Indymedia Italia


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Sondaggio pareri su visita Bush
by / Saturday, May. 29, 2004 at 3:51 PM mail:

Il sondaggio de La Repubblica sulla visita di Bush in Italia ha raggiunto quota 50000 e oltre.

Ottimo specchio del divario fra chi governa e chi viene "governato"...

Tutti a Roma!





Sondaggio La Repubblica


Il 4 giugno il presidente degli Stati Uniti George W. Bush arriva in visita ufficiale in Italia. Come va accolto?


1. Come il paladino di una "guerra giusta", nonostante le violenze e le torture denunciate dai media di tutto il mondo.

2%

2. Come l'artefice di una guerra che ha fatto migliaia di morti. Bisogna manifestare contro di lui.

42%

3. Come il presidente di un paese che si batte per la libertà. Infatti è in Italia per celebrare la liberazione dal nazifascismo.

9%

4. Come l'artefice di una "guerra sbagliata". Va esposta la bandiera della pace.

47%




50823 voti alle 15:16 sondaggio aperto alle 07:52 del 26-05-2004

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multinazionali statunitensi abbiano realizzato super-profitti con HITLER
by child Saturday, May. 29, 2004 at 4:24 PM mail:

multinazionali statu...
bandiera_nord_americana_per_il_ricevimento_ufficiale_a_george_walker_bush_il_4_giugno.gif, image/gif, 617x365

dai,
scendiamo alla grande
in piazza
a manifestare contro bush
ed i bildebergher
o come ca*** si chiamino
con questa stessa bandiera,

stampatevela,
che e' l' autentica bandiera
dell' Impero del Male,
guerrafondaio,
stragista,
pidduista,
antiabortista & proibizionista.

protesta con questa bandiera

denunzia con noi la verita'

il vero
VOLTO
del MALE
del MONDO !
Posto la notizia che devo ancora verificare, ma considero attendibile la fonte che me ne ha parlato, della visita di Bush a Roma in concomitanza e quindi in conseguenza dell'annuale incontro dell'elite massonica Bilderberg Group,
che quest'anno dovrebbe tenersi a Milano.
Sarebbe importante da parte dei compagni, come è stato fatto
l'anno scorso a Parigi, documentare fotograficamente e non solo l'arrivo dei potenti signori del male che si dovrebbero concentrare a Milano per i primi di Giugno.
Per chi non sapesse del 2003 ricordo che la scorsa volta si incontrarono a Parigi e precisamente a Versailles, come abbondantemente documentato sul sito parigino di Indy francese. Cercate Bilderberg Group Versailles 2003.
Un saluto a tutt* a pugno chiuso.
COMUNICATO DELL'ASSEMBLEA ROMANA DEI MOVIMENTI CONTRO LA GUERRA E LA VISITA DI BUSH A ROMA IL 4 GIUGNO SVOLTASI A ROMA VENERDI' 14 MAGGIO ALL'EX SNIA

L'Assemblea romana del 14-05-04 dichiara la determinazione dei movimenti romani contro la guerra a rifiutare l'annunciata visita a Roma il 4 giugno del presidente Usa, George W. Bush, capo della coalizione occupante in Iraq, responsabile dei crimini contro l'umanità che sono sotto gli occhi di tutti e massimo esponente della dottrina terrorista della guerra preventiva, dei suoi aguzzini, dei suoi torturatori.

L'Assemblea fa appello a che si realizzi per il pomeriggio del 4 giugno una mobilitazione nazionale a Roma, per dimostrare il ripudio e il rifiuto diffusi verso la venuta di George W. Bush e verso il governo Berlusconi che lo invita, a sua volta responsabile del coinvolgimento italiano nella guerra, nell'occupazione e nei suoi crimini.

L'Assemblea INDICA PER IL 4 GIUGNO la necessità, oltre che di un CORTEO NAZIONALE, di realizzare una GIORNATA D'AZIONE in cui la città si fermi ed esprima in forma generale e coni iniziative diffuse l'opposizione della città di Roma a questa visita - come faranno anche le reti mobilitate contro le annunciate trasferte ad Anzio e Nettuno per quella mattina - e la volontà di fermare la guerra e i suoi responsabili.

L'Assemblea fa appello alla cittadinanza romana nelle sue figure sociali e concrete, studenti, lavoratrici e lavoratori, precarie e precari, comunità migranti, ad attivarsi in questo senso, fermando le attività nelle scuole, nelle univeristà, nei luoghi di lavoro, nei circuiti della produzione e della distribuzione, nella circolazione e negli esercizi commerciali, ed a riconquistare liberamente le sue strade, contro l'esproprio da parte dei poteri illegittimi della guerra.

L'Assemblea invita ad AVVIARE LA MOBILITAZIONE DAL 2 GIUGNO, festa della Repubblica che fu generata dalla resistenza contro il fascismo e l'occupazione nazista e che esprime il ripudio della guerra nella Costituzione, AFFINCHE' SIA CONTESTATA la vergogna di celebrarla con LA PARATA dei reparti della Forze Armate impegnate nella guerra e nell'occupazione dell'Iraq.

L'Assemblea dà avvio ad un percorso di confronto e di relazione fra tutte le differenti iniziative che si metteranno in campo nella città di Roma per queste giornate di mobilitazione, ed INDICA I GIORNI 19 E 20 MAGGIO, giorni della visita di Berlusconi a Washington e della sua successiva relazione al Parlamento chiamato di nuovo a pronunciarsi sull'illegittima presenza della truppe italiane in Iraq, come OCCASIONI DI MANIFESTARE SUBITO, DAVANTI ALL'AMBASCIATA USA E INTORNO AL PARLAMENTO, l'obiettivo prioritario dell'uscita immediata dalla guerra e dall'occupazione e la volontà di fermare la visita di George W. Bush.

L'ASSEMBLEA SI RICONVOCA MARTEDI' 18 MAGGIO, ALLE ORE 18, ALLA EX SNIA.
Carta Bianca
Relativo impegno Usa

George W. Bush il 4 giugno prossimo viene in visita a Roma, strumentalizzando il 60.mo anniversario della sua liberazione, per cercare di coprire dietro le immagini del 4 giugno 1944 quelle dei soldati Usa di oggi a Guantanamo, in Iraq e altrove.

I cittadini romani e italiani sono coscienti del fatto che il crollo della potenza nazista, iniziato davanti a Mosca e a Stalingrado, non sarebbe stato possibile senza l'azione militare delle truppe angloamericane e sanno distinguere fra i combattenti alleati di allora e quelli che svolgono il ruolo di occupanti in Iraq.

E', però, venuto anche il momento di affrontare criticamente molte delle caratteristiche di quell'impegno statunitense nella Seconda guerra mondiale che viene utilizzato per minimizzare le nefandezze di oggi.

Occorre ricordare come numerose imprese multinazionali statunitensi (fra cui la Itt, la Coca-Cola, la Lockeed) abbiano realizzato super-profitti anche grazie agli ottimi rapporti con le industrie della Germania hitleriana (anche l'Ibm fornì ai nazisti i macchinari per la contabilità dei lager) e come fino all'attacco giapponese contro Pearl Harbour l'impegno Usa contro il nazifascismo si limitasse alle forniture alla Gran Bretagna.

Occorre ricordare anche come il non sbarco di forze paracadutate alleate a Roma in occasione dell'8 settembre 1943 abbia contribuito a far cadere la Capitale nelle mani dei nazisti,

come il rifiuto di realizzare sbarchi anfibi a nord di Roma e la fissità del fronte di Anzio abbiano contribuito a prolungare l'agonia della città sotto l'occupazione hitleriana (con l'inclusione del massacro delle Fosse Ardeatine),

come la distruzione criminale dell'Abbazia di Montecassino ad opera delle truppe alleate sia stata inutile sul piano militare,

come il proclama del generale Alexander per lo scioglimento dei reparti partigiani nell'inverno 1944, se obbedito, avrebbe portato alla distruzione della Resistenza italiana e causò comunque enormi lutti e sofferenze,

come, infine, nel dopoguerra, numerosi criminali di guerra nazisti e fascisti furono sottratti alla giustizia in Italia, in Germania, in Giappone grazie alle pressioni dirette e indirette di settori delle autorità politico-militari e dei servizi segreti statunitensi, in vista spesso di un loro riciclaggio nella nascente «guerra fredda» in funzione anticomunista.

Per questo credo utile, anche come contributo all'analisi sui crimini della «guerra permanente preventiva» attuale, che si promuova, attorno alla data del 4 giugno 2004, una riflessione pubblica, di storici e testimoni dell'epoca.
Silvio Marconi, antropologo

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I cristiani terminarono con l' IMPERO Romano ..........................
by yankee comunista proletario fiero di esserlo Saturday, May. 29, 2004 at 4:34 PM mail:

I cristiani terminar...
bandiera_sovietica_degli_stati_uniti_del_nord_america_da_esibire_nel_ricevimento_a_george_w._bush.gif, image/gif, 597x342

I cristiani terminarono con l' IMPERO Romano, noi terminaremmo con l' IMPERO yankee capitalista !

il futuro e' gia' nostro

ora e' solamente
tempo di

RIVINCITA sul PASSATO !!!!!!!!!

hasta la VICTORIA a siempre

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Ma ci avete mai pensato?
by dissiDENTE Saturday, May. 29, 2004 at 4:39 PM mail:

Ma ci avete mai pens...
bandiera_in_dotazione_al_reparto_dei_torturatori_dei_marines.gijfjx1b.gif, image/gif, 961x598

I soldati nord americani hanno filmato materiale cosi' compromettente: eccovi il perche'...


Ma ci avete mai pensato?

Perche' si sarebbero fatti beccare girando films cosi' compromettenti e scattando foto di torture sadomaso ?
Cretini non sono.

Ve lo dico IO !

E' stata una idea di Rumesfild per quel impotente di George W. Bush affinche' si possa masturbare assieme a tony blaire ...


credete a me che e' davvero cosi': e' la pura verita' !!!!!!

nel pentagono (rovesciato!) e nella casa bianca ci sono .... satanisti !!!

scaricatevi QUESTA bandiera e portatevela quando riceverete lo 'zio sam' ....

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altri interessantissimi articoli sull' IMPERO OMBRA nazi-fascio !
by comunista ormonale Saturday, May. 29, 2004 at 4:43 PM mail: cheguevaraernesto@partidocomunistadelarevolucioncubano.com.cu

Sono almeno cinquanta i soldati nordamericani caduti in mano irachena durante la battaglia di Nassirya. «Al Jazeera» diffonde in tutto il mondo le immagini dei marines prigionieri che appaiono in stato di choc e chiedono pietà. I'incredibile reazione di Rumsfeld: il ministro della difesa Usa si richiama (ora) alla convenzione di Ginevra e ordina che nessun media americano pubblichi quelle foto. Tv e giornali Usa - sembra - ubbiscono: come ha denunciato lo scrittore Gore Vidal, il sistema dell'informazione Usa è ormai al servizio dell'amministrazione Bush e del Pentagono. I diritti dei cronisti sono comunque nel mirino: ieri la polizia militare britannica ha evacuato circa 60 giornalisti dalla città di Safwan, nel sud dell'Iraq, con il pretesto di un imminente attacco iracheno.

http://www.liberazione.it/giornale/030324/default.asp



LE FOTO-soldati usa catturati o uccisi fonti: http://www.repubblica.it e http://www.aljazira.it/

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Blix: "Il nostro lavoro
irritava gli americani"
"Mediocri le informazioni dei servizi segreti"
Il diplomativo svedese lascerà l'incarico a giugno


BERLINO - Il capo degli ispettori dell'Onu per il disarmo, Hans Blix sostiene che il lavoro svolto in Iraq nei mesi scorsi "irritava" gli Stati Uniti, che avevano come unico obiettivo quello di pervenire a una risoluzione della Nazioni Unite che legittimasse la guerra al regime di Bagdad. Nel periodo precedente l'inizio del conflitto, aggiunge Blix, gli Stati Uniti non erano affatto interessati ad ascoltare informazioni obiettive.

In un'intervista che verrà pubblicata domani sul giornale tedesco Welt am Sonntag, Blix critica apertamente, definendole "mediocri", le informazioni dei servizi segreti americani sui programmi di armamenti iracheni che gli Stati Uniti hanno consegnato agli ispettori. "Di tutti i siti che siamo stati mandati a controllare, solo in tre abbiamo trovato armi, e in nessun caso si trattava di armi illegali di distruzione di massa. Adesso sarà interessante verificare se gli americani ispezioneranno i siti sui quali non ci hanno detto nulla", ha sottolineato il capo degli ispettori.


Il capo dell'Unmovic spiega quindi di aver avuto l'impressione che gli americani non fossero obiettivi quando le ispezioni erano arrivate nella fase finale. "Ho anche avuto l'impressione, subito prima che prendessero la decisione di dare il via all'attacco che il nostro lavoro li irritasse".

Proprio ieri Blix ha annunciato che non richiederà il rinnovo del suo mandato di capo dell'Unmovic, la missione delle Nazioni Unite per il disarmo iracheno, che scade nel giugno prossimo. "Il mio contratto scade a giugno e non intendo rimanere oltre", ha detto Blix. Il suo mandato al timone dell'Unmovic lo ha visto più di una volta in rotta di collisione con gli Usa. Lo stesso Blix ha espresso disappunto la scorsa settimana quando il suo lavoro di verifica in Iraq è stato vanificato dalle divisioni in Consiglio di Sicurezza: "Tre mesi non sono abbastanza per dire che c'è un'impasse", aveva detto il diplomatico svedese nella sua ultima conferenza stampa dieci giorni fa.

In un'intervista alla Cnn, Blix ha ammesso il suo dispiacere "per non essere riuscito ad avere i tre mesi in più che chiedevo". Del resto, ha aggiunto il diplomatico svedese, "non potevo garantire che in questo periodo avremmo potuto avere successo, ma sarebbe stata una buona possibilità. Non sappiamo se l'Iraq ha armi di distruzione di massa" ha detto Blix, ribadendo quanto ripetuto diverse volte in passato. E sottolineando che "le tute non provano l'esistenza di armi chimiche" riferendosi ai ritrovamenti di tute "chimiche" in Iraq, resi noti un paio di giorni fa dalle forze angloamericane.

Riguardo alla questione della cooperazione irachena con gli ispettori, Blix ha detto che dopo essere stata molto "lenta" e parziale all'inizio, "verso la fine di gennaio e i primi di febbraio gli iracheni erano diventati attivi" nel collaborare con l'Unmovic. Tanto che il 19 marzo, a ultimatum di George Bush scaduto, e alla vigilia dell'attacco, all'Unmovic, spiega Blix, è arrivata una lettera con chiarimenti, richiesti dagli ispettori, degli aerei spia.

Svedese, studioso di diritto, Blix ha guidato l'ultima missione degli ispettori per il disarmo fino al 17 marzo, quando il segretario generale Kofi Annan ne ha ordinato il ritiro per motivi di sicurezza. Un collaboratore di Blix ha fatto sapere che, dopo giugno, il capo degli ispettori tornerà a Stoccolma, dove vive, e passerà il suo tempo studiando e scrivendo.

(29 marzo 2003)

http://www.repubblica.it/online/esteri/diplomaziadue/blix/blix.html

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Il Congresso Nazionale Iracheno fu, almeno in parte, una creazione della CIA, da cui ricevette il nome e oltre 12 milioni di dollari di finanziamenti clandestini. Il leader dell’organizzazione è Ahmed Chalabi, un banchiere mussulmano sciita originario di Bagdad e adesso in esilio, i cui legami con i curdi d’Iraq nacquero negli anni settanta. Successivamente all’elezione da parte curda di un nuovo parlamento nazionale nel nord dell’Iraq nella primavera 1992, Chalabi creò una coalizione di governo che riuniva varie fazioni d’opposizione di stampo religioso ed etnico. La CIA riconobbe in questa entità politica un possibile alleato nella campagna propagandistica contraria a Saddam e fornì aiuti per la creazione di una stazione radiofonica e televisiva basata nel nord dell’Iraq. Washington diede pubblica approvazione al CNI in quanto alternativa democratica al regime di Baghdad e, clandestinamente, fornì 4 milioni di dollari annui all’organizzazione capeggiata da Chalabi. Allo stesso tempo, in maniera privata, gli alti ranghi americani manifestarono dubbi sull’effettiva capacità del CNI sia di spodestare Saddam che di mantenere l’ordine tra le volubili fazioni del nord. Quando nel 1993 Chalabi cominciò a raccogliere reclute per un nuovo esercito, i rappresentanti americani, pur esprimendo un certo interesse, non contribuirono fattivamente all’impresa. L’agente CIA Warren Marik dichiarò alla ABCNEWS che "il Congresso Nazionale Iracheno non aveva abbastanza esperienza in campo militare, non rientrava nell’idea di golpe che Washington aveva concepito". Tuttavia, un anno più tardi la CIA spedì Marik e altri agenti operativi di lunga data, assieme a denaro e materiali vari, a spalleggiare un attacco del CNI previsto per marzo 1995. Truppe del CNI avrebbero dovuto riconquistare le città curde of Kirkuk e Mosul e, con l’appoggio della CIA, scatenare un golpe all’interno delle forze armate irachene.La strategia messa a punto da Chalabi consisteva nel creare un’organizzazione politico-militare composta di fazioni curde e di resistenti iracheni. Chalabi si guadagnò l’appoggio di un importante alleato, l’ex generale iracheno Adnan Nuri che fu poi reclutato dalla CIA e posto alla guida del gruppo d’opposizione rivale denominato Iraqi National Accord con base a Londra. Alla vigilia dell’offensiva del marzo 1995, Nuri si recò a Washington per informare che il CNI aveva ingannato la CIA e che si accingeva a coinvolgere gli Stati Uniti in un nuovo conflitto con l’Iraq - cosa che, come gli era ben noto, l’amministrazione Clinton avrebbe tentato di evitare ad ogni costo. Washington rese noto a Chalabi che gli Stati Uniti non avrebbero appoggiato l’operazione "né militarmente, né in altro modo". L’offensiva fu scagliata e, privi dell’appoggio americano, presto disfatta.http://www.ecn.org/golfo/articoli/doc33ita.html

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ANSA (EST) - 02/03/2003 - 11.08.00
IRAQ: ''SPORCHI TRUCCHI'' USA PER AVERE VOTI ONU, OBSERVER

DOMENICALE GB RIVELA PRESUNTO DOCUMENTO SEGRETO (ANSA) - ROMA, 2 MAR - Intercettazioni telefoniche e delle e-mail, anche private, dei membri delle delegazioni al Consiglio di sicurezza dell'Onu sono alcuni degli ''sporchi trucchi'' che gli Stati Uniti userebbero nella loro battaglia per conquistare i voti dei Paesi ancora indecisi in favore di un attacco contro l'Iraq, secondo quanto rivela un documento segreto di cui il giornale domenicale britannico The Observer dice di essere venuto in possesso. Si tratta - secondo l'edizione online dell'Observer - delle rivelazioni contenute in un memorandum scritto da un dirigente di massimo livello della National Security Agency (Nsa) - l'agenzia che si occupa di intercettazioni di comunicazioni in tutto il mondo finalizzate alla sicurezza nazionale Usa - circolato fra i funzionari della stessa Nsa e ad un'agenzia di intelligence definita ''amica'' che ne avrebbe fatto richiesta. Il documento e' datato 31 gennaio 2003 - ma messo in circolazione quattro giorni dopo l'ultimo interlocutorio rapporto del capo degli ispettori Onu, Hans Blix - ed e' diramato con la firma di Frank Koza, l'uomo a capo della sezione 'Obiettivi regionali' dell'Nsa, che si occupa degli alleati strategici degli Usa. Il testo caduto nelle mani dell'Observer rivela ordini supersegreti ai dipendenti dell'agenzia di rafforzare le operazioni di controllo e ascolto ''in particolare dei membri del Consiglio di sicurezza'', esclusi Stati Uniti e Gran Bretagna, per fornire in tempo reale agli uomini del presidente George W. Bush informazioni di intelligence sulle loro intenzioni di voto. In particolare bersaglio delle intercettazioni sarebbero le delegazioni dei sei Paesi tuttora piu' indecisi su come votare in Consiglio di sicurezza sul progetto di seconda risoluzione che autorizzerebbe l'attacco contro Baghdad: Angola, Camerun, Cile, Messico, Guinea e Pakistan. I loro voti sono contesi fra i due potenziali schieramenti: quello per la guerra, guidato da Usa e Gran Bretagna, e quello favorevole invece a concedere piu' tempo alle ispezioni, guidato da Francia, Cina e Russia. (ANSA). GV

ARTICOLO ORIGINALE THE OBSERVER

Fonte: http://www.observer.co.uk/iraq/story/0,12239,905936,00.html

(segue in calce il memorandum di Frank Koza)


Martin Bright, Ed Vulliamy in New York and Peter Beaumont
Sunday March 2, 2003
The Observer

The United States is conducting a secret 'dirty tricks' campaign against UN Security Council delegations in New York as part of its battle to win votes in favour of war against Iraq.
Details of the aggressive surveillance operation, which involves interception of the home and office telephones and the emails of UN delegates in New York, are revealed in a document leaked to The Observer.

The disclosures were made in a memorandum written by a top official at the National Security Agency - the US body which intercepts communications around the world - and circulated to both senior agents in his organisation and to a friendly foreign intelligence agency asking for its input.

The memo describes orders to staff at the agency, whose work is clouded in secrecy, to step up its surveillance operations 'particularly directed at... UN Security Council Members (minus US and GBR, of course)' to provide up-to-the-minute intelligence for Bush officials on the voting intentions of UN members regarding the issue of Iraq.

The leaked memorandum makes clear that the target of the heightened surveillance efforts are the delegations from Angola, Cameroon, Chile, Mexico, Guinea and Pakistan at the UN headquarters in New York - the so-called 'Middle Six' delegations whose votes are being fought over by the pro-war party, led by the US and Britain, and the party arguing for more time for UN inspections, led by France, China and Russia.

The memo is directed at senior NSA officials and advises them that the agency is 'mounting a surge' aimed at gleaning information not only on how delegations on the Security Council will vote on any second resolution on Iraq, but also 'policies', 'negotiating positions', 'alliances' and 'dependencies' - the 'whole gamut of information that could give US policymakers an edge in obtaining results favourable to US goals or to head off surprises'.

Dated 31 January 2003, the memo was circulated four days after the UN's chief weapons inspector Hans Blix produced his interim report on Iraqi compliance with UN resolution 1441.

It was sent by Frank Koza, chief of staff in the 'Regional Targets' section of the NSA, which spies on countries that are viewed as strategically important for United States interests.

Koza specifies that the information will be used for the US's 'QRC' - Quick Response Capability - 'against' the key delegations.

Suggesting the levels of surveillance of both the office and home phones of UN delegation members, Koza also asks regional managers to make sure that their staff also 'pay attention to existing non-UN Security Council Member UN-related and domestic comms [office and home telephones] for anything useful related to Security Council deliberations'.

Koza also addresses himself to the foreign agency, saying: 'We'd appreciate your support in getting the word to your analysts who might have similar more indirect access to valuable information from accesses in your product lines [ie, intelligence sources].' Koza makes clear it is an informal request at this juncture, but adds: 'I suspect that you'll be hearing more along these lines in formal channels.'

Disclosure of the US operation comes in the week that Blix will make what many expect to be his final report to the Security Council.

It also comes amid increasingly threatening noises from the US towards undecided countries on the Security Council who have been warned of the unpleasant economic consequences of standing up to the US.

Sources in Washington familiar with the operation said last week that there had been a division among Bush administration officials over whether to pursue such a high-intensity surveillance campaign with some warning of the serious consequences of discovery.

The existence of the surveillance operation, understood to have been requested by President Bush's National Security Adviser, Condoleezza Rice, is deeply embarrassing to the Americans in the middle of their efforts to win over the undecided delegations.

The language and content of the memo were judged to be authentic by three former intelligence operatives shown it by The Observer. We were also able to establish that Frank Koza does work for the NSA and could confirm his senior post in the Regional Targets section of the organisation.

The NSA main switchboard put The Observer through to extension 6727 at the agency which was answered by an assistant, who confirmed it was Koza's office. However, when The Observer asked to talk to Koza about the surveillance of diplomatic missions at the United Nations, it was then told 'You have reached the wrong number'.

On protesting that the assistant had just said this was Koza's extension, the assistant repeated that it was an erroneous extension, and hung up.

While many diplomats at the UN assume they are being bugged, the memo reveals for the first time the scope and scale of US communications intercepts targeted against the New York-based missions.

The disclosure comes at a time when diplomats from the countries have been complaining about the outright 'hostility' of US tactics in recent days to persuade then to fall in line, including threats to economic and aid packages.

The operation appears to have been spotted by rival organisations in Europe. 'The Americans are being very purposeful about this,' said a source at a European intelligence agency when asked about the US surveillance efforts.



Il memorandum di Frank Koza

Fonte: http://www.observer.co.uk/iraq/story/0,12239,905954,00.html

To: [Recipients withheld]
From: FRANK KOZA@Chief of Staff (Regional Target) CIV/NSA
on 31/01/2003 0:16
Subject: Reflections of Iraq debate/votes at UN - RT actions and potential for related contributions
Importance: High
TOP SECRET/COMINT/XL

All,

As you've likely heard by now, the Agency is mounting a surge particularly directed at the UN Security Council (UNSC) members (minus US and GBR of course) for insights as to how to membership is reacting to the on-going debate RE: Iraq, plans to vote on any related resolutions, what related policies/ negotiating positions they may be considering, alliances/ dependencies, etc - the whole gamut of information that could give US policymakers an edge in obtaining results favourable to US goals or to head off surprises. In RT, that means a QRC surge effort to revive/ create efforts against UNSC members Angola, Cameroon, Chile, Bulgaria and Guinea, as well as extra focus on Pakistan UN matters.

We've also asked ALL RT topi's to emphasise and make sure they pay attention to existing non-UNSC member UN-related and domestic comms for anything useful related to the UNSC deliberations/ debates/ votes. We have a lot of special UN-related diplomatic coverage (various UN delegations) from countries not sitting on the UNSC right now that could contribute related perspectives/ insights/ whatever. We recognise that we can't afford to ignore this possible source.

We'd appreciate your support in getting the word to your analysts who might have similar, more in-direct access to valuable information from accesses in your product lines. I suspect that you'll be hearing more along these lines in formal channels - especially as this effort will probably peak (at least for this specific focus) in the middle of next week, following the SecState's presentation to the UNSC.

Thanks for your help

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ANSA (EST) - 02/03/2003 - 11.08.00
IRAQ: ''SPORCHI TRUCCHI'' USA PER AVERE VOTI ONU, OBSERVER

DOMENICALE GB RIVELA PRESUNTO DOCUMENTO SEGRETO (ANSA) - ROMA, 2 MAR - Intercettazioni telefoniche e delle e-mail, anche private, dei membri delle delegazioni al Consiglio di sicurezza dell'Onu sono alcuni degli ''sporchi trucchi'' che gli Stati Uniti userebbero nella loro battaglia per conquistare i voti dei Paesi ancora indecisi in favore di un attacco contro l'Iraq, secondo quanto rivela un documento segreto di cui il giornale domenicale britannico The Observer dice di essere venuto in possesso. Si tratta - secondo l'edizione online dell'Observer - delle rivelazioni contenute in un memorandum scritto da un dirigente di massimo livello della National Security Agency (Nsa) - l'agenzia che si occupa di intercettazioni di comunicazioni in tutto il mondo finalizzate alla sicurezza nazionale Usa - circolato fra i funzionari della stessa Nsa e ad un'agenzia di intelligence definita ''amica'' che ne avrebbe fatto richiesta. Il documento e' datato 31 gennaio 2003 - ma messo in circolazione quattro giorni dopo l'ultimo interlocutorio rapporto del capo degli ispettori Onu, Hans Blix - ed e' diramato con la firma di Frank Koza, l'uomo a capo della sezione 'Obiettivi regionali' dell'Nsa, che si occupa degli alleati strategici degli Usa. Il testo caduto nelle mani dell'Observer rivela ordini supersegreti ai dipendenti dell'agenzia di rafforzare le operazioni di controllo e ascolto ''in particolare dei membri del Consiglio di sicurezza'', esclusi Stati Uniti e Gran Bretagna, per fornire in tempo reale agli uomini del presidente George W. Bush informazioni di intelligence sulle loro intenzioni di voto. In particolare bersaglio delle intercettazioni sarebbero le delegazioni dei sei Paesi tuttora piu' indecisi su come votare in Consiglio di sicurezza sul progetto di seconda risoluzione che autorizzerebbe l'attacco contro Baghdad: Angola, Camerun, Cile, Messico, Guinea e Pakistan. I loro voti sono contesi fra i due potenziali schieramenti: quello per la guerra, guidato da Usa e Gran Bretagna, e quello favorevole invece a concedere piu' tempo alle ispezioni, guidato da Francia, Cina e Russia. (ANSA). GV

ARTICOLO ORIGINALE THE OBSERVER

Fonte: http://www.observer.co.uk/iraq/story/0,12239,905936,00.html

(segue in calce il memorandum di Frank Koza)


Martin Bright, Ed Vulliamy in New York and Peter Beaumont
Sunday March 2, 2003
The Observer

The United States is conducting a secret 'dirty tricks' campaign against UN Security Council delegations in New York as part of its battle to win votes in favour of war against Iraq.
Details of the aggressive surveillance operation, which involves interception of the home and office telephones and the emails of UN delegates in New York, are revealed in a document leaked to The Observer.

The disclosures were made in a memorandum written by a top official at the National Security Agency - the US body which intercepts communications around the world - and circulated to both senior agents in his organisation and to a friendly foreign intelligence agency asking for its input.

The memo describes orders to staff at the agency, whose work is clouded in secrecy, to step up its surveillance operations 'particularly directed at... UN Security Council Members (minus US and GBR, of course)' to provide up-to-the-minute intelligence for Bush officials on the voting intentions of UN members regarding the issue of Iraq.

The leaked memorandum makes clear that the target of the heightened surveillance efforts are the delegations from Angola, Cameroon, Chile, Mexico, Guinea and Pakistan at the UN headquarters in New York - the so-called 'Middle Six' delegations whose votes are being fought over by the pro-war party, led by the US and Britain, and the party arguing for more time for UN inspections, led by France, China and Russia.

The memo is directed at senior NSA officials and advises them that the agency is 'mounting a surge' aimed at gleaning information not only on how delegations on the Security Council will vote on any second resolution on Iraq, but also 'policies', 'negotiating positions', 'alliances' and 'dependencies' - the 'whole gamut of information that could give US policymakers an edge in obtaining results favourable to US goals or to head off surprises'.

Dated 31 January 2003, the memo was circulated four days after the UN's chief weapons inspector Hans Blix produced his interim report on Iraqi compliance with UN resolution 1441.

It was sent by Frank Koza, chief of staff in the 'Regional Targets' section of the NSA, which spies on countries that are viewed as strategically important for United States interests.

Koza specifies that the information will be used for the US's 'QRC' - Quick Response Capability - 'against' the key delegations.

Suggesting the levels of surveillance of both the office and home phones of UN delegation members, Koza also asks regional managers to make sure that their staff also 'pay attention to existing non-UN Security Council Member UN-related and domestic comms [office and home telephones] for anything useful related to Security Council deliberations'.

Koza also addresses himself to the foreign agency, saying: 'We'd appreciate your support in getting the word to your analysts who might have similar more indirect access to valuable information from accesses in your product lines [ie, intelligence sources].' Koza makes clear it is an informal request at this juncture, but adds: 'I suspect that you'll be hearing more along these lines in formal channels.'

Disclosure of the US operation comes in the week that Blix will make what many expect to be his final report to the Security Council.

It also comes amid increasingly threatening noises from the US towards undecided countries on the Security Council who have been warned of the unpleasant economic consequences of standing up to the US.

Sources in Washington familiar with the operation said last week that there had been a division among Bush administration officials over whether to pursue such a high-intensity surveillance campaign with some warning of the serious consequences of discovery.

The existence of the surveillance operation, understood to have been requested by President Bush's National Security Adviser, Condoleezza Rice, is deeply embarrassing to the Americans in the middle of their efforts to win over the undecided delegations.

The language and content of the memo were judged to be authentic by three former intelligence operatives shown it by The Observer. We were also able to establish that Frank Koza does work for the NSA and could confirm his senior post in the Regional Targets section of the organisation.

The NSA main switchboard put The Observer through to extension 6727 at the agency which was answered by an assistant, who confirmed it was Koza's office. However, when The Observer asked to talk to Koza about the surveillance of diplomatic missions at the United Nations, it was then told 'You have reached the wrong number'.

On protesting that the assistant had just said this was Koza's extension, the assistant repeated that it was an erroneous extension, and hung up.

While many diplomats at the UN assume they are being bugged, the memo reveals for the first time the scope and scale of US communications intercepts targeted against the New York-based missions.

The disclosure comes at a time when diplomats from the countries have been complaining about the outright 'hostility' of US tactics in recent days to persuade then to fall in line, including threats to economic and aid packages.

The operation appears to have been spotted by rival organisations in Europe. 'The Americans are being very purposeful about this,' said a source at a European intelligence agency when asked about the US surveillance efforts.



Il memorandum di Frank Koza

Fonte: http://www.observer.co.uk/iraq/story/0,12239,905954,00.html

To: [Recipients withheld]
From: FRANK KOZA@Chief of Staff (Regional Target) CIV/NSA
on 31/01/2003 0:16
Subject: Reflections of Iraq debate/votes at UN - RT actions and potential for related contributions
Importance: High
TOP SECRET/COMINT/XL

All,

As you've likely heard by now, the Agency is mounting a surge particularly directed at the UN Security Council (UNSC) members (minus US and GBR of course) for insights as to how to membership is reacting to the on-going debate RE: Iraq, plans to vote on any related resolutions, what related policies/ negotiating positions they may be considering, alliances/ dependencies, etc - the whole gamut of information that could give US policymakers an edge in obtaining results favourable to US goals or to head off surprises. In RT, that means a QRC surge effort to revive/ create efforts against UNSC members Angola, Cameroon, Chile, Bulgaria and Guinea, as well as extra focus on Pakistan UN matters.

We've also asked ALL RT topi's to emphasise and make sure they pay attention to existing non-UNSC member UN-related and domestic comms for anything useful related to the UNSC deliberations/ debates/ votes. We have a lot of special UN-related diplomatic coverage (various UN delegations) from countries not sitting on the UNSC right now that could contribute related perspectives/ insights/ whatever. We recognise that we can't afford to ignore this possible source.

We'd appreciate your support in getting the word to your analysts who might have similar, more in-direct access to valuable information from accesses in your product lines. I suspect that you'll be hearing more along these lines in formal channels - especially as this effort will probably peak (at least for this specific focus) in the middle of next week, following the SecState's presentation to the UNSC.

Thanks for your help

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Guerre del Golfo


La prima scoppio' nel 1980, un anno dopo la rivoluzione degli Ayatollah in Iran. A Bagdad l'uomo forte, da un anno, era Saddam Hussein. Nel 1957 si era scritto al partito Bath (una sorta di nazionalsocialismo arabo). Nel 1968 un colpo di Stato lo aveva insediato alla vicepresidenza del Consiglio della Rivoluzione. E nel 1979, infine, mentre l'Iran diventava una repubblica teocratica, era salito al vertice dello Stao. All'Occidente piaceva. Era laico, modernizzatore e, nel campo arabo, internazionalmente moderato. Piacque ancora di piu' quando decise di approfittare del marasma di Teheran per affermare la piena sovranita' irachena su un approdo strategico del Golfo (Shatt-al-Arab) che era stato sino allora parzialmente iraniano. La guerra duro' otto anni e fu spietata.

Mentre gli iraniani mandarono all'assalto un esercito di adolescenti a cui spettava il compito di "bonificare" con il proprio corpo i campi minati dal nemico, gli iracheni usavano i gas tossici, si coprirono le spalle schiacciando una rivolta curda e bombardarono Teheran. Ma gli americani, gli europei e i sovietici chiusero un occhio e si rallegrarono soprattutto del fatto che qualcuno rendesse la vita difficile al regime fondamentalista iraniano. Formalmente, infatti, eravamo tutti neutrali. Ma quando la flotta iraniana cerco' di bloccare le esportazioni di petrolio iracheno, navi da guerra americane e inglesi organizzarono convogli di petroliere e ne assicurarono la protezione.
Fu cosi', grazie alla benevolenza dell'Occidente, che l'Iraq pote' continuare a finanziare, con i proventi delle sue esportazioni, la guerra contro l'Iran. Altri finanziamenti, diretti alla sua agricoltura, provenivano nel frattempo da una agenzia finanziaria americana passando attraverso la filiale della Banca Nazionale del Lavoro ad Atlanta, in Georgia.
Quando il conflitto termino' nel 1988 Saddam conservo' un piccolo pezzo di territorio iraniano e pote' cantare vittoria. Ma era una vittoria di Pirro. Il mondo, nel frattempo, stava cambiando. Tra la fine del 1989 e gli inizi del 1990 il blocco sovietico si disintegro' e George Bush sr., eletto dalla presidenza degli Stati Uniti nel novembre del 1988, pote' annunciare la nascita di un "nuovo ordine mondiale". Per Saddam il "nuovo ordine" era quello in cui lui avrebbe potuto soddisfare finalmente una vecchia ambizione nazionale irachena: l'annessione del Kuwait. Visto da Bagdad l'emirato era soltanto un vecchio feudo, governato da un Signore del petrolio e privo di una qualsiasi identita' nazionale. Perche' l'Occidente avrebbe dovuto proibirgli cio' che aveva permesso all'India nel caso di Goa e all'Indonesia in quello di Timor est? Qualche giorno prima dell'inizio delle operazioni, dopo aver lanciato un bellicoso segnale al Kuwait, Saddam ebbe una conversazione con l'ambasciatore degli Stati Uniti. Sedette di fronte a lui una piccola signora, seria e diligente, a cui il Dipartimento di Stato aveva dato istruzione di dichiarare che le questioni di frontiera non avevano, per Washington, grande importanza. Saddam capi' che poteva prendersi il Kuwait e passo' all'azione.


Non aveva, pero', fatto i conti con Margaret Thatcher. In quei giorni dell'agosto del 1990 la Lady di ferro era nel Colorado insieme a Bush per un convegno dell'Aspen Institute. Mentre il presidente degli Stati Uniti esitava, il primo ministro britannico sostenne che una grande potenza non poteva, dopo la fine della guerra fredda, assistere passivamente a una cosi' brutale violazione del diritto internazionale. Bush si lascio' convincere e impiego' i sei mesi successivi a costruire una grande coalizione. Fu anche necessario convincere l'America. Saddam venne descritto come la reincarnazione di Hitler. Fu spiegato al mondo che il dittatore iracheno si era impegnato da tempo nella costruzione di armi nucleari, batteriologiche e chimiche. Furono ricordati gli episodi piu' cruenti del suo regime, dalla repressione dei curdi alla brutale eliminazione degli avversari politici. Era tutto vero. Ma erano fatti noti che non avevano suscitato a Washington, negli anni precedenti, particolare indignazione.
Scaltro, ma arrogante e troppo sicuro di se', Saddam spero' sino all'ultimo che l'Unione Sovietica, il Papa e qualche Paese europeo avrebbe dissuaso il presidente americano dal realizzare le sue minacce. La guerra scoppio' nella notte fra il 16 e il 17 gennaio. Gli Stati Uniti misero in campo 500mila uomini e gli iracheni, prima di abbandonare il Kuwait, incendiarono i pozzi di petrolio. Ma dopo un mese di bombardamenti aerei e due settimane di operazione sul terreno, Saddam dovette chiedere una tregua. Gli americani avevano di fronte a se', in quel momento, due opzioni. Potevano rifiutare la tregua, continuare le operazioni fino alla conquista di Bagdad, defenestrare Saddam e restare nella regione per tutto il tempo necessario alla organizzazione di un nuovo regime politico.

O potevano permettere che Saddam, dopo la punizione subita, diventasse nuovamente un accettabile interlocutore politico. Nel corso di una viaggio a Milano, qualche mese fa, il vecchio mese Bush spiego' che la guerra a oltranza non era desiderata dagli alleati dell'America e che egli dovette di conseguenza scartare la prima opzione. E' vero. Ma e' altrettanto probabile che il presidente non volesse avere truppe americane fuori casa nel corso della campagna per le elezioni presidenziali, un anno dopo.
Restava la seconda ipotesi: togliere a Saddam il Kuwait e ricominciare a trattare con lui. Quando Washington gli permise di reprimere una rivolta sciita, parve che l'America avesse adottato questa soluzione. Ma nei mesi seguenti prevalse la convinzione che Saddam fosse un nemico e che occorresse trattarlo come tale. In altre parole le due opzioni ragionevoli furono scartate a favore di una terza che si rivelo' col passare del tempo terribilmente irragionevole.
Comincia cosi' la tragicommedia delle sanzioni, degli ispettori, dei voli di interdizione, dei bombardamenti punitivi e degli interminabili dibattiti nel Consiglio di sicurezza delle Nazioni Unite. Sono passati undici anni durante i quali l'America ha cambiato tre presidenti. Ma Saddam e' sempre li'. Nell'ultima frase della sua presidenza Clinton aveva tollerato il ritiro degli ispettori e cercato di dimenticare il problema. Ma ora George W. Bush sembra mosso da due desideri. Vuole chiudere un conto familiare e vuole, dopo l'11 settembre, punire i "cattivi", ovunque siano. Saddam dal canto suo recita perfettamente la parte e sembra deciso a sfidare fino in fondo la politica americana. Se nessuno a Washington, nei prossimi mesi, prestera' attenzione alle domande di Powell, non sra' facile interrompere il conto alla rovescia.

31 luglio 2002, Corriere della sera, Sergio Romano

Le frasi:
16/1/1991: "E' iniziata la madre di tutte le battaglie tra le forze della verita' e le forze del male guidate dal Satana Bush".
15/9/2001: "L'America deve ora dimostrare buonsenso, usare la saggezza, non la forza come ha fatto in passato".
17/7/2002: "Malvagi tiranni e oppressori del mondo: non mi sconfiggerete mai! Verrete spazzati via come il vento".

grazie a shapelessrok http://it.geocities.com/shapelessrok/

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L'Iraq che potrebbe essere bombardato nel 2002 è un paese allo stremo. Ormai innumerevoli rapporti delle agenzie umanitarie delle Nazioni Unite hanno documentato quale disastro abbiano provocato le sanzioni economiche decise dal Consiglio di Sicurezza dell'Onu all'indomani dell'invasione del Kuwait il 6 agosto '90, confermate nell'aprile 1991 a guerra finita, e tuttora in vigore.

Fonti: Unicef, Fao, WFP, WHO, UNDP

Le tabelle allegate riportano alcuni indicatori significativi del degrado della situazione alimentare e sanitaria del paese. Un generale abbassamento delle difese immunitarie, derivato dalla carente alimentazione, ha reso endemiche tutte le malattie infettive. Sono riapparse malattie debellate, come la poliomielite. Malattie rare, come malformazioni congenite e tumori del sangue e del fegato si presentano con frequenza anche dieci volte superiore. La scarsità di farmaci ha fatto il resto. Ne è risultato un milione e mezzo di morti. Il sistema educativo, che aveva portato l'Iraq a sradicare l'analfabetismo e a creare una delle università più ricercate del Medio Oriente è allo sbando. L'abbandono scolastico nell'età dell'obbligo raggiunge il 20/25%. Centinaia di migliaia di tecnici e quadri sono emigrati all'estero. L'accesso all'acqua potabile è un optional. I terreni si stanno salinizzando a causa della scarsa irrigazione e le rese per ettaro delle coltivazioni sono decrescenti..

Ma in Iraq in questi undici anni è successo molto di più. Bisogna aver conosciuto il paese ed averlo visto cambiare giorno per giorno per capire quanto in profondità abbia scavato l'embargo. Quando va bene maestre demotivate insegnano senza libri, per qualche dollaro al mese, a classi sovraffollate di bambini disattenti perché affamati. Quando va male le stesse insegnanti taglieggiano i genitori per concedere la promozione dei figli. La corruzione è una regola. Negli ospedali.(come da noi) s'indirizzano i pazienti presso gli studi privati a pagamento. Medici affranti operano parti cesarei senza anestesia a fianco a lussuose cliniche private ove non si nega nessuna delle più moderne tecniche. Una ricerca dell'università di Baghdad ha appurato, già nel 1996, un aumento del 125% dei disturbi del comportamento nell'infanzia. La famiglia "allargata" che garantiva il futuro degli orfani si sta sfaldando e sono apparsi i bambini di strada, fenomeno sconosciuto fino ad un decennio fa. La povertà spinge a rinviare matrimoni, costringe a vendere biblioteche private sulla strada, alimenta il lavoro minorile. Nuovi ricchi ostentano Mercedes e lussuose ville. Insomma la società irachena è stata squassata dalle fondamenta. Il tessuto e le relazioni sociali sono state cambiate. Il futuro stesso è sotto embargo. Nel frattempo non sono mai cessati i bombardamenti nelle cosiddette "No fly zones" illegalmente istituite dagli angloamericani. Secondo il Defense Information Center di New York, dopo la guerra del Golfo sono state effettuate 209.000 incursioni nello spazio aereo iracheno, con un costo stimato in 7 miliardi di dollari, più del PIL iracheno di un anno. Durante questi attacchi, che continuano tuttora, sono stati colpiti obiettivi civili come depositi di cibo, raffinerie e impianti di depurazione delle acque, e uccise centinaia di persone. Eppure, nonostante tutto ciò, le cose stavano cominciano a cambiare.

Tutto è cominciato nel 1999 quando l'Iraq ha annunciato la firma di un trattato di libero scambio con l'Egitto come primo passo per "lo sviluppo dell'integrazione economica con gli stati arabi". Il trattato istituisce una "Free Trade Area" (FTA) nella quale vengono, in pratica, abolite le frontiere per le merci dei due paesi. La FTA, ratificata al Cairo nel luglio 2000, è entrata in vigore nell'agosto 2001. A cascata le FTA sono state istituite con la Siria, la Tunisia e (firmate, ma non ancora ratificate) l'Algeria, gli Emirati Arabi Uniti, lo Yemen, mentre colloqui sono in corso con il Libano e la Giordania. Gli effetti sono stati immediati: l'interscambio tra Iraq ed Egitto è balzato da 2 miliardi di dollari del 2000 a quasi 4 nel 2001. E non si tratta più solo delle importazioni nell'ambito della risoluzione "Oil for food". Anche se non vi sono dati ufficiali sarebbero già 40, per un valore di 700 milioni di dollari, i contratti tra privati nel settore delle comunicazioni, mentre sarebbero in corso colloqui per la esportazione in Egitto di materie prime estrattive e, sembra, l'Egitto avrà un ruolo fondamentale nel ripristino della rete delle telecomunicazioni irachene. Nel frattempo sono in corso colloqui con la Giordania per la costruzione di un oleodotto tra i due paesi, mentre l'Iraq ha proposto a Siria, Libano e Giordania accordi bilaterali per realizzare una rete di distribuzione del metano iracheno in quei paesi.

Anche se ufficialmente nelle Free Trade Areas dovrebbero viaggiare solo le merci autorizzate dall'Onu con la risoluzione "Oil for Food", in assenza di frontiere può entrare ed uscire di tutto, in particolare può riprendere l'interscambio privato. E' presto per dire quanto e se questo nuovo corso potrà cambiare la situazione in Iraq (tuttora ad esempio l'import-export iracheno è meno del 20% di quello di dieci anni fa), ma certamente è una piccola speranza di ripresa economica.

E' proprio per impedire questo (e non per "addolcire" l'embargo) che USA e Gran Bretagna hanno proposto nel giugno di quest'anno una modifica del regime delle sanzioni economiche: le cosiddette Smart Sanctions (sanzioni intelligenti). La proposta USA-UK prevedeva lo sblocco di una lista di merci la cui importazione non sarebbe stata più soggetta all'approvazione della Commissione 661, ma solo a "comunicazione". Contemporaneamente però imponeva alle frontiere con l'Iraq ispettori Onu con il compito di vigilare che le merci in transito siano solo quelle approvate. In pratica un boicottaggio esplicito delle FTA. Tutti i governi dei paesi confinanti hanno però dichiarato che non avrebbero accettato la presenza degli ispettori, e la Russia è giunta a minacciare l'uso del veto in Consiglio di Sicurezza. Fallito, almeno per ora, questo tentativo il programma detto "Oil for Food", già ribattezzato "Oil for Nothing" è stato rinnovato in giugno e alla fine di novembre per un altro semestre. Da quando è stata istituito nel dicembre '96, il programma (che permette la vendita di petrolio per l'acquisto di generi di prima necessità sotto il controllo Onu) ha permesso l'esportazione di petrolio per quasi 50 miliardi di dollari. Di questi però solo 17 miliardi di dollari si sono effettivamente trasformati in aiuti. 13 sono stati destinati al pagamento dei danni di guerra, 6,5 agli interventi umanitari nelle zone kurde. Oltre 4 miliardi di dollari di contratti (soprattutto nei settori della depurazione e distribuzione delle acque, della elettricità e delle telecomunicazioni e trasporti) sono stati invece bloccati dagli Usa o dalla Gran Bretagna, provocando addirittura le proteste di Kofi Annan. In pratica in questi anni il programma Oil for Food ha garantito 1024 lire al giorno a testa per ogni iracheno. Un po' poco per parlare d'intervento umanitario.

http://www.manitese.it/mensile/102/iraq.htm

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Von Sponeck, ex numero uno del programma Oil for Food, svela tutte le bugie di Bush. E rivela perché Washington vuole fare la guerra contro Saddam. Ad ogni costo .....



"Se l'incontro di Vienna del 30 settembre si sarà concluso positivamente, a metà ottobre saremo a Bagdad". A parlare non è Bush jr ma Hans Blix, capo degli ispettori delle Nazioni Unite e dell'Unmovic, l'agenzia Onu preposta alle missioni internazionali di disarmo. Parole che rassicurano il mondo quelle del diplomatico svedese, ma l'arrivo a Bagdad degli ispettori non è affatto scontato, come il «sì, da subito e senza condizioni» di Saddam avrebbe potuto far credere. All'apertura del raìs, infatti, hanno reagito bene Francia, Russia e Cina. Ma Usa e Gran Bretagna hanno subito detto che l'accettazione degli uomini di Blix da parte del raìs è «solo un'altra infame bugia» per spaccare il «fronte del bene occidentale» e che accetteranno d'inviare gli ispettori solo se il Consiglio di sicurezza emanerà un'altra «dura risoluzione contro Saddam». Con esplicito riferimento a un possibile uso della forza. Ma tutti gli altri Paesi Ue, ad eccezione di Londra e Roma, sono a favore delle ispezioni e contro la guerra preventiva della dottrina Bush.

Quella cui stiamo assistendo, quindi, rischia di diventare una lotta contro il tempo: ispettori Onu da un lato e minaccia di guerra preventiva Usa dall'altro. Ma come si è arrivati a questa scomoda situazione, proprio ora che Saddam ha accettato gli ispettori? Per chiedere lumi su questo e su quale possa essere lo scenario futuro, abbiamo raggiunto telefonicamente il tedesco Hans Graf von Sponeck. Sino al 2000 a capo del programma Oil for Food in Iraq, in ottimi rapporti con Kofi Annan e, dagli anni 60, uomo di spicco delle Nazioni Unite. Da cui è però uscito sbattendo la porta, proprio durante la sua esperienza a Bagdad.

Vita: Perché ha lasciato l'Onu quando era a capo dell'Oil for Food, in Iraq?
Hans Graf Von Sponeck: Volevo protestare, fermamente, contro la politica delle Nazioni Unite. Il programma Oil for Food è importantissimo per la vita degli iracheni ma era ed è inadeguato perché non soddisfa neppure i bisogni primari di quella gente. Ho lasciato, dopo 32 anni di carriera, perché non volevo esser associato a un uso erroneo dell'organizzazione. La missione in Iraq è contro i principi fondamentali della Carta e poi l'Onu è stato prostituto dagli Usa che hanno fatto moltissimo per distruggere quest'organizzazione. Bush deve capire che creerà molti più problemi al mondo con il suo approccio unilaterale e le sue campagne politiche basate sul “o con noi o contro di noi”.

Vita: Degli ispettori del 1998 che dice?
Von Sponeck: Posso testimoniare che il comportamento di quegli ispettori ha contribuito allo scontro con l'Iraq. Non erano affatto rispettosi e molti di loro si sono comportati male.

Vita: In che senso?
Von Sponeck: Essendo aggressivi e provocando gli iracheni senza che ce ne fosse bisogno alcuno. E questo ha irritato gli iracheni, ma questo non è il punto…

Vita: E qual è il punto, dottor Von Sponeck?
Von Sponeck: La minaccia che oggi rappresenterebbe l'Iraq e che giustifica un confronto militare.

Vita: La spieghi ai lettori di Vita…
Von Sponeck: Sono stato molte volte in Iraq dopo le mie dimissioni. L'ultima volta a fine luglio, accompagnato dalla tv tedesca. Ho chiesto a Tarek Aziz se potevo vedere due siti che erano stati identificati dalla stampa Usa e inglese come produttori di agenti chimici e biologici. Ho potuto controllare la veridicità di queste affermazioni perché il governo iracheno mi ha concesso di visitare i siti in questione. Il primo è quello di Al-Dora, dove sino al 1991 si producevano vaccini contro l'afta epizootica e che nel 1996 è stato distrutto dal gruppo per il disarmo Onu. Nel 1999, quand'ero a capo dell'Oil for Food, visitai il posto perché c'era stata un'epidemia d'afta epizootica e gli iracheni volevano riaprire l'impianto, e anche uomini della Fao vennero con me per stabilire se fosse utile farlo. Ciò che si presentò di fronte ai nostri occhi fu un impianto totalmente distrutto e, quando sono tornato quest'anno, l'ho trovato esattamente nelle stesse condizioni di tre anni fa. Assolutamente nessun indizio che gli iracheni stiano tentando di ricostruirlo. L'altro sito che la stampa anglo-americana ha accusato di produzione di agenti chimici molto tossici è quello di Al-Fallujah, a 90 chilometri da Bagdad. Ma anche quello l'ho trovato completamente distrutto.

Vita: Perché ci racconta questo?
Von Sponeck: In primis per dimostrare che le notizie su questi impianti sono false. Ma soprattutto perché Bush, nel suo discorso all'Onu, ha citato un documento del governo Usa in cui, sotto la voce armi biologiche e chimiche, cita due soli impianti che producono armi di distruzione di massa: Al-Dora e Al-Fallujah… Questa è stata un'incredibile scoperta perché se le giustificazioni per far la guerra all'Iraq sono basate su prove simili, allora tutti i piani Usa riflettono un comportamento davvero criminale. Non ho altre parole per definirlo. E, quando il ministro degli esteri iracheno dice che Bagdad non ha più armi di distruzione di massa, in base alla mia esperienza personale dico che è più credibile dello stesso Bush, che non ha reso pubblico neanche uno straccio di prova convincente. Perciò dico che la comunità internazionale dovrebbe dare il suo pieno appoggio politico al ritorno degli ispettori: per sapere chi dice la verità.

Vita: Ma c'è da fidarsi dell'Iraq?
Von Sponeck: Verifichiamo almeno se il governo di Bagdad manterrà quanto promesso. Diamogli delle scadenze. Non si può dire prima dei controlli: state mentendo. Il governo iracheno ha fatto finalmente ciò che un anno fa Usa e Gb gli avevano chiesto: un ritorno immediato degli ispettori Onu in Iraq. Senza condizioni. Credo che la reazione del mondo sia stata positiva, ad esclusione di Usa e Gb che hanno volutamente minimizzato questo sviluppo, dicendo che è solo un altro trucco di Saddam. Una risposta responsabile sarebbe stata: bene, vediamo se manterrete la parola. E invece continuano a suonare la grancassa di guerra e il Congresso emanerà una risoluzione per dichiarare guerra a Saddam entro il 4 ottobre (inizio della campagna elettorale di mid-term). Credo sia chiaro, oggi, che il proposito di Bush non è mai stato il ritorno degli ispettori, bensì entrare militarmente nell'area.

Vita: È necessaria una nuova risoluzione perché gli ispettori entrino?
Von Sponeck: No, ma Bush è in gran difficoltà e per questo insiste su un'altra risoluzione con cui stoppare gli ispettori.

Vita: Perché?
Von Sponeck: Primo, ha bisogno di tempo. Secondo, non è certo che russi, cinesi e francesi la votino. Terzo, perché vuole una risoluzione scritta che gli dia una sorta di diritto d'attacco. Il ritorno degli ispettori è totalmente contro i piani Usa e la disponibilità di Saddam ha bloccato la strategia Usa nel preparare la comunità internazionale a una guerra inevitabile a causa della minaccia che l'Iraq rappresenterebbe.

Vita: Una lotta contro il tempo, quindi invio degli ispettori e guerra…
Von Sponeck: Sì, ma spero che la strategia Usa porti alla protesta di alcuni governi. Anche perché con la dottrina Bush gli Usa sono arrivati al punto di dire: se voi Nazioni Unite non fate ciò che noi vogliamo voi facciate, allora farete la fine della Società delle Nazioni, vi ignoreremo.

Vita: Come sono selezionati gli ispettori che andranno in Iraq?
Von Sponeck: La grossa differenza rispetto al 1998 è che allora erano mandati e pagati dai singoli governi. Oggi, invece, la selezione è stata fatta da Blix in persona e saranno pagati dall'Onu.

Vita: E per questo gli Usa non sono entusiasti all'idea d'inviarli?
Von Sponeck: Certo. Gli Usa cercheranno di mettere persone di loro fiducia ma questa volta sarà più difficile rispetto al passato fare attività di spionaggio. Hans Blix lo ha detto chiaramente: «Se becco qualcuno passare informazioni riservate a singoli governi, lo caccerò subito». E sono certo che Blix sarà assai più onesto del suo predecessore.

Vita: In quanto tempo gli ispettori possono rientrare in Iraq?
Von Sponeck: La Risoluzione 1284 del 1999 specifica bene i tempi: 60 giorni per l'inizio a pieno regime delle ispezioni e 180 giorni per la relazione al consiglio di sicurezza. Ci sono 700 siti che devono ispezionare. Lasciamoli entrare e lavorare, per vedere se l'Iraq è stato onesto o no. Concentriamoci sul rientro degli ispettori, non sulla guerra.

Vita: Dopo l'abbandono dell'Onu, ha avuto delle ritorsioni sulle sue attività?
Von Sponeck: Certo, la reazione di Usa e Gb è stata di dipingermi come un utile idiota nelle mani di Saddam, che non coglie il quadro più generale. C'è molta umiliazione in ciò, ma le posizioni che porto avanti sono troppo importanti per essere rinnegate a causa delle umiliazioni che ricevo. Se passa la teoria della guerra preventiva domani si potrà invadere un altro Paese perché non ci piacerà la sua politica, il suo governo o magari la faccia del suo capo di Stato. C'è una sorta di cowboy trend cui ci dobbiamo opporre.

http://www.molilli.org/article.php?sid=1447

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L'elenco delle società statunitensi che hanno fornito armi all'Iraq

Il sito americano Znet, rende noto l'elenco delle aziende e delle multinazionali statunitense che negli anni scorsi hanno fornito materiale bellico o "pericoloso" all'Iraq che adesso gli Stati Uniti vorrebbero bombardare perchè ritenuto in possesso di "materiali pericolosi".
La lista di queste aziende era contenuta nel dossier "scippato" dagli USA al Consiglio di Sicurezza delle Nazioni Unite.

A - nuclear K - chemical B - biological R - rockets
(missiles)

1) Honeywell (R,K)
2) Spektra Physics (K)
3) Semetex (R)
4) TI Coating (A,K)
5) UNISYS (A,K)
6) Sperry Corp. (R,K)
7) Tektronix (R,A)
8) Rockwell )(K)
9) Leybold Vacuum Systems (A)
10) Finnigan-MAT-US (A)
11) Hewlett Packard (A.R,K)
12) Dupont (A)
13) Eastman Kodak (R)
14) American Type Culture Collection (B)
15) Alcolac International (C)
16) Consarc (A)
17) Carl Zeis -U.Ss (K)
18) Cerberus (LTD) (A)
19) Electronic Assiciates (R)
20) International Computer Systems
21) Bechtel (K)
22) EZ Logic Data Systems,Inc. (R)
23) Canberra Industries Inc. (A)
24) Axel Electronics Inc. (A)

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"Minacce e paure"
by togliatti Saturday, May. 29, 2004 at 4:47 PM mail:

"Minacce e paur...
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Il manuale della CIA sulle torture

Grazie ai documenti declassificati, è possibile visionare il manuale della CIA sulle torture, pubblicato integralmente su criticalpoint.
Aspettiamo che criticalpoint publichi l'omologo manuale in dotazione presso Destra Nazionale, grazie ai documenti declassificati sulle torture dello stesso IDENTICO TENORE: chiedere a Gianfranco Fini per vedere se ne sa qualcosa pure lui in ITALIA ...
Che la CIA e il Pentagono utilizzassero da sempre le torture e le intimidazioni, aplicandole direttamente loro o dando istruzioni ai loro 'alleati', sul nemico era ampiamente risaputo, ma rendere di dominio pubblico quelle foto, significa infliggere un duro colpo di immagine agli USA. Anche l'ipocrisia dei principali media occidentali, che scandalizzati pubblicano le foto dell'infamia, contribuiscono alla decadenza iconografica dell'impero del bene, targato USA. Qui di seguito l'articolo di "la Repubblica" che accenna al manuale "segreto" della CIA sulla tortura.


Desecretate le istruzioni agli agenti per gli interrogatori
in vigore fino al '91. Ecco le regole per sfibrare i detenuti
Il manuale segreto della Cia
"Così si tortura un prigioniero"
dal nostro corrispondente ALBERTO FLORES D'ARCAIS

NEW YORK - Le "torture" fanno da sempre parte della storia peggiore dell'umanità; le tecniche usate dai riservisti americani nella prigione di Abu Ghraib per abusare dei prigionieri di guerra e renderli più "docili e disponibili" a parlare hanno però molte somiglianze con quelle insegnate e descritte in due manuali della Cia negli anni Sessanta e Ottanta.

Questi due documenti "top secret" sono stati ieri declassificati dagli archivi nazionali di Washington insieme a un report segreto sullo stesso argomento scritto nel 1992 dall'attuale vicepresidente Dick Cheney (allora segretario alla Difesa nella Casa Bianca di Bush padre).

Il primo manuale della Cia ("Kubark Counterintelligence Interrogation"), dove Kubark è un nome in codice per definire la stessa Cia, risale al luglio 1963 ed è di 127 pagine. Ha una dettagliata sezione che si intitola "Coercive Counterintelligence Interrogation of Resistant Sources" divisa a sua volta in tre capitoli che si chiamano Minacce e paura, Dolore e Debolezza. Dopo diverse pagine accademiche che riprendono studi universitari e dotte citazioni sulla tortura il manuale descrive nei dettagli il modo migliore per "ottenere informazioni da fonti resistenti".

Due i metodi base: non-coercitivi e coercitivi. Con il primo si tenta di far parlare il prigioniero convincendolo che è per il "suo" bene, che nessuno vuole fargli del male e così via. Più importante ovviamente il secondo, quello usato per far parlare chi non vuole, dove coercizione finisce per diventare facilmente tortura. Alcuni dettagli sono sottolineati. Ad esempio si raccomanda che scegliendo il luogo dell'interrogatorio "si conosca in anticipo che tipo di corrente elettrica ci sia, così che il trasformatore o gli altri apparecchi modificati siano a portata di mano". Nella sezione 9 (pagine 82-104 del manuale) sotto il titolo "Minacce e paure" gli agenti Cia autori del documento scrivono che "la minaccia di coercizione normalmente indebolisce o distrugge la resistenza più di quanto possa la coercizione stessa". La minaccia di infliggere una dolore può in molti casi "suscitare una paura più grande di quanto non possa l'immediata sensazione fisica del dolore stesso". Anche la voce "dolore" viene ampiamente analizzata. Si discutono le diverse teorie del dolore sottolineando come spesso la resistenza del soggetto cede per un dolore che lui ha l'impressione di infliggersi da solo "piuttosto che con la tortura vera e propria". Un esempio? Costringendo il detenuto a stare in piedi per un lungo periodo di tempo si fa in modo che crolli la sua autofiducia, la certezza della resistenza sua e del suo fisico.

Dettagliata anche la descrizione della cella dove "interrogare": deve essere "insonorizzata", ci si deve portare solo un "soggetto" per volta, si deve avere chiaro che quella cella "è il campo di battaglia dove l'interrogante e il soggetto si incontrano e dove l'interrogante ha il vantaggio di avere il controllo totale del soggetto e del contesto ambientale". La cella deve essere massimo 3 metri per 4, senza finestre, possibilmente con le mura bianche; deve avere uno specchio "a due vie" in modo che il soggetto possa essere guardato e "fotografato" dall'esterno.

Il secondo manuale ("Human Resource Exploitation Training Manual") è di venti anni dopo ma riprende quasi per intero il primo, saltando le pagine più accademiche e richiamando in diverse pagine anche un altro manuale (questa volta redatto dall'intelligence dell'esercito), il cosiddetto "Project X", in uso durante i primi anni della guerra del Vietnam per addestrare il personale militare alla controguerriglia. Lo "Human Resource" riprende in pieno le tecniche degli interrogatori coercitivi incluse le minacce di uso della violenza e la capacità - da parte dell'interrogante - di "manipolare l'ambiente del soggetto per creare una spiacevole e intollerante situazione, per fargli perdere ogni conoscenza di tempo, spazio e percezione sensitiva".

Quando il Congresso durante gli anni Ottanta inizia ad indagare sulle atrocità commesse in America Centrale e sulle eventuali responsabilità di Cia e "istruttori" americani nelle torture decine di pagine dello "Human" vengono corrette a mano, per cambiare i passaggi più imbarazzanti, soprattutto quelli che sembravano un vero e proprio invito ad "abusare" dei prigionieri. La Cia rifece da capo l'introduzione con una frase che non lascia adito a dubbi: "L'uso della forza, la tortura psichica, le minacce, gli insulti o l'esporre un prigioniero a un trattamento disumano di qualsiasi tipo come aiuto per un interrogatorio è proibito dalla legge, internazionale e nazionale, non può essere mai autorizzato e non sarà mai perdonato".

Nonostante questi cambiamenti, il manuale nella sua versione originaria viene tradotto in spagnolo per sette edizioni diverse e distribuito - tra il 1987 e il 1991 - in migliaia di copie ai vari corpi militari e di intelligence delle allora dittature militari: in Salvador, in Guatemala, in Ecuador, in Honduras, in Perù e nella "School of the Americas", dove vennero addestrati alcuni dei più feroci torturatori dell'epoca. Solo nel 1991 venne aperta un'inchiesta quando il Comando Sud dell'esercito americano decise di usare il manuale nei "programmi di aiuto militare" alla Colombia, dove il governo era in duplice guerra contro i "narcotraficantes" e la guerriglia di estrema sinistra.

L'indagine interna, durata nove mesi, produce un rapporto che finisce sul tavolo di Cheney al Pentagono. Analizzando le istruzioni su come picchiare i prigionieri, condurre interrogatori pesanti e fare false esecuzioni, gli ispettori dell'esercito risalgono al "Project X", scoprendo che quel manuale ormai vietatissimo, è, di fatto, sia pure con un altro nome, ancora in pieno uso. Secondo gli ispettori tutto questo può creare gravi problemi alla "credibilità dell'esercito degli Stati Uniti e provocare gravi e significativi imbarazzi".

Cheney aggiunge alcune raccomandazioni per una "azione correttiva" e chiede che ove è possibile i manuali vengano ritirati e distrutti. L'ultimo documento declassificato è quello in cui un maggiore del controspionaggio dell'esercito, responsabile dei manuali in lingua spagnola, dice nel corso di una telefonata che i manuali sono stati mandati al Pentagono e che sono tornati indietro "approvati senza alcun cambiamento". (13 maggio 2004)

http://www.repubblica.it/2004/e/sezioni/esteri/iraqtorture/manualecia/manualecia.html

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un consiglio ai compagni comunisti
by feet Saturday, May. 29, 2004 at 4:49 PM mail:

Un consiglio ai compagni comunisti: l'antifascismo è pratica quotidiana di vita alternativa e progetto da portare nei quartieri, nei luoghi di lavoro, ovunque si deve essere compagni e portare la lezione e il progetto comunista. La violenza non insegna niente a nessuno e fa allontanare la gente comune dal nostro progetto di vita alternativa, di valori sociali alternativi che non sono certo fondati sulla violenza.
L'antifascismo è uno stile di vita e un sistema di valori.
Ritorniamo a lavorare nei quartieri e fra la gente, fra i nostri compagni di lavoro e vedrete che l'antifascismo si costruisce e si radica più che con un assalto all'arma bianca.
Saluti comunisti

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Un consiglio ai compagni a feet
by head Saturday, May. 29, 2004 at 5:00 PM mail:

Ti sbagli, e chi sbaglia paga.

Boia chi molla, ma chi colla poi, tiramolla?
Ma orsù dai, ci siamo già stufati di decadi di omertà mafiosa, fascismo, gladio e P2, ma$$oneria, guerre preventive ed anni, dico decadi di sistematica corruzione e repressione da parte del sistema, è tempo di finirla,facciamola finita nel dare agio a questi piccoli fascistelli bastardi..e parlo in genere.

L'antifascismo era e sara' sempre una pratica politica violenta nei riguardi di chi non ha rispetto di niente quantomeno per la loro fottuta bandiera italiana.

Gli scazzi politici molte volte creano divisioni al nostro interno ma COMPAGNI cosi' non faremo altro che mostrarci deboli verso le carogne fasciste.

Violenza,violenza e solo violenza per chi porta in se il germe dell intolleranza razziale e i loro fottuti programmi di merda.


PIOMBO AL FASCIO,MERDA LA DIGOS, E A TUTTI COLORO CHE CONTRASTANO IL NOSTRO PROGRAMMA DI UGUAGLIANZA E PARITA' SOCIALE. S.H.A.R.P. SKINHEADS CONTRO IL RAZZISMO RED SKIN

bUSH lo accoglieremo con feste piú grandiose ed entusiaste di quelle che gli riservarono a Londra, dove dovette rimanere sempre RINCHIUSO IN SPAZI PRIVATI.

Un galantuomo della taglia del tagliagole Bush deve eseere protetto,é meglio che non si avventuri nelle piazze e nei viali, per lui i cortei trionfali con la berlina scoperta non sono consigliabili: é troppo lentusiasmo e l'amore che i popoli sentono per lui.
Soprattutto quello italiano.

PAROLA d'ODINE: BUSH DEVE RIMANERE CHIUSO NEI PALAZZI, DAVANTI ALLE TELECAMERE

LA PIAZZA SARÁ NOSTRA

ORGANIZZARE COMITATI DI FESTEGGIAMENTI COME QUELLI CHE I NOSTRI ANTICHI COMPAGNI ORGANIZZARONO AL DUCE BENITO MUSSOLINI ED ALLA SUA AMANTE CLARETTA PETACCI ED AL SUO FIDO CANE GALEAZZO MUSOLESI A PIAZZALE LORETO CHE LA STORIA SEMPRE SI RIPETE E SEMPRE SI RIPETA CON LIETO FINE
RICORDIATE MACCHIAVELLI 'IL FINE GIUSTIFICA I MEZZI'
E BUSH È UN mezzo UOMO (mezzo STRONZO PURE MA DI CANE!).

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cose molto interessanti
by mmmmmmmmmm................ Saturday, May. 29, 2004 at 5:13 PM mail:

ed istrittive pure

ma io il 4° giorno di giugno, dando retta al calendario gregoriano
che c**** debbo fare?

andare a Roma, in piazza, guardare la tv, essere pacifista, bruciare mc donald e rompere sportelli automatici bancomat,
vomitare in una chiesa evangelistica od anglo-americana della mia cittá o in un templo massonico ????????????

ditemelo voi che caz** debbo fà?

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X mmmmmmmmmm................
by garabombo Saturday, May. 29, 2004 at 8:11 PM mail:

resta in caserma a leggerti qualche rotocalco.

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L'ennesimo Child di troppo
by Anonimo Sunday, May. 30, 2004 at 6:23 PM mail:

Un modo per criminalizzare Bush o criminalizzare Child, provocando disordini "utili" con un nick che a volte funziona? Nel caos tutto è permesso. Poi vengono i reperessori del caos. Scatenare il caos talora è utile per chi vuole l'ordine, il Nuovo Ordine.
Il modo migliore per manifestare a Bush il proprio disenso è farlo con civiltà. Chiunque vi sproni ad agire in maniera non misurata, con nick improvvisati per far colpo, non deve avere la Vostra approvazione. L'emotività eccessiva non porta frutti, ocorre stare calmi, pensare, essere costruttivi e cercare la verità, anche se si hanno vent'anni e il sangue bolle. Altrimenti si diventa preda di altrui mire.

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ecco la ciVILTÀ che ci avrebbe 'liberati' il 4 giugno
by ma ci credete ancora? Sunday, May. 30, 2004 at 6:26 PM mail:

ecco la ciVILTÀ che ...
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a$$a$$ini ecco cosa sono

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TASK -
by TASK Sunday, May. 30, 2004 at 6:31 PM mail:

TASK -...
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TASK -


For this webquest you will have the benefit of history to make your decision. You will be able to examine first-person accounts of the atomic bombings of Japan, among other resources. You will know what happened after the atomic bomb was dropped on Hiroshima and Nagasaki and then make your decision before the bombs are dropped. Think of this lesson as a Magic 8-Ball view into the future, from your perspective in the summer of 1945. You will need to make a decision regarding whether or not to drop the atomic bomb. You cannot simply state that you do not know. You will be required to write a one page response stating what you would do and what resources you used to help you come to your decision.
The Process -
1. Get into groups of 3 or 4 students and discuss prior knowledge of the atomic bombing of Japan and initial reactions. Would you have dropped the bomb?


2. Now examine the resources for the webquest given below. Pay careful attention to noting resources from both American and Japanese perspectives. Examine what was known about the bomb before and after it was dropped (i.e. radiation, amount of damage caused). Write down what you are thinking about each website as you visit it. Examine your initial reactions (shock) to graphic pictures and accounts of the event.


3. Re-examine your initial beliefs in your groups. Ask yourself, has your decision changed? If yes, what caused your opinion to change?


4. Individually, as homework or at the end of class, write a 1/2 page evaluation of your group discussions. Additionally, write a one-page letter addressed to "The People of the Earth" stating whether or not you chose to drop the atomic bomb and why. Support your decision with the resources.

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guardate cosa hanno fatto gli yankee a$$a$$ini
by antimilitari$mo Sunday, May. 30, 2004 at 6:45 PM mail:

guardate cosa hanno ...
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guardate cosa hanno fatto gli yankee a$$a$$ini per '' LIBERARE '' il GIAPPONE .......

giudicate da voi e sappiatevi LEGGERE le didascalie !!!!!!

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Dai vieni con noi, uniti a noi nel nostro corteo
by compagno Sunday, May. 30, 2004 at 6:55 PM mail:

Dai vieni con noi, u...
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Dai vieni con noi, uniti a noi nel nostro corteo, nel tuo corteo.

Non si tratta solamente di una manifestazione antibu$h ma di protestare contro le mire decennali espanzionistiche di un IMPERO ammalato e distruttivo!

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Ecco come salvarono i tedeschi da Hitler: MASSACRANDOLI !!!!!!!!!!!!!!!!!!!!!!!!!!!!!!!!!!
by PAOLO DEOTTO Monday, May. 31, 2004 at 12:01 AM mail:

Ecco come salvarono ...
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SPAVENTOSO CINISMO di un'azione militare del tutto ingiustificata. Nel febbraio del 1945 la Germania era sconfitta ma gli angloamericani decisero ugualmente il.....


IL BOMBARDAMENTO DI DRESDA

UN INUTILE MASSACRO - 200.000 CORPI INCENERITI
macabro record di disumanità, non eguagliato neanche dai bombardamenti atomici sul Giappone
Dresda non era mai stata toccata seriamente dalla guerra, sia per la posizione geografica
sia perché non aveva né industrie né impianti militari rilevanti.
Ma l'importante era "terrorizzare". Ci riuscirono !


di PAOLO DEOTTO

Amburgo, ore 0.55 del 28 luglio 1943. "... Fu l'inizio di un nuovo attacco aereo. Il fosforo dilagò sull'asfalto. Bombe a benzina alzavano nell'aria fontane di fuoco alte venti metri. Fosforo già incendiato si riversò sulle rovine come un violento acquazzone. Sibilava e turbinava come un ciclone. Bombe più grosse e potenti sollevarono letteralmente in aria intere case.... Le persone uscivano urlanti dalle rovine. Torce viventi vacillavano e cadevano, si rialzavano e correvano sempre più in fretta... Alcuni bruciavano con fiamme biancastre, altri avvolti da fiamme di un rosso acceso. Alcuni si consumavano lentamente in una incandescenza giallo - blu, altri morivano in modo rapido e pietoso. Ma altri ancora correvano in circolo, o si agitavano a gambe all'aria, sbattendo la testa avanti e indietro e contorcendosi come serpi prima di ridursi a piccoli fantocci carbonizzati. Tuttavia alcuni erano ancora vivi... Il sergente, sempre così calmo, perse per la prima volta il controllo da quando lo conoscevamo. Proruppe in un acuto grido: 'Fateli fuori, per Dio, accoppateli'... Sembra brutale. Era brutale. Ma meglio una morte rapida, data con un colpo di pistola, che una lenta, mostruosa agonia. Nessuno di loro aveva la minima possibilità di salvezza"
(da Germania Kaputt , di Sven Hassel - Ed. Longanesi, Milano).

Per parlarvi di Dresda e del suo martirio abbiamo preferito parlarvi prima di Amburgo, perché fu in questa città che, come vedremo, per la prima volta si sviluppò una tecnica distruttiva che prese il nome di Feuersturm , tempesta di fuoco. Ad Amburgo successe per caso, un caso che fu studiato e analizzato, per essere poi applicato scientificamente sulla città di Dresda.

E abbiamo voluto aprire il nostro studio con le parole di Sven Hassel, soldato di un reggimento corazzato di disciplina, che combatté su quasi tutti i fronti in cui fu impegnata la Germania e lasciò, coi suoi libri, una testimonianza impressionante. I libri di Sven Hassel furono definiti, anni fa, da un critico, libri di "bassa macelleria". E' verissimo, ma altro non potevano essere, dati gli argomenti.
Sono gli stessi argomenti che tratteremo in questo lavoro. E' una specie di discesa nell'orrore che non si vorrebbe mai percorrere, ma che non si può evitare, se si vuole fare della Storia e non dell'iconografia, in cui quelli che vincono sono i buoni.

Dresda era, in assoluto, la più bella e romantica città della Germania, e una delle più belle e romantiche d'Europa. Aveva scorci di grande suggestione, palazzi barocchi e rococò, piccole case di legno e mattoni fulvi che risalivano al medioevo gotico, vicoli punteggiati di taverne e birrerie senza tempo. Priva di industrie primarie, Dresda viveva una vita culturale intensa e cosmopolita. Apparteneva al mondo, non solo alla Germania, e tanto meno alla Germania nazista.
La distruzione arrivò su questa città nel febbraio del 45, quando le sorti della guerra erano ormai segnate. Un uomo che senza dubbio la sapeva lunga, l'architetto Albert Speer, ministro tedesco degli armamenti e della produzione bellica, eccezionale organizzatore, grande amico di Hitler, non ebbe timori ad inviare a quest'ultimo, alla fine di gennaio del 45, un memorandum in cui prevedeva per la Germania la possibilità di resistere ancora per otto settimane. Sbagliava solo di un mese.

Dobbiamo perciò cercare di capire perché una città che era considerata un vero gioiello, che non aveva impianti industriale essenziali per la produzione bellica, che non rivestiva alcuna importanza sotto l'aspetto strategico, conobbe il più crudele attacco aereo di tutta la Seconda Guerra mondiale, effettuato oltretutto quando la sua popolazione, di circa 630.000 abitanti, era raddoppiata per la grande affluenza di profughi che provenivano dalla Slesia, dalla Pomerania Orientale e dalla Prussia, incalzati dall'Armata Rossa.

Ma prima di fare ciò, cerchiamo di chiarire in cosa consista il fenomeno fisico, di spaventosi effetti distruttivi, che passò alla Storia con il nome di "tempesta di fuoco". Dobbiamo tornare ad Amburgo, la città che ebbe l'indesiderabile onore di sperimentare per prima questo fenomeno.
Amburgo era un obiettivo militare primario; su questo punto non vi era discussione. La presenza dei cantieri che producevano quasi la metà dei sommergibili tedeschi basterebbe già a giustificare questa qualifica; ma Amburgo possedeva anche molte industrie pesanti, in massima parte collegate agli armamenti di terra, ed inoltre era anche un nodo vitale di comunicazioni. Il suo porto era il più attivo di tutta l'Europa continentale.
Il maresciallo dell'aria Sir Arthur Harris, comandante del Bomber Command della RAF (l'aeronautica britannica) non voleva correre rischi e pianificò una di quelle operazioni di massa che erano tipiche delle sue teorie militari, peraltro avvalorate dai risultati di terribili distruzioni già effettuate sulla Ruhr e su Aquisgrana. In quattro successive incursioni effettuate tra la notte del 24 e quella del 27 luglio 1943, 2.350 bombardieri inglesi e americani scaricarono complessivamente su Amburgo più di 9.000 tonnellate di bombe, di cui circa la metà incendiarie. I morti furono oltre 50.000.

La grande quantità di bombe incendiarie sganciate su un'area relativamente limitata e ricca di fabbricati addensati e infiammabili e la mancanza di vento naturale sulla zona, portarono alla formazione di una corrente ascensionale di aria calda di inaudita potenza e temperatura. L'aria surriscaldata, a temperature dai 600 fino a 1.000 gradi, saliva verso il cielo e l'aria fredda circostante si precipitava a colmare il vuoto lasciato a livello del suolo, surriscaldandosi a sua volta. Il fenomeno si esaurì in tre ore, durante le quali si generarono venti diretti verso il centro dell'immane fornace a velocità fino a 300 km/ora. Chi veniva ghermito da questo vento non poteva opporre alcuna resistenza, ed era scaraventato al centro della zona incendiata, a temperature che volatilizzavano tutto.

"Le decina di migliaia di incendi si fusero in una sola gigantesca fiammata; dalla periferia un vento artificiale, sempre più violento, puntò verso il centro, infuocandosi e raggiungendo una velocità di 300 chilometri all'ora; chi si trovava all'aperto, sparì trascinato nel cielo; a terra, intanto, tutto bruciava con tale violenza che venne meno l'ossigeno necessario alla respirazione".
(da Mario Silvestri (fisico), La decadenza dell'Europa occidentale", Einaudi)

Dove il soffio rovente era solo di 300-400 gradi furono ritrovati poi cadaveri carbonizzati ridotti a circa un metro di lunghezza. Via via che ci si allontanava dall'inferno la temperatura scendeva sui cento gradi e il vento non era più in grado di trascinare. Ma il calore eccessivo bruciava le vie respiratorie, uccidendo per soffocamento chi non era già morto nei rifugi per la mancanza di ossigeno causata dagli incendi. Infine, ci furono coloro che furono colpiti direttamente dagli schizzi del fosforo delle bombe incendiarie: pattuglie di soldati e poliziotti non poterono far altro che abbattere questi infelici per limitarne le sofferenze, come leggevamo in apertura, nell'impressionante testimonianza di Sven Hassel.
Lo spostamento d'aria causato dalla corrente ascensionale fu di tale potenza da far oscillare i bombardieri pesanti Lancaster ed Halifax che incrociavano a 5.000 metri di quota. Circa il 70% delle vittime di Amburgo furono causate dalla tempesta di fuoco. Un orrore che sembrava giustificare il nome dato in codice al bombardamento di Amburgo: operazione Gomorra.

Le bombe incendiarie potevano essere caricate a benzina, oppure a termite, un composto di ossido di ferro e alluminio granulare, in grado di sviluppare un calore che fonde il ferro, o infine di fosforo o di fosgene.
Lo sviluppo della tempesta di fuoco colse di sorpresa americani e britannici, ma quando ne fu chiara la meccanica Sir Harris, il già citato comandante del Bomber Command non si pose eccessivi problemi. Da tempo sosteneva la necessità di portare la maggior distruzione possibile sul suolo tedesco, per fiaccare la resistenza del popolo tedesco, oltre che per distruggere fabbriche ed impianti militari, e quindi il risultato della tempesta di fuoco fu per lui solo positivo. Il capolavoro di ipocrisia di questo alto ufficiale fu una dichiarazione secondo la quale egli riconosceva e rispettava l'unica convenzione internazionale in tema di guerra aerea, ossia quella stipulata dopo la Grande Guerra, che vietava il lancio di ordigni a gas da aerei e dirigibili. In effetti su Amburgo non fu lanciato alcun gas tossico: che bisogno ce ne sarebbe stato, lanciando già migliaia di tonnellate di esplosivi e di spezzoni incendiari?

Torniamo ora nel 1945; era il settimo anno in cui l'Europa era in guerra. Il mostro nazista era ormai vacillante, e leggevamo sopra la profezia del ministro tedesco Speer, che escludeva qualsiasi possibilità di vittoria e si limitava a calcolare il tempo che restava alla Germania prima di soccombere. Nel giugno dell'anno precedente la più grande operazione militare della Storia aveva visto gli alleati prender terra in Normandia e da lì iniziare a smantellare le resistenze della fortezza Europa. Da Est intanto le armate sovietiche andavano guadagnando terreno ed erano a soli centosessanta chilometri dal centro della Germania. Questo soprattutto terrorizzava le popolazioni tedesche, consce dei sentimenti dei russi che avevano sperimentato i comportamenti delle SS in territorio sovietico ed ora avanzavano in territorio tedesco con una sinistra scritta in cirillico sui carri armati: Vendetta!

