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mandiamo anche noi un aereo spia negli stati uniti
by tizio rosso Saturday, Mar. 12, 2005 at 9:26 PM mail:

Ecco perchè la Cina non ha paura degli usa:La Cina ha in mano i segreti del Pentagono:ora Washington trema.Dopo il rilascio dell'equipaggio,Pechino scopre che a bordo dell'aereo spia c'erano i più sofisticati congegni per la 'guerra elettronica'.

La Cina ha in mano i segreti del Pentagono: ora Washington trema
Dopo il rilascio dell'equipaggio, Pechino scopre che a bordo dell'aereo spia c'erano i più sofisticati congegni per la 'guerra elettronica'. Antenne in grado di ascoltare ogni comunicazione e apparati di altissimo livello per spiare il 'nemico': danni enormi per la sicurezza Usa

TREMA BU$H A TREMARE SE GIA' NON LO FAI TU E TUTTI I TUOI NEO CON XCHE' LA CINA E' FORTE E ORMAI A VOI SI AVVICINA, PER SUPERARVI OVVIAMENTE !!!!!!!!!!!



ROMA, 12 APRILE 2001 - L'EP-3E Aries II (airborne reconnaissance integrated electronic system II), ormai ridotto ad una fusoliera privata dei segreti per la sicurezza nazionale Usa, probabilmente diventerà un cimelio in qualche museo cinese. Per rimetterlo in condizioni di volo ci vorrebbe una lunga trattativa diplomatica e l'invio di specialisti Usa a Lingshui.


Intanto si profila per l'equipaggio americano un delicato interrogatorio di psicologi ed esperti della Cia e della intelligence della Navy. Perché non è chiaro quali segreti i cinesi possano aver appreso dall'equipaggio, comandato dal tenente di vascello Shane Osborne, e soprattutto che cosa è stato distrutto del preziosissimo software e dei sistemi di bordo.


La maggiore preoccupazione (l'EP-3 di base a Whidbey, nello Stato di Washington, era uno degli undici aerei di questo tipo ammodernati con i più sofisticati sistemi per la raccolta e l'analisi di segnali elettronici) della National security agency riguarda quanto materiale è caduto intatto in mani cinesi, perché l'equipaggio non ha gettato in mare le sacche con i documenti e i dischetti, e soprattutto quante antenne sono già state smontate e studiate dai militari di Pechino.

Una in particolare, quella lunga sopra la fusoliera, ha una tecnologia raffinatissima per raccogliere una incredibile quantità di emissioni a grande distanza dal territorio avversario. Il Pentagono teme che i cinesi, smontandola, siano in grado di risalire alle frequenze intercettabili, scoprendo che cosa stesse esattamente facendo l'aereo in quei cieli, e realizzando quindi le contromisure idonee a neutralizzarla. Il danno è enorme non solo per gli Usa, se si pensa che sull'aereo era installato un nuovissimo sistema di comunicazioni criptate 'Link 16' utilizzato dai jet da combattimento. Si vedrà nei cieli iracheni in quanto tempo i cinesi riusciranno a costruire un sistema di decifrazione.

Un altro apparato segretissimo ormai in possesso di Pechino è l'Arc 187 per le comunicazioni riservate tra gli alleati. Ma c'è anche un altro gioiello: un analizzatore di segnali in grado di 'leggere' i cambi delle bande radio anche se queste vengono captate per una frazione di secondo. Un apparato in grado di realizzare una sorta di libreria con tutte le frequenze nemiche, paragonabile ad una raccolta di impronte digitali. Che adesso i cinesi possono aggirare progettando speciali contro-apparati.


Sotto l'aspetto della sicurezza il problema è molto serio: occorrono anni per progettare, testare e produrre apparati da centinaia di milioni di dollari. Si apre un difficile capitolo per il Pentagono e le agenzie per la sicurezza, costrette a progettare nuovi sistemi, ma anche a decidere come proseguire l'attività di intelligence ai confini cinesi. Esclusa la scorta di caccia (per evitare guai più seri), forse la palla passerà alle navi. Più grandi e meglio protette, anche se verrà meno il vantaggio di captare dall'alto i segnali più sensibili.

http://qn.quotidiano.net/art/2001/04/11/2043785

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mandiamo a fare lo spione Castelli
by ma per piacere Saturday, Mar. 12, 2005 at 9:29 PM mail:

votiamo contro i nemici nostri e della Cina: penso che per il momento che stiamo attraversando possa bastare !


http://italy.indymedia.org/news/2005/03/748944_comment.php#749902

http://italy.indymedia.org/news/2005/03/748147_comment.php#750597

http://old.lapadania.com/2001/aprile/06/06042001p09a1.htm


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li hanno gia' superati
by vecchio saggio cinese Saturday, Mar. 12, 2005 at 9:50 PM mail:

per chi dice "TREMA BU$H A TREMARE SE GIA' NON LO FAI TU E TUTTI I TUOI NEO CON XCHE' LA CINA E' FORTE E ORMAI A VOI SI AVVICINA, PER SUPERARVI OVVIAMENTE !!!!!!!!!!!":

stai indietlo, li hanno gia' supelati in telmini assoluti



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"Dazi contro la Cina o il peggio arriverà"
by MARCO FORTIS Sunday, Mar. 13, 2005 at 5:40 PM mail:

"... il peggio, se l'Italia non si muoverà compatta nella difesa delle nostre imprese dalla concorrenza asimmetrica asiatica e nell'urgente adozione di efficaci misure a sostegno della competitività, deve ancora venire.
... il nostro Paese sappia farsi valere in Europa, per supportare il viceministro Urso nel chiedere al commissario Mandelson l'immediata applicazione di quote e dazi antidumping sull'import di calzature e prodotti del tessile-abbigliamento dalla Cina.
... Nel frattempo, un possibile efficace strumento di tutela-competitività-trasparenza dell'industria europea e italiana come l'adozione del marchio d'origine sui prodotti importati nella Ue".

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W la Cina
by fanno bene E CHE NE GODANO !!!! Sunday, Mar. 13, 2005 at 5:49 PM mail:

Fanno bene i Cinesi: questo è il loro MOMENTO e ne approfittano, come è giusto che sia!

Si vogliono rifare di secoli di colonialismo e sfruttamento OCCIDENTALI !!!

Noi come al solito abbiamo una visione EUROCENTRICA ed egocentrica delle cose; ma il MOSTRO che noi stessi abbiamo saputo così bene creare per leggittimizare le nostre aspirazioni coloniali, la FINANZA MONDIALE ora, ci si sta' ritorcendo contro e ci merendera' in un solo boccone !!!

Guai ai vincitori perche' saranno i vinti !

La Cina ora ha la sua rivincita per secoli di sfruttamento europeo e yankee.

