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[NoTav] Allarme Pisanu
by QN Tuesday, Nov. 08, 2005 at 3:06 PM mail:

Tav e protesta degli studenti C'è la mano di frange estreme

Roma, 8 novembre 2005 - Si fa sempre più marcato «il tentativo delle frange estreme dell'universo antagonista di esasperare ogni forma di protesta per deviarla dall'alveo democratico e condurla allo scontro violento».

Lo ha detto il ministro dell'Interno, Giuseppe Pisanu, riferendo in aula alla Camera sui disordini scoppiati a Roma il 25 ottobre, durante la manifestazione di protesta contro la riforma dell'ordinamento giuridico dei docenti universitari. Di fronte a questa minaccia, Pisanu ha lanciato un appello al senso di responsabilità della classe politica affinche svolga sempre un'opera di «mediazione» senza permettere «che l'esasperazione del conflitto sociale e politico si scarichi esclusivamente sulle Forze dell'ordine».

Tra gli aspetti più critici, il ministro ha ricordato la presenza tra i partecipanti al corteo «di elementi anarcoidi, marxisti-leninisti e antagonisti radicali, in gran parte provenienti dalle città del Nord».

Pisanu ha rispercorso a Montecitorio la lunga giornata che ha visto fronteggiarsi le forze dell'ordine con i manifestanti. «Dal 19 maggio 2003 a oggi -ha sottolineato- si sono svolte in Italia circa ventimila manifestazioni di piazza. Il diritto costituzionale di riunirsi pacificamente e senza armi per esprimere le proprie convinzioni ha trovato l'applicazione più ampia e scrupolosa».

Il ministero dell'Interno e le Forze dell'ordine, ha rivendicato, hanno «garantito questa libertà fondamentale», un «compito difficile assolto in modo così convincente da meritare l'ammirazione della stragrande maggioranza dei cittadini onesti».

Ma le infiltrazioni delle manifestazioni di elementi «estremisti» (che «mirano solo allo scontro con le Forze dell'ordine»), creano «contesti assai delicati, nei quali è indispensabile, ma non sempre facile -ha sottolineato Pisanu- distinguere bene le legittime espressioni del dissenso dalle manifestazioni di oltranzismo ideologico che inclinano alla violenza».

«A Roma -ha spiegato il ministro- il tentativo di elevare il livello della protesta c'è stato, ed è apparso chiaro quando si è tentato ripetutamente di far deviare il corteo per raggiungere e assediare il Parlamento, quasi fosse un palazzo d'inverno da espugnare. A tratti, i comportamenti più aggressivi hanno trovato comprensione e perfino sostegno da parte di qualificati esponenti delle istituzioni democratiche. E questi, purtroppo, non sono casi rari».

«Oggi, in Italia, le insidie maggiori alla sicurezza e all'ordine pubblico non vengono dalle periferie urbane degradate -ha detto ancora il ministro dell'Interno- ma dal terrorismo, dalla criminalità organizzata, dall'eversione interna, dall'immigrazione clandestina e dall'illegalità diffusa».

«Queste minacce -ha proseguito Pisanu alla Camera- debbono essere contrastate energicamente e senza riserve. Davanti ad esse non ci sono attenuanti politiche o giustificazioni che tengano. Se a Roma o in Val di Susa non è successo nulla di irreparabile è solo perchè, ancora una volta, il senso della misura e l'esperienza dei tutori dell'ordine pubblico hanno avuto la meglio sulle intenzioni di chi cercava lo scontro per lo scontro».

«Noi, classe politica dirigente, maggioranza e opposizione, non possiamo permettere che l'esasperazione del conflitto sociale e politico si scarichi esclusivamente sulle Forze dell'ordine. A monte della piazza, pur nell'asprezza del confronto bipolare, occorre sempre una più elevata e comune capacità di mediazione, altrimenti lo scontro -ha ammonito- prima o poi esploderà».

«Ma nessuna mediazione, nessuna prevenzione potrà avere successo se in tutti noi non prevarranno il senso di responsabilità, la capacità di misurare parole e comportamenti, il rispetto rigoroso della legalità», ha concluso Pisanu.

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il pisanu tenta il recupero
by marcondino Tuesday, Nov. 08, 2005 at 10:41 PM mail:

pisanu tenta di recuperare. queste affermazioni non sono di nessun rilievo. servono solo a correggere la sua personale sconfitta politica nei confronti di lunardi, che da subito per la lotta in val di susa aveva auspicato maniere forti e interventi per disperdere gli attivisti.
pisanu in quell'occasione aveva frenato, esponendosi personalmente, ma poi le cose sono andate come sono andate e ora pisanu mira a "recuperare a destra" prendendo atto che la linea è quella dell'innalzamento della tensione a 360 gradi in vista delle prossime elezioni politiche.

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stralci steografico interrogazione Pisanu
by ... Wednesday, Nov. 09, 2005 at 10:11 AM mail:

PRESIDENTE. L'ordine del giorno reca lo svolgimento di un'informativa urgente del Governo sulla manifestazione di protesta svoltasi a Roma in occasione della discussione parlamentare sulla riforma universitaria.

(Intervento del ministro dell'interno)

PRESIDENTE. Ha facoltà di parlare il ministro dell'interno, onorevole Pisanu.

BEPPE PISANU, Ministro dell'interno. Signor Presidente, onorevoli colleghi, lo scorso 25 ottobre si è svolta a Roma la manifestazione indetta dal movimento «Studenti Sapienza» per protestare contro la riforma universitaria. Gli uffici della questura erano stati regolarmente preavvisati. Tenuto conto della partecipazione prevista, essi avevano respinto la richiesta che il corteo percorresse via del Corso fino a piazza Montecitorio, suggerendo invece l'itinerario da piazza della Repubblica a piazza Navona. Peraltro, le informazioni acquisite nei giorni precedenti lasciavano presagire la possibilità che la manifestazione prendesse altre vie. Per di più era segnalato l'arrivo da alcune città del nord di elementi dell'antagonismo estremo e dell'anarco-insurrezionalismo.
Le preoccupazioni della vigilia hanno trovato conferma sin dal primo mattino del 25 ottobre, quando circa tremila manifestanti si sono raccolti all'interno della città universitaria, altri 1.500 in piazza Barberini ed altri ancora davanti ai licei «Tasso», «Righi» e «Virgilio». Si sono così formati diversi cortei che hanno raggiunto piazza della Repubblica, dove nel frattempo confluivano numerosi altri manifestanti.
Alle 11 del mattino il corteo, molto più consistente del previsto, si è mosso da piazza della Repubblica incamminandosi lungo l'itinerario prestabilito, con alla testa diversi parlamentari e il leader dei COBAS. Già all'inizio del percorso, in via Cavour, i promotori hanno chiesto alle forze dell'ordine di raggiungere piazza Montecitorio, dichiarandosi incapaci di contenere le pressioni che in tal senso provenivano dai manifestanti. Queste richieste sono state appoggiate da vari parlamentari.
In piazza Venezia gli organizzatori e il servizio d'ordine della CGIL hanno collaborato con i responsabili dell'ordine pubblico per indurre i giovani a proseguire per via delle Botteghe Oscure, evitando via del Corso. Mentre il corteo andava in questa direzione, alcuni operatori di polizia notavano un gruppo di manifestanti che si coprivano il volto. Molti erano in possesso di oggetti contundenti ma, dopo un'accesa discussione con altri giovani, desistevano e riprendevano a sfilare. Alle 12,40 la testa del corteo è arrivata a largo di Torre Argentina. Qui un consistente gruppo di manifestanti, con il volto coperto da sciarpe e caschi, ha tentato di forzare gli sbarramenti della polizia per raggiungere piazza Montecitorio attraverso via di Torre Argentina. C'è stato qualche contatto e dalle file degli studenti sono stati lanciati fumogeni.
Nell'occasione, un parlamentare ha nuovamente chiesto ai funzionari di polizia che al corteo fosse permesso di raggiungere Montecitorio o piazza del Pantheon ma, di fronte al persistere del diniego e all'arrivo di un contingente di rinforzo, il gruppo di manifestanti tornava sui suoi passi. Nel frattempo, era arrivato sul posto un noto esponente dell'area antagonista, a suo tempo leader del movimento studentesco «La Pantera», il quale avvertiva che altri manifestanti, per vie diverse, stavano dirigendosi verso la Camera dei deputati.
Di lì a poco, in via del Teatro Valle, le forze dell'ordine si sono opposte ad un ulteriore tentativo di raggiungere la Camera. Nonostante la forte pressione sullo sbarramento degli agenti, l'iniziativa è stata respinta senza fare ricorso a cariche o lacrimogeni. In questo frangente erano presenti tre colleghi parlamentari.
Nella stessa occasione, tale Paolo Di Vetta, protagonista di un recente tafferuglio presso gli studi della RAI, ha riportato una lieve ferita lacero-contusa, per la quale non risulta aver fatto ricorso a cure mediche.
A qualche minuto di distanza, in piazza Sant'Andrea della Valle, l'autovettura che trasportava il ministro Calderoli e quella di scorta sono state bersagliate con sputi, calci e pugni da alcuni facinorosi. Altri momenti di tensione si sono verificati in corso Rinascimento, dove i manifestanti cercavano di raggiungere il Senato.
A seguito di ripetute sollecitazioni, circa 3 mila giovani hanno finalmente desistito e si sono riversati in piazza Navona. Altri gruppi si sono invece diretti alla spicciolata verso Montecitorio, fino a formare una folla di oltre 1.500 persone, mentre una quarantina di giovani improvvisava un sit in in via Uffici del Vicario. Gli studenti sono rimasti sempre dietro le transenne, presidiate da consistenti nuclei di forza pubblica, ma numerosi parlamentari presenti si sono adoperati affinché potessero ulteriormente avvicinarsi al palazzo. La collega Aprea, sottosegretario per l'istruzione, ha raggiunto i manifestanti, accompagnata dal Vicepresidente della Camera, onorevole Mussi, e ha proposto loro di formare una delegazione per incontrare il ministro Moratti. La risposta è stata che fosse il ministro a scendere in piazza.
Sia davanti a Montecitorio che in via Uffici del Vicario alcuni deputati di Alleanza nazionale hanno lamentato la presenza di numerosi giovani che intralciavano il passaggio. In particolare, uno di loro ha contestato il comportamento incivile di diversi dimostranti, con i quali poi è riuscito ad intrattenere una normale conversazione.
Verso le 18 i manifestanti hanno cominciato a lasciare la piazza. Durante il deflusso in via del Corso è stato fermato un giovane, poi identificato come un noto esponente dell'area antagonista, e denunciato a piede libero perché in possesso di dodici fumogeni. Nella circostanza si è verificato un breve tafferuglio, a seguito del quale cinque persone hanno fatto ricorso alle cure dei medici dell'ospedale San Giacomo, tra le quali un cameraman dell'emittente pugliese Telenorba.
Il danno più grave lo ha subito un giovane di 21 anni, che ha riportato una frattura alla mano guaribile in 30 giorni; agli altri sono state accertate contusioni di lieve entità. Dopo questo episodio, non si sono più registrate altre turbative e, intorno alle ore 21, la manifestazione si è sciolta. A fine giornata, si sono contati 11 appartenenti alle Forze dell'ordine con lievi lesioni.

