Indymedia e' un collettivo di organizzazioni, centri sociali, radio, media, giornalisti, videomaker che offre una copertura degli eventi italiani indipendente dall'informazione istituzionale e commerciale e dalle organizzazioni politiche.
toolbar di navigazione
toolbar di navigazione home | chi siamo · contatti · aiuto · partecipa | pubblica | agenda · forum · newswire · archivi | cerca · traduzioni · xml | classic toolbar di navigazione old style toolbarr di navigazione old style toolbarr di navigazione Versione solo testo toolbar di navigazione
Campagne

autistici /inventati crackdown


IMC Italia
Ultime features in categoria
[biowar] La sindrome di Quirra
[sardegna] Ripensare Indymedia
[lombardia] AgainstTheirPeace
[lombardia] ((( i )))
[lombardia] Sentenza 11 Marzo
[calabria] Processo al Sud Ribelle
[guerreglobali] Raid israeliani su Gaza
[guerreglobali] Barricate e morte a Oaxaca
[roma] Superwalter
[napoli] repressione a Benevento
[piemunt] Rbo cambia sede
[economie] il sangue di roma
Archivio completo delle feature »
toolbarr di navigazione
IMC Locali
Abruzzo
Bologna
Calabria
Genova
Lombardia
Napoli
Nordest
Puglia
Roma
Sardegna
Sicilia
Piemonte
Toscana
Umbria
toolbar di navigazione
Categorie
Antifa
Antimafie
Antipro
Culture
Carcere
Dicono di noi
Diritti digitali
Ecologie
Economie/Lavoro
Guerre globali
Mediascape
Migranti/Cittadinanza
Repressione/Controllo
Saperi/Filosofie
Sex & Gender
Psiche
toolbar di navigazione
Dossier
Sicurezza e privacy in rete
Euskadi: le liberta' negate
Antenna Sicilia: di chi e' l'informazione
Diritti Umani in Pakistan
CPT - Storie di un lager
Antifa - destra romana
Scarceranda
Tecniche di disinformazione
Palestina
Argentina
Karachaganak
La sindrome di Quirra
toolbar di navigazione
Autoproduzioni

Video
Radio
Print
Strumenti

Network

www.indymedia.org

Projects
oceania
print
radio
satellite tv
video

Africa
ambazonia
canarias
estrecho / madiaq
nigeria
south africa

Canada
alberta
hamilton
maritimes
montreal
ontario
ottawa
quebec
thunder bay
vancouver
victoria
windsor
winnipeg

East Asia
japan
manila
qc

Europe
andorra
antwerp
athens
austria
barcelona
belgium
belgrade
bristol
croatia
cyprus
estrecho / madiaq
euskal herria
galiza
germany
hungary
ireland
istanbul
italy
la plana
liege
lille
madrid
nantes
netherlands
nice
norway
oost-vlaanderen
paris
poland
portugal
prague
russia
sweden
switzerland
thessaloniki
united kingdom
west vlaanderen

Latin America
argentina
bolivia
brasil
chiapas
chile
colombia
ecuador
mexico
peru
puerto rico
qollasuyu
rosario
sonora
tijuana
uruguay

Oceania
adelaide
aotearoa
brisbane
jakarta
manila
melbourne
perth
qc
sydney

South Asia
india
mumbai

United States
arizona
arkansas
atlanta
austin
baltimore
boston
buffalo
charlottesville
chicago
cleveland
colorado
danbury, ct
dc
hawaii
houston
idaho
ithaca
la
madison
maine
michigan
milwaukee
minneapolis/st. paul
new hampshire
new jersey
new mexico
new orleans
north carolina
north texas
ny capital
nyc
oklahoma
philadelphia
pittsburgh
portland
richmond
rochester
rogue valley
san diego
san francisco
san francisco bay area
santa cruz, ca
seattle
st louis
tallahassee-red hills
tennessee
urbana-champaign
utah
vermont
western mass

West Asia
beirut
israel
palestine

Process
discussion
fbi/legal updates
indymedia faq
mailing lists
process & imc docs
tech
volunteer

Vedi tutti gli articoli senza commenti
Occupare, resistere, inventare.
by maska Wednesday, Oct. 19, 2005 at 9:27 PM mail:

Un breve sunto di alcune furberie di tolleranza zero in Torino città

E' ormai un trend in voga da un paio d'anni nelle istituzioni torinesi. Comune, Provincia e Regione, indipendentemente dal colore politico del loro governo sembrano fare a gara ad accaparrarsi il popolo giovane. Si tratta di campagne promozionali e piani triennali per i giovani, che, rispettivamente, Comune e Provincia di Torino hanno deciso di mettere in piedi per dare seguito alle richieste di spazi aggregativi e di socializzazione.
Prendono così vita nel 2003, spazi giovanili come El Barrio o l'Electronic Free Lab. Il Comune, tramite il Vicesindaco Calgaro, sentenzia che gli spazi in città non serve occuparli, ci sono già.
Parole pesanti, che come macigni si stanno concretizzando in questi mesi di pulizia pre-olimpica. E' infatti in un quadro complesso che vanno contestualizzate queste manovre istituzionali.
La creazione di spazi "autonomi" da parte del Comune presuppone un "farla finita" con i tradizionali luoghi di aggregazione, conflitto e resistenza controculturale come i centri sociali occupati o autogestiti. Creare spazi asettici dove i bravi giovani in nome della "par condicio" possano portare tutta la loro estasi creativa. Un'estasi che più non preoccupa, che più non pone in contraddizione il potere costituito.
Una manovra, questa, che pare essere ben più pericolosa della "forza bruta", che è visibile, condannabile ed alla quale ci si puo' contrapporre in modo organizzato. Un grimaldello che piano piano, in nome di un buonismo che puzza sempre più da tregua olimpica, sta entrando e devastando le controculture torinesi.
Accanto infatti alle iniziative dal chiaro contesto propagandistico, esistono esperimenti che, con il beneplacito bipartisan dell'arco istituzionale, prendo lentamente il largo o si confermano nella loro infamia.
E' il caso di Belleville e dell'Hiroshima.
Belleville è il frutto di un'accordo tra il Comune di Torino e tre associazioni giovanili [tra cui Acmos e Terra del Fuoco], cui è stato affidato un grande stabile industriale dismesso. Il progetto prevede la ristrutturazione del complesso in più anni a partire dal 2001, per ricavarne, sotto la direzione delle associazioni intestatarie, spazi ricreativo-culturali. Nasce così una delle strutture più ambigue e ruffiane del panorama torinese. Basta guardarne i bilanci. In una situazione di guerra sociale, tra sgomberi, repressione ed esercito nelle strade, Belleville riceve decine di migliaia di euro da Comune, Circoscrizione e Provincia. Ma non solo. Visto che "Pecunia non olet" e che comunque i soldi sempre fanno comodo, ecco che le sponsorizzazioni accettabili diventano anche quelle dell'ex Assessore regionale di Forza Italia, Giampiero Leo [si proprio lui, quello dei buoni scuola].
Ora, questa ruffianeria istituzionalizzata nella prassi non stupirebbe molto, se questi individui non giocassero a definirsi "di sinistra", "alternativi", talvolta persino "radicali" [ma non troppo, eh...]. E' il caso di quando si è tenuto, lo scorso inverno, il Party Neurogreen [1] - [2] - [3].
Oppure è il caso di quando si cominciano ad individuare le appartenenze. Stiamo parlando di una delle Associazioni che detengono l'appalto di Belleville, in via Caraglio: l'Associazione Terra del Fuoco, quella che ha da poco firmato con Chiamparino tregua olimpica.
Nata da una costola del Coordinamento Studentesco, di Radio Flash e dell'Hiroshima, e costituitasi ad Hoc per l'appalto di Via Caraglio, l'Associazione ha subito fatto bella mostra di sè e delle sue intenzioni: salari da fame per giovani precari [5 euro l'ora per il Progetto annuale comunale Provaci ancora Sam], una politica imprenditoriale prestata al sociale, l'attribuzione pressochè egemonica di molti dei progetti messi in campo dai Comuni di Torino e Provincia [ad esempio Piossasco ed il suo festival musicale "Piossound"] e la messa in moto di un ampio giro di soldi e persone in un grande progetto di scambi internazionali tra Italia e Polonia, fino ad arrivare alla Carovana a Beslan.
Progetti che vengono condotti nella più amplia par condicio istituzionale, utilizzando i soldi delle stesse istituzioni in progetti che poco sanno di "sociale" e molto di campagne pubblicitarie, quando non meri progetti imprenditoriali, "per viverci". Oppure vengono utilizzate per organizzare campagne elettoriali come "Adesso Bresso".
D'altronde dovremmo finire di stupirci e considerare una volta per tutte quale sia l'area di provenienza di questi individui.
Hiroshima Mon Amour e Radio Flash rappresentano ormai da molto tempo [se non da sempre] il modello di centro sociale istituzionale, che non da fastidio a nessuno ma che con l'istituzione ed il suo assetto di potere ci sguazza, ci fa affari, ci amoreggia. Un modello che ostina a darsi uno spolvero da "luogo di sinistra" e che invce ripropone lo stesso schema di potere, le stesse gerarchie. Quando non contribuisce a pubblicizzarne l'opera [leggere tutto il post, commenti compresi].