Per costruire le loro ferrovie i nord americani comprarono manodopera a basso co$to all'Impero Celeste: comprarono SCHIAVI !!!!!

Si dice che ad ogni dormiente sia morto di fame, freddo e stenti UN CINESE !!!!

Ora è tempo di rivincita: "Bruce Lee" ECONOMICO: È TEMPO DI VENDETTE MORTALI COL TUO ANCESTRALE NEMICO!

ANCHE IL PAPA VI HA CHIESTO IL PERDONO PER TUTTE LE ANGERIE SOPRAFAZZIONI UMILIAZIONI CONVERSIONI FORZATE TORTURE ED INQUISIZIONI OLTRE CHE ROGHI: CONVERTIRE GIUSTO VOI CHE AVETE 6000 ANNI IN PIU' DI CIVILTA' RISPETTO AL RESTO DEL MONDO MESSO ASSIEME.

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ma che stai a dire
by George Walker Bush Sunday, Mar. 13, 2005 at 6:00 PM mail:

Sono comunisti e basta.
E sempre la Finanza Internazionale che abbiamo saputo imporre restera' in mano al mio vero partito, quello degli W.A.S.P.

Gli yankee siamo destinati al Governo Mondiale.

Fate pena voi sinistroidi.

Saluti cordiali,
vostro
Double Vù.

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Una lunga vicenda iniziata con l’arrivo dei "barbari" inglesi
by contenti ? Sunday, Mar. 13, 2005 at 7:26 PM mail:

Torna alla Cina "laguna profumata", ultimo lembo dell’impero di Sua Maestà britannica

DA ISOLA
DEI PIRATI
A POLO DEI MILIARDARI

Una lunga vicenda iniziata con l’arrivo dei "barbari" inglesi

di Paolo Avanti

"Non abbiamo bisogno di niente. Possediamo già tutto". Così l'imperatore cinese Chien Lung respinse con disprezzo le offerte di collaborazione commerciale mandategli da Lord Macartney per conto di Giorgio III d'Inghilterra.

Era il 1793 e la Cina viveva un suo splendido isolamento che però di lì a poco sarebbe stato intaccato dall'arrivo dei "barbari" europei.
Nel 1841, infatti, i cinesi avrebbero perso la guerra dell'oppio, che costò loro l'isola di Hong Kong.

Ma andiamo con ordine. Sotto la dinastia Ming Hong Kong (che in cinese significa "laguna profumata" apparteneva a una famiglia Tang. Nel 1669 fu abbandonata per ordine dell'imperatore K'ang Hsi, il quale vietò ogni commercio marittimo. L'isola divenne una landa desolata, abitata soltanto da qualche sparuto pescatore. In quegli anni, come detto, la Cina rifiutava sdegnosamente qualunque accordo commerciale con gli europei. Ciò non impedì che la Compagnia delle Indie, che aveva una certa autonomia nei confronti di Londra, potesse svolgere i propri commerci nel porto di Canton.

Quando però la Gran Bretagna decise di controllare in modo più diretto la Compagnia, sorsero i problemi. Nel 1834 Lord Napier, inviato inglese, decise di sostituire ufficialmente a Canton i funzionari della Compagnia con degli uomini del governo di Sua Maestà. La Cina non ne volle sapere e non concesse i diritti, che prima erano riconosciuti ad una compagnia di commercio, ad uno Stato straniero. Ma il vero pomo della discordia era l'oppio. La Compagnia delle Indie, che trattava con la Co Hong, la compagnia di mercanti cinesi che aveva per concessione imperiale il monopolio dei traffici con gli europei, fece grossi affari con gli stupefacenti.

A nulla valsero i divieti dell'imperatore. Se l'oppio non riusciva a penetrare direttamente da Canton, aggirava l'ostacolo passando per Calcutta, tramite commercianti privati. Il governo inglese non ne era ufficialmente corresponsabile ma in realtà contava sul commercio dell'oppio come una delle voci più importanti dei suoi traffici commerciali.

"Questo commercio è praticato dagli inglesi. Questo popolo, non avendo di che vivere con le proprie risorse, cerca di asservire gli altri paesi, di cui debilita gli abitanti (con l'oppio). (...) Ora sono venuti in Cina; peste che ci farà seccare le nostre ossa, verme che ci roderà il cuore, rovina delle nostre famiglie e delle nostre persone. Da quando esiste, l'Impero non ha mai corso un pericolo simile. E' peggio di un diluvio universale, di un'invasione di bestie feroci. Chiedo che si iscriva il contrabbando dell'oppio fra i crimini punibili con la morte".

Così scriveva un funzionario governativo all'imperatore Tao-Kwang.
I tentativi cinesi di limitarne il mercato andarono sempre a vuoto, fino all'intervento di Lin Zexu, Alto Commissario antidroga. La sua decisione di reprimere seriamente il traffico di stupefacenti scatenò quella che sarà ricordata come la guerra dell'oppio.

LA BATTAGLIA DELL’OPPIO

"Senza vento e senza neppure la marea favorevole, queste navi scivolano via contro corrente e sono capaci di raggiungere velocità fantastiche". Stupefatti, così i funzionari cinesi descrissero le navi da guerra inglesi. La superiorità dell'armata di Lord Palmerston era schiacciante. Non ci fu praticamente battaglia. La Cina dovette cedere e nel 1842 firmò il trattato di Nanchino. Fu il primo di una serie di "trattati ineguali" che miravano ad una colonizzazione indiretta dell'Impero del drago, con un crescente controllo economico da parte delle potenze europee.

Il trattato stabilì l'apertura al commercio di quattro porti cinesi, il pagamento di una indennità di guerra da parte della Cina, un'amnistia ai complici cinesi del traffico della droga e la decisione che le tariffe doganali cinesi non avrebbero potuto superare il 5 per cento del valore delle merci importate. Ma soprattutto sancì il passaggio di Hong Kong, dal quale si controllava l'accesso al porto di Canton, agli inglesi.

Con dei trattati successivi (le Convenzioni di Pechino del 1860 e 1898) passarono alla Gran Bretagna per 99 anni alcune isole vicine e la penisola di Kowloon ("i nove draghi"). Ebbe inizio il grande sviluppo di quell'insignificante isola abitata da sparuti pescatori. I primi anni inglesi furono duri. Nel 1844 la malaria fece una strage. Poi l'isola divenne uno degli obiettivi prediletti dai pirati. Gli inglesi la difesero con la loro superiorità militare e ne fecero un centro strategico per il commercio in tutto l'Estremo Oriente. Per anni però rimase semplicemente un centro di smistamento delle merci e un porto trafficato.