PIER PAOLO CENTO. Ma dove?

BEPPE PISANU, Ministro dell'interno. Signor Presidente, onorevoli colleghi, dal 19 maggio 2003 ad oggi si sono svolte in Italia circa 20 mila manifestazioni di piazza. Il diritto costituzionale di riunirsi pacificamente e senz'armi per esprimere le proprie convinzioni ha trovato in questo periodo l'applicazione più ampia e scrupolosa. Anche nelle situazioni più delicate, il Ministero dell'interno e le forze dell'ordine hanno garantito questa libertà fondamentale, salvaguardando, nello stesso tempo, l'ordine pubblico e la sicurezza di tutti i cittadini, manifestanti e non manifestanti.
È un compito difficile, che richiede sempre grande professionalità e, spesso, pesanti sacrifici. Le nostre forze dell'ordine lo hanno assolto in maniera così convincente da meritare l'ammirazione della stragrande maggioranza dei cittadini onesti.
Come ho appena ricordato, già alla vigilia erano stati percepiti gli aspetti più critici della manifestazione di Roma: l'elevato numero di partecipanti e, soprattutto, la presenza di elementi anarcoidi, marxisti-leninisti e antagonisti radicali, in gran parte provenienti da alcune città del nord. Quest'ultima circostanza si inquadra in una tendenza che ho già segnalato alla Camera e che si va facendo sempre più marcata: il tentativo, cioè, delle frange estreme dell'universo antagonista di esasperare ogni forma di protesta, per deviarla dall'alveo democratico e condurla allo scontro violento.
Di solito, le componenti moderate dei diversi movimenti vengono affiancate e scavalcate dagli estremisti...

FRANCESCO GIORDANO. Erano ragazzini!

BEPPE PISANU, Ministro dell'interno. ... che, indipendentemente dagli obiettivi della singola manifestazione, mirano solo allo scontro con le forze dell'ordine (Commenti dei deputati dei gruppi dei Democratici di sinistra-L'Ulivo e di Rifondazione comunista) ...

FRANCESCO GIORDANO. Ma erano dei ragazzini!

PIETRO FOLENA. Sedici anni avevano!

ITALICO PERLINI. Ma finitela!

PRESIDENTE. Onorevoli colleghi, mi sembra che la serietà delle comunicazioni del ministro non consenta alcuna interruzione da parte di nessuno. Il ministro sta serenamente...

FRANCESCO GIORDANO. Ma non si possono raccontare queste cose!

PRESIDENTE. Onorevole Giordano, la richiamo all'ordine.

BEPPE PISANU, Ministro dell'interno. Ho distinto bene le componenti moderate della manifestazione dai facinorosi, anzi dai delinquenti travisati e armati che hanno cercato di inquinarla e condurla verso esiti violenti (Applausi dei deputati dei gruppi di Forza Italia, di Alleanza Nazionale e dell'Unione dei democratici cristiani e dei democratici di centro - Commenti del deputato Cento)!

ITALICO PERLINI. Bravo!

FRANCESCO GIORDANO. Erano suoi colleghi...!

GRAZIELLA MASCIA. Non si possono dire queste cose! Ma che dice!

PRESIDENTE. Onorevole Giordano! Onorevole Mascia, la richiamo all'ordine, per cortesia!
Stiamo svolgendo un dibattito, che deve essere sereno, su questioni delicate (Commenti)...

Il ministro esprime il suo pensiero ed espone ciò che gli risulta; non può affermare quello che vogliamo sentirci dire!

BEPPE PISANU, Ministro dell'interno. Non costringetemi, onorevoli colleghi - perché sarebbe compito ingrato -, a fare nomi e cognomi, per questi e per fatti pregressi (Applausi dei deputati dei gruppi di Forza Italia, di Alleanza Nazionale, dell'Unione dei democratici cristiani e dei democratici di centro e della Lega Nord Federazione Padana - Commenti dei deputati dei gruppi di Rifondazione comunista e Misto-Verdi-l'Unione)!

LUCA VOLONTÈ. Li faccia i nomi!

ITALICO PERLINI. Bravo!

FRANCESCO GIORDANO. E come si chiamano? Santanchè e La Russa?

PRESIDENTE. Onorevole Giordano...

BEPPE PISANU, Ministro dell'interno. Le cronache delle ultime settimane sono piene di episodi che testimoniano questa dinamica: dalle proteste contro la TAV ai tentativi di inserimento in alcune crisi industriali, all'aggressione dei centri di permanenza temporanea e alla contestazione delle scelte legalitarie del sindaco di Bologna (Commenti). Potrei continuare con questi esempi. Preferisco fermarmi qui, per sottolineare invece che in tal modo si creano contesti assai delicati nei quali è indispensabile, ma non sempre facile, distinguere bene le legittime espressioni di dissenso dalle manifestazioni di oltranzismo ideologico che inclinano alla violenza.
A Roma il tentativo di elevare il livello della protesta c'è stato ed è apparso chiaro quando si è tentato ripetutamente di far deviare il corteo per raggiungere e assediare il Parlamento, quasi fosse un «Palazzo d'inverno» da espugnare (Commenti dei deputati del gruppo di Rifondazione comunista - Applausi dei deputati dei gruppi di Forza Italia, di Alleanza Nazionale, della Lega Nord Federazione Padana e dell'Unione dei democratici cristiani e dei democratici di centro). Ancor più evidenti sono apparse in Val di Susa le intenzioni degli anarco-insurrezionalisti...

PIER PAOLO CENTO. Ma che c'entra la Val di Susa! È una vergogna!

PRESIDENTE. Onorevole Cento, la richiamo all'ordine!

PIER PAOLO CENTO. Cosa c'entra la Val di Susa?

PRESIDENTE. Onorevole Cento...

PIER PAOLO CENTO. Non si possono fare queste provocazioni!

PRESIDENTE. Onorevole Cento, a parte che, parlando al microfono, ho la voce più forte della sua, per cui la invito a risparmiare fiato, la richiamo all'ordine, poi la richiamerò all'ordine per una seconda volta, dopodiché, se non sarà possibile fare altrimenti, la espellerò dall'aula.

BEPPE PISANU, Ministro dell'interno. Ancor più evidenti sono apparse in Val di Susa le intenzioni degli anarco-insurrezionalisti che fin dal primo giorno si erano schierati contro le forze dell'ordine, cercando riparo dietro la barriera involontariamente protettiva degli amministratori locali...

PIER PAOLO CENTO. Arrestiamo anche loro!

PRESIDENTE. Onorevole Cento, per cortesia!

DARIO GALLI. Se a protestare fossi stato io, sarei stato già sbattuto fuori dall'aula!

PRESIDENTE. Onorevole collega, mi raccomando, un po' di serenità! Se siamo così nervosi - e parliamo di questioni così delicate che vanno affrontate con serenità -, andremo poco distanti...