In questo quadro di sfacelo generale la Germania mostrava però ancora doti di resistenza incredibile. Nel gennaio 1945 Goring riuscì ancora ad organizzare l'operazione Grande Colpo, che distrusse 196 aerei anglo-americani e ne danneggiò circa 400. bombardando campi di aviazione ormai stabilmente occupati dalla RAF e dall' USAAF in Francia, Belgio e Olanda. All'operazione parteciparono 800 aerei tedeschi, caccia Messerschmitt 109 e Focke Wulf 190, oltre a qualche caccia a reazione. Erano canti del cigno, come un canto del cigno fu anche la controffensiva terrestre condotta dal generale von Rundstedt. Ma erano comunque fatti d'armi che davano la sensazione agli alleati di una guerra senza fine, dal finale scontato, ma che rischiava di essere ancora troppo lontano.

In questo clima Dresda viveva in una specie di limbo. Non era mai stata toccata seriamente dalla guerra, sia per la posizione geografica sia perché non aveva né industrie né impianti militari rilevanti. Un solo bombardamento, nell'ottobre dell'anno precedente, aveva causato poco più di 400 morti, una cifra quasi irrisoria nella tragica contabilità bellica.
Nonostante l'affollamento di profughi di cui dicevamo, Dresda riusciva ad avere quantità di cibo abbastanza soddisfacenti. E molti profughi si dirigevano verso quella città proprio perché era ormai convinzione generale che fosse il posto in cui attendere la fine della guerra, nella speranza di veder arrivare gli americani, o gli inglesi, o i canadesi, o gli australiani, o chiunque fosse prima dei temutissimi soldati sovietici. Circolava addirittura la voce, del tutto priva di fondamento ma tanto bella da poterla credere vera, di un accordo segreto tra la RAF e la Luftwaffe: gli inglesi si impegnavano a non bombardare Dresda, e i tedeschi si impegnavano allo stesso modo per Oxford.
Del resto l'aviazione alleata continuava a martellare la Germania, nella quale ormai 45 delle principali città erano praticamente distrutte, ma lo faceva con una certa logica militare,

Dopo la prima fase dell'incursione vengono organizzate le operazioni di soccorso colpendo le fabbriche di carburanti sintetici e le reti di trasporti. Gli obbiettivi principali del gennaio 1945 furono le raffinerie di Dortmund, il centro ferroviario di Vohwinkel, le industrie di Norimberga e Hannover.
A Dresda si poteva stare tranquilli, anche perché gli americani, più sensibili degli inglesi a considerazioni umanitarie non avrebbero mai accettato la distruzione di una città d'arte amata in tutto il mondo. Come l'accordo segreto tra RAF e Luftwafe, anche questa era una voce tanto infondata quanto bella da credere...
A Dresda si poteva quindi anche festeggiare il carnevale. Il 13 febbraio 1945 era martedì grasso, e la sera il Circo Sarassini aveva dato uno spettacolo speciale, al quale erano intervenuti anche tantissimi bambini, nei loro costumi carnevaleschi.
Purtroppo gli abitanti di Dresda non potevano sapere che il tempo delle considerazioni umanitarie, ma anche di quelle logiche, era passato. Diversi fattori concomitanti portarono al bombardamento della città capitale della Sassonia.

La resistenza della Germania, che aveva dell'incredibile, unita alla lunghissima durata della guerra, aveva di certo ormai portato ad una nausea psicologica anche i militari e i politici più ligi alle regole minime da rispettare anche in guerra. Ogni atto poteva essere buono per abbreviare la guerra, anche di un solo giorno. Crediamo sia legittimo affermare che lunghi anni a contatto continuo con morte e distruzione possano offuscare anche le menti più lucide. E infatti fin dall'estate dell'anno precedente RAF e USAAF avevano elaborato il piano Thunderclap (colpo di tuono), il cui scopo dichiarato era quello di portare il massimo del caos in Germania, con bombardamenti indiscriminati sulle città, in particolare approfittando dei problemi che già avevano le autorità tedesche per controllare le fiumane di profughi da Est, creando nuovi e irresolubili problemi di approvvigionamento e di ordine pubblico.

A questa visione distruttiva, sulla quale senza dubbio giocava il desiderio ormai incontrollabile di farla finita, si aggiungeva un'esigenza di cinica politica di potenza tra alleati. Inglesi e americani erano uniti in una innaturale alleanza con i sovietici, e la diffidenza reciproca si palesava sempre di più, ora che l'Armata Rossa avanzava sul territorio del Reich. I Russi dovevano vedere, bene e senza equivoci, quale fosse la potenza militare occidentale: quello che oggi poteva toccare a Berlino o a Dresda, domani poteva toccare a Mosca. Del resto i sovietici avevano già manifestato la loro contrarietà agli attacchi aerei su quelle zone della Germania che consideravano un loro territorio di caccia, e che sarebbero infatti, dopo la guerra, divenute la Repubblica Democratica Tedesca.

In questo dialogo insensato tra nemici che erano alleati solo perché c'era un nemico comune da distruggere, i cittadini di Dresda avrebbero presto pagato un conto che non era di loro competenza, vittime di cinismo e di quella malattia, lo ribadiamo, che aveva preso ormai gli alleati, anch'essi contagiati, al pari dei tedeschi, da una troppo lunga consuetudine con la morte e la distruzione.
E l'avallo alla politica del massacro fu data dallo stesso primo ministro inglese Churchill, in una nota scritta al ministro per l'Aviazione, Sir Archibald Sinclair. Gli americani furono presto contagiati da questo clima, e l'Ottava Armata Aerea americana bombardò a tappeto Berlino il 3 febbraio: 937 fortezze volanti, scortate da 613 caccia, causarono 25.000 morti in una città dove c'era da stupirsi che ci fossero ancora dei vivi da uccidere.
Alle ore 22.08 di martedì grasso, le sirene di allarme aereo vennero a interrompere i clown che si stavano esibendo nel carosello finale allo spettacolo carnevalesco del Circo Sarassini. Gli spettatori si allontanarono in ordine e quasi svogliatamente: era così ferma la convinzione che Dresda fosse esente da pericoli, che tutti credevano ad un eccesso di zelo dei funzionari del partito incaricati della protezione della città. Del resto, non c'era praticamente contraerea a Dresda; gli ultimi cannoni da 88, il miglior pezzo di artiglieria tedesco, erano stati trasferiti da diverse settimane a est, per essere usati in funzione controcarro contro l'armata sovietica.

Ma non era un eccesso di zelo. Due soli minuti dopo il cielo incominciava ad affollarsi: i primi quadrimotori Lancaster dell'83° squadriglia inglese lasciavano cadere grappoli di bengala che illuminavano a giorno la città, poi seguirono pochi Mosquitos, agili cacciabombardieri il cui compito era quello di individuare con bombe segnaletiche rosse l'epicentro del bombardamento, lo stadio sportivo. I Mosquitos fecero egregiamente il loro compito: nel centro esatto dello stadio si levava ora una luminosissima colonna rossa. I bombardieri avevano il loro bersaglio.

Dalle 22.13 alle 22.30 i Lancaster scaricano sulla città le terribili bombe dirompenti da 1.800 e 3.600 libbre. Poi si allontanano in direzione di Strasburgo, volando bassi per sfuggire ai radar tedeschi. I soccorso iniziano ad affluire dalle città vicine, mentre gli abitanti escono lentamente dai rifugi. Erano quello che attendevano gli alleati: far uscire la gente, far arrivare i soccorsi, e tornare a colpire.
La "Tecnica del massacro".

Ore 1.28 del 14 febbraio. La seconda ondata arriva, indisturbata come la prima. Altri 529 Lancaster portano nelle stive 650.000 bombe: per lo più sono tutti ordigni incendiari. E' l'inizio dell'inferno. Bombardando a destra e a sinistra delle zone già colpite dal primo attacco gli inglesi riescono a provocare la tempesta di fuoco. Dalle case già sventrate dalle bombe dirompenti viene aspirato ogni oggetto e ogni persona che si trovi nel primo chilometro dall'immane incendio. Si ripete Amburgo, ma questa volta scientificamente e con effetti enormemente superiori. Il vento a 300 km/ora trascina nella fornace ogni cosa, persona, animale. Persino vagoni ferroviari, distanti più di tre chilometri, vengono rovesciati. Il pilota di un Lancaster rimasto indietro racconterà: "C'era un mare di fuoco che secondo i miei calcoli copriva almeno un centinaio di chilometri quadrati. Il calore era tale che si sentiva fin nella carlinga; eravamo come soggiogati di fronte al terrificante incendio, pensando all'orrore che c'era là sotto... "

Chi non ha il coraggio di uscire dai rifugi dopo il primo attacco, non per questo si salva. Molti faranno la fine dei topi, soffocati nei rifugi, privi di ossigeno, divorato dall'immane rogo.
Nell'anno precedente nei rifugi antiaerei di Dresda era stata presa la precauzione di rendere abbattibile le pareti tra rifugio e rifugio, in modo da poter facilmente creare una sorta di galleria sotterranea, che permettesse una via di fuga se lo stabile sopra il rifugio in cui ci si trovava era crollato. Questa precauzione sarebbe stata efficace con un bombardamento ordinario, ma all'inferno di fuoco scatenato su Dresda non era opponibile nulla, se non il trovarsi a una distanza sufficiente per non essere trascinato dal vento e divorato dalle fiamme, o per non morire asfissiato per mancanza di ossigeno.

Il bagliore della colonna di fuoco di Dresda era visibile a oltre trecento chilometri.
All'alba del 14 febbraio finalmente la tempesta di fuoco andava acquietandosi, mentre una colonna di fumo alta oltre cinque chilometri sovrastava la città. I sopravvissuti iniziavano ad aggirarsi inebetiti, ma il martirio non era ancora finito. Gli americani non potevano essere da meno degli inglesi: alle ore 12 di quel giorno 311 Fortezze Volanti B17 si presentarono nel cielo di Dresda, sganciando altre 771 tonnellate di bombe. Il nodo ferroviario era l'obiettivo ufficiale, ma di fatto il bombardamento fu eseguito a casaccio e causò pochi danni, perché ormai era rimasto poco da distruggere.

In totale su Dresda erano state sganciate 2.702 tonnellate di bombe. Un quantitativo non enorme, se confrontato con quello lanciato su altre città tedesche. Ma la preferenza data alle bombe incendiarie, che rappresentarono circa il 70% degli ordigni lanciati, causò la più spaventosa tragedia della guerra: i morti accertati furono 135.000, ma il conto più accreditato fa salire a circa 200.000 il numero delle vittime. Bisogna tener conto del fatto che non era possibile alcuna opera di identificazione per le vittime di molti rifugi antiaerei che, per ragioni igieniche, vennero spianati con le ruspe e ricoperti di calce e cemento, così come non fu possibile accertare il numero preciso delle vittime aspirate dalla tempesta di fuoco nella zona centrale dell'incendio, perché di loro non restò assolutamente nulla. Nella zona intermedia, dove la temperatura aveva raggiunto i livelli da forno (200 - 300 gradi) molti corpi si erano fusi con l'asfalto delle strade. Dresda era anche sovrappopolata per il grande afflusso di profughi, moltissimi dei quali non ancora censiti.

Gli incendi proseguirono per altri cinque giorni, poi si spensero da soli. Non esisteva la possibilità di fare alcuna opera di spegnimento, essendo distrutte le reti idriche e quelle elettriche.
Per tre giorni le autorità chiusero il centro di Dresda e bruciarono i cadaveri che ancora non erano stati sepolti o interrati con calce e cemento. Il rischio di epidemie era troppo grande per dare spazio alla pietà per i defunti.
Questo fu Dresda: un orribile massacro, che non trovò alcuna giustificazione dal punto di vista militare. Fu il macabro record di disumanità, non eguagliato neanche dai bombardamenti atomici sul Giappone, che causarono "solo" 150.000 morti.

Con la follia nazista il mondo conobbe senza dubbio le mostruosità più atroci, e tutt'oggi ci interroghiamo per capire, se mai lo capiremo, fino a quali abissi può arrivare l'uomo.
Ma se l'abisso della crudeltà ci spaventa, non meno quello dell'ipocrisia ci lascia sgomenti.
Quando nell'ottobre del 46 la Corte Internazionale di Norimberga giudicò i caporioni nazisti colpevoli di crimini contro l'umanità, su quei giudici aleggiavano dei fantasmi: Erano le centinaia di migliaia di morti innocenti, che chiedevano una Giustizia che, evidentemente, non è di questo mondo.

di PAOLO DEOTTO

Bibliografia
Comando Bombardieri, di Giorgio Bonacina, Longanesi, Milano, 1983
Apocalisse a Dresda, di David Irving, Mondadori, Milano, 1965
La lotta per l'Europa, di Chester Wilmot, Mondadori, Milano, 1965
Germania Kaputt, di Sven Hassel, Longanesi, Milano

Ringrazio per l'articolo
(concessomi gratuitamente)
il direttore di
STORIA in NETWORK
http://web.tiscalinet.it/storia/index.htm

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IL COSTO DELLE VITE UMANE PER IL MONDO E ...... UN GRANDE AFFARE PER L'AMERICA
by CRONOLOGIA GENERALE Monday, May. 31, 2004 at 12:04 AM mail:

Il bilancio della seconda guerra mondiale fu terrificante: 55 milioni di morti, di cui 40 nella sola Europa. Il bilancio è ancora più tragico se consideriamo che più della metà delle vittime era costituita da civili. Questa allarmante proporzione, mai verificatasi in precedenza, è connessa in parte all’adozione di nuova tecniche distruttive, soprattutto i bombardamenti aerei che colpivano indiscriminatamente obbiettivi militari e civili, e in parte al carattere di guerra partigiana e di rivolta politica contro una diffusa barbaria assunta dal conflitto a ogni latitudine. Le perdite umane furono certamente il più grave danno provocato dalla seconda guerra mondiale, ma non l’unico.

Nazionalità Soldati Civili
Americani (di vari paesi) 220.000 0
Inglesi 370.000 60.000
Francesi 250.000 360.000
Belgi 10.000 90.000
Olandesi 10.000 190.000
Norvegesi 10.000 2.000
Tedeschi 3.250.000 3.800.000
Italiani 330.000 85.000
Austriaci 230.000 80.000
Cecoslovacchi 20.000 330.000
Ungheresi 120.000 280.000
Jugoslavi 30.000 1.360.000
Greci 20.000 140.000
Bulgari 10.000 10.000
Rumeni 200.000 470.000
Polacchi 120.000 5.300.000
Finlandesi 90.000 0
Sovietici 13.600.000 8.000.000
Neozelandesi 10.000 0
Australiani 30.000 0
Cinesi 3.500.000 10.000
Giapponesi 1.700.000 360.000
totale 24.400.000 30.917.000
totale generale 55.317.000


IN ITALIA - Caduti in combattimento, dispersi, prigionia, rappresaglie e bombardamenti.

FORZE NAZIONALI IN ARMI: durante il periodo bellico 1940/1943.
Esercito, Marina, Aeronautica, Servizi: 3.430.000. Forze partecipanti alla guerra di Liberazione e alla Resistenza 43/45: patrioti e partigiani 340.000; Corpo Italiano con le Forze Alleate 379.000; Internati e deportati in Germania 600.000. Faceva parte delle forze fasciste della RSI nel periodo 43/45: volontari, coscritti e G.N.R: 558.000.

ITALIANI CADUTI: Fronti di guerra 10-6-40 -8-9-45: in combattimento e prigionia: militari 194.000, civili 3.208; Bombardamenti aerei anglo-americani: militari 3.066, civili 25.000.

Fatti d'arme periodo 8 Sett.30 - Nov. 1945: fronti di guerra e dispersi: militari 27.731; civili 300.

Periodo bellico 8/9 sett.1943 - 25 apr.1945: partigiani in Italia: militari 17.488, civili 37.288.
Partigiani in Balcania: militari 9.249. Deportati: militari 1.478, civili 23.446.
Internati militari in Germania: militari 41.432.
Forze Italiane con gli alleati: militari 5.927. Bombardamenti aerei anglo-americani: civili 38.939.

Forze Armate della R.S.I.: in Italia: militari 13.000, civili 2.500.
Militari feriti, congelati, mutilati ed invalidi sui vari fronti e per l'intero periodo bellico 1940/1945 sono stati circa 320.000.

I militari fatti prigionieri dalle forze anglo-americane sui vari fronti durante il periodo 1940/1943 sono stati circa 621.000.

I dati sono stati rilevati dall'Istituto centrale di statistica morti e dispersi per cause belliche anni 1940/1945 - Ufficio Storico dello Stato Maggiore dell'Esercito. Commissariato generale C.G.V. . Ministero della Difesa - Edizioni 1986.
Rilevamenti statistici riassunti e pubblicati dal generale Rossi, contenuti in un "quaderno" edito dalla Rivista "Autonomi" di Torino. (Gli stessi dati sono stati pubblicati sul Giornale di Vicenza del 23 giugno 2000)

IL GRANDE AFFARE

"La guerra è la salute dello stato"
...lo scriveva lo scrittore americano Randolphe Bourne nel pieno della guerra del 1915-18.
Indubbiamente gli americani si convinsero che era così con la prima e non ebbero più dubbi con la seconda.
E questa è appunto la seconda

1939 1941 1942 1943 1944 1945
PIL 91,4 126,4 161,6 194,3 213,7 215,2
Produz. Industriale 109 162 199 239 235 203
Uomini Lavoratori 45,7 50,3 53,7 54,5 54,0 52,8 (1)
Uomini Impegnati in guerra 0,4 1,5 5 6,8 7,2 7,4 (1)
Orari settim. lavoro 37,7 40,6 43,9 44,9 45,2 43,4
Borsa (1935-'39=100) 94,2 80,0 69,4 91,9 99,8 121,5
Entrate Bilancio 6,7 15,7 23,2 39,6 41,6 43,0
Acquisti beni/servizi d. stato 13,1 24,7 59,7 88,6 96,5 84,8
Reddito delle persone 72,6 95,3 122,7 150,3 165,9 171,9
Costruzione aerei 2.141 19.433 47.836 85.898 96.318 46.000
Costruzione carri 346 4.052 24.997 29.497 17.565 20.000
Costruzione navi Milioni ton. 1,5 2,5 7 16 16,3
(1) Più i 12 milioni di individui (donne/anziani) mobilitati in servizi diversi (l'occupazione sale al più 60 %)

La 2a guerra mondiale, fu -durante- per l'economia americana un boom senza precedenti.
E altrettanto senza precedenti fu -nel dopo- la produzione industriale (e quindi consumi e benessere indotto)
con gli aiuti del "Piano Marshall" ai paesi europei.

MENTRE PER GLI EBREI FU UN GENOCIDIO - L'OLOCAUSTO
PER LA GERMANIA UN DISASTRO
PER L'ITALIA UNA PAGINA NERISSIMA
E ANCHE L'INGHILTERRA -PERDENDO QUASI TUTTE LE COLONIE, IL SUO SECOLARE PREDOMINIO ECONOMICO SULL'EUROPA FU AVVILITO
IL 29 DICEMBRE 1945- a Londra, l'autorevole settimanale Observer, terminata la Conferenza a Mosca dei TRE GRANDI, definì quella pace con questo titolo:
"Un compromesso tra gli Stati Uniti e la Russia.
La Gran Bretagna è stata esclusa,
i Tre Grandi, stanno per diventare due".

< < ritorno inizio ANNO 1945 - ALLA PAGINA DI PROVENIENZA

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La situazione a Dresda prima dei bombardamenti.
by ecco chi sono questi 'liberatori' ........... Monday, May. 31, 2004 at 12:10 AM mail:

La situazione a Dres...
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La vita prima dell’evacuazione in massa dei tedeschi orientali di fronte all’avanzata sovietica contava circa 630000 abitanti. Era una delle più belle città tedesche dell’epoca, edificata con spiccate forme architettoniche rococò già durante il XVIII secolo fino a diventare l’"Atene" e la "Firenze dell’Elba".

Di fronte all’impressionante avanzata nell’est europeo dell’Armata Rossa moltissimi tedeschi fuggirono inorriditi dalle loro case, anche a causa delle violenze che i russi infliggevano ai civili che si rifiutavano di evacuare la zona da loro abitata. E’ evidente nei russi il desiderio di vendicare la distruzione del loro territorio ad opera delle Wermacht e contemporaneamente le tante sofferenze patite dai civili russi: fucilazioni di massa, stupri, incendi di interi villaggi, deportazione degli uomini nei lager, ecc.

L’affluenza dei profughi verso Dresda aumentò quando i russi furono molto vicini al confine con la Germania. Ben 5 milioni di tedeschi abbandonarono la propria casa tra il gennaio e il febbraio ’45. In quel momento sembrò che tutta la Germania orientale fosse perduta (Prussia e Slesia) e il centro più sicuro fosse Dresda in Sassonia. In pochi mesi la popolazione a Dresda oscillò tra 1200000 e 1400000 unità.

Da parte delle autorità tedesche e dei civili c’era l’illusione che Dresda non sarebbe mai stata attaccata dal cielo a causa della quasi totale mancanza di industrie che lavorassero per la guerra. Anche le bellezze architettoniche e i tesori artistici sembravano fare di Dresda una realtà estranea alla guerra. Nei mesi precedenti c’era stato solo un debole tentativo di distruggere l’area industriale della città (7 ottobre ‘44). L’incursione aerea provocò 438 morti. Un’altra incursione aerea (16 gennaio ’45) aveva causato 376 vittime.

Tutto questo spiega la totale mancanza della contraerea e di strutture di rifugio per i civili in caso di attacco dal cielo. Ma il 13 febbraio alle ore 22 e 19 si scatenò l’inferno nonostante in alcuni campi intorno alla città vi fossero circa 26000 prigionieri di guerra di diverse nazionalità, tra cui molti inglesi.

Aveva così inizio l’operazione "thunderclap" (Colpo di tuono) con l’obiettivo della "tempesta di fuoco" sulla città, ossia il bombardamento con finalità terroristiche, voluto soprattutto da Churchill.

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la storia della Bomba Atomica
by mai più Monday, May. 31, 2004 at 12:12 AM mail:

Il puntatore TOM FEREBEE premuto il pulsante per lo sgancio, contò i 35 secondi necessari alla bomba per raggiungere il suolo, poi da 18 chilometri nel frattempo percorsi, si accinse a guardare fuori l'"effetto": rimase impietrito "Mi parve che il sole fosse calato d'improvviso sulla terra, per poi risalire. Dio mio che cosa abbiamo fatto!".

Un lampo, un ciclone di fuoco, un fungo gigantesco che saliva al cielo, poi un vento della forza di 1200 chilometri e la città scomparve dalla faccia della Terra, non con una morte nera ma con un abbagliante sole sceso sulla terra. Vite umane liquefatte, ritornate atomi, calcinati i corpi, ustionati, piagati e contaminati dalle radiazioni dal punto zero fino a dodici chilometri di raggio. Nemmeno l'Apocalisse aveva mai accennato ad un castigo divino così sterminatore.

Fu questione di un attimo, per molti abitanti appena il tempo di percepire l’immenso lampo luminoso. Nella zona dell’ipocentro la temperatura balzò in meno di un decimo di secondo a 3000-5000-50.000- 800.000 °C. Ogni forma di vita nel raggio di ottocento metri svanì in seguito all’evaporazione dovuta al tremendo calore.

Truman secondo i presenti esclamo' "É questo il più grande avvenimento della Storia". Il Giappone invece non si era ancora nemmeno reso conto di quanto era accaduto; una città intera, alla radio, ai telefoni, sembrava scomparsa, volatizzata; pochi minuti prima era stato sì segnalato ma quasi con noncuranza un solo aereo in quella zona, ad altissima quota, ma poi più nulla; eppure la città si era "eclissata".
Ed era proprio così, alcuni esseri umani sull'asfalto avevano lasciato solo l'ombra di un sole devastatore fabbricato da altri umani; la loro anima era salita in cielo insieme a quel lampo che aveva visto il pilota, ma pure i loro corpi stavano salendo in cielo insieme al grande fungo, perché erano tutti corpi diventati ormai molecole.

NISHIMA, il fisico nucleare giapponese, quando solo il giorno dopo arrivarono le prime notizie, ebbe un dubbio, fece appena il tempo ad intuire che era stata una esplosione nucleare, che subito su Nagasaki si levò un altro lampo. Altri 102.275 morti e una città in cenere. Un altro "esperimento", questa volta una bomba al Plutonio, un'altra dimostrazione della "favolosa potenza distruttiva" che ora ha l'uomo che "giudica", e che ha concepito un'arma micidiale e con questa "punisce" altri uomini.

Un filosofo fu più amaro "Gli utopisti non sanno produrre ciò che concepiscono, noi invece non sappiamo concepire ciò che abbiamo prodotto". (e non immaginava di certo che di quelle bombe ne avremmo costruite circa 48.000. Un deterrente? Anche questa un UTOPIA.

15 AGOSTO - Alle ore 16 il Giappone, annunciò alla radio il messaggio di HIRO HITO. Parlò con una voce quasi irreale, piena di dolore ma decisa, commovente ma autorevole; l'imperatore, rivolgendosi a milioni di giapponesi di tutto il paese che ascoltavano nelle piazze, negli uffici, nelle case, sulle navi, nelle caserme, nei campi di battaglia, tutti in ginocchio, lesse la breve capitolazione. Mai, in nessun altro momento della storia umana, così tanta gente irruppe in lacrime. C'era il dolore, l'umiliazione, la tragedia, ma anche l'innegabile senso di sollievo che il terribile incubo del "sole atomico" era finito. La Seconda Guerra Mondiale pure.

Mentre Hiro Hito parlava - in una giornata spettrale e caliginosa che nessuno aveva mai visto prima in vita sua - su milioni di giapponesi in ginocchio, 200.000 esseri umani, inconsapevoli che il loro sacrificio aveva messo la parola fine alla guerra mondiale, si aggiravano ancora sulle loro teste, in atomi e molecole che volteggiavano nell'aria insieme alle nuvole di un cielo tetro; Hiro Hito con la sua voce commosse, ma uomini e donne si sentirono profondamente turbati non solo per le sue parole, ma perchè erano tutti coscienti che a ogni loro respiro, nell'aria, c'era una piccolissima parte di quelle anime volate in cielo in un lampo, e che i loro corpi sottoforma di atomi e molecole erano in quello strano pulviscolo che modellavano quelle stranissime e cupe bronzee nuvole.

Se fu giusto o sbagliato usarla, TRUMAN rispose: "servì a far finire la guerra subito, ed evitare altri milioni di morti". Gli fu fatto notare che i giapponesi si erano già arresi, ma TRUMAN si giustificò affermando che era poco convinto della resa dei giapponesi, e lui voleva una soluzione "rapida". Come non era convinto, appena salito al potere, della resa dei tedeschi in Europa; fortuna volle che l'esito in Italia si era concluso 66 giorni prima e che il 25 aprile nella Pianura Padana non era accaduto nulla con "quelli" che lui considerava tutti bolscevichi. Altrimenti ???? L'attesa sul Po (così tanto criticata da comandanti delle armate) fu forse motivata da questa prospettiva?

Qualora le truppe di TITO avessero invaso il Veneto per arrivare poi fino a Milano per unirsi ai comunisti italiani che avevano conquistato già la città, sarebbe bastata una bomba sul Veneto e una su Milano per sbarazzarsi in un colpo solo, dei tedeschi, dei comunisti, dei fascisti e mandato un forte segnale alla Russia, esattamente come in Giappone: infatti a STALIN, con la bomba sganciata su Nagasaki e Hiroshima il segnale gli giunse forte e chiaro.

L'Italia avrebbe anticipato Hiroshima? Non lo si esclude alla luce dei fatti del dopo e dei comportamenti avuti in Giappone così molto slegati dalle operazioni militari in corso.
Già un anno prima, era stato deciso di polverizzare Milano, Torino e Genova.
E sappiamo anche che Harris (il capo "bomber" d'Europa) appena seppe della nuova arma (che però in aprile non era ancora pronta) la richiese e la voleva impiegare.
(VEDI documento - nella seconda parte)

Sarebbe comunque curioso sapere se c'erano, e quanti anglo americani il 25 aprile si trovavano nella Pianura Padana. Le fonti dicono quasi nessuno. Solo alle 12.38 del 25 aprile gli americani varcarono il Po nel passaggio ferrarese di Corbola.

IL 16 LUGLIO sappiamo con certezza che esistevano 12 bombe atomiche negli hangar americani (pronte fin da maggio); 6 all'uranio (1 sganciata su Hiroshima) e 6 al Plutonio (1 sganciata su Nagasaki). A disposizione ne rimanevano 10, pronte ad essere impiegate nel conflitto. Non dimentichiamo che TRUMAN andò al potere il 13 Aprile (12 giorni prima della resa dell'Italia e 24 giorni prima della resa della Germania) e avendo quasi le bombe negli hangar, lui le voleva usare subito per far finire definitivamente la guerra. TRUMAN non voleva più nessun americano morto, né in Italia, né in Germania, né in Giappone.

In effetti le motivazioni in Giappone le abbiamo lette, erano politiche e non avevano nulla a che vedere con una preoccupazione bellica, MC ARTHUR il giorno 5 agosto aveva messo in pista a rullare 1100 bombardieri, 333 erano i micidiali B.29, voleva radere al suolo il giorno dopo, il 6 all'alba, Tokio. Ma lo fermarono, si voleva attendere prima i due "esperimenti" atomici. MC ARTHUR saputo l'esito voleva precipitare le cose, voleva subito impiegare le altre "favolose" 10 bombe atomiche su Tokio sui suoi B.29 in rullaggio. Se fossero state veramente sganciate avrebbero fatto 3 milioni di vittime senza alcun risultato militare, che in quel momento non serviva, perché le due bombe in effetti erano cadute sul Giappone, ma erano state indirizzate a Mosca, ai russi, che infatti poi alla conferenza di pace si dovettero sedere con molto imbarazzo, non potendo chiedere nulla sulle spartizioni, la guerra in Oriente l'avevano vinta gli americani, mentre loro avevano dichiarato guerra al Giappone solo 24 ore prima con lo scopo di chiuderla subito dopo con una pace. Stavano per beffare gli americani, ma proprio loro rimasero beffati.

(MC ARTHUR che era "affascinato dalle bombe atomiche" chiese in seguito, nel 1950, di impiegarle nella guerra in Corea e in Cina, ma TRUMAN non se la sentì di fare un'altra catastrofe atomica, lo fermò in tempo. Truman tolse il comando delle truppe del Pacifico al novello "Arcangelo sterminatore" che forse aveva già fatto un patto con il diavolo. Truman lo mandò in pensione. Lui - famoso - e convinto che l'opinione pubblica era dalla sua parte, si presentò candidato presidente degli Stati Uniti, alla prima votazione gli americani gli diedero 10 voti su 1100. Alla seconda nemmeno uno; non lo votarono né i democratici né i repubblicani.).

21 AGOSTO - Con un decreto legge che porta questa data, il n. 518, si fa finalmente chiarezza chi erano stati i veri partigiani che potevano ricevere una benemerenza storica, che avevano una certa credibilità e per dare riconoscenza ufficiale al loro operato per la lotta nella Liberazione. Questo perché si stava assistendo al più grave e disgustoso fenomeno. Non c'era un solo uomo che non si vantasse di aver combattuto contro i tedeschi o di aver aiutato o salvato qualche partigiano. Se all'8 settembre a un tratto nessuno era stato fascista, dopo il 25 aprile tutti erano stati partigiani. Al doppio gioco ricorsero gente di ogni risma, avventurieri, imboscati e delinquenti che stavano appannando (e nonostante tutto le offuscarono) vere e proprie epopee condotte con tanti sacrifici umani e con vero patriottismo contro una invasione straniera; che se non avevano sollecitato, nemmeno erano stati molto contrari ad allearsi a Hitler (e montare sul carro del vincitore) quando lo avevano visto quasi alle porte di Parigi. "Ma allora per cosa ci siamo alleati a fare?", scrivevano i giornali.

Decreto Legge 21 Agosto 1945. N.518
Riconoscimento dei partigiani operanti nelle varie regioni d'Italia e i caduti.

Attestati 240.969, morti 44.720, mutilati e invalidi 21.168.
Emilia 49.720 (6084 morti) - Veneto 33.690 (6006 m.)
Piemonte 33.175 (5598 m.) - Lombardia 20.907 (5048 m.)
Liguria 17.902 (2794 m.) - Toscana 16.604 (2089)
Marche 13.202 (529 m.) - Lazio 10.863 (1272 m.)
Abruzzo 7498 (337 m.) - Umbria 3.725 (486 m.)
Campania 2.632 (260 m.) Venezia Giulia 746 (386 m.)

277 vennero decorati con medaglia d'oro ma solo 20 a viventi - 987 con medaglia d'argento di cui 525 alla memoria, mentre il più giovane partigiano decorato alla memoria fu Franco Cesana di 13 anni.

Dall'altra parte della barricata di questa guerra civile, non si conobbe mai esattamente il numero dei giustiziati, si é parlato di 20.000 fascisti, ma dalle dichiarazioni dei parenti delle vittime, che a fine guerra in quel clima di disfatta nessuno raccolse, né furono tanto meno avanzate dagli stessi parenti (comprensibile) alcuna richiesta di chiarimenti per la scomparsa così traumatica dei loro cari, si calcola siano stati circa 50.000.

Di tedeschi, secondo fonti germaniche, dai partigiani ne furono uccisi un migliaio; di fascisti (italiani) ne uccisero 40-50 mila.

Mentre da fonti alleate questo è un documento: "Londra 7 aprile 1945 - Secondo un rapporto sull'attività dei patrioti italiani nell'Italia settentrionale diramato oggi dal ministero britannico delle informazioni, i membri attivi delle formazioni partigiane assommano a più di 200.000. Il rapporto riferisce che le perdite nemiche in seguito alle operazioni dei patrioti ammontavano al dicembre scorso a 2.418 uccisi e 1580 prigionieri, mentre fra le armi catturate erano 24 mortai e 106 mitragliatrici. Fra gli atti di sabotaggio si contano 39 ponti fatti saltare. (Comunic. Ansa del 7 aprile 1945, ore 16.30)

Non è agevole ricostruire la memoria di questi venti mesi, che corrono dal settembre 1943 all'aprile del 1945. Molti documenti, infatti, sono stati distrutti e, di altri, non è possibile la consultazione.
Inoltre si è fatto di ogni erba un fascio e molte azioni sono state contrabbandate come resistenziali, anche se prive di qualsivoglia movente politico o patriottico.
Unica iniziativa che questi ultimi riuscirono a prendere fu quella di regolare i conti personali, nel proprio rione, nel proprio villaggio, nella propria città, per i torti subiti; spesso anche alla cieca (vedi Schio), scatenando umane reazioni. Pochi, pochissimi (lo abbiamo appena letto sopra) furono quelli che contribuirono veramente ad eliminare il nemico, molti italiani erano impegnati ad eliminarsi tra di loro, soprattutto i propri concittadini, più giovani…quelli che avevano allevato, istruito, catechizzato in venti anni. Cioè dalla nascita.

La maggior parte di queste vittime erano quasi tutti giovani; "figli" "vittime", di "padri" "giustizieri".

Scrive Marina Addis Saba "Al crollo del regime ci fu uno straordinario e oggi incomprensibile scambio delle parti per cui i giovani, che avrebbero dovuto essere gli accusatori, furono invece gli accusati, mentre assunsero il ruolo di accusatori gli adulti, dove la maggior parte di loro erano stati conniventi con il fascismo e tutti d'altronde erano se non altro colpevoli di omissione verso le nuove generazioni".

Molti furono dentro questo numero i giustiziati per equivoci o per la orribile fretta di farsi giustizia sommaria. Alcuni furono anche clamorosi come il direttore del carcere di Regina Coeli a Roma, CARRETTA, che dopo aver fatto evadere dal carcere SANDRO PERTINI e GIUSEPPE SARAGAT (i futuri Presidenti della Repubblica) e molti altri, per un irresponsabile indice puntato su di lui da una donna, la folla impazzita lo linciò; fu buttato nel Tevere poi finito a bastonate e fatto affogare tenendogli la testa sott'acqua con i piedi. Una sequenza fotografica passata ai posteri impressionante.
Per tre volte si giustiziarono tre cittadini per il solo fatto che avevano barba e baffi simili a un famoso generale, fu inutile implorare che erano in errore. Gli "Uomini" avevano fretta. "Uomini e no" è il libro di Vittorini, e i "non uomini" erano appunto i fascisti; tutti gli altri erano per lui "galantuomini" (!).
(Come quelli che giustiziarono quelli appena accennati sopra, come quelli di Schio! e tanti altri)

2 SETTEMBRE - Dopo "sei anni e un giorno" (Hitler l'aveva cominciata il 1° settembre 1939)
TERMINA LA 2a GUERRA MONDIALE
55.000.000 di vittime, 35.000.000 di feriti. Paesi e popoli distrutti.

Oltre a questi morti, la grande tragedia degli Ebrei! Nei campi di concentramento si calcola che, nella hitleriana antirazziale "soluzione di massa", nei forni crematori siano scomparsi circa 6.000.000 di individui. In Italia la comunità Ebrea era composta di 47.252 individui, ne deportarono 8369 e a fine guerra ne ritornarono 980.

Nelle future cronologie come questa ci ricorderanno come una "umanità" che in un certo momento fu presa da una follia distruttrice; ci commisereranno.

21 AGOSTO - L'Italia diventa uno dei Paesi inseriti nell'UNRRA e beneficia degli stanziamenti economici erogati per la ricostruzione delle nazioni colpite dalla guerra. Nel corso di dodici mesi l'Italia riceverà 450 milioni di dollari. Molte nazioni -cosa che non piacque alle sinistre- con questi aiuti (che poi erano debiti - o contratti per decine e decine di anni) si faranno condizionare la politica, l'economia e anche la cultura visto che per anni, cinema (ritorneranno i film di Hollywood), letteratura (si traduce Hemingway, Steinbeck ecc), musica (booige woogie, poi il rock) e soprattutto lo stile di vita che emulato dal consumismo d'oltreoceano modificherà tutta la vita degli italiani, compresi gli aspetti peggiori. Conosceremo presto le rapine in banca, il far west delle migrazioni, i rapimenti, e le "americanate".

3 OTTOBRE - Finisce in Sicilia il sogno separatista. ANDREA FINOCCHIARO che abbiamo conosciuto all'inizio dell'anno, capo del Movimento Indipendentista; é arrestato e mandato al confino dal governo PARRI. E' accusato -con in mano il Codice Rocco fascista- di attentato all'integrità dello Stato (un Bossi formato Sicilia).

Con l'arresto di FINOCCHIARO, abbiamo subito pronta sull'isola la conversione di coloro (patrioti sinceri, uomini astuti, opportunisti) che hanno inizialmente appoggiato la sua lotta separatista. Una certa maggioranza avanza forme di rivendicazioni più moderate che andranno poi verso la creazione di una Consulta; un'assemblea che verrà eletta nel 1947 e che poi darà vita alla Regione Siciliana a statuto speciale, anche se nel frattempo un altro gruppo di siciliani proseguirà con l'illegalità. Creando bande (come quella del BANDITO GIULIANO nominato colonnello dei separatisti) e seminando il terrore fra i contadini, il proletariato e l'autorità costituita che difendeva gli interessi dei borghesi e dei latifondisti che avevano preferito l'ordine della "legalità" al disordine delle "bande". (Ma cos'era legalità e illegalità non lo sappiamo ancora oggi. La storia della Sicilia è complessa).

1 NOVEMBRE - Chiara e forte é la sfiducia degli americani nei confronti del Governo PARRI. Il mondo degli affari sta legando la sua sorte ai finanziamenti americani. Infatti fanno subito quadrato attorno al presidente della Bank of America, AMEDEO GIANNINI, un italo-americano, in visita ufficiale in Italia per incontrare i rappresentanti delle maggiori forze produttive del Paese.
Indubbiamente sono stese delle strategie economiche (ma anche dei diktat di scelte politiche) che andranno fortemente a condizionare tutta la futura economia italiana. Con i grandi prestiti (e quindi ricavi) che i beneficiati riceveranno riusciranno a condizionare tutta la classe politica; che otterrà il potere (puramente di facciata), ma dovrà dare come contropartita, detassazioni, svalutazioni moneta, incentivi, aiuti, scelte di priorità in certi settori piuttosto che altri, nicchie di potere all'interno dell'ex parastato ex mussoliniano, e per fare con i vari decreti quello che i potenti desideravano.
Prodotti durevoli invece che di consumo, auto invece di camion, autostrade invece che una riforma nell'agricoltura, frigoriferi invece che allevamenti di bestiame. Con esportazioni e profitti alle stelle e con un proletariato che mangia mortadella. Fino al '68. Poi il "sistema" sfugge ancora una volta di mano a entrambi. Alla politica e al settore produttivo. E inizierà un'altra epoca. Ma ne riparleremo più avanti.

9 OTTOBRE - Il decreto delle epurazioni del 27 luglio '44 (Alto Commissariato) per le epurazioni e punizioni di uomini fascisti inseriti nella amministrazione statale e nelle società di capitali, era stato esteso ulteriormente il 4 agosto di quest'anno anche ai piccoli apparati dello Stato e alle società con capitali fino a cinque milioni. Ma subito il 5 ottobre altre norme riducono tali provvedimenti e sanzioni; poi il 9 di questo mese sono ulteriormente modificate. Ma anche queste sono disattese, l'8 febbraio del prossimo anno verranno definitivamente soppresse. L'Alto Commissariato é eliminato e tutte le decisioni e i provvedimenti di epurazione a carico dei dipendenti in odore di fascismo, passano alla Presidenza del Consiglio che emana delle disposizioni che sono un "autentico suicidio giurisdizionale" (S. Lanaro)-

Tutti i procedimenti di epurazione a carico di dipendenti dello Stato e degli Enti Pubblici, possono essere avviati solo su iniziativa della amministrazione di appartenenza. É una pagliacciata; un direttore dovrebbe segnalare i dipendenti che sono stati fascisti e questi ultimi comportarsi allo stesso modo, cioè - se é stato fascista lui - fare altrettanto. Scatta l'omertà corporativa (entrambi capiscono che si é sulla stessa barca) e quindi tutto prosegue come prima, bastava solo riempire nuovamente "il vecchio tubo" pirandelliano.

É caduto il fascismo e la RSI, ma ogni uomo rimane al suo posto, si assiste alla "continuità dello Stato". Gli istituti del fascismo (o connotati dal regime) ora cambiano nome e sono il "nuovo Stato". Gli organismi, le gerarchie, gli addetti; quindi magistratura, Polizia, Finanza, impiegati ministeriali, insegnanti, provveditorati, presidi, parastatali, si adeguano alle circostanze, operando un trasformismo contro ogni logica di quello che viene presentato come il "Nuovo Stato Riformato" scaturito dalla partecipazione popolare. La transizione dal fascismo alla democrazia liberale é una "commedia", diventa una pura e semplice restaurazione di un altro regime, che non deve creare nulla, deve solo mettere le mani su quello che c'è.

Leggiamo cosa diceva un autorevole personaggio

"Via i prefetti" aveva tuonato LUIGI EINAUDI rientrando dalla Svizzera dopo il 25 aprile con l'Italia liberata "via tutti i suoi uffici e le sue ramificazioni. Nulla deve più essere lasciato in piedi di questa macchina centralizzata. Il prefetto se ne deve andare, con le radici, il tronco, i rami e le fronde. Per fortuna, di fatto oggi in Italia l'amministrazione centralizzata é scomparsa. Non accadrà nessun male se non ricostruiremo la macchina oramai guasta e marcia. L'Unità del Paese non é data da prefetti e da provveditorati agli studi e dagli intendenti di finanza e dai segretari comunali e dalle circolari ed istruzioni romane. L'unità del Paese é fatta dagli italiani".

Retorica. Parole al vento, buoni i propositi, ma c'é l'incapacità di realizzarli dentro un sistema che non é cambiato, ha solo cambiato camicia. Lui stesso (ma proprio lui) LUIGI EINAUDI nominato Presidente della Repubblica nel 1948, riconfermerà molti vecchi prefetti del regime (22), e (proprio lui) ne farà degli altri che con il regime avevano iniziato la carriera. Sopravviveranno non solo gli Enti (con un altro nome, con il quadro alla parete sostituito, e una mano di bianco sul nero) del regime, ma persino quelli che Luigi Lanaro definisce "Enti autarchici territoriali" udite, udite, che erano nati nel 1865, e che "peseranno come macigni sullo scrittoio del Presidente" a ricordargli il fallimento delle sue speranze di riforme.

Non si tocca il Testo unico di Pubblica Sicurezza del 6 Nov 1926, non si tocca il Codice Penale del 18 Giu. 1931 (Codice Rocco) e non si tocca tutta la spina dorsale che aveva tenuto insieme il fascismo. Il "tubo" lo si prese senza quasi neppure vuotarlo.

Molti italiani insomma se l'erano presa con l'uomo Mussolini; con quelli che indossavano la camicia nera; questi a loro volta con quelli che portavano il fazzoletto "rosso"al collo , altri quello "verde". Entrambi presi da un fanatismo omicida/suicida, scatenandosi in una grande caccia alle streghe. Una lotta di poveracci. Intanto nei grandi saloni e nei soliti salotti, i giochi avvenivano con il compromesso, con la disinvoltura e con il solito machiavellismo di sempre ("diamo in pasto il reo, il popolo si sfogherà con lui, e noi diventeremo uomini della "giustizia", e saremo il "nuovo").
Fecero esattamente in questo dopoguerra quello che avevano fatto altri nel prima dopoguerra 1919-22. Anzi in alcuni casi nel "circo tragico" c'erano gli stessi personaggi.

Il nuovo ordinamento ribadiva che avrebbe favorito la partecipazione popolare alle scelte politiche, ma quando queste avvennero la vecchia ossatura delle istituzioni centralistiche erano già in mano a chi aveva "giocato" in anticipo. Buttando sul tavolo verde della penisola l'asso di "denaro", che voleva dire "America", voleva dire aiuti, voleva dire "pane", e gli italiani erano con la cinghia ancora al "foro mussolini", all'ultimo buco. Per risalire di un paio di buchi avrebbero dato l'anima al diavolo, e infatti la diedero, più della metà si allearono con quelli che ci credevano proprio al diavolo: i cattolici.

A favorire tutto questo, le solite, vecchie e antiche divisioni dentro la sinistra purtroppo ancora ferma al 1919-22 e come allora all'interno le stesse spaccature, la stessa miopia, la stessa dissociazione dalla realtà di una nuova epoca. Tanti errori nelle confuse mobilitazioni, nei dibattiti e poi tante lacerazioni.

Gli avversari ne approfittarono e con le tante connivenze del passato non fu difficile riorganizzarsi sotto altri simboli. Poi intervennero tanti altri mezzi psicologici (le mobilitazioni di GEDDA, l'Anno Mariano, le scomuniche, le madonne che piangevano, e le 27 mila parrocchie furono tutte insieme una strategia d'appoggio che si rivelò vincente).
Non c'erano però solo nelle file i pii e i timorati di Dio c'erano a anche quelli che non dimenticarono l'arroganza del regime, nè dimenticarono come ci si può riempire le tasche a spese di quegli illusi che si stavano scannando reciprocamente per un "nuovo sistema", una "nuova Italia".

Questa volta però il cittadino italiano, passato il momento di irrazionalità, non era più il bifolco del primo dopoguerra, del '22. Per un po' di anni (fino alla fine degli anni '60) recitò bene la parte, diede l'impressione di essere un timorato di Dio e un ubbidiente servitore, poi diventò lui il protagonista.

Nessuno o quasi, tranne qualche illuminato uomo politico come i due leader di opposte tendenze, il democristiano Alcide De Gasperi e il comunista Palmiro Togliatti, si rende conto che l'Italia, da grande o media potenza che era, è diventata una nazione subalterna in balìa dei due grandi blocchi, gli Stati Uniti d'America e l'Unione Sovietica, che nell'incontro di Jalta fra Churchill, Roosevelt e Stalin hanno definito le rispettive sfere d'influenza nella nuova spartizione del mondo: all'URSS i Balcani e l'Europa centrale, agli occidentali l'Italia, la Grecia e gran parte della Germania.
I più illuminati furono gli italiani.

Nelle parole che abbiamo letto di EINAUDI solo l'ultima frase si avverò (autonomamente anche se con qualche anno di ritardo): "L'Unità del Paese verrà fatta dagli italiani". Infatti gli italiani penalizzarono la sinistra, servirono il "nuovo" sistema per servirsene, si misero a portare la croce, accettarono perfino la catena di montaggio, il cottimo, i sacrifici; mangiarono pane e mortadella per un po' di tempo, fino alla fine degli anni '60, e poi si ribellarono e scesero nelle piazze, e questa volta non solo gli operai, ma gli studenti, i colletti bianchi. Un fenomeno che nessuno aveva previsto.


Da lontano veniva questo movimento; questa "onda" ed era partito, da questo 1945. Non per merito di qualche capo partito ma perchè era un fenomeno nuovo; un "onda" biologica!

Gli Italiani faranno in cinquant'anni tutto da soli. Modificando l'economia, la società e la stessa politica, sfuggendo a ogni regia, a qualsiasi disegno politico di uno o più potenti , sfuggendo a ogni dottrina e ideologia politica, compresa quella bigotta quando non ebbero nemmeno più paura del diavolo. (referendum divorzio prima, aborto subito dopo, e l'individualismo più esasperato)
L'italiano é imprevedibile. E' capace di andare insieme ad altri 3 milioni di suoi simili in guerra cantando, e poi arrendersi in 1.500.000 senza vincere una sola battaglia, ma é poi anche capace di mettere insieme un manipolo di 1000 persone e vincere una guerra. E ' capace di mangiare per mesi e mesi pane e mortadella, mandare giù grossi rospi e poi trasformare in pochi anni una società rurale in una società industriale, con i responsabili sia politici che imprenditori non ancora del tutto maturi e sensibili ai problemi sociali, incapace persino di farsi una autocritica. Si dimostrarono cosi gli italiani molto più capaci di mille studi economici e sociologici. C'era l'"onda" biologica a guidarli.

Gli italiani andranno a creare il "miracolo economico", poi finito questo, s'inventarono fuori da ogni pianificazione il sommerso, il terzista, la "Terza Italia" , provocando perfino crisi nella grande industria, che non attenta si era fatta una specie di karakiri credendo di poterlo solo utilizzare questo italiano lavoratore formica come nel '22, non avendo capito in tempo che bisognava trovare alternative, adattarsi in fretta agli eventi, riproporsi con un altro modello di sviluppo sia industriale che sociale.

Solo BASSETTI in seguito fu onesto e lapidario "Visto che gli addetti non ci capivano nulla hanno scelto di lasciarsi guidare dal Paese. L'hanno lasciato nella logica della foresta e per fortuna ci è andata bene, perché il paese, fuori, era più forte della politica, e anche più intelligente".

Non era quindi stata solo una pagliacciata quell'esperienza fatta nel ventennio, ma un movimento dove convergeva e si era formata una nuova massa, la nuova imprenditoria, e perfino il grosso capitale era stato costretto a concedere qualcosa al sociale. Anche i giornalisti, gli intellettuali, i grandi artisti sono usciti da quelle esperienze positive. Sotto "mamma chioccia" BOTTAI, figuravano e si potevano esprimere molti anche di sinistra - quindi con la prospettiva di un libero dibattito e quindi crescita. Uscirono da quei cenacoli i Montanelli, Quasimodo, Vecchietti, Pintor, Pelizzi, Bilenchi, Spini, Alicata, Pratolini, Montale, Pavese, Zavattini, Biagi, Brancati, Ungaretti, Bacchelli, Buzzati, Abbagnano, Argan, Gatto, Guttuso, Carrà, Casorati, Manzù, Treccani, De Pisis, Mafai, Sassu e tanti altri.

Il fascismo insomma non é stato solo la "farsa" di un politico (lo dimostra che dopo tanti anni é ancora oggetto di discussioni geopolitiche e geoculturali oltre che sociologiche), ma un periodo storico e una espressione di quella gente che stava vivendo dentro un regime, ma nello stesso tempo camminava a passo di corsa fuori dal massimalismo socialista verso un Paese indubbiamente più moderno di tanti altri. A qualcosa quell'esperienza era pur servita.

Un giorno forse eliminati tutti gli attriti di natura ancora quasi personali, gli italiani si soffermeranno di più sulla genesi di questo fenomeno con più obiettività evitando pregiudizi di altra natura, quelli che ancora oggi a pochi mesi dell'anno 2000, sono utilizzati per bassa propaganda politica, rivangando delitti e colpe di un periodo che solo più gli studiosi dovrebbero interessare.

Alcuni fatti devono rimanere solo nei libri di Storia che deve giudicarli non fingendo di ignorarli, ma nemmeno additarli all'autorità giudiziaria perchè appartengono a un ciclo storico ormai chiuso. Questo dovrebbero comprendere quelli che vanno a rivangarli quei fatti con lo squallido opportunismo.
Bisognerebbe ad alcuni dire "smettetela"; pensiamo ad altro.
Quasi lo stavano facendo, infatti....

MANCA UN PREAMBOLO NELLA COSTITUZIONE
CHE FU VOTATO ALL'UNANIMITÀ, MA POI MAI INSERITO

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LA STORIA DELLA BOMBA ATOMICA parte 2^
by ergo sum? Monday, May. 31, 2004 at 12:25 AM mail:

LA STORIA DELLA BOMB...
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Hiroshima 6 AGOSTO - ORE 8.15.17

QUESTI I PRIMI SINTETICI COMUNICATI STAMPA CHE INORRIDIRONO IL MONDO



(vedi anche il 1945 - "QUANDO SULLA TERRA DISCESE L'INFERNO"

"Washington, 6 agosto - Il presidente Truman ha annunciato oggi che sedici ore fa aerei americani hanno sganciato sulla base giapponese di Hiroshima il più grande tipo di bombe finora usate nella guerra, la "bomba atomica", più potente di ventimila tonnellate di alto esplosivo. Truman ha aggiunto: "Con questa bomba noi abbiamo ora raggiunto una gigantesca forza di distruzione, che servirà ad aumentare la crescente potenza delle forze armate. Stiamo ora producendo bombe di questo tipo, e produrremo in seguito bombe anche più potenti" (Comunic.Ansa, 6 agosto 1945, ore 20,45)
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" Guam, 8 Agosto - Il corrispondente della Reuter da Guam riferisce le impressioni del testimone oculare del lancio della prima bomba atomica. Il colonnello Paul V. Tibbits, pilota della "superfortezza volante" che ha sganciato su Hiroshina la bomba atomica, ha dichiarato; "E' difficile credere a quello che vedemmo. Sganciammo la bomba alle 9.35 precise (ora giapponese) e ci allontanammo al più presto possibile dall'obiettivo per evitare gli effetti dell'esplosione. Si levò una tremenda colonna di fumo che fece scomparire completamente alla vista Hiroshima".
Al ritorno dalla sua missione il colonnello Tibbits è stato decorato". (Comun. Ansa, 8 agosto, ore 03.30)
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"Tokio - 8 Agosto - Radio Tokio informa che la bomba atomica ha letteralmente polverizzato tutti gli esseri viventi che si trovavano a Hiroshima. I morti e i feriti sono assolutamente irriconoscibili e le autorità non sono in grado di fornire dati circa il numero approssimativo delle vittime. La città è un immenso cumulo di rovine" (Prima pagina del Corriere Lombardo, dell'8 agosto 1945).

"Londra, 8 settembre - Riferendo le ultime cifre rese note alle autorità, la Domei ha dichiarato oggi che 254.000 persone sono rimaste vittime della bomba ad Hiroshima. 60.000 sono morte bruciate istantaneamente, 60.000 per ferite, 10.000 sono scomparse, 14.000 sono gravemente colpite e 100.000 leggermente. Soltanto 6.000 dei 250.000 abitanti della città sono rimasti incolumi. (Comun. Ansa. 8 settembre 1945, ore 18.25).
"Guam, 9 agosto - A mezzogiorno di oggi, ora giapponese, Nagasaki è stata attaccata con una o più bombe atomiche. La notizia è stata data da uno speciale comunicato del generale Spaatz, il quale aggiunge che, secondo quanto ha riferito l'equipaggio, i risultati sono eccellenti" (Comun. Ansa, 9 agosto 1945, ore 09.45)
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"Londra, 5 settembre - Il corrispondente speciale della Reuter, Peter Burchett, telegrafa che quanti sono ancora vivi senza nessuna ragione apparente, la loro salute comincia a declinare. Perdono l'appetito. I loro capelli cadono. Il loro corpo si cosparge di macchie azzurrognole. Le orecchie, il naso e la bocca cominciano a sanguinare. E poi muoiono" (Comun. Ansa, 5 settembre, ore 21,15)
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Più tardi in un messaggio agli intellettuali italiani Einstein ha scritto: « Il nostro mondo è minacciato da una crisi la cui ampiezza sembra sfuggire a coloro che hanno il potere di prendere le grandi decisioni, per il bene o per il male. La potenza scatenata dell'atomo ha tutto cambiato salvo il nostro modo di pensare, e noi stiamo scivolando così verso una catastrofe senza precedenti. Perché l'umanità sopravviva, un nuovo modo di pensare è ormai indispensabile".

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L'IMPIEGO DELLA BOMBA ATOMICA

Nel luglio del 1945 l'atomica è diventata una realtà. Alle 5,30 del 16 luglio una luce incredibile ha illuminato il deserto del New Mexico. Una luce d'oro, di porpora, d'indaco, di viola, di verde striato di bianco. Ed una nube simile a un fungo è salita fino a 13.000 metri d'altezza. La forza d'urto dell'immane scoppio è stata calcolata uguale a quella di ventimila tonnellate di tritolo. Alcuni giornalisti ignari di quanto era accaduto riportano che ad Alamogordo un deposito di munizioni è saltato «con straordinari effetti luminosi ».
Uno era presente: è William L. Laurence, il redattore del New York Times, che si esaltò allo spettacolo, e scrisse: « Fu come il gran finale di una possente sinfonia degli elementi: affascinante e terrificante, entusiasmante e deprimente, minacciosa, devastatrice, piena di grandi promesse e di grandi minacce... In quel momento comprendemmo l'eternità. Il tempo si fermò. Lo spazio si ridusse a una punta di spillo. Fu come se la terra si fosse aperta e il cielo si fosse squarciato. Sentimmo di essere stati prescelti per assistere alla nascita dell'universo, per essere presenti al momento della Creazione in cui il Signore disse: "Sia fatta la luce" ».

Truman si trova in Europa, alla Conferenza di Potsdam. Lo raggiunge un messaggio strano: «I bambini sono nati felicemente ». Significa che la bomba ha funzionato. Il Presidente si confida con Churchill, il quale lascerà scritto: «Resta il fatto storico, e sarà giudicato nei tempi venturi, che la scelta dell'uso o del non-uso della bomba atomica per costringere il Giappone alla resa non fu posta nemmeno. Attorno al nostro tavolo l'accordo fu unanime, automatico, né mai sentii soltanto accennare che si sarebbe potuto agire in modo diverso ».
Unanime e automatica non è invece la scelta del tipo di bersaglio: per alcuni deve essere una città del Giappone non ancora distrutta dai bombardamenti convenzionali, altri vorrebbero far assistere i giapponesi a una dimostrazione delle capacità devastanti della bomba.

Il 23 luglio il colonnello K. D. Nichols, inviato dal generale Groves, si reca da Arthur Compton con l'ordine di comunicargli i risultati definitivi dei suoi sondaggi. Compton trascorre un'ora di tensione, sebbene la decisione ultima non spetti a lui ma al Presidente. Poi dice: « Il mio voto personale collima con quello della maggioranza. Credo che al punto attuale si debba usare la bomba, ma non più drasticamente di quanto sarà necessario perché il Giappone si arrenda ».

Passano altri tre giorni. I Governi degli Stati Uniti, della Gran Bretagna e della Cina diramano un comunicato congiunto, offrendo la resa all'Impero Giapponese. Ma nel proclama non è fatto alcun cenno all'arma totale. L'ultimatum scadrà il 2 agosto. La radio giapponese informa quasi subito che la dichiarazione di Potsdam non è stata neppure presa in considerazione. Quindi, il Governo di Tokyo rifiuta sdegnosamente l'offerta.
Il 3 agosto Harry S. Truman decide: sì alla bomba, il più presto possibile, su un centro abitato, ma non viene precisato quale, anche se viene prospettata una rosa di quattro città. Sarà il pilota a decidere.
La bomba ha già un nome, Little Boy (Piccolo Ragazzo). Esteticamente non è molto dissimile da una bomba qualunque ed ha anch'essa gli alettoni equilibratori. È un cilindro di ottanta centimetri di diametro, lungo tre metri e ventotto e pesa complessivamente quattromilaquattrocento chilogrammi. La carica nucleare è di appena 62,3 kg. di Uranio 235, scomposta in quattro parti uguali che sono tenute scrupolosamente separate. Solo all'ultimo momento quattro detonatori provvederanno a scagliarle l'una contro l'altra alla velocità di 1500 metri al secondo, affinché formino la massa critica.

Il giorno della decisione irrevocabile di Truman, Little Boy si trova già da una settimana nell'Isola di Tinian, Arcipelago delle Marianne. Ce l'ha portata l'incrociatore Indianapolis. A Tinian è da tempo stanziato il 509° Gruppo di Superfortezze Volanti B-29 che per mesi, al comando del colonnello Paul W. Tibbets, s'è addestrato per compiere una missione segretissima e di natura ignota per gli stessi equipaggi. Soprattutto i puntatori, selezionati tra i migliori della United States Army Air Force, si sono allenati a colpire piccoli bersagli da una quota di oltre 9000 metri ma ad una velocità di volo per loro inconsueta, a più di 500 chilometri orari.

La sera del 5 agosto c'è rapporto speciale alla base di Tinian. L'equipaggio del B-29 di Tibbets, chiamato Enola Gay dal nome della madre del comandante, viene informato che l'apparecchio che piloterà sgancerà una bomba di grandissima potenza su una città ancora imprecisata del Giappone: la scelta esatta dell'obiettivo sarà fatta all'ultimo momento in volo, secondo le condizioni meteorologiche. Tibbets sa solo che una delle città condannata è fra queste quattro: Kokura, Yokohama, Nagasaki, Hiroshima. Tutto dipenderà dall'osservatore che lo precede, il maggiore pilota Claude Eatherly che ignora la micidiale missione; lui pensa al solito bombardamento anche se sa che questa volta verrà fatto con una bomba speciale. Lui parte alle 1,37 del 6 agosto decollando da Tinian con un B-29 carichi di strumenti meteorologici.

Oltre un'ora dopo alle 2,45 parte anche l'Enola Gay con Little Boy - ancora disinnescata - nel ventre. Ha a bordo dodici uomini: il primo pilota Tibbets, il secondo pilota Lewis, il radarista Stiborik, i montatori della bomba Parsons, Jeppson e Beser, il puntatore Ferebee il navigatore Van Kirk, il radiotelegrafista Nelson, gli elettricisti Shumart e Duzembury, il mitragliere Caron.
L'Enola Gay affronta la prima parte del lunghissimo volo e alle 6,05 del mattino passa sull'isola di Iwo Jima, e Tibbets, mezz'ora dopo è a 9000 metri. Parsons ha già montato la bomba. Alle 7,30 la innesca, le dà un ultimo sguardo, si unisce agli altri nella cabina di pilotaggio. Il maggiore Ferebee compie i primi rilevamenti.

L' aereo Straight Flush, pilotato dal maggiore Claude Eatherly, che seguita a perlustrare il territorio, comunica al radiotelegrafista dell'Enola Gay: « Stato del cielo a Kokura: coperto. A Yokohama: coperto. A Nagasaki: coperto ». C'è una pausa. Poi: « A Hiroshima: quasi sereno. Visibilità dieci miglia, due decimi di copertura alla quota di tredicimila piedi».
Lui non lo sa, ma la sua indicazioni significa che Hiroshima è condannata a scomparire dalla faccia della terra.
E' questa una città popolata da circa 250.000 esseri del tutto ignari che cosa li aspetti. Gli osservatori a terra giapponesi notano ad alta quota un luccichio, un apparecchio (lo Straight Flush di Eatherly). Sono suonate le sirene d'allarme, ma la Difesa Civile non s'è per nulla preoccupata: un aereo così ad altissima quota non può fare molti danni anche se lancia bombe. Non sanno invece che Eatherly sta soltanto guardando e decidendo la condanna di Hiroshima. Vede in basso quasi in mezzo alla città un fiume, attraversato da diversi ponti. Pensa come ha sempre fatto, cioè che quelli sono gli obbiettivi dell'aereo di Tibbets. Gli fornisce le coordinate e sparisce dall'orizzonte.

I cannoni contraerei giapponesi tacciono. Alle 7,31 suona perfino il cessato allarme mentre l'Enola Gay con le coordinate di Eatherly mette la rotta rettilinea per Hiroshima; gli mancano trecentocinquanta chilometri.
Nella città la giornata è cominciata, la gente è per le strade, gli operai entrano negli stabilimenti, i bambini vanno a scuola. C'è un bel sole. Alle otto tutto va per il meglio e la guerra sembra qualcosa di infinitamente remoto. L'Enola Gay è a meno di cento chilometri e il maggiore Ferebee si avvicina ai comandi dei portelli di sgancio.

Passano i minuti. Il cielo è sereno. Alle 8,11 Tibbets inizia a vedere in lontananza quella che dovrebbe essere la città di Hiroshima segnalata da Eatherly e dà ordini di aprire i portelli dove attende la Little Boy.

La quota precisa è di 9632 metri sul livello del mare, la velocità di 528 chilometri orari. Ferebee regola il traguardo di mira. Sono le 8,14. L'aereo è giunto su Hiroshima. Ferebee preme un pulsante e Little Boy precipita.
Alle 8,15 la bomba esplode a poco meno di seicento metri d'altezza, polverizzando all'istante ogni cosa su un'area di tre chilometri quadrati e soffiando un alito rovente (dai trecento ai novecentomila gradi) su una superficie assai più vasta. Qui gli abitanti di Hiroshima, dissolti, lasciano la loro ombra sulle pietre vetrificate. L'onda d'urto preme con la forza inconcepibile di settemila tonnellate per centimetro quadrato. Dura un attimo, ma tutto spazza e incendia. E' sceso l'inferno sulla terra. Tutto è finito, arso, smaterializzato, tutto e ritornato in molecole, atomi..

La sera, il Presidente Truman annuncia la verità al mondo. Gli Stati Uniti posseggono al momento un'altra bomba atomica - al plutonio. Ma si spera che quella di Hiroshima basterà.
E' una breve illusione. Truman autorizza la U.S.A.A.F. a colpire con la bomba al plutonio una seconda città giapponese.
La bomba al plutonio esplode sulla verticale di Nagasaki alle 11,02 del 9 agosto. L'inferno si ripete. Come a Hiroshima. Le macerie sembrano ruderi di un'età preistorica. Tutto appare fossilizzato.
L'Imperatore rompe ogni indugio e prega la Croce Rossa svizzera di comunicare al Governo degli Stati Uniti che il Giappone si arrende senza condizioni. Il 14 agosto la resa è ratificata. Il 2 settembre entra nella rada di Tokyo la corazzata Missouri e il generale Mac Arthur, riceve i delegati con la resa del Giappone .
La Seconda Guerra Mondiale all'ombra del fungo atomico, è finita.
Truman è felice: "Con questa bomba noi abbiamo ora raggiunto una gigantesca forza di distruzione, che servirà ad aumentare la crescente potenza delle forze armate. Stiamo ora producendo bombe di questo tipo, e produrremo in seguito bombe anche più potenti" (Comunic.Ansa, 6 agosto 1945, ore 20,45)

Ci fu uno che rimase sconvolto: Claude Eatherly, ed è l'anima nera del « trionfo » di Hiroshima. Viene decorato come gli altri, ma fa delle stranezze. Finirà al manicomio. Aveva 21 anni, quando scoppiò la
guerra dopo Pearl Harbour: va volontario in aviazione e si distingue. Abbatte trentatré aerei e fa carriera in un baleno. Tre anni, e a 24 anni è già maggiore. Sul petto due medaglie, ed una è la « Dinstinguished Flying Cross » la decorazione più alta « per piloti vivi »: e appunto per queste medaglie viene scelto per la grande missione. Dal fronte lo richiamano a casa per una breve licenza, poi lo destinano nel Nuovo Messico. I piloti più bravi, più coraggiosi, più famosi: sono tutti lì, ad addestrarsi in segreto. Gli consegnano un Boeing 29. Il giorno dell'ora X Eatherly apre la formazione. Sul suo apparecchio non ci sono bombe, né lui ha il sospetto di quale terribile aggeggio si nasconda nel ventre dell'Enola Gay che lo segue a un ora di volo. Lui - come abbiamo detto sopra- deve solo individuare con la massima esattezza il bersaglio. Stabilire se le condizioni del tempo permettono di fare centro su Hiroshima o, se è necessario, continuare verso gli altri due obiettivi secondari. E' lo stesso Eatherly che racconta cosa successe in quegli interminabili minuti:

« Avevo i comandi dell'apparecchio di testa, lo Straight Flush. Ho volato su Hiroshima per 15 minuti per studiare i gruppi di nuvole; Il vento le spingeva allontanandole dalla città. Mi pareva il tempo e il luogo ideale, così trasmisi il messaggio in codice e mi allontanai in fretta come mi era stato detto, ma non abbastanza. La potenza della bomba mi terrorizzò. Hiroshima era sparita dentro una nube gialla".

Il racconto di Tibbets è invece più freddo: "Be', ci avevano detto di stare attenti. Quando il mitragliere urlò : "Vedo arrivare l'onda d'urto", e di corsa ci allontanammo. Tornammo alla base e non eravamo eccitati. Eravamo sempliceniente tornati alla base da una missione. Anche i ragazzi che avevano partecipato all'operazione non credettero d'aver fatto nulla di particolare, fino a quando non fummo informati del numero delle vittime. Personalmente non ho rimorsi. Mi fu detto - come si ordina a un soldato - di fare una certa cosa. E non parlatemi del numero delle persone uccise. Non sono stato io a volere la morte di nessuno. Guardiamo in faccia alla realtà: quando si combatte, si combatte per vincere, usando tutti i metodi a disposizione. Non mi posi un problema morale: feci quello che mi avevano ordinato di fare. Nelle stesse condizioni lo rifarei."
(Che è poi quello che all'incirca dissero i processati a Norimberga).

Claude Eatherly chiese di essere congedato. Si meravigliarono un po' tutti: come poteva bruciarsi un futuro pieno di promesse? Gli offersero 237 dollari di pensione al mese. Li rifiutò, e siccome rifiutare non è consentito dal regolamento, dispose che andassero a beneficio dell'associazione per le vedove dei caduti in guerra. Torna nel Texas. E' nervoso, magro: non ride più. Ha 24 anni, si sposa con una ragazza italo-americana, ma quella strana missione di guerra ha fatto saltare i nervi del maggiore. Per mesi la notte ha gli incubi, si sveglia gridando "Gettatevi, gettatevi: arriva la nuvola gialla!". Quattro anni così. Per la moglie un vita d'inferno. Poi, nel 1950 i familiari lo convincono a farsi ricoverare nell'ospedale psichiatrico di Waco. Un semplice esaurimento nervoso, si dice.
E' un paziente modello, molto silenzioso; essendo un alto decorato, Eatherly usufruisce di un trattamento speciale. Può passeggiare in qualunque ora del giorno anche fuori dall'ospedale. E qui cominciano storie inquietanti. Un giorno tenta una rapina in banca con una pistola giocattolo; un altro giorno fa il colpo in un emporio, si fa consegnare ì soldi che poi butta via. Poi ne fa un altro. Lo pizzicano e finisce in prigione.
Nella alte sfere si tenta di minimizzare. Ma la notizia finisce sui giornali. L'America si spacca in due. Chi dice che è diventato pazzo dal rimorso per la "follia atomica" e chi dice che è un furbo che tenta con la sua millantata malattia di farsi profumatamente indenizzare dallo Stato.

Di Atomiche se ne costruirono poi tante, sempre più potenti.

E altri Tibbets che candidamente affermano ciò che lui afferma, ce ne saranno sempre fra i vinti e vincitori: "Personalmente non ho rimorsi. Mi fu detto - come si ordina a un soldato - di fare una certa cosa. E non parlatemi del numero delle persone uccise. Non sono stato io a volere la morte di nessuno. Guardiamo in faccia alla realtà: quando si combatte, si combatte per vincere, usando tutti i metodi a disposizione. Non mi posi un problema morale: feci quello che mi avevano ordinato di fare. Nelle stesse condizioni lo rifarei." Insomma il fine giustifica i mezzi !!.
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"Processo a Walter Reder - Responsabile della "strage di Marzabotto" - Bologna 19 settembre 1951. "Nella strage che viene contestata a Reder, all'interrogatorio il Presidente ha ricordato all'imputato "Lei tenne rapporto prima dell'azione criminosa e diede tali ordini da suscitare perfino la "ripugnanza" dei suoi ufficiali".
L'imputato: "Non so spiegarmi cosa sia la parola "ripugnanza", forse che i comandanti dei bombardieri quando sganciano sulle città le bombe, certi di provocare la morte dei civili, loro forse sentono ripugnanza?". (19 settembre 1951. Comun. ANSA, ore 21.00)
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Francomputer

Bibliografia:
Riassunto di due articoli di
- Giorgio Bonacina e Maurizio Chierici,
sul "numero speciale" di Storia Illustrata, n.139, giugno 1969.
Sergio Lepri (Ag. Ansa) "Mezzo secolo della nostra vita" vol.1.

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Song of HIROSHIMA
(A ricordo del 6 agosto 1945)
di Koki Kinoshita

Dove è stata distrutta la città,
dove ci sono ora le ceneri dei nostri amati,
dove c'era l'erba verde
e le bianche piante,
il raccolto é stato funesto.
Perciò, fratelli e sorelle, vigilate e badate
che non venga mai la terza bomba atomica.

La pioggia lieve raccoglie il veleno dal cielo,
e i pesci portano la morte nelle profondità del mare;
le barche dei pescatori sono ferme, i pescatori sono ciechi,
il raccolto é stato funesto.
Perciò, uomini di terra e di mare, vigilate e badate
che non venga mai la terza bomba atomica".

SONG OF HIROSHIMA

In the place where our city was destroyed,
where we buried the ashes of the ones that we loved
there the green grass grows and the white waving weeds
deadly the harvest of two atom bombs.
Then, brothers and sister, you must watch, and take care
that the third atom bomb never comes.
Gentle rain gathers poison from the sky
and the fish carry death in the depths of the sea;
fishing boats are idle, their owners are blind,
deadly the harvest of two atom bombs:
Then, landsmen and seamen, you must watch, and take care
that the third atom bomb never comes.

Koki Kinoshita
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Brano tratto da "Lettera da Hiroshima" di T.Hara ............
" Mi ero alzato verso le otto di mattina quel 6 agosto 1945. Il giorno avanti, alla sera, vi erano stati due allarmi, nessuno dei quali seguito da bombardamento. Improvvisamente ricevetti un colpo sulla testa e tutto diventò oscuro davanti ai miei occhi. Gettai un grido ed alzai le braccia. Nelle tenebre, non sentivo che un sibilo di tempesta. Non arrivai a comprendere cosa fosse successo. Il mio primo grido, io l'avevo inteso come se fosse stato gettato da qualcun altro. Poi il mondo intorno mi ritornò visibile benché ancora non nettamente, ed ebbi l'impressione di trovarmi sui luoghi di un immenso cataclisma. Dietro la spessa nuvola di polvere apparve un primo spazio blu, seguito ben presto da altri spazi blu sempre più numerosi. Brevi fiammate cominciarono a sprizzare dall'edificio vicino, un deposito di prodotti farmaceutici. Era tempo di abbandonare quei luoghi. In compagnia di K, mi aprii la strada fra le macerie.
Fumate vorticose si elevavano da tutte le case in rovina. Raggiungemmo un posto in cui le fiamme mandavano un calore insopportabile. Poi trovammo un'altra strada che ci portò sino al ponte di Sakai. Il numero dei profughi che affluiva verso quel posto aumentava sempre. Io presi la direzione del palazzo Izumi. I cespugli calpestati dalle persone in fuga avevano formato una specie di passerella. Gli alberi erano quasi tutti decapitati. Ciascuno dapprincipio pensava che solo la sua casa fosse stata colpita, ma una volta al di fuori, ci si accorgeva che tutto era stato distrutto. Tuttavia, benché le case fossero completamente distrutte, in nessun posto si vedevano quelle buche che normalmente fanno le bombe. Sull'altra sponda, l'incendio, che sembrava essersi calmato, riprese a divampare.

Improvvisamente, nel cielo, al di sopra del fiume, vidi una massa d'aria straordinariamente trasparente che risaliva la corrente. Ebbi appena il tempo di gridare "Una tromba" che già un vento terribile ci colpì. I cespugli e gli alberi si misero a tremare, alcuni furono proiettati in aria da dove ricaddero come saette sul tetro caos. Si aveva l'impressione che il riflesso verde di un orribile inferno venisse a stendersi al di sopra della terra. Dopo il passaggio della tromba, ben presto il crepuscolo invase il cielo. Incontrai mio fratello maggiore il cui viso era ricoperto come da una sottile pellicola di pittura grigia. Il dorso della sua camicia era ridotto a brandelli e scopriva una larga lesione che somigliava ad un colpo di sole. Risalendo con lui la stretta banchina che costeggia il fiume, alla ricerca di un traghetto, vidi una quantità di persone completamente sfigurate. Ve ne erano lungo tutto il fiume e le loro ombre si proiettavano nell'acqua. I loro visi erano cosí orrendamente gonfiati che appena si potevano distinguere gli uomini dalle donne. I loro occhi erano ridotti allo stato di fessure e le loro labbra erano colpite da forte infiammazione. Erano quasi tutti agonizzanti con i loro corpi ustionati completamente nudi.

Quando passavamo vicino a questi gruppi, ci gridavano con voce dolce e debole "Dateci un po' d'acqua", "Soccorretemi, per favore"; quasi tutti avevano qualche cosa da chiederci. Il cadavere nudo di un ragazzo giaceva nel fiume e, ad un metro di distanza, accovacciate su un gradino, si trovavano due donne. Riconoscemmo che erano donne soltanto per la loro acconciatura per metà bruciata.

Trovammo infine un piccolo traghetto e, remando, giungemmo all'altra riva. Era quasi notte quando toccammo terra. Anche da questa parte sembrava che ci fossero molti feriti. Un soldato accovacciato sui bordi dell'acqua mi chiese di dargli un po' d'acqua calda. Appoggiandosi alla mia spalla, camminava sulla sabbia con sforzo. Bruscamente, mi disse: "Sarebbe meglio esser morti". Acconsentii in silenzio e, in quel momento, senza scambiare una sola parola, ci trovammo tutti e due riuniti in una incontenibile collera davanti alla pazzia che ci circondava. Seduto ad una tavola, un uomo dalla testa enorme e bruciata beveva acqua calda in una tazza da tè. Il suo strano viso sembrava fatto di una serie di grani di soia neri, inoltre i suoi capelli erano tagliati orizzontalmente all'altezza delle orecchie. Soltanto piú tardi, dopo aver incontrato molti altri ustionati con i capelli tagliati orizzontalmente, finii per capire che le loro capigliature erano state distrutte sino al bordo dei loro cappelli.

Al momento della marea, lasciammo la riva per risalire sulla banchina. Con l'oscurità, la notte si trasformava in inferno. Si udivano grida dappertutto "Da bere, da bere!". Improvvisamente un allarme: da qualche parte una sirena doveva esser rimasta intatta. Il suo urlo lacerò la notte. La città continuava a fiammeggiare: a valle, si scorgeva il bagliore incerto dell'incendio. Nel quartiere dei tempio, numerosi feriti gravi erano sdraiati un po' dappertutto, per terra. Non un albero, non una tenda per dar loro un po' d'ombra. Noi ci costruimmo un riparo appoggiando pezzi di tavole contro un muro e scivolammo li sotto. Dovemmo passare ventiquattro ore in quel breve spazio, dividendolo in sei. Due metri più lontano c'era un ciliegio che aveva conservato qualche foglia. Due studentesse si erano lasciate cadere sotto questo albero: avevano tutte e due il viso carbonizzato e, volgendo il loro magro dorso al sole, supplicavano che si desse loro un po' d'acqua. Erano giunte il giorno prima ad Hiroshima per partecipare alla mietitura e così erano state colpite da questa grande disgrazia. Il sole era al suo declino. Anche prima del levar del giorno, ascoltavamo intorno a noi il mormorio ininterrotto delle preghiere: in quell'angolo le persone sembrava morissero l'una dopo l'altra. Le due studentesse morirono all'alba. Nuovo allarme verso mezzogiorno e si intese un rombo nel cielo.

Le persone morivano l'una dopo l'altra e nessuno veniva a portar via i cadaveri. Con l'aria sconvolta, i vivi erravano tra i corpi. Si videro allora tutte le rovine nelle strade principali. Uno spazio vuoto e grigio si estendeva sotto un cielo di piombo. Soltanto le strade, i ponti ed i bracci del fiume erano ancora riconoscibili. Nell'acqua galleggiavano cadaveri dilaniati, gonfiati. Era l'inferno divenuto realtà. Tutto ciò che era umano, era stato cancellato. I visi dei cadaveri si somigliavano tutti, come se portassero tutti la stessa maschera. Prima di irrigidirsi, le membra degli agonizzanti si agitavano sotto l'effetto del dolore in maniera assai strana. I chilometri di cavi che coprivano il suolo e gli innumerevoli frammenti di pali elettrici costituivano un disegno pazzesco. Davanti allo spettacolo di un tram che sembrava fosse stato rovesciato e bruciato nello spazio di un lampo, o davanti a quello di un cavallo morto, con la carcassa smisuratamente gonfia, si aveva l'impressione di trovarsi al centro di un quadro surrealista. La nostra carretta attraversava interminabili spazi coperti di rovine e la serie delle case smantellate si prolungava sino alla più lontana periferia.

Trovammo un paese verde ed intatto soltanto molto più avanti. La danza leggera delle libellule che folleggiavano al di sopra dei campi verdi di riso ci commosse profondamente. Di là, prendemmo la strada lunga e monotona che conduce al villaggio di Yáwata. Era notte quando vi giungemmo. Il giorno dopo dovemmo riprendere la nostra vita miserabile. Non solo non si vedeva nessun segno di miglioramento dei feriti, ma anche coloro che stavano bene si indebolivano ogni giorno di più e deperivano per mancanza di nutrimento.Qualche giorno più tardi vidi arrivare un allievo, mio nipote, che in seguito doveva morire. Al momento dell'esplosione si trovava a scuola. Quando vide l'accecante luce che entrò nell'aula, egli si gettò sotto il suo banco. Il soffitto era crollato e l'aveva seppellito, ma insieme con qualche compagno era riuscito a venir fuori attraverso un buco.

La maggior parte dei fanciulli erano stati uccisi sul colpo. Con i suoi compagni, si era rifugiato su una vicina montagna e durante l'ascensione aveva continuato a vomitare un liquido bianco. Una settimana dopo il suo arrivo al villaggio cominciò a perdere i capelli e divenne calvo in due giorni. Già s'era sparsa la voce che un malato non avrebbe sopravvissuto alle sue ferite se perdeva capelli e sanguinava dal naso. Tuttavia mio nipote doveva vivere ancora qualche tempo malgrado il grave stato in cui si trovava. ............Verso sera, attraversai il ponte e mi diressi, attraverso i campi, in direzione del terrapieno che si trova ai margini di Yáwata. Una libellula nera asciugava le sue ali su una roccia. Io feci il bagno là, respirando assai profondamente. Girando la testa, vidi i piedi della montagna avviluppati nel crepuscolo, mentre le cime lontane scintillavano ancora al sole che tramontava. Si sarebbe creduto un paesaggio di sogno. Il cielo al di sopra di me era di un silenzio assoluto.
Ebbi la impressione di non esser venuto sulla terra che dopo l'esplosione della bomba atomica".

<< inizio ANNO 1945
http://www.cronologia.it/storia/a1945.htm

( 1945, 6 AGOSTO - SULLA TERRA DISCESE L'INFERNO"
http://www.cronologia.it/storia/a1945c.htm

vedi anche LA STORIA DELLA BOMBA ATOMICA > >
http://www.cronologia.it/storia/tabello/tabe1509.htm

MA L'URANIO DELL'ATOMICA ERA TEDESCO? > >
http://www.cronologia.it/storia/tabello/tabe1580.htm

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CRONOLOGIA GENERALE
http://www.cronologia.it/welcome.html

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la prima storia non raccontata
by di M. Saba Monday, May. 31, 2004 at 12:29 AM mail:

Tra i risultati di una ricerca condotta sulla storia dell'uranio, per la parte recente sull'uranio impoverito per conto dell'Osservatorio Etico Ambientale, vi è sicuramente un risvolto molto interessante che riguarda proprio l'inizio del progetto Manhattan.

Nel 1945 gli USA bombardarono il Giappone con due bombe atomiche, dopo aver effettuato la prima esplosione ad Alamogordo nel New Mexico (16 luglio 1945 - attenzione alla data!).

Quello che i nostri lettori forse non sanno è da dove arrivava l'uranio utilizzato per queste ultime due esplosioni, Hiroshima (6 agosto 1945) e Nagasaki (9 agosto 1945). Intanto occorre precisare che si lanciarono due bombe sul Giappone, invece di una, per dimostrare che la prima non era l'unica e ultima bomba atomica posseduta dagli USA.