Dopo Pearl Harbour i giapponesi decisero di attaccare Honk Kong. Quell'isola era posta dal punto di vista militare in una posizione d'oro. Dopo violentissimi attacchi degli "Zero", i temibili caccia del Sol Levante, il giorno di Natale del 1941 il governatore dovette capitolare. Iniziò una dura occupazione giapponese che durò fino alla bomba atomica di Hiroshima e Nagasaki.
Il 16 settembre del 1945 tornarono gli inglesi.

STRANO: RICCHI COL COMUNISMO

Paradossalmente, la grande svolta che comportò il vero boom di Hong Kong fu dato dall'avvento del comunismo. Quando nel 1949 la rivoluzione rossa di Mao Tze Dung si era compiuta, Hong Kong, anziché sentirsi minacciata, cominciò a godere di una floridezza senza precedenti. L'isola infatti era utile a tutti. Serviva infatti come porto franco e tramite per i commerci con la Cina, che era ufficialmente isolata dall'embargo. Era un rifugio per chi voleva evitare il terrore maoista.

Era la Berlino Ovest dell'Est, lo specchio dell'Occidente alle porte del regime comunista. La stessa Cina serviva a Hong Kong come riserva idrica. Insomma, erano indispensabili l'uno all'altra. E sull'importanza strategica e commerciale la "laguna odorosa" (traduzione dal cinese di Hong Kong) fece la sua fortuna e divenne quella città caotica, avveniristica, spettacolare e piena di contrasti che oggi conosciamo.

Hong Kong ha un prodotto di 158 miliardi di dollari l'anno. Nella città-porto dove migliaia di immigrati vivono ancora nelle loro povere imbarcazioni, attraccate, numerosissime, al molo, ci sono più Rolls-Royce pro capite che nel resto del mondo. E' una città votata ai soldi, alla finanza, al futuro, alla tecnologia. Ma è una città dove si rispettano le tradizioni. Domina l'arte del Feng Shui (Vento e Acqua). Qualunque nuova costruzione dev'essere orientata in modo da non sconvolgere l'armonia del Bene e del Male. Più che gli architetti contano i sacerdoti. In tutto questo lungo dopoguerra la Cina non reclamò mai Hong Kong, proprio per quel ruolo commerciale che essa svolgeva. Dietro le grandi dichiarazioni ideologiche dei leaders di Pechino, si nascondeva la volontà di tenere comunque aperta una porta con i commerci occidentali.
Ma non mancarono i contrasti. In modo particolare nel 1967 ci fu un'ondata di terrorismo comunista che colpì gravemente la città. Gli inglesi reagirono con una dura repressione, che scatenò le ire del governo di Pechino. Quando le Guardie Rosse invasero la sede della missione inglese di Pechino e gli inglesi decisero delle restrizioni per i diplomatici cinesi a Londra, si temette il peggio. Ma dopo giorni di grande tensione, i rapporti tra i due Paesi tornarono normali.

LE INCOGNITE DEL FUTURO

Il 19 dicembre 1984 Margareth Thatcher firmò con Deng Xiao Ping l'accordo per la restituzione alla Cina di Hong Kong (accordo entrato in vigore il 1 luglio 1997). Con quella firma si segnò la fine della storia di Hong Kong come colonia. La decisione non ha mancato di scatenare polemiche. La Cina ha promesso di concedere un'amministrazione particolare, in modo da garantire il quadro socio-economico dell'isola. Ma gli interrogativi sono tanti. E' finito il benessere della laguna odorosa? Il lento processo democratico, avviato tardivamente dagli inglesi, verrà bloccato? Che ne sarà di quei cinesi che non temono l'annessione e che non posseggono un passaporto britannico, non ultimi i contestatori di piazza Tienanmen?

Contro i timori di una Hong Kong comunista veglieranno gli Stati Uniti. A Washington l'hanno promesso: se la Cina userà la mano pesante con Hong Kong, perderà lo status di Paese favorito nel commercio. E a Pechino certi conti hanno dimostrato di saperli fare.

di Paolo Avanti

Ringrazio per l'articolo
FRANCO GIANOLA,
direttore di
Storia
in Network


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La nuova guerra dell'oppio
by È una parabola a sfondo informatico Sunday, Mar. 13, 2005 at 7:28 PM mail:

È una parabola a sfondo informatico, una curiosa storia scritta da un docente universitario cinese che cerca nell'allegoria la rappresentazione di una dittatura sul software che, spesso, non solo non viene ostacolata, ma incentivata da comportamenti concilianti, quando non esplicitamente interessati, di chi dovrebbe tutelare la cosa pubblica. Si tratta di un racconto divertente, un'ottima chiave per cogliere gli aspetti di base del software libero. La prima traduzione, dal cinese all'inglese, è disponibile all'indirizzo http://advogato.org/article/525.html ed è stata curata da Andy Tai mentre il testo originale si trova all'Url http://www.cyut.edu.tw/~ckhung/published/025opwar.shtml.




Questa è la traduzione inglese dell'articolo cinese "L'altra storia della Guerra dell'Oppio" scritto dal Professor Chao-Kuei Hung (ckhung@cyut.edu.tw), della Chaoyang University of Technology, Taichung County, Repubblica Cinese. Il testo presenta un'acuta panoramica sul dibattito relativo alla dominazione di Microsoft e alla recente repressione della pirateria informatica a Taiwan. Gli abitanti di altre nazioni possono cercare storie analoghe all'interno delle proprie realtà indicando il modo in cui i governi si dimostrano ben disposti a spingere Microsoft per soddisfare bisogni immediati (accettare donazioni, ottenere prezzi più convenienti, eccetera, senza intaccare il monopolio di MS, come accade con l'industria alimentare di questa storia). Di conseguenza, non vengono avviate iniziative per favorire l'introduzione del Software Libero (Free - libre - Software). (Nota: la dinastia Ching, o Quing, è l'ultima prima dell'introduzione della Repubblica di Cina).




Nelle decadi passate, la Gran Bretagna importava abbondanti scorte di oppio guadagnando dollari a palate dall'Impero Cinese che veniva lasciato con un deficit commerciale rovinoso. Recentemente, la BFA (Food Business Alliance, i cui membri sono principalmente le aziende per l'infanzia della Compagnia Britannica delle Indie Orientali: pensate, che genere di alimento oggi non contiene oppio?) ha chiesto al governo cinese di punire duramente le coltivazioni di papavero da oppio prive dell'autorizzazione della Compagnia delle Indie Orientali e quelle persone che coltivano il papavero a casa. Così si salvano i narco-ricavi.

Il presidente della regione cinese della Compagnia delle Indie Orientali, Shu Yao-Kan, sostiene: "La Compagnia delle Indie orientali spende milioni ogni anno in ricerca e sviluppo di prodotti oppiacei e in marketing. Dunque oggi possiamo avere sapori elaborati e buoni prodotti da fumare o ingerire. Se le persone non rispettano i Poppy Growth Rights e aumentano le proprie sementi di papavero per accrescere un ritorno personale, che differenza passa tra quelle persone e i pirati? Per favore, supportate il concetto alla base dei Poppy Growth Rights. Abbiamo già concesso un'amnistia e se qualcuno si fa avanti durante questo periodo per regolarizzare la sua posizione, non sarà perseguito".