BEPPE PISANU, Ministro dell'interno. A tratti, in un caso e nell'altro, i comportamenti più aggressivi hanno trovato comprensione e perfino sostegno da parte di qualificati esponenti delle istituzioni democratiche. E questi, purtroppo, non sono casi rari.
Oggi, onorevoli colleghi, in Italia le insidie maggiori alla sicurezza e all'ordine pubblico non vengono dalle periferie urbane degradate ma dal terrorismo, dalla criminalità organizzata, dall'eversione interna, dall'immigrazione clandestina e dall'illegalità diffusa. Queste minacce, che tendono sempre più ad interagire tra loro, debbono essere contrastate energicamente e senza riserve. Davanti ad esse non ci sono attenuanti politiche o giustificazioni che tengano. Se a Roma o in Val di Susa non è successo nulla di irreparabile è solo perché, ancora una volta, il senso della misura e l'esperienza dei tutori dell'ordine pubblico hanno avuto la meglio sulle intenzioni di chi cercava lo scontro per lo scontro (Commenti dei deputati dei gruppi di Rifondazione comunista e dei Democratici di sinistra-L'Ulivo - Applausi dei deputati dei gruppi di Forza Italia, di Alleanza Nazionale, della Lega Nord Federazione Padana e dell'Unione dei democratici cristiani e dei democratici di centro)!

MARCELLA LUCIDI. Ma cosa c'entra la Val di Susa?

PRESIDENTE. Onorevoli colleghi! Ma onorevoli colleghi, è una comunicazione del ministro dell'interno (Commenti dei deputati dei gruppi di Rifondazione comunista e dei Democratici di sinistra-L'Ulivo)! Onorevoli colleghi, non è possibile censurare il ministro dell'interno! Non è possibile!

PIER PAOLO CENTO. Non si può venire qui a fare queste provocazioni!

PRESIDENTE. Onorevole Cento, la richiamo all'ordine!

LUIGI MURATORI. Fuori!

PRESIDENTE. Onorevole Cento, la invito a terminare questa gazzarra! Non possiamo censurare il ministro dell'interno! Il ministro dell'interno espone responsabilmente in aula le sue opinioni; noi poi, se vogliamo dissentire, dissentiremo (Commenti del deputato Giordano)! Onorevole Giordano, per cortesia! Lei è anche un capogruppo!

FRANCESCO GIORDANO. Appunto!

PRESIDENTE. Appunto, stia buono ...! Onorevole Pisanu, lei è un parlamentare di vecchia esperienza: non si impressiona certo per queste cose...

BEPPE PISANU, Ministro dell'interno. Continuerò pacatamente ad esporre le mie documentate opinioni...

PIETRO FOLENA. Ma le ha dette il questore di Roma!

BEPPE PISANU, Ministro dell'interno. Certo, sono date dalla questura, ma da chi mi debbo documentare, dai no-global (Commenti dei deputati del gruppo di Rifondazione comunista)?

PRESIDENTE. Onorevole Folena! Onorevoli colleghi, non ho più intenzione di tollerare questa gazzarra, la prossima volta che qualcuno dei richiamati all'ordine interrompe nuovamente il ministro uscirà cortesemente dall'aula...

BEPPE PISANU, Ministro dell'interno. Signor Presidente, non c'è il rischio che io perda la pazienza.

PRESIDENTE. No, no, questo lo so: la conosco abbastanza per capire che non si scalda...

BEPPE PISANU, Ministro dell'interno. Il questore di Roma è uno scrupoloso e fedele servitore dello Stato (Commenti dei deputati del gruppo di Rifondazione comunista).

FRANCESCO GIORDANO. Il questore di Roma ...!

PIETRO FOLENA. Appunto! E ha condannato i poliziotti nella ...

PRESIDENTE. Onorevole Folena, la richiamo all'ordine!

BEPPE PISANU, Ministro dell'interno. A conferma che ha agito con obiettività, anche quando ha redatto queste note (Commenti del deputato Folena).

BEPPE PISANU, Ministro dell'interno. Noi classe politica dirigente - maggioranza ed opposizione - non possiamo permettere che l'esasperazione del conflitto sociale e politico si scarichi esclusivamente sulle forze dell'ordine.
A monte della piazza, pur nell'asprezza del confronto bipolare, occorre sempre una più elevata e comune capacità di mediazione politico-istituzionale, altrimenti lo scontro, prima o poi, esploderà. Ma nessuna mediazione, nessuna prevenzione potrà avere successo se in tutti noi non prevarranno il senso di responsabilità, la capacità di misurare parole e comportamenti, il rispetto rigoroso della legalità (Applausi dei deputati dei gruppi di Forza Italia, di Alleanza Nazionale, dell'Unione dei democratici cristiani e dei democratici di centro e della Lega Nord Federazione Padana)!

PRESIDENTE. Grazie, onorevole ministro.

(Interventi)

PRESIDENTE. Ha chiesto di parlare l'onorevole Cicchitto. Ne ha facoltà.

FABRIZIO CICCHITTO. Signor Presidente, onorevoli colleghi, nel manifestare il consenso del gruppo di Forza Italia all'esposizione del ministro dell'interno ed alla ricostruzione che egli ha fatto di quanto è successo intorno al Parlamento qualche giorno fa, voglio innanzitutto dare atto al Governo - cosa che non può essere contestata assolutamente da nessuno - di avere assicurato, nel corso di questi anni, l'assoluta libertà di manifestazione, quando le manifestazioni erano civili e normali, di avere assicurato la libertà e la democrazia in questo paese e di aver gestito l'ordine pubblico attraverso una linea che ritroviamo, appunto, anche in un'informativa del ministro dell'interno che è stata particolarmente equilibrata.
Anche rispetto ad un dibattito che è in corso nel paese, la linea del Governo ha sempre teso ad evitare che venissero fatte analisi indifferenziate ed ha sempre evitato, sul terreno delicatissimo del confronto rispetto al mondo islamico, che i problemi del terrorismo espressi dal fondamentalismo islamico venissero ripresi nel cosiddetto scontro di civiltà.

FRANCESCO GIORDANO. Con i ragazzini di quindici anni!

FABRIZIO CICCHITTO. È stata istituita anche una Consulta islamica. Quindi, si tratta di una linea assai articolata e responsabile.
Nel contempo, questa linea articolata e responsabile deve essere improntata al rigore per quel che riguarda gli atti di irresponsabilità che vengono commessi. Allora, noi dobbiamo dire con grande chiarezza - e lo dico in quest'aula, specialmente al Presidente della Camera - che, per quanto concerne i fatti verificatisi qualche giorno fa, noi ci siamo trovati di fronte ad un tentativo di intimidire il Parlamento guidato da alcuni parlamentari (Applausi dei deputati dei gruppi di Forza Italia, di Alleanza Nazionale, dell'Unione dei democratici cristiani e dei democratici di centro, della Lega Nord Federazione Padana e Misto-Liberal-democratici, Repubblicani, Nuovo PSI)!
Devo dire che l'unico limite che io trovo nell'informativa del ministro dell'interno è che i nomi e cognomi di questi parlamentari non è stato fatto ...

PIETRO FOLENA. Siamo noi!

GRAZIELLA MASCIA. Siamo tutti qui!

GIOVANNA GRIGNAFFINI. Santanchè!

FABRIZIO CICCHITTO. ... perché, comunque, c'è stato un comportamento irresponsabile che ha teso a portare sotto il Parlamento masse di cittadini che protestavano allo scopo di intimidire.
Ora, noi non ci faremo intimidire (Commenti dei deputati del gruppo di Rifondazione comunista)! Ma questa prassi e questo modo di fare noi lo respingiamo nel modo più assoluto (Commenti dei deputati del gruppo di Rifondazione comunista)!

PRESIDENTE. Onorevoli colleghi!

FABRIZIO CICCHITTO. Diamo atto al Presidente, al ministro dell'interno, al questore di Roma ed alle forze dell'ordine, di aver evitato questo rischio.
L'intimidazione si è anche concretizzata nella difficoltà di movimento creata ad alcuni colleghi - ad essi va la nostra solidarietà - i quali non potevano non soltanto entrare, ma nemmeno uscire dalla Camera. E su questo si è innescata una speculazione giornalistica che noi respingiamo.
Nei limiti di tempo, vorrei concludere, ricordando... (Commenti dei deputati dei gruppi di Rifondazione comunista e dei Democratici di sinistra-L'Ulivo). Potete anche interrompere, tanto non me ne importa nulla!

PRESIDENTE. Onorevoli colleghi, per cortesia!

FABRIZIO CICCHITTO. Concludo, rilevando che tira una brutta aria...

GIORGIO PANATTONI. Le fotografie!

LUCIANO PETTINARI. Lo dice la foto della Santanché!

