Scontri sono avvenuti ieri a La Plata, nella provincia di Buenos Aires, tra
polizia e manifestanti scesi in piazza per protestare contro la scomparsa, oltre
due mesi fa, di Jorge Julio López, testimone chiave del processo contro l’ex-commissario
della ‘Policía Bonaerense’ Miguel Etchecolatz, condannato alla fine di settembre
all’ergastolo per crimini commessi durante l’ultima dittatura (1976-’83).
Fonte: http://www.canisciolti.info
I disordini sono scoppiati quando i dimostranti, appartenenti all’associazione
umanitaria ‘Hijos’, si sono radunati di fronte all’abitazione dell’ex-direttore
della sicurezza della ‘Bonaerense’, Rodolfo González Conti, considerato il ‘braccio
destro’ di Etchecolatz, attualmente agli arresti domiciliari per violazioni
dei diritti umani. La polizia ha impedito alla folla di varcare la soglia dell’edificio:
lanci di pietra, bastoni e gas lacrimogeni hanno provocato il ferimento di un
numero ancora imprecisato di persone. La manifestazione ha riportato l’attenzione
sulla vicenda di López, un operaio di 77 anni colpito dal morbo di Parkinson,
che secondo avvocati e associazioni per i diritti umani sarebbe stato vittima
di un sequestro per intimidire altri testimoni chiamati a deporre nei processi
contro gli ex-gerarchi riaperti grazie all’annullamento delle ‘leggi del perdono’,
deciso dal Parlamento nel 2003 e ratificato lo scorso anno dalla Corte Suprema.
“Sono passati più di due mesi e Julio non è stato trovato, la possibilità
che sia stato rapito è piuttosto evidente” ha detto Estela de Carlotto, presidente
delle ‘Nonne di Plaza de Mayo’; per l’avvocato Guadalupe Godoy “è chiaro fin
dall’inizio che si tratta di un sequestro in cui possono essere implicati membri
attivi delle forze di sicurezza”. Manifesti con la foto di López, ripetuti avvisi
diffusi attraverso i media e 25 milioni di sms inviati dal governo ai telefoni
cellulari degli argentini, oltre a una ricompensa di 400.000 pesos (circa 100.000
euro) a chi collabori con la polizia, non sono finora serviti a rintracciare
il testimone scomparso già definito “il primo ‘desaparecido’ della democrazia”.
Unica traccia, un mazzo di chiavi appartenente a López trovato la scorsa settimana
nel giardino della sua casa di Los Hornos che secondo gli investigatori sarebbe
stato collocato sul prato non prima di 10-15 giorni fa.
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