Il ministro della giustizia ha avuto fretta di comprare abbastanza Poppy Growth Rights a prezzi molto favorevoli prima dell'inizio della repressione sulla coltivazione del papavero, avendo in passato coltivato parecchie piantagioni non autorizzate. Dopo tutto, se volete tagliare la barba agli altri, dovete prima tagliare la vostra. Tuttavia una rappresentativa popolare ha argomentato in questo modo: "Se il ministro paga più del prezzo convenuto, è uno spreco di denaro pubblico; se paga meno, allora esiste una scappatoia che il governo ha lasciato ad una determinata società. Intenteremo una causa per corruzione contro il ministro". Ma siccome la Dinastia Ching non ha portato la democrazia, non si è andati da nessuna parte.

Tuttavia l'opposizione non si ferma qui. La protesta del rappresentanti dei Giovani Fumatori di Oppio "condanna il ministro della giustizia per aver avviato l'agenzia per la riscossione del debito della Compagnia delle Indie Orientali. Noi, giovani fumatori, abbiamo imparato a fumare papavero a scuola e non abbiamo venduto quello che abbiamo coltivato. Le nostre azioni non sono volte alla creazione di un profitto, dunque perché dovremmo pagare così tanto alla Compagnia delle Indie Orientali?". I Giovani Fumatori di Oppio reclamano papavero da crescere liberamente a scuola. Dopo tutto, l'oppio è una necessità quotidiana.

Il presidente dell'Associazione Nazionale degli Educatori al Fumo di Oppio appoggia i Giovani Fumatori di Oppio e sostiene che "i giovani sono il futuro della nazione. Noi insegnanti li guidiamo alla fruizione dell'oppio con scopi non-profit così come incoraggiamo la crescita dell'industria alimentale". (Negli ultimi vent'anni, "cibo" e "oppio" sono diventati sinonimi). Se la Compagnia delle Indie Orientali insiste nel riscuotere il balzello dai giovani, boicotteremo l'oppio! (Ma non si fa menzione alla sostituzione dell'oppio).

Ku Li-Hsi, esperto dell'industria alimentare, dice che "il nostro commento a sfavore della Compagnia delle Indie Orientali non dovrebbe basarsi sull'emozione o sul nazionalismo. Dopo tutto, la Compagnia ha ampiamente contribuito all'industria alimentare dell'Impero Cinese. Se tutti boicottano l'oppio, la nostra industria alimentare ne risentirà". In merito agli attacchi che la Compagnia delle Indie Orientali ha ricevuto per la sua intenzione di aggiungere qualcosa agli alimenti con lo scopo di far desiderare nuovi tipi di prodotti oppiacei, Ku risponde: "È vero che i loro cibi hanno un buon sapore. Anche se vigono alcuni segreti su quegli alimenti, è una normale pratica di business. Chi protesta probabilmente è geloso dei guadagni sostanziosi della Compagnia". Tuttavia esistono punti di vista differenti: "La protesta non è una risposta nazionalistica o emotiva. Non vedete che il governo britannico sta perseguendo la Compagnia delle Indie Orientali chiedendo l'elenco dei tipi differenti di oppio non convivono sullo stesso mercato?".

La Compagnia delle Indie Orientali replica: "I prezzi educativi dei Poppy Growth Rights sono stati molto economici. Una pianta di oppio alimentare costa 10 mila dollari verdi sul mercato ma solo 5 mila alle scuole". Il presidente della Compagnia Shu ha annunciato anche una donazione di sementi gratuite di papavero, valutata in 100 milioni di dollari e destinata a organizzazioni non-profit. Ma ci sono dispute sul modo di calcolare questo valore, basato sui prezzi di mercato, sui prezzi educativi e sui prezzi dell'oppio illegale.

Tra i gruppi di protesta "Anti-pirateria" e "Anti-anti-pirateria", ce n'è uno composto da persone con vestiti curiosi che distribuisce a chiunque strani tipi di sementi: si chiama "riso". Il riso è protetto dalla GNU Public Growth Rights di un monaco barbuto che incentiva la libera coltivazione. Il riso è più insipido, se paragonato agli oppiacei, ma può far sentire bene la vostra pancia. Questi personaggi dicono che "il riso non dà assuefazione, ma vi può riempire in modo soddisfacente lo stomaco. Se mangiate riso, potete cambiare con il frumento o un altro tipo di alimento in qualsiasi momento e quando non volete sentirvi male. Dunque, basta prendere oppio e scegliete il riso!". Ma le persone che compiono il salto provando il riso tendono a dividere le loro menti e a partire. Un giornalista ha sentito parlare di "cibo gratis" e ha provato a mordere, ma il sapore è davvero poco piacevole. Allora chiede al monaco: "Se chiunque ottiene cibo gratis, che accadrà all'industria alimentare". Il monaco protesta: "Per favore, non chiamarlo cibo gratis! È cibo libero! Significa che puoi farlo girare liberamente e coltivarlo, ma non che non devi pagarlo. Quello che è davvero libero è il Diritto di Coltivazione! L'industria alimentare continuerà ad esistere. Deve solo trasformarsi...". Il giornalista pensa: "Accidenti! È proprio complicato comunicare con questo zelota religioso. Che cosa crede di fare? Di cambiare il mondo? Me ne vado a cercare notizie più interessanti! Ciao ciao!".

Dunque, i Giovani Fumatori di oppio hanno il diritto di coltivare il papavero per il proprio uso personale? Oppure dovrebbero comprarsi questo diritto dalla Compagnia delle Indie Orientali? Qual è un prezzo equo per i Poppy Growth Rights? Questo nodo cardine (non accettate che questo sia un nodo cardine? Cosa c'è di più importante del denaro?) continuerà ad essere argomento di dibattito.


Il capoverso che segue è parte della pagina originale

Questo articolo è stato pubblicato sulla rivista "Linuxer". L'autore, Chao-Kuei Hung, crede che sempre più persone si sveglieranno, capiranno la verità sulla dittatura informatica (come accade nel film "The Matrix") e riporanno piena fiducia nel futuro del Software Libero.


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Eventi
15 marzo 2005
Il riuso del progetto di e-government CiTel, Pisa
La sede del seminario è l'Ex-Convento delle Benedettine (Lungarno Sonnino) e l'idea nasce dall'avanzato stato del portale dei servizi al cittadino. Saranno presenti rappresentanti della regione Toscana, del CNIPA e di enti utilizzano i servizi sviluppati nell'ambito del progetto.