FABRIZIO CICCHITTO. A mio avviso, è stato un atto di irresponsabilità la dichiarazione del professor Prodi, quando, rispetto alla situazione francese, ha rilevato la possibilità che si verificasse anche in Italia.
Cari colleghi, le parole sono pietre. Fortunatamente, gli stessi osservatori di sinistra della vicenda francese sostengono che tra la realtà francese e quella italiana non c'è alcun rapporto, anche perché l'eventuale disordine in Italia verrebbe posto a carico delle giunte di sinistra, che voi gestite. Il problema è legato all'emarginazione sociale che si sta manifestando in Francia. Si tratta, dunque, di un atto di irresponsabilità politica che condanniamo, avendo tutti consapevolezza che si gioca con il fuoco e che le parole sono pietre.
Gli atti di nervosismo sul terreno assai delicato del dibattito parlamentare e dell'ordine pubblico ed il tentativo di intimidazione fatto nei confronti del Parlamento mettono in evidenza il tentativo di cavalcare una tigre che può provocare gravissimi danni all'intero paese.
Le vicende degli anni Settanta, che ben conosciamo, dovrebbero indurre l'onorevole Cento ad essere un po' più calmo in quest'aula, ma anche fuori di qui (Applausi dei deputati dei gruppi di Forza Italia e dell'Unione dei democratici cristiani e dei democratici di centro).

PRESIDENTE. Ha chiesto di parlare l'onorevole Leoni. Ne ha facoltà.

CARLO LEONI. Signor Presidente, a nome del mio gruppo, esprimo un radicale dissenso nei confronti della ricostruzione fatta dal ministro e, se me lo consente, ministro, anche un senso di una profonda delusione. Quando lei assunse l'incarico prestigioso che ricopre, qualcuno di noi, illudendosi, affermò che sarebbe stato non un ministro di polizia, ma un ministro di tutela dei diritti politici e civili.
Con l'esposizione che ha fatto oggi si compie una parabola deludente per due regioni. In primo luogo, lei ha inteso andare molto al di là dell'oggetto dell'informativa, mettendo insieme aspetti che tra loro non hanno nulla a che fare (la discussione sulla TAV con quanto è successo a Roma il 25 ottobre). Inoltre, ha descritto quella giornata come una giornata di scontri e di tensioni che avrebbero coinvolto tutto il centro cittadino.
Invece, in quel giorno si è svolta una grandissima manifestazione di ragazzi e ragazze, di 150 mila studenti delle medie e dell'università, di docenti e di ricercatori universitari, assai preoccupati per il loro presente e per il loro futuro. Per questo motivo protestavano contro la politica del Governo sulla scuola e sull'università.
Un fatto, questa grande manifestazione, sul quale una classe dirigente responsabile dovrebbe avere la forza di riflettere. Il suo Governo non possiede questa forza, tanto che, in quelle ore in aula, si procedeva a votare a testa bassa.
Nonostante ciascuno dei manifestanti fosse andato lì con un carico di inquietudine grande rispetto al proprio futuro e con un senso di precarietà, la manifestazione è stata composta, pacifica, ordinata, segnata più dall'ironia che dall'ostilità e dall'aggressività.
Gli incidenti di cui parliamo oggi non possono oscurare in alcun caso il grande valore democratico di tale protesta. Dalle notizie di stampa, risulta che i vertici delle forze dell'ordine abbiano dato disposizione di tenere una linea di freddezza: fare di tutto per evitare che quel clima degenerasse.
Manifestare davanti a Montecitorio, signor ministro, onorevole Cicchitto, non solo è una consuetudine legittima, ma anche un fatto che noi parlamentari dobbiamo considerare importante e prezioso, soprattutto quando a farlo sono ragazzi e ragazze; è, infatti, un modo per ricucire un rapporto fra le istituzioni e i cittadini.
Neanche fisicamente le istituzioni debbono essere chiuse e lontane dalla società. Ebbene, ciò lo si è fatto anche organizzando un gesto di distensione, civiltà, vicinanza come quello di distribuire acqua agli studenti e agli agenti.
Alcuni parlamentari di Alleanza nazionale, invece, hanno avuto un atteggiamento provocatorio verso i manifestanti e, per quanto riferito da diversi giornali (quasi tutti), addirittura minaccioso verso i responsabili nella piazza delle forze dell'ordine.

PRESIDENZA DEL VICEPRESIDENTE PUBLIO FIORI (ore 11,05)

CARLO LEONI. L'onorevole Cicchitto vuole i nomi di parlamentari irresponsabili? Si chiamano La Russa, Santanchè e qualcun altro, tanto che ho letto che il Presidente della Camera ha stigmatizzato «il gusto di provocare», soprattutto quando viene da un parlamentare.
Delle cariche che vi sono state hanno fatto le spese non solo studenti, ma anche non pochi giornalisti e addetti all'informazione. Tutti i giornali - e qui vi è una sua reticenza grave, signor ministro - hanno riportato, virgolettate, note ufficiali della questura di Roma, secondo la quale la questura stessa non ha dato mai ordine di caricare gli studenti e gli agenti che l'hanno fatto lo hanno fatto di propria iniziativa: lei questo non lo ha detto (Applausi dei deputati dei gruppi dei Democratici di sinistra-L'Ulivo, Misto-Verdi-l'Ulivo e di Rifondazione comunista). È così, signor ministro? Perché lei non l'ha detto? Come è potuto accadere? Si è parlato di un'inchiesta interna: vi è questa inchiesta interna? Che esiti sta dando? Questa è stata una sua grave reticenza!

GIOVANNA GRIGNAFFINI. Questo era il tema!

FRANCESCO GIORDANO. L'abbiamo chiamata per questo, non per altro!

CARLO LEONI. Il Parlamento non era sotto assedio. Naturalmente, non sono accettabili (Commenti di deputati del gruppo di Alleanza Nazionale)... Non era sotto assedio!

TOMMASO FOTI. Buffone!

CARLO LEONI. Naturalmente non sono accettabili atteggiamenti di insulto e di provocazione verso le forze dell'ordine, ma è del tutto inaccettabile in un paese democratico - e un ministro non di polizia, come disse lei, lo dovrebbe stigmatizzare - che agenti individualmente prendano iniziative a titolo personale fuori dagli ordini che vengono loro impartiti.
In ogni caso, tutto questo, signor ministro, non oscura affatto - e un ministro della Repubblica dovrebbe riconoscerlo - il grande evento democratico di una grande manifestazione pacifica di ragazzi e ragazze preoccupati del futuro che le iniziative del suo Governo stanno loro allestendo (Applausi dei deputati dei gruppi dei Democratici di sinistra-L'Ulivo, della Margherita, DL-L'Ulivo, di Rifondazione comunista e Misto-Verdi-l'Unione).

PRESIDENTE. Ha chiesto di parlare l'onorevole Butti. Ne ha facoltà.

ALESSIO BUTTI. Signor ministro, lei è stato chiaro ed esaustivo, ma ciò nulla toglie alla gravità di quanto accaduto fuori da Montecitorio il 25 ottobre ultimo scorso.
Se fossero stati gli studenti del centrodestra ad organizzare una manifestazione simile, ci domandiamo cosa sarebbe successo?

FRANCESCO GIORDANO. Non ne avete così tanti!