E poi, e questa è la rivelazione, bisogna sapere che alcuni componenti fondamentali delle due bombe arrivarono dalla... Germania, da un carico che si vuole in origine destinato ad uno scambio di materiali bellici tra Hitler ed Hirohito, l'imperatore del Giappone. La versione comunemente accreditata dice che le prime tre bombe atomiche vennero prodotte dagli USA con un costo di due miliardi di dollari e cinque anni di lavoro di un'armata di scienziati di alto livello, con l'aiuto della Gran Bretagna. E' vero che gli USA avevano avuto successo nell'arricchimento dell'uranio - il componente principale della bomba atomica - ma le prove scoperte indicano chiaramente che a causa della fretta e dei ritardi tecnologici, solo grazie alla sorprendente opportunità di poter ottenere dalla Germania i componenti necessari, che erano scarsi negli USA, fu possibile per il Progetto Manhattan di completare le sue bombe in tempo per il bombardamento sul Giappone previsto per la fine dell'agosto 1945.

Quello che scioccherà il lettore sarà lo scoprire che questi materiali non vennero catturati durante una fortunata azione di guerra, bensì erano una contropartita di una transazione segreta tra la Germania e gli USA: l'accordo prevedeva che i nazisti ricevessero una garanzia d'impunità, ancorché vivendo nascosti per decenni dopo la fine della seconda guerra mondiale, dopo essere fuggiti dall'Europa. Vi sono documenti degli Archivi di Stato degli USA a dimostrazione di questa tesi che gettano luce anche sulla politica di alcuni presidenti statunitensi nei decenni successivi all'armistizio. Si tratta proprio di effettuare una revisione storica di enorme portata, alla luce dei dati e dei documenti acquisiti, che chiarirà molti aspetti altrimenti destinati a rimanere oscuri.

Tra questi documenti vi è la lista dei materiali immagazzinati all'interno del sommergibile tedesco (Unterseeboot) U-234 XB, tra i quali troviamo 560 kg di ossido di uranio in dieci contenitori ed altre tecnologie belliche naziste che all'epoca erano allo stato dell'arte. Ad esempio, due aerei jet da caccia Messerschmidt 262 completamente smontati (il Messerschmidt fu il primo aviogetto e venne utilizzato durante la seconda guerra mondiale). Inoltre vi erano i silenziosi siluri a propulsione elettrica e vari progetti tra cui quelli per costruire i temuti missili V-2 a propulsione chimica ed i proiettili all'uranio impoverito destinati alla difesa contraerea. Un Messerchmidt 262 Schwalbe.
Le casse contenenti i caccia Me262 vennero trasferite presso la base aerea di Wright Field, Dayton (Ohio), dove l'ingegnere Bingewald provvide a ricostruirne un esemplare che, a quanto pare, volò nel maggio/giugno 1945. In seguito Bringewald diventerà il direttore del progetto per la costruzione del nuovo caccia a reazione F-105 Thunderchief (primo volo il 22/10/1955) ed era semplicemente l'evoluzione di un precedente (ma riuscitissimo) caccia: l'F-84 thunderjet, il quale fu impiegato in maniera considerevole dagli USA
nel dopoguerra, nella guerra di Corea e nelle prime fasi della guerra del Vietnam prima di essere sostituito proprio dall' F-105.

(Anche se appare illogico che gli USA volessero copiare il motore a reazione tedesco dato che
nè disponevano uno nel '42 (il Bell P-59 Airacomet, il quale compì il suo primo volo già il 1/10/1942) semmai la cosa può essere spiegata dal fatto che gli USA volessero capire fino a che punto si era spinta la ricerca tedesca. Servì insomma per aiutare gli ingegneri americani - Ndr).


L'esistenza del sottomarino U-234 (dal nome troppo casualmente corrispondente ad un isotopo dell'uranio) e del suo carico è un argomento di cui ogni tanto si vagheggia. L'elemento clou della discussione consiste nella seguente domanda: il carico trovato nel sommergibile è stato utilizzato nella guerra contro il Giappone? Fino ad oggi non vi erano prove, non lo si poteva dimostrare. Il primo indizio importante ritrovato consiste nella scoperta di un dispaccio segreto del Comando delle Operazioni Navali di Washington che indicava che l'uranio era stato immagazzinato per il trasporto in barili assieme a dell'oro. Ricerche successive mostrarono che l'oro, che è un metallo molto stabile, era semplicemente usato per poter maneggiare l'uranio già arricchito e allo scopo di evitare la contaminazione e la corrosione. L'uranio arricchito è una componente essenziale per la costruzione della bomba atomica, poiché è fissile.
In valuta del 1945, una oncia di uranio valeva 100.000 dollari, quindi non stupisce che si usasse dell'oro per isolarlo. L'oro non sarebbe stato usato se l'uranio trasportato fosse stato uranio naturale e non del tipo arricchito, poiché il valore dell'uranio naturale non avrebbe giustificato la spesa. Negli Stati Uniti, all'epoca, l'uranio naturale veniva trasportato in barili di acciaio o contenitori imbottiti senza alcun tipo di protezione contro la corrosione.

Un'altra prova del fatto che l'uranio trasportato dall'U-234 era uranio arricchito, viene dalla testimonianza di un marinaio del sommergibile che era presente al caricamento ed allo scaricamento dell'imbarcazione. Questo marinaio ha raccontato in due memorie che i container dell'uranio avevano la scritta "U-235" (nome ancora troppo casualmente corrispondente ad un isotopo dell'uranio) dipintavi sopra poco prima dell'imbarco. La sigla U-235 è quella che scientificamente indica l'isotopo 235 dell'uranio, ovvero l'uranio cosiddetto arricchito. Quello che rimane dal processo estrattivo, è invece il cosiddetto uranio impoverito, ovvero un uranio privato di circa la metà della quantità dell'isotopo U-235 normalmente presente nell'uranio naturale (ovvero 0,3 % invece del normale 0,7 %).

Lo stesso sommergibilista racconta che il personale della Marina degli Stati Uniti in seguito ha testato con dei contatori geiger alcune parti del sommergibile per verificarne la radioattività. Gli strumenti registrarono una forte contaminazione radioattiva. Senza capire il significato della scritta U-235, il marinaio pensava che l'uranio fosse stato dimenticato in Germania prima della partenza. Ovvero nel reattore per la produzione di plutonio che non funzionò ma che venne ampiamente pubblicizzato. Ma anche se prove evidenti dimostrano che l'uranio contenuto nel sommergibile era uranio arricchito, questo non vuol dire automaticamente che fosse stato usato nel conflitto col Giappone.

Per provare che questi due episodi sono collegati, abbiamo copie di documenti degli archivi nazionali USA che dimostrano dei collegamenti tra il progetto Manhattan e il sommergibile U-234. Uno dei documenti è un cablogramma segreto, sempre dal comando navale di Washington, che ordina ad una pattuglia di tre uomini di prendere possesso del carico dell'U-234. Secondo il documento l'accompagnatore dei due uomini era il Maggiore John E. Vance del corpo del genio (l'Army Corps Engineer), il corpo che lavorava al progetto Manhattan. Altri documenti mostrano che poco dopo l'arrivo di Vance, quando venne fatto un ulteriore inventario del carico, l'uranio era scomparso dai materiali in carico alla Marina. Alcune trascrizioni di telefonate che avvennero circa una settimana dopo tra due agenti segreti del progetto Manhattan, attestano che il carico di polvere di uranio era consegnato ed affidato esclusivamente ad una persona indicata solo come "VANCE".

Sarebbe una coincidenza poco probabile che si tratti di un altro Vance e non dell'ufficiale che aveva fatto il sopralluogo sul sottomarino, e addirittura che si tratti di un'altra polvere di uranio e non quella catturata nell'imbarcazione. Un secondo collegamento documentario tra il Progetto Manhattan e l'U-234, che trasportava otto persone che non erano della ciurma oltre al pericoloso carico, era che due delle persone catturate avevano avuto contatti con un sedicente ufficiale dei servizi della Marina USA identificato in altri documenti come "Comandante Alvarez" o "Signor Alvarez".
(nella stessa occasione (3 maggio, a Urfeld liberata) "catturarono" anche Heisemberger, il "cervello" atomico più ambito dagli Usa.)

Questa persona -Alvarez- è quella -guarda caso- che ha preso in carico il prigioniero Dott. Heinz Schlicke, uno degli scienziati a bordo del sommergibile, che era appunto diventato prigioniero di guerra. Il Dott.Schlicke era un esperto di tecnologia delle alte frequenze, come ad esempio il radar e gli infrarossi. Cercando tra gli allievi ufficiali dell'Esercito e gli ufficiali di Marina tra il 1943 ed il 1945 non si sono trovati nominativi corrispondenti ad "Alvarez". Ma si sa che il Generale Groves, capo del progetto Manhattan, era solito fornire coperture militari a scienziati del progetto Manhattan per lasciarli operare più agevolmente, quando necessario, all'interno della struttura militare.

Infatti troviamo Luis W. Alvarez indicato come uno degli eroi del progetto Manhattan e si tratta proprio dell'Alvarez che era chiamato "Comandante Alvarez", travestito da militare per ottenere informazioni scientifiche più facilmente dal Dott. Dr. Heinz Schlicke. Proprio Luis Alvarez era lo scienziato che all'ultimo momento tirò fuori dal cilindro la soluzione per far detonare contemporaneamente i 32 inneschi della seconda (in realtà della terza bomba, essendo stato tenuto nascosto fino a pochi anni fa il test ad Alamogordo), quella al plutonio, la bomba poi sganciata su Nagasaki.

E pensare che prima di questa improvvisa soluzione gli uomini del Progetto Manhattan avevano lavorato un anno e mezzo senza cavare un ragno dal buco. Proprio Alvarez, secondo documenti dell'archivio di stato, era a capo dell'equipe di tre scienziati incaricati di trovare la soluzione per gli inneschi. Il Dott. Schlicke, mentre era a bordo del sommergibile, aveva in carico un nuovo sistema d'innesco a base raggi infrarossi. Ancora in un cablogramma segreto possiamo trovare traccia del fatto che Schlicke venne riaccompagnato a bordo del sommergibile da due ufficiali per ritrovare gli inneschi agli infrarossi che vi erano rimasti. Questi inneschi funzionano sul principio della luce ed alla velocità della luce.

La prima bomba USA ad implosione, quella del New Mexico, aveva un sistema di innesco multi-punto basato su detonatori filocomandati e solamente in seguito si passò ad un sistema di accensione basato sulla luce per proteggerlo dalle interferenze elettromagnetiche che avrebbero potuto provocare un innesco accidentale. Allora si usavano come inneschi dei "thyrotron" all'idrogeno ad alta tensione prodotta da alimentatori ad alta tensione collegati con fili elettrici alla testata. Il sistema descritto invece è molto simile a quello del flash. Questo sistema d'innesco della detonazione è molto più accurato e meno suscettibile all'interferenza dei campi elettromagnetici. Le prove mostrano che Alvarez ed il Comandante Alvarez erano la stessa persona, inoltre Alvarez usò la tecnologia ad infrarossi del Dott. Schlicke per accendere simultaneamente i 32 inneschi risolvendo così il problema dell'accensione della bomba al plutonio, quindi la sua trasportabilità, quindi il suo impiego come arma.

Alvarez, prima di essere assegnato al progetto Manhattan, lavorava sulla tecnologia delle alte frequenze, incluso il radar, lo stesso campo in cui Schlicke era un esperto. Sulla base dei curriculum di chi era addetto al progetto Manhattan, solo Alvarez avrebbe potuto essere l'interlocutore di Schlicke negli USA. Dopo la guerra, il Dr. Schlicke divenne uno dei tanti assunti a contratto nel progetto segreto denominato "Operazione Paperclip".

Luis Alvarez vinse il premio Nobel 1968 per la fisica per il suo studio sulle alte frequenze, fu lui a costruire nel dopoguerra a Berkeley il primo acceleratore lineare di particelle elementari, e fu anche quello che propose la teoria, all'epoca derisa, secondo la quale i dinosauri si sarebbero estinti a causa di un meteorite che avrebbe colpito la terra.

Queste rivelazioni sul sommergibile U-234 ed i suoi passeggeri sono destinate a causare delle discussioni tra gli studiosi e gli appassionati della Seconda Guerra Mondiale, ma certamente il fatto che tutto sia basato su un accordo tra i nazisti e gli americani accenderà ancor più il dibattito. Esiste infatti tutta una serie di prove che testimoniano del fatto che gli alti ufficiali di Hitler avevano avuto contatti con alti ufficiali dei servizi USA e con militari per fare l'accordo dello scambio tra l'U-234 e la loro libertà.

Ad esempio, Martin Bormann capo del partito nazista e segretario personale di Hitler, probabilmente l'uomo più potente nell'entourage di Hitler, trattò lo scambio col sommergibile U-234 prima della caduta di Berlino nell'aprile 1945. Alcuni storici sostengono che Bormann morì durante la fuga da Berlino il primo maggio 1945 (vedere cfr.: http://www.us-israel.org/jsource/Holocaust/bormann.html).

La "prova" principale proviene dalla testimonianza dell'autista di Hitler, Erich Kempka e di Arthur Axmann, capo della gioventù hitleriana, i quali erano profondamente legati e furono fedeli al nazismo fino alla loro morte. Almeno per questo le loro motivazioni sono da considerare sospette. Nonostante che nessuno dei due avesse detto di aver visto con certezza Bormann morto, tuttavia questa è la tesi che viene normalmente accreditata. Bormann venne condannato in contumacia per crimini di guerra durante il processo di Norimberga e venne elevata una taglia sul suo arresto che venne mantenuta per molti anni. Addirittura un mandato di cattura venne emesso nella Germania Ovest nel 1967 sulla base di varie testimonianze che lo davano per vivo e vegeto. Vennero fatti molti avvistamenti di Bormann nei trent'anni che seguirono la guerra. La pretesa tomba del compagno di fuga di Bormann, il capo della Gestapo Heinrich Mueller (ma altri dicono che il suo compagno di fuga fosse il dottor Stumpfegger) venne dissotterrata nel 1963 e si trovò che conteneva tre scheletri, ma nessuno dei quali corrispondenti a Mueller (e tantomeno Stumpfegger).

La storia tradizionale contiene molte lacune. L'ultima versione attesta che Bormann ed il capo della Gestapo Mueller, cercarono di scappare insieme passando attraverso i sotterranei attorno alla Cancelleria del Reich prima di incontrare la morte in uno scontro sulla strada, il corpo di Bormann sarebbe stato poi avvistato nella Invalidenstrasse, a nord del fiume Spree a Berlino. E' possibile che siano scappati assieme, ma quello che non torna è che i sotterranei furono allagati dalle SS causando tra l'altro la morte di migliaia di donne e bambini che vi si erano rifugiati per sfuggire ai bombardamenti o perché le loro case erano state bombardate. Le SS inondarono i sotterranei per evitare che le truppe Russe si avvicinassero in segreto ed attaccassero il bunker di Hitler dal di sotto.

La storia della fuga attraverso i sotterranei si dimostra una montatura predisposta per facilitare la fuga di Bormann e di Mueller. Ma questa versione non teneva conto del fatto che le SS avrebbero allagato questi sotterranei. Una versione più plausibile, logica e credibile, della fuga di Bormann venne raccontata dagli agenti dell'intelligence di Josif Stalin. Stalin stesso disse a Harry Hopkins, consulente politico e uomo di fiducia dei Presidenti Roosevelt e Truman, in seguito segretario di Stato, che gli agenti sovietici gli avevano riferito che Bormann era fuggito a notte fonda il 29 aprile, da Berlino, con un piccolo aereo ed in compagnia di tre uomini, uno vistosamente bendato, ed una donna. Da quel punto, Stalin continua, i suoi agenti ne avrebbero seguite le traccie fino ad Amburgo dove si sarebbe imbarcato in un grande U-boat e avrebbe lasciato la Germania.

Molti dettagli suonano plausibili. Per esempio, si sa che mentre Berlino era bombardata e l'élite nazista era presa dal panico od era fuggita, Martin Bormann mantenne contatti radio segreti con l'Ammiraglio Karl Doenitz (anche lui non finì sulla forca a Norimberga, se la cavò con qualche anno di prigione (!?)) il comandante di tutti gli U-boat della Germania, e che aveva fatto progetti per scappare dal quartier generale dei sommergibili di Doenitz. Doenitz all'inizio fece resistenza ma alla fine ricevette ordini da Hitler (presumibilmente su indicazioni di Bormann) per accogliere Bormann al suo quartier generale.
(MA ALLORA SORGE IL DUBBIO, PERCHE' ACCOGLIERE BORMANN E NON ANCHE LUI ?)

Ma vediamo nel dettaglio gli elementi a disposizione:
1) Hanna Reitsch, la famosa donna pilota amica di Hitler che faceva da controcanto ad Amelia Earhart, nella sua biografia descrive come aveva fatto fuggire il Generale dell'Aviazione tedesca Ritter von Greim, appena promosso da Hitler a capo della Luttwaffe, fuori Berlino e a notte fonda negli ultimi giorni di guerra. Altre testimonianze confermano il volo nel 29 aprile 1945, la stessa notte di cui riferiscono gli agenti di Stalin a proposito della fuga di Bormann su di un piccolo aereo. La Reitsch racconta di come andarono al quartier generale di Doenitz "per un ultimo saluto al Grande Ammiraglio Doenitz" prima di volare a sud verso il confine svizzero-austriaco. Una strana deviazione di centinaia di chilometri con a bordo l'importante Generale von Greim gravemente ferito... Si trattava di qualcosa di più che di un viaggio per fare un saluto. (C'ERA SU ANCHE HITLER?)
2) Un altro racconto sulla fuga del capo della Gestapo Heinrich Mueller, segue un percorso simile, ma qui si dice che Bormann è fuggito da solo da Berlino. In questa versione, Mueller si sarebbe allontanato dalla capitale Berlino la stessa notte del racconto della Reitsch, in un aereo Fieseler Storch, lo stesso aereo della storia della Reitsch, nelle stesse circostanze descritte da lei. Mueller non parla di un volo per incontrare per l'ultima volta l'Ammiraglio Doenitz, ma parla di un volo diretto al confine austro-svizzero molto simile a quello raccontato dalla Reitsch.

Ci sono evidentemente delle discrepanze tra queste storie, come ci sono in tutte le storie relative a quegli eventi. E' difficile sapere qual'è quella vera e quella prefabbricata, ma la somiglianza dei racconti con il rapporto degli agenti di Stalin che parlano di tre uomini, uno ferito, ed una donna che lasciavano Berlino a bordo di un piccolo aereo sono evidenti. Di fatto Stalin identifica Bormann e Mueller per nome, poi parla di un uomo molto bendato che corrisponde proprio alla descrizione del von Greim del tempo. La donna poteva benissimo essere Hanna Reitsch, probabilmente l'unica donna al mondo che ci si aspetterebbe di trovare in simili circostanze, in quel posto ed in quel momento. Le tre versioni sono troppo simili per non apparire interconnesse tra loro.

L'operatore radio dell'U-234 descrive come a metà aprile aveva ricevuto almeno un messaggio su una frequenza ad alta priorità (e probabilmente almeno un altro in codice) direttamente dal bunker di Hitler a Berlino mentre il sommergibile era di stanza a Kristiansand in Norvegia. L'ordine recitava: "U-234. Salpate solamente su ordini di alto livello. Quartier generale del Fuerher." Questo implica varie cose, tra cui il fatto che c'era qualche tipo di collegamento ed accordo tra l'U-234 e qualcuno nel quartier generale di Hitler. Un ordine successivo di Doenitz sembra che voglia cercare di far tornare l'U-234 sotto la sua autorità. Probabilmente disse: "U-234. Salpa solo su miei ordini. Non salpare di tua iniziativa."

Il sommergibile U-234 era il più grande della flotta della Marina tedesca. Salpò dopo poche ore diretto da Kristiansand verso sud, proprio verso Amburgo dove le spie di Stalin avevano affermato che Bormann vi sarebbe salito nelle prime ore del mattino del primo maggio 1945. Anche tra questi racconti ci sono delle discrepanze, come ad esempio il fatto che ci sarebbe voluto solo un giorno per una imbarcazione come l'U-234, per raggiungere Amburgo da Kristiansand. Mentre secondo i dati, l'U-234 lasciò Kristiansand a metà aprile e non avrebbe imbarcato Bormann che il primo maggio. Ma dell'U-234 non si sarebbe più saputo niente fino al 12 maggio 1945, un mese dopo aver salpato da Kristiansand. Allora l'U-234 era localizzato a 500 miglia da Newfoundland. Se l'imbarcazione avesse seguito la rotta attribuitagli dal suo capitano e dalla storia che dice che era diretta in Giappone, allora avrebbe viaggiato ad una velocità di un miglio e mezzo all'ora, ovvero meno che a passo d'uomo. Molto più lentamente della velocità tipica di quella imbarcazione.

In realtà si pensa che l'U-234 abbia pattugliato il mare del nord silenziosamente secondo dei piani prestabiliti tra Bormann ed il quartier generale di Hitler, finché Bormann non fosse stato in grado di trovare un accordo con Doenitz. Mentre si avvicinava la fine della guerra, l'imbarcazione si avvicinò alla baia di Amburgo col favore della notte e prese a bordo Martin Bormann e Heinrich Mueller (E PERCHE' NON HITLER?) Dopodiché continuò il suo viaggio facendo tappa in Spagna (dove si trovava la struttura di intelligence tedesca che si occupava del sud america, chiamata "Sofindus") per scaricare Bormann ed infine arrendersi alla flotta USA sempre sotto accordi misteriosi.

Bormann venne poi avvistato nel 1946 in un monastero del nord Italia. Nello stesso anno sua moglie Gerda (una nazista fanatica, figlia del Giudice Supremo del Partito Walter Buch) morì di cancro nel Sud Tirolo (alle ore 22,30 del 23 marzo 1946, all'ospedale di Merano; ed è sepolta nel cimitero di questa città) ma i suoi dieci figli sopravvissero alla fine della guerra. Pare poi che Bormann sia scappato via Roma, come altri fedeli nazisti, in America Latina (Cile, Argentina, Brasile?). Dicono che abbia vissuto da miliardario in Argentina e che fu visto anche in Brasile ed in Cile. Una negoziazione portata avanti con successo tra Bormann e Doenitz spiegherebbe non solo lo scambio di messaggi radio ma anche perché Doenitz, che non aveva esperienza politica e nessun seguito degno di nota, diventò improvvisamente il successore designato di Hitler. (CHE METTE IN SALVO LUI E NON PENSA A SE STESSO?)
Una serie di eventi altrimenti inspiegabili sarebbe così chiarita dagli accordi segreti che trovarono il compimento nel giorno della resa in mare il 16 maggio 1945.

Il sommergibile venne trasferito a Portsmouth, nel New Hampshire, il 19 maggio 1945. Alcuni giornalisti ne furono testimoni. Infine c'è una fotografia presa da un fotoreporter di un giornale locale, quando l'U-234 era all'àncora, che mostra un misterioso prigioniero civile molto somigliante a Heinrich Mueller. Questi sbarcò dalla navetta che era usata per sbarcare il personale dall'U-234.

L'uomo nella foto è proprio l'ex capo della Gestapo che sbarca sul territorio americano. La sua missione consisteva nell'assicurarsi della consegna del materiale per le bombe atomiche e di altro materiale che era stato concordato con gli USA, in cambio dell'immunità e della protezione per i nazisti che l'hanno ricevuta per decenni fino ad oggi.

Il 20 novembre 1947, il sommergibile U-234 venne affondato con un siluro dalla USS Greenfish durante degli addestramenti, a circa 40 miglia a nord-est di Cape Cod sulla costa orientale USA.

di M. Saba - http://stop-u238.i.am

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Martin Bormann
17 giugno 1900, nasce a Hakberstadt
1923 entra a far parte dei Corpi Franchi (repressione della sinistra)
1924 coinvolto in un omicidio politico di un antinazista
1927 Entra nel partito Nazionalsocialista. Tessera n. 60508. Si fidanza con Gerta.
1929 2 settembre sposa Gerta Buch, figlia del Presidente del Tribunale Supremo
1930 Entra a far parte dello Stato Maggiore
1933 Viene eletto deputato al Reichstag
1933 Stabilisce la moglie (che metterà al mondo 9 figli) in una villa all'Obersalzberg
1934 E' lui ad acquistare e a intestarsi a suo nome il "Nido d'aquila" di Hitler all'Obersalzberg
1935 Viene nominato da Hitler segretario di Rudolf Hess
1941 Diviene capo della Cancelleria del partito Nazista
1943 E' segretario personale di Hitler.
1945 Inizia il mistero nella notte tra il 1° e il 2 maggio al Quartier Generale, mentre Hitler con Eva Braun si suicida non prima di aver nominato Bormann esecutore delle sue ultime volontà.
Bormann telefona dal Q.G. di Hitler, a Doenitz al Q.G. di Flensburg "Aspettami che ti raggiungo".
Borman lascia il Q.G. con il segretario di Stato Naumann, l'autista di Hitler, Kempka e il medico personale di Hitler Stumfegger. "All'uscita nell'imboccare il ponte Wiedendammer dietro una colonna di carri armati, uno di questi fu colpito. Fummo scaraventati a terra. Io svenni. Quando ripresi conoscenza non c'era più nessuno" (Dichiarazione di Kempka al processo di Norimberga).
8 Maggio. - "Mi fu ordinato dai russi di portar via i cadaveri dalle strade. Sul ponte trovammo due corpi seminudi, uno senza pantaloni e stivali, l'altro solo le mutande e la canottiera, con nessuna ferita addosso. Seppellimmo i cadaveri nel vicino parco. Non lontano a terra raccogliemmo un libretto militare, a nome di Stumfegger". (Testimonianza , di Krumnow, l'addetto alla rimozione dei cadaveri pubblicata dalla rivista Stern, che concluse "se uno era Stumfegger, l'altro doveva essere per forza Bormann. Nessuna ferita? Scampati alla granata, si diedero alla fuga inseguiti dai russi, e per non farsi prendere si suicidarono con il cianuro. Erano svestiti? Dopo diversi giorni gli "sciacalli" hanno avuto il tempo di togliere loro i vestiti e gli stivali".
Quindi ufficialmente Bormann risulta morto il 2 maggio 1945. Con le testimonianze molto vaghe.
1946 - ore 22,30 del 23 marzo. All'ospedale militare di Merano muore di cancro Gerta Buch; viene sepolta nel cimitero germanico nella stessa città del Passirio.
1950 18 Novembre - L'ex deputato Hesslein esule in Cile dichiara "Bormann è vivo si è rifugiato in Cile. L'ho incontrato sulla strada della frontiera argentina".
1951 Luglio - Il giornale cileno El Estanquero, diffonde la notizia che Borman vive sotto il falso nome di Juan Keller.
1961 Maggio - L'ex ambasciatore argentino in Israele, Topolewsky dichiara "Bormann è vivo, si è fatto la platica facciale"
1961- Gennaio - Il difensore d'ufficio di Bormann contumace, al processo di Norimberga rivela che il suo cliente è vivo e che ha inviato una lettera a Merano alla moglie non sapendo che nel frattempo è morta.
Ancora nel maggio del 1963, i due figli Gerhard e Adolf, interrogati dalla Procura Generale di Francoforte affermavano "che sia morto non siamo certi al cento per cento".
1965 - Al termine del processo, i magistrati intervistati dai giornalisti, affermavano "Le notizie del suo decesso dal 1945 al 1965 sono state tutte smentite. Segnalazione che lo indicano in vita sono state parzialmente confermate e sono degni di venir prese in considerazione".
1965 - Il Procuratore Generale di Francoforte, dichiara al giornale Frankfuerten di possedere le prove che Martin Borman è vivo. Una di queste prove è la dichiarazione del figlio di Eichmann, Horst, che ha sostenuto di essersi incontrato negli ultimi anni con Bormann e di aver appreso che vorrebbe costituirsi per dire tutta la verità sulla questione ebraica.
26 Novembre 1965 - Wiesenthal ("il cacciatore dei criminali nazisti") in una conferenza stampa ad Amsterdam dichiara "Non abbiamo alcun dubbio che Normann è vivo. Quanto pubblicato da Stern è falso, tentativo di diversione. Ho a disposizione prove convincenti che egli si trovi nell'America del Sud".
1973 - Durante i lavori di sterro al Parco dove erano stati inumati i cadaveri quell'8 maggio, vengono alla luce diversi scheletri. Si riaprono le indagini. Si chiamano i dentisti che curavano Bormann. Uno ammette di riconoscere in una protesi un cura dentale fatta su Bormann. Il Tribunale di Francoforte chiude definitivamente la pratica con una dichiarazione di morte di Bormann avvenuta il 2 maggio 1945.

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Hitler parente di bush
by notare la rassomiglianza 'politika' Monday, May. 31, 2004 at 12:35 AM mail:

Hitler parente di bu...
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Subjet: Hitler no se suicidó en Berlín, murió en la Argentina.Hola!, mi nombre es Sara Levi, estoy utilizando este medio junto a unos amigos periodistas freelance en todo el mundo para difundir una investigación sumamente importante de un colega. En síntesis la tesis de Patrick Burnside es que Hitler sobrevivió a la Segunda Guerra Mundial, se evadió de Berlín en un avión jet y desde Noruega se embarcó con sus seguidores en un convoy de U-Boote viajando hasta la costa patagónica de la
Argentina, donde, en la falda de los Andes, vivió tranquilo por casi 15 años. Esto fue posible gracias a un plan desarrollado por el jefe de la Inteligencia alemana, el Almirante Canaris, entre el 1942 y el 1943 y el rol
de una de sus agentes que en la Argentina resultó indispensable Eva María Duarte. Evita, utilizando a Domingo Perón, logró ejecutar exitosamente parte
del plan de Canaris, quien también tuvo conexiones interesantes en Chile y en Uruguay. Hay pruebas documentales que varios servicios de Inteligencia
americanos sabían, ya desde 1944, cuanto se había proyectado y que, desde 1945, dejaron tranquilo a Hitler en caso de necesitarlo ante la perspectiva
de una Tercer Guerra Mundial considerando una eventual invasión soviética a través de Alemania Oriental. Los documentos que avalan la investigación
fueron desclasificados hace poco tiempo por el FBI y pese a este hecho el tema y la investigación relativa es sistemáticamente ignorado por la prensa.
Se eligió este medio incorruptible por que sólo es nuestro deseo que sean de total dominio público los elementos documentales y testimoniales de lo que
ocurrió. Por eso si le interesa el tema o conoce a alguien que le pueda interesar puede ingresar libremente al sitio http://www.hitlerescape.com donde hay una síntesis de la investigación nacida como complemento a la misma, donde
se pueden visualizar 600 fotos y documentos muy comprometedores para la pareja Perón y los Servicios de Inteligencia estadounidenses OSS-FBI-CIA.Tiene que saberse la compleja verdad y no el dogma simplón que conocemos
desde más de medio siglo, es el mínimo que se debe a las decenas de millones de muertos de la Segunda Guerra Mundial desencadenada por Hitler . Paz Para un siglo mejor y sin mentiras Sara

para engresar al sitio http://www.hitlerescape.com utilice como nombre usuario:
sara y como password: levi

please look http://www.hitlerescape.com english version username sara password levi

¿Se puede probar fehacientemente que Hitler se suicidó en Berlin? El informe oficial afirmaba que las pruebas al respecto eran incompletas y circunstanciales. Y este libro plantea una posibilidad histórica diferente, que contradice la versión conocida hasta ahora de cómo acabó su vida. Su desarrollo es como una investigación policial; todos los elementos recopilados se relacionan entre ellos con lógica, a diferencia de la historia del suicidio y la hoguera, que terminó siendo considerada incuestionable pese a todos los anacronismos y enigmas no resueltos y a las pruebas en contrario que fueron apareciendo. Los lugares comunes confundieron y deformaron el fin del Führer del Tercer Reich y la historia de los personajes relacionados con los sucesos que reseña este trabajo. Los hechos que aquí se presentan apuntan, en cambio, en una misma dirección, y diseñan un acontecer histórico distinto del comúnmente aceptado, en el que resultan involucrados personajes aparentemente fuera de sospecha. Los perfiles conocidos de Canaris, Evita y Perón quedan cuestionados por documentos olvidados o clasificados, y sus comportamientos y dichos -tomados en cuenta superficialmente por sus biógrafos- adquieren un nuevo significado. La historia oficial del suicidio de Hitler se fundamenta en los testimonios contradictorios y parciales de tres SS -que estuvieron a su servicio durante una década-, quienes afirmaron haber visto su cadáver. Pero sólo en la Argentina hubo cuatro testigos que se toparon con él entre los años 1945 y 1957. Estos testimonios de personas que no se conocían entre sí son un aval más a la enorme masa de pruebas circunstanciales y documentales que confluyen hacia la evidencia de la estadía del Führer en nuestro país, y permiten construir mucho más que una mera hipótesis, que no otra cosa es la historia del fin de Hitler aceptada hasta hoy."

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ecco a voi: come gli yankee liberarono il Vietnam ... dai vietnamiti !
by a morte il giallo? Monday, May. 31, 2004 at 12:40 AM mail:

Inizia la Guerra del Vietnam - 2 milioni di morti- 14 mil. Tonnellate di bombe

(pari a tre volte a tutti i bombardamenti effettuati nella Seconda Guerra Mondiale).


*** LA GUERRA IN VIETNAM - La questione Vietnam inizia quando il Paese era uscito dalla coloniale "missione civilizzatrice" francese. Nazionalista come nessun popolo cerco' la sua indipendenza e chiese aiuto agli Stati Uniti, per eliminare le ultime presenze francesi. Ma cadde dalla padella nella brace.
Il Sud del Paese era considerato dagli USA dopo la fine della Guerra Mondiale un bastione strategico per proteggere tutto il Sud Est asiatico dal comunismo cinese e sovietico. Primo obiettivo fu quello di intromettersi in quella contrapposizione fra il Nord e il Sud del Paese, due entità impegnate in una di quelle ataviche insofferenze e animosità cui non sono immuni tanti altri paesi del mondo al loro interno, quando una parte del territorio per tanti motivi è più ricco dell'altro.
L'obiettivo fu dunque insinuarsi ambiguamente nella politica interna, cercare con l'aiuto di una fazione di eliminare gli elementi sovversivi che erano presenti nel sud, creare un forte movimento secessionista, foraggiarlo di armi per eliminare quelli del nord, che essendo vicini al confine cinese erano i piu' pericolosi, e rappresentavano una testa di ponte della Cina. Impossessandosi di questo territorio gli Usa si sarebbero seduti come sentinelle a cavalcioni del confine cinese.

In caso di debolezza del Sud, per compiere questa operazione, progettavano gli americani di scendere apertamente in campo militarmente per aiutarli in nome della democrazia.
Insomma misero le due Regioni una contro l'altra aizzando le culture interne. Come sappiamo le differenti culture territoriali di un Paese (religiose, politiche, di tradizioni) tendono sempre a essere intolleranti all'interno dello stesso Paese e creano sempre animosità e gretto provincialismo. Se poi ad alimentare e a strumentalizzare le intolleranze sono dei capopopolo, i contrasti iniziano prima con la ambigua diplomazia, si hanno poi le prime divergenze, si arriva alla rottura, e infine finiscono in una guerra civile fratricida. L'Italia del 1943-45 ne è un esempio. Ed è quello che accadde in Vietnam.

Ad aiutare opportunisticamente una fazione entrarono dunque in scena gli americani. Ma davanti al pericolo di una forza esterna il Paese si interrogò meglio. DIEM, della giunta del Sud, saggiamente nel 1963 cercò una intesa con la giunta del Nord per porre fine alla questione. Ma nel '64 un golpe di militari nettamente filoamericani lo uccise; i colonnelli si instaurarono quindi nel palazzo, si dichiararono ostili ad ogni negoziato e si dimostrarono subito intenzionati a intensificare la guerra ai nordisti. (del resto per questo motivo erano stati fatti salire al vertice)

La situazione (iniziata da Kennedy, ascoltando cattivi consiglieri) la ereditò JOHNSON che (indubbiamente anche lui male consigliato quanto KENNEDY in precedenza) fu persuaso che con un intervento militare in grande stile avrebbe messo in ginocchio il Nord Vietnam in sole 6 settimane, in 40 giorni (!!! - Napoleone, Hitler, Mussolini sempre 40 giorni anche loro!).

Creatosi un banale incidente al Golfo del Tonchino, questo fu il pretesto per far sferrare agli Usa l'attacco. Non immaginava Jhonson che un piccolo popolo (un territorio grande come l'Italia) potesse resistere alla più grande potenza mondiale che aveva a disposizione uomini, armi, bombardieri, navi, portaerei e la migliore tecnologia militare del mondo.

Il Vietnam cercò ancora una volta le vie diplomatiche, fece capire che il Paese era uno e che lo straniero non doveva interferire. L'italiano FANFANI era riuscito a stemperare le ostilità e aveva trovato una soluzione onorevole per tutti. Ma furono tutti sordi. I Francesi, che li conoscevano bene i vietnamiti, si ritirarono subito e De Gaulle cercò anche di far capire agli USA che la loro impresa era senza una via di uscita, non conoscevano ancora di che pasta era fatto il nazionalismo vietnamita, e che al primo colpo di cannone avrebbero subito ritrovato la loro unità di popolo. (De Gaulle non sbagliava affatto. A casa sua - in Francia - prese anche il "premio" per questo atteggiamento, a dicembre fu nuovamente rieletto Presidente dei francesi)

Ma i suggerimenti dello statista francese non furono ascoltati, gli americani avevano sferrato il loro attacco che risultò subito inutile e privo di risultati strategici. Ma ormai non potevano perdere la faccia. E marciarono verso l'escalation in una guerra senza fine. 3.000.000 di americani furono mandati in Vietnam, si toccò una punta massima di presenza di effettivi di 550.000 uomini, vi morirono 50.000 americani, costò agli USA 200 miliardi di dollari, e impiegarono 14 milioni di tonnellate di bombe per distruggere uomini e cose (tre volte di più che in tutta l'Europa e l'Asia durante tutta la Seconda Guerra Mondiale, su un Paese grande come l'Italia e con 32 milioni di abitanti.).

La guerra in Vietnam isolò sempre di piu' gli USA. Una viva ostilità nei loro confronti da ogni parte del mondo che considerava il loro intervento "un'aggressione vera e propria e non una missione di pace per salvare una democrazia". Fra l'altro non fu dichiarata nemmeno la guerra, sempre convinti di restare ai margini del conflitto. Fu proprio questo il motivo per cui sorsero contrasti anche in seno ai Paesi della Nato.

Mentre negli USA con una opposizione che già stigmatizzava questa guerra e la coscrizione, ai primi mesi del prossimo anno, si aggiunse il timore di un intervento o della Cina o della Russia. Una parte dell'opinione pubblica prese coscienza che non erano in gioco i confini o la sicurezza degli Usa, e che con quella guerra si era sbagliato il modo di procedere, si erano sopravalutate le proprie forze ed era stato troppo sottovalutato il nemico.
Il fronte esterno al governo iniziò sempre di più a far cedere anche quello interno; poi si aggiunsero gli ambienti economici e finanziari perché tutte le risorse erano ormai assorbite dalla guerra, che non era più quella del 1945, quando furono coinvolti quasi tutti i settori dell'industria, soprattutto quella pesante e quella tecnologica. Ora quasi metà dell'America si sosteneva con le fabbriche "del nulla", quelle del voluttuario, del divertimento, dell'effimero. Tutti questi settori -ormai tutte colonne portanti dell'economia dei paesi opulenti- iniziarono ad andare in crisi.

Insomma il movimento di opinione aumentò, e finalmente, prima Johnson cercò una via di uscita dal "pantano" senza mai riuscirci, poi in seguito NIXON trovò la soluzione: tornarsene a casa anche senza aver concluso nulla in dieci anni di guerra e tanti americani morti per nulla.
Questa fu -secondo una parte del Paese- la saggia soluzione.

Avevano dunque vinto i Vietnamiti. Facendosi distruggere città e paesi, pagando un tributo di sangue enorme: 2.000.000 di morti e altrettanti feriti, mutilati, invalidi e orfani. Ma erano riusciti a ottenere la loro indipendenza. Una vittoria dopo la ostinata campagna militare di una grande potenza come quella americana che aveva cercato di dividere il Paese .
Il conflitto rafforzò la volontà nei Vietnamiti di difendersi; infatti dimenticati i vecchi rancori, il Vietnam riuscì a ottenere la sua unità meglio di prima.
Con un coraggio stupefacente, non solo era riuscito a resistere e a vincere, ma era riuscito a umiliare una grande potenza anche nel profondo della coscienza collettiva americana, un disagio questo che si è poi annidato dentro nell'animo come un fantasma. Ad ogni piccolo e insignificante conflitto tornava (e tornerà per chissà quanti decenni) ad emergere la paura di questi 10 anni di guerra "inutile".
La guerra che secondo i calcoli dopo solo 6 settimane doveva finire vittoriosa, non solo fu persa ma la sconfitta si trasformò nella "sindrome del Vietnam".

Di tutta la letteratura sul Vietnam, corrispondenze, memorie, testimonianze, conosciamo soltanto le versioni occidentali. E nonostante queste non siano molto tenere sul conflitto, e abbastanza realistiche nel raccontarci anche le fasi tragiche, documentando i massacri che vennero fuori nei numerosi processi, nulla conosciamo della letteratura, testimonianze e memorie dell'epica battaglia del popolo vietnamita. Nulla é stato messo a disposizione agli storici occidentali (lo ammette la stessa monumentale Storia della Cambridge University, i piu' prestigiosi 32 volumi di storia mondiale).

Il corso di questa guerra e altri eventi a questa legata li ritroveremo nei successivi singoli anni.

*** BLACK OUT IN AMERICA - Paradossalmente dopo l'impiego di tanta tecnologia in guerra, New York e tutta la costa occidentale venne paralizzata e scioccata per 24 ore per la mancanza di erogazione dell'energia elettrica. Un black-out colossale dovuto (si disse) a una mancata programmazione degli impianti di erogazione arrivati al limite della tolleranza; e che non si era tenuto conto della scarsità delle risorse rispetto al numero degli utenti. Saltò tutto. Uno smacco all'efficienza che ogni americano ebbe modo di sperimentare nel più sperduto villaggio! E si verificò un curioso fenomeno. Dopo nove mesi da quel giorno, le nascite registrarono che in quelle ore una variegata umanità costretta nel buio si rifugiò non solo nel fare all'amore ma ebbe anche un forte impulso a concepire; forse spintovi dall'ancestrale paura di fronte al pericolo; e il buio è pericolo perchè non si vede l'aggressore; arcaici impulsi dell'uomo per la conservazione della specie.
(Non si è mai saputa la vera versione di questo incidente, e vista la situazione esplosiva all'interno del Paese, neri, antimilitaristi e terrorismo in piena attività, si puo' anche ipotizzare a un incidente doloso, ma che fu tenuto segreto per non allarmare tutta l'America).

*** LA RIVOLTA DEI NERI - Oltre che a svolgersi le prime manifestazioni di protesta contro l'intervento in Vietnam (dilagheranno poi nelle università; e sono i primi focolai del '68), dopo il primo devastante bombardamento del 3 marzo, in agosto scoppia in America una sanguinosa rivolta antirazzista dei neri a Los Angeles. Fanno la loro comparsa in contrapposizione al gruppo moderato del reverendo MARTIN LUTHER KINK, il movimento radicale Black Power (Potere Nero) e a fianco a questo un altro movimento ancora piu' radicale Le Pantere Nere. Tumulti razziali a Chicago, Detroit, Clevelend e in altre città con distruzioni, numerosi morti e feriti.

*** CHE GUEVARA il 3 ottobre lascia il ministero dell'industria del governo di FIDEL CASTRO a Cuba per dedicarsi alla costituzione di un fronte di guerriglia in Bolivia dopo che uno sciopero dei minatori viene soffocato nel sangue dalle truppe del generale BARRIENTOS che proclama lo stato d'assedio nel Paese. Sembra dalle cronache di leggere Il tallone di ferro di Jack London.

*** IN CINA - il 10 novembre sul giornale di Shangai Wen hui bao compare un articolo di Yao Wen yuan (ma forse e' lo stesso Mao Tse tung l'ispiratore). E' un violento attacco ideologico che parte dalla critica a un dramma storico di Wu Han e raggiunge la realta' cinese contemporanea minata nel suo futuro da un atavico immobilismo sociale e di subordinazione a personaggi del palazzo, comunisti, fattisi ambigui e piu' giacobini di prima.
E' questa convenzionalmente la data storica della "Rivoluzione Culturale Cinese". Si formano le Guardie rosse. Mao il prossimo anno (a Marzo disertera' il Congresso Comunista in Russia) lancera' nel suo Paese la direttiva ai giovani di "bombardare il quartier generale cinese" contro la burocratizzazione del partito, accusato di essere portatore di idee borghesi. Non si vuole ad ogni costo ripetere quanto è accaduto in Russia nel dopo Lenin.
E proprio con l'Unione Sovietica c'e' la rottura definitiva della Cina.

*** RIVOLUZIONE IN ALGERIA -La Francia nel 1962 aveva concesso l'indipendenza al Paese ma aveva messo dei governi fantoccio per salvaguardare i cospicui interessi colonialistici. Il 19 GIUGNO un colpo di Stato militare rovescia il presidente BEN BELLA, scioglie il governo e istituisce il consiglio nazionale della rivoluzione proclamando presidente della Repubblica BOUMEDIENNE, che adotta con l'appoggio dei suoi rivoluzionari una severa politica anti imperialista emanando leggi e riforme di tipo socialista. In modo drastico opera nazionalizzando tutte le industrie francesi e le compagnie petrolifere americane; e distribuisce le terre creando delle cooperative.
Da questo momento e' la spina nel fianco della Francia che con l'ostinazione di De Gaulle, permette una escalation del terrorismo algerino, che nell'anno 2000 non e' ancora terminato !!!!!!!

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All’Inizio fu il Ku Klux Klan
by Ugo Maria Tassinari Monday, May. 31, 2004 at 5:07 PM mail:

All’Inizio fu il Ku ...
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La destra estrema amerikana:tra razzismo,Nazismo e fanatismo religioso. Le formazioni sono una miriade e molte hanno scelto la strada dei gruppi paramilitari armati.

All’Inizio fu il Ku Klux Klan, la forma più organizzata e massiccia di coagulo delle tensioni razziali nell’America del profondo sud.
Nacque in Tennessee nel 1866, si rifondò nel 1915 in Georgia, raggiunse negli anni venti qualcosa come 5 milioni di aderenti. Riuscì a convogliare su un unico fronte dichiaratamente razzista i rancori per la sconfitta sudista, mal digerita ancora ai giorni nostri; il fastidio per le imposizioni dello Stato


federale; il timore verso tutto ciò che non è bianco, protestante e di origine anglosassone: contro i neri, contro i cattolici, contro gli ebrei e ora anche contro gli immigrati ispanici.
Oggi che il Klan è ridotto a poca cosa, dalle sue costole sono nate numerose organizzazioni che ribadiscono ad ogni piè sospinto il suprematismo bianco. Le formazioni sono una miriade e molte hanno scelto la strada dei gruppi paramilitari armati: si chiamano Arian Fraction, Arian Nation, White Knights e dagli Stati del sud fino all’Arizona e al Texas non c’è area che non abbia la sua milizia armata, spesso foraggiata o quantomeno protetta o tollerata dalla polizia locale.
Fenomeno relativamente nuovo sono invece le organizzazioni dei Freemen, gli Uomini liberi, o che vorrebbero essere liberi dal giogo delle tasse federali e che mal sopportano la struttura, comunque, centralistica degli Stati Uniti.
Ci sono infine due altri capitoli dell’estrema destra americana in netta espansione: quello del neonazismo più dichiarato, fin dalle divise che i militanti indossano, (NSDAP/AO, America First, National Alliance) e quello del fondamentalismo cristiano che racchiude un’altra miriade di sette, di solito guidate da un santone con una propria religione ed una propria profezia.
Tutte queste organizzazioni - dalla dottrina politica ed ideologica molto variegata – oltre all’appartenenza ad una cultura di destra, hanno in comune una forte tendenza al separatismo bianco, il che – paradossalmente – fa loro apprezzare simili istanze preminenti nel mondo del fondamentalismo nero ed in quello del fondamentalismo islamico.


DA WACO AD OKLAHOMA: VIAGGIO ALL’INFERNO
Di Ugo Maria Tassinari
http://www.misteriditalia.com/terrorismo-internazionale/usa-nemicointerno/formazioni-destra/download/OK%20-%20WACO%20A%20OKLAOMA%20(down).pdf

LA STRAGE DI WACO
http://www.misteriditalia.com/terrorismo-internazionale/usa-nemicointerno/formazioni-destra/waco/

TERRORISTI ALL'ANTRACE
http://www.misteriditalia.com/terrorismo-internazionale/usa-nemicointerno/formazioni-destra/download/Terroristi%20all'antrace%20(down).pdf


http://www.misteriditalia.com/terrorismo-internazionale/usa-nemicointerno/formazioni...

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Strage di Waco: paradigma del moderno rogo contro gli ERETICI del sistema
by dario fò Monday, May. 31, 2004 at 5:19 PM mail:

Strage di Waco: paradigma del moderno rogo contro gli ERETICI del sistema neo liberista !


Waco,la strage che sconvolse l'America
A otto anni dal massacro ordinato dal governo Usa che uccise settantasei religiosi in un ranch texano,un libro si interroga sulle reali cause di quell'atto che inorridì il mondo.
di Alberto Mingardi
MILANO -Ci sono tragedie che passano silenziose,lontane dai clamori,stemperate da una stampa complice e da un governo corrotto.E' il caso del massacro di Waco,19 aprile 1993.Molti di noi hanno ancora negli occhi le immagini fugacemente trasmesse dai telegiornali,quel ranch in fiamme,quei fumi di morte targati Fbi.

Ci è stato spiegato, all'epoca, che i settantasei davidiani (seguaci, cioé, dell'improvvisato Messia David Koresh) se l'erano voluta. Avevano in mente di organizzare un suicidio collettivo, in preda a follia millenaristica. A evitare loro l¹imbarazzo di far da sé, ci ha pensato il Federal bureau of investigation, "suicidandoli" direttamente.
L'ordine fu firmato dalla ministra Janet Reno, con la complicità di Bill Clinton. Di quei settanta poveretti, una ventina erano bambini. Su un caso del genere, in America non potevano non divampare le polemiche; e fa un ottimo servizio al lettore italiano Stampalternativa che ha pubblicato questo Waco, una strage di stato americana (a cura di Carlo Stagnaro). Un volume agile ma ricco, frutto di un lavoro di ricerca minuzioso che ci consegna il ritratto sconcertante di una sconfitta dei diritti civili e delle libertà.

Non che non vi siano tracce di follia nella bizzarra confessione del profeta Koresh (traslitterazione ebraica di Ciro), la cui genealogia religiosa arriva fino al patriarca William Miller - bisnonno dei Testimoni di Geova. Avventista eretico, Koresh (all'anagrafe Vernon Wayne Howell) era nel mirino dell¹Fbi sin dai primi anni Novanta.

In particolar modo, la sua comunità di Mount Camel è presa di mira dal Bureau of Alcohol, Tobacco and Firearms. I davidiani sono accusati di tutte le possibili efferatezze, dall'abuso di minori alla detenzione di droga: ma, dopo le prime indagini, si rivela un castello di sabbia. L'ipotesi di un'azione legale contro il predicatore texano viene presto archiviata, ma qualcuno all'Fbi evidentemente non ha in
simpatia questa enclave di eretici. Così, a dispetto del buon senso, il BATF decide di sferrare un attacco alla setta, imbastendo un raid che si rivelerà poi l'episodio più sanguinoso della recente storia americana.

Tutto ha inizio il 28 febbraio 1993 - e sarà un assedio lungo cinquantuno giorni. Con, quel che è più grave, il tacito assenso della Presidenza degli Stati Uniti: alle azioni partecipa Delta Force, l'esercito privato alle dipendenze della Casa Bianca, noto per il pugno di ferro senza guanto di velluto. La tragedia raggiunge l'acme il 19 aprile: dopo un mese e mezzo di embargo - con il neppure celato tentativo di prendere il nemico per fame - l'Fbi prima gassa a dovere il rifugio dei davidians, e poi fa irruzione.
Settantasei morti.
"Le aggressioni violente dello stato contro le persone che esso disapprova sono assai comuni ed endemiche, scrive nell'introduzione l'esule russo Vladimir Bukovskij. Bukovskij, in quel paio di pagine riservate alla sua testimonianza, passa dal generale al particolare, spiega come Waco sia stato solo il primo campanello d'allarme. I governanti del mondo d'oggi appartengono a una nuova generazione di dittatori ideologici.

E nessuna utopia è completa senza i suoi gulag". Giustamente, Bukovskij ricorda che "i responsabili degli orrori di Auschwitz e Kolyma non erano marziani, e molti di loro erano convinti di agire per il bene dell¹intero genere umano". Waco, una strage di stato americana rende conto del nuovo volto della banalità del male (così la definì Hannah Arendt), tanto più inquietante dopo che è emerso in un Paese che sembrava passato indenne attraverso il secolo dei totalitarismi.

A cura di Carlo Stagnaro
Waco: una strage di stato americana,
Stampalternativa,Viterbo,2001,
pp.128,lire 15.000

P.S.: IL POTERE DA SEMPRE CONSIDERA LA LIBERTÁ SOVVERSIVA:
SIA COMUNQUE ESSA UNA FORMA DI EMANCIPAZIONE POLITICA ECONOMICA E/O SPIRITUALE DAI MODELLI IMPOSTI DAL SISTEMA DI TURNO.

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Allora, come si concilia questa grande bontà d'animo con 86 omicidi premeditati ?
by gli u$a campioni di iniquità Monday, May. 31, 2004 at 5:22 PM mail:

Allora, come si conc...
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Altro che liberatori del Mondo.
Politici u$a politici nazifascististanlini$ti.

Il 28 Febbraio 1993, a Waco, in Texas, Stati Uniti, un gruppo di agenti dell'ATF (Alcohol, Tobacco and Firearms) bureau, cioè l'ufficio statunitense preposto al controllo di alcool, tabacco ed armi da fuoco, attaccò con le armi la comunità religiosa guidata da David Koresh, alla ricerca di armi illegali. Ne seguì un conflitto a fuoco ed un assedio di 51 giorni, che si concluse con l'uccisione di quattro agenti dell'ATF e di 86 seguaci di Koresh, compreso lui e 24 bambini.

Assistendo al film "Waco - il giorno del sacrificio", di Dick Lowry, che ne racconta in modo non so quanto romanzato e fazioso, ma sicuramente incompleto (manca interamente l'assedio e il massacro finale), la vicenda, una delle scene mi ha colpito: quella in cui il capo dell'ATF raccomanda ai propri commilitoni di impedire che qualche appartenente alla comunità inghiotta del cianuro, affermando "Dobbiamo proteggere quei poveracci anche da loro stessi".

Affermazione questa indice di grande bontà d'animo.
O no?

Poi, però, il medesimo parte alla carica e uccide il fondatore della setta ed altri 85 adepti, dopo un assedio senza pietà durato 51 giorni.

Allora, come si concilia questa grande bontà d'animo con 86 omicidi premeditati o, se non premeditati, almeno prevedibili?

E' stato in quel preciso momento che, con un effetto istantaneo di "deja vu", mi è tornata alla mente Donna Prassede. La vicenda è nota a gran parte dei lettori italiani, probabilmente poco agli altri. Mi scuseranno i primi se mi dilungo un attimo per i secondi.
Tutto nasce dal genio di Alessandro Manzoni, creatore di quello stupendo monumento letterario che risponde al nome de "I promessi sposi". Sebbene nella trama non ci siano differenze significative, rispetto ad una biquotidiana "soap opera" televisiva, la godibilità dell'opera nasce dall'abilità e dalla profondità con cui il buon "Sandro" riesce a introdurre magnificamente i personaggi, la loro epoca (1630) e, insieme, l'eternità della natura umana.
Donna Prassede (capitolo XXV e seguenti) è un personaggio minore, moglie di Don Ferrante, uomo dalla cultura tanto vasta quanto inutile, che ospita per un certo periodo di tempo la povera Lucia, insidiata dal ricco prepotente Don Rodrigo ma in realtà promessa sposa dell'altrettanto povero Renzo.
Perché questo ricordo letterario? Perché Donna Prassede tormenta Lucia, credendo Renzo un malandrino, affinché lei lo lasci. Insiste continuamente, nonostante le sue prediche provochino continue crisi di pianto a Lucia, perché, e questo è il punto, si sente in diritto di beneficare Lucia anche facendola soffrire e si sente in diritto di giudicare non solo ciò che sia bene per sé, ma anche quel che sia bene per Lucia.
Atteggiamento questo di un'arroganza sconfinata e di una pericolosità senza pari. E' da personaggi di questo genere che l'umanità può attendersi i peggiori deliri di violenza.
Mentre c'è la speranza che un criminale cosciente del male che compie si possa anche pentire, o almeno non si comporti in maniera autolesionistica per compierlo, un criminale fanatico convinto di compiere il bene non si pentirà mai.
Non dobbiamo andare lontani, per pescare gli esempi in proposito. Basta sfogliare ancora i Promessi Sposi. Ci sono altri due caratteri criminali esemplari. L'uno, il piccolo criminale (benché gentiluomo...) Don Rodrigo, esercita violenza su Lucia per imporle i suoi desideri lascivi e fatui e non si pente del male che si rende conto di compiere. L'altro, l'Innominato, criminale ben più grande del precedente e da lui invocato, esercita ugualmente violenza su Lucia, ma proprio il fatto che se ne renda conto permette che il germe della conversione cristiana si sviluppi e sbocci in lui.
Questo procedimento è assolutamente impossibile in Donna Prassede.
Come acutamente nota Manzoni:
"Se donna Prassede fosse stata spinta a trattarla in quella maniera da qualche odio inveterato contro di lei, forse quelle lacrime l'avrebbero, tocca e fatta smettere; ma parlando a fin di bene, tirava avanti, senza lasciarsi smovere: come i gemiti, i gridi supplichevoli, potranno ben trattenere l'arme d'un nemico, ma non il ferro d'un chirurgo".
Essa è sicura di essere nel giusto (pur sbagliando) e compie i suoi piccolissimi delitti senza speranza alcuna di ravvedimento o di conversione. E' certa di fare del bene a Lucia ed è disposta a farlo anche facendola soffrire continuamente. E' Donna Prassede il peggiore dei criminali dei Promessi Sposi. L'unico sicuramente inguaribile, l'unico che, in altre circostanze, non esiterebbe a distruggere il suo prossimo.
Per redimerlo.

Poco importa se la frase iniziale sia stata veramente pronunciata. Se non è vera, essa è verosimile. Il capo degli agenti dell'ATF che attacca con le armi i suoi "beneficati" è l'emblema delle Donne Prassede al governo di quasi tutti gli Stati, in questo caso gli Stati Uniti. E' la "longa manus" della Presidentessa delle Donne Prassede, il Bill Clinton che si è assunto personalmente la responsabilità dell'attacco di Waco e degli 86 omicidi che ne sono conseguiti. Come Donna Prassede, potrebbe distruggere ancora 86, 86.000 o 86.000.000 di persone. Per impedir loro di fabbricare, detenere od usare privatamente le armi che egli ha deciso di rendere illegali.
Per redimerle.
O, se preferite, "Per difenderle anche da loro stesse".

Un cucchiaio è un oggetto di uso comune. Eppure molti detenuti hanno sperimentato nella loro carne che, appiattito e pazientemente affilato, può essere trasformato in un micidiale coltello. E' malvagio il cucchiaio (anche trasformato in arma) oppure è malvagia la violenza ingiustificata di chi ne intende fare un uso criminale?
Le armi non sono cattive in sé. Soltanto il loro uso può esserlo, se volto al crimine. La loro fabbricazione, detenzione ed uso non lo sono, se non volti al crimine. Dunque qualsiasi legislazione (o, in generale, qualunque azione) che proibisca un uso criminale delle armi è legittima, ma solo in quanto proibisce il crimine, non in quanto probisce le armi. Al contrario, se la legislazione proibisce la fabbricazione, la detenzione e l'uso non criminale delle armi, allora è la legislazione che diventa criminale, così come diventa criminale il legislatore, il magistrato e l'agente di polizia che l'applica.
La domanda che viene spontanea è allora: qual è la definizione di crimine? Lasciando una spiegazione più dettagliata ai volenterosi che vorranno leggersi "L'Anticostituzione", altrove riportata integralmente, si definisce Crimine una violazione dei diritti naturali di ogni uomo, come formalizzati nei Principi Primi: "Nessuno ha il diritto di violare l'altrui diritto di disporre del proprio corpo e dei propri beni". Cioè, è crimine qualsiasi violenza portata contro un'altra persona, è crimine qualsiasi violenza portata contro i suoi beni. Ne consegue che qualsiasi altro comportamento non è un crimine.


Come non lo è la fabbricazione di armi, perché ciascun uomo libero può utilizzare la propria persona ed i propri beni per costruirsele.
Come non lo è la detenzione di armi, perché ciascun uomo libero può utilizzare i propri beni per acquistare le armi costruite da un altro uomo libero.
Come non lo è l'uso non criminale delle armi, perché anch'esse sono un bene che può essere gestito e goduto da chi le ha legittimamente costruite od acquistate. Si noti l'avverbio "legittimamente" e non "legalmente". Infatti, come sopra notato, se una legge proibisce costruzione, detenzione ed uso non criminale di alcune armi, essendo messa in atto con la violenza o con la minaccia della violenza, contro persone che non hanno commesso crimini, diventa essa stessa criminale.
Le persone che vivevano nella comunità di David Koresh a Waco lo facevano in modo anticonformista, probabilmente rivoltante per molti lettori di queste righe. Tuttavia esse erano là di loro volontà, e non risulta che sia stata effettuata violenza su chi se ne fosse voluto andare. Pertanto nessuna Donna Prassede aveva il minimo diritto di esercitare violenza - e violenza omicida - su di essi per impedire loro di vivere come preferivano. Nessuna aveva il diritto di impedire loro di detenere qualsiasi genere di arma, illegale o legale, fintantoché essi non l'avessero usata, cucchiaio affilato o mitragliatrice, per esercitare violenza contro i diritti naturali di un'altra persona.

I seguaci creduloni di David Koresh non avevano assaltato la sede dell'ATF per costringerne i membri a seguire le proprie opinabili idee. Al contrario, sono stati gli agenti dell'ATF ad attaccarli con le armi per costringerli a seguire le proprie, o quelle per cui sono pagati dallo Stato.
Dunque non erano i Davidiani i criminali, ma lo erano gli agenti dell'ATF.
Pesci piccoli, questi ultimi, perché i mandanti di quell'omicidio si trovano molto più in alto, nella piramide del comando, negli Stati Uniti ed altrove, e come Donna Prassede, sono tuttora convinti che fosse loro diritto rischiare la vita dei propri dipendenti dell'ATF per assassinare chi voleva vivere a modo proprio, senza danneggiare alcun altro.
Non solo sono convinti di ciò, ma, come Donna Prassede, sono convinti di essere giudici infallibili, e non si fermerebbero di fronte ad un nuovo massacro. Anzi, lo stanno preparando. Basta loro una semplice legge...

Ma, attenti, Donna Prassede può vivere anche dentro di noi. Vivrà dentro di noi ogni volta in cui ci ergeremo a giudici dei privati comportamenti del nostro prossimo. Pronta a sgusciare fuori di noi come un mostro sudicio e infame, quando noi agiremo per obbligare, con la violenza nostra o della legge, qualcun altro a vivere secondo i nostri dettami.

La tragedia di Waco ci insegna molte cose.

Ci insegna che non sempre la legge è giusta e che l'illegalità è ingiusta.
Ci insegna che è semplice convincere un popolo incapace di critica che l'omicidio è in realtà amore per il prossimo, e che l'altruismo consiste nell'esercitare violenza sull'altro.
Ci insegna che spesso i criminali peggiori siedono ai primi posti della nazione, e non sono nascosti nelle fogne, pur meritandole.
Ci insegna che non è con la legge, che essi hanno creato a propria difesa, che potranno essere un giorno puniti. Nel caso di Waco, non è grazie alla legge che Bill Clinton finirà sulla sedia elettrica, che è invece toccata a persone con molto meno di 86 omicidi sulla coscienza. Resterà impunito.
Ci insegna che non ci dobbiamo attendere la libertà da chi ha tutto l'interesse a togliercela e che, per ottenerla, gli uomini che vogliono essere liberi dovranno combattere la battaglia della vera giustizia: quella per l'affermazione del diritto di ciascuno di essere libero, di perseguire "la ricerca della propria felicità", o, espresso in altri termini, "di disporre liberamente della propria persona e dei propri beni".
Infine, e soprattutto, ci insegna che non vi potrà essere pacifica coesistenza tra gli uomini finché gli stessi non si abitueranno a tollerare che gli altri vivano nel modo che essi, con il libero arbitrio di esseri deboli ma irripetibili, fallaci ma degni di ogni rispetto, hanno scelto per sé.

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I morti di Waco - Waco victims
by a nome di tutti loro Monday, May. 31, 2004 at 5:24 PM mail:

Abigail Martinez 11
Aisha Gyarfas 17
Allison Monbelly 31
Alugard Martinez 15
Audrey Martinez 13
Beverly Elliott 30
Bobbie Koresh 2
Chica Jones 1 - Twins
Conway LeBleu 31
Crystal Martinez 3
Cyrus Howell 8
David Jones 38
David Koresh 33
Dayland Gent 3
Diana Henry 28
Doris Fagan 51
Floricita Sonobe 35
Floyd Houtman 61
George Bennett 35
Gregory Summers 28
Hollywood Sylvia 2
Isaiah Martinez 4
James Riddle 32
Jaydean Wendell 34
Jeffrey Little 31
Jennifer Andrade 19
John McBean 27
Joseph Martinez 8
Judy Schneider 41
Julianne Matthews ?
Julitte Martinez 30
Katherine Andrade ?
Lisa Fagan 24
Lisa Farris 24
Lisa Martin 13
Little One Jones 1 - Twins
Livingstone Malcolm 26
Lorraine Sylvia 40
Margarida Vaega 47
Mark Wendell 37
Mary Jean Borst 49
Mayannah Schneider 3
Melissa Morrison 6
Michael Schroeder 29
Michelle Jones 18
Neal Vaega 38
Newborn Baby Gyarfas
Nicole Gent 23
Nicole Little 24
Novellette Hipsman 36
Pablo Cohen 28
Page Gent 1
Paulina Henry 24
Perry Jones 64
Peter Gent 24
Peter Hipsman 28
Philip Henry 22
Rachel Jones 24
Rachel Koresh 26
Rachel Sylvia 13
Raymond Freisen 77
Rebecca Saipala 24
Robert Williams 27
Rosemary Morrison 29
Sandra Hardial 27
Scott Sonobe 35
Serenity Jones 4
Shari Doyle 18
Sheila Martin 15
Sherri Jewell 42
Sonja Murray ?
Star Howell 5
Startle Summers 1
Stephen Henry 26
Steve Schneider 43
Steven Willis 33
Susan Benta 30
Teresa Noriega 48
Todd McKeehan 29
Vanessa Henry 19
Wayne Martin 42
Winston Blake 28
Yvette Fagan 32
Zilla Henry 55

Che cosa hanno mai fatto loro,per meritarsi una delle morti PEGGIORI che io conosca:ardere VIVI?Qual'é stato il loro PECCCATO?
DISOBBEDIRE AL SISTEMA dico io !!!
HANNO PENSATO,SOGNATO AUTONOMAMENTE;SBAGLIANDO FORSE ma non é forse detto che sbagliando si impara?Guardate un pó quanti sono e guardate un pó le loro alle loro etá ...
Non volevano dipendere da ció che il sistema voleva imporre loro sin da giovane etá:
Coca Cola
Fumetti Walt Disney
Hiper Mercati
Hollywood
BlockBuster
Gadget e giocattoli vari
cibarie da supermercato
e cosí via su questa 'dorata' strada ...
In una 'intervista' se gli si vuole comunque dare un 'nome' alla CNN un 'testimone' si dichiarava soddisfatto della loro morte perché sentite che cosa ha dichiarato:"I bambini non andavano mai al Mc Donald o al Cinema,le famiglie non affittavano mai film XXX al BlockBuster(film porno)e nessun andava MAI(detto con enfasi di gesti sguardo & voce!!!) agli ipermercati:ma allora che CAZZO vivevano a fare.Tanto vale morire!!!"
Vi sembra democratico?
Voi che opinate?

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.
by . Monday, May. 31, 2004 at 5:26 PM mail:

...una cosa buffa che quasi nessuno sa e che "Naswcita di una nazione" di Griffith, film manifesto del Klan fu prodotto da un ebreo: tale Meyer che poi divenne Metro Goldwin.M.

comunque è un thread un pò puzzolente...

Ma è il vero Child quello che sbraita in quel modo?

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bell'articolo davvero
by a morte i wasp Monday, May. 31, 2004 at 5:27 PM mail:

bell'articolo davvero, complimenti. comunque io penso che piuttosto che una banda di dittattori ideologici siano una masnada di briai e deficienti che si possono mettere in difficoltà facilmente. che se ne dica o no, il re è nudo, ma nessuno lo vede o non ci crede. ciao e ancora complimenti

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canzoni dedicate alla strage di Waco
by Little Tonno Monday, May. 31, 2004 at 5:33 PM mail:

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1. Waco
2. I Can't Fight This Feeling
3. Shoot Me
4. Stray Dog Stagger
5. Ruby Ridge
6. What About Me?
7. Victim of Society
8. The Harbinger
9. Hindsight's 20/20
10. One Stormy Night



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Pazzesco!
by ACTIONS TO TAKE IN SELF-DEFENSE Monday, May. 31, 2004 at 5:39 PM mail:

TUTTE ma dico TUTTE le amministrazioni NordAmericane questo sito le considera criminali: leggetelo e VISITATELO e scoprirete il perchè !

http://murderoususjudges.com/selfdefense.html




ACTIONS TO TAKE IN SELF-DEFENSE:
a.) You can make some cash and move to paradise by:

Placing a bet to WIN A BRIBE
by correctly estimating the amount of money AOL Time Warner's CEO Levin might have paid to U.S. judge James M. Ideman to repeatedly break the law, and to organize the murder of Mr. Fodor.

A tip: CEO Levin made over 150 million dollars last year alone for successfully manipulating corporate papers, while U.S. taxpayers paid judge Ideman's salary of about $136,000 a year.


Click here to place your bet!



BOYCOTT AOL TIME WARNER Inc.'s stock, products and services. Why would you give your money to CEO Levin's company? So that splendid Gerald M. Levin can carve out for himself a couple of hundred million dollars more from your money?

You should perhaps cancel your AOL subscription. Check out something else rather then pay to watch a Warner Bros. or New Line Cinema movie. Fox News Channel and MSNBC are far superior to CNN. Time Magazine has great competition too. Sell your AOL Time Warner stocks, and don't invest with funds holding such stocks.



b.) You can make our country a better place to live in by:

Sending a petition to the The International Criminal Court. This is necessary because U.S. President George Bush has refused to exercise his Constitutional duties to investigate and prosecute U.S. Judge James M. Ideman and others in spite of 3,500 signed petitions from Americans. Check back soon to submit your request to the International Criminal Court once we have determined the proper procedures.

History showed us how American prosecutors were eager to put Nazi-era German judges on trial in Germany for destroying countless lives. There would be no "only a couple of atrocities" defense. A German judge who knowingly sentenced even one innocent Jew to death was guilty in the eyes of the American prosecutors and judges at the "Justice Trial in Nuremberg", and some of them sentenced to life.
See: (U.S.A. v. ALSTOETTER ET AL. 3 TWC 1 [1948])
Therefore, it is difficult to see how could President Bush refuse to seek prosecution of murderous U.S. judges and AOL Time Warner CEO Gerald M. Levin who conspired to murder one innocent member of the American public while claiming that his Attorney General is:




"Committed to confronting injustice by leading a professional Justice Department free from politics, defined by integrity and dedicated to upholding the rule of law".

Unless President Bush's Attorney General's mission statement is pure propaganda, his Justice Department cannot shield murderous U.S. Judges Ideman, Wallace, Pregerson, Noonan, Stone, Hatter, and Snyder from criminal prosecution claiming the benefit of the doctrine of judicial immunity.
American prosecutors contended during the "Justice Trial in Nuremberg":




"The doctrine that judges are not personally liable for their judicial actions is based on the concept of an independent judiciary administering impartial justice. Furthermore, it has never prevented the prosecution of a judge for malfaisance in office."

It is equally unthinkable that Adolf Hitler, should he have survived the war, would be let go free by the U.S. Prosecutors.


Hitler's legal philosophy was summed up in Nuremberg:


"The judge in principle bound by the law. The laws are the orders of the Fuehrer."

The same is true regarding the relationship between AOL Time Warner's CEO Levin, and the murderous U.S. judges named herein.
U.S. judge Ideman even admitted in a court document that he authorized CEO Levin to reverse his earlier rulings, and U.S. judge Ideman allowed CEO Levin to extort from Mr. Fodor hundreds of thousand dollars under the color of law and the authority of the U.S. Federal courts.

And just as Hitler ordered Nazi judges to modify their judgments, and sentence innocent people to death, AOL Time Warner CEO Levin corruptly influenced U.S. judge Ideman to organize the murder of Mr. Fodor in retaliation for Mr. Fodor's efforts to to share the story of this scandal with the American people.

You might ask how could Janet Reno's Justice Department and the FBI let murderous U.S. judges and CEO Levin to "get away with murder" in total impunity?

While murderous gangsters such as Gerald M. Levin are allowed to corrupt the political process with the power of their money and the influence of the media companies they control, shallow and sold-out men such as Bill Clinton will be elected U.S. Presidents.

Such Presidents and their Attorney General will tolerate mayhem and murder just as President Clinton condoned the Waco Holocaust by refusing to accept Janet Reno's resignation for the murder of innocent Americans, and stated Waco was just that:




"....some religious fanatics murdered themselves"
in order to protect a social order benefiting the rich and the powerful such as AOL Time Warner CEO Gerald M. Levin.
While the political process won't be purged of the influence of Gerald M.Levin, and similar powerful crooks, there will always be disasters like the Holocaust in Waco, the mayhem at Ruby Ridge, and the murder of innocent Americans by federal law enforcement agents such as the failed attempt of U.S. Marshals to assassinate filmmaker Gyorgy Fodor. The only way to oppose such danger is for the American people to distrust government officials, limit their powers, and demand accountability. It is for us to request President Bush to seek prosecution and conviction of the murderous U.S. Federal judges and CEO Levin. Let's find out whether President Bush's Justice Department is heading down the same path as President Clinton's did, should they refuse to prosecute crimes involving the conspiracy to murder even one innocent American by U.S. Federal law enforcement.


Get FREE BUMPER STICKERS to spread the word, and show your courage to stand up for our freedoms! The more people who will join us in this fight, the more likely we will succeed.


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Stay in touch and check out regularly our SITE UPDATES http://murderoususjudges.com/updates.html#update for news and current events.


CLICK HERE http://murderoususjudges.com/petition.shtml TO SEND YOUR PETITION TO PRESIDENT BUSH!

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Quest’ipotesi potrebbe produrre la scintilla di un’autentica guerra mondiale
by Come si concluderà questo scontro Monday, May. 31, 2004 at 7:37 PM mail:

Bush e l’ideologia Wasp

Il rampollo della famiglia di petrolieri a stretta osservanza Wasp (White Anglo Saxon Power) è imbevuto di ideologia americana. Per lui, e per la sua intera Amministrazione, quella Globalizzazione di cui tutti parlano altro non è, né può essere, se non la manifestazione del primato americano nel mondo.
Vi sono altri modi di intendere la Globalizzazione, modi autenticamente mondialisti e cosmopoliti; secondo tali concezioni l’America è in ultima analisi la potenza militare e poliziesca atta a garantire un preciso sistema di vita e votata ad assicurare la spartizione dei proventi dei traffici internazionali.
A prima vista le due filosofie si assomigliano molto, se non altro nei loro risvolti pratici immediati, ma in realtà le differenze sono notevoli.
Per il Mondialismo clintoniano, ad esempio, gli Usa rappresentavano lo strumento di imposizione del sistema liberal e del politicaly correct: Clinton ha provato a svolgere il ruolo di imperatore del mondo con la benedizione dei santoni sessantottini e con l’avallo delle multinazionali.
Quella di Clinton non è stata la prima amministrazione incondizionatamente mondialista ad insediarsi alla Casa Bianca, la precedette il team del Presidente Carter il quale, però, diede al suo operato un taglio più conservatore; anche per lui gli Usa erano uno strumento per assicurare un disegno cosmopolita, ma si trattava di una specie di illuminismo capitalista non di un messianismo puritan-progressista come è stato invece il caso del penultimo Presidente.
Per Bush Jr, come per suo padre, la Globalizzazione è invece uno strumento del primato americano; può sembrare una bazzecola ma si tratta invece di un vero e proprio rovesciamento di valori. Con Clinton o Carter, per intenderci, la politica Usa era subordinata agli equilibri tra le principali congreghe di poteri forti (istituzionali e non), per Bush è esattamente il contrario, ragion per cui può mettere in discussione bellamente qualsiasi equilibrio predefinito se il suo patriottismo capitalista lo impone.

Il vertice APEC, Yalta del Pacifico

La chiave di lettura delle scelte militari americane, ovvero dell’attacco all’Afghanistan e della minaccia all’Irak, oltre che negli interessi economici, va perciò ricercata nell’interpretazione nazionalista ed imperialista di Bush.
Ragionando in questi termini egli non poteva che privilegiare due nodi strategici: Il Croissant d’or con le sue periferie petrolifere, su cui ci soffermeremo tra breve, ed il Pacifico che da un buon quarto di secolo si è trasformato nel luogo centrale della strategia mondiale, in chiave geopolitica, militare ed economica (per via del Triangolo d’oro, degli off shore, delle basi satellitari, nonché di una serie di minerali terrestri e marini).
Che agli inizi del decennio ottanta il centro dell’interesse mondiale avesse cambiato di oceano lo capì prontamente Gorbaciov che avviò un’ambiziosa ristrutturazione durante l’opera di liquidazione dell’impero sovietico, cercando di tramutare quest’ultimo in potenza a vocazione pacifica (nel senso di mare).
Il suo disegno fu stroncato dall’avvento di Eltsin, autentico bancarottiere della potenza russa, ma, sia pur rivisto e corretto, è stato ripreso oggi da Putin.
La Cina intanto, essendo riuscita a sposare perfettamente la dittatura comunista e l’autorità terrorista con il capitalismo puro, ha acquisito un’importanza commerciale e militare di primissimo livello.
Il che ha iniziato a produrre attriti con gli Usa (il bombardamento dell’ambasciata cinese di Belgrado, la cattura dell’aereo spia americano in Cina, la presenza delle flotte Usa a largo del continente giallo, la collaborazione militare offerta pochi mesi fa da Pechino ai Talebani).
Intanto il fallimento delle economie liberalizzate e delle borse del Pacifico ha privato l’economia Usa di una serie di entrate preziosissime e, soprattutto, ha contribuito a gettare il Giappone in piena deflazione, rilevante concausa dell’attuale recessione americana.
L’intervento sul Pacifico è divenuto perciò una necessità di primaria importanza per il Pentagono.
L’imperialista Bush, il nazionalista Bush, prova così a fare la sua rivoluzione, una vera e propria modifica radicale della politica estera americana che si fonda su due obiettivi: la regionalizzazione ed in una certa misura l’abbandono a se stesse delle zone dell’Atlantico e la concertazione, da Primissimus inter pares, con le altre superpotenze (Cina e Russia) di un nuovo equilibrio mondiale fondato sul Pacifico.
Un equilibrio che si preannuncia difficile: la Cina, difatti, è avviata ad uno sviluppo economico e militare che pare destinato a lanciarla in rotta di collisione con l’America.
Putin dal canto suo, movendosi da grande statista, sta tentando di far assurgere la Russia a livelli adeguati alle sue potenzialità e pertanto, oltre che al Pacifico, guarda ad ovest, in Europa, avendo tra l’altro dalla sua uno stretto rapporto finanziario con la Germania.
L’equilibrio perseguito da Bush potrebbe così rivelarsi fonte di un nuovo squilibrio, assolutamente devastante.

Afghanistan e Croissant d’or

L’intervento militare americano contro i Talebani si inscrive nella dottrina imperialista della dinastia Bush: è infatti destinato a produrre un accordo internazionale tra potenti ma anche a creare preventivamente un cuneo americano tra l’impero russo e la Cina.
Esso è dettato da ragioni puramente economiche, che andremo a ricapitolare, ma è volto anche a mettere in riga gli alleati occidentali più scomodi: Israele che Bush vorrebbe subordinare e l’Inghilterra che lo stesso Bush, Blair e l’avvento dell’Euro sembrano risucchiare inesorabilmente, almeno in chiave di influenza finanziaria, nel settore del Pacifico.
Per riconoscere il tentativo di introdurre un cuneo tra Russia e Cina è sufficiente uno sguardo ad una cartina geografica; in quanto alle motivazioni economiche dell’intervento in Afghanistan è chiaro che queste sono un po’ meno comprensibili senza una ricostruzione accurata.
L’Afghanistan è ricco di minerali, fra cui i lapislazzuli, e di gas naturali. Recentemente sono stati scoperti dei giacimenti d’oro nero, ma, soprattutto, il Paese rappresenta l’unica via d’accesso disponibile agli Angloamericani verso la regione dei pozzi di petrolio dell’antico impero sovietico. Ragion per cui diviene automatico concludere che l’intervento armato in quelle terre si inserisce in un più vasto disegno di controllo delle risorse petrolifere, che va da Bassora fino al Caucaso.
Il petrolio, e soprattutto il controllo dei pozzi, spiega molto ma non tutto.
Dal papavero afgano si produce oppio da eroina; ultimamente questa produzione ha ricoperto il 75% del fabbisogno mondiale assurgendo ad un ruolo chiave nella narco-economia.
Ed è opportuno tenere a mente che la narco-economia rappresenta da sola oltre un terzo dell’intera economia mondiale, garantisce la floridezza del sistema bancario internazionale e da oltre venticinque anni assicura la stabilità dell’economia capitalista. Il narcotraffico ed il narcoriciclaggio sono oramai voci non ufficiali ma universalmente riconosciute e definitivamente consolidate dei bilanci nazionali.
Questi bilanci divengono a rischio se subiscono l’aggressione di una concorrenza non regolamentata. Difatti un improvviso intervento massiccio di produttori, di macrospacciatori e di centrali bancarie di riciclaggio non solo metterebbe in forse monopoli ed oligopoli consolidati ma interverrebbe a modificare prezzi e ricavi sul mercato, creando una pericolosissima inflazione.
Questo è proprio quanto sta avvenendo con il pullulare di mafie balcaniche, cecene, afroasiatiche che hanno portato scompenso nella spartizione razionale dell’economia degli stupefacenti.
Ultimamente i Talebani hanno interrotto la produzione di eroina. Ciò nell’immediato può rivelarsi salutare per i narcocapitalisti perché consente di far consumare agevolmente le eccedenze senza comportare una svalutazione dei prezzi, ma per essi è comunque imperativo che la produzione afgana venga un giorno sbloccata.
Per i magnati del narcodollaro è indispensabile che ciò avvenga non prima che le scorte siano state smaltite ma neppure dopo il loro esaurimento e, nell’accontentarli, Bush desidera che la produzione riprenda possibilmente sotto il controllo americano e non sotto quello angloisraeliano.
Il che, come vedremo oltre, comporta uno scontro di interessi tra Wall Street e l’accoppiata City-Tel Aviv per le quote di controllo del narcotraffico.
Un narcotraffico che, di per sé, domina lo scenario e detta i tempi di risoluzione della crisi.
Per questa ragione si spiega la litania ininterrotta che ci viene propinata dai portavoce di Bush per la quale si prevede una guerra di due anni contro il terrorismo; infatti una vittoria ottenuta in tempi più brevi o più lunghi potrebbe persino significare la banca rotta per la Finanza dell’eroina.
Va infine annoverato, tra i motivi materiali della strana guerra, il tentativo americano di uscire dalla recessione mediante economia bellica, un’economia che, en passant, arricchirebbe in misura considerevole numerosi membri del team della Casa Bianca.
Rammentiamo infatti che l’Amministrazione Bush è composta in egual numero di petrolieri, tra i quali lo stesso Presidente, e di industriali dell’armamento.