14-16 aprile 2005
Open Source 2005, Padova
L'Università di Padova (DIMEG) organizza un evento internazionale sull'Open Source che segue quello del 24 marzo 2004. La partecipazione è libera. Per informazioni: convegno.opensource [at] unipd.it

27-28 maggio 2005
E-privacy 2005, Firenze
I temi di questa edizione sono le problematiche legate alla raccolta automatica dei dati ed alla loro conservazione. Le persone ed associazioni interessate a proporre una relazione possono inviare un abstract all'indirizzo cfp-eprivac [at] winstonsmith.info.

11-15 luglio 2005
OSS 2005, Genova
Si tratta della prima "First International Conference on Open Source Systems" il cui scopo è quello di far convergere esponenti e punti di vista diversi su una tematica comune. Al momento è aperto un call for paper. Per maggiori informazioni: scotto [at] dist.unige.it.


Software e libertà
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La guerra dell'oppio
by anglo americani GO HOME !!! Sunday, Mar. 13, 2005 at 7:30 PM mail:

Sommario - I. Commercio dell'oppio - II. Tentativi diplomatici - III. Mano forte cinese - IV. Ostilità - V. Trattato di Nanchino.

I. COMMERCIO DELL'OPPIO

"Guerra dell'oppio" è il nome dato agli scontri armati tra truppe cinesi e forze di sbarco britanniche, che appoggiavano militarmente l'importazione dell'oppio in Cina, contro la volontà del governo cinese. Porta la data del 1840-'42.

Da molto tempo i cinesi usavano l'oppio come medicinale. Era prodotto in Cina in quantità limitate e dal sec. XVIII veniva importato attraverso Canton dalla Compagnia (inglese) delle Indie orientali. Questa Compagnia aveva il monopolio del commercio tra l'Inghilterra e la Cina e da questa importava soprattutto seta e tè. Pensava dapprima di pagare le importazioni con le esportazioni di tessuti di lana dello Yorkshire; ma resasi conto delle difficoltà di esportarne in grande quantità, decise di ricorrere piuttosto al commercio dell'oppio, che la Compagnia coltivava nel Bengala.

Il vizio del fumo dell'oppio si era diffuso in Cina durante il XVIII sec., fino a diventare una piaga sociale, sintomo della decadenza dei tempi. L'incoscienza dei mercanti, non solo inglesi, nell'approfittare dell'occasione appartiene alle deformazioni del "libero commercio". D'altra parte il governo cinese era incapace di frenare l'importazione della droga e il vizio del fumo d'oppio. Nel 1729 un editto imperiale proibiva il commercio e il fumo d'oppio; nel 1796 un altro decreto vietava l'importazione e la produzione in Cina. Dopo il 1800 editti e decreti proibitivi si moltiplicarono. Senza effetto, perché il commercio-importazione e le fumerie trovavano troppe connivenze in Cina, da parte di mercanti, funzionari e società segrete organizzate per la malavita. Il contrabbando era diventato un vero "interesse cantonese" e i mercanti stranieri erano pronti a farsi strada corrompendo chi doveva vigilare sul contrabbando.

Dal 1800 al 1821 le importazioni di oppio erano in media di 4.500 balle (di 133 libbre l'una) all'anno. Nel 1838 erano diventate 40.000 balle. Ciò comportava per la Cina un'emorragia di argento per pagare le importazioni: dal 1821 al 1839 un deficit per la Cina di 100 milioni di once d'argento. Il danno si riversava specialmente sulla popolazione rurale, che era tenuta a pagare le tasse in un controvalore riferito all'argento; e questo era cresciuto di valore, data la crescente scarsità.

Il commercio con la Cina, e non solo quello dell'oppio, era lucrativo. Il monopolio affidato da parte inglese alla Compagnia delle Indie orientali contrastava con le richieste di altre ditte commerciali inglesi. Ciò portò il governo inglese a sciogliere (1834) la Compagnia; ma in questo modo, di fronte alle autorità cinesi di Canton i mercanti inglesi non avevano più un "capo" (daiban o taipan) responsabile per loro, per cui Londra nominò allora un "sovrintendente"; ma non era un mercante, come si aspettavano i cinesi: l'incarico invece venne dato a Lord Napier, nobile ed ex-ammiraglio. Da questa nomina gli inglesi si ripromettevano di poter trattare con la Cina, alla pari, un accordo su problemi di interesse comune.

II. TENTATIVI DIPLOMATICI

Primo e principale desiderio dell'Inghilterra era quello di aprire con la Cina un normale e riconosciuto canale di comunicazione che non fosse quello di vassallaggio e tributi, non ristretto, nell'ipotesi migliore, a quello di mercanti, ospiti temporanei, controllati dai mercanti cinesi autorizzati agli scambi. Ma queste erano le uniche formule giuridiche accette alla corte di Pechino. I tentativi inglesi, ripetuti fin dal sec. XVIII, di cambiare la situazione erano andati falliti. C'erano inoltre da chiarire altri problemi che concernevano alcune pratiche penali cinesi, quali arresto arbitrario, tortura e pene corporali, inammissibili per il diritto anglosassone; solo per un modus vivendi non concordato, le autorità cinesi lasciavano spesso che i "capi" stranieri trattassero le cause penali dei loro connazionali. Non era poi previsto nessun modo per i mercanti stranieri di riscuotere i debiti contratti dai colleghi cinesi per prestiti o altro.

Nel luglio 1834 Lord Napier arriva a Macao e poi a Canton. Ignora molti requisiti del protocollo cinese e soprattutto si comporta da "ambasciatore", non richiesto né approvato dai cinesi, e non da "capo" dei mercanti inglesi. Nasce qualche incidente, ma il momento serve solo da sintomo dell'incomprensione reciproca tra due mentalità di rapporti internazionali; per i cinesi questi non possono ancora aver altra forma che quelli di un vassallo verso l'imperatore di Cina.

Nel 1837 Charles Elliot, che è diventato il nuovo "sovrintendente" inglese, cerca con più tatto di trattare alla pari con il governatore generale di Canton; ma per ottenere solo rimproveri per osare tanto e un rinnovato rifiuto.

III. MANO FORTE CINESE

Un fiero nemico dell'uso dell'oppio era Lin Zexu, governatore delle due province dello Hubei e dello Hunan, nella Cina centrale, che confiscava intere partite di oppio e materiale per fumarlo e distribuiva medicinali a chi voleva liberarsi dal vizio. Nel 1839 Lin è nominato commissario a Canton, perché si adoperi per impedire il contrabbando della droga. A Canton ordina agli inglesi di consegnare subito tutto l'oppio giacente nei loro magazzini e nelle loro navi. Per rovesciare le loro resistenze, fa mettere l'assedio agli inglesi nei quartieri riservati agli stranieri a Canton e ordina ai loro domestici cinesi di abbandonarli. A questo punto interviene l'autorità inglese: Elliot riesce a convincere i mercanti a cedere. Vengono consegnate a Lin Zexu oltre 1.270 t di oppio. Il sequestro degli inglesi, per sei settimane, era giustificato dal punto di vista legale cinese; ma aveva porto l'occasione al rappresentante di S.M. Britannica di intervenire direttamente: il puro interesse commerciale venne a mischiarsi con elementi politici.