ALESSIO BUTTI. Quanti magistrati si sarebbero mobilitati? La sinistra avrebbe comunque giustificato, capito, compreso, agevolato una manifestazione così violenta, e non solo simbolicamente? Quanto accaduto a Bologna, dove buona parte della sinistra ha contestato ogni sano principio di legalità, e a Roma, chiarisce in modo inequivocabile che Prodi guida uno schieramento che, con un eufemismo, definiamo «eterogeneo», uno schieramento per nulla affidabile che comincia a spaventare gli italiani.
Prodi si lancia anche in tetri presagi, profetizza la rivolta delle periferie italiane, strumentalizza a fini politici il disagio sociale, fa dichiarazioni pericolose e irresponsabili, quasi a giustificare eventuali ulteriori futuri disordini generati dai suoi variopinti e mascherati supporter.
Gli incappucciati che hanno sfilato urlando «10, 100, 1000 Nassirya!», i facinorosi con il fazzoletto calato sul viso che hanno tentato di sfondare il cordone delle forze dell'ordine, le gentildonne e i gentiluomini che hanno insultato chiunque passasse nei paraggi, gli agit prop professionisti con barba e capelli bianchi, probabilmente studenti ripetenti o forse al ventesimo anno fuori corso, sono organici allo schieramento che sostiene Prodi.
I giovani interpellati da giornalisti coraggiosi ignoravano completamente il contenuto del provvedimento votato dalla Camera e contro il quale stavano manifestando, un provvedimento che, senza intaccare l'autonomia degli atenei, incoraggia le imprese a finanziare gli stessi per quanto concerne la ricerca applicata, che introduce la figura del ricercatore a contratto, incentivando l'ingresso dei giovani nel mondo universitario, che vince quelle resistenze corporative dannose per il sistema universitario: ma la manifestazione di quel martedì era contro il Governo a prescindere! E così, centinaia di giovani si sono fatti strumentalizzare contro i loro stessi interessi.
Nel 1993 - ero, allora, deputato del Movimento sociale italiano -, a seguito di una pacifica, gioiosa (e aggiungerei, quasi scanzonata) manifestazione dell'allora Fronte della gioventù contro Tangentopoli, venni indagato, insieme ad altri colleghi che vedo stamani presenti in Assemblea, per avere solidarizzato con i nostri giovani caricati, in quel caso sì, senza alcun motivo dalle Forze dell'ordine.
La loro grave colpa era indossare una pericolosa maglietta che riportava la scritta, eversiva ed antidemocratica: «Arrendetevi, siete circondati». Saltellavano in girotondo, non intralciavano il passaggio, non insultavano e, soprattutto, erano tutti a viso scoperto, come si conviene a chi manifesta liberamente e senza secondi fini o scopi violenti. La sinistra parlò di assalto al Parlamento, ma, in una sorta di anticipo della prova televisiva calcistica che lei ben conosce, ministro Pisanu, quella sinistra finì smentita dalle immagini che la stessa RAI, tutt'altro che asservita all'allora destra del Movimento sociale italiano, mandò in onda su tutti i telegiornali.
Certo, quel giorno del 1993, non erano in piazza a manifestare i figli dei VIP e dei parlamentari, come è avvenuto, invece, questa volta; erano giovani anonimi, erano giovani senza santi in paradiso. Oggi, invece, leggiamo di Fassino che minimizza gli scontri, di Diliberto che li giustifica, di Mussi che disseta i facinorosi, di chi si scaglia, come è consuetudine, contro le Forze dell'ordine, e così via. È la solita teoria dei due pesi e delle due misure, alle quali la sinistra, anche parlamentare, ci ha abituati: si applicano pesi e misure in funzione del proprio beneficio.
Noi non siamo d'accordo; alla destra piace la legge perché solo con il rispetto delle regole possiamo essere tutti più liberi e sereni. L'occupazione dell'università milanese - divenuta ormai una consuetudine nelle dinamiche didattiche degli studenti di sinistra e di molti docenti -, le recenti violenze di Bologna, la manifestazione di Roma rappresentano, signor ministro, segnali pericolosi anche, ma non solo, perché siamo alla vigilia di una campagna elettorale che si preannuncia intensa sotto tutti i profili.
Signor ministro, siamo preoccupati per quanto in tutta Italia accade alla sinistra della sinistra democratica e viene giustificato dalla stessa sinistra democratica, condizionata dalla raccolta di consenso per le prossime elezioni politiche; siamo preoccupati perché aumentano le intimidazioni, le manifestazioni contro la legalità, la legge, l'ordine e, quindi, contro la libertà.

PRESIDENTE. Onorevole....

ALESSIO BUTTI. Concludo, signor Presidente.
E parallelamente, aumenta il grado di assuefazione a tali distorsioni e di giustificazione delle stesse.
Non siamo d'accordo con chi accetta, giustifica, metabolizza la violenza fisica. Alleanza nazionale chiede di vigilare attentamente affinché la prepotenza di alcune frange estreme non assuma, signor ministro, carattere fisiologico nel dibattito politico.
È giusto manifestare in libertà, come è accaduto anche quel 25 ottobre; ma nel rispetto delle regole democratiche, nel rispetto di chi non la pensa allo stesso modo, nel rispetto delle istituzioni e delle libertà altrui (Applausi dei deputati del gruppo di Alleanza Nazionale).

PRESIDENTE. Ha chiesto di parlare l'onorevole Fistarol. Ne ha facoltà.

MAURIZIO FISTAROL. Signor Presidente, desidero ringraziare il ministro per l'esposizione testé svolta.
Il 25 ottobre, si è tenuta a Roma innanzitutto una grande manifestazione democratica, civile, contrassegnata da comportamenti nella stragrande maggioranza corretti e rispettosi; gli episodi di violenza sono risultati del tutto marginali.
La nostra Carta costituzionale - è già stato ricordato - riconosce solennemente il diritto a manifestare le proprie opinioni. Una democrazia viva, che funziona, è contrassegnata in pari modo, da istituzioni che funzionano regolarmente, discutono, sono messe in condizione di decidere senza interferenze; ma anche dalla piazza, dalla libera espressione della piazza, che è linfa della democrazia, e non democrazia di serie B.
Certo, la piazza deve conoscere un limite: il limite, rigoroso, è quello della legalità, del rispetto delle norme, delle regole, delle leggi.
Gli episodi di violenza, che sono stati marginali il 25 ottobre, non devono comunque essere minimamente tollerati. Se per ragioni di ordine pubblico un'area risulta interdetta ad una manifestazione, in quell'area non vi si può accedere, anche se ho trovato del tutto improprio il paragone con un Palazzo d'inverno da espugnare che ci ha fatto balenare il signor ministro nella sua esposizione.
Gli episodi di intolleranza sono stati una minoranza; i passamontagna sono stati pochi, così come sono stati pochi i caschi ed i fumogeni. Tuttavia, dobbiamo riflettere anche su tali episodi: questo è l'ordine del giorno di oggi.
Le forze dell'ordine hanno il dovere di far rispettare le regole e di eseguire gli ordini; lo devono fare, naturalmente, in modo commisurato alle situazioni concrete. Credo di poter affermare che, nella quasi totalità dei casi, le nostre forze dell'ordine si comportano in questo modo.
Il 25 ottobre vi sono stati anche comportamenti di uomini politici che non hanno favorito una corretta dialettica democratica. Si tratta di donne e di uomini politici e delle istituzioni che, per natura, vengono tanto osannati quanto criticati, sono applauditi così come sono dileggiati dalla piazza, e che devono dimostrare buon senso, misura e prudenza nei propri comportamenti.
Vorrei ricordare che anche al sottoscritto, quel giorno, nel momento più caldo della manifestazione è stato impedito per quasi un'ora di entrare a Montecitorio per svolgere la sua funzione di rappresentante del popolo. Credo, tuttavia, che un'irrefrenabile voglia di gelato, o un dito medio «malaccorto» non possano fare premio sul buonsenso, sulla misura e sulla prudenza a cui tutti, con grande senso di responsabilità, dobbiamo essere chiamati.
Ci avviamo, signor ministro - e mi avvio a concludere il mio intervento -, ad una lunga campagna elettorale, per la quale credo che dobbiamo costruire insieme un clima di confronto politico anche duro, ma che non deve essere turbato, deviato e strumentalizzato da fattori esterni. Gli uomini politici, infatti, non devono provocare la piazza e non devono strumentalizzare, in un senso o nell'altro, i temi della legalità, della sicurezza e dell'ordine pubblico. Ciò perché la sicurezza è una questione troppo seria.
Vede, signor ministro, vorrei conclusivamente osservare che lei ha riportato in questa sede, fuoriuscendo dall'ordine del giorno, le vicende della Val di Susa. Desidero ricordare anch'io, a margine di questa nostra riflessione, un episodio che nulla c'entra con il 25 ottobre.

PRESIDENTE. Onorevole Fistarol, si avvii a concludere!

MAURIZIO FISTAROL. Le chiedo ancora un minuto per concludere, signor Presidente.
Si tratta di un piccolo episodio, che però può inquietare, che ha caratterizzato la recente campagna elettorale a Bolzano, dove il premier doveva recarsi per tenere un comizio. Egli non vi è andato per ragioni che non ci interessano, ma esponenti locali del suo partito hanno giustificato tale assenza adducendo presunte questioni relative alla sicurezza e all'incolumità del premier, per poi essere successivamente corretti, in tempo reale, dai rappresentanti delle istituzioni, vale a dire dal questore di Bolzano.
Ecco: si tratta di un piccolo episodio che inquieta proprio in quanto è avvenuto all'inizio di una lunga campagna elettorale, e che può preoccuparci, perché la sicurezza, personale e collettiva, non deve essere strumentalizzata, soprattutto da parte di chi ricopre così alte responsabilità istituzionali. A tutte le forze politiche è richiesto di fare la propria parte affinché nel paese si respiri un clima di confronto magari duro, ma civile, ed affinché gli italiani possano operare le loro scelte con serenità (Applausi dei deputati del gruppo della Margherita, DL-L'Ulivo).

PRESIDENTE. Ha chiesto di parlare l'onorevole Emerenzio Barbieri. Ne ha facoltà.

