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Ex ostaggi: Emergency querela Scelli
by info Wednesday June 16, 2004 at 07:14 PM mail:  

Ex ostaggi: Emergency querela Scelli


16 giu 18:30 Ex ostaggi: Emergency querela Scelli

ROMA - Il consiglio direttivo di Emergency ha deciso di querelare il commissario straordinario della Croce Rossa, Maurizio Scelli, per le sue dichiarazioni rese a stampa e tv. La frase incriminata risale all'11 giugno scorso: ''Quale cognizione di causa - disse Scelli - possono avere i rappresentanti di Emergency che sono scappati al primo scoppio di mortaretti? Se ne sono stati comodamente allo Sheraton di Amman e se ne sono andati in giro a fare convegni, a sentenziare e pontificare su una realta' nella quale noi, ogni giorno e ogni notte, andavamo rischiando la vita''. (Agr)

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chi è Maurizio Scelli
by informationguerrilla Wednesday June 16, 2004 at 07:18 PM mail:  

trattasi di un trombato di forza italia alle ultime amministrative romane.

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Maurizio Scelli:un politico-banana alla guida della CRI in Irak
by scellerato Wednesday June 16, 2004 at 07:25 PM mail:  

forum : forum / Maurizio Scelli : un politico-banana alla guida della CRI in Irak
Mandato da Delaware Sabato, 12 June 2004, 19:12 uur.
Update/8 (11/06/2004): la cosa scandalosa non è tanto che Maurizio Scelli stia sbraitando da un Tg all'altro un paio di caz**ate su Emergency, quanto che stia sostanzialmente smentendo se stesso.

Questo diceva ieri Maurizio Scelli a Repubblica:

[...] Scelli rimane con le mani vuote. Eppure egli è convinto che la crisi degli ostaggi italiani poteva essere risolta in venti giorni se non ci fossero stati dei personaggi "che volevano comprare con 15 milioni di dollari la vita dei sequestrati". Ora, non c'è nessun privato cittadino o filantropo ricchissimo che di sua spontanea volontà raggiunge Bagdad con 15 milioni di dollari per trattare la soluzione di un sequestro.

Avete letto bene? Oggi dice il contrario :

Roma, 15:47
Iraq, Cri contro Emergency: sono scappati ai primi scoppi
La Croce Rossa esclude "matematicamente" che sia stato pagato alcun riscatto; Maurizio Scelli, da Baghdad, smentisce i nove milioni di dollari definendole "vero e proprio sciacallaggio. Quale cognizione di causa possono avere i rappresentanti di Emergency - dice Scelli - che sono scappati al primo scoppio di mortaretti? Se ne sono stati comodamente allo Sheraton di Amman andandosene in giro a pontificare su una realtà nella quale noi, ogni giorno e ogni notte, andavamo rischiando la vita".

Il perchè? Io un'idea ce l'avrei..

In Italia - si sa - la memoria è considerata un bene di lusso, e pochi hanno svoglia di sfoggiarla. A troppi - per esempio - è sfuggito che Maurizio Scelli, il commissario della Croce Rossa Italiana che ha fatto tanto parlare di sé in questi giorni, è un illustre "trombato" alle ultime elezioni politiche. Scelli si è presentato come candidato elezioni - nel 2001 - con Forza Italia, nel collegio 20 del Lazio 1 ( Roma - Gianicolense), perdendo contro Walter Tocci, l'ex assessore capitolino alla mobilità. Per la precisione, Scelli ha preso 28.457 voti, contro i 34.755 di Tocci. Fatto grave, pensando che grazie a quelle elezioni Silvio Berlusconi ha conquistato Palazzo Chigi... (da Dagospia)

Che Scelli stia cercando di farsi perdonare?

