Y. Guerin Serac, cittadino tedesco [sic]:«- risiede a Lisbona
ove dirige l'Agenzia "Ager-Interpress";
«- a Roma ha contatti con Stefano Delle Chiaie;A parte alcuni dettagli
- Guérin Sérac è francese e nontedesco, la sua agenzia
di stampa si chiama Aginter-Presse e non Ager-Interpress, Leroy risiede nel
Sud della Francia e non a Parigi -, tutto il resto è assolutamente esatto.
È la pi-
sta su cui lavora D'Ambrosio prima che l'istruttoria gli venga tolta. Ma, fino
al momento in cui il dossier viene ripreso in mano da Salvini, nessuno la segue.
18 marzo del 1974
Il processo riprende a Catanzaro il ma dopo trenta giorni ci sarà una
nuova interruzione La Cassazione ha infatti deciso, accontentando alcune parti
civili, di unificare il processo contro Valpreda e quello contro Freda e Ventura
che, nel frattempo, sono slati rinviati a giudizioCatanzaro 27 gennaio 1975
Al terzo processo sono imputati sia gli anarchici che i neofascisti. Anche questo
procedimento viene interrotto
l terzo processo comincia il 10 gennaio del '75, ma è subito sospeso
(si sarebbe tentali di aggiungere «naturalmente», per essere a sua
volta unificato a quello contro Guido Giannettini, agente del SID espatriato
con l'aiuto dei «servizi» proprio quando la magistratura milanese
era vicinissima a scoprire il ruolo di anello di collegamento con gli autori
materiali della strage.
(nel '75 entra in vigore la cosiddetta "legge Reale" che dà
alle forze dell'ordine quella licenza di uccidere che sarà l'impunita
causa della morte di moltissimi militanti della sinistra)
.Catanzaro 18 gennaio 1977
Gli imputati sono: neofascisti, Sid e anarchici.
Il quarto processo, iniziato a Catanzaro il 18 gennaio '77, va avanti per 268
udienze n due anni, e si conclude con la condanna di Freda, Ventura e Giannettini,
e con l'assoluzione di Valpreda per insufficienza di prove. Una sentenza che
separa, dunque, gli anarchici dai neofascisti, ma è rapidamente messa
in discussione dal successivo procedimento di appello che infatti li giudica
tutti uguali e tutti ugualmente innocenti, ma non troppo.
La sentenza: ergastolo per Freda, Ventura e Giannettini, assolti Valpreda e
Merlino.
Gli imputati condannati con la prima sentenza verranno poi assolti tutti in
appello, ma la Cassazione annullerà la sentenza proscioglierà
Giannettini e ordinerà un nuovo processo.
entitre febbraio
1979.
La Corte d' Assise di Catanzaro condanna all'ergastolo per strage Freda, Ventura
e l'agente dei servizi Guido Giannettini. Valpreda viene assolto per insufficienza
di prove. Gianadelio Maletti,
capo dell'Ufficio "D" del Sid, il controspionaggio dell'epoca, viene
condannato a quattro anni per favoreggiamento e falsa testimonianza. Il suo
braccio destro, il capitano Antonio Labruna, a due anni per gli stessi reati.
Catanzaro, dove la prima sentenza del 1979, condannò i neofascisti Franco
Freda, Giovanni Ventura e l’agente del Sid Guido Giannettini, sentenza
che nel 1981 venne mutata in assoluzione per insufficienza di prove.
Oggi Freda e Ventura, non più processabili, vengono indicati come complici
di quella strage, come è emerso il grave ruolo dei servizi segreti italiani,
ed americani, nell’incoraggiamento all’azione e nella fornitura materiale
di esplosivi.
Catanzaro 13 dicembre 1984
inizia il quinto processo che vede come imputati Valpreda, Merlino, Freda e
Ventura. Tutti assolti. La sentenza è confermata dalla Cassazione.
Primo agosto 1985.
La Corte d' Assise d'Appello di Bari assolve Freda, Ventura e Valpreda per
la strage. Conferma invece le condanne dai 12 ai 14 anni a Freda e Ventura per
alcuni attentati precedenti al dicembre '69, compresi alcuni effettuati sui
treni. Riduce la condanna a Gianadelio Maletti ad un anno e quella per Labruna
a dieci mesi.