I luoghi di scontro: Pakistan, Mondo arabo e Palestina

Tutto questo prevede una ricomposizione dello scenario mondiale con una modifica dei ruoli e del perso specifico di molti alleati degli Americani.
Innanzitutto dell’Inghilterra, la quale, però, può ottenere ampia compensazione dalla partecipazione al controllo satellitare mondiale e dal rinnovato ruolo finanziario offertole nel Pacifico.
Quindi di Israele che, se perde l’appoggio americano e, soprattutto, la stretta complicità inglese nei traffici più scabrosi, rischia di ritrovarsi davvero a mal partito.
I luoghi di scontro, quelli in cui Bush e Sharon rischiano di scannarsi ma per i quali sono anche ipotizzabili sconvolgimenti e rovesciamenti interni in Gran Bretagna se non addirittura negli Stati Uniti, sono il Pakistan, la Palestina e le zone arabe del petrolio, particolarmente l’Iran e l’Arabia Saudita. Per reazioni a catena anche la Cina e l’India potranno assumere in seguito un ruolo destabilizzatore.
Partiamo dal Pakistan. Questo Paese islamico, dotato di bomba atomica, che vive in stato di conflitto perenne nei riguardi dell’India, è un prodotto storico della diplomazia inglese ed agisce sotto influenza britannica.
Allorché la ricomposizione dell’economia e della strategia mondiale avveniva sulla base del narcodollaro e del narcotraffico, la City non esitò a favorire il progetto del dittatore Zia Ul Haq
“a fare dell’Afghanistan uno stato satellite, al fine di assicurare la stabilità del fianco occidentale pakistano e di poter affrontare l’India senza temere d’essere presi d’infilata”.
Sicché durante la crisi russo-afgana, mentre gli Usa finanziavano ed armavano l’Alleanza del nord e capi clan guerriglieri come quel Massud che è stato assassinato proprio alla vigilia dell’attacco al Pentagono ed alle Torri, Pakistani ed Inglesi dal canto loro permettevano l’installazione dei Talebani in quello che da Islamabad viene considerato un “Paese satellite”.
E qui subentra un dato significativo che non deve sfuggire all’attenzione di un osservatore attento.
Proprio negli anni in cui la diplomazia inglese e quella pakistana congiuravano in Afghanistan,
Israele e la City contribuivano fattivamente alla costituzione di un sistema di narcotraffico alternativo rispetto a quello che con una certa dose d’ironia si potrebbe definire istituzionale, da sempre a gestione statunitense.
Detto traffico alternativo, che vedeva coinvolte le mafie colombiane ed italoamericane, transitava per la Spagna di Felipe Gonzalez per poi finire col tramutarsi in ricchezza finanziaria nella City.
Gli Israeliani, dal canto loro, fornivano specialmente il sostegno bellico, l’armamento e l’addestramento militare alle milizie di narcos.
Sulle ragioni di questa scelta da parte inglese e soprattutto da parte israeliana ci ripromettiamo di dilungarci prossimamente, spiegando come la sancita non convertibilità del dollaro in oro, nel 1971, la crisi del petrolio, nel 1973, ed il varo delle strategie Trilateral abbiano messo ripetutamente in pericolo la floridezza se non addirittura la sopravvivenza israeliana provocandone così una serie di reazioni formidabili.
Per ora basti considerare che, almeno a partire dalla metà degli Anni Settanta, Israele si è messa a svolgere un ruolo eversivo a tutto campo, giungendo non soltanto a stabilire contatti stretti e complicità affaristiche con la City, sua antica rivale, ma persino con alcuni nemici atavici, fra i quali alcuni gruppi fondamentalisti islamici.
Ciò non è sorprendente perché la dottrina estera israeliana è rivolta allo sconvolgimento del Mediterraneo e del Medio Oriente con tutti i mezzi, al fine di garantirsi la permanenza di quegli appoggi finanziari, spionistici e strategici che sono fondamentali per la sopravvivenza di uno stato coloniale e militare che vive isolato da tutti.
Il che ha spinto Tel Aviv a flirtare con il terrorismo fino a risultarvi coinvolto, direttamente (in Italia si pensi all’Argo 16 e ad Ustica) o indirettamente (stragi e Brigate Rosse).
Questa dottrina ha spinto gli Israeliani ad operazioni a dir poco spregiudicate, come ad esempio armare l’esercito iraniano o finanziare oleodotti in paesi musulmani, come il Turkmenistan.
E gli ha consentito di intrecciare relazioni, dirette o indirette, con gruppi arabi estremisti.
Il che, a scanso di equivoci, non significa che il fondamentalismo islamico sia stato o sia mai divenuto un fantoccio di Israele ma dimostra che spesso, tra i due soggetti conflittuali, è prevalso e prevale il cinismo della real politik nonché la consapevolezza di oggettive concordanze di interessi che li vedono, ad esempio, entrambi schierati contro Arafat.
Per effetto di questo eterogeneo sistema di alleanze, quindi, è lecito affermare che in Pakistan e nell’Afghanistan fino all’altro ieri vigeva di fatto un controllo angloisraeliano, determinato dagli intrecci comuni delle diplomazie e dei servizi segreti delle due potenze occidentali e, soprattutto, dal comune interesse nel narcotraffico alternativo, colà parimenti organizzato.
Ultimamente però, grazie al contributo di Blair oltre che, ovviamente, al ritiro delle sanzioni precedentemente comminate, gli Stati Uniti stanno ottenendo una mutazione d’influenza.
Ed è probabilmente questa la principale chiave di lettura della crisi afgana.
La cui soluzione annunciata è non a caso l’istituzione di una giunta di compromesso che garantirebbe il controllo americano tramite l’Alleanza del nord, quello inglese tramite gli integralisti moderati manovrati dal Pakistan e permetterebbe infine a quest’ultimo di garantire l’esistenza al suo fianco di un Paese satellite instabile e debole.
In questa soluzione a rimetterci sarebbero innanzitutto i Talebani, che sono stati traditi ed abbandonati a se stessi da Islamabad e da Londra, ed Israele che a causa del voltafaccia inglese perderebbe una fonte di ricchezza e di potere non indifferente.
Tuttavia gli Israeliani, taluni fondamentalisti islamici ed alcuni settori della City non solidali con il Premier britannico, se decisi a resistere, possono ancora intervenire, o favorendo un colpo di stato integralista in Pakistan, o provocando ad esempio una crisi acutissima fra quest’ultimo e l’India.
Un secondo fattore di scontro è localizzato nel triangolo petrolifero Irak-Iran-Arabia Saudita.
Il disegno della dinastia Bush è indissolubilmente legato al controllo dei pozzi di petrolio ed alla stabilità delle aree circostanti. Il che diviene condizione ancor più necessaria se si tiene conto che tra i soci della famiglia Bush troviamo vari Sceicchi Arabi, tra i quali anche alcuni familiari di Bin Laden.
A garantire la stabilità regionale ci pensò a suo tempo Saddam Hossein cadendo grossolanamente nella trappola tesagli dagli Americani. Con il pretesto di difendere il Kuweit e, insieme ad esso, gli interessi degli Emiri di ogni landa, Bush Sr. nel 1990-91 riuscì ad imporre la presenza transitoria (ma assai stabile) delle forze armate americane intorno ai pozzi.
Da quando si è però iniziato a sospettare che la successione di Clinton poteva essere appannaggio della famiglia Bush, alcune organizzazioni integraliste, fra le quali quelle che fanno effettivamente capo ad Osama, hanno cominciato a far pressioni su Re Fahd per obbligarlo a richiedere il ritiro delle truppe americane.
Ecco allora che proprio il rinnovato fantasma di Saddam consentirebbe a Bush di permanere in forze in Arabia Saudita, e questo fantasma, infatti, ci è stato puntualmente riesumato.
La cristallizzazione degli interessi sul Presidente irakeno, accompagnandosi al disegno di ristrutturazione in atto nella regione afgana, potrebbe produrre contestualmente il tentativo di attrarre anche l’Iran in un’orbita di cooperazione.
Tutto questo garantirebbe stabilità agli Americani ma assesterebbe un ulteriore colpo agli Israeliani, sempre più costretti a miti consigli e coatti a stringere accordi con gli Arabi, il che, se mai fosse eseguito, non comporterebbe solamente un notevole ridimensionamento strategico del ruolo di Tel Aviv ma anche l’assottigliamento di quelle sovvenzioni internazionali annue che rappresentano la vera ricchezza di un Paese che non produce altro che agrumi e tensioni terroristiche.
Per Bush diviene perciò di vitale importanza piegare contemporaneamente l’Integralismo islamico ed il Sionismo e consentire che si faccia la pace in Palestina.
Per Bush, ma non per Sharon.

Sharon contro Bush

Sharon, dal canto suo, è impegnato in una guerra contro il tempo.
Spera, ovviamente, che Bush finisca con l’incagliarsi in qualche ostacolo e con il perdersi in un disegno troppo ambizioso; e sicuramente fa molto di più che sperare.
Dalle parole di Bush si ricava infatti che l’Amministrazione americana lo considera in qualche modo corresponsabile del recente attacco all’America. L’ostilità reciproca si è accresciuta a tal punto che, per la prima volta in assoluto nella storia, una superpolizia insediata direttamente dalla Casa Bianca, nello stilare la lista delle organizzazioni terroristiche più pericolose su scala mondiale, vi ha inserito un gruppo israeliano cui ha dato il nome di Kah.
Ma Israele è un alleato degli Stati Uniti, quest’incongruenza che non può assolutamente essere casuale è perciò sorprendente e significativa al tempo stesso.
E per Tel Aviv è fonte di massima preoccupazione.
Tuttavia il Primo Ministro della Tsal ed i falchi sembrano far affidamento sul fatto che un Presidente Americano dura quattro anni, otto al massimo, mentre Israele deve vivere in eterno.
Poiché Bush è attualmente troppo impegnato in questioni strategiche della massima importanza per potersi curare efficacemente delle retrovie, i fanatici Sionisti sanno che le sue minacce di far intervenire colà una forza internazionale di pace che faccia rispettare le risoluzioni dell’Onu favorevoli ai Palestinesi non sono da prendere immediatamente sul serio.
Sharon pertanto nell’attesa anziché assumere un basso profilo, uccide, massacra, sottomette ogni giorno di più. Se Yahweh vuole, i Territori non verranno più restituiti, altrimenti le aggressioni di Sharon permetteranno a Peres di rinegoziare il ritiro da posizioni di forza, con molti chilometri in più da trattare strenuamente, centimetro per centimetro.
Se e quando l’onda d’urto americana si concluderà con successo, Israele dovrà cedere, ma intanto avanza ogni giorno di più, sulla pelle palestinese.
Ed ogni qualvolta sembra che si sia raggiunto un accordo pacifico, ecco che viene assassinato un politico israeliano (ma non da integralisti islamici, perché l’FPLP è un’organizzazione cristiana e marxista). Sicché Sharon, incurante delle migliaia di civili sterminati in solo un anno di governo, può fingere uno sdegno ingiustificato ed attaccare di nuovo.
E intanto gli Stati Uniti si ritrovano impelagati anche in un fronte interno, paralizzati dalla psicosi determinata dagli attentati all’antrace.

Come si concluderà questo scontro

Le incognite internazionali sono davvero troppe perché si possa pretendere di determinare con assoluta certezza l’evoluzione di una guerra che presenta non pochi connotati rivoluzionari.
Le ipotesi di sviluppo sono varie e diverse ed alcune di esse sono addirittura promettenti.
Ma se ci limitiamo a quel che riguarda specificatamente la soluzione del contenzioso israelo-americano diviene possibile sviscerare le soluzioni che sono, in effetti, relativamente limitate.
Poiché all’atto attuale è improponibile un ritorno di fiamma tra il Premier ebraico e la Casa Bianca, dobbiamo attenderci gli esiti di uno scontro senza quartiere.
Tra questi possiamo probabilmente escludere l’assassinio del Presidente Bush, che pure sembra essere stato ipotizzato lo scorso giugno.
Dietro di lui troviamo infatti un Vicepresidente, Cheney, che viene considerato più capace e determinato dello stesso Capo di Stato. D’altronde l’intera Amministrazione presidenziale è sostanzialmente compatta: l’unica via di uscita per chi vi si contrappone da posizioni di potere sarebbe perciò quella di indebolirla o tramite un grande insuccesso politico e militare o mediante uno scandalo.
E’ improbabile anche l’assassinio di Sharon che renderebbe troppo esplosiva la situazione israeliana, mentre è invece possibile che si giunga ad un rimpasto governativo con l’avvento di una dirigenza laburista che giocherebbe la carta dell’attendismo, in sequenza ed in complementarità all’attuale espansionismo.
Esiste infine un’ipotesi inquietante e tutt’altro che impossibile: di qui ad uno o due anni un Bush rafforzato potrebbe ritrovarsi a fare davvero la voce grossa contro un Israele ancora in mano a Sharon o ai suoi epigoni.
In tal caso, piuttosto che cedere, prima di piegarsi, costoro ricorrerebbero a qualunque soluzione.
Quest’ipotesi potrebbe produrre la scintilla di un’autentica guerra mondiale, che finirebbe col coinvolgere necessariamente anche la Cina, la Russia, l’India ed il Mondo islamico.

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WASP
by White Italic ComuniCatholicAnti+++ Monday, May. 31, 2004 at 7:39 PM mail:

White
Anglo
Saxon
PROTESTANTS

suck DICK

No, davvero, la P di WASP sta per Protestanti.
Essi sono Bruticativi.




White Italic Christ

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Buttiamoli giù
by child Monday, May. 31, 2004 at 7:42 PM mail:

Buttiamoli giù...
buttiamoligiubushberlusconi.gifp0bsyz.gif, image/png, 234x340

Sentite un pó che robba il dialogo di Bush alla Nazione Ario amerikana:lui e il padre non a caso sono a kapo di movimenti wasp!Forse,si insinua,anche di qualche loggia massonika e dello stesso Ku Kus Klan

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"Occidentale" sarà Lei !
by child's childness Monday, May. 31, 2004 at 7:46 PM mail:

L'IMPERO IN GUERRA CON SE STESSO

Tutti d'accordo: con la globalizzazione si afferma un nuovo tipo di guerra. Il "primo conflitto del XXI° secolo" non sarà fra stati-nazione. Ma questo significa molto più di quanto ci si immagina. di Roberto Bui (Wu Ming 1), 13-14 settembre 2001

1. "Occidentale" sarà Lei!

In questo favoleggiato "Occidente" che nessuno sa cosa sia ma che tutti gli aguzzini vogliono difendere, da un momento all'altro può scatenarsi un pogrom anti-arabo e anti-islamico. L'emergenza-terrorismo permette di gestire d'autorità la crisi dell'Impero. Crisi economica, di sovraproduzione, di legittimità. La "mano invisibile del mercato" ha l'artrite, e interviene il pugno di ferro.
Non c'è uno Scontro tra Civiltà l'una contro l'altra armate, bensì la crisi di un modello imperiale.

Tralasciamo il fatto che, a rigore, la civiltà europea e il cristianesimo sono di origine non-occidentale.
La stragrande maggioranza delle lingue "occidentali" poggia su basi accadiche e sanscrite. Radici e desinenze delle parole che usiamo ogni giorno vengono dall'Anatolia o da quell'area turanica che gli USA si preparano a bombardare. Il cristianesimo nasce come eresia del giudaismo e ingloba elementi di culti gnostici, mitraici, orfici, zoroastriani etc. Tralasciamo tutto ciò e occupiamoci di processi meno remoti.


Oggi nessuno ha ben chiaro cosa significhi "Occidente". L'espressione non coincide con un preciso emisfero del pianeta, ma vorrebbe riferirsi a un insieme di caratteristiche religiose, giuridiche, politiche, culturali, estetiche.
Eppure è arduo dire cosa sia la "cultura occidentale". Nessun aspetto della "nostra" cultura è rimasto immune da contaminazioni e trasformazioni. Uno degli innumerevoli esempi possibili: esiste ancora una "musica occidentale"? No. Nel corso del XX° secolo la musica euro-americana è cambiata irreversibilmente sotto la spinta del blues e del jazz, con le loro blue notes e scale non-pentatoniche di derivazione africana.


Con la "globalizzazione" neo-liberista "Oriente" e "Occidente" si ri-dislocano a macchia di leopardo, sul pianeta e dentro le città. Avviene la stessa cosa per il "Nord" e il "Sud" del mondo: dove cerchiamo la stella polare o la croce del sud quando mettiamo a confronto l'esistenza della una ricchissima élite di un paese asiatico con quella dei clandestini cinesi schiavizzati in uno sweatshop di pelletteria del Nord-Est italiano? O quella degli "uomini-talpa" delle fogne di New York con quella di un cortigiano del Brunei?


L'affermarsi di questo "Impero del peggio" ha reso inservibili le vecchie categorie. Ci troviamo di fronte a contraddizioni e uno sterminato numero di paradossi. Ornitorinchi concettuali, "scherzi di cultura".


I musulmani italiani sono "occidentali"? O non lo sono più perché hanno scelto "un'altra cultura"? O sono "occidentali"... "collaborazionisti"?
La domanda è mal formulata: dovrei chiaripe cosa intendo per "musulmani italiani". Anzi, cosa intendo per "italiani".
In teoria è "italiano" chiunque sia riconosciuto cittadino di questa Repubblica. Eppure definiamo "immigrati di seconda generazione" svariati connazionali nati e cresciuti in questo Paese. Nella definizione di una identità il "diritto del sangue" (camuffato da discorso "culturale") continua a prevalere sul "diritto del suolo": il linguaggio che usiamo tradisce la superstizione secondo cui sarebbe "italiano" (e, per traslazione, "europeo" e "occidentale") solo chi è diretto discendente di autoctoni . Ma nessuno può affermare, né tantomeno dimostrare, di non avere "immigrati" tra i propri avi. Mentre le migrazioni sono sempre esistite, l'autoctonìa è una pura invenzione: su questa Penisola si sono stabiliti etruschi, saraceni, normanni e decine di altri popoli, in un alternarsi di scorribande e invasioni. Al pari di milioni di miei connazionali, io ho remote origini etrusche. Gli etruschi, si sa, venivano dall'Asia Minore. Sono dunque un "immigrato medio-orientale di centesima generazione".


Chi vuole salvare in corner le categorie di "Occidente" e "occidentalità" afferma che "Occidente" significa anche e soprattutto un sistema "democratico e liberale". Sulla carta (le costituzioni formali etc.), lo Ius Soli prevale sullo Ius Sanguinis.

Fingiamo per un attimo che sia davvero così, anche nella costituzione materiale. Fingiamo che il razzismo non sia una delle più importanti forze all'opera per mantenere l'attuale divisione del lavoro, in Europa e nel resto del mondo. Dunque un cittadino italiano figlio di arabi, con nome arabo e di religione musulmana, è italiano a tutti gli effetti. Fin qui tutto bene. Al limite, mi potrò spingere fino a definirlo "europeo". Ma chi mi seguirà se affermo che costui è "occidentale"? A quel punto le argomentazioni si faranno involute, piene di paralogismi e sofismi: rientreranno dalla finestra elementi di Ius Sanguinis camuffati da discorsi sulla cultura e l'identità europea, si travestirà la Kultur da Zivilisation, etc.


Esistono dunque europei e americani "non-occidentali". Negli Stati Uniti la political correctness (chissà che fine farà adesso!) ha creduto di rimuovere il problema accostando le nazionalità: "Arab American" etc. Ma su quale delle due nazionalità cade l'accento? In tempi normali, si direbbe che cada su "American". Senz'altro oggi cade su "Arab". Mentre scrivo, in tutti gli USA si registrano aggressioni e intimidazioni. Dove non li si attacca, comunque li si guarda con diffidenza, perché non è chiaro da che parte schierarli nello "Scontro tra Civiltà".
Si teme che l'ornitorinco morda. C'è chi propone di bastonarlo preventivamente.


2. Now you know what it feels like

A caldo, Henry Kissinger dice che la risposta all'atto di guerra contro World Trade Center e Pentagono sarà "proporzionata", non si tratterà di una semplice "rappresaglia".
Kissinger è stato cervello e mandante di omicidi politici e colpi di stato. Il più famoso, curiosamente, ebbe luogo un 11 settembre. Martedì scorso era il 28esimo anniversario della presa del potere da parte di Pinochet. Nel frattempo, il generale non ha ricevuto alcuna risposta "proporzionata", anzi, ha ottenuto di poter morire nel suo letto.
Due giorni dopo, Edward Luttwak dice che vanno riconsiderate una volta per tutte le "priorità" e che nel rispondere all'attacco non ci si deve preoccupare troppo di "danni collaterali" e vittime civili.
Luttwak è stato il teorico e l'istigatore di diversi colpi di stato. Ci scrisse sopra una vera e propria "guida", Tecnica del colpo di stato (Longanesi, Milano 1979).
E' anche grazie alle "priorità" dell'Impero (e ai "danni collaterali" provocati in giro per il mondo) che oggi forze oscure, mafie de-territorializzate, banche e servizi segreti, esotici miliardari con le mani in pasta dappertutto possono contare su un vero e proprio esercito di disperati e fanatici disposti a fare i kamikaze.


Alcune "banalità di base":
nel 1978 e nel 1982 Israele, con l'appoggio incondizionato da parte degli Stati Uniti, invase prima il Sud del Libano poi l'intero paese, bombardò la capitale Beirut, uccise ventimila persone di cui l'80% civili, distrusse gli ospedali, praticò sistematicamente la tortura and so on. Sono accertate le responsabilità israeliane (in particolare del primo ministro Menahem Begin e del ministro della difesa Ariel Sharon) nelle ecatombi nei campi palestinesi di Sabra e Chatila, 15-18 settembre 1982: i miliziani falangisti controllati da Israele massacrarono metodicamente più di duemila civili, tra cui donne, vecchi e bambini. Sharon si giustificò parlando di "duemila terroristi". Oggi vediamo all'opera la stessa logica da pogrom, ma su scala globale.
La Risoluzione 425 del Consiglio di Sicurezza delle Nazioni Unite (marzo 1978) intimava a Israele di ritirarsi dal Libano immediatamente e senza condizioni. Israele la ignorò, come ignorò due successive risoluzioni dall'identico contenuto.
L'occupazione del Sud del Libano è durata ventidue anni, finché le difficoltà del governo Barak e - soprattutto - la resistenza degli Hezbollah non hanno causato il ritiro delle truppe israeliane. Poi ci si sorprende della facilità con cui gli estremisti islamici fanno proseliti.
Se esistono "stati canaglia" [rogue states], Israele è senz'altro tra i primi della lista per il numero di invasioni militari, attentati eseguiti in altri paesi, violazioni del diritto internazionale e dei diritti umani.
Ma nella lista "ufficiale" dei rogue states figurano solo i nemici di comodo dell'Impero, spesso ex-pupilli, creature della CIA apparentemente sfuggite al controllo.
E' grottescamente evidente la logica dei due pesi e delle due misure: nel 1990, pochi mesi dopo l'invasione USA di Panama (2000 civili morti nei bombardamenti), l'occupazione del Kuwait da parte del figlioccio rinnegato Saddam Hussein fu considerata un atto gravissimo contro la "democrazia", benché in Kuwait di quest'ultima non vi fosse traccia. Di contro, c'era un bel po' di petrolio.
Contro l'Iraq fu scatenata una grande offensiva militare che costò la vita a 200.000 civili. Durante quell'"operazione di polizia internazionale" si sperimentarono i proiettili all'uranio impoverito, più tardi usati anche in Jugoslavia. Centinaia di generazioni future continueranno a subire le conseguenze di questa follia.
Dalla fine della guerra, l'embargo imposto dagli USA, i continui bombardamenti anglo-americani nelle no-fly zones e la contaminazione dell'ambiente hanno provocato un numero incalcolabile di decessi. Nel Marzo 1999 una delegazione di sette Premi Nobel per la Pace visitò l'Irak. Ecco un estratto del loro resoconto:
<<Le esistenze di ventitrè milioni di cittadini iracheni sono state devastate dalla guerra del golfo, dalle sanzioni economiche di USA e ONU e dai continui bombardamenti USA/UK nelle "no-fly zones" settentrionali e meridionali. Tutto va in rovina: l'economia, le infrastrutture, il morale, la sanità, l'istruzione, la difesa militare e le telecomunicazioni. Secondo l'UNICEF oltre un milione di civili iracheni sono morti da quando sono state imposte le sanzioni nell'agosto 1990, e ogni mese muoiono 6000 bambini a causa della malnutrizione e di epidemie prevenibili. Oltre un milione di bambini sotto i cinque anni sono denutriti. L'acqua è talmente contaminata che i contagi non si fermano mai. Qualunque rimedio medico è reso inutile dalla contaminazione.>>
Qualche mese fa (marzo 2001) ha fatto scalpore la distruzione, da parte del regime dei Taliban afghani, delle due antiche statue di Buddha di Bamiyan (III°-V° secolo a.C.). Si è parlato di un attentato alla storia e alla cultura, ma quando gli USA bombardarono le vestigia di una civiltà millenaria, si lamentò solo un pugno di archeologi. Ecco l'opinione di Giovanni Pettinato, professore ordinario di assiriologia all'università La Sapienza di Roma e direttore della rivista Oriens Antiquus:
<<Gli statunitensi hanno battezzato la loro operazione Desert Storm. Ma altro che deserto! In Iraq ci sono oltre 10 mila siti archeologici, perlopiù ancora da scavare. La ziggurat di Ur porta i segni degli spari. Le voragini aperte dai missili hanno fatto affiorare quasi ovunque statue o tavolette. I clandestini vi si sono subito tuffati. Ma un censimento completo dei danni non è mai stato effettuato.>>

Nell'agosto 1998, in pieno "Sexgate", Bill Clinton fece bombardare il Sudan con decine di missili da crociera Tomahawk, mossa di dubbia legittimità costituzionale. Il principale bersaglio era un impianto farmaceutico. Secondo gli USA era di proprietà di Osama Bin Laden, e in realtà produceva armi chimiche. Secondo altre versioni, era proprio un impianto farmaceutico, e conteneva una buona metà delle scorte di medicinali dello stato africano. Si contarono decine di morti e feriti. Tutti civili. Molti governi protestarono. L'ONU avviò un'inchiesta, che gli Stati Uniti riuscirono a bloccare. Chi se ne ricorda più?


Nella primavera 1999 la NATO combattè contro la Jugoslavia una guerra vigliacca fatta senza mai toccare il suolo, troppo in alto per le contraeree, con nessun rischio da parte di chi attaccava. Come già in Iraq, si registrarono "danni collaterali", morti di civili colpiti nelle case o sui mezzi di trasporto, e contaminazioni ambientali come risultato del bombardamento di impianti chimici, farmaceutici etc. In quell'occasione fu coniato l'orrido ossimoro "guerra umanitaria". Il labile pretesto era la "pulizia etnica" in corso nella regione del Kosovo, con la minoranza serba intenta a perseguitare e uccidere la maggioranza albanese. Il numero delle vittime fu gonfiato fino all'inverosimile. Le scaramucce tra le due etnie erano veramente poca cosa a paragone, per esempio, del secolare sterminio del popolo kurdo attuato dalla Turchia (alleato degli USA). Inoltre, la NATO sostenne l'UCK, formazione nazionalista compromessa con la mafia albanese, coinvolta nel traffico d'armi e droga e zelante nella persecuzione della minoranza serba.

E come non mettere in conto tutti i morti causati dall'Accordo WTO sulle Barriere Tecniche al Commercio, dalle politiche del Fondo Monetario Internazionale, dall'ideologia neo-liberista che oggi mostra la corda?
Non c'è da sorprendersi che più di tre miliardi di persone siano oggi potenziali nemici degli Stati Uniti e diventino oceanico "brodo di coltura" per il nichilismo e il terrorismo. Non c'è nemmeno da sorprendersi che qualcuno si sia rallegrato per l'attacco al Pentagono e alle Twin Towers. "Si può fare!" è il lugubre messaggio di cui sono destinatari. Dopo tanti "civili di serie Z" annientatii da sofisticate tecnologie di morte, tocca a "civili di serie A" essere uccisi da bombe ready-made, dai loro stessi aerei di linea.


3. Il babau e la mafia islamica

La globalizzazione dello sfruttamento implica la globalizzazione della rappresaglia e dell'influenza di chi incanala la disperazione. Questo coacervo di umori e interessi, sezione di capitale trans-legale e deterritorializzato che vive in conflitto e in simbiosi con l'Impero e i suoi servizi di intelligence, esprime un'avanguardia. L'avanguardia di quanti - per ragioni diverse, alcune "nobili" alcune abiette - si oppongono all'Impero e sognano che le tre Roma (Washington, New York e Los Angeles) subiscano quello che subirono Baghdad, Beirut etc.
La stessa rappresentazione degli "stati canaglia" è superata e consolatoria, come ha detto Michael Hardt:
<<...bisogna abituarsi all'idea che si sta entrando in una era diversa nella storia del mondo, in cui il concetto stesso di guerra è cambiato. Non sarà più come quelle combattute fra imperialismi in ritardo di fase. E' una guerra che avviene al di fuori di uno spazio territoriale definito, il suo teatro è il mondo. Una guerra in cui il nemico ha sempre un profilo sfrangiato....>> (Il Foglio , 13/09/2001)
Profilo sfrangiato. Il nemico è qualcosa di più di una "Internazionale del Terrore". E' una sorta di mafia islamica (si badi bene: dico "islamica" come direi che Totò Riina è "cattolico"). Essa intrattiene con l'Impero un rapporto molto simile a quello di Cosa Nostra con lo Stato italiano: concorrenza e collaborazione, rappresaglie e accordi, Prefetti di Ferro e servizi "deviati". Alcuni esponenti dei rispettivi campi si sparano e si fanno saltare in aria, mentre altri si baciano in fronte.
E' un'articolazione di rapporti complicata e difficilmente descrivibile. Basta una parola fuori posto per andare fuori strada, scivolare nelle solite "teorie del complotto" in cui sembra che tutto, ma proprio tutto, venga deciso a tavolino. Anche questa è una consolatoria riduzione della complessità del reale: se il nemico è tanto onnipotente da prevedere l'intero corso degli eventi, non devo farmene una colpa se non riesco a contrastarlo. [C'è gente come Guy Debord e i situazionisti che di questo approccio paranoide e preventivamente sconfittista fece una vera e propria arte. L'estasiata descrizione delle manovre nemiche toccava vette di sublime poesia.]
Subito dopo gli attacchi di martedì scorso ho sentito diverse persone ipotizzare che "gli americani si sono attaccati da soli" e altre facezie. Non dobbiamo essere grossolani e imprecisi, non è il momento.
Di sicuro l'Impero cercava, aspettava il casus belli . Come preconizzava Sbancor il 25/08/2001:
<<Per l'establishment imperiale si tratta di restituire al capitalismo internazionale l'ultima chiave per poter uscire da un ciclo recessivo che si annuncia lungo. Questa chiave si chiama *Warfare*. Il Warfare non necessariamente è guerra, anche se ogni tanto qualche guerra è pur necessaria per smaltire le scorte d'armi e giustificare i nuovi investimenti. Il Warfare è un complesso militare industriale e di intelligence ed insieme una politica economica. La possibilità di iniettare liquidità nel sistema mirata direttamente ad investimenti in tecnologia che possono perpetuare la supremazia imperiale. Da un punto di vista economico il warfare è molto più efficace del welfare. E' più selettivo, permette di distribuire i soldi fra gli amici, stimola l'innovazione tecnologica, evita politiche sociali imbarazzanti, ha minor impatto sull'inflazione e indirizza la domanda del III° mondo verso un prodotto, come le armi, che assicura la sopravvivenza agli wasp (white anglosaxon protestant), dimostrando inoltre l'inutilità delle politiche di aiuto a un terzo mondo barbaro e crudele. Il warfare va continuamente alimentato da visioni geopolitiche. L'America, almeno dal tempo di Bush senior, sta cercando di superare un ostacolo psicologico: la sindrome del Viet-Nam che gli impedisce di far funzionare sul serio il Warfare . Ci è quasi riuscita con la guerra del Golfo e con il Kossovo. Dove potrà provare una prossima "guerra"?
La Palestina è la miccia. Sempre accesa. Chi ha provato a spegnerla ha fatto una brutta fine, come Rabin. Quanto è lunga la miccia e fino a dove può bruciare? La polveriera non è in Medioriente. Il Medioriente al massimo è la seconda parte della miccia. La polveriera è in un punto imprecisato delle frontiere della cosiddetta area "turanica" (Iran, Afghanistan, Tagikistan, Khirghisistan, Azerbaijan, Uzsbekistan, Pakistan.)>>

<http://www.wumingfoundation.com/italiano/Giap/SbancorGiap.html>

Dopo la contrastata elezione di Bush e lo scoppio della bolla della new economy, è probabile che un clima di lassismo e fatalismo strumentale si sia impadronito degli USA. Non occorre chissà quale complotto, né avere basisti ai livelli più alti: basta lasciare che tutto vada in vacca, non sostituire la lampadina fulminata. Si allenta un controllo lìl si privatizza ed esternalizza un servizio di vigilanza là, non si pone rimedio al calo di professionalità determinato da un turn-over annuale del 400%... Si attendono gli eventi, insomma. Si attende l'occasione per un'uscita guerrafondaia dalla recessione e dalla crisi. Però non c'è dubbio che questo evento ha superato le aspettative.
In base all principio del "cui prodest" (utile ma un po' troppo tipico di un vecchio mondo in cui c'erano schieramenti definiti), di certo all'esecutivo Bush non prodest, almeno per il momento. Il presidente è in piena, nera crisi di legittimità, giornali e TV lo spellano vivo, d'ora in poi la sua strada sarà ancora più in salita di prima.
Nessun governo si farebbe da solo una cosa del genere, e certo gli USA non si colpiscono da soli il Pentagono, non si umiliano mostrando al mondo braghe di tela screziate di merda, non ci hanno mai tenuto a farsi vedere deboli e pigolanti come sono apparsi nelle 48 ore dopo gli attacchi.
La rappresaglia non può suonare un'ottava più bassa, dev'essere all'altezza, non "telefonata", ed è un problema. E' un problema perché nessuno - in primis l'unione europea, (che ha il medio oriente sotto le chiappe) e gli stessi alleati degli USA nei quadranti a rischio - vuole farsi trascinare in un conflitto globale, alla cieca.
Si dice: "i servizi non potevano non saperlo". Dipingiamo i servizi più efficienti di quanto siano, in realtài non sono un blocco omogeneo e monolitico, ci sono lotte tra correnti, tra agenzie, tra paesi e tra lobbies trasversali a quei paesi. Per non parlare delle vere e proprie infiltrazioni. Anche questa è purissima globalizzazione, compresenza di Nord e Sud e reversibilità dei loro rapporti: gli estremisti islamici sono uomini della CIA, ma probabilmente è vero anche il contrario: alcuni agenti CIA sono uomini degli estremisti islamici.
In un altro senso, si può dire che gli USA se lo sono fatti indirettamente da soli.
Per decenni hanno finanziato e sostenuto l'integralismo islamico in chiave anti-sovietica e anti-panarabista. Bin Laden, come già Noriega e Saddam, ha lavorato con la CIA. Ma se Noriega era solo uno sgherro facile da manovrare e rimuovere, e Saddam solo il dittatore di uno stato-canaglia, Bin Laden è una figura innovativa, sfuggente, presidente di una vera e propria multinazionale:
<<...imprese e aziende agricole in Sudan; investimenti tra Mauritius, Singapore, Malaysia e le Filippine; interessi in business così diversificati come diamanti in Tanzania, automobili a Dubai, una flotta peschereccia in Kenya, legname in Turchia, frutta in Tagikistan, lapislazzuli in Uganda; perfino l'import di materiale di precisione dagli Stati Uniti, di trattori dalla Slovacchia,di telefoni dalla Germania, di uranio dal Sudafrica, di biciclette dall'Azerbaigian, di camion dalla Russia...>> ( Il Foglio, 13/09/2001)
N.B. Stati Uniti. Turchia. Germania.



4. We are the world

Hollywood marcirà sui mulini a vento dell'eternità
Hollywood coi suoi film ficcati in gola a Dio
Sì, Hollywood avrà quel che si merita.
Allen Ginsberg, "Morte all'orecchio di Van Gogh", 1958



Come scrivono Negri e Hardt, questo impero ha tre Roma: Washington per la politica, New York per l'economia e Los Angeles (Hollywood) per lo spettacolo.
Le prime due sono state colpite fisicamente, la terza è stata spiazzata, le sue profezie realizzate e un intero filone campione d'incassi (l'action movie catastrofico) necrotizzato . Lo hanno scritto un po' tutti, in questi giorni, evocando films come True Lies, Godzilla, Armageddon, Independence Day , The Siege (in Italia: "Attacco al potere"). Tuttavia, in quei film ci sono cose più interessanti della mera distruzione di New York.
True Lies e molti altri film (cfr. i B-movies con Chuck Norris, Delta Force etc.) sono indiscutibilmente film razzisti e diffamatori nei confronti degli arabi. Anche dinosauri ed extraterrestri appaiono come metafore del nemico esterno e dello Scontro tra civiltà: gli alieni di Independence Day non comunicano mai, si limitano a distruggere. Godzilla è la barbarie assoluta, per il solo fatto di riemergere dalla preistoria nega tutto il percorso della civiltà occidentale. Il nemico non ha intenzione di parlare, perché non crede al dialogo o perché non ha le corde vocali. Poiché non vuole parlare, possiamo bombardarlo senza chiedere il permesso a nessuno.
Al contrario The Siege è un film molto liberal, a tratti è retorico fino all'intollerabile ma denuncia la tentazione di modificare la Costituzione e applicare una sorta di legge marziale in nome della lotta al terrorismo. E' molto attuale e sarebbe interessante proiettarlo prima o dopo un'assemblea di movimento.
La cosa che più mi ha colpito di Armageddon è lo sciovinismo che diventa universalismo. L'America coincide con l'intero pianeta e viceversa. Mentre gli americani si preparano a fermare l'asteroide, gli altri popoli (cioè noi) ascoltano la radio, attendono e pregano. Sul pianeta siamo solo comparse.
L'attacco alle tre Roma ha reso molto difficile proseguire su questa strada. L'avanguardia pazzoide e nichilista delle "comparse" ha dimostrato di poter uccidere diecimila persone in meno di un'ora, usando un brevetto di pilota e un coltello in ceramica. Finora nei film di Hollywood quest'arte di arrangiarsi era patrimonio esclusivo del John Wayne di turno. Ora tutto cambia.
Questa guerriglia aerea sta alla guerra "chirurgica" dei cieli di Baghdad e Belgrado come la guerriglia di terra sta alla guerra campale. Basso budget, massimo impatto, media consciousness, i 18 minuti tra un aereo e l'altro servono a far accendere le telecamere.
Certo, ci vuole Dio, o chi per lui. Ci vuole l'aspettativa della vita ultraterrena. Da questo punto di vista, Independence Day era una metafora azzeccata: gli USA vengono attaccati da veri e propri extraterrestri.


5. Il movimento deve difendere il suo spazio vitale

Il movimento globale è stato una delle con-cause della crisi di legittimità del turbocapitalismo. Da Seattle a oggi, il "Pensiero Unico" non è più tale. Con la nostra irruzione, sono scomparsi dall' agorà i vari Chicago Boys, Friedman (tanto Milton quanto Alan), i tardivi emulatori della Reaganomics e del Thatcherismo, i liberisti cyber-fricchettoni di Wired che vaticinavano "un lungo boom" (trentennale) basato sulla Rete e i titoli NASDAQ... Nei mesi scorsi costoro sono stati sostituiti da Naomi Klein, Jeremy Rifkin, José Bové, Susan George, Vandana Shiva, Walden Bello etc.
C'è chi l'aveva scritto e detto nelle assemblee:
"Il prossimo passaggio della crisi è la guerra".
"E' in arrivo una tempesta di merda".
Il movimento è accomunato dall'opinione e dalla sensazione che "un altro mondo è possibile". Tuttavia, credo di poter individuare nel movimento due diversi approcci, o "macro-componenti". La prima ha fiducia nella linearità del processo, pensa che con l'esercizio della "buona volontà", dài e dài, estendendo le reti di solidarietà già esistenti a colpi di volontariato e consumo critico, si potrà sostituire l'altro mondo a quello vecchio. La seconda vede il medesimo processo, ma lo pensa più in termini di crisi, tracolli, soprassalti, scarti dalla norma, "catastrofi" nel senso di René Thom (spazi creati da discontinuità).
Durante la nuova, strana guerra che sta per scoppiare, noi dobbiamo continuare a lavorare, non dobbiamo sbracare, dobbiamo essere all'altezza della sfida. La guerra non copre tutto l'orizzonte.
Col Warfare tamponeranno le falle, ma ne apriranno delle altre. Dobbiamo cacciare il liberismo nella pattumiera della storia, accanto ad altre consimili superstizioni (se ti fai le seghe diventi cieco etc.).
Il mio amico Leo Mantovani ha riassunto in modo efficace (benché greve) la differenza tra l'avanguardia nichilista e il movimento solidale e libertario delle moltitudini: "Questi qui accoltellano le hostess, noi invece le vmgliamo chiavare!". Questo è il punto: per noi i corpi non sono solo vettori di sacrificio, micce pronte a esplodere, masse scagliate contro un obiettivo. I corpi siamo noi, sono io , quello che mettiamo in gioco nel contatto, nel progetto, nel desiderio. Il nostro essere comunità non ha nulla a che vedere con gli eserciti, le cosche o le gangs. E' questa la nostra forza. Usiamola.


Nel frattempo, non mi metterò l'elmetto in testa, non sarò arruolato a forza nell'esercito dello Scontro tra Civiltà. Mi opporrò alla guerra e griderò contro i pogrom ovunque essi abbiano luogo.


Siamo noi l'asteroide. Non è poi così facile fermarci.

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Tutto esteticamente azzeccato.
by cccp Monday, May. 31, 2004 at 7:49 PM mail:

Mistica o profitti?

Tutto esteticamente azzeccato. Con tutti gli orpelli del caso. Con tutta la terminologia che contraddistingue i teorici "creativi" del movimento che tanto faranno esaltare dall'interno il movimento che, alfin, troveranno finalmente "posto fisso", cooptati nel sistema guerreggiante...
Complimenti a termini come "TURBOCAPITALISMO
A CONCETTI E CATEGORIE CHE FANNO A MENO DI PROFITTO,SFRUTTAMENTO,OPPRESSIONE,CAPITALISMO,SOVRAPROFITTO,PARASSITISMO FINANZIARIO,

NEBBIA AGLI IRTI COLLI...
cortina fumogena sui proletari di tutto il mondo
" chi sarà il prossimo pirla" WORKING FOR THE CLAMPDOWN-THE CLASH 1979

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Una riflessione e un contributo importante
by togliatty Monday, May. 31, 2004 at 7:52 PM mail:

La fine del "Pensiero Unico" e le guerre future
(versione leggibile)



[Sorry, nel testo precedente c'erano caratteri non leggibili dal sistema php...] Dobbiamo decifrare l'andamento dell'economia e della crisi per evitare le trappole dei prossimi mesi, perché il movimento è una delle con-cause della crisi. Come spiega Sbancor, "ospite" nella newsletter di Wu Ming, l'unità del movimento è a dir poco "miracolosa", non gettiamola alle ortiche perché è la nostra arma contro il "warfare".


Date: Fri, 24 Aug 2001 09:26:42 -0500 (EST)
From: <giap@wumingfoundation.com>
X-Mailer: ConcentricHost VDE
X-VDE-User: cgiuser@bambinidisatana.com
X-VDE-Script: CGI; http://bambinidisatana.com/cgi/wuming/elists/lstmrge.cgi
To: <epozzpier@hotmail.com>
Organization: Wu Ming
X-Mailer: ListMerge v2
Subject: La fine del pensiero unico e le guerre future


Una riflessione e un contributo importante, in attesa di riprendere con /Giap/ e con tutto il resto.
Quanto è accaduto a Genova e nelle settimane successive, e quanto accadrà nell'autunno rovente, ha solo in minima parte a che vedere con l'ideologia e la "incultura democratica" di questa o quella compagine governativa nazionale.
In Isvezia il governo non è "fascista", ma al vertice UE la polizia si comportò in modo non dissimile, anzi: se a Giuliani hanno sparato in faccia, al ragazzo di Goteborg spararono alla schiena.
Può sembrare una forzatura ma non lo è: l'attacco al movimento (errori e "sbavature" a parte) era preannunciato dal "crollo" dell'Argentina, paese-modello dell'FMI, laboratorio delle politiche neo-liberiste made in USA.
E' un dato di fatto che il "Pensiero Unico" non è più tale, il neo-liberismo è in piena crisi di legittimazione perché c'è un movimento globale che lo contesta e contrasta, le multinazionali hanno una pessima reputazione e anche per questo i consumi si contraggono (McDonald's ha dovuto chiudere 250 "ristoranti", le principali corporations hanno subito un sensibile calo dei profitti etc.). In questa situazione non rosea, l'Impero deve gestirsi l'annunciata, drammatica recessione. Gli "aggiustamenti" servono a poco perché la coperta è corta.
Abbiamo chiesto a Sbancor (nome noto a molti /Giapsters/ e a chi - prima di Genova - partecipava al forum sul fu-sito http://www.tutebianche.org) una ricapitolazione delle ultime mosse intorno al dollaro e alla tenuta del sistema. Gli abbiamo anche chiesto: "Cosa succederà nei prossimi mesi e che ruolo possiamo giocare noi?". La sua risposta è inequivoca: RESTARE UNITI/E, NON ACCETTARE NESSUNA ARTIFICIOSA DIVISIONE TRA "BUONI" E "CATTIVI".
Ecco il pezzo. Buona lettura, e diffondete!



LA FINE DEL "PENSIERO UNICO"
Dalla crisi del neo-liberismo ai nuovi scenari geo-politici


di Sbancor (*)
sbancor@hotmail.com


1. E ALLORA CAPISCI CHE LA RECESSIONE DEVE ANCORA VENIRE. E SARA' DURA.


"Ormai alla ripresa dietro l'angolo non ci crede più nessuno in America. E molti hanno paura di guardare anche cosa ci sia dietro l'angolo: hanno paura di trovarci il Giappone e la "trappola della liquidità" (*liquidity trap*)" Così un mio amico, analista di una banca d'affari internazionale, commentava l'ultimo dei tagli operati dal FOMC (*Federal Open Market Commitee*). Tralascio per decenza i "fuck you european shits" di cui il discorso era infarcito. Ormai anche i migliori analisti americani parlano come Al Pacino in *Scarface*.
Nonostante sette tagli del denaro consecutivi, infatti, le notizie che provengono dagli "States" continuano a segnare brutto tempo. Non solo: vengono rivisti anche i dati dell'anno precedente: come dire il miracolo economico americano e i favolosi incrementi di produttività erano meno forti di quanto si pensasse. Ormai anche i giornali, e non solo l'Economist, che l'aveva sempre detto, incominciano a parlare della "bolla delle dot.com". Insomma la "new economy" sembra finita prima ancora di iniziare. E l'economia torna ad essere "the dismal science", la scienza triste evocata da Carlyle. Di più: quando anche i più collaudati strumenti di politica monetaria non funzionano, quando anche le manovre sui tassi sembrano non aver effetto sull'economia, ecco riapparire il fantasma della crisi, nella sua versione più inconcepibile per il pensiero economico: la *liquidity trap*, la trappola della liquidità. Tecnicamente può essere rappresentata così: anche a costo del denaro "zero"
o addirittura negativo nessuno è più disposto ad investire. I risparmiatori/investitori attribuiscono al semplice possesso di denaro un "premio di liquidità" cosi alto che fa giudicare ogni investimento, ma anche ogni acquisto come troppo "incerto" per essere perseguito. E' ciò che da anni sta avvenendo all'economia giapponese: i prezzi scendono (deflazione) ma anche i consumi scendono.
A tassi di interesse zero e a liquidità praticamente illimitata il PIL è cresciuto nel primo trimestre del 2001 solo dello 0,1% e per la chiusura del semestre si prevede un PIL negativo.
Questa preferenza per la liquidità non è solamente un fatto economico. Esso segna il limite di un pensiero economico, di più, di un "common sentiment". Quel sentire comune che fa di noi, adepti della comunità finanziaria, esseri sostanzialmente indistinguibili dai nostri gessati, dalle scarpe Church, scrupolosamente nere e dai gemelli d'oro. Quel sentire che ci fa sentire in ogni luogo del mondo a casa nostra, perché i nostri pantaloni sono sostenuti da identiche bretelle blu (o nere) a bottoni.
Quando scatta la "liquidity trap" è come se le bretelle cedessero contemporaneamente e in tutto il mondo e tutti noi ci trovassimo improvvisamente in mutande. Come capirete in simile imbarazzante situazione diventa impossibile non cedere alla tentazione di misurare le rispettive virilità. Fare i conti con la realtà in certi casi può avere effetti devastanti!
Scrive J.M.Keynes: "In pratica, si è tacitamente convenuto, di regola, di ricorrere sostanzialmente ad una convenzione. (?) L'essenza di questa convenzione sta nel supporre *che lo stato di cose esistente continuerà indefinitamente*?. Il metodo convenzionale di calcolo sarà compatibile con un grado notevole di continuità e stabilità dei nostri affari fino a quando possiamo confidare che la convinzione sarà mantenuta?.Una procedura del genere di questa testé descritta -ne sono certo - è quella che ha fornito la base per lo sviluppo dei nostri principali mercati di investimento. Ma non vi è da sorprendersi che una convenzione, tanto arbitraria se si considerano le cose da un punto di vista assoluto, abbia i suoi punti deboli. E' questa *precarietà* che costituisce una non piccola parte del nostro problema?." (J.M. Keynes: Teoria generale dell'occupazione, dell'interesse e della moneta, UTET Torino 1971, pp. 292-93)


2. LA CONVENZIONE NEOLIBERISTA


La convenzione che, insieme alle nostre bretelle, oggi sta incominciando a cedere, è il *pensiero unico neo-liberista* che ha dominato la fine del passato millennio e sta tentando, ancora, di estendere il suo dominio in questo. Pochi assiomi possono così riassumerla:
1. L'economia è la scienza che governa la società nel suo complesso: le altre scienze sono subordinate ad essa che ne decreta, attraverso il mercato, la loro efficacia. Università, centri di ricerca, sistemi sanitari, beni culturali, alimentazione, architettura, arte, cultura, religione e quant'altro sono soggetti alla "dura legge del mercato". A dirigere queste attività vanno chiamati dei manager (dal latino manus agere).
2. Il mercato decreta il successo o l'insuccesso di ogni attività e della vita umana in generale. Questo successo è misurabile in beni mobili ed immobili.
3. Il mancato successo può essere attribuito solo a colpa soggettiva o malattia grave. Più spesso all'infingardaggine dei perdenti che vogliono, attraverso la spesa pubblica, minare la stabilità della moneta e dello Stato. Costoro vengono chiamati "comunisti", qualunque sia il credo ideologico a cui si riferiscono.
4. Lo sviluppo dei servizi, così come la crescita del III° mondo vengono affidati all'iniziativa privata e alle forze del mercato. I paesi che non riescono a svilupparsi sono paesi sostanzialmente "illiberali" e gli aiuti vanno commisurati alle loro progressive liberalizzazioni e privatizzazione.
5. Il lavoro deve essere flessibile: solo avendo la libertà di licenziare si può ragionevolmente assumere qualcuno.
6. Le pensioni vanno investite sui mercati dei titoli di debito o di proprietà di imprese, in modo da legare il reddito futuro all'andamento attuale dell'economia e garantire un comportamento coerente degli occupati.
7. L'egoismo privato, l'avidità del singolo, è presupposto del bene collettivo. Chi pone limiti all'egoismo e all'avidità sta operando contro l'umano interesse. Comunista.
8- Il diritto internazionale si fonda su questi principi: chi non li rispetta può essere liberamente invaso o bombardato e infine tradotto di fronte a un Tribunale Internazionale. I patti eventualmente sottoscritti precedentemente con il "reo" (V. caso Noriega, Hussein, o Milosevic) possono essere tranquillamente dichiarati inesistenti.
9. Chi protesta contro il presente stato di cose è un "comunista".
10. La legge del mercato abroga tutte le precedenti leggi.


Può sembrare incredibile, ma l'insieme corposo di questi principi dipende da alcune macrovariabili economiche. Nonostante schiere di economisti, giornalisti, presentatori televisivi, telegiornali e pubblicità abbiano cercato di convincerci che queste leggi facciano parte dell' "umano sentire" e in qualche caso della volontà divina, esse a loro volta dipendono da alcune insignificanti variabili quali:
1. Il valore del dollaro. (oggi in discesa sull'Euro)
2. L'andamento del Dow Jones e del Nasdaq. (diverse migliaia di punti persi in un anno)
3. L'andamento della bilancia commerciale degli Stati Uniti (-450 miliardi di dollari)
4. Il flusso netto di investimenti esteri diretti e di portafoglio negli States. (oggi pari al 64% dei flussi netti di capitali)


Questo insieme di variabili definiscono lo "stato di cose esistenti": la Regola e la Convenzione. Se esse cambiano il pensiero unico che ne deriva dovrà inevitabilmente recepire il cambiamento degli indicatori sottostanti. Attualmente tutte queste variabili hanno un segno meno davanti. Il che rende mooooolto nervosi gli uomini con le bretelle.
Oggi i grandi gestori internazionali del risparmio, le banche d'affari, i fondi comuni, i fondi pensione, le assicurazioni vivono un periodo d'incertezza e precarietà circa la Regola e la Convenzione. Questa incertezza aumenta il "premio di liquidità" quello strano differenziale fra un valore in denaro e l'equivalente in investimenti o beni che aumenta ogni volta che si teme che il prezzo pagato oggi sia superiore al prezzo a cui lo rivenderò domani. L'incubo peggiore, per coloro che vivono di rendite, è sicuramente la "svalorizzazione" del proprio capitale. Le venali aritmetiche borsistiche che assicurano all'1% della popolazione americana di governare l'economia, ma a molti altri di integrare un reddito o peggio pagare un debito, incominciano mostrare da troppo tempo un segno negativo. Nell'1% serpeggia malumore, nel resto si fa strada una vera e propria depressione. La Depressione aumenta l'incertezza, questa agisce sul premio di liquidità e la depressione prima o poi saràdisperazione.


3. LE CRISI "REGIONALI"


La crisi del pensiero unico neoliberista è dunque la sua incapacità di produrre ricchezza finanziaria indefinita, di prolungare l'illusione che il denaro possa produrre altro denaro senza passare per la produzione. La più grande obiezione alla "new economy" sono l'andamento del Dow Jones e di Wall Street. . Non solo, sempre più evidente appare la sua incapacità a governare le crisi economiche "regionali", dalla Turchia all'Argentina, al Far East.
Il caso Argentino è forse il più emblematico. Dopo svariati tentativi di tener sotto controllo un inflazione che oscillava fra le tre e quattro cifre, un ministro particolarmente brillante, Domingo Cavallo, decide di rinunciare di fatto alla sovranità monetaria del proprio paese. Per far ciò rispolvera un vecchio metodo usato dagli inglesi in diversi paesi, al tempo dell'Isola del Tesoro e dell'Impero di sua Maestà: il "currency board". In esso si stabilisce per legge una parità di cambio fissa fra la moneta nazionale (il peso) e un'altra moneta (il dollaro). La politica monetaria dell'Argentina, a quel punto è delegata alla FED. Ciò che Cavallo dimenticò è che per poter permettersi il "currency board" sarebbe stato necessario per l'Argentina avere un forte flusso di esportazioni pagate in valuta verso l'area del dollaro. Ma proprio l'adozione del dollaro rese impossibile l'export argentino: mentre Brasile e Cile potevano svalutare e diminuire quindi i prezzi relativi delle merci, l'Argentina era ancorata al Dollaro. La cura ovviamente funzionò per l'inflazione, ma cominciò a provocare un crescente squilibro della bilancia commerciale. Per pareggiare la bilancia dei pagamenti furono iniziate, sotto Menem, le privatizzazioni. In pochi anni gli Argentini si vendettero tutto: aerei, aeroporti, centri commerciali (sono tutti di Soros) impianti di estrazione del petrolio, telefoni, elettricità ecc. L'Argentina era guardata dal mondo come il paese dove il pensiero unico del F.M.I. e della Banca Mondiale aveva vinto. Un miracolo economico! Ma le privatizzazioni prima o poi finiscono, lo squilibrio commerciale resta, lo Stato deve drenare denaro sui mercati internazionali attraverso prestiti internazionali in valuta, ad ogni giro i tassi salgono e il rating diminuisce. I tassi alti scoraggiano l'economia e per tre anni l'Argentina va in recessione. Le Grandi Famiglie (3% della popolazione) incominciano a cambiare i pesos in dollari. Servono altri prestiti, sempre più cari. A questo punto scoppia la crisi finanziaria. Nessuno presta più soldi all'Argentina che è costretta a tagliare del 13% i salari pubblici e a bloccare totalmente la spesa pubblica. Neanche questo basta, ed ecco l'F.M.I., caritatevole, giungere in soccorso, prestando 8 miliardi di dollari . con una clausola, però, che l'Argentina aderisca al FTAA cioè si apra al libero scambio con gli USA. Doppia trappola: il deflusso di dollari non potrà che aumentare, per il libero scambio e in più si mette in ginocchio il Brasile e si fa saltare il Mercosur.
La crisi finanziaria argentina è solo rimandata di qualche mese: una boccata d'ossigeno per l'UBS, Citygroup e Chase Manhattan e altre grandi banche che hanno ancora qualche mese per "securizzare" i propri crediti, cioè farli scomparire nel risparmio gestito di fondi pensione. Quando la stessa cosa avvenne in Messico nel 1995 a rimetterci fu il Fondo Pensione degli Insegnanti della California!
Ma ormai è fin troppo chiaro: le ricette virtuose del F.M.I. sono peggio delle cavallette. Dopo il Sud Est asiatico e la Russia stanno rovinando il Sudamerica. Ma la grande fornace di Wall Street ha bisogno di capitali esteri che tengano su i corsi azionari e quindi "mors tua vita mea"! .
Meraviglie della globalizzazione dei mercati finanziari!


Il liberismo è l'ideologia rovesciata del monopolio monetario e finanziario che l'America impone sul resto del mondo. Comprate quello che volete, basta che lo paghiate in dollari. Fate tutti i debiti che volete, basta che li contraete presso una banca americana e che siano dominati in dollari. Investite nell'industria che vi pare, basta che sia quotata a Wall Street.


4. LA NOVITA' DELLA GLOBALIZZAZIONE DAL BASSO


Ma c'è una altra novità che ormai nessuno può ignorare: la globalizzazione dal basso sembra più rapida, se non più forte, della globalizzazione economica. All'impasse del WTO dopo Seattle, si contrappone la capacità di diffusione su tutto il pianeta di moltitudini che solo per l'effetto rovesciato dei media oggi si definiscono "no global".
Da Nizza a Praga a Quebec City, a Goteborg, a Genova. E domani a Napoli e infine a Washington, dove scenderà di nuovo in piazza l'AFL-CIO, il più grande sindacato americano.
Il mix teorico-pratico di questo movimento è assai confuso. Ma la somma delle istanze che avanza sono un cocktail micidiale per il pensiero unico neoliberista: in esso si sommano proteste antiche, vetero comunismo, neo-anarchismo, pacifismo, sindacalismo di base, pensiero cattolico, verdi, immigrati, minoranze etnico-linguistiche. Finchè rimane unito è inattaccabile. Per questo Genova: occorreva provare il terreno delle violenza per vedere di separare le componenti del movimento e batterle in campi separati, una per volta. Ecco perché hanno dato via libera ai black bloc e si sono concentrati a massacrare cattolici, ambientalisti, cooperanti, costruttori di pace ecc. Soprattutto i cattolici fanno paura: sono contro le guerre, sono contro le biotecnologie, sono contro il neo-liberismo, sono contro tutto ciò che potrebbe servire nei prossimi mesi per rimandare la depressione economica.
Assisteremo a un nuovo scontro fra Impero e Papato?
Ho paura che Genova sia stata solo una prova generale. Nei prossimi mesi vedremo al lavoro diverse squadre di "guastatori specializzati". A Genova hanno perso, questo è fuori di dubbio. E a farli perdere sono stati 300.000 ragazzi che sono restati li per due giorni sotto le manganellate e i lacrimogeni, a volte sotto il fuoco diretto di polizia e carabinieri senza andarsene, ma anche senza alzare il livello dello scontro. Le moltitudini, appunto. Ragazzi incarcerati e torturati che continuano a lottare nelle aule dei tribunali. Una capacità di documentazione e informazione in tempo reale mai vista prima. Una solidarietà internazionale che non si vedeva dai tempi del Vietnam. Quella che doveva essere la frammentazione del movimento rischia di trasformarsi in una vera e proprio "débacle" per i registi occulti del terrore.
Ma chi sono questi registi e perché si preoccupano tanto di noi?
Non sono certo i berlusconiani, utili idioti che non sanno neanche di cosa si stia parlando. Ricordiamoci che le prove generali della repressione di Genova sono state fatte a Napoli, sotto un governo di Centrosinistra. In America userebbero un termine molto descrittivo: "l'establishment". E l'"establishment" è fatto dei signori con le bretelle delle banche, degli uomini delle multinazionali, dei circoli più reazionari, via via scendendo verso il basso, fino a poliziotti corrotti, gruppi neofascisti, ex agenti della CIA, dell'FBI, della DEA. La politica, in senso tradizionale qui non c'entra. Sono altri i legami che occorre indagare. Riti di denaro e di sangue che hanno accompagnato la politica imperiale degli ultimi cinquant'anni. Riti internazionali e segreti, ma assolutamente lineari nei comportamenti . Decifrarli in tempo è l'unica speranza di evitare altre trappole, questa volta mortali per il movimento.


5. WARFARE AGAINST WELFARE: LA POSTA IN GIOCO


La posta in gioco è alta. Per l'"establishment" imperiale si tratta di restituire al capitalismo internazionale l'ultima chiave per poter uscire da un ciclo recessivo che si annuncia lungo. Questa chiave si chiama *Warfare*. Il Warfare non necessariamente è guerra, anche se ogni tanto qualche guerra è pur necessaria per smaltire le scorte d'armi e giustificare i nuovi investimenti. Il Warfare è un complesso militare industriale e di intelligence ed insieme una politica economica. La possibilità di iniettare liquidità nel sistema mirata direttamente ad investimenti in tecnologia che possono perpetuare la supremazia imperiale. Da un punto di vista economico il warfare è molto più efficace del welfare. E' più selettivo, permette di distribuire i soldi fra gli amici, stimola l'innovazione tecnologica, evita politiche sociali imbarazzanti, ha minor impatto sull'inflazione e indirizza la domanda del III° mondo verso un prodotto, come le armi, che assicura la sopravvivenza agli wasp (white anglosaxon protestant), dimostrando inoltre l'inutilità delle politiche di aiuto a un terzo mondo barbaro e crudele.
Il warfare va continuamente alimentato da visioni geopolitiche.
E' questo il grande gioco", la scacchiera, come dice Brzezinsky, dove giocare lo scontro fra le civilizzazioni (S.Huntington: *The Clash of Civilisation and the Remaking of World Order*, 1998).
E che sulla scacchiera sia tornato un "old fellow" come Henry Kissinger rende il gioco particolarmente pericoloso.
L'America, almeno dal tempo di Bush senior, sta cercando di superare un ostacolo psicologico: la sindrome del Viet-Nam che gli impedisce di far funzionare sul serio il Warfare . Ci è quasi riuscita con la guerra del Golfo e con il Kossovo. Dove potrà provare una prossima "guerra"?
La Palestina è la miccia. Sempre accesa. Chi ha provato a spegnerla ha fatto una brutta fine, come Rabin.
Quanto è lunga la miccia e fino a dove può bruciare?
La polveriera non è in Medioriente.
Il Medioriente al massimo è la seconda parte della miccia. La polveriera è in un punto imprecisato delle frontiere della cosiddetta area "turanica" (Iran, Afghanistan, Tagikistan, Khirghisistan, Azerbaijan, Uzsbekistan, Pakistan.)
Da secoli è il ventre molle della Russia, ma (attenzione) è il ventre molle anche della Cina. Dalle etnie Uigure (turche) si risale verso lo Xin Xiang : il più grande bacino minerario e petrolifero del mondo.
Da li si controlla tutta l'Eurasia. Si controllano le "pipe lines" del III° millennio. Da lì passano le vie della droga. Da li passano i mercanti di schiavi che riforniscono le industrie e i commerci di tutto il mondo.
"La via della Seta".
La " Via della Seta" però incomincia a Gerusalemme.
E' qui che i "fondamentalisti" di tutte le religioni da millenni hanno segnato il luogo della battaglia fra le "civilizzazioni": la piana di Armageddon.
Si lo so: può sembrare follia. Che c'entrano gli interessi economici con le antiche leggende? C'entrano. Il denaro è il terreno del simbolico. Quando non può nutrirsi di numeri deve nutrirsi di sangue.
Oggi il dibattito alla corte imperiale è se consentire Armageddon e accendere la miccia che brucierà fino al centro dell'Eurasia, oppure no. A favore ci sono fondamentalisti ebraici e gli ultraprotestanti millenaristi. C'è Richard Armitage e i vecchi delinquenti della CIA, gli ultimi di "Phoenix", quelli dello scandalo Watergate e Iran - Contras, quelli che hanno armato i "talebani". Contro ci sono gli ebrei democratici, che hanno il terrore che Israele venga sacrificata sull'altare dell' "Impero", i cattolici, i pacifisti, i leftist americani.
I democratici di Clinton avevano preferito la più nota via dei Balcani. Puntavano anche loro verso il centro dell'Eurasia, ma volevano arrivarci con le bandiere della "democrazia", la Nato, gli Europei.
E soprattutto non volevano problemi con la Cina. Anzi volevano pacificare tutto il Pacifico. Bush no. Ha bloccato qualsiasi accordo sulla riunificazione delle Coree, ha ripreso le "guerre stellari" e, soprattutto, odia gli ebrei.
Finora ha trattenuto Sharon, che voleva attaccare durante il G8. Poi i Russi sono entrati anche loro nella partita e per la II° volta in un mese (agosto 01) si è evitata la guerra in Cisgiordania.
Per quanto a lungo reggerà ?
Può sembrare incredibile: ma gli unici che possono fermare il prossimo carnaio siamo noi, la moltitudine in marcia da Seattle . Per questo devono eliminarci prima . E soprattutto rompere la miracolosa unità fra le diverse anime del movimento. Ancora una volta "si può quel che si fa".



*) Sbancor scrive sulla rivista "Derive Approdi". Per le edizioni "Derive Approdi" ha scritto *Diario di guerra. Critica della guerra umanitaria" (1999).
http://www.deriveapprodi.org/libri/diarioguerra.html



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non mi é ben chiaro qualcosa
by LA STRANA PERSONALITA’ DI HITLER Monday, May. 31, 2004 at 8:26 PM mail:

non mi é ben chiaro ...
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LA STRANA PERSONALITA’ DI HITLER: strana quanto quella di bu$h padre e figliolo!
PREMESSA:I RAZZISTI EBRAICO-SIONISTI FURONO I FONDATORI DEL NAZISMO,E IL NAZISMO EBRAICO FU IL FONDATORE DI ISRAELE!I RAZZISTI SIONISTI-MAESTRI DELL'ILLUSIONE! L'IDEOLOGIA NAZISTA,É DALL'INIZIO ALLA FINE COMPLETAMENTE EBRAICA!(Gli ebrei in Italia collaborarono con fascisti e nazisti ...


giusto guarda
NAZISMO
UNA SETTA NEOPAGANA GNOSTICO-MANICHEA
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PREMESSA
I RAZZISTI EBRAICO-SIONISTI FURONO I FONDATORI DEL NAZISMO, E IL NAZISMO EBRAICO FU IL FONDATORE DI ISRAELE!
I RAZZISTI SIONISTI - I MAESTRI DELL'ILLUSIONE!
L'IDEOLOGIA NAZISTA, É DALL'INIZIO ALLA FINE COMPLETAMENTE EBRAICA!(Gli ebrei in Italia collaborarono con i fascisti e i nazisti, finanziandoli).

ECCO ALCUNE PROVE!

1) ADOLF FRANKENBERGER SCHICKLENGRUBER HITLER, ERA NIPOTE DELL'EBREO FRANKENBERGER, DI ORIGINI EBREE UNGHERESI.
IL COGNOME 'HITLER' É EBREO.
2) REINHARD HEYDRICH, ERA DI PADRE EBREO, UN MUSICISTA, HEYDRICH BRUNO...SUESS. HEYDRICH COLLABORAVA DIRETTAMENTE CON 'HAGANA', 'ORGANIZZAZIONE SIONISTA, I LORO CAPI VIVEVONO NELLA GERMANIA NAZISTA, CON TANTO DI PASSAPORTO DEL REICH TEDESCO. I PIÚ STRETTI COLLABORATORI ERANO, L'EBREO SCHKOLNIC E LEVI ESCHKOL, IL FUTURO MINISTRO DI ISRAELE. IL COMANDANTE DI 'HAGANA' L'EBREO FEIVEL POLKES, INVITÓ ADOLF EICHMAN IN PALESTINA, PER DISCUTERE LA "SOLUZIONE FINALE" LA ALIYAH, CIOÉ L'IMMIGRAZIONE DEGLI EBREI IN PALESTINA. AVEVANO PERFINO UNA VILLA, MESSA A LORO DISPOSIZIONE DA EICHMANN, A BERLINO, UNA VERA E PROPRIA AMBASCIATA, CON IL NOME "UNIONE DEGLI EBREI DELLA GERMANIA", CHE ERA IN PIENA COLLABORAZIONE CON L'UFFICIO DI EICHMANN, UNIONE DEL REICH. L'EBREO RAAMAN MELITZ, ERA RAPPRESENTANTE A GERUSALEMME, CON GOLDA MEIR. EICHMANN DOPO ANNESSIONE DELL'AUSTRIA, TRASFERI' IL SUO QUARTIERE GENERALE A VIENNA, NEL PALAZZO DEL FINANZIERE EBREO ROTHSCHILD.
L'UFFICIO DI ADOLF EICHMANN, AVEVA CONTATTI DIRETTI CON LORD BEARSTED, ALIAS IL FINANZIERE EBREO MARCUS SAMUEL, CHAIM WEIZMAN, GOLDA MEIR, MENACHEN BEGIN, ISAK SHAMIR, IL MINISTRO DEGLI ESTERI INGLESE, L'EBREO BALFOUR (AMICO INTIMO DI LORD ROTHSHILD), ECC.ECC.

3) ADOLF EICHMANN, EBREO NATO A HAIFA, PARLAVA YDDISH, LA SUA FAMIGLIA SI TRASFERÍ IN GERMANIA A SOLINGEN, POI A LINZ. L'ISTRUTTORE DI EICHMANN ERA L'EBREO LEOPOLD VON MILDENSTEIN, UN UFFICIALE DELLE SS, GRANDE AMMIRATORE DEL SIONISMO.
4) LANZ VON LIEBENFELS, FIGLIO DELLA EBREA HOPFENREICH, LANZ ERA EDITORE DELLA RIVISTA ANTIEBRAICA 'OSTARA' DI VIENNA, (AVEVA UNA TIRATURA DI 100.000 COPIE) ED ERA FAVOREVOLE A UNO STATO PER GLI EBREI, IN PALESTINA. IL SUO MOTTO ERA: "NOI CONTRORIVOLUZIONARI CONCEDIAMO AGLI EBREI IL LORO DIRITTO DI UN STATO IN PALESTINA". LA RIVISTA ERA POI PUBBLICATA DALL'EBREO LANZ IN COMPAGNIA DELL'EBREA LIEBENFELS, SI CHIAMARONO POI: "NOBILI LANZ-LIEBENFELS".
5) JULIUS STREICHER, MEZZO EBREO, EDITORE DELLA RIVISTA NAZISTA, 'DER STURMER'. IL DISEGNATORE DELLE VIGNETTE ANTIEBRAICHE DELLA RIVISTA ERA L'EBREO JONAS WOLK ALIAS FRITZ BRANDT.
6) MOSES PINKELES, ALIAS, TREBITSCH-LINCON, EBREO E FINANZIATORE DEL QUOTIDIANO NAZISTA 'L'OSSERVATORE POPOLARE'. ERA FAMOSO PER IL SUO DETTO "I NAZIOLNALSOCIALISTI E I NAZIONALZIONISTI UNITI, NELLA LOTTA!"
7) Dr. ERNST HANFSTSENGL, FIGLIO DI UNA EBREA DI NEW YORK, CAPO DELL'UFFICIO STAMPA ESTERO DEL PARTITO NAZISTA, FINO AL 1937. SCAPPÓ DALLA GERMANIA E DIVENTÓ POI CONSIGLIERE DEL PRESIDENTE AMERICANO ROOSEVELT, ANCHE LUI EBREO DI ORIGINI ITALIANE EBREE, IL SUO VERO NOME ERA ROSSOCAMPOS.
8) HANS FRANK, L'AVVOCATO DI HITLER, FIGLIO DI UN AVVOCATO EBREO DI BAMBERG. A NUREMBERG ALLA 'FESTA DEL PARTITO NAZISTA, DICHIARÓ: 'LA QUESTIONE EBRAICA PUÓ ESSERE SOLAMENTE RISOLTA, COSTRUENDO UNO STATO EBRAICO IN PALESTINA.
9) ROBERT LEY, NIPOTE DELL'EBREO LEVY, CAPO DEL 'FRONTE DEL LAVORATORI TEDESCHI', PROPIETARIO DEL NEGOZIO 'FOTOGRAFICO' A MUNICH, CON L'EBREO HEINRICH HOFFMAN, DOVE HITLER INCONTRÓ LA 17 ENNE EBREA, EVA BRAUN, PER LA PRIMA VOLTA, QUEST'ULTIMA AVEVA I CAPELLI CASTANI SCURI, MA SI TINGEVA I CAPELLI BIONDI, PER ESSERE PIÚ "ARIANA".
10) Dr. JOSEPH GOEBBELS, EBREO DI NASCITA, (DI ORIGINI SPAGNOLE-OLANDESI), ALL'UNIVERSITÁ VENIVA SOPRANOMINATO "IL RABBINO". SUA SUOCERA L'EBREA FRIEDLANDER, VISSE IN CASA SUA FINO ALLA FINE DELLA GUERRA.
11) RUDOLF HESS, NATO IN EGITTO DA UNA MADRE EBREA CON PASSAPORTO BRITANNICO. ALLA UNIVERSITÁ DI MUNICH (SCIENZE) HESS ERA ASSISTENTE DEL PROFESSORE EBREO HANSHOFER (MARRANO) SPOSATO CON UNA EBREA. HESS E HANSHOFER ERANO MEMBRI DELLA SOCIETÁ SEGRETA "THULE".
12) ALFRED ROSENBERG, EBREO.
13) HERMAN GOERING, MEZZO EBREO, LA MOGLIE DI GOERING ERA EBREA, IL SUO NOME ERA SONNEMAN.
14) HEINRICH HIMMLER, EBREO, DI ORIGINE EBREA ITALIANA, LA NONNA SI CHIAMAVA SARAH.
PERFINO IL DOTTORE DI HITLER ERA EBREO, E SI CHIAMAVA MORELL, NELL'APRILE 21 DEL 1945, VENNE PREMIATO CON UNA MEDAGLIA AL VALOR MILITARE, COME EROE DELLA RESISTENZA, PER I SUOI MERITI FATTI AGLI ALLEATI, CIOÉ AVVELENARE (L'EBREO) HITLER.

A PARIGI IL 7 NOVEMBRE 1938, L'EBREO HERSCHEL GRUENSPAN, EBBE L'IDEA, DI ASSASSINARE IL PRIMO SEGRETARIO DELL'AMBASCIATA TEDESCA, ERNST VON ROTH. PER QUESTO DELITTO, NON VENNE PUNITO, MA PROTETTO DALL'EBREO HEYDRICH, SOTTO CUSTODIA CAUTELARE. FU LIBERATO ALLA FINA DELLA GUERRA.

IL GENERALE FRANCO, ERA EBREO, E FINANZIATO DAGLI EBREI DELL'ISOLA BELLARICA.
L'AMMIRAGLIO TEDESCO CANARIS, ERA EBREO, DISCENDENTE DA EBREI GRECI.
IL REICHMINISTRO RIBBENTROP, EBREO, VI VANTAVA DELLA SUA STRETTA AMICIZIA CON CHAIM WEIZMAN, L'EBREO ZIONISTA CHE DIVENTÓ IL PRIMO CAPO DI STATO D'ISRAELE.
VON KEUDELL, EBREO.
I COMANDANTI GLOBOCNIK , JORDAN E WILLEM HEBE (SOPRANOMINATI I DISTRUTTORI DEGLI EBREI), ERICH VON DEM BACH-ZELEWSKI E VON KEUDELL II, TUTTI EBREI.

ALTRI EBREI SONO: SHRONERER, VIKTOR ADLER, HINRICH FRIEDJUNG, PORZER, Dr. LUEGER, FAMOSO PER IL SUO DETTO: "IO DECIDO CHI É EBREO"!, KARL WOLFF, TUTTI NAZISTI, E MEMBRI DELLA ORGANIZZAZZIONE SEGRETA "THULE", CHE AVEVA IL QUARTIERE GENERALE IN MUNICH, NELL'HOTEL "QUATTRO STAGIONI" FORTEMENTE FINANZIATI DAI "LOGEN BROTHERS" E ALTRI. QUI BISOGNA MENZIONARE ALTRI CAPI EBREI DELLA "THULE", Dr.BERGER, ADAM GLAUER, BARON VON SEBOTTENDORF FAMOSO PER IL SUO DETTO: "I MEMBRI DELLA THULE FURONO I PRIMI A MORIRE PER LA SVASTICA".

I MAGGIORI FINANZIATORI DEL PARTITO NAZISTA TEDESCO ERANO TUTTI EBREI, ALCUNI DI LORO PERFINO 'ELETTI' A 'ARIANI ONORARI'. QUESTI SONO I NOMI DI ALCUNI DI LORO, E DELLE LORO BANCHE:

BANK HOUSE MENDELSON & Co., KUHN - LOEB & Co., J. MORGAN &Co.;
SAMUEL & SAMUEL, WARBURG, IL FINANZIATORE EBREO BARONE VON SCHRODER;
IL FINANZIATORE EBREO PAUL SILVERBERG, IL FINANZIATORE LORD ROTHSCHILD;
ROTHERMERE, UN EBREO DI NOME STERN, PROPETARIO IN INGLITERRA DI UNA CATENA DI GIORNALI;
ERHARD MILCH, EBREO, DIRETTORE DELLA LUFTHANSA;
PHILIP LENARD, EBREO, FIGLIO DI UN MERCANTE EBREO;
DAVID LENARD, GAUSS, ABRAHAM ESAU,ecc.ecc..............................................................

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Più di una volta ci siamo occupati dello studio della gnosi, fondamento panteista di tutte le grandi eresie che hanno flagellato la Cristianità dai tempi degli Apostoli. La gnosi è, per così dire, avvinghiata ai fianchi della Santa Chiesa; terribile errore religioso che, combattuto dalla verità cattolica e dalla stessa messo financo a ferro e fuoco, quando la sua presenza diventa insopportabile può dare l’illusione di scomparire dal quadro storico, per poi (assomigliando per questo a una brace accesa che vive sotto le ceneri) ricomparire e produrre nuove e indicibili devastazioni. Nel corso della storia la gnosi ha preso svariati aspetti. Occorre cosi distinguere il fondo gnostico che si incontra in tutte le eresie, ed i sistemi gnostici propriamente detti, nei quali quel fondo prese corpo durante i primi secoli del cristianesimo. Parlando in generale, bisogna distinguere una gnosi pagana e una gnosi detta "cristiana". L’origine della gnosi pagana si perde nella notte dei tempi. In essa era immersa l’antichità. Fra gli gnostici-manichei esiste la tradizione che la fa risalire a tempi precedenti il diluvio in Atlantide, Lemuria e Iperborea, antiche civiltà pagane che sarebbero state distrutte da quel tremendo castigo. Per riportarci a periodi più propriamente storici anteriori all’era cristiana, vediamo la gnosi pagana in Persia, in India, in Grecia e fra altri popoli. Dopo l’avvento del redentore si comincia a parlare di gnosi cristiana; designazione impropria, dato che le eresie gnostiche non sono altro che tentativi di coprire il vecchio errore pagano sotto vesti cattoliche. Infatti in seno alla S.Chiesa la gnosi cercò di infiltrarsi nel dogma cattolico usando a quel fine i più svariati stratagemmi. Nei primordi del cristianesimo la gnosi appare nelle eresie che da essa prendono il nome. A1 contrario di ciò che insegna la Rivelazione, secondo cui tutta la creazione è buona, sia quella degli esseri spirituali che quella degli esseri materiali lo gnosticismo afferma la opposizione fra lo spirito (principio del bene) e la materia (principio del male), quello imprigionato in questo a causa di un disastro cosmico. Evoluzionista, sospira l’avvento di un’era in cui, al termine di mutazione successive, lo spirito si liberi nuovamente dalle catene fisiche che lo legano. Panteista, lo gnosticismo confonde la Divinità con lo spirito prigioniero nella materia. Gli gnostici vanno contro il dogma della creazione confondendo il Creatore con la creatura. Essi ripudiano il dogma della Ss.ma Trinità e della Incarnazione del Verbo, dato che negano l’unione ipostatica del Verbo Divino con la natura umana in una stessa Persona. Nella logica del loro errore mostruoso rifiutano di riconoscere la Ss.ma Vergine come Madre di Dio, verità proclamata dal Simbolo di Nicea, che condannò gli gnostici del tempo e la tendenza esoterica che si stava infiltrando nella Cristianità. A questo proposito, un altro aspetto fondamentale e inseparabile di questa eresia è il suo carattere segreto, magico e occultista, che le fa assumere di volta in volta la fisionomia della magia bianca o della magia nera.

I COROLLARI POLITICI E SOCIALI DELLA DOTTRINA GNOSTICA
Fin dai tempi apostolici le conseguenze sociali e politiche di questo insieme di errori non si fecero aspettare. E’ molto significativo in questo senso, che fra i primi eretici gnostici sorti fra le file della S.Chiesa, alcuni capeggiati da Simon Mago e usando il nome di Ebioniti, cioè poveri, considerassero la povertà non come un consiglio evangelico ma come un precetto, e che questa negazione della proprietà privata li portasse all’ugualitarismo e al comunismo. Nel loro errore verso le cose materiali, gli gnostici giustificavano il suicidio rituale ed erano anche contro il sacramento del matrimonio, che santifica la procreazione di nuovi esseri, in cui, sempre secondo loro, lo spirito si troverebbe ancora ignominiosamente prigioniero della materia.

RIPETIZIONE MONOTONA DEGLI STESSI ERRORI
I1 fondo panteista che la gnosi porta con sé, emerge nell’era cristiana sotto i più diversi aspetti. In questo primo periodo vediamo le cosiddette eresie indo-elleniche negare il dogma dell’Incarnazione del Verbo, rigettando ora la divinità del Nostro Salvatore, ora la Sua umanità. Il manicheismo divenne allora il principale gruppo gnostico: esso sosteneva un duplice panteismo, il panteismo dello spirito il cui principio emanatore era il bene, e il panteismo della materia il cui principio emanatore era il male, entrambi necessari e facenti un gioco di antitesi. I manichei professavano il rifiuto delle cose materiali, si astenevano dal matrimonio perchè propagatore del male e dal possesso dei beni terreni come forma di attaccamento a un cattivo principio. Di questo periodo sono anche, fra gli altri, i neoplatonisti di Alessandria, i montanisti, i doceti, gli antitrinitari e i sabelliani. Vengono poi l’arianesimo, il pelagianesimo, il nestorianesimo, il quietismo, il monofisismo e il monotelismo. Il nestorianesimo inaugurò un nuovo filone eretico, quello che non toccava più l’esistenza di due nature in Nostro Signore Gesù Cristo, ma le loro relazioni e operazioni reciproche. L’unità della persona cominciò ad essere attaccata come lo era stata la dualità nella natura. Nella scia del nestorianesimo viene poi il quietismo, che sosteneva essere stata la natura in tal grado assorbita dalla Divinità, che il corpo di Nostro Signore sarebbe umano in quanto alla forma e all’apparenza esteriore, ma non in quanto a sostanza. I1 quietismo diede luogo al monofisismo, che ammetteva una sola natura in Nostro Signore: quella divina; ed al monotelismo che ammetteva una sola volontà in Gesù Cristo: la volontà Divina. Queste fantasie nel loro aspetto teologico, furono fulminate dal seguente decreto del IV Concilio di Calcedonia: «..Conformemente agli insegnamenti dei Santi Padri, dichiariamo con voce unanime che si deve confessare un solo e medesimo Gesù Cristo Nostro Signore; ugualmente perfetto nella Divinità come nella umanità; vero Dio e vero uomo, composto di un’anima razionale e di un corpo; consustanziale al Padre secondo la Divinità, consustanziale a noi secondo l’umanità; in tutto somigliante a noi tranne che nel peccato; generato dal Padre prima di tutti i secoli secondo la Divinità; ugualmente nato in questi ultimi tempi secondo l’umanità; un solo medesimo Cristo, figlio unigenito, Signore in due nature, senza confusione, senza cambiamento, senza divisione, senza separazione; senza che l’unione sopprima la differenza fra le due nature l’una e l’altra conservando e concorrendo in un’unica persona e sussistenza; di modo che non si trova separato o diviso in due persone, ma in un solo e medesimo Figlio unigenito, Dio o Verbo, Nostro Signore Gesù Cristo, come i Profeti e lo stesso Nostro Signore ci insegnarono, come il simbolo dei Padri ci ha trasmesso». Ricordiamo queste nozioni fondamentali e le caratteristiche dell'errore gnostico per accentuare ulteriormente che nel corso della storia vediamo semplicemente e monotamente risorgere questa vecchia idra travestita di nuove apparenze. Sempre combattuta e mai completamente estinta la gnosi cammina sottoterra attraverso i secoli, e nel pieno medio evo si manifesta nella Cristianità facendo sorgere uno dei suoi poderosi focolai della Francia meridionale, nella regione di Linguadoca, sotto il nome di catarismo o eresia albigese. I1 neomanicheismo cataro fu sterminato nel sud della Francia per mezzo di una vera crociata, che fu invocata dalla Chiesa, a causa delle devastazioni che l'errore stava causando fra i fedeli. «E’ innanzi tutto evidente che il potere civile si inquietò per l’esistenza delle eresie tanto quanto l’autorità religiosa e a volte di più. Le eresie che più lo preoccupavano non erano quelle che si mantenevano nel puro campo teologico, dato che non vediamo che si sia commosso per la negazione della transustanziazione fatta da Berenger di Tours. Quelle che lo inquietavano erano quelle in cui l'errore teologico si alleava con dottrine anarchiche e antisociali; queste erano perseguitate dai principi (esortati a farlo dalla Chiesa) per lo meno quanto lo erano dai Papi, perchè vedevano nell'eventuale loro trionfo "la rovina della Patria", secondo la ben nota espressione di Roberto il "Pietoso" (L’inquisition Medievale, di Jean Guiraud, Ed. Bernard Grasset, Parigi 1928, pag.81). Vediamo nuovamente, nel declino del Medio Evo, l’errore gnostico pullulare da tutte le parti sebbene in modo sempre nascosto; non solo i precursori dell'eresia protestante, come Wiclef e Giovanni Hus, ma lo stesso Lutero si dissero influenzati dalla gnosi. Fu anche gnostica, per esempio la facciata puritana di Cromwell in Inghilterra, e sopratutto a partire dai secoli XVIII e XIX vediamo il risorgere di un enorme movimento sotter-raneo di tendenza nitidamente gnostico-manichea, magica e occultistica da tutte le parti.

