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LA NOTTE NERA DI MILANO
by I COMPAGNI E LE COMPAGNE DI DAX Tuesday, Mar. 15, 2005 at 12:54 AM mail:

VIOLENZE AL SAN PAOLO: ORDINARIA AMMMINISTRAZIONE



Non abbiamo alcuna simpatia per le forze dell’ordine e questo non facciamo fatica ad ammetterlo, ma cosa ce ne poteva importare di quattro sbirri nel momento in cui ci veniva data la notizia che il nostro amico e compagno Dax era morto?
Ma la disperazione vissuta da quei primi compagni giunti al Pronto Soccorso era una scena di ordinaria amministrazione per gli uomini in divisa che erano presenti. L’ordinaria disperazione che sono abituati a gestire quando sfrattano dalle proprie case la gente, o quando prelevano immigrati per spedirli fuori dai confini europei, e con questo tipo di disperazione la risposta di polizia e carabinieri è sempre pronta: violenza e repressione. Per farlo si prendono la briga personalmente di dotarsi degli strumenti più adatti, come le mazze da baseball tirate fuori da qualche volante. Tutto ciò è risaputo e anche tollerato dalle istituzioni al governo, infatti gli abusi di potere operati dalle forze dell’ordine in questo paese hanno sempre goduto della più totale impunità. Di questo episodio di ordinaria violenza però se ne è parlato molto, e oltre agli evidenti danni fisici riportati da compagne/i, numerose sono state anche le testimonianze di medici e infermieri del Pronto Soccorso, seguite dagli undici esposti depositati contro l’operato delle forze dell’ordine. Ed ecco spuntare sul tavolo del magistrato una relazione della polizia scritta un mese e mezzo dopo i fatti di quella notte, a giustificazione del comportamento dei propri uomini. Da quanto riportato, uno di noi alla notizia della morte di Dax avrebbe cominciato a prendere a testate sia le vetrate del Pronto Soccorso sia gli altri presenti, provocando così i nasi rotti e le botte in testa; ancora, il compagno ripreso da un videoamatore a terra mentre riceve calci e pugni, sarebbe scivolato (!?) mentre tentava di aggredire un carabiniere. Di fatto quella relazione strampalata ha dato seguito a 4 avvisi di garanzia, di cui 2 addirittura ai compagni che erano insieme a Dax in via Brioschi, accoltellati a loro volta ma in maniera meno grave e che si trovavano al San Paolo per essere medicati…
Non c’è fine alla barbarie di quella notte, che ha coinvolto dei soggetti evidentemente al di fuori di ogni tutela e di ogni diritto; così mentre le indagini proseguono, noi ci prepariamo al peggio, per questo continuiamo ad ribadire che la nostra giustizia non passa dai tribunali!

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LA NOTTE NERA DI MILANO
by MATERIALI Tuesday, Mar. 15, 2005 at 12:58 AM mail:

MASSACRATI ED INDAGATI La notte del 16 marzo 2003 a Milano nel quartiere Ticinese tre compagni vengono aggrediti e feriti da alcuni fascisti. Davide muore, Alex rimane gravemente ferito. Alcune decine di compagni accorsi all’ospedale S. Paolo per sincerarsi delle condizioni dei feriti, vengono massacrati dagli agenti di Polizia e Carabinieri all’esterno e all’interno del pronto soccorso.

Nei giorni seguenti si sono susseguite deliranti dichiarazioni e menzognere ricostruzioni dei fatti da parte di questura e prefettura, riprese immediatamente da giornali e televisioni.
Si è liquidato l’assassinio fascista di via Brioschi come una rissa tra balordi. Si è voluto imputare il ritardo dei soccorsi all’atteggiamento aggressivo dei pochi compagni accorsi sul luogo, quando invece un video amatoriale rivela la presenza di numerose volanti che bloccano tutte le vie d’accesso a via Brioschi. Si è voluto dipingere il dolore e la preoccupazione degli amici di Dax accorsi al S.Paolo come un attacco mirato alle forze dell’ordine, con tanto di sassaiola laddove sassi non ce ne sono.
Come non dimenticare le sconcertanti dichiarazioni del Questore quando accusava i compagni presenti quella notte di voler trafugare la salma di Dax. Ma certificati e dichiarazioni da parte di medici e infermieri dell’ Ospedale San Paolo, gli esposti di 11 compagni massacrati brutalmente oltre che un secondo video amatoriale, smentiscono categoricamente le ricostruzioni delle forze dell’ordine sulla notte del 16 marzo.