EMERENZIO BARBIERI. Signor Presidente, onorevoli colleghi, credo sia dovere mio e del gruppo dell'UDC ringraziare il ministro Pisanu per la puntuale, come per la verità di sovente avviene, ricostruzione delle questioni collegate alla manifestazione del 25 ottobre scorso.
Vorrei, tuttavia, soffermarmi brevemente su alcune valutazioni dei fatti che si sono svolti, ponendo l'attenzione - contrariamente ad alcuni colleghi che mi hanno preceduto - non sul come si sono svolti, ma sul perché e soprattutto perché da parte di alcuni gruppi parlamentari non si è immediatamente condannata la violenza messa in atto da alcuni gruppi di studenti. Non siamo tra coloro che «cavalcano la tigre» per meri scopi politici. Siamo, piuttosto, inclini a tutelare sì il diritto alla libera espressione e contestazione, sempre però che tale diritto non travalichi i confini della liceità e, soprattutto, venga esercitato nell'assoluto rispetto delle istituzioni, perché ciò che è avvenuto il 25 ottobre non può e non deve essere minimizzato come è stato fatto da autorevoli esponenti della sinistra. Non si devono assolutamente minimizzare i fatti di violenza che - grazie a Dio - sono stati pochi, ma che non vanno ricordati riducendoli - come ha affermato l'onorevole Fassino - ad episodi, tutto sommato, marginali.
Nei primi articoli della Costituzione - lo ricordo a me stesso ed anche ai pochi colleghi che ascoltano - si tutelano non solo i diritti individuali, ma anche quelli relativi alle libertà individuali. La libertà di religione e quella di circolazione sono, in queste settimane, oggetto di aggressione da parte di alcuni gruppi di anarco-insurrezionalisti. Qui alla Camera abbiamo vissuto l'impedimento alla libera circolazione delle persone. A Torino, qualche giorno fa, i fedeli della chiesa del Carmine hanno visto violati i loro diritti di partecipare ad una celebrazione religiosa. Non si può tenere «sotto assedio» Montecitorio e far passare ciò come un episodio marginale, perché ciò può creare i presupposti di qualcosa di più pericoloso; né si può tollerare che si crei una sorta di copertura ai manifestanti. Fa piacere notare, poi, come nel 2005 siano ancora possibili «folgorazioni sulla via di Damasco». Non saremo certo noi a vietare la diffusione e l'applicazione del precetto evangelico, quello, per intenderci, richiamato nell'operato del vicepresidente Mussi, che ha dato «da bere agli assetati». Voglio, tuttavia, fare una considerazione, ministro Pisanu: eravamo in una zona di Roma in cui vi sono molti bar; non erano i giovani del Papa a Tor Vergata, che dovevano essere riforniti d'acqua perché non erano in grado di raggiungere alcun bar nelle vicinanze!
Vorrei ricordare all'onorevole Mussi che ciò che egli ha fatto costituisce comunque un precedente. Quando davanti a Montecitorio sosterranno e manifesteranno gli agricoltori - non importa se della Lega o della Coldiretti -, i paramedici, gli operai o altri tipi di studenti, bisogna comportarsi nello stesso modo. Bisogna quindi capire, considerata la stagione cui ci stiamo avvicinando, se ci preoccuperemo di dare disposizioni per portare del tè caldo, anziché dell'acqua fredda, o altri generi di conforto a coloro che, dietro ufficiale richiesta e civilmente, manifesteranno davanti ai portoni della Camera dei deputati.
Il fatto significativo, onorevoli colleghi, è proprio questo: vi è stata una gravissima violazione della libertà riservata ai parlamentari di accedere agli ingressi della Camera dei deputati; una libertà che non è certamente superiore, ma nemmeno inferiore a quella che deve essere riservata ai dimostranti.
Siamo giunti al paradosso, tutto italiano...

PRESIDENTE. Onorevole Emerenzio Barbieri, concluda.

EMERENZIO BARBIERI. Concludo signor Presidente. Dicevo che siamo giunti al paradosso di tollerare qualsiasi tipo di protesta, quando viene messa in atto dai movimenti giovanili, quasi godessero di una sorta di salvacondotto.
Voglio concludere dicendo che non tutti coloro che erano qui davanti sapevano esattamente per cosa manifestavano. Si manifestava comunque contro il Governo Berlusconi, senza neanche conoscere quale era l'oggetto della riforma che, in quel momento, si stava discutendo in aula (Applausi dei deputati dei gruppi dell'Unione dei democratici cristiani e dei democratici di centro e di Alleanza Nazionale)!

PRESIDENTE. Ha chiesto di parlare l'onorevole Dario Galli. Ne ha facoltà.

DARIO GALLI. Signor Presidente, egregio signor ministro dell'interno, la ringrazio per la dettagliata relazione sui fatti avvenuti il 25 ottobre scorso. Personalmente, con tutti i problemi del paese e, soprattutto, dei paesi vicini, ritengo comunque una perdita di tempo essere qui a discutere di qualche centinaio di ragazzi maleducati, poco informati o addirittura in malafede, oltre certo ad una frangia di violenti, come quelli che hanno minacciato parlamentari, ovviamente solo di centrodestra, o addirittura aggredito il ministro Calderoli mentre transitava con la propria auto ed oltre (non diamo loro più importanza di quella che meritano) ai soliti parlamentari responsabili che tutti conosciamo.
Entriamo nel merito. Perché hanno protestato? Per una riforma che mette semplicemente un po' di ordine nella scuola e nell'università, introducendo un minimo di meritocrazia per le carriere dei docenti. Vorrei chiedere a cento di questi ragazzi cosa contenga la riforma Moratti. Probabilmente, tutti e cento non saprebbero cosa dire.
In realtà, questa è l'ennesima strumentalizzazione del centrosinistra, che non ha minimamente scrupoli nel mobilitare le folle (si fa per dire), millantando argomenti assolutamente inesistenti. Ricordiamo tutti gli scioperi ed i cortei con tanto di mamme e bambini contro l'abolizione del tempo prolungato, salvo poi scoprire che il tempo prolungato non era stato minimamente toccato. Lo stesso potremmo dire per decine di altre situazioni in questa legislatura.
Solo in alcuni casi, quando fa comodo, la legalità è un valore anche per la sinistra. Avrei voluto vedere se i disordini successi fuori Montecitorio si fossero verificati davanti al palazzo comunale di Bologna. Cosa avrebbe fatto il sindaco? Avrebbe mandato la polizia con i manganelli? Si sarebbe attaccato alla legalità e al rispetto dell'ordine? Noi tutti pensavamo che i tempi in cui la sinistra cercava in ogni modo la distruzione dei nostri valori, dell'Occidente, fossero finiti.
Pensavamo che vi foste accorti che, in qualche modo, anche voi fate parte di questa regione del mondo e che la sua eventuale dissoluzione distruggerebbe anche voi. Invece no: continuate nella vostra incoerenza ideologica, causando i mali rispetto ai quali vi ponete, poi, come improbabili rimedi.
I ragazzi di oggi, fra qualche anno, si ritroveranno in un mondo senza regole e senza confini, che voi avete voluto, con la concorrenza spietata dei loro coetanei provenienti dagli altri paesi del mondo, dove a scuola si studia, si imparano professioni, ci si costruisce un bagaglio culturale personale. E la concorrenza più forte verrà proprio da quei paesi che voi portavate ad esempio qualche decennio fa come un nuovo modello ideologico per l'umanità: dalla vecchia Europa, dagli Stati Uniti, dall'India, ma anche dalla Cina, dove oggi - come in economia - nella scuola si pratica il principio assoluto della meritocrazia e dove i ragazzi che non ottengono risultati vengono spietatamente eliminati. In questo mondo gli universitari italiani di oggi si ritroveranno soli con la propria preparazione; o soli e basta, se si continua su questa strada.
Se vogliamo bene (da questa parte non abbiamo dubbi che sia così), se volete bene ai nostri ragazzi, non continuate a prenderli in giro! L'impegno e la meritocrazia non sono concetti politici, non sono ideologie di centrodestra, ma sono regole naturali che governano da sempre la vita dell'uomo.
I miracoli non si ripetano mai due volte. Chi oggi ha nostalgia del sessantotto, del diciotto politico, dell'occupazione con la «k», degli esami di gruppo non può pensare di riproporre oggi quel modello e, magari, darlo in eredità ai propri figli. Chi è passato dalle barricate al doppiopetto, chi è riuscito abilmente ad infilarsi nelle banche di Stato, nelle aziende parastatali, nei giornali di partito o magari, sulle poltrone di quest'aula, vivendo per decenni, come tutti gli ex rivoluzionari, nel più perfetto stile piccolo borghese, non può pensare di poter lasciare in eredità ai propri figli le stesse cose.
Per quarant'anni è stata la Padania, con i suoi infaticabili pagatori di tasse, distratti politicamente, a mantenere tutto questo; oggi, le cose sono cambiate. Fra dieci o quindici anni, quando i ragazzi di oggi saranno nel pieno della vita professionale, essi non potranno più contare sui fasti del centralismo passato. L'Italia sarà, comunque, un altro paese. Siamo, quindi, onesti con loro e spieghiamo con chiarezza come vanno veramente le cose nella vita. Il tempo dei concorsi truccati, del posto fisso nello Stato sono finiti.
Il ministro Moratti ha cercato con grande fatica di introdurre questi concetti in una riforma improntata comunque ad un grande buon senso. Ricordiamo che, da tre anni a questa parte, nonostante le violentissime critiche, con l'autonomia dei dirigenti scolastici nella scelta dei supplenti, gli anni scolastici iniziano con gli organici al completo.
Ricordiamo il maggior coinvolgimento delle famiglie, la regolarizzazione di moltissimi precari ed ora il primo tentativo di rendere l'università italiana competitiva con quelle estere con l'introduzione sacrosanta di principi di impegno e meritocrazia.
Fuori da quest'aula il mondo corre a mille all'ora. Solo voi non ve ne rendete conto. Tra i vostri banchi c'è ancora gente che vorrebbe i lavoratori socialmente utili, il reddito garantito o addirittura la nazionalizzazione della Fiat. Se non foste patetici, sareste ridicoli. In realtà, siete solo pericolosi, per voi e per il paese (Applausi dei deputati dei gruppi della Lega Nord Federazione Padana e di Alleanza Nazionale)!