UNA STRANA MISSIONE A MONTSEGUR
Ciò che abbiamo testi detto a mò di preambolo, a materia pacifica per chi si disponga a studiare la storia religiosa del mondo in tutti i suoi risvolti. A molti può sembrare strano che moderne correnti neopagane come il nazismo si mostrino completamente immerse nella gnosi e nell'occultismo. Fra gli altri, nel libro il «Mattino dei maghi», Louis Pawels e Jacques Bergier sollevano una punta del velo che copre quel mistero sebbene lo facciano in forma un pò fiabesca. Esce adesso nella raccolta intitolata «Gli enigmi dell’universo», l’opera «Hitler e la tradizione catara» (Ed. Robert Laffont, Paris 1971), i cui autori Jean e Michel Angebert, dichiarandosi in posizione nettamente anti-cattolica, offrono un’impressionante documentazione sulle origini gnostiche e occultiste del Terzo Reich nazional-socialista. I1 capitolo preliminare di questo libro ha per titolo «Otto Rahn e la crociata contro il Graal». Vi si legge che nell’estate del 1931 un giovane tedesco, Otto Rahn, parti verso il sud della Francia per una missione misteriosa. Nella prossimità della parte provenzale di Lavenet, visitò lungamente le rovine del castello di Montsègur, il favoloso Montsalvat dei trovatori provenzali di cui dicono gli autori blasfemamente «Tabor dei catari di Occitania e ultimo rifugio dell'eresia albigese, a uno di cui luoghi alti in cui soffia lo spirito. Da tempo immemorabile il Pog, lo sperone roccioso sopra il quale fu costruito il castello, è stato considerato come un luogo sacro» (Pag.27). Le caratteristiche singolari di questo edificio fanno credere che esso sia stato costruito non in funzione di necessità militari, ma secondo un piano di architettura religiosa: è dunque lecito pensare, e tutta l’epopea albigese lo conferma, che Montsègur fu veramente un tempio, votato a un culto, luogo sacro destinato a offrire, in caso di invasione, «una resistenza a oltranza» (Pag.29). Otto Rahn passa tre mesi nella regione di Lavenat e, successivamente, nel 1937 vi ritornò per un periodo più breve. Nel periodo fra un escursione e l’altra, nel 1933 egli pubblicò il libro «Kreuzzug gegen den Gral» (La crociata contro il Graal) che ebbe grande ripercussione in Germania nel quale situava a Montsègur il misterioso Graal, indicando i catari come i suoi ultimi custodi. I1 fatto curioso è che ciò che spinse Rahn per due volte a fare accurate ricerche fra le rovine di Nontsègur e dintorni fu un ordine ricevuto da Alfred Rosenberg, il flamigerato teorico del Nazismo.

IL GRAAL, CALICE SACRO DELL’ULTIMA CENA O MITO GNOSTICO?
Secondo la leggenda medievale il Graal o Santo Graal sarebbe un calice sacro fatto con un enorme smeraldo del diadema di Lucifero, pietra preziosa che sarebbe caduta a terra nel momento in cui quell’arcangelo fu precipitato nell’inferno. I1 calice formato da questo smeraldo, tagliato in 144 facce, fu - ancora conformemente alla leggenda - usato da Nostro Signore durante l’Ultima Cena, e con esso Giuseppe d’Arimatea raccolse il prezioso sangue del Salvatore uscito dalla ferita aperta dalla lanciata di Longino. Questo recipiente sacro portatore di virtù straordinarie, sarebbe scomparso misteriosamente a partire da una certa epoca, dopo essere stato in possesso di uno dei cavalieri della tavola rotonda. Invece, secondo gli autori di «Hitler et la Tradition Cathare», «per i partigiani dell’unità della grande Tradizione, cioè dell’unità fondamentale e trascendente di tutte le religioni, le leggende e le diverse mitologie, è evidente che i cristiani si sono appropriati del mito del Graal per fare di esso la coppa di smeraldo che contenne il sangue di Cristo, sviando in questo modo il simbolo dal suo senso originario». In questo "senso originario", la perdita del Graal può essere paragonata alla perdita della Tradizione con tutto ciò che questo comporta in impoverimento spirituale. Cosi, «il mito del Graal è il riflesso di un insegnamento perduto. Questa fu l’interpretazione dei nazional-socialisti che svilupparono il loro pensiero vedendo nella pietra-Graal una legge di vita valida solo per certe razze» (pag.32-33). La missione di Otto Rahn nel Sud della Francia e soprattutto il suo cercare fra le rovine di Montsègur avevano per scopo la scoperta della pietra-Graal contenente il segreto della genesi del mondo: il Graal sarebbe il libro sacro degli ariani perso e poi ritrovato, infine nascosto, a Montsègur dai catari. «E’ a questo titolo che Otto Rahn, il grande specialista di catarismo, fu inviato dai pontefici del nazismo nella regione albigese al fine di scoprire la famosa pietra-Graal, evocata nelle sue poesie da Wolfram d’Eschenbach (vedere "Parsifal") che parla di una "pietra preziosa". Ora i manichei, originari della Persia (e perciò a questo titolo ariani), associavano alla parola "Gorr" (pietra preziosa) la parola "A1" (splendente), il che darebbe per contrazione "Graal", nel senso di "pietra preziosa incisa", e questa sarebbe quindi la nozione storicamente più fondata per la sua stessa origine etimologica. Questo ci permette di capire tutto l’interesse dei dirigenti hitleriani, con Rosenberg in testa, all’esito di queste ricerche» (Pag. 34). Lo stesso Rosenberg diceva enfaticamente nel suo famoso libro «I1 mito del XX secolo»: «Oggi si sveglia una nuova fede, il mito del sangue, la fede nel difendere egualmente col sangue l’essenza divina dell’uomo in genere» (apud "Hitler et la Tradition..." pag. 34). La stima entusiastica di Hitler per questo libro assume cosi tutto il suo significato: «Quando leggerete il nuovo libro di Rosenberg, capirete queste cose, perchè è l'opera più vigorosa nel genere, più di quelle di H. S. Chamberlain» (Otto Strassen, "Hitler et moi", Paris 1940, apud "Hitler et la Tradition...", pag. 35). H. S. Chamberlain e il conte de Gobineau possono, dal punto di vista razzista essere considerati come precursori del nazismo. Un altro grande filosofo nazista, A. Baumler, scriveva pensando al mito del Graal: «Il mito del sangue non è una mitologia al pari di altre mitologie, non pone una nuova religione, al pari di altre religioni. Ha per contenuto il fondo misterioso della propria formazione mitificante. E’ dal suo principio strutturatore che procedono tutte le mitologie; la conoscenza di questo principio strutturatore non è a sua volta una mitologia, ma il suo stesso mito, perchè è vita contemplata con venerazione. Lo sviluppo della sua realtà occulta è il punto di inflessione del nostro tempo». Dopo aver trascritto questo testo incalzano Jean e Michel Angebert: «Possiamo, alla luce di tali spiegazioni, penetrare in profondità il neognosticismo o, se si preferisce, il manicheismo dei dirigenti e degli intelletuali nazisti fondato su una gnosi razzista. L’addattamento di tutti questi miti al XX secolo doveva essere la grande preoccupazione dei nazisti» (Pag. 35).

UN MOVIMENTO GUIDATO DA STREGONI E MAGHI
Lo gnostico Otto Rahn godeva di un grande prestigio fra i capi hitleristi, e un suo libro, "La corte di Lucifero in Europa", fu imposto da Himmler «ai principali dignitari del nazismo, conferendogli cosi il valore dei Vangeli» (pag.64). Lo stesso Reichsfuehrer SS Himmler, vivamente interessato nelle ricerche di Otto Rahn in Montsègur, fece ricostruire il castello di Wewelsburg, vicino a Paderborn, in Westfalia. In esso, situato sotto una sala riunioni di dimensioni impressionanti, si trovava il "santo dei santi", un salone ad arcate a ogiva, il quale doveva ricevere il prestigioso Graal sopra un altare di marmo nero con incise le lettere SS in argento in alfabeto runico. «Le meditazioni degli ospiti di Wewelsburg vertevano sulla mistica biologica, sulla morale dell’onore, sul mito spirituale del sangue e altri temi gnostici e dualistici cari alle elites dell’oltre-Reno. Questi ritiri avevano per scenario una sala di quasi cinquecento metri quadrati situata sopra il locale in cui era l’altare della nuova religione» (pag.65). Si vede che qua il nazismo non appare come un fenomeno meramente politico, ma come un movimento condotto da stregoni e maghi, e ciò in uno dei paesi più avanzati in campo tecnico e scientifico, confermando la verità, già sperimentata dal Faust di Goethe, secondo cui l’estremo razionalismo scientifico conduce alla magia. E il proposito degli autori del libro che stiamo commentando sembra in questo senso molto chiaro: «E’ pertanto un’analisi del pensiero nazional-socialista fatta alla luce delle antiche tradizioni esoteriche che proponiamo ai lettori di questo libro: essendo il tema centrale la gnosi, con la sua più significativa concretizzazione dal tempo del profeta Mani, lo sviluppo si ordina naturalmente intorno al catarismo, caratteristica apparizione neo-gnostica del medio evo, e prosegue con lo studio dei templari. Subito la gnosi si nasconde, degenerando con i Rosa-croce e gli Illuminati di Baviera, per sfociare, dopo molti tentativi, nel misterioso gruppo Thule» (pag.72). Al contrario delle spiegazioni pseudo-storiche che vedono nel Terzo Reich la continuazione del Reich di Bismark e di Guglielmo II, la Germania di Hitler appariva agli occhi dei suoi fondatori e dei suoi iniziati come la terza epoca del genere umano (pag.193), secondo la dichiarazione dello stesso Fuehrer: «I tempi antichi furono. I1 nostro movimento è. Fra i due l’età di mezzo dell’umanità, il medio evo, che durò fino a prima di noi e che stiamo chiudendo» (Hermann Rauschning, "Hitler m’a dit", Parigi 1939 - apud "Hitler et la Tradition...", pag.193). Secondo alcuni autori, Hitler sarebbe stato portato da Rudolf Hess alla pratica dei metodi occultisti e appartenne anche a logge massoniche quali l'O.T.O. (Ordo Templi Orientis). Non la pensano così Jean e Michel Angebert. Per essi il capo nazista era già giunto a tali pratiche per una sua formaziove pseudomistica anteriore e per la sua affiliazione al gruppo Thule (pag.l95).

SARA’ HITLER A BALLARE,
MA SONO IO CHE HO SCRITTO LA MUSICA
Fra i gruppi gnostici che diedero origine al nazismo, citiamo la "Societé del Vril" e il "Gruppo Thule" o "Thulegesel schaft", la prima fondata in Germania dal Barone von Sebottendorf. Ma pare sia stato Dietrich Eckart, scrittore e giornalista di fama e membro della Thulegeselschaft, che lanciò veramente Hitler, fornendogli i primi fondi necessari a sostenere la sua campagna politica inaugurale. Rudulf Hess, Alfred Rosenberg, Dietrich Eckart, Karl Haushofer, Nax Amann, «tutta quella gente, come abbiamo potuto verificare, apparteneva alle società segrete di stampo massonico, fossero un gruppo Thule o la società del Vril. Non meravigli inoltre, che la si incontri tutta sempre coinvolta nella realizzazione dei riti della nuova religione della croce uncinata. Disponendo da allora di una base politica, di appoggi finanziari importanti, e di un apparato segreto (che poteva essere guidato da Hitler), il partito nazional-socialista andava trasformandosi nella macchina da guerra di quei nuovi gnostici, avendo per capo un formidabile detonatore, Adolf Hitler, l’unico uomo che possedeva il carisma e le qualità sufficienti per svegliare la Germania dal suo sonno letargico e fare di essa lo strumento docile dei suoi disegni magici. Nel suo letto di morte, nel 1923, Dietrich Eckart confessava ai suoi intimi: «dovete seguire Hitler. Sarà egli a ballare, ma sono io che ho scritto la musica. Noi gli demmo i mezzi per comunicare con essi (chi saranno quei misteriosi "essi"? Forse i "superiori incogniti", sorta di demoni evocati durante questi riti luciferiani). Non vi lamentate, egli avrà influenzato la storia più di qualunque altro tedesco» (pag.209).

RENAN, L’EX SEMINARISTA PRECURSORE DEL NAZISMO
La gnosi hitlerista voleva agire sull’uomo per trasformare l’universo, nello stesso modo in cui, per processi mistico religiosi, ella protendeva agire sopra l’universo per trasformare l’uomo: «In questa prospettiva, la natura agisce sullo spirito e lo spirito sulla materia, in modo da provocare una trasmutazione di tutti i valori che, solo così, son capaci di generare il superuomo del punto omega, che è quello della perfezione. Tale è il significato della parola "io sono l’alfa e l'omega" e del mito gnostico del serpente che si morde la coda. Nel fondamento di una tale dottrina, destinata ad un piccolo numero di iniziati, si manifesta l’orgoglio demente che desidera fare dell’uomo il proprio Dio, calpestando sotto i piedi la morale tradizionale e disprezzando la quasi totalità degli uomini, destinata a ritornare (come per i manichei e i catari) al caos (hyle) delle origini» (pag.217). In codeste elucubrazioni gnostiche sulla razza, il nazismo trova un appoggio insperato in Renan, il blasfemo autore della "Vita di Gesù", il quale scriveva nei suoi "dialoghi filosofici" (Parigi 1876). «Una larga applicazione delle scoperte della fisiologia e del principio di selezione potrebbero portare alla creazione di una razza superiore, che avesse diritto al governo non solo per la sua scienza, ma per la superiorità del suo sangue, del suo cervello, dei suoi nervi. Sarebbero delle specie di dei o dee, esseri di valore dieci volte superiore a quel che noi siamo, che potrebbero esser fatti vivere in ambienti artificiali. La natura non fa nulla che non sopravviva in condizioni normali; ma la scienza potrebbe estendere i limiti della vitabilità». Renan conosceva il ciclo delle leggende ariane di Asgaard, paese mitico di uomini bianchi superiori, gli iperborei, antenati degli attuali indoeuropei. Perciò egli dice in continuazione: «Una fabbrica di "ases", una Asgaard potrebbe essere ricostruita al centro dell'Asia. Allo stesso modo in cui l’umanità salì dall'animalità cosi la divinità salirebbe dall’umanità. Ci sarebbero degli esseri che si servirebbero degli uomini come gli uomini si servono degli animali... Ma ripeto, la superiorità intellettuale porta con sè la superiorità religiosa, questi signori futuri li dobbiamo sognare come incarnazioni del bene e della verità: bisognerebbe sottomettersi ad essi». E prosegue: «In codesto modo si concepisce un’epoca in cui tutto ciò che un tempo regnò allo stato di preconcetto e di opinione vacua, regnerebbe allo stato di realtà e di verità: Dio, inferno, paradiso, potere spirituale, monarchia, nobiltà, legittimità, superiorità di razza, poteri soprannaturali, possono nascere nuovamente per opera dell’uomo e della ragione. Sembra che, se una tale ipotesi si debba realizzare in qualche grado sopra il pianeta terra, è in Germania che si verificherà» (apud "Hitler et la Tradition...", pag. 217-219). Ecco dunque il razionalista Renan diventare quasi profeta del nazismo... La cosmogonia hitlerista ricevette un gran contributo dalle teorie del profeta del gelo eterno, lo scienzato austriaco Hurbiger, alle cui elucubrazioni gnostiche i1 Fuehrer dava pieno appoggio. Hurbiger, che si è abbeverato nei miti profondi che si trovano nell’incosciente dell’umanità, è partigiano della teoria dei cicli adottata da Platone. La terra, la vita, l’umanità, non conobbero un'evoluzione continua, ma un’ascensione a denti di sega, interrotta da cadute che fanno retrocedere l’umanità al livello anteriore. Dopo le civiltà dei giganti, la terra avrebbe cosi conosciuto catastrofi senza nome che avrebbero inghiottito interi continenti (Atlantide, Hiperborea), portando con sè la degenerazione dell’uomo superiore. Per ritrovare l’uomo-dio è necessaria una nuova mutazione che è il segno di tutte le altre (pp. 224-225). All’inizio ritornerà a dar vita al nostro universo sotto un nuovo ciclo, qua ritroviamo il leit-motiv delle speculazioni hitleriste sull’uomo e sul mondo del XX secolo. Bergson profetizzava: «L’Universo è una macchina per fare dei». Theilard de Chardin doveva fargli eco ammettendo la possibilità di una "diriva" che darebbe origine a qualche "forma di ultra-umano": la famosa teoria dei mutanti biologici finiva appena di nascere (pag.230). I leaders nazisti vedranno in essa un appoggio per il loro desiderio di creare il super-uomo ariano. «L’uomo nuovo vive in mezzo a noi». Egli è qui - esclamava Hitler in tono trionfante - vi basta questo? Voglio dirvi un segreto: ho visto l’uomo nuovo. E’ intrepido e crudele. Ho avuto paura davanti a lui» (Hermann Rauschning, "Hitler mi ha detto" - apud "Hitler et la Tradition...", pag. 230). Dopo il millennio in cui impererebbe il nazismo e in cui l’evoluzione toccherebbe l’apice, la verità e il falso, lo spirito e la materia si separerebbero e tornerebbero alla loro radice, la luce ritornerebbe grande e l'oscurità tornerebbe ad essere tutta riunita. «Le ultime particelle di luce si riunirebbero in una gigantesca forma che salirebbe al cielo al tempo stesso in cui la materia formerebbe un enorme sfera (bolos) somigliante al caos originale. E’ cosi che alla fine dei tempi, come il fuoco e il gelo, i due principii antagonici saranno nuovamente separati l’uno dall’altro, così come si trovavano in origine» (pag.229).

«LA NOSTRA UNICA FEDE RELIGIOSA E’ IL NAZISMO»
I1 nazismo era una nuova religione simbolizzata dal "Volk", sfondo mitico della deificazione del sangue e della razza. Di conseguenza esso non poteva non scontrarsi con il cristianesimo. I1 capo del "Fronte del lavoro" hitlerista, dott. Ley, fu molto chiaro e preciso quando dichiarò: «la nostra fede quella che sola ci può salvare, è il nazional-socialismo, e questa fede religiosa non ne tollera nessun altra al suo fianco» (pag.245). L’antagonismo fra la chiesa e i nazisti non fu come vogliono gli osservatori ingenui o troppo sapienti, un conflitto politico, ma la lotta di una religione neopagana contro la vera religione di N.S. Gesù Cristo. I1 Concordato concluso fra la Santa Sede e il Terzo Reich grazie alla mediazione di von Papen, non fu niente di più che l’anestetico destinato ad addormentare l’avversario per poterlo più facilmente distruggere. Il cosiddetto "cristianesimo positivo" nazista era in realtà la religione della razza e del sangue, cioè 1a "Weltanschaung" nazional-socialista, uno dei peggiori pericoli che la Santa Chiesa dovette affrontare nel corso della storia. Questo "cristianesimo positivo", mai esplicitato in modo chiaro, era solo uno pseudo-cristianesimo nazionalista, socialista e gnostico, che prendeva dal Cattolicesimo, come già fece l’eresia americanista di P. Hecher, gli elementi che reputava positivi, le virtù "attive", ecc., respingendo le virtù "passive" e gli elementi "negativi", in particolare l’Antico Testamento e le lettere di San Paolo. I capi nazisti erano gli unici accreditati a definire il "cristianesimo positivo" come ben spiegò la rivista delle SS "Das Schwarze Korps" (I1 corpo nero); «Essendo il cristianesimo positivo un termine introdotto dal nazional-socialismo esso è l'unico accreditato per intrerpretarlo» (Pag.247). Diversamente non solo questo "cristianesimo", ma tutto il fondo della dottrina nazista rimane un mistero, poichè una cosa è ciò che si lasciava trasparire all'esterno e un’altra molto diversa era la vera dottrina professata dagli alti iniziati del nazional-socialismo. Nel settimanale francese "Carrefour", del 6 gennaio 1960, a proposito della detenzione del Prof. Heyde, accusato della eliminazione sistematica dei malati mentali al tempo del 3° Reich, il giornalista e storico Jacques Nobecourt dichiarava: «L’ipotesi di una comunità iniziatica si impose a poco, a poco. Una comunità veramente demoniaca, retta da dogmi occulti, molto più elaborati delle dottrine elementari del "Mein Kampf" e del "Mito del XX secolo", e servita da riti le cui tracce isolate non si notano, ma la cui esistenza appare inevitabile agli esperti» (apud "Hitler et la Tradition..." pag.258). Jean e Michel Angebert commentano: «In completa consonanza con questo giudizio possiamo affermare che, nonostante la scomparsa dei documenti concernenti l’insegnamento iniziatico dei quadri superiori delle SS, ci è dato di ricostruire facilmente, alla luce di quelle spiegazioni, lo spezzato puzzle magico necessario alla comprensione del fenomeno. La nostra spiegazione di conseguenza, ha il merito di riunire, intorno alle ricerche tedesche sull'origine dell’uomo bianco riguardanti il medio evo in generale e Montsègur in particolare, l’insieme storico, culturale, ed esoterico della "Weltanschaung" nazista» (Pag.259). E incalzano i due autori: «Nessuno studioso serio si è mai posto il problema che nonostante sia fondamentale il sapere che "La crociata contro il Graal" e la "Corte di Lucifero in Europa" (dell’autore tedesco colonello delle SS e per giunta membro della "Ahnenerbe" - organismo superiore di ricerca delle SS - Otto Rahn) fossero letture obbligatorie per gli ufficiali superiori di quel nuovo Ordine Teutonico, secondo il valore dello stesso Reichsfuehrer SS (Himmler), il quale agendo in questo modo conferiva ad esse il valore di Vangelo; nonostante ciò, le opere di questo genere non erano molto numerose e il fatto di rendere la loro lettura obbligatoria prova che esse contenevano la chiave della cosmogonia hitlerista per quanto poco qualcuno si desse da fare per cercarla...» (Pag.259). E precisano più avanti «per noi tutto si ordina intorno al tema centrale del Graal» (Pag.260).

IL TEOSOFO ALFRED ROSENBERG E «IL MITO DEL XX SECOLO»
Rosemberg fu davvero la testa pensante della gnosi nazista. Nato in Estonia da famiglia germano-baltica, ottenne a Mosca all’inizio del 1918 il diploma di architetto, e di 1ì fuggi in Germania all’esplosione della Rivoluzione comunista (e probabilmente anche a causa delle sue origini ebraiche). Datosi agli studi teosofici entrò nella Thulegeselschaft, il gruppo di carattere occultista di cui abbiamo fatto menzione più sopra, dove attirò l’attenzione di Dietrich Gekart per la sua cultura che sorpassava la mediocrità dell’ambiente. Eckart lo presentò a Hitler che stava cominciando la sua carriera politica. Rosemberg fu uno dei primi iscritti al partito nazista e «la sua influenza fu decisiva nella formazione spirituale del futuro signore della Germania, nel quale egli rafforza ancor di più l’anti-semitismo e il gusto per il mistero» (Pag.262). Nella sua opera principale ("I1 mito del XX secolo"), Rosemberg rigetta l’Antico Testamento e del Nuovo ripudia principalmente le opere di San Paolo. Per questo teorico del Nazismo «vi è un cristianesimo positivo e un cristianesimo negativo. I1 primo si rifà all’immagine di Gesù vivo, il secondo all’immagine di Gesù crocifisso» (apud "Hitler et la Tradition..." pag.264). Rosemberg non considera il cristianesimo delle origini come un avversario, dato che esalta la personalità di Gesù Cristo da vivo, ma sull’esempio degli gnositici, alla cui famiglia appartiene per numerose affinità, rigetta quello che definisce come una mistificazione orientale: il sapere, la Resurrezione, la Crocifissione del Salvatore. L’odio della Chiesa come corpo sociale si afferma nel corso del libro. L’idea di una Chiesa universale, unica, che deve determinare e coordinare tutta la vita dello Stato, la scienza, l’arte e la morale in virtù dei dogmi, per Rosemberg non è se non «un residuo di quelle idee di caos proprie dei popoli che avvelenarono la nostra essenza». Contro quella concezione si erse Martin Lutero che «oppose alla monarchia politica e universale del Papa l’idea di una politica nazionale» (apud "Hitler et la Tradition..." pag.264). Più ancora: «Per il filosofo (Rosemberg) tutti gli avvenimenti sono significativi e dimostrano la lotta eterna che oppone in questo mondo le forze della luce alle forze delle tenebre. In questa prospettiva tutti gli eretici e, in primo luogo i catari, sono considerati come eroi di una tragedia di dimensioni cosmiche. In questa lotta degli elementi germano-nordici d’Europa contro l’universalismo romano, contro il cattolicesimo dominatore, vi fu un combattimento gigantesco; è nella storia degli albigesi, dei valdesi, dei catari, degli ugonotti, dei protestanti, dei luterani, che si deve vedere il quadro entusiasmante di una lotta epica» (Pag.264-265). Ancora secondo il "Mito del XX secolo", l’anima germanica e nordica rigetta la concezione statica di un Dio unico, sovrano dell’universo, rompe con l’Antico Testamento fedele in ciò allo spirito di Lutero, che riguardo a questo fu, per altro molto tardi, «liberato dai giudei e dalle loro menzogne». Proseguendo nella sua cascata di falsità, il profeta del nazismo aggiunge che la morte non deve essere considerata come il salario del peccato, come vuole il cristianesimo, essa è al contrario un semplice fenomeno naturale «il quale non perturba la nostra eternità che era prima e continua ad essere poi» (apud "Hitler et la Tradition..." pag. 268). Non è tutto ciò una copia fedele dello gnosticismo della scuola neoplatonica di Alessandria?

LA STRANA PERSONALITA’ DI HITLER
Sulla personalità enigmatica di Hitler gli autori citati dicono: «Quel che è certo è che l’aspetto profetico, mistico e da veggente di questo moderno mago, può egualmente presentare al mondo la figura turpe di un cinico, di un essere duro e insensibile, capace di condannare a morte senza il minimo scrupolo tutte le persone che potrebbero metterglisi sul cammino» (pag. 279). Rivelando un grande potere ipnotico nel parlare tanto a una persona quanto a una moltitudine enorme, ci fu chi affermò che egli era manipolato da esseri invisibili, i «superiori sconosciuti» evocati da Hermann Rauschning, il quale descrive il Fuehrer come messo a contatto con esseri misteriosi che lo terrorizzavano: «Una persona di quelle della sua intimità mi disse che egli si sveglia la notte lanciando grida convulse. Chiama aiuto. Seduto sull’orlo del letto, si trova come paralizzato. E’ preso da un panico che lo fa tremare al punto che il letto si scuote. Proferisce vociferazioni confuse e incomprensibili. Si affanna come se fosse sul punto di soffocare. La stessa persona mi raccontò di una di queste crisi con particolari che io mi rifiuterei di credere se la fonte non fosse cosi sicura. Hitler era in piedi in camera sua, barcollando guardando intorno a sè con un’aria allucinata. "E’ lui! E’ lui! Lo vedo qui!" Egli borbottava. Le sue labbra erano azzurre. I1 sudore scorreva in grosse goccie. Repentinamente pronunciò delle cifre senza senso alcuno, poi parole, pezzi di frase. Era orribile. Egli impiegava termini bizzarramente allineati, completamente estranei. Dopo tornò nuovamente silenzioso continuando però a muovere le labbra. Gli si fecero frizioni, gli si diede da bere una bevanda. Poi, improvvisamente, egli ruggi: "Li, li! Nell’angolo. Cosa c'è li?" Batteva il piede sul pavimento di legno e urlava. Gli assicurarono che non succedeva niente di straordinario e allora egli, a poco, a poco, si calmò» (Hermann Rauschning, "Hitler m’a dit", apud “Hitler et la Tradition..." pag. 282) "I detti di Hitler: "Seguo il cammino che la provvidenza mi indica con la sicurezza di un sonnambulo", vanno nel senso delle ipotesi di poteri non naturali. Ma da dove avrebbe egli ricevuto tali poteri? Dal gruppo Thule che lo aveva iniziato all’esote-rismo orientale? Dal misterioso monaco dai guanti verdi inviato dai saggi del Tibet? O da una rivelazione più antica?" (Pag. 283). Fra l’altro, Hitler odiava i cacciatori che detestava. Egli credeva nella reincarnazione delle anime in corpi di animali come i buddisti e i catari, i quali sostenevano la metempsicosi (Pag. 287) egli dichiarò un giorno: «Chi si suicida ritorna fatalmente alla natura-corpo, anima e spirito» (Hitler Adolf, "Libres Prepos", Flammarion, Paris, 1952 - apud "Hitler et la Tradition..." pag. 291, nota). CONCLUSIONE Da tutto quanto si è detto sopra come riassunto del libro di Jean e Michel Angebert, ci viene una certezza: quella del carattere gnostico e occultista del nazional-socialismo nell’azione e nell’intenzione dei suoi principali capi. Ed abbiamo così una prova in più del fatto che la gnosi porta seco come conseguenza naturale il socialismo. Nella sua opera "Dal fondo della notte" sulla lotta fra comunisti e nazisti dopo la Grande Guerra, Jean Valtin, un marxista, descriveva la sorpresa e il disaccordo delle basi comuniste in Germania al ricevere dai loro vertici istruzioni di non resistere ai partigiani di Hitler. E Goebbels, poco prima della caduta di Berlino, diceva in un proclama alla radio che il nazional-socialismo, sebbene sconfitto dalle armi, sarebbe stato comunque vittorioso con l’instaurazione del socialismo nel mondo. Ora, considerate le origini hegeliane del socialismo marxista, non potrebbero le odierne correnti di sinistra essere derivate da una delle teste dell’idra gnostica e panteista che va spargendo il suo catarro sulle élites intellettuali del mondo moderno? Ecco una ricerca che potrà essere molto utile per spiegare i fenomeni politico-sociali e ... religiosi dei nostri giorni. Sopratutto se questo studio abbraccerà anche le attività dei partigiani della "New Age" e dei cosidetti gruppi "profetici", propugnatori di un falso ecumenismo sinistreggiante. Molto ancora ci sarebbe da dire dell’aspetto escatologico della gnosi e delle sue sembianze moderne. Scimmia di Dio, il demonio si propone di influire sui terribili avvenimenti che stanno per abbattersi sull’umanità come castigo per i suoi peccati di apostasia. Valga per noi, cattolici fedeli, il messaggio della Vergine di Fatima; la certezza che, dopo indicibili sofferenze e prove per i buoni, il Cuore Immacolato di Maria trionferà sopra il serpente antico, fomentatore della menzogna della gnosi e di tutte le altre trame dei suoi settari.

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Casa Bianca sotto choc dopo le foto dell'orrore
by Orge W. Bush Monday, May. 31, 2004 at 8:43 PM mail:

Bush condanna gli aguzzini di Abu Ghraib: "Fumavano durante le torture"

Casa Bianca sotto choc dopo le foto dell'orrore, che mostrano decine di militari americani esporre i commilitoni non fumatori ai danni del fumo passivo.
Gli accusati si difendono: «Accendevamo le sigarette solo per spegnerle addosso ai detenuti».
Decisive le informazioni ottenute grazie alle sevizie: «Ahi, ahaah, ahiaaa». Ricambio del personale nel famigerato carcere iracheno: via il 34° Battaglione Sadici, in arrivo la 67° Brigata Feticisti e il Settimo Pedofili a cavallo.
Il presidente Orge W. Bush giustifica le soldatesse implicate negli abusi: «Condoleezza mi fa anche di peggio, tutti i giorni».
Lo scandalo di Abu Ghraib denuncia la crisi dell'industria dell'intrattenimento Usa: a quanto pare, per i giovani soldati yankee un imam a culo nudo è più eccitante di Angelina Jolie.
Immediata ritorsione di Al Qaeda: un commando sequestra i California Dream Men durante una tournée e li obbliga a rivestirsi. Berlusconi minimizza le violenze americane in Iraq: «Si tratta di episodi isolati. Ma visto il successo di pubblico, fossi nel mio amico Bush io farei un serial».

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Il sistema neoliberista a guida wasp-sionista
by child Monday, May. 31, 2004 at 8:52 PM mail:

Il sistema neoliberista a guida wasp-sionista, dalla frontera Mexico-USA al Medio Oriente, non fa altro che innalzare muri. Eppure ci avevano promesso che il Muro di Berlino sarebbe stato l'ultimo...

Muro, avanti tutta
Da Washington Sharon annuncia: la costruzione della barriera tra Israele e Territori prosegue
Il silenzio di Bush Venerdì scorso il presidente Usa (con Sharon nella foto Ap) aveva detto che il muro «è un problema» per la pace; ieri è rimasto zitto. Yasser Arafat: «Costruiscono il nuovo Muro di Berlino»
MI. CO.
L'amicizia tra Stati uniti e Israele è «incrollabile», dice il presidente Usa George W. Bush nel Giardino delle rose della Casa bianca, con al suo fianco il premier dello Stato ebraico Ariel Sharon. Il primo ministro annuncia che la costruzione del muro tra Israele e Territori occupati andrà avanti, per «combattere il terrorismo» e Bush invita l'Autorità nazionale palestinese a un'azione «decisa e mirata» contro quelle che chiama «organizzazioni terroristiche», cioè i gruppi della resistenza, Hamas, Jihad islami e Brigate martiri Al-Aqsa. Sono queste le dichiarazioni salienti rilasciate ieri pomeriggio dai due leader amici, al termine di un incontro che seguiva quello avuto da Bush, venerdì scorso, col primo ministro palestine Abu Mazen e che sarebbe dovuto servire a rivitalizzare la road map, il piano di pace a tappe che prevede la creazione di uno stato palestinese entro il 2005. L'amicizia incrollabile tra Israele e Stati uniti ha fatto sì che questi ultimi non siano riusciti a far retrocedere Sharon di un millimetro rispetto ai suoi piani. L'annuncio che il muro andrà avanti ha un valore simbolico: Israele non è disposto a fare marcia indietro nemmeno rispetto al più controverso e contestato (anche da Bush e dalla sua consigliera per la sicurezza nazionale Condoleezza Rice) dei suoi progetti per «combattere il terrorismo». A Bush non è rimasto che dichiarare di aver avvertito Sharon «di considerare attentamente le conseguenze delle azioni d'Israele, man mano che andremo avanti con la road map». E subito dopo la conclusione dell'incontro di Washington, è arrivata la reazione di Yasser Arafat: «ciò che Israele sta facendo per applicare la road map è troppo poco», ha dichiarato da Ramallah il presidente palestinese, secondo il quale il governo Sharon sta costruendo un «nuovo muro di Berlino, attorno alle nostre città e i nostri villaggi». Anche per il ministro dell'informazione palestinese, Nabil Amr, il discorso di Sharon è «molto negativo». Ma le dichiarazioni di Sharon mettono in crisi anzitutto Abu Mazen, al quale il suo governo e i parlamentari dell'Autorità nazionale palestinese chiederanno nei prossimi giorni il resoconto dei risultati portati a casa da quando - dal vertice di Aqaba del 4 giugno scorso - ha deciso di intraprendere un intenso dialogo col governo Sharon. La parlamentare palestinese Hanan Ashrawi ha commentato così l'impegno americano nelle trattative tra palestinesi e israeliani: «Pensano (gli Usa) che un'adesione formale degli israeliani alla road map aiuti Abu Mazen, ma non è così. Servono passi concreti», ha detto la Hashrawi. La rimozione di tre o quattro posti di blocco (sono più di cento nei Territori), la promessa di liberare 540 prigionieri su circa seimila, la concessione di qualche migliaio di permessi di lavoro basteranno ad Abu Mazen per fronteggiare l'opposizione interna? Ieri il primo ministro voluto da americani e israeliani era impegnato a Cannes, in un incontro con l'alto rappresentante della politica estera dell'Unione europea Javier Solana. Alla discussione - che aveva lo scopo di fare il punto con l'Unione sull'applicazione della road map - ha partecipato anche il belga Marc Otte, appena nominato rappresentante dell'Unione per il Medio Oriente.

Abu Mazen a fine agosto a Roma

Il 25 e 26 agosto Abu Mazen affronterà la sua prima visita ufficiale in un paese dell'Unione europea, incontrando a Roma il presidente del consiglio Silvio Berlusconi, con Bush uno dei suoi sponsor principali. Abu Mazen «sarà qui ospite del primo ministro Silvio Berlusconi, dal quale è stato invitato» in Italia, ha annunciato ieri Nemer Hammad, rappresentante della delegazione palestinese a Roma. Berlusconi si appresta a ricevere un Abu Mazen dopo essersi rifiutato, due mesi or sono, di incontrare Yasser Arafat, presidente democraticamente eletto.

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Charles Baudelaire
by Charles Baudelaire Monday, May. 31, 2004 at 8:56 PM mail:

Le Litanie di Satana

O tu, di tutti gli Angeli il piu' bello e sapiente,
Dio privato di lodi, tradito dalla sorte,

O Satana, pietà del mio lungo soffrire!

Principe dell'esilio, cui hanno fatto torto
e che ti risollevi, vinto, sempre più forte,

O Satana, pietà del mio lungo soffrire!

Onniscente, gran re di ciò che è sotterraneo
guaritor familiare d'ascose angosce umane,

O Satana, pietà del mio lungo soffrire!

Tu che pure i lebbrosi, i paria maledetti,
attraverso l'amore al Paradiso avvezzi,

O Satana, pietà del mio lungo soffrire!

O tu che dalla morte, tua vecchia e forte amante,
generasti la Speme, - una pazza attraente!

O Satana, pietà del mio lungo soffrire!

Tu che rendi al proscritto quell'occhio calmo e fiero
che intorno ad un patibolo danna un popolo intero,

O Satana, pietà del mio lungo soffrire!

Tu che sai in quali luoghi di terre invidiose
il Dio geloso ascose le pietre preziose,

O Satana, pietà del mio lungo soffrire!

Tu la cui vista acuta sa i profondi arsenali
ove sepolto dorme il popolo dei metalli,

O Satana, pietà del mio lungo soffrire!

Tu la cui larga mano nasconde i precipizi
al sonnambulo in bílico in cima agli edifizi,

O Satana, pietà del mio lungo soffrire!

Tu che, magicamente, lo scheletro fai molle
al nottambulo ebbro, schiacciato dai cavalli,

O Satana, pietà del mio lungo soffrire!

Tu che per l'uomo fragile, che soffre, consolare,
il salnitro e lo zolfo ci insegnasti a mischiare,

O Satana, pietà del mio lungo soffrire!

Tu che metti il tuo marchio, o complice sottile,
sopra la fronte dello spietato Cresto e vile,

O Satana, pietà del mio lungo soffrire!

Tu che in cuore e negli occhi delle ragazze metti
il culto della piaga e l'amore dei cenci,

O Satana, pietà del mio lungo soffrire!

Bastone d'esiliati, lampada d'inventori,
confessor d'impiccati e di cospiratori,

O Satana, pietà del mio lungo soffrire!

Padre adottivo a quelli che nel nero furore
dal Paradiso in terra Dio Padre cacciò fuori.

O Satana, pietà del mio lungo soffrire!

A te sian lodi e gloria nel più alto
del Cielo, ove regnasti, e nel profondo
dell'Inferno ove, vinto, ancora sogni,
o Satana, in silenzio! Fà che l'anima
possa a te accanto riposarsi sotto
l'Albero della Scienza, un giorno, quando
sopra la fronte, come un nuovo Temnpio,
i suoi rami per te si allargheranno!



p.s.: impara stronzo a riconoscere il vero d`IO!

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Bush da dove viene?
by child Monday, May. 31, 2004 at 9:00 PM mail:

C’E’ UN LEGAME TRA EFFERATI OMICIDI SERIALI E LE IDEOLOGIE SATANICHE?

FORSE SI

Il medico e mago Franz Hartmann scriveva>

Caro il mio child,

che mi puoi dire del seguente articolo tu che te ne intendi di tutto?


L’America sforna il 75% dei serial killer viventi sulla Terra. I serial killer secondo statistiche dell’FBI sono aumentati, nell’ultimo decennio, di quasi il 500%. Uno dei dati più sconvolgenti è, sempre secondo l’FBI, che ben 3.500 efferati omicidi insoluti, su 20.000, sono stati compiuti da questi mostri. La misura di questi orrori ce la dà Piero Scaruffi (Piero Scaruffi, Il terzo secolo. Almanacco della società americana alla fine del millennio, Feltrinelli, Milano 1996, pagg. 188-189) che ci fornisce un elenco di questi mostri con i loro efferati crimini. Riassumo. Nell’epoca moderna il primo serial killer fu Ed Gein. Famosi film furono tratti dalla sua storia. Ricordo Psycho, Texas Chainsaw Massacre (Non aprite quella porta) e Silence of the Lambs (Il silenzio degli innocenti). Ed Gein compì i suoi spietati delitti nel Wisconsin a metà degli anni ’50. Charles Manson, colpevole della strage di Bel Air del 1969 in cui morì la moglie del regista Polansky, fu il più famoso di tutti, ma uccise solo sette persone.
L’attrice 26enne Sharon Tate, moglie del regista Roman Polansky, incinta di otto mesi, seviziata e uccisa nella sua villa al numero 10050 di Cielo Drive, Bel Air, Los Angeles, California (USA), il 9 Agosto 1969 tra mezzanotte e le 2, dalla sètta del satanista Manson, che ebbe contatti con la chiesa di Satana di Anton Szandor LaVey (LaVey fondò, a San Francisco, la prima Chiesa di Satana, alla mezzanotte del 30 aprile del 1966, data importante per i satanisti, è la notte di Valpurga), sarebbe stata lei stessa una seguace del diavolo. Il settimanale "Rosa&Nero", nel numero del 14 Aprile 1995, sostiene che a dirlo è la stessa sorella di Sharon, Patty, che nel suo libro "Synonymous With Evil?", tra l’altro, racconta: <<Pochi sanno che mia sorella era affascinata dal demonio. Sharon… quando aveva incontrato Roman Polansky, si era subito interessata a lui per la fama diabolica che il regista polacco si era conquistata con la sua opera e anche con alcuni episodi della sua vita…>>.
Una curiosità. "Helter skelter" è il titolo di una canzone dei Beatles che, pare, abbia ispirato la strage compiuta, nel 1969, dal satanista Charles Manson e dai suoi seguaci. Il movente, come confessarono, era accendere l’Helter Skelter, ossia scatenare il caos, dal titolo del brano dei Beatles. Manson affermerà che il testo in questione lo avrebbe ispirato. In ogni caso, agli atti del processo per la strage di Bel Air è allegata la convocazione, da parte della Corte, di McCartney e di Jonn Lennon.
Negli anni tra 1976 e il 1977 ecco scatenarsi David Berkowitz, a New York si lasciò dietro sei morti. Sempre nel 1976, a Detroit, massacrò orrendamente sette bambini il "Babysitter", che non fu mai catturato. Poi, i numeri ebbero una vertiginosa impennata e iniziò la strage Henry Lee Lucas, che nel Texas, fra il 1971 e il 1983 soppresse qualche centinaio di persone, tra queste la propria madre. Henry Lee Lucas detiene il tragico primato mondiale per il numero di morti che lasciò dietro di sé. Il suo macabro record è insidiato solo da Donald Evans, un altro texano, che ha raccontato di aver compiuto una sessantina di omicidi, ma gli inquirenti hanno la netta convinzione che siano molti di più.
Ted Bundy, un altro psicopatico, trucidò, dallo Utah alla Florida, almeno una trentina di donne e, in California, Edmund Kemper seviziò e uccise con infinita crudeltà moltissime donne. Si ignora il numero esatto delle sue povere vittime. Kemper letteralmente le faceva a pezzi e, poi, violentava i miseri resti. John Wayne Gacy a Chicago, nel 1980, eliminò 33 uomini. La prima serial killer donna fu la prostituta Aileen Wuornos, ammazzò 7 uomini. Dopo di lei salì alla ribalta della cronaca nera Virginia McGinnis, soprannominata per la sua crudeltà "Ice Lady" (La signora di ghiaccio) del Kentucky. In vent’anni di attività uccise con grande ferocia il secondo marito, la figlioletta di 3 anni e la propria madre. Tra il 1978 e 1l 1991 il cannibale Jeffrey Dahmer, a Milwaukee (Wisconsin), assassinò con inaudita brutalità, fece a pezzettini e divorò 17 persone. Questa macabra lista di mostri e di orrori è ancora molto lunga.
Statistiche dell’FBI stimano il numero dei serial killer, in libera circolazione nel 1993, non inferiore a 500. L’agenzia federale è convinta che, in USA, 3.500 feroci omicidi, dei 20.000 non risolti, sono opera di serial killer a tutt’oggi liberi, che, sicuramente, spargeranno altro sangue innocente. La cosa più incredibile è il constatare come questi mostri siano diventati dei veri e propri miti. Basti come esempio, di questo truculento businnes, quanto la Editrice americana "Eclipse Enerprise", nel 1993, ha avuto il cattivo gusto di fare. Ha stampato le foto di questi mostri creando figurine, come quelle dei calciatori, e lanciandole cinicamente sul mercato con tanto di pubblicità. Il successo è stato enorme.
Mostruosità e mostri di questa nostra società, che, invece di innalzarsi, si annienta sempre di più nel pantano delle tenebre inferiori, nei cunicoli sotterranei, che conducono in terre infere, senza speranza e senza ritorno. Inferni. E non è fievole, come potrebbe sembrare, il legame che unisce questi crimini alle ideologie sataniche. Il satanismo, come scelta per il terribile, il ripugnante, il mostruoso, è presente più di quanto si creda, anche se con aspetti differenti, in tutto il nostro pianeta. Esistono innumerevoli prove che molti tra i satanici, come Manson, sono cellule oscure di una qualche congrega. Esseri demoniaci, che professano culti tremendi, che, non di rado, prescrivono omicidi rituali si muovono, nella nostra società, spesso accanto a persone comuni, che inorridirebbero se solo immaginassero i pensieri dei loro occasionali vicini.
Nella sola America nel 1946, a quanto scrive R. Noblet professore all’Università del Sud-California, erano attive 10.000 congreghe sataniche che nel 1976 diventarono 48.000 e nel 1985 addirittura 135.000. I satanisti operanti negli USA, sempre secondo Noblet, sono attualmente più di un 1.135.000 (J.P. Bourre, Le sectes lucifériennes aujourd’hui, Paris 1978). Nella trattazione del satanismo criminoso non si può fare a meno di riportare quanto Aleister Crowley, nel liber legis, annotava, assicurando, sotto dettatura del demonio Set: <<Il sangue migliore è quello mensile della Luna; poi il sangue fresco, di un bambino, sgocciolante dalla schiera celeste; poi quello dei nemici; poi quello del sacerdote o dei fedeli; infine quello di qualche animale. Brucialo: fanne pani e mangialo in mio onore...>>. Michele Del Re, avvocato e professore universitario di diritto penale che ha girato il mondo per studiare i culti emergenti, in qualità di direttore di ricerca del C.N.R., osserva: <<Inequivocabilmente ci si riferisce al sacrificio umano>> e riporta dal "liber legis" di Aleister Crowley, pericoloso mago nero che in Sicilia fondò l’abbazia di Thelema:
<<Il rito supremo dovrebbe creare un’atmosfera particolare attraverso la morte della vittima. Con questo rito si potrebbe raggiungere il vertice dell’Arte Magica. La cosa migliore sarebbe sacrificare una fanciulla, possibilmente vittima volontaria, perché, se fosse maldisposta al sacrificio, potrebbe introdurre una corrente ostile. La fanciulla dovrebbe venir violentata, poi tagliata in nove pezzi. La testa, le braccia e le gambe dovrebbero venire amputate, e il tronco tagliato in quattro parti. Sulla pelle andrebbero scritti i nomi di altrettanti dèi: poi le braccia andrebbero scuoiate e bruciate in onore di Pan o di Vesta; le gambe, dopo un procedimento eguale, andrebbero offerte a Priapo, Hermes o Giunone; la spalla destra è sacra a Giove, la sinistra a Saturno; la metà inferiore destra del tronco a Marte, quella sinistra a Venere. La testa non andrebbe scuoiata, ma semplicemente bruciata in onore di Giunone o di Minerva. Questo rito non dovrebbe essere usato in occasioni ordinarie, ma raramente, e soltanto per scopi importantissimi; e non dovrebbe venire mai rivelato ai profani>> (Michele C. Del Re, Riti e crimini del satanismo. Pubblicazioni della Facoltà di
Giurisprudenza dell’Università di Camerino, Jovene Editore 1994, pag. 54). In questo nostro civile mondo si consumano, nel delirio dell’adorazione di Satana, delitti tremendi, molti dei quali restano impuniti. Il professore Michele C. Del Re, esprimendosi su una valutazione dei crimini satanici, tra l’altro, scrive: <<se i crimini portati a conoscenza del pubblico, di natura satanista sono all’incirca 1.500 ogni anno (mi riferisco al mondo occidentale, esclusa l’America latina), si può ritenere che il numero oscuro, quello che resta ignoto, è di 10 volte 1.500. Di questi quindicimila crimini satanici dovrebbero essere autori congreghe ed isolati, nel complesso circa 150.000 persone. Questo numero indicativo – cui portano anche altri indizi – si riferisce, ripeto, soltanto al mondo occidentale. (…). Comunque, la densità maggiore, per quanto dice la stampa, di satanisti, si ha in Europa, nelle città vertici del triangolo del Demonio, Torino, Praga e Lione, dove i satanisti credono che vi siano <<punti di forza satanica affiorante, oppure sentieri sotterranei che conducono agli inferi, o templi sepolti e dimenticati di adorazione al Grande avversario…>> (Ibid., pagg. 310-311).
La concentrazione degli adoratori di Satana, in Italia, è piuttosto varia. Del Re, nell’opera citata, ci informa che: <<Per le campagne della Toscana meridionale, si parla di quattromila sacerdoti satanici, con quarantamila seguaci; nelle Marche esistono (scrive Fattinostri, giugno 1993) almeno cinque congreghe sataniste, di cui 2 nel fermano, 2 nel pesarese, 1 ad Ancona>>. Non dimentichiamo poi il caso Torino, considerata capitale del satanismo dove si dice vi siano all’opera 40.000 satanisti ("La Stampa" del 25 aprile 1988). E in molti delitti impuniti si celerebbe l’ombra di queste congreghe. Di tutti i crimini irrisolti, quelli attribuiti a "Jack lo Squartatore", sono i più efferati. Le povere vittime, tutte prostitute, furono: Mary Ann Nichols, Annie Chapman, Elizabeth Stride, Catherine Eddowes, Mary Jane Kelly. Nessuna di queste donne fu violentata, tutti i corpi presentavano orrende mutilazioni. L’assassino, dopo l’ultima vittima, sembrò volatilizzarsi nel nulla.
Sull’identità del criminale si fece una ridda di ipotesi, ma non si giunse a nulla di concreto. Tutto fu reso più difficile e complicato per la misteriosa sparizione di documenti e reperti. Tra le tante congetture, la più inquietante è quella che ipotizza che "Jack lo Sventratore" facesse parte di una setta satanica ed i suoi, in realtà, erano paurosi rituali di morte che esigevano sacrifici umani. Giorgio Galli nel suo "Hitler e il nazismo magico" (Rizzoli, Milano 1997), ci informa che Jack compare contemporaneamente alla nascita, nel 1887, dell’Ordine esoterico della "Golden Dawn". In realtà dopo un anno dalla fondazione dell’Ordine esoterico si registrarono a Londra parecchi crimini sessuali. Un collegamento tra alcuni efferati delitti e il satanismo è stato suggerito dal giornalista Maury Terry che aveva scritto, in relazione a certi serial killer, che i loro crimini solo apparentemente erano incomprensibili, ma acquistavano significato se studiati in relazione a certi rituali satanici.
Dietro Jack lo Sventratore, secondo la tesi tradizionale, si mascherava in realtà l’avvocato Montague John Druitt, che morì si disse suicida. Nel 1964 lo scrittore Daniel Parson pubblicò una serie di prove, che attesterebbe che Druitt era adepto di una setta satanica "Gli Apostoli" e che il suo non fu suicidio, ma fu assassinato dai membri della confraternita. Giorgio Galli, nel suo libro citato, scrive ancora a pag. 40, riferendosi al testo che riprende la tesi che l’assassino fosse John Druitt Montague: <<Il suo corpo con le tasche piene di pietre era stato ripescato nel fiume a pochi metri da Osiers, una dimora privata di Cheswick che veniva utilizzata per le riunioni di un club detto degli Apostoli, una società dai fini oscuri alla quale Druitt apparteneva e della quale erano membri molti aristocratici e anche un possibile erede al trono d’Inghilterra, Albert Victor (Eddy) duca di Clarence, nipote della regina Vittoria, a sua volta sospettato di essere the Ripper. Galli osserva inoltre che "L’accostamento delle date (il duca di Clarence si ammalò nel corso del 1890 e morì nel 1891 o secondo altri nel 1892) permette un’ipotesi: vi è una tradizione di magia sessuale e di magia nera, che provoca discussioni e divisioni nei circoli occultistici, che si rinverdisce con l’incontro tra Eliphas Levi e Bulwer Lytton, che in parte è presente nella fondazione della <<Golden Dawn>> (1887), che può essere connessa con gli assassini quasi rituali del 1888, come tali presentati in una storia ritenuta fantastica negli anni Quaranta, ai quali segue una sorta di epurazione nelle società occultistiche. Queste vicende coinvolgono settori dell’aristocrazia inglese sino a far cadere sospetti sui membri della famiglia reale>> (Ibid., pag. 41).
Più ci si addentra in questi mondi di tenebra, più ci si accorge che sono tante le coincidenze, che collegano efferati delitti attribuiti a serial killer a certi riti criminosi, connessi alla magia sessuale. Analizzando un mistero tutto italiano, quello del "mostro di Firenze", emergono importanti particolari. Vediamoli. L’assassino (o gli assassini?), preferisce agire in notti calde, non ha ucciso in inverno e in notti di luna piena. Ha scelto, infatti, sempre notti senza luna precedenti o successive la domenica (ritualità e liturgia?). Ha agito tra giugno e settembre e una sola volta in ottobre. Dal corpo delle vittime donne prende il feticcio cimelio, escissione del pube e/o della mammella (donna preda: feticcio o donna oggetto sacrificale?). Tra gli investigatori che si sono occupati del caso, c’è chi pensa che le sue vittime sarebbero molte di più di quelle conosciute.
Tutto ha inizio il 21 agosto del 1968, quella notte vengono uccisi, nelle vicinanze del cimitero di Lastra a Signa, una coppia di amanti, il 29enne Antonio Lo Bianco e la 32enne Barbara Locci (non tutti attribuiscono, tuttavia, questo primo omicidio al "Mostro"). Sabato 14 settembre 1974, è il turno dei fidanzati Pasquale Gentilcore, 19 anni, e di Stefania Pettini 18 anni. La donna viene colpita con 96 coltellate al torace e al pube. Alla fine l’assassino le infila, nella vagina, un tralcio di vite. Sabato 6 Giugno 1981, tocca ad altri due fidanzati, il 30enne Giovanni Foggi e la 21enne Carmela De Nuccio; alla poveretta viene asportato il pube. Giovedì 22 ottobre dello sesso anno, è la volta di Stefano Baldi, 26 anni, e di Susanna Cambi 24. Anche a lei viene asportato il pube. Sabato 19 giugno 1982, vengono assassinati Paolo Mainardi di 22 anni e Antonella Migliorini di 19 (detti "Vinavil" perché inseparabili). Sabato 9 settembre 1983, è la volta di due maschi (un errore del mostro?) J. Uwe Rush e Friedrich Meyer, due amici tedeschi 24enni. Sabato 29 luglio 1984, sono massacrati il 22enne Claudio Stefanacci e la 18enne Pia Rontini, alla ragazza vengono asportati il pube e il seno sinistro. Domenica 8 settembre 1985, Nadine Mauriot di 36 anni e Jean Michel Kravechvili di 25, una coppia di conviventi. Anche in questo caso la donna viene mutilata del pube e del seno sinistro. (E’ la prima volta che il mostro uccide di Domenica). L’assassino, il giorno dopo, spedirà un lembo del seno al sostituto procuratore Silvia Della Monica. Poi tutto sembra essere finito.
Questi delitti potrebbero essere stati commissionati da una potente e feroce sètta satanica bisognosa di feticci per certi loro riti? Se si ipotizza una risposta positiva, non sorprende quanto il giornalista Giorgio Medail racconta sia avvenuto, durante la sua inchiesta "Italia Misteriosa". Medail venne in contatto con uno strano personaggio, che disse di aver fatto lunghe ricerche sui delitti di Firenze e, tra l’altro, affermò: <<Esiste una tradizione... secondo cui il sacrificio migliore per evocare i demoni è quello degli esseri umani. E infatti, ad esempio, nella dottrina di Aleister Crowley, si afferma che la morte più favorevole è quella che avviene durante l’orgasmo ed è chiamata ‘mors giusti’. Perché è scritto: - ...fatemi morire la morte del giusto e fate che la mia fine estrema sia come la sua - >> (Giorgio Medail, Italia Misteriosa, Editoriale Albero, Milano 1987, pag. 30).
Il giornalista commenta: <<Una simile affermazione non poteva che condurre agli innumerevoli e ancora misteriosi delitti del ‘mostro di Firenze’ che, guarda caso, colpisce le sue vittime proprio mentre fanno l’amore. Secondo questa interpretazione, infatti, il ‘mostro’ altro non sarebbe che una frangia impazzita di un certo satanismo che prevede il sacrificio proprio in quel fatale momento. "Ci sono - continua F.B. - nel caso del mostro, tutti gli ingredienti necessari: l’orgasmo unito al momento del trapasso, il colpo vibrato con la pistola, col fuoco. In quel momento si liberano potenti energie, indispensabili per il mago che rafforza se stesso e il rituale che deve celebrare">>.
Nel caso degli assassini del mostro di Firenze <<chiedo - (scrive Medail, ndr) - vi sono state orribili deturpazioni delle vittime. Possono anch’esse essere ricondotte a rituali diabolici?>>. <<Si (risponde il suo interlocutore, ndA). Nel caso dell’omicidio del ‘74 non ci fu l’asportazione del pube. Si pensa che si tratti di un prologo e il simbolo del tralcio di vite tra le gambe della ragazza uccisa ce lo conferma. E’ l’inizio di un cammino per raggiungere una Grande Opera. Nei casi successivi c’è questa asportazione che può voler dire esperimenti anche chimici sulle secrezioni delle donne che qui in Occidente sono poco conosciuti>>. Il giornalista domanda a F.B.:<<E’ pericoloso dire queste cose? Lei vuol mantenere l’anonimato...>>. <<Sì, (è la risposta pronta di F.B., ndr) si toccano mondi molto pericolosi>> (Ibid., pagg. 30-31).
La torinese Maria Consolata Corti, regista alla RAI per dieci anni, al giornalista Maurizio Caravella ha raccontato: <<Il mostro di Firenze è un personaggio molto noto e potente, con una doppia identità, e fa parte di una terribile setta satanica. Mi ha confessato che i membri della setta uccidono l’uomo e la donna nell’atto di accoppiarsi, per uccidere l’amore e colpire Dio. Mi ha detto anche: - io strappo il pube o il seno con un coltello milleusi, e lo faccio non solo per odio, ma perché, secondo la setta, durante l’atto sessuale il corpo libera energie di cui ci si può servire anche per curarsi o per aumentare la forza fisica - >> ("Visto", n.46, novembre 1990).
Alchimie infernali, che prescrivono l’assassinio e altri tormenti da infliggere a povere vittime, ancora oggi, sono praticate da affiliati ad oscure congreghe. Il medico e mago Franz Hartmann scriveva che i corpi di quelli, morti violentemente, uccisi, <<...hanno grandi poteri occulti. Essi non contengono vita, bensì il balsamo della vita, ed è anche una fortuna che questo fatto non sia pubblicamente conosciuto, perché se persone mal disposte conoscessero queste cose e l’uso che se ne può fare, potrebbero servirsene per stregonerie e scopi malvagi, e infliggere agli altri molte sofferenze...>> (Franz Hartmann, Il mondo magico di Paracelso, Mediterranee, Roma 1982, pag. 112).
L’orrore di certi rituali segreti praticati da congreghe nere non ha limiti e frequentemente richiama, nelle modalità, le atrocità di certi delitti seriali. Mouni Sadhu scrive di un rito raccapricciante: <<Un’altra perversione umana basata sulla magia nera è la necro-manzia e le sue variazioni di <<necrofilia>>. Il procedimento principale in questa abominevole depravazione è quello della relazione sessuale con cadaveri… Tali oltraggi, naturalmente, vengono commessi su corpi femminili… Il fine di queste pratiche è l’attrazione del fantasma appartenente all’elementare, (necessariamente di tipo inferiore) ed il suo impegno in operazioni rivoltanti, che portano il necromante ad acquisire un certo livello di potere su quelli che sono suoi nemici…>> (Mouni Sadhu, La rota magica dei tarocchi, vol. II, Mediterranee, Roma 1986, pag.238).
Altre possibili connessioni tra crimini seriali e satanismo trovano indizi in altri efferati crimini: Wayne Truck, a metà anni ’80, seviziò 5 persone. Egli era solito marchiare i cadaveri col n. 666 e lo impresse anche nella sua carne. John Kogurt, serial killer e giovane architetto, sugli avambracci delle tre giovani donne da lui assassinate bruciò un crocefisso. Richard "The Night Stalker" Ramirez, uccise una donna di 84 anni, poi, disegnò simboli occulti sulle pareti della casa della vittima, dove aveva compiuto l’omicidio, e, infine, incise sul corpo del cadavere un pentagramma rovesciato. Ramirez, terrorizzò Los Angeles negli anni ’80 e, per la sua ferocia, fu paragonato al satanico Manson.
Esistono culti, in tutto il mondo Occidentale, che prevedono il sacrificio di vite umane. A Roma, per esempio, due articoli pubblicati dal quotidiano "Il Messaggero" (19 e 20 Febbraio 1997), rivelarono l’esistenza della "Setta del Laterano" della quale farebbero parte circa 30 adepti, tra i quali, un personaggio importante del "Centro italiano di Psicologia e di Ipnosi Applicata" (Cipia). Scrive Alessandro Calderoni, che si è occupato di sette e magia per "Sette" del "Corriere della Sera", che questa come altre sette "acquistano bambini dell’Est d’Europa, o pagano donne perché consegnino i loro feti a fini sacrificali…" ("Night by Night", n.1 – Dicembre/Gennaio 1999). Vi è, nella capitale, anche la setta dell’"Orgasmo nero", i cui adepti sono stati accusati di utilizzare, durante i loro riti, droghe, sangue umano e di praticare la scarnificazione. Sono sentieri, questi, che fanno venire i brividi, ma percorrerli potrebbe portare a ribaltare certi concetti cristallizzati sui cosiddetti crimini seriali e mostrare scenari impensabili, dove persone insospettabili si nascondono dietro le quinte di un teatro di orrori, ma con vittime vere.


Con rispetto e stima,

ciao.

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LETTERA
by Michael Moore Tuesday, Jun. 01, 2004 at 12:40 AM mail:

LETTERA

Da un vecchio amico


Caro George e cari Tony e Josè Maria, questa lettera è personale. So che la servitù la aprirà e quindi tanto vale che dica anche: cari Berlusconi e Frattini.

Circa sessant'anni fa scappai da quel maledetto bunker di Berlino su un sidecar senza moto (il mullah Omar mi fa un baffo), e trovai rifugio in un paese sudamericano. In questo periodo in cui ho vissuto nascosto non ho sofferto per la guerra persa, ma per la fine di un sogno. Ho temuto che la sordida propaganda dei vincitori potesse cancellare il meraviglioso mito della razza eletta, e di un paese superiore agli altri. Per anni solo poche minoranze hanno difeso questo ideale. Vedervi oggi incarnare lo spirito di quei giorni dolci e terribili, mi ringiovanisce di mezzo secolo.

Sono vecchio, e solo le cure assidue, trentatre lifting e cambi del sangue mi hanno tenuto in vita. Ma ne valeva la pena, per vedere finalmente in voi gli eredi del mio sogno.

George, tu e la banda di miei seguaci e ammiratori che ha preso in mano l'America, teorizzate giustamente la superiorità della razza americana, dei suoi interessi e del suo esercito sul resto del mondo. Nelle vostre vene scorre poca emoglobina tedesca, e vedo troppi negri che parlano ai vostri microfoni, e troppe sacche di democrazia annidate sul vostro suolo

Ma io vedo in te la mia giovinezza, George W. Bush. Solo io e tuo padre sappiamo che quel W. sta per Wermacht. Ebbene sì, George, con un paio di baffetti e una divisa, sei uguale a me. Non devi urlare ai microfoni, le amplificazioni e i media sono migliorati, hai fatto corsi di recitazione e di look. Ma i concetti che esprimi te li ho insegnati io. E trovo molto bello che forse sceglierai il ventuno marzo per attaccare l'Iraq, proprio il giorno del mio ultimatum alla Polonia, la nascita della primavera nazista. Tony, sei un comunista di merda, ma anch'io all'inizio mi ero impantanato in idee socialiste, so che dietro alla tua aria da fighetto si nasconde un cuore da panzer, e che l'Impero Coloniale Inglese è per te un esempio incrollabile.

Josè Maria, tu sei un cretino. Tagliati almeno i baffetti e non pettinarti come me. Ma ho avuto un sacco di cretini nel mio esercito, ed erano quelli che obbedivano meglio.

In quanto a voi, camerati Berlusconi e Frattini, non siete certo come Mussolini. Lui amava il militarismo, voi siete degli imboscati a vita. Ma stare dalla parte dei più forti è nel vostro codice genetico. La vostra ipocrisia, la vostra mediocrità di statisti, il vostro essere servi dei servi , è parte integrante della peggior storia italiana. Date pure le basi e le ferrovie agli americani. Parteciperete al banchetto dei vincitori, avrete qualche attentato in meno e un barile di petrolio non ve lo negherà nessuno. Se verrà commesso quale crimine di guerra, riuscirete a fare una legge anche per quello. Se ci foste stati voi, il processo di Norimberga starebbe ancora passando da una sede all'altra.

Caro George, non preoccuparti se ti senti solo, anch'io lo sono stato. Sono sempre esistiti gli ebrei, i bolscevichi, gli zingari, gli arabi, e soprattutto i polacchi traditori come i Wojtyla, i negri come Annan e i traditori come Schroeder e Chirac. Feccia del mondo unita in quel covo di sordido meticciato etnico chiamato Onu. La diplomazia, diceva Goebbels, è il nome con cui le razze inferiori chiamano la loro paura. Ma ora è riapparsa sulla scena una razza superiore, e tutto questo sparirà nella spazzatura della storia.

George, so che tu non vuoi che mi mostri in pubblico, e questo mi rattrista. Ti ringrazio delle vecchie moto Zundapp che continui a regalarmi ogni compleanno. Non capisco anche i sessanta orologi d'oro in tre mesi, non è che saranno regali riciclati? Chi è quel deficiente che continua a regalarti orologi da polso, George, uno che ti ha preso per un polipo? Va bene, resterò nella mia privatsphere o privacy come dite voi. Ma state attenti. Non esagerate con le vostre bugie, con le parole preventivo e umanitario, le bombe intelligenti e federaliste, disarmare invece di aggredire, obliterare invece di uccidere. Potrei saltare fuori da un momento all'altro e apparire su qualche televisione. Chi non manderebbe in onda una videocassetta del fuhrer? Farei una aufsehenerregende audience, con un po' di fard, i baffi tinti e le luci giuste. Si fa così adesso, no? E potrei dire: cari telespettatori, anche se in passato abbiamo avuto qualche screzio, e io sono il Male e loro il Bene, questi sono i miei eredi, i miei continuatori. Saddam è una mia brutta sanguinaria copia, loro sono il modello perfezionato, i Robofuhrer del futuro. Forse non useranno tutti i miei metodi, forse si fermeranno prima, ma vi assicuro che alla base di tutto c'è la mia vecchia semplice lezione: il più forte deve dominare il mondo. I vostri esperti di comunicazione temono che con la mia faccia stravolta e gli stivali militari spaventerei qualcuno, farei apparire la violenza di ciò che sta accadendo, vi smaschererei del tutto. Ma forse siete già smascherati.

Vincerete, questo è certo. Il popolo iracheno ha imparato da Silvio Berlusconi che una grande felicità sta per abbattersi su di lui. Glielo cederebbero volentieri, un chilotone di felicità sulla sua villa di Arcore, ma non accadrà. Moriranno col sorriso sulle labbra. Forse avrebbero preferito un'altra soluzione per essere felici e liberi dal tiranno, ma voi non l'avete voluta fin dal primo momento. Avete coltivato Saddam come un fiore, e così questa commedia del disarmo. Siete ipocriti, bugiardi, e arroganti dall'alto della vostra potenza militare. Perciò mi piacete un sacco.

Vi accadrà di uccidere dei bambini iracheni (ahimè, succede, la guerra e la politica hanno sempre degli effetti collaterali imprevisti e spiacevoli, da Buchenwald ai Gulag, da Hiroshima alla prossima necessaria atomica). Ebbene, quando seppelirete questi bambini fate loro una carezza e dite: questa è la carezza di zio Adolf. Come sapete io amavo i bambini. E voi amate la pace, e l'Italia è un paese sovrano e questa non è una guerra d'aggressione. E poiché siete nel giusto, non la pagherete. Forse.

E' notte, e nel mio chalet tirolese in mezzo alla giungla guardo il tuo discorso alla televisione, George Wermacht Bush, e invidio lo stile e la pacatezza con cui comunichi a miliardi di persone quello che io dovevo urlare con voce rauca e gesti da burattino.

Ma l'anima è la stessa, e uguale è la fede in una razza eletta e nella superiorità militare come unica vera legalità. Sessant'anni non hanno consumato questo meraviglioso ideale.

Caro George, ti faccio i miei migliori auguri e spero che tu passi serenamente queste quarantotto ore. Ti perdono la Normandia. In fondo, è grazie agli errori che si cresce, e voi avete imparato la lezione. Con affetto, e basta orologi. Decidiamo noi che ora è.

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La Dottrina di Monroe (l'America agli americani), del 1822
by dolcetto amaro Tuesday, Jun. 01, 2004 at 12:47 AM mail:

La Dottrina di Monroe (l'America agli americani), del 1822, ebbe il suo complemento nel panamericanismo, cioè nella politica tesa a imporre il potere economico e politico degli USA su tutti gli Stati dell'America centrale e meridionale. Il panamericanismo ebbe la stia sanzione ufficiale nella prima Conferenza panamericana di Washington del 1889 e cominciò ad avere applicazione pratica con la minaccia di guerra all'Inghilterra, nel 1895, se non avesse rinunziato alle sue aspirazioni sul Venezuela. La prima e più clamorosa affermazione dei princìpi dei panamericanismo fu occasionata dalla rivolta di Cuba contro il dominio spagnolo (1895); in quell'occasione l'affondamento di una corazzata americana servì di pretesto agli Stati Uniti per attaccare l'impero spagnolo in America (1898). La guerra fu decisa in alcuni scontri navali e con il trattato di Parigi dell'agosto 1898 gli spagnoli dovettero rinunziare agli ultimi residui dell'antico impero: Cuba passò praticamente sotto il dominio degli USA e per Portorico si giunse a una vera e propria annessione. Inoltre, fuori dell'emisfero americano, la Spagna dovette cedere le Filippine e le Guam, e gli Stati Uniti, con l'annessione delle Hawaii e di parte delle Samoa, ebbero accesso in oriente, dove il grande mercato cinese costituiva un ambìto obiettivo per tutti i paesi industrializzati.

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articolo completo !
by posta Tuesday, Jun. 01, 2004 at 12:51 AM mail:

Se tutti i popoli del mondo si tenessero per mano isolerebbero gli YANKEEE!

Nelle pagine seguenti noi vogliamo fare il tentativo di esporre con la massima brevità,in forma accessibile,la connessione e i rapporti reciproci tra le caratteristiche economiche fondamentali dell'imperialismo.Non ci occuperemo, benché lo meritino,dei lati economici del

Se tutti i popoli del mondo si tenessero per mano isolerebbero gli YANKEEE ed il GOVERNO Satanico Criminale di Washington D.C. !!!!!!!!!!!!

Fase suprema del capitalismo razziale di MERDA !!!!

Negli ultimi quindici o venti anni, e specialmente dopo la guerra ispano-americana (1898) [1] e la guerra anglo-boera (1899-1902) [2], nella pubblicistica tanto economica quanto politica del vecchio e del nuovo mondo, ricorre sempre più di frequente il termine di " imperialismo " per qualificare l'epoca in cui noi viviamo. Nel 1902 fu pubblicata a Londra e a New York l'opera dell'economista inglese J. A. Hobson, intitolata appunto Imperialismo. In essa l'autore, che condivide le teorie del socialriformismo borghese e del pacifismo -una concezione, cioè, sostanzialmente identica a quella attuale dell'ex marxista K. Kautsky- fa un'ottima e circostanziata esposizione delle fondamentali caratteristiche economiche e politiche dell'imperialismo. Nel 1910 comparve a Vienna l'opera del marxista austriaco Rudolf Hilferding, intitolata Il capitale finanziario. Quest'opera, nonostante l'erroneità dei concetti dell'autore nella teoria della moneta e nonostante una certa tendenza a conciliare il marxismo con l'opportunismo, offre una preziosa analisi teorica " sulla recentissima fase di sviluppo del capitalismo " -come dice il sottotitolo del libro di Hilferding. Tutto ciò che intorno all'imperialismo è stato detto in questi ultimi anni- particolarmente nell'infinita congerie di articoli di riviste e di giornali trattanti questo tema, come pure nelle risoluzioni dei congressi tenutisi a Chemnitz e a Basilea nell'autunno del 1912- non esce, in realtà, dall'ambito delle idee esposte o, più esattamente, riassunte dai due summenzionati autori.

Nelle pagine seguenti noi vogliamo fare il tentativo di esporre con la massima brevità, e in forma quanto più si possa accessibile a tutti, la connessione e i rapporti reciproci tra le caratteristiche economiche fondamentali dell'imperialismo. Non ci occuperemo, benché lo meritino, dei lati economici del problema. Le notizie bibliografiche ed altre note che potrebbero non interessare tutti i lettori, si trovano alla fine dell'esposizione.
Note
1. La Dottrina di Monroe (l'America agli americani), del 1822, ebbe il suo complemento nel panamericanismo, cioè nella politica tesa a imporre il potere economico e politico degli USA su tutti gli Stati dell'America centrale e meridionale. Il panamericanismo ebbe la stia sanzione ufficiale nella prima Conferenza panamericana di Washington del 1889 e cominciò ad avere applicazione pratica con la minaccia di guerra all'Inghilterra, nel 1895, se non avesse rinunziato alle sue aspirazioni sul Venezuela. La prima e più clamorosa affermazione dei princìpi dei panamericanismo fu occasionata dalla rivolta di Cuba contro il dominio spagnolo (1895); in quell'occasione l'affondamento di una corazzata americana servì di pretesto agli Stati Uniti per attaccare l'impero spagnolo in America (1898). La guerra fu decisa in alcuni scontri navali e con il trattato di Parigi dell'agosto 1898 gli spagnoli dovettero rinunziare agli ultimi residui dell'antico impero: Cuba passò praticamente sotto il dominio degli USA e per Portorico si giunse a una vera e propria annessione. Inoltre, fuori dell'emisfero americano, la Spagna dovette cedere le Filippine e le Guam, e gli Stati Uniti, con l'annessione delle Hawaii e di parte delle Samoa, ebbero accesso in oriente, dove il grande mercato cinese costituiva un ambìto obiettivo per tutti i paesi industrializzati.

2. La guerra anglo-boera, che segna l'inizio del conflitto coloniale anglo-tedesco, fu voluta soprattutto dal ministro britannico delle colonie Joseph Chamberlain e da Cecil Rhodes per assicurarsi il possesso delle miniere d'oro, rafforzare l'imperialismo inglese in Africa (vi era il progetto della ferrovia Cairo-Città del Capo) e frenare l'espansione tedesca in Africa. La guerra ebbe inizio l'l1 ottobre del 1889 e fu aspra e difficile per la tenace resistenza dei boeri, con i quali solidarizzò larga parte dell'opinione pubblica europea.
Inizio pagina
I. La concentrazione dei monopoli e la produzione.
Indice de L'Imperialismo, fase suprema del capitalismo
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Ultima modifica 21.9.2001

http://www.marxists.org/italiano/lenin/1916/imperialismo/introduzione.htm

http://www.italy.indymedia.org/news/2002/09/79066_comment.php#79067

http://WWW.italy.indymedia.org/news/2002/09/78944_comment.php#79111

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I governanti del mondo d'oggi appartengono a una nuova generazione di dittatori ideologici
by child Tuesday, Jun. 01, 2004 at 12:54 AM mail:

"Le aggressioni violente dello stato contro le persone che esso disapprova sono assai comuni ed endemiche"scrive nell'introduzione l'esule russo Vladimir Bukovskij.In quel paio di pagine,passa dal generale al particolare,spiega come WACO sia stato solo il primo campanello d'allarme.


IL POTERE DA SEMPRE CONSIDERA LA LIBERTÁ SOVVERSIVA:SIA COMUNQUE ESSA UNA FORMA DI EMANCIPAZIONE POLITICA ECONOMICA E/O SPIRITUALE DAI MODELLI IMPOSTI DAL SISTEMA DI TURNO !!!!!!!!!!!!!!!!!!!!!!!!!!!!!!!!!!!!!!!!!!!!!!!!!!!!!!
Waco,la strage che sconvolse l'America
A otto anni dal massacro ordinato dal governo Usa che uccise settantasei religiosi in un ranch texano,un libro si interroga sulle reali cause di quell'atto che inorridì il mondo.
di Alberto Mingardi
MILANO -Ci sono tragedie che passano silenziose,lontane dai clamori,stemperate da una stampa complice e da un governo corrotto.E' il caso del massacro di Waco,19 aprile 1993.Molti di noi hanno ancora negli occhi le immagini fugacemente trasmesse dai telegiornali,quel ranch in fiamme,quei fumi di morte targati Fbi.

Ci è stato spiegato, all'epoca, che i settantasei davidiani (seguaci, cioé, dell'improvvisato Messia David Koresh) se l'erano voluta. Avevano in mente di organizzare un suicidio collettivo, in preda a follia millenaristica. A evitare loro l¹imbarazzo di far da sé, ci ha pensato il Federal bureau of investigation, "suicidandoli" direttamente.
L'ordine fu firmato dalla ministra Janet Reno, con la complicità di Bill Clinton. Di quei settanta poveretti, una ventina erano bambini. Su un caso del genere, in America non potevano non divampare le polemiche; e fa un ottimo servizio al lettore italiano Stampalternativa che ha pubblicato questo Waco, una strage di stato americana (a cura di Carlo Stagnaro). Un volume agile ma ricco, frutto di un lavoro di ricerca minuzioso che ci consegna il ritratto sconcertante di una sconfitta dei diritti civili e delle libertà.

Non che non vi siano tracce di follia nella bizzarra confessione del profeta Koresh (traslitterazione ebraica di Ciro), la cui genealogia religiosa arriva fino al patriarca William Miller - bisnonno dei Testimoni di Geova. Avventista eretico, Koresh (all'anagrafe Vernon Wayne Howell) era nel mirino dell¹Fbi sin dai primi anni Novanta.

In particolar modo, la sua comunità di Mount Camel è presa di mira dal Bureau of Alcohol, Tobacco and Firearms. I davidiani sono accusati di tutte le possibili efferatezze, dall'abuso di minori alla detenzione di droga: ma, dopo le prime indagini, si rivela un castello di sabbia. L'ipotesi di un'azione legale contro il predicatore texano viene presto archiviata, ma qualcuno all'Fbi evidentemente non ha in
simpatia questa enclave di eretici. Così, a dispetto del buon senso, il BATF decide di sferrare un attacco alla setta, imbastendo un raid che si rivelerà poi l'episodio più sanguinoso della recente storia americana.

Tutto ha inizio il 28 febbraio 1993 - e sarà un assedio lungo cinquantuno giorni. Con, quel che è più grave, il tacito assenso della Presidenza degli Stati Uniti: alle azioni partecipa Delta Force, l'esercito privato alle dipendenze della Casa Bianca, noto per il pugno di ferro senza guanto di velluto. La tragedia raggiunge l'acme il 19 aprile: dopo un mese e mezzo di embargo - con il neppure celato tentativo di prendere il nemico per fame - l'Fbi prima gassa a dovere il rifugio dei davidians, e poi fa irruzione.
Settantasei morti.
"Le aggressioni violente dello stato contro le persone che esso disapprova sono assai comuni ed endemiche, scrive nell'introduzione l'esule russo Vladimir Bukovskij. Bukovskij, in quel paio di pagine riservate alla sua testimonianza, passa dal generale al particolare, spiega come Waco sia stato solo il primo campanello d'allarme. I governanti del mondo d'oggi appartengono a una nuova generazione di dittatori ideologici.

E nessuna utopia è completa senza i suoi gulag". Giustamente, Bukovskij ricorda che "i responsabili degli orrori di Auschwitz e Kolyma non erano marziani, e molti di loro erano convinti di agire per il bene dell¹intero genere umano". Waco, una strage di stato americana rende conto del nuovo volto della banalità del male (così la definì Hannah Arendt), tanto più inquietante dopo che è emerso in un Paese che sembrava passato indenne attraverso il secolo dei totalitarismi.

A cura di Carlo Stagnaro
Waco: una strage di stato americana,
Stampalternativa,Viterbo,2001,
pp.128,lire 15.000

http://www.ilnuovo.it/nuovo/foglia/0,1007,36990,00.html

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L'OCCIDENTE SFRUTTATORE E TERRORISTA
by YANKEE GO HOME Tuesday, Jun. 01, 2004 at 12:57 AM mail:

Alle potenze imperialiste non basta più affidarsi a burattini locali.Il tentativo fatto in tal senso negli anni Novanta è fallito.Hanno bisogno di schierare direttamente le proprie forze armate.E di tornare ad agitare,contro i popoli e lavoratori:la minaccia del fungo atomico !!!