Del resto la storia recente di questo paese ci insegna come per nascondere le proprie palesi nefandezze, polizia e carabinieri utilizzino false prove e personalissime ricostruzioni. È emblematica la mattanza della scuola Diaz a Genova durante i giorni del G8 nel luglio del 2001,giustificata dal ritrovamento di 2 bottiglie molotov risultate poi trasportate, per ammissione, dagli stessi da agenti di Polizia. Quelle giornate, e prima ancora quelle di Napoli, non sono casi isolati di gestione violenta dell’ordine pubblico, ma rappresentano un disegno preciso ed una evoluzione in senso repressivo delle politiche di controllo nei confronti dei movimenti di lotta e delle fasce sociali più deboli.

Ora quattro dei compagni massacrati all’ospedale S.Paolo vengono accusati, tra le altre cose, di aver provocato gravi lesioni ad una ventina tra poliziotti e carabinieri, ed altri potrebbero essere identificati a breve. Oltre al rischio penale che corrono questi compagni, si rischia di perdere così il senso di ciò che realmente è accaduto quella notte. Si cerca di accollare ai compagni la responsabilità di aver causato tutto ed alle polizie al massimo si imputerà di avere esagerato (per adesso neanche questo!)…una strategia speculare all’indagine per via Brioschi!

Contro le ricostruzioni in malafede fatte nelle caserme e nei commissariati va ripresa la mobilitazione in difesa dei compagni e della verità su quella notte di terrore poliziesco e fascista.

Abbattiamo il muro della menzogna!


ANTIFASCISTI/E MILANESI

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la notte nera di milano
by materiali Tuesday, Mar. 15, 2005 at 1:00 AM mail:

MILANO. 17 MARZO 2003 ORE 00.15-00.30. OSPEDALE S. PAOLO.


Succedeva a Milano che la notte del 16 Marzo 2003,in una via del quartiere ticinese venivano accoltellati, da un terzetto di nazisti, quattro ragazzi dei centri sociali milanesi tra cui Davide Cesare e lo stesso veniva portato all’ospedale s. Paolo, veniva seguito dai suoi compagni avvisati dell’accaduto. Una volta arrivati al pronto soccorso dell’ospedale, si veniva a conoscenza del fatto che Davide “dax” era morto.
Il dolore e la disperazione per la notizia erano fortissimi, nessuno però si poteva immaginare quanto stava per accadere.
Insieme alla fortissima disperazione, vi era anche una fortissima presenza e pressione da parte di agenti di polizia e carabinieri che presidiavano l’ingresso del pronto soccorso dal dolore degli amici di Davide……, un dolore fatto di lacrime e abbracci,una angoscia pressante che per natura non poteva essere diversa.
Ma in questo scenario da incubo c’era chi non viveva questo dramma,ma vedeva la possibilità di infierire prima in maniera verbale,con insulti e poi in maniera fisica con spintoni e manganellate sulle persone presenti,il motivo è presto detto gli amici di dax sono comunisti, anarchici,antifascisti e contrari al sistema di privazioni e sfruttamento che ci viviamo.
L’attacco si è concretizzato in pochi minuti;da una richiesta da parte nostra di essere lasciati soli con la consapevolezza che non avremmo mai messo a rischio il funzionamento dell’ospedale,si è scaturita una pesantissima carica da parte delle forze di polizia che inferociti,da bava alla bocca,prima picchiavano all’ingresso del pronto soccorso e poi ci inseguivano fin dentro i corridoi e le stanze,mettendo loro si a rischio i pazienti e le strutture del p.s. e creando una situazione di blocco totale della struttura. Ma non si è trattato di una carica nel termine classico del termine,perché una volta finito l’inseguimento dentro i corridoi di un luogo che dovrebbe essere di cura e tranquillità e comunque che per buon senso di un non luogo di inseguimenti,considerando anche la nostra non pericolosità, l’accanimento delle polizie si è scatenata con una caccia all’uomo e muniti di mazze da baseball andavano a cercare le persone una ad una pestandoli sotto l’occhio di una telecamera, o nascosti nell’ombra, spaccando teste e denti o tirando fuori dalla sala del p.s. l e persone per poi picchiarli ammanettati a terra con anfibiate e radio di servizio spaccando nasi, zigomi,braccia. Questo è il vero volto di polizia e carabinieri, perché è questo che è successo a noi a Milano è successo a Genova a Napoli, e in migliaia di altri posti e di altre persone,che non hanno mai avuto la possibilità di denunciarlo, ma noi lo abbiamo fatto, e lo abbiamo dimostrato con fotografie e referti medici e le nostre testimonianze, lo ha contestualizzato un ignaro privato cittadino che con la sua piccola telecamera ha immortalato le sequenze del pestaggio di un nostro compagno indifeso e a terra.
Abbiamo denunciato alla magistratura quello che è successo,non perchè abbiamo fiducia in questa ultima ma perché abbiamo ritenuto indispensabile far sapere ciò che è realmente accaduto,visto che la Questura mandava dichiarazioni e versioni incredibilmente false e sconvolgenti,ma non abbiamo denunciato i singoli agenti –picchiatori- presenti quella notte,li riteniamo come “le ultime ruote del carro”, manovalanza al servizio di meccanismi repressivi e di controllo, di cui sono ingranaggio, ma che viaggiano al di sopra delle loro teste,vogliamo denunciare politicamente l’atteggiamento di cui i dirigenti delle forze dell’ordine sono responsabili,se ne sono fregati di quello che succedeva al s. Paolo e hanno demandato ai degli agenti inferociti la gestione della situazione,hanno deciso dalle loro stanze che oltre ad un assassinio poteva starci anche un pestaggio,una lezione stile scuola Diaz di Genova da dare al movimento milanese. Ci sono altri responsabili in tutta questa situazione, e sono il Ministero degli Interni e della Difesa,che con le loro politiche e le loro coperture,legittimano e favoriscono atteggiamenti di questa e altre portate. Le polizie continuano ad avere un involuzione autoritaria e fortemente asservita ai poteri forti, e sempre più legata ad una cultura di destra e anti sociale.
Ora ad un anno e nove mesi dall’accaduto la magistratura si fa sentire con una richiesta paradossale,vengono rinviati a giudizio quattro di noi e di tre agenti,come se noi quattro o undici che eravamo in totale avessimo potuto picchiare a mani nude venti agenti armati,che oggi si presentano come parte civile,chiedendo i danni,e facendo la parte delle vittime.