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Scelli trasforma la Croce Rossa in milizia di governo
by unità.it Wednesday June 16, 2004 at 07:31 PM mail:  

Scelli trasforma la Croce Rossa in milizia di governo
di Enrico Fierro

Perché si costringe la Croce rossa italiana ad indossare l'elmetto e a scendere, pugnale tra i denti, nell'agone politico? Qual è la convenienza a trasformare una istituzione umanitaria in una sezione militante del governo? E soprattutto a chi giova? Solo queste domande dovrebbero indurre il dottor Maurizio Scelli, che della sezione italiana della Cri è il numero uno, ad una maggiore sobrietà. Così non è, o almeno non è stato l'altro giorno, quando il dottor Scelli ha impugnato il microfono e ha parlato su tutte le reti televisive italiane. Le vene del collo gonfie, l'eloquio fluviale, gli occhi rossi di passione, le parole brandite come armi d'accusa, sbagliate e fuori tono.
Il dottor Scelli era abbigliato con le insegne della Cri, ma parlava come lo Scelli che abbiamo conosciuto in doppiopetto e cravatta in tono nella primavera del 2001 quando agitava il labaro di Forza Italia nella dura battaglia per la conquista di un seggio alla Camera. Il dottor Scelli candidato ed aspirante deputato azzurro, in quella occasione dovette vedersela con l'ulivista Walter Tocci, assessore capitolino alla mobilità, nel collegio Roma-Gianicolense. Una brutta esperienza, finita con una sonora bocciatura: 28457 voti contro i 34755 di Tocci. Berlusconi vinceva in tutta Italia, Scelli perdeva all'ombra del Colosseo. Competition is competition. È la politica bellezza. Ma le missioni umanitarie e il ruolo di Commissario della Cri sono un'altra cosa.
E richiedono spirito di servizio e indipendenza di azione e di giudizio: la Cri non è un'appendice di Palazzo Chigi, meno che mai una cellula di quella particolare sezione dell'ufficio propaganda di Forza Italia addetta a scrivere la sceneggiatura del blitz per la liberazione degli ostaggi italiani. E allora non capiamo le ragioni che hanno indotto il dottor Scelli ad agitare da Baghdad la granitica certezza che per quella liberazione «né il governo, né l'ambasciata italiana, né i servizi segreti hanno pagato un riscatto».
Perché a questo punto ci si chiede di quali informazioni disponga il dottor Scelli. Domanda lecita, soprattutto alla luce delle dichiarazioni (virgolettate) che il Commissario della Cri ha rilasciato ad alcuni giornali venerdì scorso, nelle quali parla di «personaggi che volevano comprare con 15 milioni di dollari la vita dei sequestrati», e poi ancora di «soldi lanciati nel piatto» da «troppi faccendieri».
Evidentemente il dottor Scelli qualcosa sa, e questo è affar suo: racconterà tutto ai magistrati romani che su quel sequestro vogliono sapere di più. Ma è affar nostro, dell'opinione pubblica, il suo repentino cambio di umore e di opinione. E soprattutto la maldestra operazione di schierare la Cri (organizzazione cara a tutti gli italiani) in questa macabra battaglia di propaganda. Quell'attacco ad Emergency, che in Iraq è presente dal 1995, embargo o non embargo, guerra o pace, costruendo ospedali e centri di cura, istruendo personale locale, curando 300mila e passa iracheni. Senza distinzioni religiose, politiche o etniche. Un'organizzazione di volontari, che ha meriti grandissimi, proprio come la Cri, viene rappresentata dal dottor Scelli come un gruppo di vacanzieri perditempo e vigliacchi («comodamente adagiati negli Sheraton di Amman, in giro a far convegni, se ne sono andati via al primo scoppio di mortaretti»). Immaginatevi Gino Strada - che non era un politico «trombato», ma un valente chirurgo della Milano da bere avviato a fulgide e fruttuose carriere, che ha scelto di fare il medico volontario nei teatri di guerra - stravaccato in un bar di Amman a sorbire bevande fresche. E qui vale la pena riferire al lettore un aneddoto, anche a costo di rivelare la confidenza di un amico. Quando Gino Strada era ad Amman in attesa di passare in Iraq i servizi lo controllavano al punto di sapere per filo e per segno quello che stava facendo, finanche l'ora in cui si concedeva un bagno in piscina con la figlia.
Ma il dottor Scelli si è infuriato perché Strada ha parlato di un riscatto di 9 milioni di dollari. Cifra inferiore ai 15 indicati dal dottor Scelli. Strada ha fornito nomi e indirizzi delle sue fonti e dei suoi testimoni. Correttamente. Un giornalista de La Repubblica è andato nei posti indicati da Strada per intervistare quelle persone e ha rischiato la pelle. Hanno tentato di fermarlo. Volevano rapirlo, o impedirgli di entrare in contatto con quelle fonti? Mistero.
Il dottor Scelli si indigna e attacca Strada per la storia del riscatto da 9 milioni di dollari, ma non si è risentito quando il 22 aprile un giornale notoriamente vicino alla destra, e caro al sottosegretario alla Presidenza del Consiglio Gianni Letta - che ne fu il direttore - ha scritto cose molto dettagliate. Si tratta de Il Tempo di Roma, l'articolo è di Fosca Bincher, pseudonimo usato dal direttore, Franco Bechis.
Ne riportiamo ampi e istruttivi stralci: «Il riscatto è pagato, ma non basta. Una somma importante, secondo autorevoli indiscrezioni, messa a disposizione di tasca propria da Silvio Berlusconi, è ora arrivata nelle mani dei rapitori iracheni degli ostaggi italiani. Insieme a quella acqua e viveri, distribuiti in abbondanza secondo i patti, dalla Croce Rossa italiana a tutta la popolazione di Falluja. Ma i tre ostaggi sono ancora prigionieri dei loro rapitori. Perché, come spesso accade in Medio Oriente, spuntano nuovi intermediari, si interpongono imam e politici locali, trapelano nuove condizioni». Fermiamoci un attimo per sottolineare solo la coincidenza tra i «troppi faccendieri» e i «soldi gettati nel piatto» citati da Scelli e il clima descritto (il 22 aprile) dal quotidiano romano. Ma da quali «fonti» il Tempo aveva avuto quelle notizie? «L'autorevole indiscrezione - scrive Bincher-alias Bechis - è circolata fin dalla serata di martedì in importanti ambienti bancari italiani. Da qualche giorno Silvio Berlusconi avrebbe chiesto ai suoi banchieri di fiducia di smobilizzare una somma importante, trasferita su un nuovo conto. L'ipotesi circolata, ma anche più di una ipotesi sostiene un banchiere chiedendo di non essere citato, è che il premier abbia messo a disposizione di tasca propria l'intera somma necessaria al riscatto: 5 milioni di euro».
9 milioni di dollari (Strada), 15 milioni di dollari (Scelli prima versione), 5 milioni di euro (i banchieri citati dal Tempo): insomma, di soldi per i rapitori-terroristi si parla e si parlava. Pubblicamente. L'unica divergenza, come si vede, è sulla entità della somma. Il Tempo continua e scrive che «i contanti messi a disposizione da Berlusconi, sono arrivati nella zona di Falluja insieme ad importanti aiuti alimentari e soprattutto a molte taniche di acqua grazie alla collaborazione fra gli uomini di Nicolò Pollari, direttore del Sismi, e quelli di Maurizio Scelli, commissario della Cri».
Noi ci fermiamo qui, perché a questo punto i misteri sono veramente tanti e il sapore della vicenda è sempre più quello antico di un «caso Cirillo» di dimensioni internazionali. Ma per favore, togliete l'elmetto alla gloriosa Croce Rossa italiana