Come fare a contrastare questo mondo di ruffiani, opportunisti ed "imprentori sociali"?

Ovviamente una risposta univoca non esiste, ne voglio io mettermi a dare lezioni a nessuno/a. Penso che però esistano due soli antidoti al sistema malato dei centri sociali iastituzional-bipartisan. Essendo infatti loro il frutto dell'ideologia del "tutto pulito" di Calgaro, Castellani [do you remember il primo maggio 1999?], Ghiglia e compagnia olimpica bella, non resta che rompergli le uova nel paniere. Non accontentarsi della veste "buona" con cui viene presentata la campagna istituzionale di recluta di nuove leve di boy scout laici votati all'opportunismo e liberi dalla critica: approfondire, leggere, scovare i dati e le informazioni che pure esistono.
Ma soprattutto continuare a rompergli le uova nel paniere, a produrre controculture, ad occupare, a creare autogestione libera dai poteri forti. Criticare, inventarsi e non rinunciare di fronte agli atteggiamenti militar-mediatici che da anni imperversano su Torino e Provincia.

versione stampabile | invia ad un amico | aggiungi un commento | apri un dibattito sul forum
imc-torino esiste!
by bellali Wednesday, Oct. 19, 2005 at 9:44 PM mail:

questa roba dovrebbe andare in colonna centrale, altro che le pippe in lista sui cortei (http://lists.indymedia.org/pipermail/imc-torino/2005-October/thread.html)

-tanfo
+info

versione stampabile | invia ad un amico | aggiungi un commento | apri un dibattito sul forum
cattedrale nel deserto
by Lainz Wednesday, Oct. 19, 2005 at 10:52 PM mail:

è per questo tipo post che indy rimane uno strumento unico ed insostituibile..un diamante in un mare di merda.. grazie all'autore soprattutto visto lo stato penoso in cui versavano i thread riguardanti la città taurinense...

versione stampabile | invia ad un amico | aggiungi un commento | apri un dibattito sul forum
omissis
by @@@ Thursday, Oct. 20, 2005 at 2:29 AM mail:

Eccellente reportage. Un bel lavoro giornalistico da approfondire e integrare.
Comincio io sottolineando un paio di, certo non intenzionali, omissis.
Sono convinto infatti che l'autore abbia ragione quando sostiene che questi alternativi in salsa comunale sono l'altra faccia (la carota insipida) degli sgomberi e della repressione. Ma in virtù di ciò la denuncia deve essere completa.
Tra gli spazi di To&tu c'è il 211, dove da qualche tempo trovano posto le feste di radio Blackout, "l'unica radio 'libera' di Torino", dicono alcuni. Ma fin qui, in fondo, niente di strano: l'unica radio libera di Torino occupa spazi concessi dal comune in comodato e gode delle agevolazioni "statali" per le radio comunitarie.
Non mi scandalizza. Credo che facciano bene ad accettare il posto del comune e le agevolazioni dello stato: se si può si prende, altrimenti il rischio è quello di chiudere i battenti. Certo che certi toni da paladini dell'illegalismo se li potrebbero risparmiare...
Nel testo l'autore cita anche la sponsorizzazione di Giampiero Leo di Forza Italia.
Vale la pena di spendere due parole su questo democristiano di razza, passato indenne dalla prima alla seconda repubblica restando sempre inchiodato ad una poltrona di potere. Ciellino di stretta osservanza, il buon Leo, negli ormai lontani anni '80 era assessore alla cultura del Comune di Torino. Già allora la sua attenzione era diretta alle culture giovanili. Finanziò con cinque milioni di lire di allora una rassegna cinematografica che si svolse in un cinema di Corso Belgio. Il titolo della rassegna era "LUCENERA", gli organizzatori il collettivo di punx e anarchici "Avaria". Questa sigla scomparirà di lì a poco travolta da divisioni le cui linee sono ancora visibili nei sotterranei della politica torinese. Ma non i suoi protagonisti, la maggior parte dei quali saranno tra gli occupanti di uno stabile di proprietà di un ente morale cattolico in via Passo Buole. Lo stabile, una casetta con giardino, dopo una lunga carriera come asilo gestito dalle suore aveva da tempo chiuso i battenti ed era abbandonato.
Dopo un primo tentativo di occupazione arriva lo sgombero e poi una nuova occupazione. A questo punto l'assessore Leo offre una mediazione. Un rappresentante dell'ente morale cattolico, tre occupanti dell'ex asilo divenuto El Paso e lo stesso Giampiero Leo si siedono attorno ad un tavolo. Gli occupanti entrano squatter ed escono inquilini, dopo aver firmato con il rappresentante dell'ente un contratto di comodato gratuito. Dal canto suo, Leo si impegna a nome del comune ad acquistare lo stabile entro l'anno. Dall'anno successivo El Paso è ospitato in locali di proprietà comunale. Come giustamente si legge in calce alla loro firma "Nè centro, Né sociale, Né squatter".
Anche in questo caso non trovo vi sia nulla di scandaloso.
Purché si abbia l'umiltà di ammetterlo.
Una notazione curiosa. Per anni sulla porta di ingresso di El Paso è stata affissa copia del contratto firmato tra Leo, il rappresentante della proprietà e tre occupanti. Con ragione si vantavano del buon risultato conseguito e se ne vantavano pubblicamente. Purtroppo in seguito il portone sbiadì e i pasici si ersero a paladini dell'ala dura, quella che non accetta comodati e compromessi.
È una storia vecchia e quasi dimenticata ma vale la pena rammentarla non per sminuire l'importanza dell'occupazione come mezzo per riappropriarsi di spazi da sottrarre alla logica della merce, del profitto, della gerarchia ma per rilanciarne l'importanza nella consapevolezza delle difficoltà che abbiamo di fronte, difficoltà tanto maggiori oggi che la città vetrina di Chiamparino e soci, onnivora, divora ogni spazio non omologato e non omologabile.
Quella degli spazi è una lotta che si vince se intorno a questi progetti c’è tensione, interesse, ampia volontà di mettersi in gioco e dare sostegno. Una miscela che in quegli anni lontani e per buona parte del decennio successivo ha funzionato, ma oggi sembra non tenere più. Allora gli spazi del comune non avrebbero retto una stagione, oggi, hainoi, sono affollatissimi di gente che senza accorgersene passa il venerdì al Barrio e il sabato all’Aska, al Paso, al Gabrio.
Non si tratta di resuscitare una stagione morta e, per molti altri aspetti, poco esaltante. Spesso i posti occupati sembravano più isole senza ponti che luoghi di sovversione e conflitto. Oggi da questo punto di vista la situazione è migliorata, perché molti posti sono fucine di attività, progetti e lotte che si proiettano fuori. Forse è anche per questo che danno più fastidio che in passato. La pulizia olimpica è il pretesto atteso da anni per tentare di regolare i conti.
Se vogliamo che ciò non avvenga serve un lavoro politico e sociale diffuso che sappia rompere la gabbia dell’isolamento, costruendo autogestione e conflitto sociale, radicale ma comunicativo.

versione stampabile | invia ad un amico | aggiungi un commento | apri un dibattito sul forum
polemiche
by chk Thursday, Oct. 20, 2005 at 11:20 AM mail:

"Certo che certi toni da paladini dell'illegalismo se li potrebbero risparmiare..."

cioè?
le stoccate dialettiche sono fini a se stesse se non argomentate.
radio blackout, non è una radio pirata.
gli slogan (unica radio libera a torino), sono slogan, gridi, summe ultracompresse di concetti che racchiudono significati molteplici. il termine 'libera' è aperto a molteplici visioni e infinite saranno le discussioni che in tutte le sue accezioni acquista/acquisterà.
se per 'libera' si vorrebbe svincolata da qualunque tipo di legame istituzionale, più o meno invasivo, entriamo in una spirale concettuale fine a se stessa. Polemica in sostanza.
Ovvero: il cellulare, la linea con cui ti connetti per scrivere su indy e mille altri elementi della tua vita, non sono bolle autogeneratesi o cose autoprodotte. sono, inevitabilmente, pezzi. Si cerca, di non far prevalere le cose che non si vogliono accettare.
Credo (e spero) non fosse questa la tua critica..

