Domande e risposte, da un incontro fra un rappresentante operaio della Zanon e alcuni operai dell’Associazione delle fabbriche di Milano
10 OPERAI CONTRO DICEMBRE 2005 - n° 118 ZANON, NEUQUÉN, ARGENTINA LA CRISI Domande e risposte, da un incontro fra un rappresentante operaio della Zanon e alcuni operai dell’Associazione delle fabbriche di Milano Martedì, 15 novembre 2005, presso la sede dell’ASLO, si sono incontrati un rappresentante operaio della fabbrica argentina Zanon e alcuni operai dell’ASLO in rappresentanza di alcune tra le più importanti fabbriche della zona.
Dopo una breve presentazione, il compagno della Zanon ha incominciato la relazione sull’esperienza che gli operai di quella fabbrica stanno conducendo. Il quadro che ha incominciato a descrivere, è il tentativo di chiusura della fabbrica da parte del padrone e la successiva occupazione della stessa da parte degli operai. con la conseguente decisione di proseguire la produzione sotto il controllo operaio. Ecco la breve sintesi della storia della fabbrica: La Zanon è una fabbrica argentina della zona di Neuquén in Patagonia che produce ceramica, e nella fattispecie piastrelle ceramiche di varie dimensioni. Nel 2001, il proprietario Luis Zanon decise di portare la fabbrica verso il fallimento e la successiva chiusura. Gli operai della fabbrica a quel punto, davanti alla prospettiva di rimanere senza lavoro decisero: prima di presidiare per ben cinque mesi lo stabilimento per evitare che il padrone si vendesse il macchinario, e poi successivamente di occupare la fabbrica e di riavviare la produzione autonomamente. Numerose sono state le domande che gli operai hanno posto al compagno argentino, e il dibattito che ne è scaturito è stato importante, per la serie di quesiti anche teorici oltreché pratici che quest’esperienza sta ponendo e porrà non solo agli operai argentini, ma agli operai di tutto il mondo. Gli operai presenti hanno incominciato a porre queste domande al compagno argentino: 1. Quando avete incominciato la produzione, con che soldi vi pagavate i salari? 2. Tutti i lavoratori hanno aderito alla vostra lotta e all’iniziativa di continuare la produzione senza padrone? 3. I salari sono tutti uguali o c’è una differenza tra operai e operai e tra operai ed impiegati? 4. Come avete risolto il problema della gerarchia di fabbrica? 5. Esiste una rotazione nel lavoro tra varie mansioni? 6. L’intercambiabilità tra le mansioni comprende il fatto che gli impiegati fanno gli operai e gli operai fanno gli impiegati? 7. L’intercambiabilità tra le mansioni significa che tutti vanno in produzione? 8. Esiste un comitato di gestione, e chi è che prende tutte le decisioni? 9. Chi decide quanta produzione fare? 10 La fabbrica produce utili? 11. Di questi utili cosa ne fate? 12. La giornata lavorativa e la settimana lavorativa sono state ridotte? 13. Il salario è come prima? 14. E’ stato aumentato o è stato diminuito? 15. Avete assunto nuovo personale? 16. Il governo centrale o quello locale vi ha aiutato o vi sta aiutando? 17. Il sindacato esterno vi ha in qualche modo ostacolato? E’ d’accordo con le vostre posizioni? Vi ha preso ad esempio e sta propagandando la vostra esperienza? 18. Ci sono altre fabbriche che hanno seguito o stanno seguendo il vostro esempio? 19. Qual è l’obbiettivo o lo scopo politico che vi prefiggete? Queste sono state le risposte alle domande: 1. Dopo aver finito il presidio davanti alla fabbrica e aver deciso di occupare la fabbrica, con la conseguente messa in moto dei macchinari per riattivare la produzione, abbiamo dovuto vendere una parte d’invenduto che stava in magazzino e con la vendita di queste scorte a magazzino che c’erano ci siamo pagati i primi salari. 2. Non tutti i lavoratori hanno aderito alla nostra proposta di continuare la produzione autonomamente senza il padrone. Quando abbiamo incominciato la lotta presidiando la fabbrica dall’esterno, siamo rimasti 260 circa e quando abbiamo deciso di occupare la fabbrica i quadri dirigenti, gli ingegneri, i dirigenti che aspettavano che la nostra lotta fallisse per riprendersi in mano tutto si sono licenziati e sono rimasti solo gli operai e gli impiegati.Ora a distanza di tre anni il numero degli occupati e di circa 430 tra operai e impiegati, abbiamo assunto tutte le società di servizio che prima erano in appalto cioè i lavoratori della mensa e i lavoratori delle pulizie e abbiamo costituito un presidio sanitario all’interno della fabbrica con il personale medico che è assunto come tutti gli altri lavoratori, con gli stessi diritti e con gli stessi doveri. 3. Le differenze salariali sono dovute alla maggiorazione turno, cioè chi lavora sui tre turni prende circa cento euro in più di chi invece lavora dalle 8.00 alle 17.00. un’altra differenza e data dal fatto che chi è in fabbrica da 20 anni prende circa altri 50 euro in più di chi è stato appena assunto. Non esistono altre differenze! 4. La vecchia gerarchia di fabbrica non esiste più e non abbiamo creato nessuna nuova gerarchia di fabbrica. Nell’assemblea generale chi vuole proporsi come coordinatore può candidarsi ed essere eletto dalla stessa assemblea, svolge la funzione di coordinatore continuando a fare la produzione o a fare la mansione che in quel momento sta facendo. 