Da
L'OCCIDENTE SFRUTTATORE E TERRORISTA
A chi il petrolio e le braccia dell’Islam e dell’Asia?
A noi! Con ogni mezzo. Atomiche incluse.
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Terrorismo e Islam sono le "parole-chiave" che l’informazione ufficiale usa in relazione alla nuova guerra lanciata dall’Occidente. Non una riga su petrolio, profitti, manodopera nella regione mediorientale e nel continente asiatico tutto. È bene allora richiamare alcune semplici verità su queste altre "parole-chiave", chissà perché scomparse -a comando- dalla propaganda democratica dell’imperialismo...
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Con il 13% della popolazione mondiale, gli Stati Uniti, la Cee e il Giappone consumano quasi due miliardi di tonnellate di petrolio all’anno, il 52% della produzione mondiale (dati relativi al 1999 tratti dall’edizione 2000 della Bp Amoco Statistical Review of the World Energy). Ben i tre quinti di questo mare di petrolio viene da essi importato dall’Asia, dall’Africa e dall’America Latina. Un’area di rifornimento domina su tutte le altre: il Golfo Persico. Da lì provengono il 39% delle importazioni petrolifere dell’Europa occidentale, il 78% di quelle giapponesi e il 23% di quelle statunitensi. Le percentuali aumentano sensibilmente se si considera il mondo islamico nel suo insieme: che incorpora -a fianco dei paesi mediorientali- giganti petroliferi come l’Indonesia in Estremo Oriente, come l’Algeria e la Libia in Africa, o come l’Azerbaigian in Asia centrale.
In questi numeretti s’esprime non solo il dominio monopolistico esercitato da un pugno di super-stati sulla gran parte dei paesi e dei popoli del mondo, alla faccia di tutte le menzogne sull’uguaglianza delle nazioni. Ma anche l’importanza che riveste per l’Occidente il controllo (a prezzi per esso ragionevoli) dell’area mediorientale e del mondo islamico tutto. Privati di tale controllo, gli Stati Uniti, la Cee e il Giappone si troverebbero in ginocchio. Non solo perché incapaci di sviluppare l’enorme quantità di energia di cui necessita la loro vita economica e sociale. Ma anche perché sprovvisti della materia prima di base in alcuni settori economici centrali quali quello chimico-farmaceutico (da cosa pensate venga fuori la plastica?), quello automobilistico, quello agricolo...
Questa dipendenza diventerà ancor più forte negli anni a venire.
Attualmente, infatti, gli Stati Uniti e la Cee sono in grado di produrre una quota del petrolio che consumano: quasi 700 milioni di tonnellate. Le loro riserve di idrocarburi si stanno però esaurendo: al ritmo di estrazione attuale, dureranno solo un’altra decina d’anni. Quelle situate nel sottosuolo del Medioriente e dell’Asia centrale, invece, ben dieci volte tanto: quasi un secolo.
La cartina offre un bel colpo d’occhio su questa situazione.
Da essa emerge anche un altro fatto: è ancora il mondo arabo e islamico a comprendere le zone cruciali attraverso le quali passano le vie del trasporto dell’oro nero dai campi d’estrazione ai paesi occidentali: il canale di Suez, lo stretto di Ormuz nel Golfo Persico, lo stretto delle Molucche tra Indonesia e Malesia... E la regione che va dal Caucaso all’Asia centrale. Per decenni sotto il controllo dell’ex-Urss, tale zona riceve da tempo (non dall’11 settembre!) le attenzioni degli Stati Uniti e dell’Europa. Affinché le loro multinazionali mettano le mani sul petrolio e sul gas caspici. E affinché si aprano da lì nuove vie di trasporto sotto stretto controllo occidentale alternative a quelle già esistenti legate alla Russia. Al momento si contendono il mercato diversi progetti occidentali: la via turca, quella afghana, quella albanese...
Benché in lizza tra loro e legati a gruppi capitalistici e a progetti imperialistici contrastanti, la loro realizzazione richiede comunque una identica condizione: che l’area interessata sia messa sotto il giogo occidentale. Il che vuole dire due cose insieme. Da un lato che non deve emergere nessuna potenza asiatica (sei in linea Pechino?) in grado di fungere da polo di attrazione per i paesi e i popoli della regione in una chiave anti-occidentale (seppur tutta borghese). Dall’altro lato che le masse lavoratrici della zona -in gran parte musulmane- accettino di vivere in condizioni via via più misere, sotto il torchio di regimi autocratici e servili verso i padroni occidentali, senza neanche lontanamente sognarsi di usare alle condizioni ottimali per sé, per un proprio futuro meno nero e non per l’Occidente, le uniche ricchezze di cui al momento dispongono, e cioè le loro braccia e gli idrocarburi...
Ecco una delle ragioni per cui i paesi imperialisti da anni e anni si danno da fare per prendere in mano quella che viene definita la "chiave" verso l’Asia, e cioè l’Afghanistan. Per cui hanno iniziato quella sporca guerra di cui ha parlato Bush, e che l’attacco contro le Torri e il Pentagono non ha acceso ma solo accelerato.
Da essa dipende anche un altro target imperialista.
Nel capitalismo decadente del XXI secolo una percentuale crescente dei profitti e dei sovraprofitti globali sarà estratta dalla manodopera del continente asiatico, quella del mondo musulmano accompagnata dai lavoratori del subcontinente indiano e da quelli cinesi. In tutto la bazzecola di tre miliardi e mezzo di persone (con un settore di esse messo al lavoro nelle stesse metropoli). È vitale per i centri finanziari di New York, per il Pentagono e per l’intero circuito capitalistico occidentale che questa gallina dalle uova d’oro non cada nelle mani di una potenza capitalistica continentale (sei in linea Pechino?) o addirittura si metta in testa strani vagheggiamenti di emancipazione sociale e nazionale (all’inizio magari sotto la forma del rilancio dell’asianesimo o dell’internazionalismo islamico o del nazionalismo maoista o della difesa delle proprie tradizioni religiose contro l’invadenza della vampiresca e subdola civiltà cristiana...).
La "libertà duratura" serve anche a raggiungere questo scopo. Attraverso la collocazione di una sentinella armata dell’Occidente nel cuore dell’Oriente: in Afghanistan, sul tetto del mondo. Con i mirini puntati, da lì, contro gli sfruttati dell’intero continente.
Alle potenze imperialiste non basta più affidarsi a burattini locali. Il tentativo fatto in tal senso negli anni Novanta è fallito. Hanno bisogno di schierare direttamente le proprie forze armate. E di tornare ad agitare, contro i popoli e i lavoratori dell’Asia, la minaccia del fungo atomico.
Le parole "sfuggite" al ministro Rumsfeld non sono casuali.
Una favola racconta che nel 1945 gli Stati Uniti sganciarono le bombe nucleari sul Giappone per costringere alla resa un governo che non voleva saperne di arrendersi, e per evitare perdite umane ancor più alte di quelle prodotte dai bombardamenti di Hiroshima e di Nagasaki. La tesi fu confezionata a Washington dall’amministrazione Truman, nelle stanze del potere della Casa Bianca e del Pentagono. E fu ripetuta per decenni, in piena libertà, nella stragrande maggioranza dei libri di testo di storia occidentali. Una menzogna di stato. L’obiettivo dei bombardamenti nucleari fu ben altro.
Al termine della seconda guerra mondiale le masse lavoratrici cinesi erano alla testa di un travolgente moto di liberazione che chiamava alla riscossa i popoli di tutto l’Oriente, dall’Indonesia alla Palestina. Un moto che poteva alimentare e collegarsi coi focolai di lotta di classe apertisi in Europa, soprattutto in Italia, in Jugoslavia, in Grecia, in Polonia... "Ecco con cosa dovrete fare i conti, se vi azzarderete a resistere alla nostra volontà", mandò a dire il nuovo boss del mondo capitalistico al popolo cinese, alle masse oppresse dell’Oriente, al proletariato internazionale: "col terrore nucleare."
Hiroshima e Nagasaki furono un esperimento sul futuro che si avvicina.


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«Truppe Usa via dalla Germania»

LA PROVOCATORIA PROPOSTA DEL SENATORE REPUBBLICANO JESSE HELMS Per ripicca alla posizione di Berlino sull´Iraq

NEW YORK

«Il Congresso dovrebbe considerare seriamente la possibilità di spostare le truppe americane fuori dalla Germania, e trasferirle nel territorio di un altro paese alleato membro della Nato, che appoggia davvero gli Stati Uniti». Questo è il suggerimento che aveva lanciato il senatore repubblicano Jesse Helms alla viglia del voto tedesco di ieri. Probabilmente è un'ipotesi che il governo americano non ha considerato neppure per un istante, ma dimostra bene il clima di tensione creato dall'opposizione di Schroeder alla guerra in Iraq, e soprattutto dalle dichiarazioni del ministro della Giustizia Herta Daeubler-Gmelin, che aveva paragonato il presidente Bush a Hitler. Helms è alla fine della sua carriera e lascerà il Parlamento l'anno prossimo. Fino al 2001, però, era stato il potentissimo capo della Commissione Esteri del Senato, da cui dipendevano tutte le conferme delle nomine degli ambasciatori e tutte le ratifiche dei trattati internazionali. Tanto per ricordare il suo peso, Helms è il politico che fece impazzire l'amministrazione Clinton, negando tra l'altro i finanziamenti dovuti all'Onu, fino a quando il Palazzo di Vetro non accettò di rivedere le percentuali di contribuzione americane. Nel partito repubblicano il senatore della North Carolina mantiene un'influenza piuttosto consistente e le sue opinioni riflettono quelle della base conservatrice, a cui si è sempre appoggiato Bush. Circa due terzi delle truppe americane in Europa si trovano sul territorio tedesco, e Washington non avrebbe molta convenienza a spostarle, anche se ora non devono più fronteggiare la minaccia sovietica. Ma le tensioni delle ultime settimane con la Germania spiegano anche l'attenzione con cui la Casa Bianca ha seguito il voto, che si era quasi trasformato in un referendum europeo sulla guerra in Iraq. Infatti Richard Perle, uno dei consiglieri di Bush più determinati a rovesciare Saddam, aveva abbandonato l'etichetta diplomatica durante la campagna elettorale, facendo questa previsione: «Quando cominceremo a discutere sul serio l'intervento in Iraq, Schroeder non sarà più il Cancelliere tedesco».se lo fanno IO mi trasferisco lì

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Ecco uno dei perché gli USA non vogliono corte internazionale
by anti terrorismo = anti yankee Tuesday, Jun. 01, 2004 at 1:00 AM mail:

verdetto di 'assoluzione'per pattuglia con altri aerei statunitensi bombardò il villaggio di Deh Rawud, nel quale era in corso una festa di nozze, e quello vicino di Kakrak, facendo strage di civili.

Si è conclusa con un verdetto di 'assoluzione' l'inchiesta militare americana sul massacro avvenuto nella notte fra il 30 giugno e il 1 luglio scorsi nella provincia centrale afghana di Uruzgan, dove un Ac-130 di pattuglia con altri aerei statunitensi bombardò il villaggio di Deh Rawud, nel quale era in corso una festa di nozze, e quello vicino di Kakrak, facendo strage di civili.L'episodio suscitò fortissima emozione in tutto il mondo, rischiò di pregiudicare i rapporti tra l'amministrazione di Washington e la stessa coalizione occidentale anti-Talebani, da un lato, e le nuove autorità di Kabul, dall'altro. Indagini effettuate per conto dell'Onu hanno stabilito che vi fu da parte degli americani quanto meno un'imperdonabile leggerezza nel colpire.

Ora tuttavia dal suo quartier generale di Tampa, in Florida, il Comando Centrale Usa ha fatto sapere che l'equipaggio della 'cannoniera volante' agì "correttamente" in quella occasione, e si comportò "secondo le regole d'ingaggio".

Washington se siente amenazado
LA JUSTICIA GLOBAL: LA PELEA ENTRE EE.UU. Y EUROPA POR EL TRIBUNAL PENAL INTERNACIONAL

Lo afirmó el jurista Kai Ambos, consejero de Alemania durante el proceso de creación del Tribunal Internacional. Dijo que la Casa Blanca teme que esa corte mundial enjuicie a sus soldados.
El rechazo de EE.UU. a un Tribunal Penal Internacional (TPI) es uno de los temas que más enfrenta a los europeos con Washington. La Corte se fundó en 1998 con la firma del Tratado de Roma. Su función es atender casos de genocidio, crímenes de guerra y otros delitos de lesa humanidad. Desde entonces, la Casa Blanca rechaza integrarla porque sospecha que será usada políticamente en su contra. Hoy, con 78 Estados adherentes, entre ellos Argentina, y sin la participación de EE.UU., la Corte parece deshilachada. "Es mejor tener un tribunal internacional imperfecto que no tener nada", dice Kai Ambos, el jurista alemán de 37 años, consejero de su gobierno que participó de las discusiones en Italia.

Miembro del Max Planck Institut de Friburgo, Ambos sostiene que el TPI "es una amenaza para EE.UU.". Autor de numerosas publicaciones sobre el tema, Ambos estuvo hace poco en Argentina invitado por la justicia neuquina.

El Tribunal entró en vigencia en julio último y ahora se discute en Nueva York cómo será su conformación final. Desde un poco antes de ese mes, EE.UU. viene exigiendo que los países miembros firmen acuerdos bilaterales para garantizar la inmunidad de los soldados estadounidenses en caso de que sean acusados de los delitos que juzgará ese órgano internacional.

Esta es una síntesis de la charla del jurista Ambos con Clarín.

—¿Cómo recibe Europa el rechazo de EE.UU. al TPI?

—Antes de la fundación del Tribunal, EE.UU. quería tener una corte que para nosotros no merecía ese nombre. Lo que al fin logramos es un Tribunal con muchas limitaciones en su jurisdicción. Pero la situación empeoró con George Bush. De una posición distante con Bill Clinton se pasó a una actuación contra la Corte mediante una política agresiva. En el fondo, el TPI es una amenaza para EE.UU.

—¿Por qué lo creen?

—El argumento fundamental de ellos es que la Corte tiene defectos y puede llevar a abusos políticos contra sus ciudadanos. Esa idea se inscribe en un unilateralismo que abarca otros temas. Pero es un miedo extremo que se articula ahora con la política de firmar acuerdos bilaterales con cada país para evitar el Tribunal. Es muy cómico. Yo tengo copias de esos acuerdos y el texto es siempre el mismo y lo que cambia es el nombre del país involucrado.

—¿Para qué son esos acuerdos?

—Para que si un estadounidense comete un delito en ese país, en vez de enviarlo al Tribunal, lo entregue a EE.UU. y sea la justicia estadounidense la que se encargue de él. Lo que dicen los acuerdos es: no hay entrega de ciudadanos del Estado que adhiere a la Corte sin consentimiento de Washington. En el fondo, es en verdad un sistema de protección para EE.UU..

—¿Y qué puede hacer un país que firme ese acuerdo bilateral y sea parte a la vez del TPI?

—Hasta ahora lo firmaron Rumania e Israel (NdR: También Timor Oriental y Tajikistán). Pero un Estado parte no puede firmar ese acuerdo. Hacerlo es ilegal.

—Pero, ¿y si lo firma?

—Bueno, violaría el derecho internacional. Pero en Roma, EE.UU. logró imponer una norma —el artículo 98 del tratado que dio origen al TPI— que posibilita que pueda haber ciertos acuerdos. Ellos querían más.

—En el fondo, ¿EE.UU. rechaza el TPI porque teme que acusen a su gente?

—Es por eso, exactamente. Involucra a todos sus ciudadanos

—¿Eso sería el "abuso político"?

—Claro. Pero además hay que considerar que los principales miembros del TPI son todos aliados de EE.UU. Alemania dijo que un TPI nunca sería tan tonto, porque equivaldría a un suicidio, de hacer el primer caso contra un americano. Esa es la realidad. Washington no necesita acuerdos bilaterales y tampoco una garantía de inmunidad para sus misiones de paz.

—¿Y como puede entonces Europa oponerse al torpedeo de EE.UU.?

—El primer problema es que, a fin del día, Gran Bretaña sale y se alía con EE.UU. Eso es lo que vimos en Roma. Y cuando esa alianza se crea a nivel internacional, se derrumba todo. En la UE, el único país que realmente mostró fuerza es Francia porque Alemania tampoco tiene poder frente a EE.UU. Entonces, lastimosamente, en defensa y justicia, la UE no es una unión, no tiene una posición firme.

—¿Por qué no?

—No sé. Es una frustración para nosotros porque la UE es fuerte en la parte económica. Allí promueven sanciones contra EE.UU. Pero parece que en la parte política prevalece la idea de la alianza.

—Ustedes se quejan, pero dependen de soldados de EE.UU. para resolver sus problemas...

—Ya hay una convicción en Europa y es que debemos tener nuestra capacidad militar de actuar sin EE.UU. Si la tuviéramos, la dependencia sería menor.

—Entonces, ¿tiene sentido un TPI sin EE.UU.?

—Es difícil, pero hay que mirar el asunto de esta otra manera: es mejor tener algo, aún imperfecto, que no tener nada. Eso es lo que pensamos los europeos.
http://www.argentina.indymedia.org/news/2002/09/48529.php
http://www.uruguay.indymedia.org/news/2002/09/5976.php
Sarebbe opportuno ricordare ai militari statunitensi quanto accaduto ad USTICA

Sarebbe opportuno ricordare ai militari statunitensi quanto accaduto sui cieli di USTICA.
Parliamo dell' Afganistan e della Somalia,del Latinoamerica e dell' Asia,della Libia di Cuba e dell' Irak pero giá ci siamo scordati di USTICA,o sbaglio forse?

INTERVISTA A ENRICO BROGNERI
L’avv. Enrico Brogneri è stato definito l’ <<unico testimone oculare>> nell’ambito della strage di Ustica. Brogneri è anche autore del libro "Ai margini di Ustica".
Domanda: Avvocato Brogneri, cosa ha visto esattamente, alle 21,20, la sera del 27 Giugno 1980?
Risposta: Ero stato a trovare i miei genitori e mi stavo recando a prendere mia moglie quando, percorrendo via Jan Palach, ho visto un aereo militare sorvolare la città di Catanzaro a bassissima quota e a motori e luci spente, sembrava in planata. La circostanza potrebbe a prima vista sembrare del tutto banale ma non è così, specie se si considera che 20 minuti prima, capisce? Venti minuti prima era precipitato il DC9 ITAVIA, nel Tirreno.
D.: Nel suo libro sembra convinto che il DC9 sia stato abbattuto nel corso di una battaglia aerea. Cosa è accaduto secondo lei?
R.: L’ipotesi della battaglia aerea, svoltasi in prossimità del DC9, non è nuova. Prima di me l’avevano sostenuta altri, per esempio Andrea Purgatori e Claudio Gatti. Non è questo il punto. La divergenza, invece, è nello scenario. Gatti nel suo libro attribuisce la tragedia ad un errore dell’aviazione israeliana. Io, al contrario, ho pensato ad un qualcosa di più complesso, nel quale è il complotto a determinare la tragedia.
D.: Qual è la sua teoria del complotto in proposito?
R.: Nel mio libro: "Ai margini di Ustica", ho sostenuto l’ipotesi dell’abbattimento del DC9, nel corso di una battaglia aerea intrapresa per impedire che i francesi consegnassero l’uranio all’Irak. Devo premettere che, ogni qual volta ho fatto riferimento ai francesi, agli italiani o agli americani e così via, ho inteso sempre riferirmi ai rispettivi servizi segreti deviati. Ebbene, dicevo che i servizi segreti francesi, lo SDECE per intenderci, d’accordo con quelli italiani, avevano predisposto un piano ben preciso. Tale piano prevedeva che il trasporto dell’uranio dovesse avvenire proprio la notte della tragedia, per via aerea con un cargo camuffato, che doveva procedere sulla scia del DC9, ma a distanza di sicurezza per non correre i rischi, che si è invece voluto far correre agli ignari passeggeri dell’ ITAVIA. Capisce? La possibilità che gli israeliani potessero colpire il DC9 era stata preventivata. Quà sta il fattaccio. I francesi e gli italiani sapevano che quel che poi è accaduto aveva un alto margine di probabilità che si verificasse. Lo sapevano e non hanno fatto nulla per impedirlo. Lo sapevano e addirittura avevano reso ancora più probabile l’accadimento quando, da veri e propri professionisti del delitto, decisero di far scortare il DC9 da un loro aereo militare.
D.: Quindi, il DC9 è stato fatto scortare da un caccia militare per ingannare il Mossad, il servizio segreto israeliano?
R.: Appunto. E’ proprio questo che rende inconfessabile lo scenario. L’hanno fatto perché,in tal modo, se gli israeliani, vale a dire i sabotatori, avessero attaccato, molto probabilmente sarebbe stato, come è accaduto, proprio il DC9 a rimetterci le penne. Il DC9, non il loro cargo camuffato, che poi, dopo la battaglia aerea, passò indisturbato e portò a termine la missione.
D.: I politici italiani hanno avuto un ruolo rilevante in questo complotto?
R.: Fu un complotto con conseguente proliferazione di intrighi, colpi di scena, depistaggi, false dichiarazioni, occultamento delle prove, furti e distruzioni di documenti, veleni, morti sospette. Per quanto concerne il ruolo dei politici, io non escludo che qualche personaggio, anche di grande rilievo, possa aver recitato una parte molto importante. Il mio scenario è senza dubbio agghiacciante, ma non sono stato io a sostenere per primo l’idea che dietro Ustica c’è qualcosa di inconfessabile, voglio dire che la tragedia può anche suggerire l’idea di un business oltre misura, di una tangentopoli irrispettosa di ogni regola e di ogni valore, compresa la vita umana. Quando sono questi gli argomenti, i politici ci sono sempre.
D.: Lei ha certamente svolto indagini su questa drammatica vicenda, di cui se ne interessa da oltre dieci anni. Cosa ha scoperto in concreto?
R.: E’ il depistaggio del Mig libico che mi ha consentito di intuire talune circostanze. Io sono convinto, l’ho sostenuto e lo sostengo con decisione, che lì, nel Comune di Castelsilano, non è caduto alcun Mig. Sono stati i nostri servizi, d’accordo con i francesi, che hanno voluto farci trovare quell’aereo militare. In realtà, a cadere è stato un altro aereo da guerra, forse proprio quello che ho visto io e che di certo non era il Mig libico ritrovato. Io ho visto un altro aereo, un aereo con una sagoma completamente diversa, un aereo da guerra che, con ogni probabilità, apparteneva ad una nazione il cui nome non doveva e non poteva essere rivelato. Questa è stata la consegna, non si doveva rivelare la vera nazionalità. E’ nata così la messinscena della pista libica; bisognava comunque soddisfare l’esigenza dell’opinione pubblica e si è allora pensato di addossare la responsabilità a quel Gheddafi imprevedibile.
D.: Ma che tipo di aereo ha visto?
R.: L’aereo, da me avvistato, aveva una sagoma triangolare e compatta simile a quella dei Mirage francesi o dei Kfir israeliani. Deduco che, probabilmente, c’entrano i francesi o gli israeliani o entrambi.
D.: In tutta questa faccenda hanno avuto un ruolo i mass media?
R.: La sensazione che ne ho ricavato è che molti giornalisti possono essere stati anche essi depistati. E’, però, prematuro che parli ora di quest’aspetto, di questa terza peculiarità del depistaggio del famoso Mig. Le anticipo, comunque, che esistono concrete possibilità che, dietro la faccenda di Castelsilano, si nasconda qualcosa che richiama il gioco delle scatole cinesi: un depistaggio che contiene un depistaggio che, a sua volta, contiene un altro depistaggio, ma di questo ne parlerò in un’altra occasione.
D.: Un’ultima domanda. Molte persone, in qualche modo coinvolte col caso Ustica, sono misteriosamente decedute. Lei crede che questa gente sia stata assassinata? E se sì, lei, che con la sua testimonianza prova, tra l’altro, la stretta correlazione tra il Mig libico e la strage di Ustica, teme per la sua vita?
R.: Lei mi pone interrogativi difficili e pericolosi. Credo che una buona parte di questi potenziali testimoni, che avrebbero potuto riferire circostanze interessanti per l’inchiesta, sono stati eliminati di proposito. Sarà un caso, ma a me i misteri, che ruotano intorno al DC9, sono sempre sembrati qualcosa di più di una semplice fatalità, senza dire di altri strani episodi, non sufficientemente sospettati. Lei mi chiede se temo per la mia vita. Devo ammettere di avere avuto e di avere una grande preoccupazione per la mia incolumità. Come ho scritto nel mio libro, a volte penso di tutto: a mio padre che m’aveva consigliato la massima prudenza, all’elenco delle morti misteriose e alla qualifica di "testimone scomodo" che m’aveva attribuito "L’Espresso". La storia di Ustica, ad ogni buon conto, io l’ho solo raccontata. Loro invece, i responsabili, i carnefici ma anche i depistatori, l’hanno scritta col sangue delle loro vittime.
Vedi web page:
http://cosco-giuseppe.tripod.com/storia/brogneri.htm
http://www.italy.indymedia.org/news/2002/08/70006.php
http://www.acp.sindominio.net/article.pl?sid=02/09/04/1954227&mode=thread

Elicotteri USA a bassa quota, feriti diversi bagnanti a Barletta
Tre elicotteri di colore grigio scuro sono passati a bassa quota sul litorale di Barletta dopo aver fatto la medesima cosa prima a Margherita di Savoia e successivamente a Trani.I bagnanti rimasti lievemente contusi sono stati cinque. Alcune fonti fonti hanno poi precisato che si tratterebbe di due CH47 a doppio rotore e di un Black Hawk in trasferimento dal Gargano verso sud per un volo addestrativo a bassissima quota. Su quanto e' accaduto sono in corso indagini da parte degli agenti del commissariato di Barletta. Elicotteri erano gia' stati notati nei giorni scorsi nella stessa zona.Sarebbe opportuno ricordare ai militari statunitensi quanto accaduto al Cermis durante uno dei loro giochi di guerra. Sarebbe il caso di riflettere seriamente sulla concessione dei nostri spazi aerei e sul pericolo costituito dalle istallazioni militari della NATO in Italia.

http://www.giovanicomunisti.it
http://www.italy.indymedia.org/news/2002/08/71698_comment.php#71720

Para' USA sui tetti di Asiago
Oggi pomeriggio sono atterrati due paracadutisti americani sui tetti di due case di Asiago (vicino Vicenza) perche' il vento cambiava improvvisamente direzione (notizia riportata da http://www.repubblica.it )La cosa strana e' che a me non risulta che elicotteri dell'aviazione italiana sorvolino a bassissima quota le spiagge della california o atterrino para' italiani sui tetti dei grattacieli di New York.Quindi non capisco,nel 2002 oltretutto in tempo di pace,sti americani che cazzo vogliono a casa nostra.Se ne andassero a sorvolare le torri gemelle che ne' hanno bisogno.Sono errori umani?Errare è umano! Per loro sono sempre errori umani,il fatto che centinaia di persone siano morte per colpa dei loro"innocenti errori"non è importante,passa in secondo piano!Il dolore di famiglie distrutte...tutto in secondo piano!Non è possibile giustificare la vita di innocenti con certe banalità!Devono assumersi la loro responsabilità e scusarsi come si deve ammettendo tutte le loro colpe!La vita è troppo importante....ma a volte sembra che il governo americano,a meno che non si tratti di civili americani,non se ne accorga!Se mai dovessi commettere un simile"errore",non avrei più il coraggio di guardarmi allo specchio non so come possano farlo loro ogni santa mattina.
http://www.mexico.indymedia.org/front.php3?article_id=3267&group=webcast
http://www.italy.indymedia.org/news/2002/09/79066_comment.php#79067

http://wwwitaly.indymedia.org/news/2002/09/77552.php

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La famiglia Bush.Petrolio,Cia e Terrore
by OSTRACISMO YANKEE Tuesday, Jun. 01, 2004 at 1:03 AM mail:

Venticinque anni fa un aereo cubano con 73 persone a bordo veniva fatto esplodere in volo. Era l'attentato piu' grave della stretegia del terrore pianificata dalla Cia contro il governo di Cuba. Una rete criminale sorta con lo sbarco alla Baia dei Porci, estesasi al Viet-nam, all'America Latina delle dittature, al Centroamerica dei diritti umani violati. A tesserne le fila, alcuni agenti segreti protagonisti dei grandi scandali degli Stati Uniti. Una santa alleanza del terrorismo internazionale sviluppatasi sotto le ali della famiglia Bush
Il terrore creato dai Bush

All'ombra della Cia http://www.zaratustra.it/


Venticinque anni fa un aereo cubano con 73 persone a bordo veniva fatto esplodere in volo. Era l'attentato piu' grave della stretegia del terrore pianificata dalla Cia contro il governo di Cuba. Una rete criminale sorta con lo sbarco alla Baia dei Porci, estesasi al Viet-nam, all'America Latina delle dittature, al Centroamerica dei diritti umani violati. A tesserne le fila, alcuni agenti segreti protagonisti dei grandi scandali degli Stati Uniti. Una santa alleanza del terrorismo internazionale sviluppatasi sotto le ali della famiglia Bush


Sei ottobre 1976. Un aereo di linea della compagnia cubana esplode subito dopo il decollo dall'aeroporto della piccola isola di Barbados, nel Mar dei Caraibi. L'aereo, un DC-8, operava settimanalmente sulla rotta Guyana-Trinidad-Barbados-Giamaica-Cuba. A causare l'esplosione un potente ordigno nascosto sotto un sedile del velivolo. Nessuna delle 73 persone che viaggiavano nel DC-8 sopravvive all'esplosione. Molte delle vittime saranno inghiottite dalle acque dell'Oceano o dilaniate dai pescecani. Nell'attentato sono morti i 24 membri della nazionale giovanile cubana di scherma, età media 20 anni, proveniente dal campionato centroamericano appena conclusosi in Venezuela, dove la squadra aveva conquistato il titolo. Cinque delle vittime ricoprivano le funzioni di rappresentanti culturali della Repubblica democratica di Corea in visita in alcune isole delle Antille; un'altra decina di passeggeri innocenti erano giovani guyanesi che si recavano a Cuba dove avevano ottenuto una borsa di studio per frequentare la Facolta' universitaria di Medicina. L'esplosione del Dc-8 a Barbados era il più grave atto terroristico subito da Cuba dopo il trionfo della rivoluzione guidata da Fidel Castro, l'1 gennaio del 1959. Ed era soprattutto un messaggio trasversale a tutti i paesi caraibici, perchè sospendessero qualsiasi relazione politica ed economica con L'Avana, e si unissero alla campagna di isolamento e di aggressione militare decretata dall'OEA, l'Organizzazione degli Stati Americani, sotto il diktat degli Stati Uniti.


Sulle tracce dei mandanti e degli esecutori

A poche ore dal brutale attentato, giungeva la prima rivendicazione. Gli esecutori dichiaravano far parte di ‘El Condor', una delle innumerevoli organizzazioni paramilitari di esiliati anticastristi con sede negli Stati Uniti ([1][1]).

In realta' gli inquirenti potero accertare che la pianificazione della strage era stata realizzata dal ‘CORU' (Comando de Organizaciones Revolucionarias Unidas), un coordinamento di gruppi di estrema destra operanti negli anni '70 in tutta l'America latina e nella città di Miami (Stati Uniti), finanziato e sostenuto dalla Cia e dalla DINA, la Direzione d'Intelligence del governo fascista cileno. Una vera e propra agenzia di servizi per la realizzazione di operazioni coperte, che il 21 settembre 1976, una quindicina di giorni prima dell'attentato al Dc-8, era stata incaricata di assassinare a Washington il diplomatico cileno Orlando Letelier, ex ambasciatore alle Nazioni Unite, rifugiatosi negli Stati Uniti dopo il golpe del generale Pinochet ([2][2]).

L'asse portante del ‘CORU', era costituito da agenti e provocatori di origine cubana, specializzatisi in operazioni clandestine e attentati terroristici. Al coordinamento avevano aderito i gruppi di esiliati anticastristi del ‘Frente de Liberacion Nacional de Cuba', del ‘Movimiento Nacionalista Cubano' e della ‘Brigada 2506', che avevano diretto le innumerevoli operazioni di aggressione militare contro Cuba e in particolare il fallito sbarco militare nella Baia dei Porci, nel 1961, la piu' grande operazione militare anticastrista, apertamente sostenuta dal Dipartimento della Difesa degli Stati Uniti. Dopo il golpe di stato in Cile e il trionfo di sanguinose dittature militari in Argentina, Bolivia, Uruguay, Paraguay e Brasile, le organizzazioni eversive decisero di diversificare il proprio intervento avviando una lunga serie di attentati terroristici, perfettemante integrati nella strategia del Dipartimento di Stato e della Cia di lotta ‘occulta' al regime comunista dell'Avana, alle organizzazioni della sinistra popolare e ai movimenti di liberazione latinoamericani.

Il ‘CORU' realizzò così, nei primi anni '70, l'attacco alle ambasciate cubane di Buenos Aires e Citta' del Messico e puntò alla distruzione di alcune infrastrutture di proprieta' statale presenti nel Continente o in Europa. Imbarcazioni da pesca cubane e navi da trasporto sovietiche dirette ai maggiori porti dell'isola delle Antille furono assaltate nel Mar dei Caraibi da lance veloci condotte da agenti della controrivoluzione cubana, che agivano indisturbati dalle coste della Florida.

Gli attentati si intensificarono soprattutto dopo che le forze armate cubane erano intervenute in Angola accanto all'MPLA (Movimento Popular de Liberacion de Angola), a seguito dell'invasione della Namibia e dell'Angola da parte del regime razzista del Sud Africa ([3][3]). L'escalation terroristica raggiunse il suo apice nel 1976, quando i gruppi aderenti al ‘CORU' eseguirono attentati di enorme effetto psicologico quasi a voler preannunciare l'esplosione del Dc-8 a Barbados.

Il 22 aprile un ordigno bellico aveva distrutto i locali dell'ambasciata di Cuba in Portogallo, causando la morte di due funzionari. Meno di due mesi dopo, il 6 giugno, era stata fatta esplodere una bomba davanti all'ufficio della delegazione cubana presso le Nazioni Unite; tre giorni piu tardi, una valigia che doveva essere imbarcata su un aereo di linea della compagnia cubana, era esplosa anticipatamente in un hangar dell'aeroporto internazionale di Kingston (Giamaica). La strategia di sangue era proseguita il 18 agosto con l'esplosione di due bombe all'interno degli uffici della ‘Cubana de Aviacion' dell'aeroporto internazionale di Panama; il 22 settembre due granate erano state lanciate da un auto contro il Consolato di Cuba ad Ottawa (Canada). Nella capitale delle Barbados, infine, proprio alla vigilia dell'attentato al DC-8, era stata fatta esplodere una bomba che aveva distrutto gli uffici della ‘British West Indies Airways', rappresentante locale della compagnia aerea cubana ([4][4]).


La centrale delle stragi
Le indagini sull'attentato di Barbados permisero presto di dare un nome e un volto agli autori materiali della strage ordinata dal ‘CORU'. Furono così arrestati due cittadini venezuelani, Hernan Ricardo Losano e Freddy Lugo, i quali avevano viaggiato sul Dc-8 nella tratta Guyana-Barbados. Giunti nell'isola, avevano abbandonato il velivolo non prima di aver attivato l'ordigno che sarebbe esploso dopo la partenza per la Giamaica ([5][5]).

Hernan Ricardo Losano e Freddy Lugo erano due veri e propri ‘professionisti' della lunga stagione di sangue realizzata dalla rete internazionale neofascista al soldo della Cia e dei ricchi possidenti di origine cubana esiliatisi in Miami dopo la fuga dall'isola del dittatore Fulgencio Batista. Hernan Ricardo, ufficialmente un fotografo ‘free-lance', non aveva mai fatto mistero di accedere con facilita' a grossi capitali finanziari e di tenere strette relazioni con l'Agenzia d'Intelligence degli Stati Uniti. Egli aveva avuto l'opportunità di partecipare a fine anni ‘60 ad un corso sull'uso di esplosivi organizzato dalla stazione Cia di Caracas. Inoltre aveva mantenuto stretti contatti con un alto ufficiale dell'Fbi, Joe Leo, distaccato presso l'ambasciata Usa in Venezuela ([6][6]).

Anche il secondo attentatore, Freddy Lugo, svolgeva la funzione di fotografo, alle dipendenze del Ministero delle Miniere e del Petrolio del Venezuela. Alla vigilia dell'attentato aveva chiesto un permesso per recarsi all'estero; qualche ora prima di abbandonare Caracas fu visto in un noto ristorante in compagnia del controrivoluzionario cubano Felix Martinez Suarez, presidente del ‘Frente de Defensa de la Democracia', ampiamente coinvolto nell'elaborazione di piani tendenti a convertire il Venezuela in una delle principali basi per estendere le attivita' terroristiche di marca neofascista a tutto il continente latinoamericano ([7][7]).

L'analisi degli spostamenti e delle telefonate eseguiti da Hernan Ricardo Losano e Freddy Lugo nei giorni precedenti all'attentato al Dc-8, permisero di accertare che l'operazione era stata coordinata dal cittadino nordamericano di origini cubane Orlando Bosh, implicato in numerosi atti di terrorismo e in particolare nell'assassinio a Washington del cancelliere cileno Orlando Letelier. Condannato a 10 anni nel 1968 per un attacco con bazooka contro una imbarcazione battente bandiera polacca ormeggiata nel porto di Miami, Orlando Bosh aveva ottenuto la liberta' quattro anni piu' tardi grazie ad un miracoloso indulto concessogli dalle autorita' giudiziarie della Florida. Nel 1974 l'Fbi lo aveva ritenuto responsabile dell'omicidio del dirigente controrivoluzionario Jose' Elias de Torriente, nell'ambito delle lotte interne tra le differenti fazioni anticastriste residenti a Miami. Per sfuggire al mandato di cattura, Bosh decise di abbandonare gli Stati Uniti per rifugiarsi nella Repubblica Dominicana, dove con altri terroristi di estrema destra latinoamericani diede vita al famigerato ‘CORU'. Dopo il golpe in Cile, Orlando Bosh decise di trasferirsi a Santiago dove trovò alloggio in una lussuosa villa a due passi della sede del Comando centrale delle forze armate. In Cile il ‘CORU' strinse un patto d'acciaio di mutua collaborazione con i servizi segreti di Augusto Pinochet: al gruppo di Orlando Bosh la DINA assegnò la direzione del fallito attentato in Costa Rica del rifugiato cileno Pascal Allende, segretario generale del MIR (Movimiento de Izquierda Revolucionaria) e la gestione del piano terroristico per assassinare a Washington l'ex ambasciatore Letelier ([8][8]).


Il signor Bosh e il dottor Bush
Nell'ambito del piano di destabilizzazione del continente pianificato dagli Stati Uniti, i servizi segreti cileni e la Cia reclutarono Orlando Bosh per eseguire nel 1976 altre importanti operazioni terroristiche, come l'attentato contro la ‘Empresa Air Panamà' a Bogota', il fallito attentato contro l'ambasciatore colombiano in Venezuela, l'eplosione di due ordigni nei locali della delegazione cubana presso le Nazioni Unite a New York. Ciò, invece di fare inserire il nome di Orlando Bosh nell'elenco dei più pericolosi terroristi dell'emisfero, gli assicurò quasi una specie di passaporto diplomatico per attraversare liberamente frontiere e godere della protezione di cancellerie e uffici diplomatici. Egli potè fare rientro negli Stati Uniti, dove fondo' un'effimera organizzazione politica, ‘Accion Cubana', poi passata alla clandestinita'. Nonostante l'accanimento delle autorità federali che lo arrestarono per cinque volte consecutive per diversi reati, Orlando Bosh fu sempre in grado di provare la propria ‘innocenza' in sede processuale ([9][9]).

L'unica nota dolente gli venne dall'importante quotidiano ‘The New York Times' , che in un lungo reportage realizzato nei giorni successivi alla strage del Dc-8 di Barbados, ricostruì alcuni sconcertanti particolari dell'ascesa di Orlando Bosh nell'Olimpo del terrorismo internazionale neofascista. In particolare fu sottolineato il suo reclutamento da parte della Cia sin dal 1960, per avviare la campagna politico-militare anticastrista. Di lui si ricordava una violenta lettera aperta contro l'allora presidente John F. Kennedy, accusato di "aver adottato misure restrittive" a danno degli esiliati cubani presenti negli Stati Uniti. Il ‘New York Times', citando alcuni funzionari del governo implicati nel cosiddetto scandalo del ‘Watergate' che aveva costretto Richard Nixon ad abbandonare prematuramente la Presidenza della Confederazione, denunciava il coinvolgimento diretto del gruppo anticastrista al soldo di Orlando Bosh nelle operazioni di spionaggio a favore della CIA per screditare il Partito Democratico alla vigilia delle elezioni del 1972. "Negli stessi anni – aggiungeva il quotidiano – gli uomini di Bosh venivano addestrati dalla Cia per operazioni clandestine di matrice terroristica".

Tra i principali finanziatori delle attività dei gruppi paramilitari di estrema destra diretti dal terrorista, oltre alla Cia, il ‘New York Times' citava l'ex presidente cubano Carlos Prio Socarras e il plurimilionario del Texas, Howard Hunt, capo Cia della Stazione di Citta' del Messico negli anni '50, tra gli organizzatori della catastrofica invasione della Baia dei Porci ([10][10]). "Tutte le forme del crimine organizzato della comunita' di esiliati di Miami, cosi' come la cooperazione in attivita' criminali, incluso il lucrativo traffico di droga, si crede costituiscano altre importanti fonti di finanziamento degli uomini di Bosh", concludeva il reportage del quotidiano statunitense ([11][11]).

Che i gruppi controrivoluzionari cubani di Miani finanziassero le loro crociate anticomuniste mediante il traffico di cocaina, lo sfruttamento della prostituzione e l'estorsione a danno di ricchi cubani esiliati negli Stati Uniti, era un fatto notorio all'interno dell'Fbi e dalla Dea, ma in nome della ‘difesa della democrazia', cioe' dell'imperialismo yankee in America Latina e nel Caribe, Bosh & soci erano tollerati, sostenuti e protetti. La loro rete di alleanze con i maggiori produttori ed esportatori di sostante stupefacenti del continente, come vedremo in seguito, sarà utilizzata dalla Cia e dal Dipartimento Usa, per portare a termine il piano di destabilizzazione contro il governo Sandinista del Nicaragua dopo la rivoluzione del 1979 contro il dispotico e corrotto regime di Somoza.


Posada Carriles, l'altro agente della Cia
Altri cittadini cubani e venezuelani furono indagati ed arrestati nell'ambito del procedimento contro gli esecutori dell'attentato al Dc-8 esploso nei pressi della costa di Barbados. Molti di essi prestavano o avevano prestato servizio presso un'agenzia di vigilanza privata, la ‘ICI' (Investigaciones Comerciales e Industriales), con sede a Miami e una filiale a Caracas, diretta dall'ex ispettore di polizia del regime di Batista, Luis Posada Carriles, tra i fondatori dela nota organizzazione terrorristica anticastrista ‘Alpha 66'. I tabulati provarono una fitta rete di chiamate telefoniche alla vigilia dell'attentato tra i due esecutori materiali, Hernan Ricardo Losano e Freddy Lugo, e il cubano naturalizzato nordamericano. Altra singolare coincidenza, il primo ‘fotoreporter' aveva lavorato saltuariamente presso l'agenzia d'investigazione privata ICI.

Una serie di criptiche telefonate erano state intercettate infine tra lo stesso Posada Carriles e Orlando Bosh. E come il fondatore del ‘CORU', Luis Posada era stata arruolato dalla Cia nel 1960, divenendo presto uno dei suoi maggiori esperti nell'uso di esplosivi e nella gestione di azioni controinsorgenti. Posada Carriles fu poi inviato in Guatemala per partecipare all'addestramento della ‘Brigada 2506', composta da mercenari cubani e nordamericani, alla vigilia del fallito sbarco nella Baia dei Porci, il 17 aprile del 1961.

Il tribunale di Caracas chiamato a giudicare sull'attentato di Barbados, condannò Luis Posada Carriles, ma il terrorista riusci', nel 1985, ad evadere dalla prigione grazie ad un'operazione diretta dalla stazione Cia di Caracas e dai servizi segreti venezuelani ([12][12]). A gestire operativamente la fuga di Luis Posada Carriles, fu chiamato un altro dei piu' accaniti oppositori di Fidel Castro, Jorge Mas Canosa, fondatore a Miami dell'organizzazione di estrema destra ‘The Cuban Nazional Foundation'.

Grazie alla rete degli agenti cubani con cui Posada Carriles aveva condiviso negli anni '60 la partecipazione nella cosiddetta ‘Operazione Mongosta' ([13][13]), il transfuga trovò protezione in Centroamerica, dove la Cia lo reclutò fino al 1990 per alcune azioni clandestine in El Salvador, Guatemala ed Honduras. Piu' recentemente, nel 1997, il nome di Luis Posada Carriles e' apparso nelle cronache dei quotidiani italiani, a seguito del suo coinvolgimento negli attentati ad alcuni importanti hotel dell'Avana, in cui trovo' la morte il turista italiano Fabio di Celmo. Posada ha ammesso di aver fornito il denaro agli autori materiali dell'azione terroristica, due cittadini di origine salvadoregna conosciuti durante gli anni trascorsi come agente segreto nel paese centroamericano. "Mi dispiace per lui, ma si trovava nel posto sbagliato al momento sbagliato" ha commentato cinicamente la morte del giovane turista italiano, in un'intervista a un quotidiano di Miami.

Impossibilitato a colpire il leader della rivoluzione cubana nell'isola delle Antille, dopo una lunga serie di attentati falliti o prematuramente abortiti, Luis Posada Carriles ha deciso di agire in occasione delle visite realizzate da Fidel Castro in alcuni paesi centroamericani. Così, alla vigilia dell'arrivo nel novembre 2000 del Capo di Stato cubano a Panama, il terrorista si è trasferito in questo paese per dirigere l'ennesimo attentato dinamitardo contro Castro. Le autorità panamensi, previamente avvertite dai servizi segreti cubani, lo hanno però arrestato qualche ora prima dell'arrivo del leader all''Universita' di Panama'.

La richiesta di estradizione presentata dal governo dell'Avana per i numerosi attentati eseguiti dal terrorista, e' stata respinta dalla presidente di Panama, Mireya Moscoso, e attualmente Luis Posada Carriles e' detenuto in una prigione della capitale in attesa che si concluda l'indagine sul piano di assassinio di Fidel Castro ([14][14]).


Gli agenti cubani e lo scandalo Irangate
Oltre alla partecipazione nella interminabile stagione del terrorismo nero latinoamericano, un'altra sorprendente analogia caratterizza gli agenti Cia di origine cubana: il loro ruolo di protagonista in alcuni dei maggiori scandali della recente storia nordamericana, primo fra tutti il cosiddetto ‘Irangate' o ‘Iran-Contra', l'ingente traffico di armi destinato al regime dell'ayatollah Khomeini, dipinto dall'allora presidente Ronald Reagan come il ‘principe del male', in cambio di aiuti militari e finanziari a favore delle organizzazioni in lotta contro la rivoluzione Sandinista trionfata in Nicaragua ([15][15]).

Nella piu' spregiudicata real-politik, grazie all'intermediazione di Israele, gli Stati Uniti armavano il primo Stato fondamentalista islamico, aprendo una trattativa clandestina con gli Hezbollah libanesi, pubblicamente accusati di fornire le basi per l'addestramento dei gruppi del terrorismo internazionale ([16][16]).

Dicevamo di Luis Posada Carriles, che dopo l'evasione dal carcere di San Juan de Los Morros finì per operare presso la base aerea di Ilopango in Salvador, reclutato dalla locale agenzia d'intelligence nordamericana. A capo della struttura clandestina di Ilopango, la Cia aveva posto altri due agenti di origini cubane, Rafael Quintero e Felix Rodriguez, direttamente responsabili del trasferimento di armi e denaro alle organizzazioni antisandiniste e del loro addestramento paramilitare.

Rafael Quintero e Felix Rodriguez operavano congiuntamente sin dal 1960, quando avevano partecipato a Panama ad un corso in operazioni clandestine diretto da personale delle forze armate degli Stati Uniti. Entrambi furono poi inviati per addestrare i controrivoluzionari cubani offertisi per lo sbarco alla Baia dei Porci ([17][17]).

Alla vigilia dell'operazione militare contro Cuba, i due si separarono. A Rafael Quintero venne assegnata una funzione di copertura delle operazioni di mobilitazione e partenza dei controrivoluzionari, mentre Felix Rodriguez fece ingresso clandestinamente a Cuba per organizzare le azioni di sabotaggio che furono scatenate simultaneamente all'attacco ([18][18]).

A seguito del fallimento dello sbarco, i due fecero rientro negli Stati Uniti per svolgere per conto della Cia altre importanti missioni di supporto alle organizzazioni anticastriste. In particolare Felix Rodriguez, per le sue indiscutibili doti ‘d'intelligence', intraprese una fulminea carriera di agente segreto, che gli permettera' di essere uno dei protagonisti delle vicende piu' oscure della recente storia mondiale. Dopo aver assistito nel 1962 a Fort Benning, in Georgia, ad un corso di specializzazione militare delle truppe d'élite delle forze armate Usa ([19][19]), Felix Rodriguez fu trasferito in una base operativa della Cia nel Nicaragua del dittarore Somoza, per eseguire un attacco armato ad una nave spagnola, come rappresaglia per la decisione del governo franchista di continuare le attivita commerciali con Cuba.

Risale tuttavia al 1967, l'operazione piu' spietata portata a termine dall'agente di origini cubane. Entrata in posseso della prova della presenza nella selva della Bolivia di Ernesto Che Guevara alla guida un fronte guerrigliero composto prevalentemente da rivoluzionari cubani, la Cia decise di inviare Felix Rodriguez nel paese sudamericano insieme ad un altro esule dell'Avana, Gustavo Villoldo Sampera, per coordinare la caccia all'eroe della liberazione di Cuba dalla dittatura di Batista. Quando l'esercito fece prigioniero il Che, ferito in un conflitto a fuoco, Rodriguez raggiunse in elicottero il teatro delle operazioni, per trasmettere l'ordine di esecuzione ([20][20]).

Superdecorato per il successo dell'operazione in Bolivia, Felix Rodriguez fu inviato in Perù per presiedere ad un corso di formazione della Cia a favore di una unita' di paracadutisti anti-guerriglia. Ottenuta la cittadinanza nordamericana Felix Rodriguez partì per il Sud-Est asiatico per operare agli ordini di Theodore Shackley, capo della stazione Cia in Laos ([21][21]).

Successivamente, Felix Rodriguez passò in Viet Nam, proprio negli anni piu' cruenti del conflitto tra gli Stati Uniti e il regime comunista di Hanoi. "A Saigon si dedico' a torturare ed interrogare i prigionieri e si approprio' di alcuni dei loro effetti personali che conserva come trofei", scrivono i ricercatori Adys Cupull e Froilan Gonzalez, autori di un importante volume sul complotto della Cia per assassinare Ernesto Che Guevara ([22][22]).


L'agente Felix e il complotto antisandinista
Tornato negli Stati Uniti nel 1979 dopo la sanguinosa avventura asiatica, Felix Rodriguez decise di dedicarsi al traffico d'armi avviando una societa' in compagnia dello stesso Theodore Shackley, suo superiore in Laos ([23][23]). Successivamente passo' a svolgere le funzioni di ‘consulente' della societa' israeliana ‘ISDS' (Internacional Security and Defense System), particolarmente attiva nel mercato latinoamericano, dove riforniva gli arsenali di numerosi governi dittatoriali.

Negli anni 1980-81 la Cia contattò Felix Rodriguez per differenti missioni in Uruguay, Brasile, Costa Rica, Honduras, Guatemala ed El Salvador; a sua volta, l'esercito cileno lo nominò consigliere in "tattiche di controinsorgenza". Nel 1982 l'agente fu chiamato a coordinare alcuni attentati terroristici contro unita' navali cubane inviate in Nicaragua a sostegno del governo sandinista e alla fine dello stesso anno si recò a Buenos Aires per una breve missione di ‘preparatore' dell'esercito argentino.

Due anni piu' tardi il Presidente Ronald Reagan dava l'autorizzazione per l'avvio delle operazioni Iran-Contra e Felix Rodriguez fu inviato in Salvador per assicurare la fornitura di armi agli antisandinisti e collaborare in attivita' controinsorgenti ([24][24]).

Nella pianificazione dell'operazione di sostegno militare della Contra nicaraguense, grazie ai fondi neri lucrati dalla Cia con il trasferimento di armamento pesante all'Iran e agli Hezbollah libanesi, Felix Rodriguez fu secondo solo al colonnello Oliver North, l'uomo prescelto dalla presidenza degli Stati Uniti per dirigere la segreta triangolazione ([25][25]).

A Felix Rodriguez, il colonnello delego' uno dei compiti più scottanti di tutta l'operazione, il trasferimento agli antisandinisti di denaro in contante, proveniente da alcuni dei maggiori narcotrafficanti colombiani, che proprio in quegli anni avevano lanciato una vasta campagna terroristica contro politici, magistrati, giornalisti e dirigenti sindacali che si opponevano alla cosiddetta ‘narcodemocratizzazione' dello Stato colombiano.

Deponendo davanti al ‘Sottocomitato sul Narcotraffico e il Terrorismo' del Senato degli Stati Uniti, Ramon Milian Rodriguez, accusato di traffico di droga e riciclaggio di denaro sporco, dichiaro' di aver consegnato alla fine del 1983 alla Contra 10 milioni di dollari "grazie all'intermediazione di Felix Rodriguez, che rappresentava la Cia in questa operazione". "Questo denaro – aggiunse Ramon Milian Rodriguez - era stato messo a disposizione da Pablo Escobar, Jorge Ochoa e Carlos Lehder, i capi del Cartello di Medellin". A spingere i maggiori boss del narcotraffico a finanziare le operazioni occulte degli Stati Uniti in Nicaragua, sempre secondo la testimonianza, c'era la convinzione che così si sarebbe "comprata un pò d'amicizia della Cia affinchè essa chiudesse gli occhi sugli invii di stupefacenti negli Stati Uniti" ([26][26]).

In realtà, la Cia ricompensò ampiamente il Cartello di Medellìn per il contributo alla causa antisandinista, assicurandogli ampia libertà di azione nel trasferimento degli stupefacenti dall'area andina al mercato Usa. Esso fu realizzato grazie all'uso delle maggiori infrastrutture presenti in Centroamerica per l'addestramento e il riformimento di armi alla Contra e degli stessi velivoli contrattati dal Pentagono per il trasporto del materiale bellico ([27][27]).

L'agente della Dea Celerino Castillo, ha rivelato all'autorita' giudiziaria di Washington che ingenti quantita' di cocaina provenienti dalla Colombia, finivanno "negli hangar dell'aeroporto di Ilopango, da dove venivano poi trasportati negli Stati Uniti da piloti che godevano della protezione governativa". Alcune partite di droga sarebbero giunte direttamente in alcune basi militari della Florida, in particolare quella di Homestead, a sud di Miami ([28][28]).

Il ruolo strategico delle basi militari centroamericane nello scambio armi-droga, e più esplicitamente dell'agente Cia chiamato a coordinarne le attività, è stato confermato dalle testimonianze di alcuni dei piloti contrattati per il riformimento militare alla Contra.

In una dichiarazione resa ai giudici, il pilota Michael Toliver, ha ammesso di aver trasportato alla base di Aguagate, Honduras, 14 tonnellate di apparecchiature militari e di essere rientrato in patria con 12 tonnellate di marihuana. "Ad Aguagate – ha spiegato Michael Toliver - ho ricevuto il denaro per le armi, 75.000 dollari, da una persona che si faceva chiamare Max Gomez". Non fu difficile per gli inquirenti verificare che ‘Max Gomez' non era altro che il nome di copertura di Felix Rodriguez.


Il fronte sud dell'offensiva narcoparamilitare contro Managua
L'inchiesta sulla rete Cia realizzata in Centroamerica per sostenere la campagna contro il governo rivoluzionario del Nicaragua, appurò altresì che al fine di potenziare il traffico armi-droga erano stati realizzati alcuni aeroporti clandestini in Costa Rica, paese che aveva dichiarato la propria neutralità nel conflitto, intraprendendo un'importante attività di mediazione tra le parti belligeranti ([29][29]). A beneficiarsi particolarmente di queste infrastrutture in Costa Rica fu il gruppo antisandinista dell'ARDE, guidato da Eden Pastora, che ottenne benefici per oltre 250.000 dollari utilizzati per l'acquisto di armi leggere ed un elicottero.

Jesus Garcia, ex funzionario di origini cubane del Ministero della Giustizia degli Stati Uniti, ha ammesso che alcuni voli partiti dall'aeroporto di Fort Lauderdale, a nord di Miami per raggiungere una pista segreta alla frontiera settentrionale del Costa Rica, "facevano rientro con mezza tonnellata di cocaina, che era gia' impacchettata e pronta per l'imbarco".

La pista segreta in questione era quella realizzata dalla rete Cia all'interno di un rancho del facoltoso cittadino nordamericano John Hull, che risiedeva nella capitale San Jose' ([30][30]). In stretto contatto con Oliver North, John Hull fungeva da intermediario nella finanziazione del ‘Secondo Fronte Antisandinista' diretto da Adolfo Calero, uno dei più intransigenti capi della controrivoluzione. Dopo la rottura di quest'ultimo con Eden Pastora, accusato di ‘tradimento' per aver avviato una timida trattativa di dialogo con Managua, John Hull accettò di partecipare nel complotto orchestrato dalla stazione locale della Cia per assassinare il leader dell'ARDE.

Per eseguire il fallito attentato contro Eden Pastora furono chiamati il cubano-nordamericano Francisco Chanes e il libico naturalizzato cileno Amac Galil. Il primo era uno dei finanziatori di un'organizzazione anticastrista con sede a Miami, la ‘Brigada 2506' – dal nome della forza paramilitare che sbarco' a Cuba – e dirigeva una societa' per l'importazione del pesce, presumbilmente utilizzata per l'introduzione in Florida di cocaina colombiana ([31][31]). Amac Galil invece, era ritenuto uno dei maggiori terroristi internazionali al soldo dei servizi segreti di Augusto Pinochet ([32][32]). Ancora una volta le ombre dell'asse criminale internazionale Cile-Miami costituito dalla Cia dopo il golpe contro Salvador Allende.

Nel rancho di John Hull fu pianificato un altro attentato - poi abortito – contro l'ambasciatore degli Stati Uniti in Costa Rica, Lewis Tamb, che aveva come fine quello di far cadere la responsabilità della morte del diplomatico sui sandinisti per giustificare un'invasione miliatre Usa in Nicaragua. Il denaro per questo attentato fu promesso direttamente da Pablo Escobar e Jorge Ochoa, come vendetta per le pressioni di Tamb, al tempo in cui ricopriva la carica di ambasciatore a Bogota', a favore della firma del trattato di estradizione Colombia-Stati Uniti dei maggiori boss del narcotraffico ([33][33]). Per eseguire l'attentato contro il diplomatico, era stato contattato l'ex funzionario Usa di origini cubane, Jesus Garcia.


Tutti gli uomini del Vicepresidente
Nonostante il cosiddetto ‘Rapporto Kerry', prodotto dalla Commissione d'investigazione del Congresso sulle responsabilita' governative dell'Irangate, faccia solo mensione all'allora vicepresidente George W. Bush, i documenti raccolti e le dichiarazioni rese da numerosi funzionari dipartimentali permettono di affermare che il futuro presidente degli Stati Uniti, - l'uomo della Guerra del Golfo contro il ‘terrorista' Saddam Hussein e della prima grande crociata contro il narcotraffico in America Latina - disimpegno' un ruolo fondamentale nelle operazioni illegali dell'affaire Iran-Contra. Fu George Bush ad avviare i contatti diretti con i dirigenti della Contra e con i presidenti degli stati centroamericani (in particolare Jose Azcona, primo mandatario dell'Honduras), a cui chiese un intervento energico a sostegno dell'aggressione terroristica contro il Nicaragua. E' altresi' indubbio che l'allora vicepresidente seguì in ogni sua fase lo sviluppo delle operazioni dirette dal colonnello Oliver North, che incontro' costantemente tra il 1983 e il 1986 ([34][34]).

George Bush avrebbe avuto anche un ruolo nelle transazioni di armi a favore del regime dell'iman Khomeiny. Il trafficante d'armi saudita Adnan Kashoggi, uno dei maggiori finanziatori dell'operazione di trasferimento dei sistemi missilistici all'Iran, ha dichiarato davanti al Congresso di aver versato, nel gennaio del 1985, all'allora vicepresedente degli Stati Uniti un assegno di 1.000 dollari, come ringraziamento per gli affari miliardari realizzati nella transazione ([35][35]).


Bush in persona seleziono' parte del personale dell'operazione, privilegiando gli agenti della Cia che si erano distinti in America Latina e nel Sud-est asiatico quando egli era stato a capo dell'Agenzia d'Intelligence ([36][36]).

Come abbiamo visto in precedenza, molti di questi agenti avevano in comune origini cubane e un curriculum ventennale in operazioni clandestine contro il regime castrista. Lo stesso George Bush, di cui e' stato ipotizzato l'ingresso nella Cia sin dai primi anni '60, avrebbe cooperato per organizzare la comunita' degli esuli cubani di Miami, alla vigilia dello sbarco nella Baia dei Porci. A quel tempo Bush viveva in Texas dove era proprietario di una societa' petrolifera, ma i suoi spostamenti da Houston a Miami si intensificarono alla vigilia dell'attacco militare a Cuba.

Il sostegno fornito da George Bush agli esuli anticastristi sarebbe stato innanzitutto di tipo finanziario, a fianco di un altro petroliere texano, Jack Crichton. Sono state raccolte tuttavia, importanti testimonianze su una sua diretta partecipazione nelle operazioni di addestramento militare dei controrivoluzionari, dirette dall'ex generale dell'aeronautica statunitense, Charles Cabel, anch'egli di origini texane. L'ex agente della Cia Fletcher Prouty, principale consulente di Oliver Stone per la realizzazione del controverso film ‘JFK', ha dichiarato a un giornalista statunitense di aver consegnato a George Bush tre vecchie unita' navali, poi trasferite in Guatemala per essere consegnate alla brigata che preparava lo sbarco a Cuba. "Le unita' furono ribattezzate dallo stesso George Bush con i noni di ‘Barbara', ‘Huston' e ‘Zapata', i nomi cioe' della moglie, della citta' di residenza e della compagnia petrolifera di cui era proprietario" ([37][37]).

I contatti tra il futuro presidente degli Stati Uniti e le organizzazioni di estrema destra degli esiliati cubani, furono attivi anche nei mesi che precedettero e seguirono l'assassinio a Dallas di John Fitzgerald Kennedy, attentato in cui, secondo gli investigatori, avrebbero operato agenti Cia, elementi anticastristi e criminali affiliati alla mafia di Miami ([38][38]). "George Bush della Cia e' stato ascoltato il 23 novembre 1963, in merito alla reazione degli esiliati cubani anti-Castro di Miami sull'omicidio del Presidente Kennedy", si legge in un rapporto di Edgard Hoover, capo dell'Fbi al tempo dell'assassinio ([39][39]).

I contatti e i legami sviluppati in Florida da George Bush, saranno utili, vent'anni più tardi, quando da vicepresidente degli Stati Uniti, dovrà predisporre la lista di uomini spregiudicati con comprovata esperienza in maneggi clandestini ed atti terroristici, per l'avvio dell'operazione di trasferimento di armi alle organizzazioni antisandiniste ([40][40]).

Il 17 marzo 1983, George Bush convocò Donald Gregg, suo consigliere per la sicurezza nazionale ed intimo amico, e l'agente Felix Rodriguez, con cui lo stesso Gregg aveva realizzato alcune operazioni clandestine in Viet Nam ([41][41]). Bush e Rodriguez si conoscono dai tempi del fallito sbarco nella Baia dei Porci, ma il reciproco colpo di fulmine risale agli anni in cui il primo era a capo della Cia e il secondo agiva in Asia ([42][42]). "In quell'incontro diedi la mia disponibilità ad operare in Salvador contro l'organizzazione guerrigliera locale e a sostenere le operazioni e l'armamento della Contra" ha raccontato qualche anno dopo Felix Rodriguez ([43][43]). Bush incarico' Donald Gregg di mettere immediatamente in contatto l'agente di origini cubane con i responsabili del piano d'intervento Usa nello stato centroamericano, in particolare Thomas Pickering, al tempo ambasciatore in Salvador ([44][44]), il responsabile Cia per gli affari latinoamericani Nestor Sanchez, e l'agente Cia Thomas Clines, intimo amico di Bush e braccio destro di Oliver North ([45][45]). Quest'ultimo era un'altra vecchia conoscenza di Felix Rodriguez: Clines aveva preso parte nei primi anni '60, all''Operazione Mangosta' contro Fidel Castro ed era stato agente presso la Stazione Cia in Laos diretta da Theodore Shackley, quando il cubano era stato distaccato nel sud-est asiatico.

Alla vigilia della sua partenza per la base di Ilopango, Felix Rodriguez s'incontro' nuovamente con George Bush. Prima di congedarsi, il cubano mostro' al vicepresidente un album di ricodi in cui compariva la foto del suo ‘incontro' in Bolivia con il comandante Che Guevara. Un gesto che dovette impressionare tantissimo George Bush, al punto che da quel momento le relazioni umane e professionali si fecero intense ([46][46]). Bush, nel 1991, lo volle accanto a se' il giorno della cerimonia di assunzione delle funzioni di Presidente degli Stati Uniti, dove Felix Rodriguez intervenne in compagnia dell'amico generale Rafael Bustillos, capo della forza aerea salvadoregna ([47][47]). "A Felix Rodriguez, con grande stima e ammirazione. George Bush", recita la dedica a margine della foto che ritrae il presidente degli Stati Uniti accanto all'agente, autodefinitosi nella sua biografia "Il Cavaliere dell'Oscurita'. L'eroe della Cia di un centinaio di battaglie sconosciute" ([48][48]).


Riciclati e potenti
Di certo lo scoppio dell'Irangate non ha impedito fulminee e clamorose carriere pubbliche di buona parte dei protagonisti, grandi e piccoli, dello scandalo. Escluso Oliver North, capro espiatorio, sacrificato per sanare la sete di giustizia e la buona coscienza di milioni di nordamericani – condannato comunque a una pena piu' che simbolica – è noto l'epilogo della vicenda: un'elezione alla massima carica planetaria, la Presidenza degli Stati Uniti (George Bush), il comando delle maggiori operazioni militari degli anni ‘90 e la recente nomina a Segretario di Stato Usa (Colin Powell), la dirigenza di societa' e finanziarie dai conti vertiginosi (Adnan Kashoggi & Soci), la leadership in organizzazioni semiclandestine di estrema destra che mai hanno pagato per il terrorismo diffuso (Posada Carriles, Orlando Bosh, ecc.), il meritato riposo in ranchos e fincas di stile holliwoodiano (Felix Rodriguez ed ex colleghi Cia).

Per dovere di cronaca sara' opportuno, prima di concludere, fare accenno ad altri protagonisti della rete criminal-affaristica-terroristica di cui sopra, che oggi ricoprono incarichi di prestigio ed esercitano quel potere sufficiente a determinare le grandi scelte politico-militari internazionali.

Innanzitutto tale John Singlaud - gia' responsabile Cia a Seul e incaricato in Viet Nam per le ‘operazioni speciali', accanto a Tom Clines e Theodore Shackley – poi assunto alla presidenza della Lega Mondiale Anticomunista, organizzazione di estrema destra a cui sono associati ex nazisti, teorici del leoliberalismo ed ex capi di stato coinvolti in crimini di lesa umanità. Negli anni dell'Irangate l'apporto di John Singlaud fu determinante per attivare la rete centroamericana della Cia in cui operarono gli agenti Felix Rodriguez, Rafael Quintero e John Hull.

Richard Gadd, ex ufficiale delle forze armate statunitensi, fu un altro elemento chiave per il successo dell'operazione pianificata da Oliver North. Egli s'incarico' della contrattazione di personale specializzato da inviare in Centroamerica (in particolare piloti e meccanici), della fornitura di pezzi di ricambio e della riparazione dei velivoli. A questo scopo Ronald Gadd fondo' la ‘EAST' (Eagle Aviacion Services and Technology Inc.), una delle maggiori societa' private contrattate dall'amministrazione statunitense per far giungere le armi alla Contra ([49][49]).

George Bush junior, neopresidente degli Stati Uniti e comandante supremo della seconda grande crociata internazionale contro il ‘terrorismo e il fondamentalismo islamico' si è circondato di altri ingombranti e pericolosi personaggi implicati nelle triangolazione dell'Irangate.

Egli ha nominato quale nuovo rappresentante Usa al Palazzo di Vetro delle Nazioni Unite, John Negroponte, ex ambasciatore in Honduras ai tempi dell'amministrazione Reagan-Bush senior. Fu grazie alla sua supervisione che l'Honduras si trasformo' nella principale base operativa delle forze armate statunitensi e di adestramento della Contra nicaraguense. Secondo ‘Human Rights Watch', l'ambasciata Usa, negli anni ‘80, insieme alla Cia, coopero' alla creazione del famigerato ‘Battaglione 316', un gruppo paramilitare responsabile di numerosi atti di sabotaggio e tortura e di non meno di 184 sparizioni di oppositori politici.

A sottosegretario per gli Affari dell'Emisfero, George Bush junior ha chiamato l'ultra derechista Otto Reich, di origini cubane, direttore dell'Agenzia per lo Sviluppo Internazionale (USAID) durante l'amministrazione Reagan, e successivamente alla guida dell''Office of Public Diplomacy' (OPD), un dipartimento governativo noto per le innumerevoli operazioni ‘psicologiche coperte' realizzate attraverso la produzione e la circolazione di informazioni false su governi e movimenti popolari del continente ([50][50]). A Otto Reich si devono la gestione della campagna di disinformazione antisandinista su scala planetaria, e le vigorose pressioni esercitate sul Congresso perchè isolasse il governo del Nicaragua e appoggiasse i piani d'intervento nordamericano. Dopo l'Irangate Otto Reich era stato nominato ambasciatore in Venezuela, dove s'impegnò con successo per bloccare la richiesta di estradizione a Cuba dei terroristi Orlando Bosh e Posada Carriles ([51][51]).

La nomina di Otto Reich è stata certamente il tributo maggiore pagato alla potente lobby anticastrista di Miami. E' notorio come George Bush junior sia stato eletto proprio grazie ad una manciata di voti raccolti tra gli esuli cubani di estrema destra e come la storia della famiglia dei petrolieri texani sia legata a un doppio filo con la recente storia dell'isola delle Antille. E' importante sottolineare come tra i maggiori collaboratori della campagna del neopresidente per la determinante vittoria elettorale in Florida, compaia il nome di Feliciano Foyo, in odor di promozione tra i fedelissimi della Casa Bianca. Foyo, e' stato il tesoriere della campagna per l'elezione a governatore della Florida del fratello Jeb Bush, noto per il suo furore anticastrista. E Feliciano Foyo non ha mai nascosto i suoi legami d'amicizia con il terrorista Luis Posada Carriles...

E' così comprensibile come tra i maggiori finanziatori delle campagne elettoriali dei Bush, non sia mai mancato il nome della ‘Fundaciòn Cubano-Americana', diretta da Jorge Mas Canosa, uno dei piu' reazionari attivisti anticastristi, di cui abbiamo accennato il ruolo fondamentale nell'evasione dal carcere venezuelano dello stesso Posada Carriles. Jorge Mas Canosa e Jeb Bush, nello specifico, avrebbero condiviso in passato la gestione di alcune attività finanziarie ([52][52]).

La ‘Fundaciòn Cubano-Americana' può essere inserita nell'elenco delle beneficiarie ‘indirette' dell'Irangate. Oliver North, obbedendo a ‘ordini superiori', deviò 100.000 dollari provenienti dalla vendita di armi al regime di Teheran, a favore di un'operazione coperta contro Cuba. Il denaro fu utilizzato per l'acquisto di radiotelefoni da inviare ad agenti controrivoluzionari infiltratisi nell'isola e per il potenziamento dell'emittente ‘Radio Mambì'' di Miami, di proprieta' di alcuni ricchi esiliati cubani e, appunto, della ‘Fundacion Cubano-Americana'.

L'istituzione di Jorse Mas Canosa ha dato vita all'associazione ‘Brothers to the Rescue', resasi famosa recentemente per alcune riuscite operazione d'infiltrazione aerea a Cuba. A capo della ‘Brothers to the Rescue' e' stato chiamato Jose' Basulto, l'instancabile animatore dell'azione di lobbing sul Congresso per l'approvazione dell''Helms-Burton Act' e della campagna di delegittimazione del regime di Fidel finalizzata ad impedire il rimpatrio a Cuba del piccolo Elian Gonzalez, sequestrato da alcuni familiari esuli a Miami.

Anche Jose' Basulto ha fatto parte della fallita ‘Operazione alla Baia dei Porci' ([53][53]). E' nella sua abitazione di Miami, secondo quanto raccontato da Felix Rodriguez alla Commissione d'indagine del Congresso sullo scandalo Irangate, che l'agente della Cia avrebbe incontrato due dei maggiori esponenti della Contra nicaraguense, Enrique Bermudez e Adolfo Calero. "Siamo come fratelli sin dai tempi dell'addestramento in Guatemala, prima dello sbarco a Cuba – ha aggiunto Rodriguez. "Basulto é stato nei campi della Contra in Centroamerica, per aiutare a distribuire gli aiuti umanitari".

Al banchetto di morte realizzatosi all'ombra del trio George Bush padre – Oliver North – Felix Rodriguez, partecipo' in prima persona anche il fratello Mario Calero, tra i proprietari della compagnia aerea ‘Hondu Carib', chiamata direttamente in causa dall'agente della Dea Celerino Castillo, nelle operazioni droga-armi realizzate tra la Colombia, il Centroamerica e la Florida.



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[1][1] Il nome di questa organizzazione presenta un'inquietante analogia con la cosiddetta ‘Operazione Condor', il piano di vera e propria caccia transnazionale ai dissidenti politici che fu realizzata negli anni '70 dai servizi segreti dei regimi reazionari di Argentina, Brasile, Bolivia, Cile, Uruguay e Paraguay, grazie all'appoggio della Cia e dell'allora Segretario di Stato Henry Kissinger. Un ruolo di primo piano nel coordinamento del piano fu svolto in particolare dal capo dei servizi cileni, generale Contreras. Grazie all''Operazione Condor', furono assassinati oltre 120 dirigenti politici e sindacali del Cono Sud, tra cui l'ex ministro cileno di ‘Unidad Popular' Carlos Pratts e l'ex presidente boliviano Juan José Torres. Secondo alcune recenti rivelazioni, al vaglio dei magistrati argentini ed uruguayani, all''Operazione Condor' parteciparono 110 alti ufficiali delle forze armate dei paesi coinvolti. Con essi avrebbero collaborato 6 ufficiali di nazionalità italiana.

[2][2] Il diplomatico Orlando Letelier fu assassinato mentre si spostava in un auto, grazie ad un dispositivo esplosivo che era stato posto sotto il velivolo. L'attentato fu preparato dagli agenti della DINA, il servizio segreto del regime di Augusto Pinochet, che entrarono in contatto con alcuni terroristi cubani, che tre giorni prima dell'operazione si trasferirono a Washington dove godettero della protezione degli uomini dell'ambasciata cilena negli Stati Uniti e della Cia. Subito dopo l'omicidio, l'allora direttore dell'Agenzia d'Intelligence, George W. Bush Senior, convoco' d'urgenza i responsabili del ministero di giustizia, a cui la Cia chiese il segreto sui risultati dell'investigazione con il pretesto della "difesa degli interessi della sicurezza nazionale".

[3][3] Nel solo periodo 1974-76, ad esempio, gli estremisti cubani avevano causato l'esplosione di un centinaio di bombe nel distretto di Miami, generando il caos tra la popolazione civile e distruggendo tra gli altri, gli uffici locali dell'Fbi e del Dipartimento di Polizia.


[4][4] Nella più completa impunità, la lunga sequela di attentati contro obiettivi cubani proseguì nei mesi successivi alla tragedia di Barbados. Il 7 novembre 1976, furono gli uffici della ‘Cubana de Aviacion' di Madrid ad essere distrutti da una carica di esplosivo. Cinque giorni piu' tardi fu il turno dell'Ambasciata cubana a Bogota' (Colombia) ad essere danneggiata gravemente dall'eplosione di due bombe ad alto potenziale.


[5][5] Un'accurata descrizione sulle indagini eseguite per identificare autori e mandanti della strage di Barbados è stata fatta dal volume del giornalista Nicanor Leòn Cotayo, "Crimen en Barbados", Editorial de Ciencias Sociales, La Habana, 1977.


[6][6] Il ‘fotoreporter' Hernan Ricardo Losano oltre ad essere stato condannato per l'attentato al Dc-8 della ‘Cubana de Aviacion' è sospettato della partecipazione alla distruzione degli uffici della ‘British West Indies Airways' a Barbados, nel settembre 1976 e all'attentato del precedente 18 agosto contro gli uffici della ‘Cubana de Aviacion' nell'aeroporto di Panamà. Per ciò che riguarda quest'ultima vicenda, Ricardo Losano fu identificato, un paio di giorni prima dell'attentato, in compagnia di Gedeo Rodriguez, altro agente della rete di estrema destra di esiliati cubani, principale indiziato dell'atto terroristico.


[7][7] Felix Martinez Suarez agiva a Caracas sotto la protezione dell'ambasciatore cileno in Venezuela Pedro Daza, e godeva del supporto finanziario dell''American Council for Wold Freedom', organizzazione di estrema destra con sede in Washington.


[8][8] La partecipazione diretta dello stesso Bosh alle due operazioni fu provata da elementi oggettivi. Alla vigilia dell'attentato al leader della sinistra rivoluzionaria cilena, il terrorista si trasferì a San Jose' utilizzando un passaporto falso emesso dalla cancelleria cilena. Nel caso dell'assassinio di Orlando Letelier, fu provato che Bosh si incontrò tre giorni prima a Caracas con i fratelli Ignacio e Guillelmo Novo Sampol, ritenuti dalle autorita' statunitensi i due autori materiali della morte del diplomatico.


[9][9] L'immagine di ‘intoccabile' permise a Orlando Bosh di stringere importanti contatti politici e relazioni d'affare con gli uomini di punta dell'establishment repubblicano della Florida, in particolare Jed Bush, figlio dell'allora direttore della Cia, George Bush.

[10][10] Orlando Bosh, Howard Hunt e altri agenti Cia di origine cubana, tra cui Rafael Quintero, di cui vedremo in seguito il ruolo nella gestione del traffico di armi con la Contra nicaraguense, hanno partecipato congiuntamente allo sbarco nella Biaia dei Porci e alle operazioni di spionaggio del Watergate. Ad essi si aggiunge il nordamericano Frank Sturgis, che secondo la ricostruzione del film di Oliver Stone ‘JFK', avrebbe sparato a Dallas con Hunt contro la vettura che trasportava il presidente John F. Kennedy. Essi sarebbero stati fotografati dall'Fbi, ma le foto sarebbero poi misteriosamente sparite. Sarebbero stati fotografati anche alcuni agenti di origini cubane che avrebbero aperto degli ombrelli, come segnale per avvertire del passaggio del corteo di auto presidenziali.


[11][11] ‘The New York Times', 23 ottobre 1976.

[12][12] Luis Posada Carriles aveva prestato per anni la propria consulenza a favore della DISIP, l'agenzia che coordinava i servizi segreti venezuelani, responsabile di gravi atti di tortura contro attivisti politici e sindacali.


[13][13] L''Operazione Mangosta' comprende la lunga serie di incursioni paramilitari contro Cuba dopo l'avventura della Baia dei Porci e di falliti attentati contro la vita di Fidel Castro e dei maggiori uomini del governo rivoluzionario, primo fra tutti il ‘comandante' Ernesto Che Guevara.

[14][14] Per il fallito l'attentato contro Fidel Castro e' stato arrestato a Panama anche Gaspar Jimenez Escobedo, sospettato di aver trasferito a Caracas, nel 1985, i soldi raccolti a Miami, per consentire l'evasione di Luis Posada.


[15][15] In particolare, nel gennaio 1986, furono trasferiti all'Iran 4.000 missili anti-tank, imbarcati in una nave da trasporto a cui furono forniti falsi documenti di carico. Le operazioni d'imbarco furono coordinate dall'allora primo assistente militare del Segretario della Difesa, generale Colin L. Powell. Nel 1991, Powell, sarà comandante delle forze Use che scateneranno la ‘Tempesta del Deserto' contro l'Iraq di Saddam Hussein. Nel 2001 assumerà la carica di Segretario di Stato nell'amministrazione di George Bush junior.


[16][16] La negoziazione con il regime di Teheran, a cui sono stati forniti sistemi missililistici, elicotteri ed altri armamenti pesanti prontamente utilizzati nella sanguinosa guerra contro l'Iraq, è stata realizzata in aperta violazione delle direttive del Congresso degli Stati Uniti, il quale aveva bandito qualsiasi relazione politico-militare ed economica con l'Iran. Parte degli introiti delle commesse d'armi furono dirottati a favore della Contra, che potè incrementare a dismisura le operazioni terroristiche contro obiettivi civili e le infrastrutture vitali del Nicaragua. Infine furono finanziate le operazioni coperte della Cia e delle Forze armate Usa a sostegno della politica di oppressione dei regimi alleati centroamericani (El Salvador, Guatemala, Honduras).


[17][17] Rafel Quintero e Felix Rodriguez erano membri del gruppo speciale che si era fissato come obiettivo l'assassinio di Fidel Castro e l'infiltrazione nell'isola di Cuba per eseguire attentati terroristici a infrastrutture civili e militari (‘Operazione Mangosta').


[18][18] Dopo l'annientamente della brigata controrivoluzionaria nella Baia dei Porci, Felix Rodriguez fu costretto a nascondersi nell'isola sino a quando potè fuggire all'estero grazie ad un funzionario dell'ambasciata spagnola a Cuba e all'ambasciatore venezuelano Jose Nuceti Sardi.


[19][19] A questo corso ‘avanzato', Felix Rodriguez partecipò in compagnia di altri terroristi-agenti Cia di origini cubane, tra cui Luis Posada Carriles e Jorge Mas Canosa, leader della ‘Cuban Nazional Foundation', la maggiore organizzazione anticastrista presente negli Stati Uniti.


[20][20] Secondo alcune dichiarazioni stampa dei militari boliviani testimoni dell'esecuzione, lo stesso agente cubano avrebbe sparato sul corpo ormai senza vita del Che.


[21][21] L'agente Cia Theodore Shackley era stato capo sezione dell'agenzia d'intelligence a Miami quando fu avviata la cosiddetta ‘Operazione Mangosta' contro il governo rivoluzionario di Cuba; in seguito fu trasferito in Italia per dirigere la stazione Cia di Roma. Durante gli anni trascorsi in Viet Nam, Shackley prese parte all'esecuzione del cosiddeto ‘Piano Phoenix', il programma di eliminazione fisica di 40.000 tra civili e rappresentanti dell'opposizione politica del Viet Nam del Sud, realizzato dalle forze paramilitari del regime di Hanoi. Per esecutare il programma, Shackley creò ad hoc il cosiddetto ‘Gruppo per le Operazioni Speciali' SOG, di cui furono membri il colonnello Oliver North, il generale John Singlaud e l'ufficiale Richard Secord, tra i maggiori protagonisti dieci anni più tardi dell'affaire Iran-Contra. Dopo il Sud-est asiatico, Theodore Schakley fu inviato in Iran per addestrare gli uomini del ‘Savak', il servizio segreto dello Scia'.

Congedatosi ufficialmente dalla Cia, insieme ad altri ex colleghi (Frank Terpil, Thomas Clines, Richard Secord), intraprese l'attivitá di finanziere e di trafficante d'armi, giungendo ad impossessarsi di un importante istituto bancario, la ‘Nugan Hand Bank' di Sidney, implicata nel 1980 in un grande scandalo internazionale relativo a transazioni clandestine di armi a paesi sotto embargo. Shackley, in particolare, fu l'uomo che presentó a fine anni ‘60 (grazie a Frank Terpil) Licio Gelli ad Alexander Haig, viceconsigliere di Nixon per la sicurezza mondiale. Nell'occasione Haig diede l'approvazione per l'affiliazione alla loggia P2 di oltre 400 ufficiali delle forze armate italiane e della Nato. Alla P2 aderirono anche alcuni dei piú alti vertici delle forze armate argentine ed uruguayane, implicati nell'esecuzione del ‘Plan Condor'.


[22][22] A. Cupull, F. Gonzalez, "La Cia contra el Che", Editora Politica, La Habana, 1992.


[23][23] Sempre nel 1979, Rodriguez fu implicato nell'indagine relativa all'attentato contro l'ex presidente honduregno Roberto Suazo Cordoba, insieme ad un suo socio nella vendita di armamenti, Gerard Latchinian. Rodriguez e Latchinian erano titolari della ‘Giro Aviation Corp.' di Miami. Mentre quest'ultimo fu condannato a 35 anni di prigione, Felix Rodriguez fu assolto in quanto le prove che erano state raccolte, sparirono misteriosamente alla vigilia del processo.

Gerard Lactninian fu arrestato nel novembre 1983 quando tentava di introdurre negli Stati Uniti cocaina per un valore superiore ai 10 milioni di dollari.


[24][24] La sua base operativa fu l'aeroporto di Ilopango, anche se Felix Rodriguez si spostera' continuamente in Honduras e Guatemala, dirigendo importanti operazioni a fianco dei militari di questi due paesi. In particolare, presso la base delle forze speciali honduregne di Tamara, Tegucigalpa, l'agente avrebbe coordinato l'addestramento degli uomini degli ‘squadroni della morte' impegnati a ‘ripulire' il paese dalle organizzazioni della sinistra.


[25][25] Il colonnello Oliver North e' stato uno degli artefici della crociata del Presidente Ronald Reagan, contro il "terrorismo internazionale", nella prima meta' degli anni '80. Egli ha diretto l'operazione di liberazione dell'equipaggio del TWA 847 sequestrato da un commando libanese nel 1985 a Beirut e il bombardamento di Tripoli e Bengasi contro il leader libico Gheddafi, il ‘demonio' di turno degli Stati Uniti. Oliver North è stato responsabile, inoltre, delle operazioni militari nordamericane nel Mediterraneo durante i giorni del sequestro della nave da crociera ‘Achille Lauro' e del fallito tentativo di condurre negli Stati Uniti i sequestratori e il leader del Fronte di Liberazione Palestinese, Abul Abbas. La vicenda rappresentò una grave violazione dei principi cardine del diritto internazionale: alcuni caccia Usa ‘dirottarono' in volo l'aereo che li stava trasferendo in Egitto, costringendolo ad atterrare nella base aeronavale siciliana di Sigonella. Per qualche ora si rischio' il conflitto a fuoco tra gli uomini dell'Aeronautica Militare italiana e la Delta Force degli Stati Uniti. L'intervento del governo italiano impedì il trasferimento dei cittadini mediorientali e i sequestratori furono giudicati in Italia.


[26][26] Il trafficante Ramon Milian Rodriguez era stato per anni un fedele contribuente delle campagne elettorali del Partito Repubblicano. Ha partecipato nel 1981 come invitato alla cerimonia di insediamento dell'amministrazione Reagan-Bush. Due anni più tardi fu arrestato dall'Fbi a Panama, dove era giunto con un aereo privato e 5 milioni di dollari in contanti che intendeva ‘lavare' in una delle tante banche locali.


[27][27] Secondo la Dea, alcuni dei velivoli incaricati del trasporto di armi alla Contra rientravano negli Stati Uniti con ingenti carichi di cocaina. In questa meniera il Cartello di Medellìn assicurò al mercato nordamericano l'ingresso di una tonnellata di cocaina alla settimana, con un valore oscillante tra i 26 e i 50 milioni di dollari.

E' stato altresi' accertato l'utilizzo per il traffico di droga, degli stessi velivoli impiegati per la distribuzione di ‘aiuti umanitari' alle organizzazioni antisandiniste. La societa' ‘Vortex', ad esempio, con sede a Miami, di proprieta' del finanziere Alberto Herreros, contattata dall'Ufficio per gli Aiuti Umanitari per il Nicaragua del Dipartimento di Stato, introdusse in Florida 500 kili di marihuana prodotta in Colombia.


[28][28] Tra i piloti Castillo ricorda il trafficante di droga ed armi William Brasher, che godeva "di credenziali della Cia e dell'Fbi e la sua jeep era intestata all'ambasciata Usa in Salvador". William Brasher agiva in strettissimo collegamento con Felix Rodriguez, ed era uno degli uomini di maggior fiducia del colonnello Oliver North.


[29][29] Le basi dei gruppi antisandinisti in Costa Rica rappresentarono un punto ideale per il riformimento dei velivoli utilizzati dai narcotrafficanti colombiani che pagavano tra i 10 e i 25.000 dollari per ogni atterraggio delle avionette dedite al trasporto della cocaina verso il mercato nordamericano.


[30][30] Secondo quanto appurato dalla Dea, John Hull era entrato in contatto con i boss colombiani Pablo Escobar e Jorge Ochoa attraverso due esiliati cubani, René Corbo e Felipe Vidal, che nel 1961 con la ‘Brigada 2506' avevano partecipato allo sbarco nella Baia dei Porci, e che al tempo dell'Irangate curavano il rifornimento di gasolio per i velivoli che trasportavano la cocaina via Costa Rica.


[31][31] In questa società di Francisco Chanes "sarebbero forti gli interessi di Rolando Martinez, che nel 1960 fu membro di un gruppo incaricato di assassinare Fidel Castro" (fonte: ‘Le Monde Diplomatique', settembre 1987).