Come osserva lo storico cinese Li Jiannung, "i mandarini cinesi a tutti i livelli continuavano a sognare; non erano capaci di far altro che ordinare alle hong (associazioni di mercanti cinesi autorizzate a trattare con i mercanti stranieri) di tenere a bada i barbari, in modo che non si comportassero male; non si rendevano conto che la guerra era vicina e che l'oppio era una miccia eccellente, già accesa per provocare lo scoppio di un'invasione militare". Se l'oppio era un male e un affronto per la Cina, il cozzo di due civiltà e l'irrigidimento della corte di Pechino erano apportatori di tempesta.

Lin Zexu condiziona la ripresa di scambi commerciali da parte di mercanti inglesi alla firma di un documento dove si impegnano a non importare più oppio e insieme accettano i provvedimenti penali cinesi per la punizione dei trasgressori; la pena poteva essere anche l'esecuzione sommaria del contrabbandiere. In vista di queste implicazioni penali, Elliot proibisce agli inglesi di firmare.

Interviene nel luglio 1839 un incidente a mettere a vivo il conflitto tra due mentalità e pratiche giudiziarie: il rifiuto di Elliot di consegnare alle autorità cinesi un marinaio inglese che nell'ubriachezza ha ucciso un cinese. Consegnarlo voleva dire farlo condannare a morte; Elliot lo giudica in corte marziale secondo la legge inglese. Lin Zexu insiste sulla richiesta e la accompagna con rinnovate vessazioni ai danni dei mercanti inglesi.

IV. OSTILITÀ

Il 3 novembre 1839 la flotta inglese attacca il forte di Chuanbi, la prima difesa marittima di Canton; nella scaramuccia che segue, tre cannoniere cinesi vanno a fondo. L'imperatore Daoguang nel gennaio 1840 vieta per rappresaglia ogni commercio con gli inglesi. Sotto il comando di George Elliot, cugino di Charles, la flotta inglese si dirige allora verso il nord della Cina. Alcuni rapporti cinesi presentano questa mossa, che evita di attaccare Canton, come motivata dalla impenetrabilità delle difese marittime della città. I documenti spiegano la cosa diversamente: il clima politico di Canton non presentava vie d'uscita e gli inglesi volevano aggirare l'ostacolo, arrivando per altra via alla corte di Pechino, che sospettavano male informata da Lin Zexu.

Forte di 15.000 uomini, nel giugno 1840 la flotta inglese giunge di fronte ad Amoy (attuale Xiamen, prov. del Fujian). Una fregata issa la bandiera bianca e si dirige a terra per recare un messaggio. I cinesi ignorano il significato della bandiera bianca e sparano; gli inglesi rispondono al fuoco. Poi procedono verso il nord, occupano il 4 luglio il porto di Dinghai (isola di Zhousan), riescono a inviare un messaggio a Ningbo, bloccano i porti nei pressi della foce del fiume Yangzi, avanzano fino al fiume Beihe, vicino a Tianjin. Qui riescono a farsi ascoltare da Qisan, governatore del Zhili, responsabile della difesa della capitale. Desideroso solo di allontanare gli inglesi e convincerli a tornare al sud, si mostra conciliante; ma a parole. Gli inglesi compiono sbarchi dimostrativi nelle province orientali. Bombardano la foce del fiume Beihe.

La corte comincia allora a sospettare che Lin Zexu abbia esagerato e che gli inglesi abbiano una parte di ragione. L'imperatore lo destituisce e invia Qisan a Canton per trattare con i cugini Elliot. Qisan pensa dapprima che per far cessare le ostilità basti ripristinare il commercio cino-inglese. Ma gli inglesi vogliono di più: una base commerciale a Hong Kong per sottrarsi alle autorità provinciali di Canton e l'abolizione del sistema di rapporti internazionali basato sul vassallaggio-tributi.

Qisan non può andare tanto lontano. La flotta inglese occupa quindi il forte di Chuanbi e minaccia Humen, nelle vicinanze di Canton. A questo punto Qisan firma il 20.1.1841 la Convenzione di Chuanbi in quattro punti: cessione di Hong Kong, indennità agli inglesi di 6 milioni di dollari (messicani), rapporti cino-inglesi su basi paritarie, riapertura del porto di Canton. Gli inglesi da parte loro restituiscono i forti occupati.

L'imperatore cinese non approva la Convenzione; ordina la deposizione di Qisan, nomina il nipote Yisan "generale per la soppressione dei barbari" e invia nuove truppe a Canton. Prima dell'arrivo delle truppe, Elliot occupa tutti i forti che difendono Canton. Tra aprile e maggio i cinesi attaccano, ma da una posizione di svantaggio. Elliot assedia Canton. Yisan chiede la tregua e il 27 maggio 1841 firma un documento, dove si impegna a pagare entro una settimana 6 milioni di dollari in cambio dell'incolumità di Canton, e a ritirare le truppe a cento chilometri da Canton; nell'accordo, la decisione su Hong Kong è rimandata ad altra data, ma gli inglesi vi istituiscono una loro amministrazione.

L'imperatore non accetta neppure questo accordo; vuole gettare a mare gli inglesi. Questi sotto la guida del nuovo ministro plenipotenziario Pottinger decidono di trattare solo dopo aver convinto i cinesi che è inutile combattere. La flotta inglese, con rinforzi dall'India, occupa Amoy, rioccupa Dinghai, sbarca su tutta la costa orientale della provincia del Zhejiang, conquista Shanghai e risale lo Yangzi. Il 21 luglio 1842 occupa Zhenjiang all'incrocio tra il canale imperiale e il fiume. L'imperatore a questo punto accetta di trattare.

V. TRATTATO DI NANCHINO

Ai plenipotenziari cinesi, Pottinger presenta un ultimatum, pena il bombardamento di Nanchino. Sotto questa minaccia, il commissario imperiale Qiying firma il 29 agosto il Trattato di Nanchino, che apre la serie dei "Trattati ineguali".
Oltre a un'indennità di 21 milioni di dollari (messicani), il trattato decide: cessione perpetua di Hong Kong alla corona inglese, apertura di cinque porti (Canton, Fuzhou, Amoy, Ningbo, Shanghai), tariffe doganali unitarie, corrispondenza ufficiale su basi di parità. Nei cinque porti possono risiedere inglesi con le famiglie e vi godono dell'extraterritorialità.
I funzionari sono particolarmente feriti dalla clausola sulla parità ("cielo e terra sono ribaltati"); ma il danno più grave, come risulterà col tempo, è la clausola sui diritti doganali. Dell'oppio, che era stata la scintilla del conflitto, il trattato parla appena indirettamente.
Nel 1844, analoghi accordi vennero stipulati dai cinesi con Stati Uniti e Francia, accordando anche a loro la clausola della ""nazione più favorita". Senza combattere la "guerra dell'oppio", francesi e americani entrano così nel teatro cinese.