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Non si..
by alberto Tuesday, Mar. 15, 2005 at 8:39 AM mail:

..tratta di essere contro la polizia o gli sbirri come è in uso. Sbirri è un termine, a mio avviso non necessariamente dispregiativo, che indica separazione. Noi, tutti, buoni, cattivi ma siamo di quà. Di là gli sbirri. Anche loro buobi a cattivi.E' nata solamente come un'accezione linguistica indicante la separazione. Ma comunque, poliziotti o sbirri. Io personalmente non sono contro di loro. Ma non sono d'accordo con Pasolini circa la loro indiscussa identità culturale e sociale da prendere necessariamente tra il popolo e nel popolo. Non sono d'accordo. E' anche gente che sceglie non l'unico posto di lavoro che si offre ma sicuramente il più facile. il più comodo. Niente da obiettare se non un generalizzato senso di fastidio. Io lavoro, sempre, 12 ore, le mie ferie non so se esistono. Gli ultimi 4 anni non sono esistite. Non ho pensione, se sto male non guadagno e non mando i pupi al mare con gli autubus azzurri. Ma tant'è!! Il mio disagio nasce dal fatto che avendo conosciuto il bobby inglese ed avendolo rispettato come uomo e come istituzione non riesco ad avere lo stesso sentimento nei confronti del carabiniere o del poliziotto. Perchè? Troppo pochi marescialli rocca o troppo poche le 4 serie di distretto o della squadra?
Perché il solo sentimento che abbiamo, diffuso, sincero nei loro confronti è il timore, a volte la paura ma mai ammirazione. Quella che si vede solamente nei loro calendari. Solo lì però. Peccato.

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trafugamento della salma di Dax
by culicchia Tuesday, Mar. 15, 2005 at 1:08 PM mail:

Ancora pero' è poco chiara la vicenda del tentato trafugamento della salma di DAX da parte di due punkabestia...

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trafugato
by trafugato Tuesday, Mar. 15, 2005 at 2:33 PM mail:

volevano trafugare la salma per mangiarsela :))))

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stacanovista!
by gigi Saturday, Mar. 19, 2005 at 7:28 PM mail:

Alberto, lavori dodici ore al giorno, non hai ferie e non paghi contributi, ma da come parli sembra che guadagni meno di un agente di Polizia, che secondo te manda i figli al mare su autobus azzurri (dove l'hai visto?). Ma che lavoro fai? Lo schiavo? L'operaio in una fabbrica dell'Ottocento? Il giardino del vicino è sempre più verde, ma anche il mestiere del Poliziotto non è tutto rose e fiori. Il Poliziotto o Carabiniere spesso è assegnato a reparti distanti centinaia di chilometri da casa, è costretto a vivere in caserma e molte sue mansioni dure. Cerca di avere un approccio meno timoroso verso le forze dell'ordine, sono persone comuni come noi, giustamente, come dici tu, ci sono buoni e cattivi, competenti e incompetenti, ma vanno rispettate per il lavoro che svolgono come tutti i lavoratori.