PRESIDENTE. Ha chiesto di parlare l'onorevole Folena. Ne ha facoltà.

PIETRO FOLENA. Lei, signor ministro dell'interno, oggi ha reso un'informazione al Parlamento falsa, reticente e provocatoria. L'abbiamo chiamata noi in Parlamento, signor ministro Pisanu, per riferire dopo le dichiarazioni che il questore di Roma nella serata del 25 ottobre aveva rilasciato, denunciando il comportamento di alcuni settori delle forze dell'ordine che avevano agito di testa propria.
Quella dello scorso 25 ottobre è stata una straordinaria giornata dei giovani. Da molti anni non si vedeva nella capitale un corteo così grande. Una nuova generazione, in assoluta autonomia, non guidata da nessun parlamentare, signor ministro Pisanu, ma in assoluta autonomia - lo ripeto -, contestava la controriforma universitaria ma anche il disinteresse che, anche nel passato, settori del centrosinistra hanno dimostrato rispetto alle politiche della scuola pubblica. Essa è arrivata sotto il Parlamento circondandolo in modo pacifico, democratico e non violento, restando dietro le transenne.
Voglio ricordare agli smemorati colleghi della maggioranza e anche a lei, che, in questo caso, è smemorato, che sono dieci anni che tutte le manifestazioni finiscono davanti a piazza Montecitorio, esprimendo liberamente e simbolicamente la forza della democrazia: da un lato l'aula rappresentativa della democrazia e, dall'altro, la possibilità di esprimere pacificamente le proprie contestazioni sotto i palazzi del potere.
Ebbene, in quella giornata abbiamo rischiato una degenerazione terribile per un comportamento provocatorio di alcuni settori delle forze dell'ordine, spalleggiati apertamente da Alleanza Nazionale e da altri esponenti della maggioranza e anche per incertezze e leggerezze nella gestione della piazza che lei ha confermato in questa informativa.
Tutto ciò poteva costare caro. Voglio ricordare che sono stati più di dieci i ragazzi feriti, alcuni anche in modo grave. Sono stati feriti, inoltre, la dottoressa Nicoletta Orlandi Posti, giornalista di Libero, come la stessa ha scritto su Libero, Dante d'Aurelio di Telenorba e il fotoreporter Stefano Montesi, che stavano riprendendo il filmato in cui venivano caricati gli studenti.
Quella sera abbiamo avuto notizia di un poliziotto ferito. Adesso lei, 15 giorni dopo, ci informa che ci sarebbero stati 11 poliziotti contusi. Voglio ricordare che anche l'onorevole Deiana, che, insieme al sottoscritto, all'onorevole Russo Spena, all'onorevole Mascia, all'onorevole Cento e a parlamentari di altri gruppi, per tutta la mattinata ha cercato di fare una mediazione per impedire degenerazioni rispetto ad alcuni comportamenti aggressivi di alcuni settori delle forze dell'ordine, è stata contusa in via del Teatro Valle.
Se non fosse stato per il comportamento dell'onorevole Mussi e per l'iniziativa che è stata assunta di portare l'acqua... Sì, onorevole Emerenzio Barbieri, mi auguro che ai manifestanti il Parlamento possa sempre dare il senso e la prova di questa volontà democratica.
Ebbene, la carica delle 17 in via del Corso davanti a Palazzo Chigi è avvenuta a freddo. Ci sono testimoni oculari nelle persone di alcuni parlamentari. Noi parlamentari testimonieremo, se necessario, davanti ai tribunali e nelle aule di giustizia su quanto è successo.
Do atto al questore di Roma, ma non a lei, signor ministro dell'interno, di aver riconosciuto l'atto provocatorio che è avvenuto davanti a Palazzo Chigi.
La domanda è un'altra: come può succedere che oggi il questore di Roma e noi parliamo di alcuni singoli poliziotti o settori delle forze dell'ordine? A chi rispondono? Perché non rispondono a chi guida la piazza? Credo si tratti di una domanda pesante che ci si è già fatti all'epoca di Genova. Ricordo le frasi dette dall'onorevole La Russa davanti al Parlamento: se voi caricate, noi vi veniamo dietro. Ricordo le minacce al funzionario Pellegrino, tanto per fare nomi, fatte davanti al Parlamento.

PRESIDENTE. Onorevole Folena...

PIETRO FOLENA. In conclusione, visto che lei non ha intenzione di tutelare il diritto alla sicurezza dei cittadini e dei giovani che manifestano perché non ha informato il Parlamento, saremo costretti ad adire le vie legali, andare alla procura della Repubblica con un esposto su quei comportamenti. Guardi, signor ministro, che la provocazione di mettere oggi insieme la Val di Susa, Bologna, gli anarco-insurrezionalisti, le bombe con la grande manifestazione degli studenti non la accettiamo.

PRESIDENTE. Onorevole Folena...

PIETRO FOLENA. Quei 15 mila della Val di Susa non sono terroristi o anarco-insurrezionalisti.

PRESIDENTE. Onorevole Folena, deve concludere.

PIETRO FOLENA. Chi contesta democraticamente il sindaco di Bologna non è un terrorista. Siamo nella democrazia. Visto che lei non ci tutela, signor ministro, ci sarà bisogno di cambiare molto presto Governo (Applausi dei deputati dei gruppi di Rifondazione comunista, dei Democratici di sinistra-L'Ulivo e Misto-Verdi-l'Unione)...

PRESIDENTE. Grazie, onorevole Folena.
Ha chiesto di parlare l'onorevole Pisicchio. Ne ha facoltà.

PINO PISICCHIO. Signor Presidente, onorevoli colleghi, signor ministro, la mia generazione ha conosciuto stagioni di conflitto nell'università, stagioni che una parte della storiografia corrente ha potuto ritenere portatrici di violenza e di inutile contrasto generazionale, altra parte invece ha considerato generatrici di quello slancio vitale su cui si edificò per la prima volta quel protagonismo giovanile che cambiò il volto del mondo occidentale. Intorno al Sessantotto, infatti, i giovani studenti segnarono il passaggio al nuovo mondo, alla stagione della politica intesa come liberazione.
Quegli anni sono passati e le manifestazioni degli studenti del 25 ottobre, legittime nella contestazione di una riforma universitaria che abbiamo contrastato anche noi in quest'aula, ma sbagliate per alcuni minoritari studenti e per alcuni toni assunti davanti al Parlamento, sono lontane da quelle che hanno segnato la grande stagione della contestazione e sembrano accordarsi, invece, con lo spirito del tempo corrente che combacia perfettamente con quegli atteggiamenti così poco nobili esibiti da qualche collega parlamentare all'uscita della Camera. Vi è stata simmetria tra la gazzarra inscenata davanti al palazzo del Parlamento da qualche decina di studenti ed il florilegio di gesti regalati da qualche deputato, evidentemente non troppo compreso del ruolo di rappresentante della nazione e che ha trovato, invece, irresistibile cedere alla greve battuta goliardica.
Lo spirito coatto, come lo ha chiamato Gramellini, ha preso il sopravvento sullo spirito democratico e sul valore pedagogico della politica. La politica e la democrazia sono in sé valori capaci di esprimere pedagogia, vanno maneggiati con cura, con rispetto, con senso delle istituzioni. Ogni strappo, ogni caduta di stile, ogni dimenticanza diventa colpevole omissione di pedagogia democratica, tradimento del proprio ruolo.
Ciò nondimeno resta il fatto della contestazione condotta con toni e forme aggressive da alcuni davanti al Parlamento. Credo non si possa e non si debba cedere a forme di indulgenza. La libertà di manifestazione è sacrosanta e va tutelata in tutte le sue forme, così come fa la nostra Costituzione, ma il limite del diritto costituzionale è dato dalla violenza: quella non è mai, in nessun modo, in nessun caso, sotto nessun cielo politico, accettabile. In questi giorni drammatici lampi di violenza stanno infiammando un paese civilissimo a noi vicino: la Francia. Si tratta di episodi che possono apparire molto distanti dai nostri, episodi che mescolano disagio sociale ed intolleranza razziale, voglia di identità civica e rifiuto. Tuttavia, attenzione, perché Parigi può essere assai meno lontana di quanto essa non appaia. Il disagio sociale è anche fra noi, perché fra noi è il malessere economico e la difficoltà vissuta dalle giovani generazioni. Del resto, il nostro Sessantotto nacque a Parigi, sulle barricate. Solo una grande pedagogia democratica, esercitata da una politica saggia, adulta, pacificata e consapevole del proprio ruolo alto, può metterci al riparo da quel pericolo. A questa grande prova, onorevoli colleghi, siamo chiamati tutti. A questo senso delle cose, responsabile e misurato, dovrà ispirarsi l'azione del ministro, ricordando l'insegnamento di un comune maestro, Aldo Moro, il quale seppe sempre tenere aperto il dialogo con gli studenti (Applausi dei deputati del gruppo Misto-Popolari-UDEUR).