[32][32] Lo stesso Amac Galil si sarebbe incaricato di preparare l'attentato dinamitardo in un hotel di San José che ospitava una confernza stampa di Eden Pastora. Il leader della Contra si salvo' dall'esplosione, riportando lievi ferite, mentre risultarono morte due persone e gravemente feriti due giornalisti statunitensi.


[33][33] Il ruolo anti-narcos di Lewis Tumb in Colombia fu tuttavia molto più ambiguo e contraddittorio. Fu lui infatti a coniare il termine di "narcoguerriglia" per enfatizzare le responsabilità delle organizzazioni guerrigliere nelle operazioni di produzione della cocaina, mentre al contrario preferì non pronuciarsi sugli oggettivi legami tra le organizzazioni paramilitari di estrema destra e gli uomini dei cartelli della cocaina.


[34][34] Oliver North, in particolare, accompagnò l'allora vicepresidente Bush nel suo viaggio in Salvador nel novembre del 1983 per ottenere il supporto dei militari locali al piano antisandinista degli Stati Uniti.


[35][35] E' interessante sottolineare lo spessore criminale dei maggiori intermediari dell'affaire Iran-Contras. Adnan Khashoggi compare in tutti i maggiori scandali internazionali, dalla vicenda ‘Lockneed', quando fu appurato che il colosso militare aveva inondato di tangenti i politici e i militari di decine di Stati, al trasferimento di armi al regime di Saddam Hussein e piu' recentemente in Italia nell'inchiesta sul traffico di armi avviata dal giudice Carlo Palermo e su quella sulle transazioni finanziarie realizzate da un gruppo criminale operante nella Sicilia orientale, legato al clan mafioso di Benedetto Santapaola, ad ex appartenenti all'organizazione di estrema destra ‘Ordine Nuovo' e ad alcuni politici ed imprenditori oggi nel giro di ‘Forza Italia'. Adnan Khashoggi opero' nell'Irangate accanto all'imprenditore iraniano Manucher Gorbanifer - gia' informatore della centrale della Cia di Teheran, legato all'area moderata del governo rivoluzionario di Teheran - al faccendiere nordamericano di origini iraniane Albert Hakim, e al cittadino israeliano Jacob Nimrodi, proprietario di una societa' di copertura del Mossad con sede a Tel Aviv. Importanti somme di denaro per garantire la transazione, furono fornite dal re Fahd d'Arabia Saudita, strettissimo amico di Adnan Kashoggi e suo lontano parente, che verso' 32 milioni di dollari sui conti del gruppo di Oliver North in una banca delle Isole Caiman, e dal sultano di Brunei, che apportò un milione e mezzo di dollari. Altri fondi giunsero dalle organizzazioni di estrema destra nordamericane e da alcuni facoltosi imprenditori vicini al duo Reagan-Bush. Come si puo' vedere una rete trasversale, che avra' un'importanza strategica per definire le alleanze politiche militari che isoleranno l'Iraq di Saddam Hussein e permetteranno a Bush di scatenare la Guerra del Golfo per porre le fondamenta del ‘Nuovo Ordine Mondiale' dopo la caduta del Muro di Berlino. Va infine sottolineato il ruolo centrale nell'Irangate dello Stato d'Israele che, per conto degli Stati Uniti, sin dal 1981, rifornì di armi l'Iran e intervenne in America Latina per avviare operazioni clandestine a favore dei regimi reazionari e per addestrare e rifornire d'armi le sempre piu' numerose organizzazioni paramilitari, spesso al soldo del narcotraffico.


[36][36] E' importante sottolineare come George W. Bush fu nominato alla direzione della Cia dall'amministrazione Ford nel 1976, l'anno in cui si sviluppa con forza nell'emisfero la rete internazionale per le operazioni coperte contro obiettivi della sinistra politica e sindacale latinoamericana e contro i movimenti guerriglieri. A questa rete coordinata dalla Cia, dai servizi segreti cileni e dalle organizzazioni di estrema destra come la ‘CORU' di Orlando Bosh, sono stati attribuiti oltre 100 gravi attentati dinamitardi nel continente.


[37][37] Il racconto dell'ex agente trova oggettivi riscontri nel fatto che l'esercito cubano, dopo lo sbarco anticastrista, sequestro' realmente tre navi con i nomi sopracitati.


[38][38] A sparare contro il Presidente Kennedy, ipotesi ancora non provata processualmente dati i depistaggi e la distruzione delle prove raccolte, avrebbe partecipato il finanziere texano Howard Hunt, sponsor economico dell'avventura alla Baia dei Porci e della rete criminale di Orlando Bosh.


[39][39] ‘The Nation', 13 agosto 1988.


[40][40] Per l'Irangate George Bush riattivò la rete sorta grazie alla Cia dopo la rivoluzione cubana, protagonista poi del conflitto nel sud-est asiatico e del ‘Plan Condor' in America latina.


[41][41] In Viet Nam, Donald Gregg opero' alle dipendenze del locale responsabile della Cia Theodore Shackley, nella realizzazione del cosid

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STRAGE DI USTICA:QUALCHE AMERIKANO CONFESSA
by "ustica" Tuesday, Jun. 01, 2004 at 1:07 AM mail:

su un sito USA l'ammissione che ad abbattere il DC9 Itavia furono aerei da guerra della Grande Democrazia Planetaria (tratto da "Liberazione" di oggi, rubrica "lettere")

Basta andare sul sito http://www.airdisaster.com/cgi_bin/database.cgi
digitare "ustica" nell'apposito spazio e dare il "go".

Nella descrizione dell'"incidente", in inglese, è scritto chiaro e tondo che ad abbattere il DC9 furono i democratici guerrieri yankee.

Se fosse un'accusa falsa, credo che le autorità militari USA darebbero del filo da torcere agli autori del sito...
E pensare che le commissioni di inchiesta stanno ancora "cercando" la verità. Dopo 20 anni.
E pensare che i militari italiani non se ne sono accorti.
E pensare che tutti dovremmo essere grati agli USA.
E PENSARE??????
http://www.airdisaster.com/cgi_bin/database.cgi

P.S.:OOOPS!
Chiedo scusa: mi sono accorto troppo tardi che questa informazione era già stata data.

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LINKS ciVILTÀ U$A
by diseguali Tuesday, Jun. 01, 2004 at 6:43 PM mail:

http://italy.indymedia.org//news/2003/05/273881_comment.php#332042

http://italy.indymedia.org/news/2003/07/331871_comment.php#332043

http://italy.indymedia.org//news/2003/07/332049_comment.php#332230

http://italy.indymedia.org/news/2002/10/94124_comment.php#279685

http://italy.indymedia.org/news/2003/05/274615.php

http://italy.indymedia.org/news/2003/05/273701_comment.php#273909


come sempre

"Ha preso il nostro Piano di rinascita e lo ha copiato quasi tutto"

Quando Gelli parla di Berlusconi, è lapidario: "Ha preso il nostro Piano di rinascita e lo ha copiato quasi tutto", dichiara all'Indipendente nel febbraio 1996. Il Piano di rinascita democratica era il programma politico della P2. Fu sequestrato all’aeroporto di Fiumicino nel sottofondo malamente camuffato di una valigia di Maria Grazia Gelli, figlia di Licio, che stava tornando in Italia da Nizza. Il documento è databile attorno al 1976. Dopo averli fatti rinvenire, Gelli ha avuto cura di introdurre nuovi elementi di confusione precisando, nel giugno del 1984, che il Piano di rinascita non è mai esistito. Esso era solo un insieme di appunti che dovevano servire da scaletta per una serie di articoli e relazioni. "Non era altro – dirà lo stesso Gelli - che un'esposizione sullo stato della nazione, lecita per qualsiasi cittadino che voglia esprimere il suo punto di vista sull'andamento generale del paese". Sta di fatto che, rileggendo oggi questo piano, esso risulta profetico. Prevede, infatti, di "usare gli strumenti finanziari per l'immediata nascita di due movimenti l'uno sulla sinistra e l'altro sulla destra". Tali movimenti "dovrebbero essere fondati da altrettanti club promotori". Nell'attesa, il Piano suggerisce che con circa 10 miliardi è possibile "inserirsi nell'attuale sistema di tesseramento della Dc per acquistare il partito". Con "un costo aggiuntivo dai 5 ai 10 miliardi" si potrebbe poi "provocare la scissione e la nascita di una libera confederazione sindacale". Per quanto riguarda la stampa, "occorrerà redigere un elenco di almeno due o tre elementi per ciascun quotidiano e periodico in modo tale che nessuno sappia dell'altro"; "ai giornalisti acquisiti dovrà essere affidato il compito di simpatizzare per gli esponenti politici come sopra". Poi bisognerà: "acquisire alcuni settimanali di battaglia", "coordinare tutta la stampa provinciale e locale attraverso un'agenzia centralizzata", "coordinare molte tv via cavo con l'agenzia per la stampa locale", "dissolvere la Rai in nome della libertà d'antenna"; "punto chiave è l'immediata costituzione della tv via cavo da impiantare a catena in modo da controllare la pubblica opinione media nel vivo del Paese". La giustizia va ricondotta "alla sua tradizionale funzione di equilibrio della società e non già di eversione". Per questo, è necessaria la separazione delle carriere del pubblico ministero e dei giudici, "l'istruzione pubblica dei processi nella dialettica fra pubblica accusa e difesa di fronte ai giudici giudicanti", la "riforma del Consiglio superiore della magistratura che deve essere responsabile verso il Parlamento". Molto è già stato realizzato. Per il resto si vedrà. Che fine hanno fatto gli altri "fratelli" di loggia? Alcuni hanno fatto proprio una brutta fine. Sindona, dopo essere stato condannato per l'omicidio di Giorgio Ambrosoli, è morto in carcere, per una tazzina di caffè al veleno. Il suo successore nella finanza d'avventura, Roberto Calvi, tessera numero 1624, ha gettato la più grande banca italiana, il Banco Ambrosiano, nelle braccia della P2 che gli ha sottratto un fiume di miliardi e lo ha fatto finire in bancarotta; alla fine, il 18 giugno 1982, è stato trovato penzolante sotto il ponte dei Frati neri, a Londra. Mino Pecorelli, tessera 1750, giornalista in contatto con i servizi segreti, direttore di Op e piduista anomalo che voleva giocare in proprio, è stato crivellato di colpi nella sua automobile, il 20 marzo 1979.

Ecco il piano di rinascita di Gelli (da http://www.misteriditalia.com )http://www.berlusconisilvio.com/pianodoc.doc

http://www.misteriditalia.com
http://www.berlusconisilvio.com/pianodoc.doc

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La massoneria di Palazzo Giustiniani e le altre "famiglie" massoniche Nell'ambito del quadro sinora sinteticamente tracciato va vista e studiata l'attività di Licio Gelli e della Loggia Propaganda 2,mirando ad accertare quanto di tale fenomeno sia addebitabile all'impulso organizzativo e intraprendenza personale del Gelli, ed in tal ...

L'organizzazione ispirata e guidata da Licio Gelli, denominata Loggia Propaganda Due, nasce e si sviluppa nell'ambito della maggiore comunione massonica esistente in Italia: il Grande Oriente di Italia di Palazzo Giustiniani. Si rende pertanto necessaria una breve disamina della presenza massonica nel nostro paese e delle sue strutture al fine di comprendere e valutare nella sua esatta dimensione il fenomeno della Loggia massonica P2, oggetto di un apposito provvedimento di scioglimento votato dal Parlamento.
La massoneria italiana si compone di due maggiori organizzazioni o "famiglie", comunemente indicate con il sintetico riferimento alla sede storicamente occupata, come di Palazzo Giustiniani e di Piazza del Gesù; questa si configura a sua volta come promanazione della prima a seguito di una scissione intervenuta nel 1908, in ragione di contrasti attinenti l'atteggiamento da assumere
sulla legislazione concernente l'insegnamento religioso nelle scuole.
Accanto a questi due gruppi di rilievo nazionale - la cui consistenza è valutabile tra i 15-20 mila iscritti per Palazzo Giustiniani e tra i 5-10 mila per Piazza del Gesù - sono presenti altri minori gruppi locali con una consistenza valutabile, per ognuno di essi, nell'ordine di alcune centinaia di iscritti.
Prendendo in esame le due organizzazioni principali. va messo in rilievo, ai fini che qui interessano, che il modello strutturale assunto è quello di una distribuzione degli iscritti secondo una scala gerarchica modulata per gradi. Questa scala gerarchica conosce una divisione fondamentale tra Ordine, comprendente i primi tre gradi, e Rito, comprendente i gradi dal quarto al trentatreesimo, talché, mentre tutti coloro che fanno parte del Rito sono necessariamente membri dell'Ordine, non necessariamente vale l'assunto contrario. Trattasi in altri termini di due livelli collegati ma non coincidenti, l'uno sopraordinato all'altro secondo un modello di struttura
verticalizzata che presiede a tutta l'organizzazione massonica, all'interno della quale poi la mobilità degli iscritti nella gerarchia è regolata dalla stretta applicazione del principio di cooptazione che determina ogni passaggio di grado, nonché l'ingresso nell'Ordine e poi nel Rito.
Gli iscritti, a loro volta, sono raggruppati in logge aventi base territoriale; e la domanda di iscrizione ad una loggia è requisito fondamentale per l'ingresso di un "profano" nella massoneria, per cui, in linea di principio, non si può appartenere alla massoneria se non attraverso il momento comunitario della iscrizione ad una loggia. La massoneria di Palazzo Giustiniani con altre "famiglie" contemplava, oltre a tale situazione, la possibilità di accedere all'Ordine per iniziazione operata direttamente dal responsabile supremo - il Gran Maestro - senza pertanto sottostare alla votazione che sancisce l'ingresso dell'iniziando nell'organizzazione. I "fratelli" che venivano iniziati "sul filo della spada" si venivano pertanto a trovare in una posizione particolare ("all'orecchio" del Gran Maestro) sia per non avere una loggia di appartenenza, sia per il carattere riservato della loro iniziazione, intervenuta al di fuori delle ordinarie forme di pubblicità statutariamente previste; essendo pertanto la loro iniziazione nota solo all'organo procedente, il Gran Maestro, tali iscritti venivano designati come "coperti" ed inseriti d'ufficio in una loggia anch’essa "coperta" comprendente, per l'appunto, la lista degli iscritti noti solo al Gran Maestro.
Tale loggia veniva designata come loggia "Propaganda"; ogni loggia poi essendo contrassegnata da un numero oltre che da un nome, la loggia "Propaganda" avrebbe avuto in sorteggio il numero due. Tale almeno è la spiegazione fornita dai responsabili massonici sull'origine di questa denominazione.
Dalla vasta documentazione acquisita dalla Commissione nell'ambito di operazioni di perquisizione e di sequestro di documenti, secondo i poteri attribuiti dalla legge, è emerso che il fenomeno della "copertura" era comune alle altre famiglie ed interessava sia singoli iscritti che intere logge, rivestendo portata più ampia di quanto non rappresentato in questa prima schematica descrizione.
E’ accertato che, sia in sede centrale che in sede periferica, era assai frequente l'uso di denominazioni fittizie per mascherare verso l'esterno, verso il mondo "profano", la presenza di strutture massoniche. Così ad esempio era prassi consueta intitolare a generici Centri studi i contratti dì affitto per i locali necessari all'attività della loggia; ed è dato rilevare come gli statuti di tali organismi non contenessero alcun riferimento alla massoneria e alle attività massoniche nel designare l'oggetto dell'attività dell'ente, salvo poi riscontrare una perfetta identità personale tra gli iscritti al Centro studi ed i membri della loggia. Nella linea del fenomeno descritto si poneva pertanto il Gelli quando intestava le varie sedi successivamente occupate dalla Loggia P2 ad un Centro studi di storia contemporanea che fungeva, anche a fini di corrispondenza tra gli iscritti, da copertura per l'organismo massonico da lui guidato. La tecnica impiegata realizzava una forma di copertura rivolta verso l'esterno, verso il mondo "profano", accanto alla quale deve essere
esaminata una seconda forma di copertura rivolta in tutto od in parte all'interno della stessa organizzazione. Sono stati infatti rinvenuti documenti che fanno riferimento a logge coperte periferiche, ad una loggia coperta nazionale numero uno (presso l'organizzazione di Piazza del Gesù), ad un Capitolo nazionale riservato (presso il Rito Scozzese Antico ed Accettato di
Palazzo Giustiniani).
Sono stati inoltre acquisiti registri di appartenenti a logge (piedilista) nei quali gli iscritti venivano elencati invece che con il proprio nome, con soprannomi o pseudonimi di copertura. La documentazione in possesso della Commissione, ancorché frammentaria, testimonia in modo certo un modus procedendi all'interno delle organizzazioni massoniche improntato a connotazioni di riservatezza volte a salvaguardare le attività degli iscritti, o di alcuni settori, dall'indiscrezione e dall'interessamento non solo degli estranei all'istituzione, ma anche a parte, maggiore o minore, degli stessi affiliati alla comunione. Tale costume di vita associativa è stato dai massimi responsabili della massoneria rivendicato come una forma di riservatezza propria dell'istituzione, motivata dal rinvio ai contenuti esoterici che sarebbero propri della dottrina massonica, nonché dal richiamo a situazioni storiche di persecuzione degli affiliati. Ai fini che interessano nella presente relazione, va posto in rilievo che i fenomeni di copertura indicati erano comunque largamente invalsi nella vita delle varie famiglie massoniche con riferimento al periodo anteriore alla legge di scioglimento della loggia P2 e traevano alimento, oltre che nelle ragioni storiche addotte, largamente superate al presente, nell'assenza di un preciso quadro di riferimento normativo che desse attuazione alla norma costituzionale in materia di libertà di associazione. E’ sintomatico peraltro che, posteriormente all'approvazione della legge di scioglimento della Loggia P2, gli elementi più sensibili della massoneria si siano posti il problema della ortodossia di tali modelli organizzativi, risolvendolo nel senso di alcune modifiche statutarie, con la conseguente soppressione di organismi quali il Capitolo riservato e la Loggia nazionale coperta numero uno, come avvenuto presso la comunione di Piazza del Gesù.
Accanto alla connotazione della riservatezza altra peculiarità dell'organizzazione massonica generalmente considerata, sulla quale soffermare l'indagine, è quella dello spiccato interessamento delle varie comunità massoniche verso le attività del mondo "profano". Se è pur vero che uno dei Iandmarks fondamentali della originaria massoneria inglese, che fungono da pietra miliare per le comunità massoniche di tutto il mondo, contiene il divieto di occuparsi di questioni politiche, una abbondante documentazione in possesso della Commissione dimostra che l'attività delle logge non è volta soltanto allo studio ed all'approfondimento di questioni esoteriche, ma abbraccia un vasto campo di interessi che trovano il loro momento di unificazione nella pratica massonica della solidarietà tra fratelli. La solidarietà esplica la sua funzione per le attività dell'affiliato nel mondo "profano", giungendo sino all'appoggio esplicito per i fratelli candidati, formalizzato in circolari tra gli iscritti, in occasione di consultazioni elettorali. Particolarmente significativo al riguardo è l'esempio di un modello organizzativo verificato presso la comunione di Piazza del Gesù: le camere tecniche professionali. Si tratta di organismi settoriali che, su iniziativa e propulsione del centro, raccolgono gli iscritti in ragione della professione esercitata. Viene pertanto affiancato al modello delle logge, che funzionano su base territoriale ed interprofessionale, un sistema di raggruppamento degli affiliati parallelo alla struttura delle logge ed organizzato su base nazionale, avente quale momento unificativo gli interessi e le attività "profane".
Secondo tale schema troviamo così raggruppati i medici, i professori universitari e i militari, esempio questo degno di particolare attenzione, ove si consideri che la relativa "camera" rivestiva carattere di riservatezza. Va peraltro posto in rilievo che una ragione non ultima della pluralità di famiglie massoniche esistenti va probabilmente ricercata - oltre che in ragioni dì ordine puramente teorico - in una diversa consonanza di opinioni e di interessi in materie estranee alle questioni di esclusivo profilo esoterico. La stessa massoneria d'altronde rivendica a proprio merito l'aver rivestito un ruolo importante in vicende storiche del nostro paese, anche se, purtroppo, osta ad una esatta valutazione di tali affermazioni il carattere di riservatezza della istituzione, di cui si è trattato.
Nasce da questa propensione all'intervento nelle attività "profane" ed in essa trova ragione di esistere, l'istituto tipicamente massonico della "solidarietà" tra gli affiliati, ovvero della mutua assistenza che essi si garantiscono nell'esercizio delle loro attività professionali e comunque delle vicende personali estranee alla vita associativa. La solidarietà tra fratelli rappresenta l'estensione al
di fuori della comunione del vincolo associativo, che viene di tal guisa ad esplicare una efficacia di rilevante portata e nel contempo di difficile valutazione, attesa la riservatezza che gli affiliati mantengono nel mondo "profano" sull'esistenza del rapporto di reciproco affratellamento. La solidarietà massonica sanzionata in forma solenne al momento dell'iniziazione, costituisce infatti un elemento che potrebbe in sé considerarsi non solo legittimo ma perfettamente naturale, poiché appare. logico che individui che dichiarino di condividere i medesimi convincimenti morali ed esistenziali in ordine ai problemi fondamentali dell'uomo si sentano legati da un forte vincolo che per l'appunto viene chiamato "fraterno".
Quello che induce non poche perplessiità nell'osservatore esterno l'accentuata riduzione in termini pratici e concreti di tale affratellamento e la sua coniugazione con un radicato costume di riservatezza. Non è in altri termini la solidarietà in sé e per sé considerata a destare legittime riserve, quanto piuttosto la sua non avvertibilità sociale. Una avvertibilità che tanto più dovrebbe
essere consentita quanto più chi ne è protagonista attribuisce ad essa effetti, di immediato rilievo terreno.
In definitiva e per concludere sembra doversi rilevare il rischio che la solidarietà massonica, quando si traduca in una occulta agevolazione di successi personali, possa rendersi incompatibile con non poche regole della società civile, specie quando tale forma di solidarietà operi all'interno di carriere pubbliche.
Ultima connotazione di ordine generale utile ai nostri fini è la rilevanza dell'aspetto internazionale della massoneria, che si pone come un contesto di organizzazioni nazionali fortemente legate tra di loro secondo due schieramenti, che, per quanto concerne l'Europa, possono identificarsi in una parte a primazia britannica verso la quale è orientata la comunione di Palazzo Giustiniani, ed una parte di orientamento cosiddetto latino egemonizzata dalla massoneria francese, alla quale si ispira la famiglia di Piazza del Gesù. In un più ampio contesto argomentativo si può dire che la massoneria vive sotto l’egida del mondo anglosassone, nell'ambito del quale il primato attribuito agli inglesi per motivi di tradizione è confrontato dalla grande potenza organizzativa della massoneria nord americana.
Ai nostri fini il dato che viene particolarmente in luce è la connessione tra la massoneria statunitense e la comunione di Palazzo Giustiniani. Traccia di questi legami si rinviene nella presenza di tale Frank Gigliotti in momenti particolarmente qualificati nella storia recente della comunione di Palazzo Giustiniani.
L'artefice del primo riconoscimento del Grande Oriente da parte della prestigiosa Circoscrizione del Nord degli USA (il iconoscimento da parte della Gran Loggia Unita di Inghilterra verrà soltanto nel 1982) fu infatti nel 1947 Frank Gigliotti, già agente della Sezione italiana dell'OSS dal 1941 al 1945, e quindi agente della CIA.
Più tardi Gigliotti fu presidente del "Comitato di agitazione" costituitosi negli Stati Uniti per rispondere all'appello lanciato dai fratelli del Grande Oriente impegnati nella contestata opera di riappropriazione della casa massonica di Palazzo Giustiniani confiscata durante il periodo fascista, a seguito dello scioglimento autoritario dell'istituzione. Il compromesso tra il Grande Oriente e lo
Stato italiano, patrocinato dai fratelli americani, fu siglato il 7 luglio 1960. L'atto di transazione fu sottoscritto dal ministro delle finanze Trabucchi e dall'allora Gran Maestro Publio Cortini, e vedeva presenti, al tavolo della firma di una stipula tutta italiana, l'ambasciatore americano, J. Zellerbach, e Frank Giglíotti.
Sempre nel 1960 i fratelli americani intervennero attraverso il Gigliotti nell'operazione di unificazione del Supremo Consiglio della Serenissima Gran Loggia degli ALAM del principe siciliano Giovanni Alliata di Montereale (il cui nome sarà legato alle vicende del golpe Borghese, a quelle della Rosa dei Venti, alle organizzazioni mafiose), poi finito nella Loggia P2, con il Grande Oriente. Sembra che quella dell'unificazione del Grande Oriente con la massoneria di Alliata, di forte accentuazione conservatrice, sia stata la condizione posta da Gigliotti in cambio dell'intervento americano nelle trattative con il Governo italiano concernenti il Palazzo Giustiniani.
L'unificazione comportò l'estensione al Grande Oriente del riconoscimento che aveva già dato alla Serenissima Gran Loggia di Alliata la Circoscrizione Sud degli USA, nonché numerosi elementi di prestigio nell'ambiente massonico. Non solo si deve rilevare, secondo quanto emerge da queste vicende, che il progetto di unificazione della massoneria italiana sembra corrispondere ad interessi non esclusivamente autoctoni, ma risalta altresì alla nostra attenzione la comparsa di Gelli sulla scena quando Gigliotti scompare, secondo una successione di tempi ed una identità di funzioni che non può non colpire significativamente. Si deve infine sottolineare come la denegata giustizia - nella quale sostanzialmente si concretò la mancata restituzione del palazzo confiscato dal fascismo - ebbe l'effetto di rendere la massoneria italiana indebitamente debitrice di quella nord americana.
Nell'ambito del quadro sinora sinteticamente tracciato va vista e studiata l'attività di Licio Gelli e della Loggia Propaganda Due, mirando ad accertare quanto di tale fenomeno sia addebitabile all'impulso organizzativo ed alla intraprendenza personale del Gelli, ed in tal caso con la protezione e l'appoggio di quali organi e di quali personaggi nell'ambito dell'ambiente massonico o eventualmente estranei ad esso. Quanto qui preme riassuntivamente segnalare è che l'organizzazione e l'attività massonica sembrano contrassegnate, ai fini che al nostro studio interessano, dall'adozione di forme di riservatezza, interne come esterne, sia della vita associativa, che dell'appartenenza individuale. Tale riservatezza si appalesa poi come posta a tutela, oltre che dell'attività di indagine esoterica propria dell'istituzione, di attività volte eminentemente ad intervenire in vario modo nella vita extra-associativa degli iscritti, in applicazione della pratica della solidarietà tra fratelli.
I RAPPORTI CON LA PUBBLICA AMMINISTRAZIONE

Una trattazione sull'argomento - svolta nel più ampio contesto della disamina dei mezzi di penetrazione impiegati dalla Loggia P2 per l'attuazione dei suoi fini - richiede una preliminare chiarificazione relativa alla mancanza di un piano operativo elaborato dalla loggia medesima con riferimento alla pubblica amministrazione nel suo complesso: si vuol cioè dire che nei documentiprogrammatici acquisiti e segnatamente nel piano di rinascita democratica non si rinvengono enunciazioni di principio o proposte di riforma circa il ruolo che avrebbe dovuto ricoprire l'amministrazione dello Stato. Vi è al riguardo soltanto un accenno quando si auspica, con un
riferimento poco chiaro, una riforma di quel settore dello Stato "fondata sulla teoria dell'atto pubblico non amministrativo"; ed inoltre si formulano generiche indicazioni sulla necessità di tener separata la responsabilità politica da quella amministrativa e di sostituire il sistema del silenzio-rifiuto con quello del silenzio-consenso.
Queste due ultime prospettazioni possono verosimilmente interpretarsi la prima come esigenza di affermazione di una classe di tecnocrati in contrapposizione alla categoria degli esponenti politici - secondo un'idea ricorrente nei documenti della loggia - e la seconda come potenziamento dei diritti e delle facoltà dei privati in confronto alle prerogative della pubblica amministrazione.
Trattasi dunque di formulazioni programmatiche generiche e di segno non univoco, talché è lecito desumerne che ai fini della attuazione del disegno politico della Loggia P2 - e della definizione della sua strategia di intervento - alla pubblica amministrazione non viene sostanzialmente riconosciuto un ruolo particolare, né si delineano ipotetici cambiamenti della struttura, della funzione e dei meccanismi operativi della medesima, contrariamente a quanto risulta documentato per il Parlamento, il Governo, la magistratura e altre istituzioni dello Stato. Vedremo in seguito il valore da attribuire alla proposta di reintrodurre l'ufficio dei segretari generali dei ministeri.
Risulta quindi più interessante e significativo cercare la risposta al quesito che i due termini (Loggia P2 e pubblica amministrazione) sottendono, con l'analisi degli elenchi, per meglio approfondire il collegamento con le singole persone degli iscritti alla loggia appartenenti alla pubblica amministrazione e le ragioni della loro affiliazione, verificando, se ed in che modo, le attività di costoro e gli uffici ricoperti, siano rilevanti ai fini dell'indagine che l'articolo 1 della legge istitutiva ha devoluto a questa Commissione.
Per meglio delimitare il campo dell'analisi strutturale dell'elenco, deve poi chiarirsi che la locuzione "pubblica amministrazione" viene qui intesa nel suo più estensivo significato fino a ricomprendere non solo le amministrazioni centrali e periferiche dello Stato e gli enti pubblici, ma anche le società gli istituti e le aziende a partecipazione statale e le banche, con la sola esclusione dei ministri e sottosegretari per i quali si valuta come prevalente la qualificazione politica e dei quali si fa perciò menzione in altro luogo della relazione.
Considerando i ministeri, si rileva che quello dell'interno ha un organico di diciannove iscritti tra i quali quattro questori (Palermo, Cagliari, Salerno, Treviso), tre prefetti (Brescia, Pavia, Commissario governativo per la regione veneta), tre vice questori (Trapani, Genova, Arezzo), un ispettore di Pubblica Sicurezza (per il Piemonte e la Valle d'Aosta), un direttore dei servizi di polizia di frontiera, un direttore della squadra mobile di Palermo, tre commissari di Pubblica Sicurezza (Roma, Arezzo, Montevarchi).
Per il Ministero degli Affari Esteri si contano quattro affiliati di cui un ambasciatore a capo della segreteria generale e un direttore della ragioneria centrale; per il Ministero dei Lavori Pubblici e per quello della pubblica istruzione, rispettivamente, quattro e trentaquattro elementi; per il ministero delle Partecipazioni Statali ventuno iscritti così divisi: diciassette dipendenti IRI e quattro dipendenti ENI; il ministero del Tesoro, ivi comprese le banche, può contare un organico di sessantasette unità; del ministero della Sanità si rinvengono tre iscritti, tra cui i primi dirigenti della divisione I (affari generali) e della divisione VI (professioni sanitarie); per il ministero dell'Industria e Commercio risultano affiliati tredici elementi, di cui il vice presidente del CNEN, un direttore generale, l'amministratore delegato dell'INA e il primo dirigente del ruolo di personale dell'energia nucleare NATO a Bruxelles; nel ministero delle Finanze si contano cinquantadue affiliati, mentre per quello di Grazia e Giustizia ve ne sono ventuno (compresi i magistrati).
Seguono poi i ministeri con scarsa rappresentatività di iscritti tra i loro dipendenti, quali quello dell'Agricoltura con uno, quello dei Trasporti con due, quello del Lavoro con uno, quello del Commercio con l'Estero con due (tra cui il direttore della SACE), quello dei Beni Culturali con quattro, quello per il coordinamento della Ricerca Scientifica e Tecnologica con tre (tra cui il direttore del CNR), quello per gli Interventi Straordinari nel Mezzogiorno con uno, quello della Marina Mercantile con due, quello per gli Affari Regionali con uno.
Con riferimento agli altri enti o istituti diversi dai ministeri, si rilevano i seguenti dati: l'INPS conta tre iscritti, come pure la Corte dei Conti, mentre l'Avvocatura generale dello Stato e il Consiglio di Stato vantano un iscritto ciascuno. Per la Presidenza della Repubblica si annoverano tre affiliati.
Riepilogando, l'organigramma complessivo della infiltrazione dalla loggia negli apparati pubblici ammonta a ben quattrocentoventidue effettivi, divisi nelle varie amministrazioni e situati ai diversi livelli gerarchici, onde poter garantire la riuscita degli interventi di Galli o di altri affiliati nei settori di rispettiva competenza.
Dagli elementi sopra menzionati emerge dunque una presenza penetrante e capillare di uomini della Loggia P2 in praticamente tutti i settori della pubblica amministrazione, diretta ed indiretta, compresi gli enti a partecipazione statale. Si osserva però come Gelli e la Loggia P2 curassero in modo particolare la penetrazione in alcuni settori maggiormente determinanti per la vita e la politica dello Stato.
Già in altra parte della relazione si è descritta la penetrazione nelle forze armate e nei Servizi segreti e di conseguenza nei ministeri che avevano competenza in questi settori. Così pure va ricordato che nel settore di competenza del ministero delle Finanze, oltre a numerosi e importanti militari, compresi i comandanti della Guardia di Finanza, dei quali si è parlato pure in altra parte della relazione, risultano appartenere alla loggia un numero non irrilevante di funzionari civili.
Restando sempre nel campo dei ministeri che governano l'attività economica e finanziaria dello Stato, un cenno particolare merita la penetrazione nei ministeri del Tesoro e del Commercio con l'Estero.
Emerge che nelle liste della Loggia P2 sono inclusi sia alti dirigenti del ministero del Tesoro, sia importanti personaggi posti in istituti come la SACE e come la Banca d'Italia, che hanno funzioni decisive anche in tema di rapporti finanziari con l'estero, nonché esponenti di numerosa banche pubbliche e private.
Per completare il quadro può essere opportuno ricordare quanto riferiscono Angelo Rizzoli e Bruno Tassan Din e cioè che, quando Gaetano Stammati si presentò candidato ad un seggio senatoriale, Gelli ed Ortolani davano per certa la sua nomina a ministro del Tesoro, cosa che puntualmente avvenne. Inoltre Gelli ed Ortolani gli indicarono quale persona che si occupasse della sua campagna elettorale Giuseppe Battista che era - a dire di Rizzoli - un loro factotum, al quale essi affidarono diversi incarichi importanti. Battista, anch'egli iscritto alla Loggia P2, divenne poi segretario particolare di Stammati, il quale affidò inoltre l'incarico di suo addetto stampa a Luigi Bisignani, anch'egli affiliato alla loggia. Quando poi Stammati - dopo una parentesi al ministero dei Lavori Pubblici - passò al ministero del Commercio con l'Estero, Battista e Bisignani lo seguirono e Stammati aggiunse a loro, con l'incarico per la segreteria tecnica, Lorenzo Davoli, pure figurante nelle elenchi. Davoli - sempre a dire di Rizzoli - fu fatto assumere da Gelli e Ortolani alla società Rizzoli per poi essere distaccato presso Stammati.
Va aggiunto ancora che al Commercio con l'Estero operava anche Ruggero Firrao, allora direttore generale delle valute, che Ortolani e Gelli indicavano - sempre a dire di Rizzoli - come un loro uomo.
Il Firrao figura anche come dirigente della SACE (Società di Assicurazione per i Crediti nell'Esportazione) ed è compreso negli elenchi della Loggia P2.
Non sembra inutile sottolineare come in tal modo Gelli ed Ortolani possano aver conseguito un controllo in un settore chiave dell'amministrazione statale dalla quale passano tutte le operazioni di natura valutaria.
Si ricordi infine che presso il ministero del Commercio con l'Estero funziona pure un Comitato interministeriale composto dai rappresentanti dei ministeri degli Esteri, dell'Industria, della Difesa, delle Finanze e del Commercio con l'Estero, nonché del SISMI (in precedenza del SID) che esercita il controllo sulla vendita delle armi a paesi terzi.
Ad ulteriore conferma dell'interesse che un qualche potere non istituzionale aveva per il ministero del Commercio con l'Estero si può ricordare quanto riferito nella sua audizione in Commissione il 24 gennaio 1984 dall'onorevole Zanone. Nel 1979, in occasione della formazione del primo Governo dell’VIII legislatura, il ministero del Commercio con l'Estero, anziché essere affidato, come sembrava in base agli accordi di Governo, all'onorevole Altissimo, fu assegnato di nuovo a Stammati: Zanone afferma che egli ebbe l'impressione che forti pressioni fossero state esercitate perché si addivenisse ad una soluzione del genere. Riscontriamo tra l'altro che successivamente venne attribuito all'onorevole Enrico Manca, elenchi della Loggia P2.
Le interferenze sul ministero del Commercio con l'Estero da parte di Gelli trovano ulteriore illuminazione dal fatto che copia dei documenti più rilevanti dell'affare ENI-Petromin, ivi compresa la copia di una memoria in proposito redatta personalmente da Stammati, furono rinvenute presso Gelli nella perquisizione del 17 marzo 1981.
L'accenno ai rapporti internazionali induce ad esaminare la penetrante azione della loggia in un altro ministero-chiave, come quello degli Affari Esteri Francesco Malfatti, da lunghi anni segretario generale di quel ministero e quindi in posizione di rilievo centrale e determinante, risulta anch'egli negli elenchi della Loggia P2.
Al di là però di tale iscrizione non possono ignorarsi gli intensi rapporti di Gelli con paesi esteri, in particolare con quelli dell'America latina, rapporti che non potevano non ricevere appoggi e facilitazioni da parte del ministero suindicato, in considerazione della posizione che Gelli raggiunse in tali paesi e delle sue relazioni con alte personalità di Governo e della pubblica amministrazione civile e militare dei paesi stessi: si ricordino in proposito i suoi rapporti con il generale Peron, il generale Massera ed altri per menzionare solo un paese come l'Argentina, di cui Gelli era anche consigliere economico presso l'ambasciata a Roma.
A questo proposito dagli atti della Commissione sembra potersi derivare come da parte degli organi centrali e periferici del ministero degli Esteri sia stata stesa quasi una cortina protettiva nei confronti di Gelli e delle sue attività all'estero. Tra l'altro, allorché il ministero degli Esteri richiese il 6 marzo 1982 alle nostre rappresentanze diplomatiche, su sollecitazione di questa Commissione,
di trasmettere documenti e notizie relativi alla Loggia P2 a Licio Gelli, a Umberto Ortolani e a Francesco Pazienza, l'ambasciata di Buenos Aires, cioè della capitale di un paese dove la presenza di Gelli non poteva essere passata inosservata, rispose in maniera del tutto negativa. Per contro, a parte ogni altra considerazione, da una informativa del SISDE in data 17 febbraio 1982 risulta che
Gelli svolgeva attività economiche e finanziarie in Argentina, oltre che in Brasile, in Uruguay e in Paraguay.
Altro ministero importante nel quale va segnalata una penetrante presenza della Loggia P2 è quello dell'interno. Già si è ricordato come molti questori e commissari di Pubblica Sicurezza, oltre ad ufficiali di Polizia, figuravano iscritti alla loggia. Dagli atti e in particolare dall'audizione del dottor Luongo in Commissione si deriva come Gelli ricevesse una particolare protezione da parte
della questura di Arezzo: Luongo parla in proposito di una "combutta" all'interno della questura; era quella evidentemente una sede particolarmente importante perché vi si trovavano la residenza di Gelli e uno dei centri della sua attività.
Una particolare menzione richiede, ai fini della penetrazione di cui si parla, la figura di Federico Umberto D'Amato, iscritto alla Loggia P2, la cui presenza emerge in tante vicende della vita italiana in questi anni e che figura in rapporti stretti e costanti con molti degli uomini in qualche modo coinvolti nella storia e nell'attività della loggia, da Roberto Calvi a Francesco Pazienza, da Angelo Rizzoli a Mino Pecorelli, oltre che con Licio Gelli.
Informazioni su D'Amato o raccolte dal D'Amato si rinvengono anche presso l'archivio di Gelli di provenienza uruguaiana. Sugli stretti rapporti tra D'Amato e Calvi, fino agli ultimi giorni di vita di quest'ultimo, riferiscono ampiamente i familiari di Calvi.
Gli elementi forniti vanno letti unitamente alla raccomandazione rivolta dal Venerabile Maestro agli affiliati nella già citata "Sintesi delle norme" che delucida sufficientemente il rilievo del proselitismo gelliano: "Al fine di poter conservare la continuità della copertura dei punti di interesse previsti dall'organigramma per i vari settori delle attività pubbliche e private, è necessario che ogni iscritto - prima di un suo eventuale avvicendamento, da qualsiasi causa determinato, nella sfera delle sue competenze - segnali la persona che ritenga più idonea e capace a sostituirlo".
Emerge così dal quadro delineato una attenzione rivolta agli apparati amministrativi che supera qualitativamente la tradizionale infiltrazione massonica, di tipo erratico e non programmata, nella burocrazia statale. Analogamente a quanto riscontrato con riferimento agli apparati militari, ci troviamo di fronte ad un reclutamento che si qualifica, oltre che per il livello al quale si pone, per
la mirata individuazione di alcuni settori chiave, come ad esempio i dicasteri economici.
Estremamente rivelatrice in proposito è l'affermazione esplicita dell'esistenza di un organigramma che prevedeva precisi "punti di interesse", denotando un reclutamento ragionato che mira prima ancora che all'acquisizione di individui all'occupazione di centri di potere amministrativo determinati.
Esempio di questa logica è la penetrazione nel ministero del Commercio con l'Estero, nel ministero del Tesoro e nel ministero degli Affari Esteri, che poneva la Loggia P2 in posizione di assoluto privilegio nella gestione degli affari, molti dei quali comportavano rilevanti manovre finanziarie con l'Estero, secondo l'analisi che verrà svolta nella sezione successiva. Concludendo su questo
argomento, la Commissione rileva che, non tanto e non solo deve costituire motivo di riflessione il dato quantitativo delle affiliazioni, comunque già di per sé allarmante, quanto piuttosto la logica conseguenziale che attraverso di esso si lascia intravedere.
IL MONDO DEGLI AFFARI E DELL'EDITORIA

Un primo approccio per una disamina dei collegamenti e della influenza della P2 nel mondo degli affari va effettuato, tenendo presente, al momento del ritrovamento delle "liste", la elevata consistenza numerica, sessantasette, degli iscritti appartenenti al ministero del Tesoro, a banche e ad ambienti finanziari in senso stretto.
In particolare, per quanto riguarda il ministero del Tesoro (dodici iscritti), l’esame delle funzioni espletate dalle persone che compaiono negli elenchi rinvenuti a Castiglion Fibocchi permette di identificare la natura e l'importanza dei collegamenti instaurati, finalizzati ad assicurare contatti con dirigenti situati in punti chiave della amministrazione, sì da far conseguire al gruppo stabili
agganci con ambienti di rilevante influenza sia nell'ambito nazionale sia, soprattutto, in quello internazionale. Sotto quest'ultimo profilo, in effetti, assume estrema rilevanza l'inclusione nelle liste dì alti dirigenti del ministero del Tesoro e di altri personaggi situati in delicati istituti come la SACE (organismo che dà sostanzialmente sostegno finanziario nell'assicurazione degli interventi commerciali) e come la, Banca d'Italia, aventi funzioni decisive in tema di rapporti finanziari con l'estero.
A completare il quadro concorrevano, inoltre, i contatti emergenti con esponenti di numerose banche pubbliche e private per alcune delle quali le presenze erano particolarmente significative per qualità e rappresentatività, come per la Banca nazionale del lavoro (quattro membri del Consiglio di amministrazione, il direttore generale, tre direttori centrali di cui uno segretario del Consiglio), il Monte dei Paschi di Siena (il Provveditore), la Banca Toscana (il direttore centrale), l'Istituto centrale delle casse rurali ed artigiane (il presidente ed il direttore generale), l'Interbanca (il presidente e due membri del Consiglio), il Banco di Roma (due amministratori delegati e due membri del Consiglio di amministrazione) ed il Banco Ambrosiano (il presidente ed un consigliere di amministrazione).
Le indagini effettuate solo da alcuni degli istituti citati si sono in genere limitate al mero riscontro dell'appartenenza o meno alla Loggia massonica P2 e non hanno consentito di acquisire elementi di rilievo in ordine all'attività svolta da ciascuno dei cennati esponenti ed al segno di interferenza che la loro appartenenza alla loggia può aver rappresentato nella ordinata gestione degli affari.
Solo il Collegio sindacale del Monte dei Paschi di Siena risulta aver condotto una inchiesta attenta e dettagliata per valutare gli effetti dei collegamenti piduisti sull'operatività aziendale. L'inchiesta si è conclusa ponendo in evidenza "casi di possibile trattamento di favore, casi di perdite avute o temute dall’Istituto (frequenti i casi di trasferimento di posizioni a contenzioso con perdite già previste e/o definite)".
L'attività della Commissione appena si è delineato il quadro operativo della Loggia P2 si è quindi concentrata sull'esame del disegno complessivo e sull'azione svolta da alcuni gruppi, non solo finanziari, fin dagli inizi degli anni settanta, collegandosi con le risultanze della Commissione d'inchiesta sul caso, Sindona che ha messo chiaramente in evidenza come gli interventi operati a favore del banchiere siciliano si erano sviluppati nell'ambito di solidarietà ed accordi, che esistevano nel mondo finanziario e bancario tra alcuni esponenti di primo piano e che contribuivano ad agevolare l'attuazione di operazioni speculative, finalizzate ad estendere il potere di determinati gruppi economici.
Quali fossero la matrice, il metodo, l'obiettivo di tali gruppi non appare sempre con chiarezza, ma indubbiamente la loro azione non può essere ristretta ad un fenomeno di mera criminalità economica o ad accordi diretti ad accrescere la ricchezza dei singoli. In effetti "intorno alla mobilitazione in difesa di Sindona accade qualcosa di più di una semplice accanita gestione di interessi da
proteggere magari con l'omertà e l'uso della forza: si rafforza e si espande il potere del sistema P2 che collega ed unifica tanti personaggi operanti in diverse collocazioni"(1).
Il momento più significativo a livello documentale di tali azioni è collegato alla presentazione di affidavit a favore di Sìndona (rilasciati negli ultimi mesi del 1976), quando Gelli ed altri personaggi (Francesco Bellantonio, Carmelo Spagnuolo, Edgardo Sogno, Flavio Orlandi, John Mc Caffery, Stefano Gullo, Philip Guarino, Anna Bonomi) si espongono in modo chiaro e scoperto per effettuare uno sforzo ritenuto decisivo per il salvataggio di Michele Sìndona.
Alcuni dei firmatari, oltre al Bellantonio, sono in termini di intrinseca dimestichezza con Licio Gelli; ciò vale sia per Carmelo Spagnuolo, sia per Philip Guarino che, secondo una corrispondenza in possesso della Commissione, ha con Gelli un rapporto di mutua ed operante amicizia. Appare dagli atti il ruolo centrale assunto da Licio Gelli che è il regista attivo di questa operazione, segno concreto di un non effimero legame tra i due personaggi, che prosegue sino al sequestro di Castiglion Fibocchi nel quale Michele Sindona, come abbiamo visto nel capitolo secondo, gioca un ruolo non secondario.
I contatti ed i legami tra questi ambienti si intrecciano in un contesto che assume, a motivazione delle malversazioni e delle attività economiche fraudolente poste in essere, finalità politiche di ordine più elevato. Così ad esempio le dichiarazioni di John Me Caffery senior (già capo del controspionaggio inglese in Italia e membro dei Consiglio di amministrazione della Banca privata italiana) quando dichiara che esisteva un più nobile collegamento tra i gruppi che "condividevano le sane idee occidentali nel tentativo di opporsi alla diffusione del comunismo in Europa" e di conseguenza erano orientati a favorire l'ascesa di personaggi aventi la medesima ideologia, da situare nei punti chiave dei settori economici per influenzare, per questa via, l'andamento politico generale.
Quando si pensi ai corposi collegamenti tra tali settori ed ambienti di malavita comune a livello internazionale, non si può non rilevare che l'identificazione delle "sane idee occidentali" con questi ambienti risulta quanto meno problematica e che il sistema capitalista occidentale, quando fisiologicamente funzionante, dispone di ben altri strumenti per garantire la propria autonomia.
E’ comunque avendo riguardo a questi ambienti che deve essere vista e spiegata l'ascesa di Sindona e l'azione da questi esplicata per acquisire sia la finanziaria La Centrale sia, unitamente al generale Sory Smith - già capo del gruppo consultivo di assistenza militare USA in Italia - la proprietà del Roine Daily American.
Nella stessa prospettiva va quindi collocato il mutamento operativo che si determinò allor quando il fallimento dell'offerta pubblica di acquisto per il controllo della Bastogi (13.9.1971/8.11.1971) fece emergere una resistenza a queste operazioni di infiltrazione più estesa di quanto fosse stato possibile immaginare e rese necessaria una loro più accurata preparazione. Quando Sindona, in
conseguenza di tali eventi trasferisce la sua attività nei paesi al di là dell'Atlantico, in Italia cresce e si afferma Roberto Calvi, nominato direttore generale del Banco Ambrosiano nel 1971, che ne acquisisce l'eredità, oltre che la tutela condizionante di Gelli e Ortolani.
La nuova strategia prende il via con il trasferimento (1972) della quota di controllo de La Centrale alla Compendium S.A. Holding, finanziaria del Banco Ambrosiano, che nel 1976 muterà nome in Banco Ambrosiano Holding - Lussemburgo. Si viene così a realizzare tra Calvi e Sindona un modulo operativo che, all'estero, era gestito unitamente a Sindona e che in Italia era articolato in
diversi comparti (bancari, assicurativi, finanziari) sempre più complessi ed intrecciati man mano che si accresceva la fiducia in Calvi dei più importanti gruppi economici.
Per quest'ultimo aspetto un ruolo di rilevante importanza è stato svolto da Umberto Ortolani il cui ingresso nella Loggia P2 rappresentò l'acquisizione all'organizzazione di un elemento dotato di una vasta rete di relazioni personali di grande prestigio, sia nel mondo politico che negli ambienti della curia vaticana e di quella competenza nel campo finanziario che si rivelerà necessaria nella
seconda fase di sviluppo delle attività gelliane e della Loggia Propaganda.
In effetti proprio mentre Sindona viene estromesso definitivamente dall'Italia, e poi arrestato, si estende e si rafforza la rete P2 nel settore degli affari e Calvi diventa il principale braccio operativo nel settore finanziario per tutte le necessità previste dai programmi della loggia. Il gruppo Ambrosiano assume così una struttura particolarmente funzionale per far da tramite ad ogni tipo di transazione, articolandosi in Italia ed all'estero in una serie di società bancarie e finanziarie i cui principali affari erano ordinati e seguiti da un univoco centro, ma parcellizzati in diversi segmenti operativi in modo da impedire spesso agli stessi esecutori materiali la percezione del quadro complessivo.
Non è ancora disponibile (e forse non lo sarà mai) una visione completa delle operazioni poste in essere da tale struttura ma possono comunque essere identificate due grandi linee direttrici di intervento che attengono, da un lato, alla necessità di conservare saldamente il controllo dello strumento così predisposto e, dall'altro, all'utilizzo, per ben precisi fini, dello strumento stesso.
Per quanto riguarda il primo aspetto, il dissesto del Banco Ambrosiano ha messo chiaramente in evidenza le coperture, gli accordi, gli interventi effettuati per mantenere e rafforzare le posizioni di comando in questa banca. La rilevante quantità di azioni Ambrosiano risultate in Italia ed all'estero di pertinenza del Banco stesso, è la testimonianza di un'attenta acquisizione che consentiva di spostare dall'Italia all'estero, e viceversa, ingenti disponibilità, mascherando tali movimenti come operazioni di compravendita di titoli per le quali ignoti intermediari fruivano di consistenti provvigioni. L'azione così sviluppata permetteva anche di conseguire l'effetto non
secondario di coinvolgere in traffici illeciti numerosi operatori che, una volta intervenuti a fare da schermo a tali irregolari transazioni, si ponevano nelle condizioni idonee per essere ricattati ed utilizzati.
L'esempio tipico di intrecci di transazioni improntate a tali finalità è costituito dagli interventi effettuati per l'acquisizione della maggioranza delle azioni del Credito Varesino, un istituto di credito che il gruppo Bonomi aveva ceduto parte in Italia a La
Centrale e parte all'estero alla CIMAFIN (società appartenente al gruppo Sindona) che a sua volta le avrebbe poi cedute a finanziarie gestite dalla Banca del Gottardo, controllata dall'Ambrosiano.
Tutte queste operazioni vengono seguite da vicino dalla Loggia P2, poiché presso Gelli viene poi rinvenuta copia dell'accordo stipulato all'estero tra il gruppo Bonomi e la CIMAFIN con la descrizione di tutti i passaggi effettuati tramite apposite società strumento (Zitropo e la Pacchetti), nonché dei collegamenti esistenti fra Calvi e Sindona e dei movimenti finanziari verificatisi nella
circostanza.
In questo contesto i massimi esponenti della loggia, come si evince dalla documentazione rinvenuta a Castiglion Fibocchi, potevano svolgere un ruolo di mediazione tra i diversi interessi e di composizione degli eventuali contrasti (esemplari appaiono i documenti concernenti i patti stipulati tra Calvi, il gruppo Bonomi ed il gruppo Pesenti), indirizzando nel contempo gli interventi finanziari degli operatori che dovevano fornire i mezzi per "permettere ad uomini di buona fede e ben selezionati di conquistare della Rizzoli le posizioni chiave necessarie"(2) per il controllo delle formazioni politiche in cui ognuno militava.
L'azione di Gelli ed Ortolani, quindi, di pari passo con il potenziamento della struttura strumentale rappresentata dal gruppo Ambrosiano, acquista connotazioni più precise e, all'estero, favorisce l'espansione di istituzioni finanziarie collegate alla loggia nei paesi del Sudamerica caratterizzati da regimi a spiccato orientamento conservatore, mentre in Italia viene pilotato, con Gelli in posizione centrale, il tentativo di salvataggio di Sindona, evitando peraltro il coinvolgimento in questa operazione della struttura Ambrosiano. Scelta questa che costituisce il segno più evidente di come gli ambienti che gravitano intorno alla loggia, già collegati con il finanziere siciliano, ritenessero la struttura costituita intorno all'Ambrosiano destinata ad altre finalità. In effetti era in pieno sviluppo l'operazione più importante, sia per valenza politica, sia per coinvolgimento di vari gruppi, che la Loggia P2 avesse posto in essere: l'acquisizione e la gestione del gruppo Rizzoli, di cui viene effettuata un'analisi a parte. Il ruolo di Calvi, in tale vicenda, appare infatti fondamentale poiché, a fronte del deteriorarsi della situazione generale e del progressivo ridimensionamento del sostegno creditizio fornito a quel gruppo da altre banche, il gruppo Ambrosiano risulta infine assumere il ruolo di unico ed insostituibile appoggio.
Non vanno peraltro trascurati anche altri interventi con identici fini, anche se di portata minore, che la Loggia P2 pone in essere sia tramite il Banco Ambrosiano, sia tramite altre banche ove alcuni operatori (Genghini, Fabbri, Berlusconi, ecc.), trovano appoggi e finanziamenti al di là di ogni merito creditizio. Molti degli istituti bancari, ai cui vertici risultavano essere personaggi inclusi nelle liste P2, non hanno effettuato in merito opportune indagini, ma l'esistenza di una vasta rete di sostegno creditizio per le operazioni interessanti la loggia risulta provata dalla già citata inchiesta portata a termine dal Collegio sindacale dei Monte dei Paschi di Siena. Ovviamente i cointeressati a questa rete di collegamenti e complicità al momento opportuno dovranno offrire adeguato aiuto, come risulta evidente dai movimenti finanziari che l'ENI (dove alcuni iscritti avevano posizioni di assoluto dominio operativo) effettua a partire dal 1978 tramite la sua struttura estera (Tradinvest, Hidrocarbons, ecc.), per evitare che gli accertamenti ispettivi presso il
Banco Ambrosiano rivelassero gli oscuri e significativi travasi di fondi avvenuti dall'Italia verso l'estero.
Sono dello stesso segno, del resto, i misteriosi passaggi concernenti una parte dei titoli Credito Varesino, a cui abbiamo già accennato, per evidenziare accordi che hanno visto una partecipazione corale di alcuni protagonisti P2. Si fa qui riferimento all'intervento della Bafisud Corporation S.A. di Panama (finanziaria legata al Banco Financeiro Sudamericano di Montevideo, facente capo alla famiglia Ortolani), che acquista, con un finanziamento dell'Ambrosiano Group Commercial, n. 4.500.000 azioni del Credito Varesino di proprietà de La Centrale, consentendole di realizzare 26,6 miliardi di lire ed un'utile di oltre 10 miliardi rispetto all'esborso a suo tempo sostenuto per l'acquisto.
Tutta l'operazione viene effettuata tramite il Banco Ambrosiano in Italia - dove i titoli rimangono in deposito - e quando gli stessi verranno rivenduti (1982) procureranno a misteriosi beneficiari utili all'estero per circa 45 miliardi.
La sostanziale strumentalità del gruppo Ambrosiano risulta infine evidente allorquando Gelli ed Ortolani sono costretti ad abbandonare le scene della finanza italiana: Calvi, eccessivamente compromesso, viene abbandonato dai suoi protettori ed il gruppo è avviato al tracollo.
Nel contesto della nuova tattica adottata dalla Loggia P2 a partire dalla seconda metà degli anni Settanta, un posto di rilievo occupa l'operazione di infiltrazione e di controllo del gruppo Rizzoli, emblematica delle modalità operative della loggia.In presenza di una impresa che il presidente della Montedison, Eugenio Cefis, aveva coinvolto nell'acquisizione della società editoriale del Corriere della Sera - nel quadro delle lotte di potere sviluppatesi in quegli anni tra diversi gruppi politici ed economici - la Loggia P2 intravede la
possibilità di mettere in atto una operazione che la nuova situazione politica rendeva opportuna e che s'inquadra nelle previsioni del piano di rinascita democratica a proposito della stampa. E' infatti disponibile una struttura da utilizzare per il "coordinamento di tutta la stampa provinciale e locale" ... "in modo da controllare la pubblica opinione media nel vivo del paese"; e le condizioni sono ideali in quanto il gruppo Rizzoli:

è gestito come azienda a carattere familiare, con esponenti non sempre all'altezza del loro ruolo imprenditoriale;
risulta proprietario di un quotidiano di grandi tradizioni ma appesantito da una difficile situazione finanziaria;
si trova sotto la morsa dei finanziamenti - tra i quali, di particolare rilievo alcuni concessi dalla Banca Commerciale Italiana alla cui guida era Gaetano Stammati (iscritto alla Loggia P2) - che erano stati necessari per l'acquisto dell'editoriale del Corriere della Sera; acquisto che risultava per certi versi ancora, solo formale in quanto erano saldamente nelle mani dei finanziatori i
pacchetti di controllo delle società figuranti proprietarie della testata.
La P2, quindi, verso la fine del 1975 si serve di Calvi per coinvolgere il gruppo Rizzoli anche in operazioni di sostegno dell'assetto proprietario del Banco Ambrosiano e da quel momento utilizza per le proprie finalità il gruppo editoriale indirizzandone le scelte operative e le iniziative imprenditoriali mediante una manovra di condizionamento finanziario destinata a diventare sempre più soffocante e senza uscita in relazione al crescere dei debiti e dei costi.
Si sviluppano così le operazioni Savoia, Globo Assicurazioni, Rizzoli Finanziaria, Banca Mercantile, Finrex e molte transazioni finanziarie dai risvolti oscuri, in merito alle quali sono in corso indagini, a cura dell'autorità giudiziaria, per accertare i definitivi beneficiari di "premi" e "tangenti" distribuiti, attraverso il gruppo Rizzoli, sotto la regia Gelli ed Ortolani.
Nello stesso tempo vengono effettuati interventi di sostegno o di acquisizione di numerose testate a carattere locale (Il Mattino, Sport Sud, Il Piccolo, L'Eco di Padova, Il Giornale di Sicilia, Alto Adige, L'Adige, Il Lavoro) nell'ambito di un processo di collegamento con il Corriere della Sera, teso a costituire un compatto mezzo di pressione, destinato a raggiungere il maggior numero di lettori
ed influenzare così, in senso moderato e centrista, l'opinione pubblica.
Nel progetto della loggia le imprese Rizzoli assolvono quindi una duplice funzione: da un lato sono utilizzate quali strumenti operativi per fare da sponda ad operazioni finanziarie condotte nell'interesse di affiliati unitamente ad esborsi corruttivi; dall'altro rappresentano il polo aggregativo di un sempre maggior numero di testate che, facendo perno sul Corriere della Sera, si sviluppa con interventi partecipativi in imprese editrici di quotidiani a carattere locale.
I mezzi finanziari per entrambi tali funzioni non mancano, in quanto la rilevante presenza nel mondo delle banche consente di non lesinare gli appoggi per superare ogni problema contingente e per consolidare la posizione di comando all'interno del gruppo Rizzoli.
Un passaggio significativo a tale riguardo è costituito dall'intervento operato nel 1977 per far fronte all'impegno assunto nei confronti del gruppo Agnelli all'atto dell'acquisto del Corriere della Sera, nonché per rimborsare alla Montedison e alla Banca Commerciale Italiana (alla cui guida non erano più rispettivamente Eugenio Cefis e Gaetano Stammati) gran parte dei fondi che a suo tempo erano stati messi a disposizione per la stessa finalità.
La Commissione ha in proposito effettuato una approfondita operazione di polizia giudiziaria, condotta con la collaborazione del nucleo operativo della Guardia di Finanza di Milano, volta ad accertare la reale situazione proprietaria della Rizzoli e la natura della presenza in essa della Loggia P2. E' stata così accertata una convergenza di interventi che, sotto la regia di Gelli e di Ortolani, coinvolgono il banchiere Calvi, le banche dei gruppo Pesenti ed altre istituzioni, per la realizzazione di un meccanismo teso a stabilizzare il completo controllo del gruppo, mantenendo fermo lo schermo costituito dagli esponenti della famiglia Rizzoli.
La struttura estera del Banco Ambrosiano fornisce infatti gli ingenti capitali (11,8 milioni di dollari) necessari per rimborsare una parte dei finanziamenti concessi dalla Banca Commerciale Italiana, mentre in Italia si realizza quel collegamento Banco Ambrosiano-IOR, destinato a fornire alla Rizzoli Editore i fondi per completare l'operazione Corriere della Sera.
Le banche del gruppo Ambrosiano concedono infatti un finanziamento per 22,5 miliardi di lire alla Rizzoli Editore che utilizza i fondi ricevuti per estinguere il predetto debito nei confronti del gruppo Agnelli. Le banche finanziatrici, a fronte del loro intervento, acquisicono in pegno sia il 51 per cento del capitale della "Rizzoli", sia l'intero pacchetto azionario della società (Viburnum S.p.A.) proprietaria di un terzo della "Editoriale del Corriere della Sera S.a.s.".
Nello stesso tempo si realizza l'aumento di capitale della Rizzoli editore S.p.A. con il quale vengono resi disponibili fondi per 20,4 miliardi di lire, utilizzati per rimborsare in gran parte i finanziamenti erogati dal gruppo Ambrosiano.
Giusta la ricostruzione effettuata, a seguito degli accertamenti posti in atto dalla Commissione, tutta l'operazione di aumento di capitale si concretizza:

con fondi provenienti dall'Istituto Opere di Religione (IOR) che utilizza a tal fine disponibilità esistenti a suo nome presso diverse banche;
con l'intestazione meramente formale ad Andrea Rizzoli di tali nuove azioni nel libro soci della Rizzoli Editore S.p.A.; in realtà le azioni stesse erano state già girate a favore dello IOR ed al momento della seconda operazione di ricapitalizzazione della Rizzoli (1981) una delle condizioni previste sarà proprio la lacerazione dei titoli che riportavano le tracce di questo passaggio di proprietà;
con il deposito di tali azioni presso una commissionaria di borsa (Giammei & C. S.p.A. di Roma) avente palesemente funzioni fiduciarie;
con un impegno - formalmente assunto da una banca (Credito Commerciale S.p.A.) appartenente all'epoca al gruppo Pesenti - di trasferire ad appartenenti alla famiglia Rizzoli le, dette azioni al realizzarsi di determinate condizioni. Tra queste le più significative risultavano essere l'impossibilità di procedere a tale trasferimento prima del luglio 1980 e la variabilità del prezzo da corrispondere per il riscatto.
Dalla disamina della complessa articolazione degli accordi viene così in evidenza la funzione meramente di facciata della famiglia Rizzoli che, da un punto di vista regolamentare, viene sancita con la previsione, per ogni decisione assunta nell'ambito del Consiglio di amministrazione della Rizzoli, di un diritto di veto a favore dei consiglieri entrati dopo l'attuazione dell'aumento di capitale. Utilizzando Calvi come supporto bancario e sfruttando bene l'influenza esercitata su Angelo Rizzoli e Bruno Tassan Din, Gelli ed Ortolani (quest'ultimo entra nel 1978 nel consiglio di amministrazione della Rizzoli) cominciano quindi dal 1977 a gestire il
gruppo editoriale.
Per quanto riguarda più specificamente il Corriere della Sera, diventa più stretto il controllo con la nomina a direttore del dottor Di Bella, voluta esplicitamente da Gelli ed Ortolani in sostituzione del dimissionario Ottone. Si sviluppa da questo momento un sottile e continuo condizionamento della linea seguita dal quotidiano come posto in evidenza dal Comitato di redazione e di fabbrica che, attraverso una esamina degli articoli pubblicati in quegli anni, ha sottolineato come possa essere difficilmente contestabile un'influenza esplicata con l'emarginazione di giornalisti scomodi, con servizi agiografici ben mirati e con l'attribuzione di scelti incarichi a persone appartenenti alla loggia.
L'ampia analisi effettuata in proposito dal comitato evidenzia una linea di tendenza che si sviluppa con una pressione continua la quale, pur contrastata sempre dalla professionalità dei giornalisti, riesce spesso ad orientare alcuni servizi per dare spazio a persone di "area" o per lanciare oscuri messaggi o per evitare inchieste approfondite su alcune vicende, come risulterà evidente per i servizi concernenti i paesi sudamericani. In America Latina, del resto, con il sostegno finanziario di Calvi e con l'intervento di Ortolani e di Gelli (quest'ultimo formalmente rappresentante del gruppo Rizzoli presso le autorità governative dei paesi esteri) la Loggia P2 stava estendendo la propria rete d'influenza, acquisendo dal gruppo editoriale Avril, e con l'appoggio dei generali in carica in Argentina, una catena di giornali a larga diffusione.
Per quanto riguarda più specificatamente la linea seguita dal gruppo in ordine alle vicende politiche italiane, l'attenzione va riportata con particolare rilievo al 1979, allorquando uomini della loggia tentano di utilizzare le tangenti connesse con il contratto di fornitura di petrolio tra l'ENI e la Petromin per acquisire adeguati mezzi finanziari destinati a colmare il deficit della gestione del gruppo Rizzoli.
In ordine alla cennata vicenda sono ancora in corso le indagini a cura di una apposita Commissione parlamentare, ma è indubbio che Gelli ed Ortolani erano perfettamente a conoscenza di tutti i risvolti della transazione. A Castiglion Fibocchi è stata infatti rinvenuta copia del contratto stipulato tra l'AGIP e la Petromin, la richiesta avanzata dall'AGIP al ministero del Commercio Estero per ottenere l'autorizzazione a pagare la tangente alla Sophilau, il diario predisposto dal ministro Stammati per puntualizzare fino al 21 agosto 1979 gli sviluppi della vicenda nonché un appunto su tutte le circostanze rilevate, predisposto sotto forma di un articolo da pubblicare. Ortolani, del resto, il 14 luglio 1979 aveva prospettato al segretario amministrativo del PSI, senatore Formica - il quale denunciò il fatto ai ministri competenti - la possibilità di erogazione di fondi, in connessione degli acquisti di petrolio da parte dell'ENI, per interventi nel settore dei mass-media. Segno evidente dell'interessamento della loggia alla vicenda fu poi l'attacco a fondo condotto contro il ministro per le Partecipazioni statali Siro Lombardini, per il quale il Corriere della Sera arrivò a chiedere le dimissioni, con un fondo in prima pagina che si distingueva per la violenza dei toni, oltre che per la richiesta in sé, certo non usuale rispetto alla misurata prudenza propria della testata milanese.
L'insuccesso del tentativo, anche per la ferma opposizione di alcuni esponenti socialisti, determina la ricerca di nuove soluzioni, mentre lo schermo Rizzoli viene utilizzato per patti con altri gruppi (accordo Rizzoli-Caracciolo) o per tentativi di acquisizione di altre testate (giornali del gruppo Monti) con l'intervento di Francesco Cosentino.
Questa situazione induce ad un tentativo impostato alla finalità di allentare la dipendenza del gruppo editoriale da una sola banca che non può fronteggiare, senza pericolosi contraccolpi, oneri così elevati ed evidenti.
Sin dai primi mesi del 1980 Gelli, Ortolani e

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GUERRA PREVENTIVA = GUERRA PERPETUA
by Gli yankee Tuesday, Jun. 01, 2004 at 8:35 PM mail:

Gli yankee hanno inventato la Guerra perpetua?Trotzky ha inventato prima la Rivoluzione perpetua...L'Iraq al centro della crisi mondiale!

Imperialismo NEOinLIBERALE = Bolscevismo Sovietico?
State un pó a sentire e gioitene pure gente ...

Ignacio Ramonet
«History is again on the move» (1) (Arnold J. Toynbee) Si avverte chiaramente, in questa vicenda irachena, che qualcosa di fondamentale è in gioco. Dovunque si vede il balenio dei lampeggianti e si sente scricchiolare l'intera architettura internazionale. L'Onu è a pezzi, l'Unione europea è divisa, la Nato spaccata... Convinti ormai che la macchina sforna-tragedie stia rimettendosi in moto, dieci milioni di persone hanno protestato nelle vie e sulle piazze delle città del mondo intero. Perché non accettano di veder tornare la brutalità nella politica internazionale, con il suo carico d'odio, di passioni e di violenze estreme.
Questi timori collettivi si esprimono in una serie di angoscianti domande: perché questa guerra contro l'Iraq? Perché proprio ora?
Quali sono i veri disegni perseguiti dagli Stati uniti? Perché la Francia e la Germania vi si oppongono con tanta energia? Per quali aspetti questo conflitto è rivelatore di un nuovo corso in materia di politica estera? Quali cambiamenti preannuncia nei grandi equilibri mondiali?
Sono in troppi a pensare che le vere ragioni di questa guerra restano enigmatiche. Con tutta la migliore volontà, esaminando i documenti presentati da Washington non si può che rimanere scettici. Le autorità americane non sono riuscite a convincere che questa guerra sia necessaria.
E la martellante insistenza con cui avanzano giustificazioni miserande non fa che aggravare i dubbi dell'opinione pubblica internazionale.
Quali gli argomenti ufficiali? Sono in numero di sette, riportati in un rapporto dal titolo «Un decennio di menzogne e di sfide», presentato dal presidente George W. Bush il 12 settembre 2002 davanti al Consiglio di Sicurezza dell'Onu. Questo testo di 22 pagine elenca tre principali accuse: il mancato rispetto di 16 risoluzioni delle Nazioni unite; il possesso, o il tentativo di dotarsi di armi di distruzione di massa (nucleari, biologiche, chimiche e missili balistici); e infine una serie di violazioni dei diritti umani (torture, stupri, esecuzioni sommarie).
Altre quattro accuse riguardano il terrorismo (si sostiene che Baghdad offra rifugio ad organizzazioni palestinesi e risarcisca con 25.000 dollari ognuna delle famiglie di autori di attentati suicidi contro Israele); i prigionieri di guerra (tra cui un pilota americano); i beni confiscati durante l'invasione del Kuwait (opere d'arte e materiale bellico) e l'uso distorto del programma «petrolio in cambio di cibo». Tutte queste accuse hanno indotto il Consiglio di Sicurezza dell'Onu a votare all'unanimità, l'8 novembre 2002, la risoluzione 1441, in base alla quale è stato istituito «un regime rafforzato di ispezioni, finalizzato a portare a termine il processo di disarmo in maniera completa e verificata».
Ma queste accuse sono davvero tali da indurre tutti i paesi a considerare l'Iraq come il problema mondiale numero uno? E come la più orrenda minaccia per l'umanità? In definitiva, sono sufficienti a giustificare una guerra su vasta scala?
A queste tre domande, gli Stati uniti e alcuni dei loro amici (Regno unito, Australia, Spagna...) rispondono affermativamente. Senza attendere il via libera di una qualunque istanza internazionale, le autorità di Washington hanno già dispiegato ai confini dell'Iraq imponenti forze militari: più di 200.000 uomini dotati di mezzi di una colossale potenza distruttiva.
Ma a queste stesse domande, altri paesi occidentali (la Francia, la Germania, il Belgio) e un parte importante dell'opinione pubblica internazionale rispondono con un triplice «no». Pur riconoscendo la gravità delle accuse, giudicano che gli stessi comportamenti - mancato rispetto delle risoluzioni dell'Onu, violazioni dei diritti della persona, possesso di armi di distruzione di massa) possono essere imputati ad altri Stati del mondo, a incominciare dal Pakistan e da Israele, stretti alleati degli Stati uniti, ai quali nessuno pensa di fare la guerra. E osservano inoltre che Washington mantiene il silenzio su molte altre dittature amiche degli Stati uniti - l'Arabia saudita, l'Egitto (3), la Tunisia, il Pakistan, il Turkmenistan, l'Uzbekistan, la Guinea equatoriale - che calpestano i diritti umani.
D'altra parte, ritengono che il regime iracheno, sottoposto da dodici anni a un embargo devastante, alla limitazione della propria sovranità aerea e a una sorveglianza permanente, non sembra costituire una minaccia imminente per i suoi vicini. Infine, per quanto riguarda l'interminabile ricerca di armi introvabili, molti sono portati a pensare, come Confucio, che «non si può acchiappare un gatto nero in una stanza buia, soprattutto quando il gatto non c'è». Considerando inoltre i costanti progressi degli ispettori della Commissione di controllo, verifica e ispezione delle Nazioni unite (Unmovic ) guidata dal diplomatico svedese Han Blix, e dell'Agenzia internazionale per l'energia atomica (Aeia), con a capo l'esperto egiziano Mohamed El Baradei, attestati dalle relazioni presentate davanti al Consiglio di sicurezza, ritengono che per questa via si dovrebbe poter raggiungere l'obiettivo di disarmare l'Iraq senza dover ricorrere alla guerra.
Per aver fatto suo questo ragionamento ispirato al buon senso, e per averlo saputo esprimere con fermezza per bocca del suo ministro degli esteri, Dominique de Villepin, davanti alle Nazioni unite, il presidente francese Jacques Chirac incarna la resistenza di fronte allo strapotere americano, agli occhi di coloro che in tutto il mondo si oppongono a questa guerra. È certo un abito un po' fuori misura per lui; ma innegabilmente, il presidente della Repubblica francese si è conquistato in poche settimane una popolarità internazionale che pochi leader francesi hanno conosciuto in passato. Forse, come il personaggio del generale Della Rovere nel celebre film di Roberto Rossellini (4), Chirac si è ritrovato per caso in questo ruolo di resistente, ma non si può non constatare che se ne sta assumendo la missione.
Dal canto suo, l'amministrazione americana non riesce ad essere convincente nei suoi tentativi di giustificare questa guerra. Rimane esposta al veto francese, e ha subìto, uno dopo l'altro, due disastri diplomatici al Consiglio di sicurezza: il primo il 4 febbraio, con il flop delle «prove» esibite contro l'Iraq da Colin Powell, l'altro il 14 febbraio, quando gli ispettori hanno presentato un rapporto piuttosto positivo, e Hans Blix ha dichiarato infondate alcune di quelle «prove». Lo stesso giorno, Dominique de Villepin ha affermato: «Dieci giorni fa, Colin Powell ha parlato di supposti collegamenti tra al Qaeda e il regime di Baghdad. Allo stato attuale delle nostre informazioni e in base alle ricerche condotte in collaborazione con i nostri alleati, nulla consente di stabilire collegamenti del genere». Ora, l'individuazione di legami tra la rete di bin Laden e il regime di Saddam Hussein è decisiva per giustificare questo conflitto, in particolare agli occhi dell'opinione pubblica americana, tuttora traumatizzata dagli odiosi attentati dell'11 settembre 2001.
Se dunque tanti cittadini si mobilitano ovunque contro la guerra, è proprio perché non sembra giustificata da nessun argomento verificabile.
Occorre quindi interrogarsi sulle vere motivazioni degli Stati uniti.
Possiamo citarne almeno tre.
In primo luogo, la preoccupazione, divenuta ossessiva dopo l'11 settembre 2001, di impedire che un qualsiasi «stato canaglia» possa collegarsi al «terrorismo internazionale». Fin dal 1997 William Cohen, segretario alla difesa del presidente Clinton, aveva dichiarato: «Esiste la possibilità che attori regionali, formazioni armate del terzo tipo, gruppi terroristici e persino sette religiose cerchino di conseguire un potere sproporzionato attraverso l'acquisto e l'uso di armi di distruzione di massa (5)». Difatti, in un comunicato diffuso l'11 gennaio 1999, bin Laden ha confermato che si tratta di una possibilità reale: «Non considero un crimine cercare di acquisire armi nucleari, chimiche e biologiche (6)». George W. Bush ha riconosciuto che questa eventualità lo ossessiona: «Il nostro timore è che i terroristi possano trovare uno stato fuorilegge in grado di procurare loro le tecnologie per uccidere (7)».
Questo «Stato fuorilegge», nella mente del presidente degli Stati uniti, altro non è che l'Iraq. Da qui la teoria della «guerra preventiva», definita il 20 settembre 2002 (8) e così riassunta dall'ex direttore della Cia James Woolsey: «La nuova dottrina nata da questa battaglia asimmetrica contro il terrore è quella della "dissuasione anticipata" o "guerra preventiva". Dato che i terroristi hanno sempre il vantaggio di attaccare segretamente, dovunque e in qualunque momento, l'unico modo per difendersi è sorprenderli adesso, dovunque si trovino e prima che possano essere in grado di organizzare il loro attacco (9)». Beninteso, ciò non richiederebbe nessuna autorizzazione delle Nazioni unite.
La seconda motivazione, inconfessata, è il controllo del Golfo arabo-persico e delle sue risorse di idrocarburi. Oltre due terzi delle riserve mondiali di petrolio conosciute sono concentrate nel sottosuolo degli stati situati sulle rive del Golfo: l'Iran, l'Iraq, il Kuwait, l'Arabia saudita, il Qatar e gli Emirati arabi uniti. Per i paesi sviluppati, e soprattutto per gli Stati uniti, grandi dilapidatori di energia, questa regione gioca un ruolo cruciale, in quanto detiene una delle chiavi fondamentali della loro crescita e del loro modello di vita.
Ogni intervento contro uno dei paesi del Golfo è dunque considerato come una minaccia agli «interessi vitali» degli Stati uniti. Fin dal 1980, nel suo discorso sullo stato dell'Unione, il presidente James Carter, premio Nobel per la pace nel 2002, aveva definito la dottrina americana per quella regione: «Ogni tentativo, da parte di qualsivoglia potenza estera, di assumere il controllo della regione del Golfo persico sarà considerato un attacco contro gli interessi vitali degli Stati uniti. Ogni attacco del genere sarà respinto con tutti i mezzi necessari, compresi quelli militari (10)».
La regione del Golfo, che dalla fine della prima guerra mondiale e lo smantellamento dell'impero Ottomano era controllata dai britannici, dopo il 1945 ha visto crescere l'influenza americana. Ma due importanti paesi sono sfuggiti al dominio di Washington: l'Iran, in seguito alla rivoluzione islamica del 1979, e l'Iraq, dopo l'invasione del Kuwait del 1990. La stessa Arabia saudita è divenuta sospetta dopo gli attentati dell'11 settembre 2001, in ragione dei suoi collegamenti con l'islamismo militante e degli aiuti finanziari che al Qaeda avrebbe ricevuto da alcuni sauditi. A Washington si considera che l'America non può permettersi di perdere una terza pedina sullo scacchiere del Golfo, soprattutto trattandosi di un paese importante quale l'Arabia saudita. Da qui la tentazione di occupare con un pretesto l'Iraq e riprendere così il controllo della regione.
Al di là dei problemi di carattere militare, sarà tutt'altro che facile per le forze d'occupazione americane amministrare un Iraq liberato da Saddam Hussein. Quando ancora era lucido, Colin Powell aveva misurato l'impresa in tutta la sua inestricabile difficoltà: «Pur disprezzando Saddam per tutto ciò che aveva fatto, gli Stati uniti non avevano alcuna voglia di distruggere il suo paese. Nel corso degli ultimi dieci anni il nostro grande rivale in Medioriente era stato l'Iran e non l'Iraq. Noi volevamo che l'Iraq continuasse a fare da contrappeso all'Iran. L'Arabia saudita non voleva che gli sciiti si impadronissero del potere al sud dell'Iraq. I turchi non volevano che al nord i kurdi attuassero una secessione con il resto dell'Iraq (...) Gli stati arabi non volevano che l'Iraq fosse invaso e smembrato. (...) Un Iraq diviso tra le fazioni sunnita, sciita e kurda non avrebbe contribuito a quella stabilità che noi volevamo in Medioriente. Per evitare quel rischio, il solo mezzo sarebbe stato la conquista e l'occupazione di quella lontana nazione di venti milioni di abitanti. Non penso però che fosse questo il desiderio degli americani (11)». Oggi però, a desiderarlo è il presidente Bush...
La terza, inconfessata motivazione di questa guerra è l'affermazione dell'egemonia Usa nel mondo. Da tempo la squadra di ideologi di George W. Bush (Cheney, Rumsfeld, Wolfowitz, Perle) ha teorizzato questa scalata degli Stati uniti verso la potenza imperiale (si legga alle pagine 6 e 7). Sono quegli stessi che si erano riuniti attorno al presidente Bush padre alla fine degli anni 1980. All'indomani della guerra fredda, e al contrario degli strateghi che postulavano un ridimensionamento dell'apparato militare, questo gruppo premeva per una riorganizzazione delle forze armate e per il ricorso a oltranza alle nuove tecnologie, al fine di ridare alla guerra il suo carattere di strumento della politica estera.
All'epoca, racconta un testimone, «la sindrome del Vietnam era ancora ben viva. I militari volevano che il ricorso alla forza fosse condizionato all'accordo di tutti, cosa che in pratica avrebbe reso necessario un referendum nazionale prima di un intervento armato. In queste condizioni, una dichiarazione di guerra sarebbe stata impossibile senza un evento catalizzatore, come lo era stato l'attacco a Pearl Harbour (12)». Eppure nel dicembre 1999 quel gruppo di falchi, già allora coadiuvato da Colin Powell, riuscì a organizzare, senza l'accordo del Congresso né quello delle Nazioni unite, l'invasione del Panama (più di 1.000 morti) e il rovesciamento del generale Noriega.
Gli stessi uomini hanno poi condotto la guerra del Golfo, nel corso della quale le forze armate degli Stati uniti diedero al mondo una dimostrazione sbalorditiva della loro iperpotenza militare. Tornati al potere nel gennaio 2001, questi ideologi hanno visto negli attentati dell'11 settembre «l'evento catalizzatore» da lungo tempo atteso. A questo punto, più nulla poteva frenarli. Con il Patriot Act hanno fornito ai pubblici poteri un temibile strumento liberticida; hanno promesso di «sterminare i terroristi», formulato la teoria della «guerra globale contro il terrorismo internazionale», conquistato l'Afghanistan e rovesciato il regime dei taliban. E infine, hanno definito la dottrina della «guerra preventiva» per giustificare, a forza di propaganda e di inquinamento dei media, questa guerra contro l'Iraq. I falchi insistono perché Washington si concentri su quelli che in tempi di globalizzazione liberista sono i veri centri di potere: il G7, l'Fmi, il Wto, la Banca mondiale. E puntano a una graduale uscita degli Stati uniti dal quadro politico multilaterale. Per questo hanno spinto il presidente Bush a denunciare il protocollo di Kyoto sull'effetto serra, il trattato Abm sui missili balistici, il trattato istitutivo di una Corte penale internazionale e quello sulle mine antiuomo, il protocollo sulle armi biologiche, l'accordo sulle armi di piccolo calibro, il trattato sulla messa al bando totale delle armi nucleari e persino la Convenzione di Ginevra sui prigionieri di guerra, in relazione ai detenuti del campo di Guantanamo. Il prossimo passo rischia di essere quello del rifiuto dell'arbitrato del Consiglio di sicurezza. Una minaccia mortale per il sistema delle Nazioni unite.
Così, un pezzo alla volta, sempre in nome di grandi ideali - libertà, democrazia, libero scambio, civiltà - queste ideologie procedono alla trasformazione degli Stati uniti in uno stato militare di tipo nuovo. E fanno propria l'ambizione di tutti gli imperi: cambiare il mondo, ridisegnare i confini, controllare le popolazioni.
È l'esatta riproduzione dei comportamenti di tutti i colonialisti del passato. I quali, come ricorda lo storico Douglas Porch, «pensavano che la diffusione dei commerci, della scienza e dell'efficienza amministrativa dell'Occidente potesse servire ad estendere sempre più i confini del mondo civile e a ridurre le aree di conflitto. L'imperialismo avrebbe volto la povertà in prosperità, redento i selvaggi, fugato con la luce le tenebre della superstizione e instaurato l'ordine dove prima regnavano confusione e barbarie (13)». Per evitare questa desolante deriva e in nome di una certa idea dell'Unione europea (14), la Francia e la Germania hanno scelto di fare da contrappeso - ma senza ostilità - agli Stati uniti in seno all'Onu. «Siamo convinti - ha affermato Dominique de Villepin - che il mondo deve essere multipolare; una sola potenza non può assicurare l'ordine mondiale (15)».
Quello che si va delineando è un nuovo mondo bipolare, il cui secondo polo potrebbe essere costituito dall'Unione europea, qualora sia capace di aggregarsi, oppure da un'inedita alleanza Parigi-Berlino-Mosca.
È un passo storico che sta infine facendo uscire l'Europa da sessant'anni di paure, portandola a riscoprire la volontà politica. Un passo tanto audace da sottolineare, per contrasto, l'atteggiamento pusillanime di alcuni paesi europei (Regno unito, Spagna, Italia, Polonia) per troppo tempo ridotti al ruolo di vassalli.
Gli Stati uniti stavano incominciando ad accomodarsi nel comfort di un mondo unipolare, dominato dalla forza del loro apparato militare.
La guerra contro l'Iraq dovrebbe servire a dare una dimostrazione del loro nuovo potere imperiale. La Francia e la Germania si sono fatte carico di ricordare loro che i fattori decisivi della potenza sono quattro: la politica, l'ideologia, l'economia e l'apparato militare.
La globalizzazione era riuscita ad accreditare l'idea che i soli fattori fondamentali fossero ormai l'ideologia (liberista) e l'economia, e che la politica e la forza militare fossero divenute secondarie.
Ma era un errore. Nell'incipiente riorganizzazione del mondo gli Stati uniti privilegiano oramai il militare. La Francia e la Germania, il politico. Per affrontare i problemi che attanagliano l'umanità, scommettono sulla pace perpetua.
Mentre il presidente Bush e i suoi puntano sulla guerra perpetua...


note:


(1) «La storia è di nuovo in marcia».