G. Melis

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Compagnia delle Indie vi dice nulla ?
by regni semi indipendenti Sunday, Mar. 13, 2005 at 7:33 PM mail:

L'OPPIO

Nella prima metà dell'ottocento l'oppio presto divenne una delle voci principali del commercio britannico (e non solo) con i paesi dell'estremo oriente. In particolare la Compagnia delle Indie aveva instaurato un triangolo commerciale tra Gran Bretagna, India e Cina, basato sullo smercio di te, seta (dalla Cina), dell'oppio (dal Bengala soprattutto, ma anche dai regni semi indipendenti del Rajputana e dell' India centrale) e del cotone lavorato (dall' Inghilterra). La Compagnia acquistava l'intera produzione di oppio in regime monopolistico, e si preoccupava delle seguenti fasi, cioè della raffinazione e della vendita agli esportatori, scavalcando difatto il divieto decretato da un editto imperiale che ne proibiva l'importazione in madre patria. Spesso alcune compagnie agivano per conto di potenze straniere (come la Dent & Co, dove lo stesso Dent era console del Re di Sardegna). Il contrabbando dell'oppio ed il subentro di liberi mercati scardinarono il vetusto sistema tributario tradizionale con cui la Cina era solita inquadrare il commercio con gli stranieri. Veniva meno la possibilità di applicare il principio della responsabilità collettiva, non essendo più i singoli mercanti identificabili con un unico soggetto. Il contrabbando tra l'altro permetteva di espandere i commerci anche in quei porti a nord di Canton (finora votata ad unico porto aperto ai commerci con gli stranieri), sino ad allora rimasti chiusi ai mercanti stranieri. Per un complesso gioco economico di esportazioni tra Europa, India e Cina, le compagnie occidentali avevano un'estremo bisogno di penetrare economicamente in Cina.

I funzionari cinesi addetti al commercio con l'occidente (hong) si trovarono d'un tratto ad essere nella condizione di non riuscire a gestire i traffici, aumentati considerevolmente dal divieto di monopolio fatto alla Compagnia nel 1833. Ai problemi organizzativi da parte cinese si aggiunse anche la piaga della corruzione. Per aumentare il volume degli affari venne nominato ed inviato a Canton Lord Napier nello stesso anno. Il suo compito sarebbe stato quello di preparare la strada al successivo intervento di Palmerston (capo del ministero degli esteri anglosassone), di proteggere, promuovere ed estendere il commercio britannico, di prendere contatti diretti con Pechino (che fino ad allora aveva tenuto una politica del tutto sinocentrica e snobistica nei confronti delle potenze straniere, dimostrando in questo caso pochissima lungimiranza). Sin dal suo arrivo a Macao nel luglio del 1834, Napier si mosse piuttosto maldestramente. Inviò una lettera al vicerè di Canton, e si recò a Canton. Così facendo, Napier inavvedutamente aveva violato una serie di norme d'etichetta: si era recato a Canton senza autorizzazione, aveva contattato il vicerè saltando la prassi formale, ed aveva inviato una lettera e non una petizione, come da protocollo. Il vicerè in un primo tempo ignorò volutamente la presenza di Napier, poi verso la fine di agosto vietò il commercio con gli occidentali, impedì i rifornimenti a Napier e circondò le fattorie dei mercanti stranieri. Napier spezzò l'assedio cinese con l'intervento di due fregate, e schierando i suoi marinai a protezione degli insediamenti occidentali. Temendo però il deteriorarsi del commercio con l'Europa, decise ad acconsentire alle richieste cinesi e se ne tornò a Macao, dove morì poco dopo. I suoi successori preferirono tornare alla politica conciliante con le controparti asiatiche. Nel dicembre dell'anno dopo Palmerston inviò nella zona Charles Elliot a capo di una flotta navale. Elliot continuò l'arrogante politica inglese inaugurata da Napier comunicando direttamente con il vicerè, il quale invece insisteva nella necessità di dover essere contattato solo attraverso i suoi funzionari incaricati (le hong, associazioni di mercanti insigniti da editto imperiale a trattare con gli occidentali).



La Prima Guerra dell'Oppio (1839-1842)

Da questo momento la situazione cominciò a precipitare. Il contrabbando continuava a dilagare e i danni morali, fisici, economici e sociali causati dalla droga cominciva ad essere un problema drammatico per la Cina. I mercanti hong nel novembre del 36 decisero di espellere i contrabbandieri più spudorati. Vennero redatti altri emendamenti che regolavano il commercio dell'oppio. Nel dicembre dell'anno successivo un gestore di una fumeria d'oppio venne giustiziato davanti alle fattorie occidentali. Verso la fine del 1838, l'imperatore Tao-Kuang cerca di rendere effettivo il divieto, in seguito anche alla morte di un figlio per colpa della droga. A settembre arrivò a Canton un funzionario straordinario, Lin Zexu, integerrimo proibizionista. Lin diede avvio ad una serie di interventi decisivi volti a stroncare una volta per tutte l'odioso commercio: punizione degli oppiomani accompagnate a misure di assistenza medica, isolamento e repressione dello spaccio interno, confisca delle riserva degli esportatori stranieri. Lin Zexu però sottovalutò l'importanza per la Gran Bretagna del commercio dell'oppio. Difatto gli industriali inglesi si trovarono alleati degli spacciatori nel tentativo di aprire le frontiere economiche cinesi. I britannici furono allontanati con la forza, prima da Canton, successivamente anche da Macao. La reazione britannica non si fece attendere, e fu estremamente violenta. Truppe guidate da George Elliot (cugino di Charles) cinsero d'assedio Canton e occuparono l'isola di Tinghai, ottenendo con la Convenzione di Chuenpi la cessione di Hong Kong e il pagamento di una indennità (6 milioni di dollari). In seguito altre truppe guidate da Sir Henry Pottinger sbarcarono sulle coste cinesi occupando Canton, Ningbo e Shanghai (1839-42). Il trattato di Nanchino pose fine alla prima guerra dell'oppio e costituì il primo di una serie di trattati ineguali che da quel momento cominciarono ad umiliare la Cina nel corso dei successivi 80 anni. Esso stabiliva la cessione di Hong Kong alla Gran Bretagna, l'apertura dei porti di Canton, Shanghai, Ningbo, Xiamen e Fuzhou e il pagamento di una forte indennità. Nel luglio del 1843 il trattato viene perfezionato. Ad ottobre viene stipulato il trattato del Bogue che sanciva il principio di extraterritorialità per i sudditi britannici, ed in seguito esteso anche ad americani e francesi. I francesi ottennero anche il diritto per i loro missionari di esercitare la loro missione evangelizzatrice.