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un uomo del berlusca
by Che c'e' Wednesday June 16, 2004 at 07:34 PM mail:  

Scelli: un uomo del Berlusca.
Ricordiamo che la CRItaliana ha di fatto operato come braccio destro del governo italiano e degli occupanti. In neto contrasto con la CR internazionale.
A Bagdad tutti sanno bene che e' un filoamericano.

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non solo
by pacifista Wednesday June 16, 2004 at 09:28 PM mail:  

La Croce Rossa italiana, come si può leggere sul sito http://www.cri.it , è sotto il controllo del Ministero della Difesa, quindi è per questo che ce l'hanno con Emergency. La CRI si limita a ricucire i feriti di guerra ma non denuncia le armi che vengono usate, così come non critica la guerra in quanto tale: non può farlo perchè è controllata dallo Stato e dalla Difesa.
I medici di guerra con le palle invece non riattaccano solo gli arti ai mutilati, ma raccolgono i frammenti delle armi che li hanno colpiti, li fotografano e li mettono in Internet per denunciare gli eserciti belligeranti, come hanno fatto quando gli angloamericani negavano l'uso delle cluster bombs: i medici hanno fotografato i frammenti delle bombe e li hanno diffusi in tutto il mondo per smerdare gli angloamericani. Così deve fare un medico di guerra serio e indipendente, non girarsi dall'altra parte ma denunciare i governi belligeranti.

Quanto a Scelli, cazzo.... è di Forza Italia, per forza che ce l'ha con Gino Strada e racconta balle su Emergency.

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