Il 17 gennaio 1987
la Cassazione conferma la sentenza di assoluzione emessa a Bari.
1990
le indagini riaperte dal Pubblico Ministero Salvini subiscono una svolta decisiva.
Delfo Zorzi, capo operativo della cellula veneta di ordine Nuovo, per sua stessa
ammissione, è l'esecutore materiale della strage. Zorzi dopo l’attentato
riparò in Giappone dove tuttora vive protetto dal governo Nipponico che
ha sempre rifiutato di concedere l’estradizione del neofascista.
5 luglio 1991
la sentenza di assoluzione per fachini e Delle Chiaie viene confermata dalla
Corte d’assise d’appello di Catanzaro.
Il processo
del Duemila si aprirà a Milano il 16 febbraio. Sono accusati di strage:
Delfo Zorzi, che vive in Giappone (quel governo ne ha negato l' estradizione),
Carlo Maria Maggi, medico veneziano, all'epoca leader di "Ordine nuovo"
per il Triveneto, Giancarlo Rognoni, che guidava il gruppo nero "La Fenice".
Imputato per strage è anche Carlo Digilio che, ritenuto in collegamento
coi servizi segreti americani, costituisce una fonte del nuovo processo. Infine,
Freda e Ventura. I giudici li ritengono correi con il nuovo gruppo. Ma, essendo
stati assolti con sentenza definitiva in Cassazione, non sono più giudicabili.
2001-
Con la richiesta di tre ergastoli per concorso in strage a Delfo Zorzi, Carlo
Maria Maggi e Giancarlo Rognoni, il “non doversi procedere per estinzione
del reato” ( riconosciute le attenuanti generiche ) per Carlo Digilio,
e di anni due ( per favoreggiamento nei confronti dei principali imputati )
per Stefano Tringali, si è conclusa la lunghissima requisitoria, svolta
dal Pubblico Ministero Massimo Meroni all’ottavo processo per la strage
di Piazza Fontana
sentenza
19 gennaio
2002 - PIAZZA FONTANA: DEPOSITATE MOTIVAZIONI SENTENZA
Le motivazioni della sentenza per la strage di piazza Fontana sono depositate
in cancelleria della seconda Corte d'Assise. In 850 pagine i giudici spiegano
i motivi per i quali hanno giudicato colpevoli i neofascisti Delfo Zorzi, Carlo
Maria Maggi e Giancarlo Rognoni, condannati all'ergastolo il 30 giugno dello
scorso anno, per la strage, e Stefano Tringali, al quale sono stati inflitti
tre anni di reclusione, per favoreggiamento. A distanza di 32 anni non si sa
ancora chi fu a depositare la valigetta con la bomba che provoco' la morte di
17 persone e il ferimento di altre 84 all' interno della Banca Nazionale dell'Agricoltura
in Piazza Fontana a Milano. I
giudici non hanno pero' dubbi nel sostenere che la strage, che apri' la
stagione del terrore in Italia, fu ideata, organizzata e materialmente eseguita
dai fascisti della cellula veneta di Ordine Nuovo. Nelle 850 pagine delle motivazioni
della sentenza, i giudici hanno sostenuto che il quadro delle prove raccolte
"e' solidissimo", che la strage e' stata voluta e che i pentiti Carlo
Digilio e Martino Siciliano sono credibili.
C’era una volta la "Strage di Stato"
La
sentenza di Milano, infatti, non contribuisce affatto a fare luce su chi
avrebbe potuto trarre giovamento dalle bombe, dalla violenza e dalle stragi
che insanguinarono e sconvolsero per oltre un decennio l’Italia.
2003
INIZIA A MILANO IL PROCESSO D’APPELLO PER LA STRAGE DI PIAZZA FONTANA
I TIMORI DELLE DESTRE DI FRONTE ALL’EMERGERE DELLA VERITA’
Si aprirà a Milano, giovedì 16 ottobre, davanti la 2° Corte
d’Assise d’Appello, il processo di secondo grado per la strage di
Piazza Fontana..
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