Palermo, in corteo contro
proibizionismo e mafia
Mentre Gasparri e Moratti rilanciano la ricetta repressiva Guidati dalle bandiere rosse di Rifondazione comunista e Sinistra giovanile, dietro il lenzuolo giallo con la scritta “Contro il proibizionismo, contro la mafia”, circa mille studenti hanno sfilato ieri mattina per le strade di Palermo rispondendo all’appello del cartello antiproibizionista “Diritti di Strada” che ha organizzato il controvertice. «Siamo qui perché dire no al proibizionismo vuol dire dire no alla mafia», dice Andrea del liceo Vittorio Emanuele II. Gli fa eco un altro studente dell’Itc Crispi, «se legalizziamo la droga leggera - dice Alessandro - possiamo togliere grandi fette di guadagno alle associazioni criminali». Una delegazione dei giovani comunisti arrivata da Roma «per partecipare - hanno detto - a una manifestazione in cui crediamo molto. Questo governo non fa altro che cancellare a poco a poco i nostri diritti. Il proibizionismo non risolve i problemi, ma li moltiplica». La principale richiesta del corteo è la legalizzazione delle droghe leggere. Mentre gli studenti manifestavano la ministra della scuola, Letizia Moratti, nell’assise governativa in corso al Palazzo dei Normanni sosteneva che «la scuola ha un ruolo importante nella battaglia contro la droga» ma deve essere aiutata. «Risultano quindi incomprensibili - ha ribadito Moratti - decisioni come quelle della Corte di Cassazione che dice che lo spinello in gita scolastica, anche a livello di gruppo, non è punibile, perché è una forma di consumo in un contesto di divertimento. In questo modo non si aiutano i professori a svolgere il loro ruolo». Via dunque agli agenti in borghese nelle scuole, alla segnalazione ai servizi sociali degli studenti beccati con una canna, al controllo incrociato famigliascuola. Comunque i giochi proibizionisti del governo continuano. Alla Conferenza nazionale illustrato lo stralcio del ddl Fini: il dibattito è durato 40 minuti, con 8 interventi. «E’ stupefacente - commentano gli operatori presenti tra il pubblico - che non vi sia alcuno spazio di confronto su una legge come questa per per chi lavora nei servizi pubblici e privati venuti a Palermo. Evidentemente i giochi sono fatti». La dottoressa Corrado, del Not della Prefettura di Caltanissetta fa suo lo slogan della Conferenza: «Siamo venuti a costruire insieme, non ad ascoltare autorevoli relazioni». Il dottor Scardigli, del Sert di Catania, denuncia l'assenza di relatori dei servizi pubblici al tavolo degli invitati e critica la parificazione di sert e strutture accreditate del privato sociale: «Occorre armonia e collaborazione, ma si tratta di ruoli diversi». Il rischio paventati da Scardigli è quello di un conflitto di interessi delle comunità terapeutiche, che rilascerebbero i certificati di diagnosi di tossicodipendenza e contemporaneamente prenderebbero in carico i soggetti. Per Angela Pulvirenti, assistente sociale Not Catanzaro, «è incredibile non avere spazi di confronto in questa Conferenza, dopo che è stata già disegnata una legge senza che nessuno abbia chiesto un parere a noi operatori che da 15 anni siamo i mediatori con i ragazzi che consumano droga». A lei e alle altre sette persone intervenute nel dibattito, sono stati riservati 5 minuti. Rosaria Agosta (Not Trapani) infine, ribadisce che lo stralcio invocato dall’esponente di An, Maurizio Gasparri, «favorisce solo le grandi strutture del privato sociale, le uniche, a danno delle realtà minori, che potranno rispondere ai requisiti necessari all’accreditamento come enti equiparati ai servizi pubblici».
http://www.liberazione.it/giornale/051207/pdf/XX_7-POL-2.pdf
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