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Testimonianza di due medici del San Paolo
by info Sunday, Nov. 06, 2005 at 1:59 PM mail:

dal Corriere della Sera del 21 marzo 2003.

Chi scrive questa testimonianza sono due medici del San Paolo

«Il Pronto Soccorso è stato violato e offeso nella sua
missione civile»


Richiamati dal clamore proveniente dall'accesso stradale al
Pronto soccorso, che si trova proprio sotto le finestre del
reparto dove ci trovavamo, abbiamo assistito a violente
cariche da parte delle forze dell'ordine, seguite da ripetuti episodi di aggressione da parte di gruppi di 3-4 agenti che, dopo l'inseguimento di qualche individuo rimasto isolato, procedevano con angosciante sistematicità a immobilizzarlo e a colpirlo con i manganelli, il cui suono, nei lunghi attimi di silenzio interposti tra le grida, gli insulti e le minacce proferite da ambo le parti ormai allontanatesi, era udibile persino da noi che dal sesto piano dell'ospedale, con sensazione di impotenza, assistevamo alla scena. Siamo dunque scesi all'interno dei locali del Pronto soccorso, che ci sono apparsi devastati dalle cariche avvenute anche all'interno dell'ospedale, con vetri frantumati, chiazze di sangue dovunque sul pavimento, sangue sui volti e gli indumenti di giovani alcuni dei quali coglievamo nel pianto, altri a gridare la loro rabbia e dolore, altri ancora a insultare polizia e carabinieri.
Ci siamo scambiati i racconti con i colleghi del Pronto
soccorso, medici e infermieri. In diversi avevano assistito
nelle sale di attesa e nei corridoi a inseguimenti e
aggressioni simili a quelle da noi viste all'esterno; altri ci hanno riferito di vetrate, quelle stesse che poi vedremo
apparire sui giornali e in televisione, infrante da agenti; in tanti ci hanno parlato di insulti e minacce rivolte dai
giovani verso le forze dell'ordine, apparentemente vissute
come corresponsabili in qualche modo dell'aggressione subita nella notte in via Brioschi, seguite da provocazioni
reciproche e dal rapido e inarrestabile degenerare della
situazione; tutti escludevano aggressioni, e tanto meno
«rivendicazioni» di cadavere, da parte dei giovani nei
confronti del personale medico e infermieristico in servizio.
Nell'inferno dantesco in cui ci siamo trovati in quelle ore
l'ospedale ci appariva violato e offeso nella sua missione
civile di assistenza e cura prestata a chiunque e ancora più offesa appariva la memoria del ragazzo condotto qui privo di vita. Siamo usciti all'esterno dell'ospedale e, lungo il tragitto che porta verso l'uscita stradale, ecco apparire ancora volti tumefatti, sangue, rabbia, ma ora la situazione sembra più tranquilla e sotto controllo. Alle grida di qualcuno, che afferma che dentro le auto della polizia sono rinchiusi dei feriti e che è reato sottrarli alle cure mediche, viene estratto in silenzio un giovane dal volto e dagli abiti insanguinati, piangente, a cui vengono tolte le manette e che viene spinto zoppicante verso il Pronto soccorso.
Tali sono la sorpresa dell'apparizione, e il dolore e
l'indignazione che ci hanno sopraffatti, che non ci viene
neppure in mente di imporre di far sedere il ragazzo in attesa di una barella. Del resto, in abiti borghesi, ci pare che difficilmente saremmo creduti medici. Crediamo, anche, di scorgere qualcosa dei nostri sentimenti riflettersi sui volti di alcuni degli agenti, alcuni in abiti borghesi, che sembrano giunti da poco e ritroviamo in zone distinte da quelle dove si trovano quelli che maneggiano strumenti anti-sommossa. Li vediamo muoversi e parlare in modo diverso e sembrano, così ci pare, condividere in qualche modo le amare riflessioni che incominciano ad affacciarsi alla nostra mente sull'operato di tanti dei loro colleghi.
Ci pare, o comunque desideriamo sperare, che gli ultimi
arrivati rappresentino i veri tutori dell'ordine pubblico,
capaci di valutare senza errori la gravità delle minacce cui sono esposti i cittadini e le istituzioni e di intervenire con esperienza e nel modo più efficace per tutelare la libertà collettiva. L'operato di altri, che abbiamo visto in azione per lunghi momenti, sarà sempre destinato, anche nel caso si trattasse solamente di incompetenza, a sollevare dubbi sulle reali intenzioni del loro intervento, a incrinare la fiducia dei cittadini verso le forze dell'ordine, e a compromettere il lavoro, e i sacrifici, di tutti i loro colleghi che agiscono con competenza ed efficacia.

Alberto e Pier Maria Battezzati

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