La Seconda Guerra dell'Oppio

Con la morte nel 1850 di Tao Kuang cambiò la politica estera cinese. Xie Feng, il nuovo imperatore xenofobo, già l'anno successivo alla sua salita al trono inaugurò una nuova stagione di conflitti, destituendo i vecchi funzionari con nuovi quadri molto meno concilianti con gli occidentali. Gli inglesi a loro volta inviarono sul posto Sir John Browning con le precise istruzioni di aumentare il numero di porti e di ottenerne di fluviali per penetrare economicamente anche all'interno del paese. Presto risorsero le antiche incomprensioni. I cinesi accusavano gli inglesi di mancanza di collaborazione nello stroncare il contrabbando dell'oppio. Inglesi e francesi nel 1856 erano alla ricerca del primo pretesto utile per dichiarare nuovamente guerra alla Cina, insoddisfatte dai risultati ottenuti con la prima guerra. Gli eventi scatenanti furono due episodi nonostante tutto di limitata importanza, ma per le potenze europee erano più che sufficienti per scatenare un conflitto: l'arresto dell'equipaggio di una nave contrabbandiera e la morte di un missionario francese. Con il trattato di Tianjin (1858) e con quello di Pechino (1860) si pose fine a questa seconda guerra. In base al primo trattato, la Cina doveva pagare un'indennità ancor più pesante di quella versata precedentemente. Dovette aprire altri porti e concedere libera circolazione ai mercanti e ai missionari. Inoltre venne ceduta la penisola di Kowloon (Hong Kong). Più avanti i diplomatici cinesi riuscirono ad ottenere dalla Gran Bretagna una importante concessione: i "nuovi territori" (l'entroterra di Hong Kong) sarebbero difatti tornati alla Cina dopo 99 anni.

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Due guerre condotte da britannici e francesi contro la Cina
by GUERRE DELL'OPPIO Sunday, Mar. 13, 2005 at 7:35 PM mail:

Oggi l' OCCIDENTE vuole ipocritamente fare guerra alle droghe, ma guardiamo cosa abbiamo fatto ieri con esse e ... per esse !!!

OPPIO, GUERRE DELL'
(1839-1842 e 1856-1860). Due guerre condotte da britannici e francesi contro la Cina dei Qing nel XIX secolo, che avevano al centro la questione del contrabbando dell'oppio (monopolio dell'' oppio). Favorirono la spinta per l'apertura commerciale e diplomatica della Cina e, nel caso specifico della seconda, anche le rivalità tra potenze che cercavano di crearvi una propria "sfera d'influenza". La prima (1839-1842) scoppiò in seguito ai drastici provvedimenti anticontrabbando presi dall'inviato speciale dell'imperatore, il commissario Lin Zexu (confisca e distruzione di ingenti quantitativi di oppio illegalmente detenuti dai mercanti, quasi tutti inglesi, a Canton) e alla susseguente richiesta, respinta, di versare una cauzione a garanzia di futuri coinvolgimenti nel contrabbando, pena l'esclusione dai commerci con la Cina. Dapprima si combatté intorno a Canton, poi (1841-1842) le navi inglesi risalirono lo Yangzi e minacciarono Nanchino. La resistenza cinese, debole, scoordinata e male armata, fu travolta: la Cina, con i trattati di Nanchino (1842), fu costretta ad aprire cinque porti al commercio internazionale e a cedere Hong Kong alla Gran Bretagna. L'oppio era ufficialmente ignorato, ma il contrabbando si estese e dilagò. La seconda guerra dell'oppio (1856-1860) fu condotta da Gran Bretagna e Francia con l'appoggio diplomatico di Russia e Usa. I pretesti furono, per la Francia, l'esecuzione di un missionario e, per la Gran Bretagna, il fermo di un battello cinese (l'Arrow) che compiva operazioni di contrabbando sotto bandiera britannica. Lo scopo reale era quello di ampliare la penetrazione commerciale in Cina e ottenere speciali concessioni diplomatiche, economiche e per le attività missionarie. Gli anglo-francesi presero Canton (dicembre 1857) e i forti di Dagu (maggio 1858) nei pressi di Tianjin, via di accesso a Pechino. I cinesi cedettero e sottoscrissero il trattato di Tianjin (1858), con cui vennero aperti altri dieci porti e si legalizzò il commercio dell'oppio, oltre a dare speciali privilegi ai missionari francesi. Ma la pretesa anglo-franco-americana di forzare il passo, in armi, a Dagu, bloccò la ratifica dei trattati e portò a un pesante scacco militare per gli occidentali. Questi, riprese le ostilità, avanzarono su Pechino (agosto 1860) e saccheggiarono e distrussero il palazzo imperiale. Ne seguì la convenzione di Pechino (1860) che pose fine alla guerra con molte altre concessioni agli occidentali, tra cui il diritto per i rappresentanti diplomatici di risiedere a Pechino. La debole reazione dei Qing era il riflesso della profonda crisi interna della Cina imperiale, ma era in parte da ascrivere alla molto maggior preoccupazione delle classi dirigenti per la rivolta dei taiping (1850-1864), che le portò ad accettare, sollecitandolo, l'aiuto militare anglo-francese per reprimerla ancor prima che la guerra si concludesse. Questo atteggiamento e l'inettitudine mostrata in entrambe le guerre dai comandanti mancesi fecero crollare il residuo prestigio della dinastia e ridiedero vigore a sentimenti nazionalistici antimancesi e a spinte xenofobe di cui si nutrì l'opposizione politica nel cinquantennio successivo.

C. Zanier

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E se la Cina mi fara' perdere la pazienza che non ho mai avuta ...........................
by George Double Vù Bu$h Sunday, Mar. 13, 2005 at 9:25 PM mail:

Faremmo come in Viet Nam !

Punto e basta.

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la pazienza gia' la hai fatta perdere proprio tu
by proletario armato e comunista Monday, Mar. 14, 2005 at 12:12 AM mail:

la pazienza gia' la hai fatta perdere proprio tu caro Bush (arbusto!) al resto del mondo: sta' venendo per te ed i tuoi u$a la resa dei conti FINALE !

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abbasso l'occidente
by provocatore Thursday, Mar. 17, 2005 at 9:22 PM mail:

terrorista e sfruttatore alla neo con.

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