PRESIDENTE. Ha chiesto di parlare l'onorevole Sciacca, al quale ricordo che ha quattro minuti di tempo a disposizione. Ne ha facoltà.

ROBERTO SCIACCA. Debbo dire che noi non siamo soddisfatti della sua relazione, signor ministro, perché ha confuso fatti e circostanze molto diverse fra loro, ha espresso giudizi politici che non accettiamo e che riteniamo gravi ed ha ricostruito i fatti del 25 ottobre tralasciando aspetti molto importanti. Primo: cosa è accaduto in via del Corso, vicino a Palazzo Chigi? Due agenti hanno perso la testa? Oppure, come ha detto in un primo tempo la questura, non c'è stata nessuna carica? C'è un'inchiesta in corso?
Io ero lì, signor ministro, ed ho visto delle cose molto diverse. Ci sono anche dei filmati, che la RAI ha trasmesso attraverso i telegiornali. La carica è stata violenta, decine di agenti si sono scagliati verso i manifestanti, che non erano armati; anzi, sono immediatamente fuggiti e sono stati rincorsi. Alcuni di questi sono stati feriti: ho visto agenti, che hanno continuato a picchiare giovani che erano caduti a terra. Ed ho visto anche agenti litigare tra di loro, perché non tutti erano d'accordo su quella violenta carica. Allora chi doveva decidere? Chi doveva dare gli ordini? Signor ministro, queste sono le cose che lei avrebbe dovuto verificare e sulle quali poi riferire in quest'aula. Ma lei non lo ha fatto!
La gestione del corteo è molto discutibile. Ho partecipato al corteo sin dall'inizio e devo dire che ci sono state delle situazioni addirittura paradossali. Una grandissima partecipazione ed ore di attesa a Corso Vittorio, senza che siano state assunte decisioni precise da parte della questura. C'era una proposta, che gli studenti insieme ai parlamentari avevano riferito ai funzionari della questura che erano lì in strada: la proposta era quella di proseguire, perché c'era troppa gente, andando avanti verso il lungotevere e per poi piegare verso piazza Navona, anche perché questo sarebbe stato un modo per far diminuire la tensione. Invece, questa possibilità non è stata presa in considerazione. Di fatto si è creato un clima di tensione, che ha provocato incidenti anche nelle vie laterali a corso Vittorio.
Lei, signor ministro, ha poi messo l'accento su possibili provocazioni e su possibili violenze, ma ha tralasciato totalmente il fatto politico reale, enorme di quella giornata: decine di migliaia di giovani venivano a Roma per porre problemi politici riguardanti la loro vita, la loro esistenza. In Italia poi, signor ministro, è nato un movimento di protesta contro la legge Moratti, che non è guidato da terroristi, bensì da studenti, insegnanti, presidi e rettori delle università. Questa è la verità, ma lei l'ha trascurata completamente.
Infine, per quanto riguarda i blocchi agli accessi della Camera, vorrei fare una premessa. Reputo queste istituzioni, la Camera dei deputati e il Senato della Repubblica, una cosa sacra. Esse rappresentano la democrazia e vanno difese in ogni caso. Tuttavia, è fondamentale che la gente, i giovani soprattutto, condividano queste considerazioni. È noto a tutti che le nostre istituzioni vengono viste...

PRESIDENTE. Onorevole Sciacca, la invito a concludere.

ROBERTO SCIACCA. ...come una realtà distante, se non addirittura il luogo degli intrighi e degli interessi personali dei singoli parlamentari!
In questo senso, il 25 ottobre è stata, invece, una pagina nera, perché verrà ricordata da tantissimi giovani come una giornata in cui sono stati picchiati. La Camera, sorda, ha approvato la legge Moratti e l'onorevole Santanchè, insieme ad altri deputati di Alleanza nazionale, li ha insultati e provocati.
Per tale motivo, ministro, la invito a verificare la situazione, perché molti agenti, a Montecitorio, si sono lamentati, poiché sono stati invitati da parte di alcuni parlamentari a caricare gli studenti. Noi, invece, parlamentari del centrosinistra...

PRESIDENTE. Concluda, onorevole Sciacca.

ROBERTO SCIACCA. ... eravamo lì - e lo rivendichiamo - in mezzo agli studenti, per capire le loro ragioni e per difendere le istituzioni democratiche (Applausi dei deputati dei gruppi Misto-Comunisti italiani, di Rifondazione comunista e Misto-Verdi-l'Unione)!

PRESIDENTE. Ha chiesto di parlare l'onorevole Cento, al quale ricordo che ha tre minuti di tempo a disposizione. Ne ha facoltà.

PIER PAOLO CENTO. Signor Presidente, la relazione del ministro Pisanu è politicamente scorretta, fondata su notizie non vere e si pone l'obiettivo politico, dichiarato nella conclusione del suo intervento, di tirare un filo conduttore che, tra la manifestazione del 25 ottobre, il dibattito politico che si è aperto sulla legalità a Bologna e le manifestazioni di migliaia di uomini e donne e dei loro amministratori locali in Val di Susa contro la TAV (l'alta velocità), segna la volontà del Governo di portare all'opinione pubblica uno scontro sfalsato rispetto a ciò che realmente accade nel nostro paese.
L'obiettivo è quello di criminalizzare forme di protesta civile e democratica che stanno attraversando il paese su vertenze e battaglie che riguardano la qualità della vita e la tutela del territorio, portandole sul terreno dell'ordine pubblico, quasi a lanciare la palla dell'azione di bande di provocatori che, peraltro, puntualmente, come ogni volta accade nella storia del nostro paese, compaiono, guarda caso, con l'obiettivo di inquinare il confronto democratico, di deviare le proteste civili e di far parlare di anarco-insurrezionalisti piuttosto che delle questioni vere che riguardano le ragioni della mobilitazione di migliaia di persone.
Il 25 ottobre a Roma vi erano migliaia di studenti e di ricercatori, che, a volto scoperto (ristabiliamo la verità), rivendicavano democraticamente il diritto di venire in Parlamento e di confrontarsi, fuori dallo stesso, con le forze politiche che, nelle stesse ore, stavano discutendo sul futuro dell'Università e della legge Moratti.
Può non piacere al ministro dell'interno Pisanu ed alla maggioranza di centrodestra, ma si tratta di un fatto democratico che non può essere affrontato sul terreno dell'ordine pubblico.
Noi Verdi siamo solidali con le forze dell'ordine, perché sappiamo che, in quella piazza, anche nella gestione dell'ordine pubblico in quella giornata, la stragrande maggioranza delle forze dell'ordine non ha accettato il ricatto e la falsa protezione politica che Alleanza nazionale, fuori dall'aula di Montecitorio, ha cercato di dare loro; vi è stato da parte dei medesimi anche un atto di protesta - pur silenzioso, considerato il proprio regolamento - nei confronti dell'azione definita dal quotidiano romano Il Tempo, giornale di destra, un vero e proprio pestaggio organizzato nei confronti degli studenti.
Ci aspettavamo dal ministro una risposta sull'inchiesta amministrativa che, opportunamente, il questore di Roma ha disposto nella giornata del 25 ottobre per le cariche della polizia, ma ella si è recato in questa sede mettendo in atto un'operazione politica inaccettabile, vergognosa e pericolosa.
Sappia il ministro dell'interno Pisanu che, in ordine a questo punto, non arretreremo di un millimetro! Quello è il nostro posto, quello è il ruolo dell'opposizione democratica in questo paese ed i verdi continueranno a svolgere quella funzione (Applausi dei deputati dei gruppi Misto-Verdi-l'Unione, di Rifondazione comunista e Misto-Comunisti italiani)!

PRESIDENTE. Ha chiesto di parlare l'onorevole Selva. Onorevole Selva, lei sa che, per prassi costante, in questo tipo di dibattito, la possibilità di intervenire è riservata solo ai rappresentanti dei gruppi.
Tuttavia, considerando che lei è stato protagonista o comunque coinvolto in tale vicenda, le do in via eccezionale la parola per due minuti.

GRAZIELLA MASCIA. Anche noi siamo stati coinvolti! Siamo tutti uguali!

PRESIDENTE. Preciso che non darò la parola a nessun altro dopo l'onorevole Selva.
Prego, onorevole Selva, ha facoltà di parlare.

GUSTAVO SELVA. Signor Presidente, la ringrazio di avermi consentito di intervenire per affermare con la massima serenità i fatti, di cui sono stato protagonista.
Non ho fatto una provocazione: ho voluto soltanto controllare di persona se gli studenti che si erano avvicinati a quattro metri da un ingresso della Camera facessero parte di una manifestazione autorizzata o no. Ed è ciò che ho chiesto anche agli onorevoli Manzini e Maura Cossutta.

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