Paladini dell'illegalità/illegalismo è una etichettazione forte.
E spesso RBO lancia accuse, invettive, dialoghi, monologhi, discussioni forti. non ce ne vantiamo, non ce ne vergognamo.
se per illegalità, intendiamo l'andar contro certe pratiche sopra citate, hma, belville, i processi di normalizzazione in sintesi, certo che ne siamo concordi.
se dovessimo rinunciare ai 'toni da paladini..' secondo questa accezione solo perchè paghiamo le bollette, luce, telefono, i giornali con cui facciamo la rassegna stampa, il locale in cui stiamo è di proprietà del comune e ce li affitta, e così via, credo che il tutto sia profondamente limitante, miope e per nulla funzionale. se seguissimo questa linea di principio, dopo una serie di processi mentali, faremmo prima e manterremmo la coerenza solamente se scrivessimo uno schema filosofico e divulgassimo i nostri principi via etere senza fare minimi accenni a tutto il resto, tirando dritti come treni sul nostro binario filosofico, coerenti e paladini dei nostri principi (sovversivi, illegali, equi, etc etc etc...)
se invece non è questa l'accezione con cui proponi la tua critica (e da quello che hai scritto sembra proprio questa invece) propongo: spostiamo l'attenzione e il fuoco.
perchè facciamo la festa al 211? perchè il 211 è entrato nel circuito to&tu? perchè abbiamo abbandonato via vigliani? perchè siamo costretti a chiedere serate benefit più o meno con i ritmi di 1 ogni 10 giorni? perchè in anni di rbo è capitato rarissime (bastano le dita di una, forse due, mani) che qualcuno che critica il non essere duri&puri oppure il predicabene&razzolaunpo'comepare di offrirsi come supporto materiale o ancor meglio di arrivare con illuminanti e lungimiranti idee che a noi pare manchino, visto che predichiamo ma non pratichiamo (stando a quanto dici)?
questo porci in mezzo tra 'l'antagonismo vero' e la 'carota insipida', solo perchè si sfruttano certe modalità in modo strumentale, con ovvie finalità diversamente inattuabili, non mi piace. perchè non vera.
dietro a RBO, da parte di chi la fa, ci sono tutte, ma proprio tutte le caratteristiche che tu poni come fondanti (ed a mio avviso hai ragione)in tempi passati degli spazi antagonisti. "tensione, interesse, ampia volontà di mettersi in gioco e dare sostegno" in RBO, ci siamo tutti. almeno tra chi rbo la fa materialmente.
dov'è che entriamo in crisi? nelle prime due, ci siamo, anche all'esterno. sono le ultime che mancano. e parlo di uditorio, parlo delle persone.
non c'è volontà di buttarsi, non c'è sostegno o è poco. e con questo non mi riferisco a chi abitualmente supporta la radio, ai posti che ci aiutano in modo fondamentale, alle persone che ci sono sempre.
mi riferisco alla scomparsa di movimenti di persone, di movimenti di interesse, attratti solo da una birra sciaquata da giancarlo (nda- non nascondo il mio odio per quel posto). 1500 persone sabato sera nella seconda serata del festival diy - 1° parte della festa di rbo2005, quasi 5000 in 3 giorni di festa. una festa a base di punk, oi, hc e diy.
già. ma l'interesse? la gente?
hai ragione, il punto di crisi è proprio nella comunicazione, nella volontà delle persone di avvicinarsi a certe realtà perchè inizialmente considerate magari anche solo interessanti, degne di nota, e in seguito elaborate come proprie, personali, giuste, perseguibili anche singolarmente.
è un lavoro lungo e difficile. ma credi ci sarebbero state tutte quelle persone (che anche se non propriamente conscienti di dove fossero e per cosa fossero là, c'erano, e qualche input l'abbiamo lanciato, abbiamo cercato di insinuarlo) se avessimo chiesto di scendere a far festa per noi, di aiutarci offrendo quello che siamo e quello che facciamo, in via vigliani, che ormai è un rudere in mano all'edera e rampicanti vari?