5. Durante l’assemblea generale di 8 ore che ogni mese facciamo esiste, la possibilità di proporsi per una rotazione delle mansioni, cioè chi vuole fare una mansione si propone, sostenendo che vuole fare per un periodo quella determinata mansione e se l’assemblea ritiene che il lavoratore possa farlo lo vota dandogli il mandato. 6. La intercambiabilità delle mansioni tra operai ed impiegati si possono fare. E’ sempre l’assemblea che decide su proposta dello stesso lavoratore che si candida ad occupare un determinato posto di lavoro. 7. Sono sempre i lavoratori che proponedosi all’assemblea decidono se andare in produzione, una vera e propria rotazione obbligatoria sulla produzione, nel senso che un lavoratore deve fare un mese in produzione, un mese in ufficio, un mese alle vendite, un mese alla progettazione (ad esempio) non esiste, sono solo le proposte individuali avanzate dagli stessi lavoratori che l’assemblea decide. 8. Non esiste un vero e proprio comitato di gestione che decide cosa e come fare, cosa e come fare lo decide l’assemblea generale dei lavoratori che si riunisce a tale scopo una volta al mese per un giorno intero. 9. È sempre l’assemblea generale che decide come e quanta produzione fare! 10. La fabbrica in questi due anni di produzione sotto controllo operaio ha prodotto degli utili. 11. Una parte di questi li abbiamo donati per la costruzione di un presidio sanitario 12. La settimana e la giornata lavorativa non sono state ridotte, lavoriamo ancora 8 ore al giorno per sei giorni su tre turni. 13. Il salario non è come prima un lavoratore che non fa i turni prende 800 pesos al mese 100 pesos in più di qualsiasi altro lavoratore argentino, il salario è uguale per tutti tranne che per i lavoratori che fanno i turni, che prendono 100 150 pesos in più al mese. 14. Il salario seppur di poco è stato aumentato 15. Dall’inizio della nostra lotta sino ad ora sono stati assunti circa 170 lavoratori ora siamo circa 420 e all’inizio eravamo 250 lavoratori. 16. Il governo centrale così come quello locale non ci ha dato nessun aiuto, noi abbiamo costituito una cooperativa che si chiama Fasinpat: fábrica Sin Patrón che significa fabbrica senza padroni, che si basa solo sulla partecipazione dei lavoratori alla cooperativa. Senza l’aiuto di nessuno, tutti i lavoratori sono soci con uguali diritti e uguali doveri. Le altre cooperative hanno tutte un aiuto dal governo nazionale o locale che però chiede in cambio di mettere un loro uomo al comando della cooperativa, diventando, di fatto, come la maggioranza delle cooperative esistenti in Italia che ben conoscete.La nostra cooperativa è diversa dalle altre e se noi avessimo accettato gli aiuti del governo ora ci troveremmo con una direzione, un capo del personale, una gerarchia aziendale che decide come e quanta produzione fare. Cioè come qualsiasi altra impresa normale. Per questo non vogliamo l’aiuto di nessun ente governativo. 17. Il sindacato esterno non ha propagandato per niente la nostra esperienza, non l’ha presa ad esempio per farla seguire alle molte fabbriche che hanno chiuso in Argentina in questi anni. Quello che abbiamo fatto noi rappresenta l’unica esperienza se il sindacato avesse voluto appoggiare questa lotta credo che in Europa e in Italia ne avreste sentito parlare se non se ne è mai parlato al di fuori dei nostri canali, significa che il sindacato non è d’accordo con la nostra posizione. 18. Non ci sono altre fabbriche che hanno o stanno seguendo la nostra esperienza, nessuna mai si è sostituita in toto al padrone, le altre fabbriche in crisi che hanno formato delle cooperative sono, circa 150, che con l’aiuto dello stato e degli enti locali agiscono come delle normali cooperative, come le migliaia di cooperative che esistono anche in Italia, l’unico esempio che sta in questi mesi venendo avanti e che può assomigliare alla nostra vicenda e l’occupazione di un albergo di Buenos Ayres i cui circa 120 lavoratori stanno facendo una “produzione “come la nostra senza padroni e sotto il loro diretto controllo. 19. Non lo sappiamo, non ci siamo posti nessun obbiettivo se non quello di rimanere aperti e continuare la produzione, tutte le discussioni sono aperte, da quella di aumentare il salario a quella ridiminuire la giornata lavorativa, per ora la nostra certezza e che continuiamo a lavorare in una fabbrica che il padrone voleva chiudere. Questa non è una vera e propria intervista con domande e risposte ma è il frutto di una lunga chiacchierata svoltasi a Milano tra Operai di alcune fabbriche e il rappresentante della Zanon venuto in Italia, le domande che sono state poste al compagno della Zanon sono state fatte direttamente dagli operai e la discussione che n’è seguita è stata un esperienza fondamentale per tentare di capire se veramente in qualche parte del mondo la produzione si sta facendo senza il bisogno di avere un padrone sopra le spalle da mantenere. Le problematiche che questa esperienza porta con se sono fondamentali per gli operai di tutto il mondo, fondamentale per capire gli errori che loro stanno facendo oppure la giustezza delle posizioni che stanno mantenendo, fondamentale per capire il rapporto tra la realtà di una produzione capitalista che si scontra con le necessità degli operai, senza cadere in trappole ideologiche che possono far gridare al miracolo. D.C. UNA FABBRICA SENZA PADRONI
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