Paladini dell'illegalismo, dunque, in che termini?
se non sono critiche di durismo&purismo falliti, a cosa si riferisce?
non ci riteniamo duri&puri, che è una roba che mi è sempre sembrata più da nazo che da anarchico.
le critiche sono ben accette, parliamone, troviamo il modo di uscire dal pantano, e cercare di comunicare (con molti modi), mi sembra una buon punto. anche perchè si è perso l'interesse a cercare di capire (da una parte) e di comunicare (dall'altra) quali sono le motivazioni che spingono certe azioni. Una cosa che se una volta era propria delle coscienze delle persone, che si sentivano coinvolte, ora il coinvolgimento parte solo quando 'andiamo di là o di qua' 'che facciamo stasera'.
Insomma, la pratica è divantata abitutinde. Come spiegare che non è così (quantomeno non dovrebbe)? forse proprio cominciando a convincerne e a crederci noi stessi.

e comunque, radio comunitaria o no, di fondi e finanziamenti, neanche l'ombra. anzi, siamo nella merda se proprio vuoi saperlo. fidati. ci ripjieremo in fretta, teniamo botta.
e giusto per chiarire, questo è il mio parere, non della redazione di blackout.
auè.

versione stampabile | invia ad un amico | aggiungi un commento | apri un dibattito sul forum
preciso
by chk Thursday, Oct. 20, 2005 at 11:26 AM mail:

"se per illegalità, intendiamo l'andar contro certe pratiche sopra citate, hma, belville, i processi di normalizzazione in sintesi, certo che ne siamo concordi."


siamo concordi con l'essere considerati paladini dell'illegalità, ovviamente.. :)
insomma, claro il concetto?!?

versione stampabile | invia ad un amico | aggiungi un commento | apri un dibattito sul forum
una precisazione su tregua olimpica e terra del fuoco
by precisiamo Thursday, Oct. 20, 2005 at 9:05 PM mail:

una precisazione. A quanto mi risulta terra del fuoco NON ha aderito alla tregua olimpica, pur essendo inizialmente tra le realta' che avrebbero dovuto aderire

Un elenco degli aderenti alla tregua olimpica
http://www.comune.torino.it/treguaolimpica/youngwords/partner/index.htm

versione stampabile | invia ad un amico | aggiungi un commento | apri un dibattito sul forum
per Chk
by @@@ Friday, Oct. 21, 2005 at 4:34 AM mail:

In breve. Penso che non ci sia nulla di scandaloso a stare in una sede comunale, se questa è l'unica possibilità per restare aperti.
Questo non è il mondo che vogliamo, questo è il mondo che vorremmo cambiare, ma purtroppo questo è anche il mondo in cui siamo forzati a vivere. Quindi, su questo, niente da dire.
Quello che trovo sgradevole è che più di una volta dalla radio siano partiti anatemi verso i posti occupati che avevano accettato comodati, accusandoli di collusione con l'amministrazione. Così come i pasici che pur avendo fatto lo stesso si ergevano a paladini della purezza.
Sono atteggiamenti ipocriti che non giovano a nessuno e che fanno crescere l'illusione che si possa agire senza che polizia e magistratura presentino il conto.
Non è così e di questi tempi a Torino chi non lo sa lo sta imparando.
Questo non significa che non si possano violare le regole del gioco imposte da lor signori ma semplicemente che oggi, qualsiasi lotta, anche al di fuori della legalità come quella delle occupazioni, non è una guerra all'ultimo sangue con lo stato ma rientra in un gioco di miglioramenti parziali che, dal punto di vista dei risultati, è intrinsecamente riformista. Il punto infatti non è la firma o meno di un comodato ma il progetto che si costruisce e come lo si costruisce. Il comodato con il comune diviene un limite inaccettabile solo se il timore che il contratto non venga rinnovato fa sì che si smussino gli angoli pur di risultare "compatibili" con padroni e padrini di casa.
Non è un rischio da poco ma il correrlo o meno è una scelta affatto non obbligata.
L'autonomia di un progetto è parte essenziale del progetto stesso: se questa viene meno si rischia di rendere il posto occupato indistinguibile dai posti per ggiovani del To&tu.
Se i posti diventano sempre più simili a locali, è sufficiente che il comune sponsorizzi locali simili a centri sociali ed il gioco è fatto.
È l'altra faccia degli sgomberi.
Non basta quindi la denuncia del tentativo istituzione di intercettare i clienti dei posti occupati, ma occorre che i posti sappiano comunicare in modo forte un'alterità che passa innanzitutto dall'affermazione di una pratica di autogestione che supera le divisioni specialistiche e rifiuta la logica del profitto.

versione stampabile | invia ad un amico | aggiungi un commento | apri un dibattito sul forum
avaria
by luchino Friday, Oct. 21, 2005 at 9:15 AM mail:

Due o tre cose ancora, sulla vicenda di El Paso. Per aggiustare il lavoro di omissis...

Avaria, collettivo punk-anarchico, non si scioglie per scazzi interni, ma invece e' promotore dell'occupazione del Paso. Nel sito pasico, nella sezione archivio, trovate la cartolina promozionale dell'occupa, presentata da A.A..A (non si uso' la parola AVARIA per intero per evitare una subitanea repressione).
Il Paso viene occupato il 5 dicembre '87, sgomberato il 16 dicembre, di sera dalla Digos, il mattino successivo come @@@ racconta, ci sara' la firma del comodato tra gli occupanti e la proprieta', l'ente morale. Rientriamo il giorno stesso.
Ma il contratto dura poco, perche' circa 6 mesi dopo, gli occupanti ricevono una lettera dal comune di Torino che chiede lo sgombero dei locali. Lo stabile infatti e' diventato di proprieta' comunale e l'assessore ai lavori pubblici Zanetta, vuole lo sgombero.
Naturalmente scade in questa occasione il contratto di comodato gratuito stipulato con il precedente proprietario.
Si promuovono in citta' sia manifestazioni pubbliche che cortei che assemblee in circoscrizione, delle quali una in particolare vedra' la determinazione di sgomberare dell'assessore Zanetta contestata dagli abitanti del quartiere, (associazioni di base, parenti dei "grandi ustionati" a cui il comune voleva lasciare l'immobile, e qualche consigliere di sinistra), solo i burocrati di partito fanno sponda con Zanetta, (il PCI di quartiere realizzera' addirittura un falso documento su carta intestata del comune, pur di ottenere lo sgombero). La stessa CGIL cittadina produrra' un documento nel quale si dichiara contraria allo sgombero.
E' a quel punto che Leo effettivamente con le sue posizioni improntate alla tolleranza spacca il fronte unico dei politici. Quella sera, alla circoscrizione del lingotto Zanetta ed il fronte pro-sgombero se ne andra' scornato.
Da allora gli occupanti non avranno piu' trattative di alcun genere con il Comune (tutto cio' succede nella primavera '88 se non ricordo male).
Presumo, ma non lo so per certo, che per i burocrati del municipio la questione legalita' sia stata risolta semplicemente - e unilateralmente - rinnovando tacitamente il precedente contratto.
Ma nessuno di noi ha piu' avuto contatti con le autorita' sulla questione di ElPaso.

Per quanto riguarda la firma "ne' centro ne' sociale... ne squat." essa nasce negli anni '90. La prima versione e' "ne' centro ne' sociale", e si riferiva ad una posizione, che El Paso pubblicamente sosteneva, di differenziazione, a livello organizzativo, di proposte, di gestione degli spazi, di rapporto con il quartiere e i cittadini, dai centri sociali autogestiti (CSA o CSOA) che nascevano ai tempi, (c'e' molta documentazione, anche sulla rete,in merito al dibattito di allora).
"...Ne' squat" - e non "ne' squatter" - nasce invece sul finire degli anni '90 per ribadire un' estraneita' di principio con il termine "squatter", adottato da alcune componenti di occupanti di case torinesi. E' infatti in corso in quegli anni un dibattito, talvolta sostenuto con toni polemici, (Cane Nero, e altri opuscoli e periodici anarchici) sulla questione dell'autogestione e degli spazi occupati (metodologie, forme di lotta, rapporti con il potere, etc. anche in questo caso documentatevi da soli). Credo che la scelta di El Paso di adottare in calce ai suoi documenti la suddetta firma provenga esclusivamente da quelle discussioni da quei dibattiti e da quelle polemiche.




versione stampabile | invia ad un amico | aggiungi un commento | apri un dibattito sul forum
©opyright :: Independent Media Center
Tutti i materiali presenti sul sito sono distribuiti sotto Creative Commons Attribution-ShareAlike 2.0.
All content is under Creative Commons Attribution-ShareAlike 2.0 .
.: Disclaimer :.

Questo sito gira su SF-Active 0.9