(2) Questo rapporto non stabiliva alcun collegamento tra Baghdad e la rete al Qaeda di Osama bin Laden, come ha fatto invece Colin Powell nella sua relazione del 4 febbraio all'Onu.

(3) Da oltre vent'anni l'Egitto, che riceve ogni anno circa 3 miliardi di dollari di aiuti dagli Stati uniti (poco meno di quelli riservati a Israele), vieta qualsiasi manifestazione di piazza; l'opposizione è ferocemente repressa (i detenuti politici sono più di 20.000...), gli omosessuali subiscono pene durissime. Il generale Hosni Mubarak, al potere di 22 anni, si prepara a trasmettere la presidenza a suo figlio... Eppure, i grandi media americani e francesi descrivono questa dittatura come un «regime moderato», e il dittatore è considerato un personaggio del tutto frequentabile...

(4) Ne Il generale Della Rovere (1959), Roberto Rossellini racconta la vicenda di un truffatore (interpretato da Vittorio De Sica) che viene convinto dagli occupanti nazisti a farsi passare per il generale Della Rovere, uno dei capi della Resistenza, per scoprire l'identità dei partigiani. Ma a poco a poco finisce per identificarsi col suo ruolo, tanto da diventare un vero resistente e morire da eroe.

(5) Citato da Barthélémy Courmont e Darko Ribnikar in Les guerres asymmétriques, PUF, Parigi, 2002, p. 228.

(6) Ibid.

(7) Discorso davanti all'Assemblea generale delle Nazioni unite, 12 settembre 2002.

(8) Si legga Paul-Marie de La Gorce, «La guerra preventiva, un pericoloso concetto strategico», Le monde diplomatique/il manifesto, settembre 2002.

(9) El País, Madrid, 3 agosto 2002.

(10) Citato da Bob Woodward in Chefs de guerre, Calman-Lévy, Parigi, p. 226.

(11) Colin Powell, Un enfant du Bronx, Odile Jacob, Parigi, 1995, p. 414 e p. 452.

(12) Bob Woodward, Chefs de guerre, op. cit., p. 226
(13) Douglas Porch, Les Guerres des empires, Autrement, Parigi, 2002, p. 16.

(14) Si legga Robert Kagan, «Power and Weakness», Policy Review, n° 113, giugno-luglio 2002. Si legga inoltre Graham E. Fuller, «Old Europe - or old America?», International Herald Tribune, Parigi, 12 febbraio 2003.

(15) Le Journal du Dimanche, Parigi, 16 febbraio 2003 (Traduzione di E. H.) aa qq Guerra perpetua
Ignacio Ramonet


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LA MINACCIA NON E' FANTASMA
by hollywood = ufficio propaganda pentagono Tuesday, Jun. 01, 2004 at 8:41 PM mail:

COSPIRAZIONE "STAR WARS"

LA MINACCIA NON E' FANTASMA

COSPIRAZIONE "STAR WARS"

Pensate alla saga di Guerre Stellari.
Pensateci un attimo.
Da decenni dagli schermi si affaccia l'Imperatore del Male. Luke Skywalker (letteralmente: "Luca che solca il Cielo") e il suo Maestro (scomparso dal piano fisico e operante su un piano più sottile) lanciano alla Morte Nera un assalto continuo.
Rimbomba dagli esordi l'appello del "lato oscuro della Forza". Nel prequel, Episode One, una regina che si chiama Amidala (il nome rimanda ad Amigdala, un elemento del complesso cerebrale) è la filologica traduzione cinematografica della dea egizia Iside.
Demoni, dèi, spiti malvagi e genî benigni si incrociano sugli schermi. Aggiungete che l'ideatore e realizzatore della saga, nell'ulteriore saga di Indiana Jones, tratta di Sacro Graal, Arca dell'Alleanza, esoterismo e nazismo. E ora chiedetevi: siete sicuri di avere visto ciò che avete visto, quando al cinema o su vhs avete assistito all'epica serie di Guerre Stellari?
E siete certi che George Lucas sia quello che passa per essere, cioè un geniale ma semplice regista e produttore? Guerre Stellari è più che un evento cinematografico.
E' una colossale operazione trasla la mitologia umana direttamente a Hollywood. Questa operazione è sospetta: convergono in Star Wars nomi ambigui - da Aleister Crowley a L. Ron Hubbard, da Werner Von Braun a Jack Parson -, mentre si incomincia a conoscere qualcosa di preciso a proposito degli interessi esoterici di George Lucas.
E la Morte Nera appare per quello che davvero è:
un segnale destinato a chi ha occhi per vedere...

EPISODE II: I MESSAGGI SUBLIMINALI
Due studiosi dell'università di Los Angeles lo hanno dimostrato: esiste una struttura subliminale che corre lungo tutto il nuovo prequel di Star Wars. Si tratta di flash luminosi capaci di influenzare l'inconscio, attraverso l'emissione di frequenze e ritmi impercettibili, culminanti nella celebre scena del duello al buio con le spade laser. L'incredibile ricerca, i suoi esiti, le reazioni.

[ VAI ALLO SPECIALE ]http://www.clarence.com/contents/cultura-spettacolo/xfiles/starwars/2/

http://www.clarence.com/contents/cultura-spettacolo/xfiles/starwars/
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EPISODE II: I MESSAGGI SUBLIMINALI
Cospirazione STAR WARS
Tutto sull'ipotesi di complotto di Guerre Stellari
Nessuno era mai arrivato a pensare a tanto. Ormai è ufficiale: la cospirazione Star Wars, di cui si sta vociferando da anni, esiste realmente. A dimostrarlo è lo staff di neurobiologia dell'Università W.L.A. di stanza a Los Angeles, sotto la guida del dottor Micheal Norton e del suo collega James Woodword. Formatisi alla scuola degli studi di energetica ispirata dai celebri esperimenti di Nikolai Tesla, Norton & Woodward sono due ricercatori utilizzati spesso dall'FBI nell'elaborazione di profili di psicotici e borderline. Sono stati inoltre convocati dalla Corte Suprema, in qualità di esperti, per la valutazione dei documenti relativi al progetto Paperclip - Controllo Mentale, che il Dipartimento di Stato ha recentemente deciso di declassificare. Sulla scorta delle conoscenze del progetto di Mind Control, promosso dall'Oss e dalla Cia a partire da metà degli anni Cinquanta, i due studiosi statunitensi hanno deciso di esaminare le frequenze luminose irradiate dalle scene di Episode II, il nuovo prequel della saga Star Wars, di cui George Lucas è demiurgo totale. Seguendo una linea piuttosto popolare della Conspiracy Theory, la teoria della storia dei complotti che, dopo i fatti dell'11 settembre, è ascesa agli onori delle cronache, Norton & Woodword hanno applicato al loro campo di indagine i parametri sperimentali del progetto MK Ultra (una sigla secondaria del protocollo di studi segreti sul controllo mentale). I risultati sono sconcertanti. È soprattutto nella scena della battaglia tra Anakin, Obi Uan e Sethi, in chiusura di film, che la potenza di irradiazione di alte frequenze luminose raggiunge un'intensità e un ritmo apicali - e corrisponde a pieno alle frequenze e ai ritmi delle stesse con cui il cervello trasmette informazioni a zone particolari del sistema limbico. I due scienziati, immediatamente interpellati dagli organi d'informazione statunitensi, non hanno voluto rilasciare dichiarazioni circa gli eventuali effetti dell'esposizione alla scena in questione, sottolineando che il loro studio evidenzia una costante "radiazione di fondo" (come l'hanno chiamata gli stessi Norton e Woodword) per tutta la durata della pellicola. C'è preoccupazione intorno agli esiti della ricerca targata W.L.A. Ci si chiede se Episode II favorisca dipendenza o esponga al rischio epilessia, secondo i medesimi princìpi con cui alcuni videogames hanno sortito effetti simili. A dire il vero, il protocollo di ricerca Norton-Woodword indaga sulla possibilità che esista una frequenza sottile, quasi un suono senza suono o una luce senza luce, da cui, secondo le tesi del professor Tesla, prenderebbero vita le forme percepibili di energia. Però è certo che la scoperta introno all'intenzionalità, da parte dello staff Lucas, di costruire un piano subliminale di trasmissione di impulsi invera ogni ipotesi relativa alla cospirazione Star Wars. Timide le dichiarazioni ufficiali da parte della casa di produzione, che ricorda la recente scoperta sulla presenza "subliminale" della struttura cerebrale nel Giudizio Universale di Michelangelo - assai simile, nella sostanza, a quella di cui è protagonista la coppia della W.L.A. E si annuncia uno speciale della ABC, che promette nuove rivelazioni su Episode II, proprio nel momento in cui il prequel di Lucas è in testa alle classifiche di mezzo mondo.
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IL SITO CHE HA LANCIATO LO SCOOP
Quel che è giusto è giusto: questa volta non c'è CNN o Drudge Report che tengano, lo scoop sulla presenza di strutture subliminali in Episode II sta nella Rete dei poveri, al di fuori dei grandi network. Sono stati i curatori di Star Wars - The Mind Control Conspiracy a pubblicare per primi, a tempo di record, i risultati dell'incredibile ricerca di Norton e Woodword, poi ripresa un po' ovunque. Adepti di Tesla e delle sue teorie sull'energia sottile, i webmaster del sito complottista sono stati subissati di richieste di chiarimento. Peccato che sia praticamente impossibile ottenere risposta. Il loro web è una scoperta continua. Da rabbrividire...
[ CONTINUA ]http://www.geocities.com/teslaconspiracy/index.html
--------------------------------------------------------------------------------------------------------------------------CHI È NICOLAJ TESLA
Norton e Woodword, esaminando i protocolli di controllo mentale presenti subliminalmente in Episode II, si richiamano agli studi dello scienziato di Nikolai Tesla, uno dei fisici più indagati a proposito della continuità tra energia visibile, energia mentale ed energia "sottile". Chi fu questo scienziato che sembra avere intuito la traiettoria della scienza del XXI secolo? Nacque l'11 luglio 1856 a Smiljan in Croazia, dal reverendo Milutin Tesla e Djouka. Dopo aver abbandonato la famiglia si stabilì in America e iniziò a lavorare sotto il grande inventore Edison, il quale basava tutte le sue scoperte elettriche sulla corrente continua. Tesla aveva in mente un sistema di corrente alternata, quindi non più corrente sempre con la stessa polarità, bensì una corrente che alterna la sua polarità con una certa frequenza fissa e prestabilita. Il tempo ha dato ragione a Tesla. In seguito compì una serie di esperimenti con campi elettrici enormi, con fulmini creati in laboratorio di diverse decine di migliaia di volt che lo portarono alla costruzione di un tubo catodico e del microscopio elettronico prima ancora della scoperta degli elettroni, un tubo luminoso che emetteva raggi X e con il quale la fotografia delle ossa della sua mano, a luci fluorescenti senza fili. Quest'ultima invenzione per Tesla dimostrava l'applicabilità di una sua grandissima aspirazione inventiva: trasmettere l'energia elettrica senza fili e gratis a tutte la case del mondo tramite l'aria. Mentre si occupava di dimostrare la continuità tra energia psichica, energia elettrica ed energia "eterica", nel 1940 Tesla accennò ad un prototipo di laser e di ordigno al plasma che produceva particelle ad alta energia nella ionosfera. Questa teleforza sarebbe stata in grado di liquefare il motore di un aereo a 250 miglia di distanza ed è oggi nota con l'ambiguo nomignolo di "raggio della morte". Il 5 gennaio 1943, in piena guerra mondiale, Tesla telefonò al Dipartimento della guerra e parlò con il colonnello Erskine, al quale offrì i segreti della sua arma. Il militare non conosceva Tesla e pensò che si trattasse di un pazzo. Tra il 5 e l'8 gennaio Tesla morì a causa di un attacco cardiaco. Dopo pochissimi giorni l'FBI aprì un indagine perché gli appunti di Tesla potevano in qualche modo essere pericolosi per gli Stati Uniti. Fu confiscato tutto, due camion pieni di macchinari e schedari. Il lavoro di Tesla fu dichiarato top secret e qualsiasi discussione in merito fu vietata.
-------------------------------------------------------------------------------------------------------------------------GLI STRANI SIMBOLI DI "STAR WARS"
Scene topiche della Trilogia e nuovi riferimenti simbolici in Phantom Menace: ecco il sistema esoterico tradotto da George Lucas in pellicola hollywoodiana. E' una specie di algebra dell'iniziazione, di riassunto sapienziale, che milioni di spettatori in tutto il pianeta hanno bevuto senza sapere cosa stava svolgendosi davanti a loro...
------------------------------------------------------------------------------------------------------------------------- LEO ORIGINI OCCULTE DI GEORGE LUCAS
Quando a George Lucas venne chiesto perché avesse girato le due trilogie di Star Wars e di Indiana Jones, la risposta fu sconcertante, se si pensa a cosa sia la folla materialista e trendy che si agita intorno a Hollywood: "Io voglio ricreare una mitologia". E' il passaggio di un'intervista che Lucas ha rilasciato a MrShowbiz e, francamente, non è nulla di inquietante se non si colloca il personaggio Lucas. Ecco la biografia occulta del regista di Guerre Stellari.
George Walton Lucas Jr. è nato il 14 maggio 1944 a Modesto, in California. Dopo avere esordito nel 1965 con Look at Life, è giunto al successo due anni dopo, con un piccolo capolavoro, THX 1138. Ambientato in un futuro dominato dall'eugenetica, il film si ispira dichiaratamente a 1984 di Orwell e al Mondo nuovo di Huxley, due opere forgiate all'interno del cerchio dell'ideologia fabiana, a cui Lucas incominciò presto a interessarsi, mercé la conoscenza di Jack Parsons, che lo iniziò alla lettura dei testi sacri della Golden Dawn di Crowley. Matura in questo contesto esoterico la composizione, da parte di George Lucas, degli scritti di Journal of Will, il baillamme pseudoesoterico, tutto giocato sulla metafora fantascientifica, che figlierà la trama della saga di Star Wars e il cui titolo è un'esplicita citazione del motto di Crowley, "Love is the law, love under Will". Furono direttamente gli scritti di Parsons a determinare l'universo di riferimento della Trilogia. Parsons è l'autentico creatore del programma spaziale Usa e, al tempo stesso, il Maestro della Loggia Agapè, una confraternita paramassonica votata al culto neopagano della Grande Madre e all'opera di perpetuazione della tradizione alchemica. Le tematiche dell'Anticristo (Parsons stesso asseriva di esserne l'incarnazione) e del Nuovo Messia, innestate sulla complessa ritologia sessuale elaborata e praticata dal giro californiano che ruotava intorno a Parsons, creano in nuce il cosmo di simboli, personaggi e deità che presiede a tutto il ciclo di Star Wars (per chi desiderasse approfondire, c'è una bellissima biografia di Parsons che arriva fino a Lucas: Sex and Rockets : The Occult World of Jack Parsons - uno dei coautori è Robert Anton Wilson, l'autore della Trilogia degli Illuminati e il massimo esperto planetario in cospirazioni).
Il luogo in cui George Lucas vive, lo Skywalker Ranch, è fatto oggetto di studi attenti da parte dei teorici del complotto. Il quartiere generale della Industrial Light and Magic (al tempo stesso residenza del regista e produttore) si trova a Nicasio, in California. George Lucas ha disposto faticose opere di livellamento del terreno per costruire il suo ranch. A partire proprio dalla posizione della costruzione si è scatenato il delirio interpretativo dei cospirazionisti. Secondo i canoni dell'astroarcheologia, per esempio, con l'applicazione del programma RedShift3, è risultata una ricorsività dei 33°19'15" tra lo Skywalker ranch e Sole Luna e Marte: è il medesimo rapporto angolare che ha reso possibile determinare come il complesso piramidale di Giza sia in rapporto con la costellazione di Orione. E' impressionante la deduzione che i complottisti compiono delle simbologie massoniche inerenti al ranch di Lucas. La rilevanza che tutto ciò sia vero o meno, comunque, è inversamente proporzionale all'importanza che la mitologia di Star Wars ha acquisito a un livello di massa talmente vasto, che nessuna religione tradizionale è mai riuscita a raggiungere.
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VENNERO DA ORIONE?

La Scienza sta crollando. L'archeologia, quella cosiddetta "scientifica" e "ortodossa", non è in grado di rispondere alle accuratissime ipotesi formulate dai Martin Mystère che la stanno corrodendo di giorno in giorno. Scienziati come Hancock (nell'immagine sotto, davanti a Giza), Bauval e Lemesurier hanno unificato, in una teoria altamente scientifica, dati e rilevazioni sull'origine della civiltà egizia, sgretolando la cronologia che fino a qui era sembrata inamovibile dogma: la data di costruzione delle piramidi andrebbe retrodatata di parecchi millenni, così come la disponibilità di raffinatissime tecnologie (ben più sofisticate di quelle odierne). La Scienza si oppone all'opera di aggressione avanzata dalla Nuova Archeologia. Un esempio su tutti: il direttore del museo del Cairo, Zahi Hawass, responsabile degli scavi nel complesso di Giza da un decennio in polemica con Graham Hancock, da anni nega il permesso a questi scienziati di verificare l'ipotesi dell'esistenza di una camera segreta al di sotto delle zampre della Sfinge di Cheope. La stanza in questione conterrebbe dati sconcertanti sull'origine della cultura egizia e sull'esistenza di una civiltà prediluviana, identificata con Atlantide. Cambiano i mezzi, gli strumenti, le dotazioni. Particolare rilievo, in questo campo, viene dato alle profezie di Edgar Cayce, l'uomo che in trance ha perfettamente descritto l'interno delle stanze delle piramidi a Giza: quelle note e quelle ancora da scoprire. E' Cayce il primo formulatore della teoria dello "specchio", comprovata da Bauval & co: i complessi piramidali mimano la dislocazione degli astri della costellazione di Orione, costituendo una sorta di mappa storica e ultraterrestre, che permette di comprendere le origini nebulose e il futuro incerto del popolo della Terra. Ecco a quali scoperte e suggestioni l'Egitto extraterrestre ci sta esponendo...
---------------------------------------------------------------------------------------------------------------------------LA TRILOGIA: IL SISTEMA OCCULTO
Cospirazione STAR WARS: la Trilogia

Il Nuovo Messia http://www.clarence.com/contents/cultura-spettacolo/xfiles/starwars/trilogia.html - Un giovane iniziato. Un Maestro che passa dal piano fisico a quello eterico. Una Forza che somiglia molto a Dio. Il Re del Mondo, malvagio e schierato sul lato oscuro della Forza stessa. L'amore che non è amore tra due fratelli che non sanno di esserlo. Dove abbiamo già visto tutto ciò? Semplice: sulle pareti dei templi egizi, nei trattati di Alchimia, tra le righe della Bibbia quando a leggerla sono i massoni...
LA TRILOGIA: IL SISTEMA OCCULTO
Si comincia dalla Forza. Chi o cosa è la Forza? Qual è il suo lato oscuro e quale il suo lato chiaro? Di quali Forze sta narrando Lucas, quando ne introduce l'esistenza già dall'inizio dell'epica di Guerre Stellari? Secondo la Bibbia (in Dan. 11:38), il Dio dell'Anticristo è "un Dio di Forze". Ed è proprio intorno al motivo del Nuovo Messia, del Prossimo Cristo che invera e sbugiarda il Cristo, che si muove l'intero cosmo di Star Wars. A cominciare dal padre del Nuovo Messia, l'adepto del lato oscuro della Forza, Anakin Skywalker. Il futuro Darth Vader, servitore del Signore del Male, forse nemmeno sospetta da dove si origini il suo nome. Anakin (Anakim significa letteralmente "figli di Anak") è una volta di più una citazione biblica. Gli Anakim sono una tribù di demoni al servizio di Satana. E' a partire da questo nome che si diparte il sistema esoterico in cui Lucas iscrive il viaggio iniziatico di Luke Skywalker. Obi-Wan Kenobi, per fare solo un esempio, rimanda alla pratica ascetica dei cenobiti, eremiti ed eretici che praticarono il culto del Vuoto. Non a caso, una delle componenti più significative della comunità cospirazionista americana, che professa un fondamentalismo cristiano prossimo alla psicosi, è proprio di questo che accusa Lucas: di sostituire alla Persona il Vuoto, e di professare un buddhismo malizioso sotto spoglie di biblismo fantascientifico.
"Che la Forza sia con te", ovviamente, riproduce un tipico calco dell'originario "Che il Signore sia con Te". E' una vecchia strategia anticristiana e tipicamente satanista quella di imitare e pervertire il significato originale dei detti evangelici, esattamente come fu una strategia tipicamente cristiana quella di imitare e pervertire detti del Vecchio Testamento. Che il Grande Nemico sia anche "la scimmia di Dio" è una verità che pertiene a ogni sistema simbolico e religioso. Quest'operazione è esplicita nelle dichiarazioni dello stesso Lucas: "La Legge è davvero dentro noi stessi", recita alla Crowley il regista di Star Wars, rispondendo alle domande di Dale Pollock, l'autore di Skywalking, il testo di riferimento sulla simbologia e l'esoterismo di Star Wars.
A parte le stazioni iniziatiche che il giovane Luke attraversa durante l'ascesi della Trilogia (dall'incontro con se stesso nella grotta alla trasformazione dell'amore erotico in amore fraterno in vista della composizione dell'Androgino, davvero, il percorso è filologico e preciso), è interessante la tecnica subliminale che Lucas utilizza per mostrare i volti spirituali dei protagonisti. L'esempio più lampante è lo scontro tra l'Imperatore e Darth Vader, quando un fotogramma sovrappone ai due personaggi le rispettive radiografie ossee. E' lo stesso Pollock a richiamare, in questo caso, il simbolismo osseo di matrice massonica e alchemica: un simbolismo che trapassa in differenti e assai distanti tradizioni, dalla consorteria pirata alla setta tecnocratica di Yale, la Skull and bones, a sua volta soggetto di una produzione hollywoodiana.
LA COSPIRAZIONE SKULL AND BONES

E' bastata una boiata pazzesca come I Teschi, l'indecente e risibile filmetto di mezza estate, per riportare ai fasti di un tempo la società segreta di cui Hollywood ha inscenato la parodia. I Teschi di celluloide sono affiliati a una sètta iniziatica, che permette loro l'accesso a un giro di conoscenze vertiginoso, mentre una pioggia di grano investe le loro fortunate esistenze. Si sussurra (nei titoli di testa) che tale organizzazione segreta abbia espresso ben tre Presidenti degli Stati Uniti. Fantasie morbose di un cinefilo cazzuto? Tutt'altro. I Teschi esistono davvero e fanno qualcosa di più che esistere: cospirano. La sigla corretta di questa paramassoneria è Skull and Bones: teschio e ossa incrociate, emblema ben noto a chiunque si sia nutrito nell'infanzia di letteratura sui pirati (scoprite più avanti il perché). Sede di origine e di iniziazione: l'università di Yale, dove la Skull and bones opera come affiliazione universitaria. Presidenti degli Stati Uniti espressi: uno di sicuro, George Bush; un altro quasi sicuro, il figlio di George Bush; di altri si vocifera (i nomi? William Howard Taft, Franklyn D. Roosvelt, Henry S. Truman: illazioni senza prove, tuttavia). Resta il fatto che - a parte i Presidenti - zone fondamentali dell'apparato di Stato americano vengono costantemente occupate da Teschi. I loro volti sfuggenti e le loro formule segrete ricorrono in scandali, attentati, cospirazioni più o meno note. Il loro sistema esoterico li riallaccia direttamente alla tradizione templare. Il loro credo è uno strano socialismo elitario e tecnocratico, sotto l'egida della Corona inglese, a cui pare che giurino eterna fedeltà. Benvenuti all'inferno, clarenciani: qui comincia una storia di zolfo, bare, teschi e fondi monetari internazionali... http://www.clarence.com/contents/societa/speciali/000721teschi
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EPISODE 1
Riti egizi http://www.clarence.com/contents/cultura-spettacolo/xfiles/starwars/episodeone.html
- Il prequel di "Guerre Stellari" svolge la genesi della Trilogia e, in sé, fa proprio le veci della Genesi. Una Genesi gnostica, che possiamo vedere iscritta all'interno delle Piramidi. E che ha corrispettivi precisi nel rituale di ascesi massonica. Più semplicemente: si è affinato lo sguardo di Lucas sulla Tradizione. E più particolareggiata si è fatta la Traduzione della Tradizione...Con The Phantom Menace, il prequel della Trilogia, George Lucas da un lato sconfessa e dall'altro approfondisce il sistema esoterico che aveva reso tanto compatta e proiettiva la saga mitologica di Guerre Stellari. Il primo grido di allarme è stato lanciato dai fan di Luke & Han, all'annuncio che la Forza, in Episode One, era suscettibile di misurazione. E' George Lucas in persona a spiegare su MrShowbiz i motivi che lo hanno condotto a una simile e apparentemente devastante trovata: "Prima dell'ascesi, c'è la materia. La Forza causa la materia". C'è da attendere parecchio per sapere cosa Lucas ha intenzione di rappresentare oltre la materia: conosciamo già il "piano sottile" a cui tutti gli Jedi fanno riferimento (è il piano della Piccola Opera alchemica) e bisognerà aspettare la trilogia di sequel che Lucas ha intenzione di girare chissà quando (per ora siamo all'altezza del secondo episodio della trilogia di prequel).
Tuttavia ha ragione chi tenta di leggere in The Phantom Menace alcune omologie tra simbolismi arcaici (soprattutto di tradizione egizia e di traduzione massonica) e figurazioni del film di Lucas. La parentela più stretta è quella che lega la regina Amidala alla dea egizia Iside. E' la Dea madre di Horus, il Messia egizio, che Luke Skywalker incarna nella Trilogia, e il suo ruolo centrale stabilisce l'equivalenza (di cui Lucas ammette l'esistenza) tra la triade Iside:Osiride:Horus e Amidala:Anakin:Luke.
Un'altra interessante omologia a livello simbolico concerne il sigillo dell'Alleanza dei Ribelli. Il logo della schiera di oppositori all'Impero è la versione rovesciata di un simbolo ben noto a chi si occupa di antropologia delle nuove religioni: trattasi del glifo dell'associazione paramassonica Ancient Arabic Order of the Nobles of the Mystic Shrine, una sorta di Loggia del Leopardo che gli spettatori planetari hanno avuto occasione di conoscere in Happy Days. Nell'immagine a fianco, il logo degli Shriners è a sinistra; a destra, il simbolo dell'Alleanza.
Infine una chicca filologica che rende conto dell'accuratezza dei riferimenti sacrali di cui George Lucas fa uso. Nel tempio egizio di Abydos sono stati individuati alcuni geroglifici interessanti, che l'archeoastronomia valuta in funzione dell'origine extraterrestre della vita. Si tratta di alcuni inesplicabili veicoli, interpretabili facilmente come mezzi di trasporto alieni. Lucas, che conosce la questione, per sostanziare il coté egizio-massonico di Star Wars, ha operato una traduzione sci-fi - precisa fin quasi alla perfezione - di questi glifi, che disegnano i mezzi di trasporto più evocativi della Trilogia.
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http://www.clarence.com/contents/cultura-spettacolo/xfiles/starwars/index.html


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vedi illustrazioni
by fantASMAtiche Thursday April 24, 2003 at 10:46 PM mail:




inquietanti!
Hollywood é una macchina in mano all'apparato del governo piú stragista del mondo che ci plagia il cervello sin da bambini colle sue CAZZATINE x fini puramente commerciali:
Briciamo il cinema made in u$a

http://www.clarence.com/contents/cultura-spettacolo/xfiles/starwars/gallery1.html

E la Forza stia in CULO ad E$$O Codesti quelli
hahaha


http://www.clarence.com/contents/cultura-spettacolo/xfiles/starwars/gallery1.html

http://www.clarence.com/contents/cultura-spettacolo/xfiles/starwars/parsons.html

http://www.clarence.com/contents/cultura-spettacolo/xfiles/starwars/gallery24.html

http://www.geocities.com/teslaconspiracy/image1.html

http://www.geocities.com/teslaconspiracy/frequencies.html

http://www.geocities.com/teslaconspiracy/links.html

http://www.geocities.com/teslaconspiracy/index.html

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tv e cinema ti bruciano il cervello
by x GUERRA PREVENTIVA = GUERRA PERPETUA Tuesday, Jun. 01, 2004 at 8:44 PM mail:

hai raggione HIGH LIGHT FREQUENCY


mille volte meglio leggere e parlare con gente vera che guardare tv monitor computer o andare a vedere lo schermo cinematografico

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Nazisti, Franc Massoni, P2, Gladio, Vaticano, Bildeberger, Bush e Mafia Mondiale
by Globalizazione basta Tuesday, Jun. 01, 2004 at 8:51 PM mail:

...e tanto altro...in attesa dolce del 4 giugno 2004 !!!


http://italy.indymedia.org/news/2003/04/267498_comment.php#269002

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articoli resistenze trascorse e future possibili all'impero
by children's gardens Tuesday, Jun. 01, 2004 at 9:02 PM mail:

articoli resistenze ...
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16 Aprile 1973:il rogo di Primavalle

16 aprile 1973: una data drammatica per una delle vicende più bieche e cruente nella storia della Repubblica.
Manca poco all’alba, quando da una finestra del terzo piano della palazzina che sorge in un lotto di via Bernardo Bibbiena, nel quartiere di Primavalle, a Roma, si levano le urla disperate di un ragazzo che, avvolto dalle fiamme, si sporge dal davanzale.
Attonita, quasi paralizzata, la gente che è accorsa a quelle urla guarda lassù, dove abitano i numerosi componenti della famiglia Mattei. Anzi "i fascisti Mattei".
C'è chi grida a quella sagoma, ormai avvolta dalle fiamme, di buttarsi giù, chi gli urla di fuggire dalle scale. Ma per il povero ragazzo, ormai allo stremo delle forze, non c'è più via di salvezza. Una barriera di fuoco gli impedisce di uscire dalla stanza angusta, né può gettarsi dalla finestra perché il fratellino, in preda al panico, gli si è aggrappato alle gambe.
Quando giungono i soccorsi ed i primi getti d'acqua dei Vigili del Fuoco raggiungono la finestra, è ormai troppo tardi. Virgilio, 22 anni e Stefano, 10, in pochi istanti, sono diventati neri ed informi come due rami bruciati da un fulmine.
In pochi istanti si consuma quello che passerà alle cronache come il Rogo di Primavalle: qualcuno, nottetempo, ha fatto filtrare, sotto la porta dell’abitazione dei Mattei, del liquido infiammabile. L’appartamento brucia in pochi attimi. A stento si salvano dalle fiamme soltanto Mario Mattei, sua moglie Anna Maria Macconi e quattro dei loro sei figli, Silvia, Lucia, Antonella e Giampaolo, il più piccolo. Per Virgilio e Stefano non ci sarà nulla da fare.
Chi ha appiccato il Rogo di Primavalle?
Le indagini si indirizzano fin da subito su tre militanti di Potere Operaio. Il loro è stato un folle gesto di militanza antifascista dal momento che Mattei è il segretario della sezione missina di Primavalle? Oppure, come cercherà di dimostrare la difesa dei tre imputati, l’incendio è scaturito da una faida scatenatasi tra neofascisti all’interno della sezione stessa?
Dopo alterne risultanze processuali, la giustizia confermerà la prima ipotesi.
I tre militanti di Potere Operaio, Achille Lollo, Marino Clavo e Manlio Grillo, saranno condannati, con sentenza definitiva, a 18 anni di reclusione. Ma il loro debito con la giustizia non è mai stato saldato.

http://www.misteriditalia.com/estremadestra/rogo-primavalle/download/LASTRAGEDIPRIMAVALLE.rtf


Potere Operaio

La caratteristica di Potere operaio sta nel fatto di essere stato, a lungo, il gruppo più perseguito - e perseguitato – dalla magistratura italiana.
Il clou delle sue vicende giudiziarie il gruppo – fondato nell’estate del 1969 – lo raggiungerà nella primavera di dieci anni dopo, quando il 7 aprile 1979, scatterà la più vasta operazione anti-terrorismo degli anni Settanta, destinata a rivelarsi, anni dopo, una vera bolla di sapone, esempio emblematico di come anche in Italia i giudici abbiano operato contro le formazioni di sinistra (complice il PCI), partendo da falsi teoremi costruiti a tavolino e da veri pregiudizi ideologici.
Ancora oggi c’è chi crede che Potere operaio sia stato soltanto la facciata di copertura di un covo di eversori in armi. In realtà Potop è stato soprattutto la formazione della nuova sinistra più radicale ed estremista da cui sono usciti solo alcuni esponenti della lotta armata, ma – insieme – molti teorizzatori (li hanno chiamati "cattivi maestri") dell’opposizione violenta al sistema. Da qui a bollare Potere operaio come organizzazione eversiva ne corre.
Il limite, ma al tempo stesso lo specifico, di Potere operaio è stato l’eccessivo operaismo (a parole negato), ossia una visione della società troppo spesso incapace di oltrepassare le mura della fabbrica.
Ed è stato proprio il forte calo delle lotte operaie che si è registrato agli inizi degli anni Settanta – dopo il fiorire dell’autunno caldo – a segnare la fine di questa organizzazione che è poi scivolata nell’arroccamento della cosiddetta autonomia operaia.
Un pregio va, comunque, riconosciuto a Potere operaio: il tentativo, anche se fallito, di reinterpretare il marxismo in chiave industriale, sulla base di uno slogan poi assunto dallo stesso sindacato: "lavorare meno, lavorare tutti". Una visione più moderna dei rapporti di fabbrica, ricavata dalla massificazione della fabbrica stessa. Allo stesso tempo l’intuizione principe e l’epitaffio di questa organizzazione.
L’OPERAISMO DI POTERE OPERAIO
http://www.misteriditalia.com/il68/fine-nascita/potere-operaio/download/OK%20-%20Potere%20operaio%20(download).doc

16 APRILE 1973:
il rogo di Primavalle
http://www.misteriditalia.com/estremadestra/rogo-primavalle/

Le organizzazioni Marxiste-Leniniste

Una galassia impenetrabile di sigle. Tutte con in comune due lettere dell’alfabeto messe tra parentesi, sperate da un trattino. Una emme ed una elle (m-l): m come marxista ed l come leninista.
Sono le formazioni politiche sbrigativamente definite filo-cinesi, oppure maoiste o, in maniera più sofisticata, emmelliste. In Italia appartengono ad una tradizione politica che affonda le radici all’inizio degli anni Sessanta, quando la stagione diversa del ‘68 è ancora di là da venire. All’origine c’è un certo dissenso che cresce in alcune sezioni del PCI, specie all’interno di una base irriducibilmente stalinista. A questa tendenza, con il passare degli anni - e soprattutto con il sopraggiungere della destalinizzazione, della crisi cino-sovietica e della "rivoluzione culturale" a Pechino – si somma una sconfinata ammirazione per "il grande timoniere" Mao tsetung e il suo libretto rosso.
Il risultato sono una trentina di rissosi partitini – tutti rigorosamente (m-l) - che vanno a collocarsi alla sinistra del PCI con un altro denominatore comune: il settarismo, il dogmatismo ideologico, il culto ossessivo per il centralismo democratico e perfino un certo folklore rivoluzionario, matrimoni tra militanti compresi.

L’ARCIPELAGO DEI GRUPPI MARXISTI-LENINISTI
http://www.misteriditalia.com/il68/fine-nascita/organizzazioni/download/OK%20-%20i%20marxisti-leninisti%20(down).doc

Lotta Continua - Lo spontaneismo organizzato

Certamente l’esperienza più interessante ed innovativa di tutto il panorama dei gruppi e gruppetti emersi dal movimento del ’68. Ma altrettanto certamente, anche, la formazione più nevrotica, politicamente instabile e autodistruttiva che abbia vissuto quella stagione.
Lotta Continua rappresenta, almeno per quella fase che va dal 1969 al 1972, la formazione più grande e forte della sinistra extraparlamentare italiana, capace com’è di unificare - su base solo all’apparenza spontanea - giovani militanti provenienti dalle esperienze più disparate: cattolici di base, movimentisti, fricchettoni spoliticizzati, intellettuali. La sua forza è il giornale, forse, nel panorama dei quotidiani della nuova sinistra, il prodotto più giornalistico che sia mai esistito e che ha sfornato "giornalisti di razza" come – solo per citarne alcuni - Enrico Deaglio, Gad Lerner e lo stesso Adriano Sofri.
Il limite più grande di Lotta Continua – in paradossale contrasto con la sua essenza apparentemente spontanea e casinara – è stato il verticismo della sua direzione politica, tutta racchiusa nelle mani di Adriano Sofri, il vate del movimento, il nume tutelare del giornale ed il depositario di una linea costantemente oscillante tra il movimentismo più sfrenato (e a volte spinto) e un certo operaismo di maniera, di impronta economicista.
L’esistenza di Lotta Continua resta marchiata dal continuo tentativo di essere egemonizzante su tutto il movimento, tentativo in realtà mai riuscito e che ha spesso condotto questa formazione politica ad atteggiamenti in controtendenza: se il movimento era in ripiegamento, LC sparava alto ("prendiamoci la città"); se il movimento viveva una fase "rivoluzionaria", Lotta Continua faceva suo lo slogan "il PCI al governo".
Singolare anche la deriva politica che ha investito i suoi dirigenti storici che, una volta sciolto il gruppo, sono quasi tutti finiti a militare politicamente - o solo culturalmente - nelle fila della destra berlusconiana.

LOTTA CONTINUA, LA PARABOLA DI UN’ORGANIZZAZIONE
http://www.misteriditalia.com/il68/fine-nascita/lotta-continua/download/LOTTA-CONTINUA.rtf

Avanguardia Operaia

Tra tutte le organizzazioni della nuova sinistra nate sull’onda del ’68, Avanguardia operaia è certamente da ritenere la formazione più solida e produttiva, almeno sul piano della ricerca e dell’approfondimento teorico. La prima caratteristica deriva, essenzialmente, dal suo contenuto ideologico che la colloca all’interno di un’area marxista-leninista non esasperata (elemento che contraddistingue invece le organizzazioni filocinesi), ma anzi mitigata da una formazione originaria trozkista del grosso dei suoi dirigenti e da una lunga frequentazione di fabbrica. La sua capacità di riflessione e di studio deriva invece dalla stessa impostazione del gruppo, alieno dal movimentismo fine a se stesso e ad un certo andazzo avventurista che invece ha sempre segnato gruppi come Lotta continua. Non è un caso, infatti, che assieme a quello del Manifesto, il gruppo dirigente di AO si sia rivelato alla lunga il più longevo e che oggi alcuni dei fondatori dell’organizzazione siano inseriti ai vertici di partiti di opposizione presenti in Parlamento: dai Verdi a Rifondazione comunista, mentre nessuno ha scelto di continuare il lavoro politico nei DS. Detto questo non va sottaciuto che Avanguardia operaia è stato anche un gruppo violento, dotato di un servizio d’ordine molto militarizzato, incappato in brutte vicende, come quella dell’omicidio del giovane neofascista Sergio Ramelli. Notevole è stata anche la capacità di aggregazione di AO che però non è mai riuscita a radicarsi da Roma in giù.

AVANGUARDIA OPERAIA:marxisti-leninisti senza dogmatismi
http://www.misteriditalia.com/il68/fine-nascita/avanguardia/download/OK%20-%20avanguardia%20operaia%20(down).doc

Dell’esperienza critica del mensile
Il Manifesto e della sua trasformazione in partitino della nuova sinistra – con tutti i vizi classici di una piccola formazione politica – resta, dopo 15 anni di vicissitudini, un unico patrimonio, per nulla disprezzabile: un quotidiano dallo stesso nome che esce ormai da 30 anni.
Nato dal dissenso interno al PCI, il gruppo del Manifesto può essere definito – senza tema di smentite – l’insieme più qualificato e intellettualmente capace di quella un tempo fu l’intera sinistra extraparlamentare.
Privo di velleitarismi, restio


all’avventurismo – e per questo continuamente tacciato di moderatismo –
Il Manifesto - inteso come formazione politica - ha continuamente operato perché la stessa nuova sinistra non perdesse di vista come interlocutore, difficile quanto caparbio, quello che era il "più grande partito comunista d’occidente".
Non alieno da errori di valutazione (vedi le sempre quasi tragiche esperienze elettorali), Il Manifesto – qui inteso invece come organo d’informazione – ha cercato di tenere desto uno spirito critico interno alla sinistra rivoluzionaria, battendosi contro la scelta del terrorismo - ritenuto solo una mera scorciatoia politica – e tentando la via dell’unificazione con le altre forze, laddove questa era praticabile.
Se l’esperienza del PDUP per il comunismo – che nasce proprio dal tentativo di trasformare in partito il gruppo del Manifesto - oggi appare minimale e poco produttiva, non va dimenticata la fine autodistruttiva intrapresa da altre forze, come Lotta continua e Potere operaio. Una considerazione, questa, che certamente non salva nessuno e non può costituire un alibi, ma che lascia intendere come sia stato diversificato, composito e variegato l’insieme dei percorsi interni a quella che una volta si diceva fosse "la sinistra di classe".

DAL MANIFESTO AL PDUP PER IL COMUNISMO
http://www.misteriditalia.com/il68/fine-nascita/manifesto/download/OK%20-%20Il%20manifesto%20(download).doc

Le Varie Sinistre

Dalla sinistra tradizionale - ma anche da quella che si polarizza attorno al movimento del ’68 - sono stati sempre considerati alla stregua di residui del passato. Sono sempre stati pochi e anche all’interno dell’insieme della sinistra extraparlamentare hanno sempre contato poco. Eppure – ancora ai giorni nostri – sono fieri di aver attraversato con le loro idee quasi un secolo di storia. Le loro organizzazioni rappresentano una piccola galassia, quanto mai complessa, ed articolata, spesso sotterranea, e pur essendo estremamente teorici e – forse per questo – marginali incarnano una realtà storica che sarebbe sbagliato non considerare. All’interno di quest’area che abbiamo definito della Sinistra


Comunista si collocano tre filoni: due filoni fanno capo ad una tendenza al dissenso: i trozkisti ed i bordighisti. Il terzo filone è invece quello classico del leninismo che ha, però, sempre rifiutato la contaminazione cinese.

I TROTZKISTI
http://www.misteriditalia.com/il68/fine-nascita/sinistra-comunista/trotzkisti/

I BORDIGHISTI
http://www.misteriditalia.com/il68/fine-nascita/sinistra-comunista/bordighisti/

I LENINISTI ORTODOSSI
http://www.misteriditalia.com/il68/fine-nascita/sinistra-comunista/leninisti-ortodossi/

ORGANIZZAZIONI POST ‘68
http://www.misteriditalia.com/il68/fine-nascita/sinistra-comunista/organizzazioni-post-68/
------------------------------------------------------------------------------------------------------------------------------------------------------------------------------------Associazione culturale "Storia in rete"

Direzione: direzione@misteriditalia.com
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Misteri d'Italia è un archivio storico-giornalistico che raccoglie documenti e materiali di cui è accertata la provenienza e di cui viene sempre citata la fonte. I documenti e i materiali raccolti in questo sito non rappresentano, comunque, il parere dei curatori dello stesso.

Web project by: Adriano Sacchetti mailto: regista@tin.it

http://italy.indymedia.org/news/2003/04/268944_comment.php#268962

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unabomber agente fininvest
by anti rai anti media seth (il diavo) Tuesday, Jun. 01, 2004 at 9:18 PM mail:

Sapete da quando Bettino Craxi é crepato chi é il maggiore azionista della FINInvest?

FINI !

Infatti: FINIinvest = Fini invest

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ATTACK OF THE CLONES:The Mind Control Ipothesis
by Ci stanno accondizionando le neurona Tuesday, Jun. 01, 2004 at 9:21 PM mail:

Cospirazione STAR WARS

Tutto sull'ipotesi di complotto di Guerre Stellari


The mess of psycho-studies revealing how light frequencies have been used in "Episode II" to control items and perception of human behaviour and consciousness.

STAR WARS, STAR MIND

Dr. Micheal Norton and dr. James Woodword, resident professors in W.L.A. University in Los Angeles, have proved that director George Lucas provided to keep, in many scenes from STAR WARS EPISODE II, high light frequencies that may increase dependence on some behaviour items and subcounscious perceptions, whose effects are not yet intercepted. The most famous scene where high light frequencies are employed is the set of the two Jedi fighting against Master Sethi: in darkness we gaze the multiple flash of light's swords in cross or rotation. Dr. Norton and dr. Woodword have been involved in studies around the rithm and the intensity of such flashes, and discovered that it's a harmonious and explicit quote of the microwave brain's way of transmitting electric impulses to peripheric zone of the brain. Limic system is excited by the vision of the light sequence showed by the scene. Dr. Norton and dr. Woodword admit that the construction of intensive high frequencies captable by brain is similar to subconscious manipulation we know under the name of MIND CONTROL.

THE CONCEPT

This is the graphic Dr Norton and Dr Woodword have concluded symbolizes the whole extension of the light flashes showed in the Jedi's fighting scene. Its impulse is really perceived by human brain, creating a deep enchant and stimulating subconscious items a scientific pool of W.L.A. is actually considering in effects and results.

THE IMAGES
Some scenes and frames studied by the staff at W.L.A.
http://www.geocities.com/teslaconspiracy/image1.html


THE FREQUENCIES


The following table shows the properties of brain microwaves perception by dielectric high frequencies source made of any genre of polymer.
Polymer Dielectric Constant 50Hz Dielectric Constant 1Mhz Dielectric Strength (Kv/cm) Dissipation Factor (x10^-3) 50Hz Dissipation Factor (x10^-3) 1Mhz
LDPE 2.29 2.28 370 .15 .08
HDPE 2.35 2.34 -- .24 .20
PP 2.27 2.25 240 .40 .50
PVC-plasticized 4-8 4-5 270 80 120
PS-polystyrene 2.5 2.5 200-300 .1-.4 .05-.4
ABS 2.4-5 2.4-3.8 ~400 3-8 2-15
PMMA-Plexiglass 3.3-3.9 2.2-3.2 140 40-60 4-40
POM 3.7 3.7 400 5 5
PTFE-Teflon 2.1 2.1 480 .2 .2
PCTFE 2.3-2.8 2.3-2.5 550 1 20
PA-6-Nylon 6 3.8 3.4 400 10 30
PA-66-Nylon 66 8 4 600 140 80
PC-Lexan 3.0 2.9 380 .7 10
PET-Mylar 4.0 4.0 420 2 20
PI 3.5 3.4 560 2 5
PUR-linear 5.8 4.0 >300 120 70
PUR-thermoset 3.6 3.4 240 50 50
PUR-thermoplas 6.6 5.6 300 30 60
CAB 3.7 3.5 400 6 21
Silicone 3.6 200 5-13 7
Pure Mineral Oil 2.2 79
http://www.geocities.com/teslaconspiracy/frequencies.html


PROF. TESLA


As said, it's in prof. Tesla studies Dr Norton and Dr Woodword have found the scientific platform to conclude about the deep subconscious influence driven by viewing some scenes from EPISODE II by director George Lucas. Here's a prof. Tesla's bio sketch.

Tesla, Nikola
(b. July 9/10, 1856, Smiljan, Croatia--d. Jan. 7, 1943, New York City), Serbian-American inventor and researcher who discovered the rotating magnetic field, the basis of most alternating-current machinery. He emigrated to the United States in 1884 and sold the patent rights to his system of alternating-current dynamos, transformers, and motors to George Westinghouse the following year. In 1891 he invented the Tesla coil, an induction coil widely used in radio technology. Tesla was from a family of Serbian origin. His father was an Orthodox priest; his mother was unschooled but highly intelligent. A dreamer with a poetic touch, as he matured Tesla added to these earlier qualities those of self-discipline and a desire for precision.
Training for an engineering career, he attended the Technical University at Graz, Austria, and the University of Prague. At Graz he first saw the Gramme dynamo, which operated as a generator and, when reversed, became an electric motor, and he conceived a way to use alternating current to advantage. Later, at Budapest, he visualized the principle of the rotating magnetic field and developed plans for an induction motor that would become his first step toward the successful utilization of alternating current. In 1882 Tesla went to work in Paris for the Continental Edison Company, and, while on assignment to Strassburg in 1883, he constructed, in after-work hours, his first induction motor. Tesla sailed for America in 1884, arriving in New York, with four cents in his pocket, a few of his own poems, and calculations for a flying machine. He first found employment with Thomas Edison, but the two inventors were far apart in background and methods, and their separation was inevitable.
In May 1885, George Westinghouse, head of the Westinghouse Electric Company in Pittsburgh, bought the patent rights to Tesla's polyphase system of alternating-current dynamos, transformers, and motors. The transaction precipitated a titanic power struggle between Edison's direct-current systems and the Tesla-Westinghouse alternating-current approach, which eventually won out.
Tesla soon established his own laboratory, where his inventive mind could be given free rein. He experimented with shadowgraphs similar to those that later were to be used by Wilhelm Röntgen when he discovered X-rays in 1895. Tesla's countless experiments included work on a carbon button lamp, on the power of electrical resonance, and on various types of lighting.
Tesla gave exhibitions in his laboratory in which he lighted lamps without wires by allowing electricity to flow through his body, to allay fears of alternating current. He was often invited to lecture at home and abroad. The Tesla coil, which he invented in 1891, is widely used today in radio and television sets and other electronic equipment. That year also marked the date of Tesla's United States citizenship.
Westinghouse used Tesla's system to light the World's Columbian Exposition at Chicago in 1893. His success was a factor in winning him the contract to install the first power machinery at Niagara Falls, which bore Tesla's name and patent numbers. The project carried power to Buffalo by 1896.
In 1898 Tesla announced his invention of a teleautomatic boat guided by remote control. When skepticism was voiced, Tesla proved his claims for it before a crowd in Madison Square Garden.
In Colorado Springs, Colo., where he stayed from May 1899 until early 1900, Tesla made what he regarded as his most important discovery-- terrestrial stationary waves. By this discovery he proved that the Earth could be used as a conductor and would be as responsive as a tuning fork to electrical vibrations of a certain frequency. He also lighted 200 lamps without wires from a distance of 25 miles (40 kilometres) and created man-made lightning, producing flashes measuring 135 feet (41 metres). At one time he was certain he had received signals from another planet in his Colorado laboratory, a claim that was met with derision in some scientific journals.
Returning to New York in 1900, Tesla began construction on Long Island of a wireless world broadcasting tower, with $150,000 capital from the American financier J. Pierpont Morgan. Tesla claimed he secured the loan by assigning 51 percent of his patent rights of telephony and telegraphy to Morgan. He expected to provide worldwide communication and to furnish facilities for sending pictures, messages, weather warnings, and stock reports. The project was abandoned because of a financial panic, labour troubles, and Morgan's withdrawal of support. It was Tesla's greatest defeat.
Tesla's work then shifted to turbines and other projects. Because of a lack of funds, his ideas remained in his notebooks, which are still examined by engineers for unexploited clues. In 1915 he was severely disappointed when a report that he and Edison were to share the Nobel Prize proved erroneous. Tesla was the recipient of the Edison Medal in 1917, the highest honour that the American Institute of Electrical Engineers could bestow.
Tesla allowed himself only a few close friends. Among them were the writers Robert Underwood Johnson, Mark Twain, and Francis Marion Crawford. He was quite impractical in financial matters and an eccentric, driven by compulsions and a progressive germ phobia. But he had a way of intuitively sensing hidden scientific secrets and employing his inventive talent to prove his hypotheses. Tesla was a godsend to reporters who sought sensational copy but a problem to editors who were uncertain how seriously his futuristic prophecies should be regarded. Caustic criticism greeted his speculations concerning communication with other planets, his assertions that he could split the Earth like an apple, and his claim of having invented a death ray capable of destroying 10,000 airplanes at a distance of 250 miles (400 kilometres).
After Tesla's death the custodian of alien property impounded his trunks, which held his papers, his diplomas and other honours, his letters, and his laboratory notes. These were eventually inherited by Tesla's nephew, Sava Kosanovich, and later housed in the Nikola Tesla Museum in Belgrade. Hundreds filed into New York City's Cathedral of St. John the Divine for his funeral services, and a flood of messages acknowledged the loss of a great genius. Three Nobel Prize recipients addressed their tribute to "one of the outstanding intellects of the world who paved the way for many of the technological developments of modern times."

HIGH LIGHT FREQUENCY

The studies of prof. Tesla followers show that it's possible to obtain some high voltage frequency without reaching highest degrees of temperture. Such substance is called PLASMA and it's the empty space radiation causing the perception of the inner conscious of the man. The simplest machines prof. Tesla created to make the PLASMA quite harder, in order to identify the dimension running up over whole the universe and... our mind itself, put in evidence that PLASMA answers to the ancient matter around AETHERICAL UBIQUITY. It's told by prof. Tesla himself that there's a continuity between aetherical waves and mental vibration he names "subtile plan". Thanks to the studies inspired by prof. Tesla, we are able to watch the model of propagance of such waves in the graphic below, materializing the ways PLASMA expand itself in our dimensions and goes back to its nucleum.

LINKS ON PROF TESLA'S STUDIES


Nikola Tesla - information on the inventor/electrical engineer.
Nikola Tesla - Erased at the Smithsonian - campaign to promote Tesla and his achievements in a more representative manner at the Smithsonian.
Nikola Tesla - Man Out of Time - highlights some of Tesla's major inventions.
Nikola Tesla Museum (Federal Republic of Yugoslavia)
Nikola Tesla Patents - the complete listing of all 112 of Nikola Tesla's U.S. patents.
Tesla - Tripping the Light Electric - Lance Accord directed this short film about inventor and physicist Nikola Tesla's time spent in Colorado Springs.
Tesla Engine Builders Association - formed to provide accurate information and assistance to those interested in building reproductions of the Tesla turbine engine.
Tesla Memorial Society of New York - offers history, information, links, and news.
Tesla Wardenclyffe Project - devoted to restoring electrical pioneer Nikola Tesla's laboratory in New York and converting it to a science museum complex.
Tesla: Master of Lightning - the life and legacy of the electrical visionary who pioneered AC motors, high-frequency lighting, radio, and remote-control devices. Introduces basic concepts of electricity.
http://www.geocities.com/teslaconspiracy/links.html
http://www.geocities.com/teslaconspiracy/index.html
----------------------------------------------------------------------------------------------------------------------------LA MINACCIA NON E' FANTASMA

COSPIRAZIONE "STAR WARS"

LA MINACCIA NON E' FANTASMA

COSPIRAZIONE "STAR WARS"

Pensate alla saga di Guerre Stellari.
Pensateci un attimo.
Da decenni dagli schermi si affaccia l'Imperatore del Male. Luke Skywalker (letteralmente: "Luca che solca il Cielo") e il suo Maestro (scomparso dal piano fisico e operante su un piano più sottile) lanciano alla Morte Nera un assalto continuo.
Rimbomba dagli esordi l'appello del "lato oscuro della Forza". Nel prequel, Episode One, una regina che si chiama Amidala (il nome rimanda ad Amigdala, un elemento del complesso cerebrale) è la filologica traduzione cinematografica della dea egizia Iside.
Demoni, dèi, spiti malvagi e genî benigni si incrociano sugli schermi. Aggiungete che l'ideatore e realizzatore della saga, nell'ulteriore saga di Indiana Jones, tratta di Sacro Graal, Arca dell'Alleanza, esoterismo e nazismo. E ora chiedetevi: siete sicuri di avere visto ciò che avete visto, quando al cinema o su vhs avete assistito all'epica serie di Guerre Stellari?
E siete certi che George Lucas sia quello che passa per essere, cioè un geniale ma semplice regista e produttore? Guerre Stellari è più che un evento cinematografico.
E' una colossale operazione trasla la mitologia umana direttamente a Hollywood. Questa operazione è sospetta: convergono in Star Wars nomi ambigui - da Aleister Crowley a L. Ron Hubbard, da Werner Von Braun a Jack Parson -, mentre si incomincia a conoscere qualcosa di preciso a proposito degli interessi esoterici di George Lucas.
E la Morte Nera appare per quello che davvero è:
un segnale destinato a chi ha occhi per vedere...

EPISODE II: I MESSAGGI SUBLIMINALI
Due studiosi dell'università di Los Angeles lo hanno dimostrato: esiste una struttura subliminale che corre lungo tutto il nuovo prequel di Star Wars. Si tratta di flash luminosi capaci di influenzare l'inconscio, attraverso l'emissione di frequenze e ritmi impercettibili, culminanti nella celebre scena del duello al buio con le spade laser. L'incredibile ricerca, i suoi esiti, le reazioni.

[ VAI ALLO SPECIALE ]http://www.clarence.com/contents/cultura-spettacolo/xfiles/starwars/2/

http://www.clarence.com/contents/cultura-spettacolo/xfiles/starwars/
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EPISODE II: I MESSAGGI SUBLIMINALI
Cospirazione STAR WARS
Tutto sull'ipotesi di complotto di Guerre Stellari
Nessuno era mai arrivato a pensare a tanto. Ormai è ufficiale: la cospirazione Star Wars, di cui si sta vociferando da anni, esiste realmente. A dimostrarlo è lo staff di neurobiologia dell'Università W.L.A. di stanza a Los Angeles, sotto la guida del dottor Micheal Norton e del suo collega James Woodword. Formatisi alla scuola degli studi di energetica ispirata dai celebri esperimenti di Nikolai Tesla, Norton & Woodward sono due ricercatori utilizzati spesso dall'FBI nell'elaborazione di profili di psicotici e borderline. Sono stati inoltre convocati dalla Corte Suprema, in qualità di esperti, per la valutazione dei documenti relativi al progetto Paperclip - Controllo Mentale, che il Dipartimento di Stato ha recentemente deciso di declassificare. Sulla scorta delle conoscenze del progetto di Mind Control, promosso dall'Oss e dalla Cia a partire da metà degli anni Cinquanta, i due studiosi statunitensi hanno deciso di esaminare le frequenze luminose irradiate dalle scene di Episode II, il nuovo prequel della saga Star Wars, di cui George Lucas è demiurgo totale. Seguendo una linea piuttosto popolare della Conspiracy Theory, la teoria della storia dei complotti che, dopo i fatti dell'11 settembre, è ascesa agli onori delle cronache, Norton & Woodword hanno applicato al loro campo di indagine i parametri sperimentali del progetto MK Ultra (una sigla secondaria del protocollo di studi segreti sul controllo mentale). I risultati sono sconcertanti. È soprattutto nella scena della battaglia tra Anakin, Obi Uan e Sethi, in chiusura di film, che la potenza di irradiazione di alte frequenze luminose raggiunge un'intensità e un ritmo apicali - e corrisponde a pieno alle frequenze e ai ritmi delle stesse con cui il cervello trasmette informazioni a zone particolari del sistema limbico. I due scienziati, immediatamente interpellati dagli organi d'informazione statunitensi, non hanno voluto rilasciare dichiarazioni circa gli eventuali effetti dell'esposizione alla scena in questione, sottolineando che il loro studio evidenzia una costante "radiazione di fondo" (come l'hanno chiamata gli stessi Norton e Woodword) per tutta la durata della pellicola. C'è preoccupazione intorno agli esiti della ricerca targata W.L.A. Ci si chiede se Episode II favorisca dipendenza o esponga al rischio epilessia, secondo i medesimi princìpi con cui alcuni videogames hanno sortito effetti simili. A dire il vero, il protocollo di ricerca Norton-Woodword indaga sulla possibilità che esista una frequenza sottile, quasi un suono senza suono o una luce senza luce, da cui, secondo le tesi del professor Tesla, prenderebbero vita le forme percepibili di energia. Però è certo che la scoperta introno all'intenzionalità, da parte dello staff Lucas, di costruire un piano subliminale di trasmissione di impulsi invera ogni ipotesi relativa alla cospirazione Star Wars. Timide le dichiarazioni ufficiali da parte della casa di produzione, che ricorda la recente scoperta sulla presenza "subliminale" della struttura cerebrale nel Giudizio Universale di Michelangelo - assai simile, nella sostanza, a quella di cui è protagonista la coppia della W.L.A. E si annuncia uno speciale della ABC, che promette nuove rivelazioni su Episode II, proprio nel momento in cui il prequel di Lucas è in testa alle classifiche di mezzo mondo.
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IL SITO CHE HA LANCIATO LO SCOOP
Quel che è giusto è giusto: questa volta non c'è CNN o Drudge Report che tengano, lo scoop sulla presenza di strutture subliminali in Episode II sta nella Rete dei poveri, al di fuori dei grandi network. Sono stati i curatori di Star Wars - The Mind Control Conspiracy a pubblicare per primi, a tempo di record, i risultati dell'incredibile ricerca di Norton e Woodword, poi ripresa un po' ovunque. Adepti di Tesla e delle sue teorie sull'energia sottile, i webmaster del sito complottista sono stati subissati di richieste di chiarimento. Peccato che sia praticamente impossibile ottenere risposta. Il loro web è una scoperta continua. Da rabbrividire...
[ CONTINUA ]http://www.geocities.com/teslaconspiracy/index.html
--------------------------------------------------------------------------------------------------------------------------CHI È NICOLAJ TESLA
Norton e Woodword, esaminando i protocolli di controllo mentale presenti subliminalmente in Episode II, si richiamano agli studi dello scienziato di Nikolai Tesla, uno dei fisici più indagati a proposito della continuità tra energia visibile, energia mentale ed energia "sottile". Chi fu questo scienziato che sembra avere intuito la traiettoria della scienza del XXI secolo? Nacque l'11 luglio 1856 a Smiljan in Croazia, dal reverendo Milutin Tesla e Djouka. Dopo aver abbandonato la famiglia si stabilì in America e iniziò a lavorare sotto il grande inventore Edison, il quale basava tutte le sue scoperte elettriche sulla corrente continua. Tesla aveva in mente un sistema di corrente alternata, quindi non più corrente sempre con la stessa polarità, bensì una corrente che alterna la sua polarità con una certa frequenza fissa e prestabilita. Il tempo ha dato ragione a Tesla. In seguito compì una serie di esperimenti con campi elettrici enormi, con fulmini creati in laboratorio di diverse decine di migliaia di volt che lo portarono alla costruzione di un tubo catodico e del microscopio elettronico prima ancora della scoperta degli elettroni, un tubo luminoso che emetteva raggi X e con il quale la fotografia delle ossa della sua mano, a luci fluorescenti senza fili. Quest'ultima invenzione per Tesla dimostrava l'applicabilità di una sua grandissima aspirazione inventiva: trasmettere l'energia elettrica senza fili e gratis a tutte la case del mondo tramite l'aria. Mentre si occupava di dimostrare la continuità tra energia psichica, energia elettrica ed energia "eterica", nel 1940 Tesla accennò ad un prototipo di laser e di ordigno al plasma che produceva particelle ad alta energia nella ionosfera. Questa teleforza sarebbe stata in grado di liquefare il motore di un aereo a 250 miglia di distanza ed è oggi nota con l'ambiguo nomignolo di "raggio della morte". Il 5 gennaio 1943, in piena guerra mondiale, Tesla telefonò al Dipartimento della guerra e parlò con il colonnello Erskine, al quale offrì i segreti della sua arma. Il militare non conosceva Tesla e pensò che si trattasse di un pazzo. Tra il 5 e l'8 gennaio Tesla morì a causa di un attacco cardiaco. Dopo pochissimi giorni l'FBI aprì un indagine perché gli appunti di Tesla potevano in qualche modo essere pericolosi per gli Stati Uniti. Fu confiscato tutto, due camion pieni di macchinari e schedari. Il lavoro di Tesla fu dichiarato top secret e qualsiasi discussione in merito fu vietata.
-------------------------------------------------------------------------------------------------------------------------GLI STRANI SIMBOLI DI "STAR WARS"
Scene topiche della Trilogia e nuovi riferimenti simbolici in Phantom Menace: ecco il sistema esoterico tradotto da George Lucas in pellicola hollywoodiana. E' una specie di algebra dell'iniziazione, di riassunto sapienziale, che milioni di spettatori in tutto il pianeta hanno bevuto senza sapere cosa stava svolgendosi davanti a loro...
------------------------------------------------------------------------------------------------------------------------- LEO ORIGINI OCCULTE DI GEORGE LUCAS
Quando a George Lucas venne chiesto perché avesse girato le due trilogie di Star Wars e di Indiana Jones, la risposta fu sconcertante, se si pensa a cosa sia la folla materialista e trendy che si agita intorno a Hollywood: "Io voglio ricreare una mitologia". E' il passaggio di un'intervista che Lucas ha rilasciato a MrShowbiz e, francamente, non è nulla di inquietante se non si colloca il personaggio Lucas. Ecco la biografia occulta del regista di Guerre Stellari.
George Walton Lucas Jr. è nato il 14 maggio 1944 a Modesto, in California. Dopo avere esordito nel 1965 con Look at Life, è giunto al successo due anni dopo, con un piccolo capolavoro, THX 1138. Ambientato in un futuro dominato dall'eugenetica, il film si ispira dichiaratamente a 1984 di Orwell e al Mondo nuovo di Huxley, due opere forgiate all'interno del cerchio dell'ideologia fabiana, a cui Lucas incominciò presto a interessarsi, mercé la conoscenza di Jack Parsons, che lo iniziò alla lettura dei testi sacri della Golden Dawn di Crowley. Matura in questo contesto esoterico la composizione, da parte di George Lucas, degli scritti di Journal of Will, il baillamme pseudoesoterico, tutto giocato sulla metafora fantascientifica, che figlierà la trama della saga di Star Wars e il cui titolo è un'esplicita citazione del motto di Crowley, "Love is the law, love under Will". Furono direttamente gli scritti di Parsons a determinare l'universo di riferimento della Trilogia. Parsons è l'autentico creatore del programma spaziale Usa e, al tempo stesso, il Maestro della Loggia Agapè, una confraternita paramassonica votata al culto neopagano della Grande Madre e all'opera di perpetuazione della tradizione alchemica. Le tematiche dell'Anticristo (Parsons stesso asseriva di esserne l'incarnazione) e del Nuovo Messia, innestate sulla complessa ritologia sessuale elaborata e praticata dal giro californiano che ruotava intorno a Parsons, creano in nuce il cosmo di simboli, personaggi e deità che presiede a tutto il ciclo di Star Wars (per chi desiderasse approfondire, c'è una bellissima biografia di Parsons che arriva fino a Lucas: Sex and Rockets : The Occult World of Jack Parsons - uno dei coautori è Robert Anton Wilson, l'autore della Trilogia degli Illuminati e il massimo esperto planetario in cospirazioni).
Il luogo in cui George Lucas vive, lo Skywalker Ranch, è fatto oggetto di studi attenti da parte dei teorici del complotto. Il quartiere generale della Industrial Light and Magic (al tempo stesso residenza del regista e produttore) si trova a Nicasio, in California. George Lucas ha disposto faticose opere di livellamento del terreno per costruire il suo ranch. A partire proprio dalla posizione della costruzione si è scatenato il delirio interpretativo dei cospirazionisti. Secondo i canoni dell'astroarcheologia, per esempio, con l'applicazione del programma RedShift3, è risultata una ricorsività dei 33°19'15" tra lo Skywalker ranch e Sole Luna e Marte: è il medesimo rapporto angolare che ha reso possibile determinare come il complesso piramidale di Giza sia in rapporto con la costellazione di Orione. E' impressionante la deduzione che i complottisti compiono delle simbologie massoniche inerenti al ranch di Lucas. La rilevanza che tutto ciò sia vero o meno, comunque, è inversamente proporzionale all'importanza che la mitologia di Star Wars ha acquisito a un livello di massa talmente vasto, che nessuna religione tradizionale è mai riuscita a raggiungere.
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VENNERO DA ORIONE?

La Scienza sta crollando. L'archeologia, quella cosiddetta "scientifica" e "ortodossa", non è in grado di rispondere alle accuratissime ipotesi formulate dai Martin Mystère che la stanno corrodendo di giorno in giorno. Scienziati come Hancock (nell'immagine sotto, davanti a Giza), Bauval e Lemesurier hanno unificato, in una teoria altamente scientifica, dati e rilevazioni sull'origine della civiltà egizia, sgretolando la cronologia che fino a qui era sembrata inamovibile dogma: la data di costruzione delle piramidi andrebbe retrodatata di parecchi millenni, così come la disponibilità di raffinatissime tecnologie (ben più sofisticate di quelle odierne). La Scienza si oppone all'opera di aggressione avanzata dalla Nuova Archeologia. Un esempio su tutti: il direttore del museo del Cairo, Zahi Hawass, responsabile degli scavi nel complesso di Giza da un decennio in polemica con Graham Hancock, da anni nega il permesso a questi scienziati di verificare l'ipotesi dell'esistenza di una camera segreta al di sotto delle zampre della Sfinge di Cheope. La stanza in questione conterrebbe dati sconcertanti sull'origine della cultura egizia e sull'esistenza di una civiltà prediluviana, identificata con Atlantide. Cambiano i mezzi, gli strumenti, le dotazioni. Particolare rilievo, in questo campo, viene dato alle profezie di Edgar Cayce, l'uomo che in trance ha perfettamente descritto l'interno delle stanze delle piramidi a Giza: quelle note e quelle ancora da scoprire. E' Cayce il primo formulatore della teoria dello "specchio", comprovata da Bauval & co: i complessi piramidali mimano la dislocazione degli astri della costellazione di Orione, costituendo una sorta di mappa storica e ultraterrestre, che permette di comprendere le origini nebulose e il futuro incerto del popolo della Terra. Ecco a quali scoperte e suggestioni l'Egitto extraterrestre ci sta esponendo...
---------------------------------------------------------------------------------------------------------------------------LA TRILOGIA: IL SISTEMA OCCULTO
Cospirazione STAR WARS: la Trilogia

Il Nuovo Messia http://www.clarence.com/contents/cultura-spettacolo/xfiles/starwars/trilogia.html - Un giovane iniziato. Un Maestro che passa dal piano fisico a quello eterico. Una Forza che somiglia molto a Dio. Il Re del Mondo, malvagio e schierato sul lato oscuro della Forza stessa. L'amore che non è amore tra due fratelli che non sanno di esserlo. Dove abbiamo già visto tutto ciò? Semplice: sulle pareti dei templi egizi, nei trattati di Alchimia, tra le righe della Bibbia quando a leggerla sono i massoni...
LA TRILOGIA: IL SISTEMA OCCULTO
Si comincia dalla Forza. Chi o cosa è la Forza? Qual è il suo lato oscuro e quale il suo lato chiaro? Di quali Forze sta narrando Lucas, quando ne introduce l'esistenza già dall'inizio dell'epica di Guerre Stellari? Secondo la Bibbia (in Dan. 11:38), il Dio dell'Anticristo è "un Dio di Forze". Ed è proprio intorno al motivo del Nuovo Messia, del Prossimo Cristo che invera e sbugiarda il Cristo, che si muove l'intero cosmo di Star Wars. A cominciare dal padre del Nuovo Messia, l'adepto del lato oscuro della Forza, Anakin Skywalker. Il futuro Darth Vader, servitore del Signore del Male, forse nemmeno sospetta da dove si origini il suo nome. Anakin (Anakim significa letteralmente "figli di Anak") è una volta di più una citazione biblica. Gli Anakim sono una tribù di demoni al servizio di Satana. E' a partire da questo nome che si diparte il sistema esoterico in cui Lucas iscrive il viaggio iniziatico di Luke Skywalker. Obi-Wan Kenobi, per fare solo un esempio, rimanda alla pratica ascetica dei cenobiti, eremiti ed eretici che praticarono il culto del Vuoto. Non a caso, una delle componenti più significative della comunità cospirazionista americana, che professa un fondamentalismo cristiano prossimo alla psicosi, è proprio di questo che accusa Lucas: di sostituire alla Persona il Vuoto, e di professare un buddhismo malizioso sotto spoglie di biblismo fantascientifico.
"Che la Forza sia con te", ovviamente, riproduce un tipico calco dell'originario "Che il Signore sia con Te". E' una vecchia strategia anticristiana e tipicamente satanista quella di imitare e pervertire il significato originale dei detti evangelici, esattamente come fu una strategia tipicamente cristiana quella di imitare e pervertire detti del Vecchio Testamento. Che il Grande Nemico sia anche "la scimmia di Dio" è una verità che pertiene a ogni sistema simbolico e religioso. Quest'operazione è esplicita nelle dichiarazioni dello stesso Lucas: "La Legge è davvero dentro noi stessi", recita alla Crowley il regista di Star Wars, rispondendo alle domande di Dale Pollock, l'autore di Skywalking, il testo di riferimento sulla simbologia e l'esoterismo di Star Wars.
A parte le stazioni iniziatiche che il giovane Luke attraversa durante l'ascesi della Trilogia (dall'incontro con se stesso nella grotta alla trasformazione dell'amore erotico in amore fraterno in vista della composizione dell'Androgino, davvero, il percorso è filologico e preciso), è interessante la tecnica subliminale che Lucas utilizza per mostrare i volti spirituali dei protagonisti. L'esempio più lampante è lo scontro tra l'Imperatore e Darth Vader, quando un fotogramma sovrappone ai due personaggi le rispettive radiografie ossee. E' lo stesso Pollock a richiamare, in questo caso, il simbolismo osseo di matrice massonica e alchemica: un simbolismo che trapassa in differenti e assai distanti tradizioni, dalla consorteria pirata alla setta tecnocratica di Yale, la Skull and bones, a sua volta soggetto di una produzione hollywoodiana.
LA COSPIRAZIONE SKULL AND BONES

E' bastata una boiata pazzesca come I Teschi, l'indecente e risibile filmetto di mezza estate, per riportare ai fasti di un tempo la società segreta di cui Hollywood ha inscenato la parodia. I Teschi di celluloide sono affiliati a una sètta iniziatica, che permette loro l'accesso a un giro di conoscenze vertiginoso, mentre una pioggia di grano investe le loro fortunate esistenze. Si sussurra (nei titoli di testa) che tale organizzazione segreta abbia espresso ben tre Presidenti degli Stati Uniti. Fantasie morbose di un cinefilo cazzuto? Tutt'altro. I Teschi esistono davvero e fanno qualcosa di più che esistere: cospirano. La sigla corretta di questa paramassoneria è Skull and Bones: teschio e ossa incrociate, emblema ben noto a chiunque si sia nutrito nell'infanzia di letteratura sui pirati (scoprite più avanti il perché). Sede di origine e di iniziazione: l'università di Yale, dove la Skull and bones opera come affiliazione universitaria. Presidenti degli Stati Uniti espressi: uno di sicuro, George Bush; un altro quasi sicuro, il figlio di George Bush; di altri si vocifera (i nomi? William Howard Taft, Franklyn D. Roosvelt, Henry S. Truman: illazioni senza prove, tuttavia). Resta il fatto che - a parte i Presidenti - zone fondamentali dell'apparato di Stato americano vengono costantemente occupate da Teschi. I loro volti sfuggenti e le loro formule segrete ricorrono in scandali, attentati, cospirazioni più o meno note. Il loro sistema esoterico li riallaccia direttamente alla tradizione templare. Il loro credo è uno strano socialismo elitario e tecnocratico, sotto l'egida della Corona inglese, a cui pare che giurino eterna fedeltà. Benvenuti all'inferno, clarenciani: qui comincia una storia di zolfo, bare, teschi e fondi monetari internazionali... http://www.clarence.com/contents/societa/speciali/000721teschi
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EPISODE 1
Riti egizi http://www.clarence.com/contents/cultura-spettacolo/xfiles/starwars/episodeone.html
- Il prequel di "Guerre Stellari" svolge la genesi della Trilogia e, in sé, fa proprio le veci della Genesi. Una Genesi gnostica, che possiamo vedere iscritta all'interno delle Piramidi. E che ha corrispettivi precisi nel rituale di ascesi massonica. Più semplicemente: si è affinato lo sguardo di Lucas sulla Tradizione. E più particolareggiata si è fatta la Traduzione della Tradizione...Con The Phantom Menace, il prequel della Trilogia, George Lucas da un lato sconfessa e dall'altro approfondisce il sistema esoterico che aveva reso tanto compatta e proiettiva la saga mitologica di Guerre Stellari. Il primo grido di allarme è stato lanciato dai fan di Luke & Han, all'annuncio che la Forza, in Episode One, era suscettibile di misurazione. E' George Lucas in persona a spiegare su MrShowbiz i motivi che lo hanno condotto a una simile e apparentemente devastante trovata: "Prima dell'ascesi, c'è la materia. La Forza causa la materia". C'è da attendere parecchio per sapere cosa Lucas ha intenzione di rappresentare oltre la materia: conosciamo già il "piano sottile" a cui tutti gli Jedi fanno riferimento (è il piano della Piccola Opera alchemica) e bisognerà aspettare la trilogia di sequel che Lucas ha intenzione di girare chissà quando (per ora siamo all'altezza del secondo episodio della trilogia di prequel).
Tuttavia ha ragione chi tenta di leggere in The Phantom Menace alcune omologie tra simbolismi arcaici (soprattutto di tradizione egizia e di traduzione massonica) e figurazioni del film di Lucas. La parentela più stretta è quella che lega la regina Amidala alla dea egizia Iside. E' la Dea madre di Horus, il Messia egizio, che Luke Skywalker incarna nella Trilogia, e il suo ruolo centrale stabilisce l'equivalenza (di cui Lucas ammette l'esistenza) tra la triade Iside:Osiride:Horus e Amidala:Anakin:Luke.
Un'altra interessante omologia a livello simbolico concerne il sigillo dell'Alleanza dei Ribelli. Il logo della schiera di oppositori all'Impero è la versione rovesciata di un simbolo ben noto a chi si occupa di antropologia delle nuove religioni: trattasi del glifo dell'associazione paramassonica Ancient Arabic Order of the Nobles of the Mystic Shrine, una sorta di Loggia del Leopardo che gli spettatori planetari hanno avuto occasione di conoscere in Happy Days. Nell'immagine a fianco, il logo degli Shriners è a sinistra; a destra, il simbolo dell'Alleanza.
Infine una chicca filologica che rende conto dell'accuratezza dei riferimenti sacrali di cui George Lucas fa uso. Nel tempio egizio di Abydos sono stati individuati alcuni geroglifici interessanti, che l'archeoastronomia valuta in funzione dell'origine extraterrestre della vita. Si tratta di alcuni inesplicabili veicoli, interpretabili facilmente come mezzi di trasporto alieni. Lucas, che conosce la questione, per sostanziare il coté egizio-massonico di Star Wars, ha operato una traduzione sci-fi - precisa fin quasi alla perfezione - di questi glifi, che disegnano i mezzi di trasporto più evocativi della Trilogia.
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http://www.clarence.com/contents/cultura-spettacolo/xfiles/starwars/index.html


--------------------------------------------------------------------------------------------------------------------------THE STAR GODDESS

Il mistero Jack Parson - L'incredibile figura della Dea Stellare, elaborata da Crowley e Parson, spiega parecchio di ciò che gli spettatori vedono sfilare nella saga di "Guerre Stellari": glifi e simboli identici tra loro, suggestioni a cui Lucas ha dato volto e recitazione, deità e piani spirituali che nei quattro episodi trovano una traduzione lineare. Chi era e cosa faceva Jack Parson, l'attendente del satanista Crowley? Che cosa ha ereditato Hollywood dall'adepto della Dea Stellare?
[ CONTINUA ] http://www.clarence.com/contents/cultura-spettacolo/xfiles/starwars/parsons.html

IL MISTERO PARSONS E LA DEA STELLARE
George Lucas, conoscitore dell'opera, della simbologia e della ritologia di Aleister Crowley, ne ha riadattato l'insegnamento nel suo leggendario Journal of Will (uno degli insegnamenti essoterici di Crowley suona per l'appunto "Love is the law, love under Will"). Come, da dove e con quali strategie l'insegnamento esoterico di Crowley trapassa in America? Attraverso quali persone e quali canali giunge direttamente a George Lucas? La storia è degna di essere narrata: è un piccolo racconto di fantascienza. Soltanto, è tutto vero.
Aleister Crowley aveva passato diversi anni negli Stati Uniti, per sfuggire alle controversie europee, per raccogliere fondi (di cui - soprattutto negli ultimi anni della sua vita - aveva disperatamente bisogno) e per visitare i suoi fedeli seguaci, presenti soprattutto in California. Qui Wilfred T. Smith aveva fondato nel 1934 una Chiesa di Thelema e nel 1936 una Loggia Agapé, le cui celebrazioni della "Messa gnostica" avevano attirato l'attenzione della stampa scandalistica. Nel 1942 Crowley nominò responsabile della Loggia Agapé - al posto di Smith - John Whiteside ("Jack") Parsons (1914-1952). Ingegnere, esperto di esplosivi, Parsons era una figura nota nella sua professione. Era un ricercatore al California Institute of Technology, che lavorava sia per il governo americano sia per i privati. Per lo Stato, Parsons e i suoi colleghi avevano organizzato gli esperimenti di Arroyo Seco che si trovano alle origini del Jet Propulsion Laboratory e che hanno avuto un ruolo di primo piano nei progetti spaziali americani. Per l'industria privata, Parsons lavorò a una serie di programmi che portarono alla costituzione della Aerojet General Corporation. In riconoscimento di questi meriti, nel 1972 - a vent'anni dalla sua morte - un cratere lunare venne battezzato col nome di Parsons. Forse l'International Astronomical Union - mentre dava il nome di Parsons al cratere - non sapeva che questo eminente scienziato aveva vissuto ed era morto circondato da una poco invidiabile fama di satanista. Nel 1941, Parsons aveva aderito all'OTO insieme con la moglie Helen, che sarebbe rapidamente diventata la convivente di Wilfred T. Smith. I suoi scritti richiamarono l'attenzione di Crowley, che lo prese a benvolere. Nel 1943 trovò una nuova compagna nella sorella della sua ex-moglie, Sara ("Betty") Northrup. Ma le sue relazioni sessuali erano piuttosto libere, e frequentava anche una scultrice, Marjorie Cameron, che - firmando semplicemente "Cameron" - si sarebbe successivamente conquistata una discreta fama nei circoli artistici californiani. Con Cameron, Parsons iniziò una serie di attività di magia sessuale che avrebbero dovuto portare alla produzione dell'homunculus, insieme "uomo artificiale" e veicolo dell'Anticrtisto. Crowley stesso aveva scritto una istruzione segreta sull'homunculus, ed è ad una possibilità simile che fa allusione il romanzo La figlia della Luna. Tuttavia, secondo Crowley, non solo i tempi non erano maturi, ma ci volevano iniziati di ben altro calibro rispetto a Parsons. Informato dell'Opera di Babalon a cui l'ingegnere americano si dedicava con Cameron, Crowley scrisse che si trattava semplicemente di una "idiozia". Parsons andò avanti lo stesso, e finì per rompere con Crowley. L' "Opera di Babalon" - che, se non produsse l'homunculus, produsse almeno uno scisma nell'OTO - ha interessato gli specialisti di nuove religioni, perché - mentre Parsons e Cameron effettuavano i loro esperimenti sessuali - uno "scriba" che era riuscito a conquistarsi la fiducia dell'ingegnere teneva un diario magico e prendeva appunti. Lo "scriba" era Lafayette Ron Hubbard.
Queste attività di Hubbard - che ruppe con Parsons dopo una fuga romantica con Betty, a cui l'ingegnere, pur "praticando" con Cameron, era rimasto sentimentalmente legato - sono state utilizzate dai numerosi nemici della Scientologia per sostenere che il suo fondatore era stato in qualche modo coinvolto nella "magia nera" e nel satanismo. Gli Scientologi, però, hanno potuto dimostrare - documenti alla mano - che Hubbard faceva in realtà il doppio gioco : lavorava per la polizia di Los Angeles (e forse anche per i servizi dell'Esercito americano) che gli avevano chiesto di sorvegliare a quali strane attività esattamente si dedicasse uno scienziato che lavorava a progetti vitali per la difesa militare del Paese. Hubbard, peraltro, era un personaggio complesso, naturalmente curioso, e non si può escludere che - mentre spiava l'organizzazione di "magia nera" di Parsons - ne abbia tratto occasione per studiare le idee di Crowley.
La studiosa danese (ostile a Scientology) Helle Meldgaard riferisce che in un discorso del 1952, Hubbard spiegava che "i culti magici dell'ottavo, nono, decimo, undicesimo e dodicesimo secolo in Medio Oriente erano affascinanti. L'unico lavoro moderno che ha qualche cosa a che fare con essi è presentato in modo selvaggio, ed è il lavoro scritto da Aleister Crowley, il defunto Aleister Crowley, che è stato un mio buon amico. Si può dire che abbia creato uno splendido oggetto estetico intorno a questi culti magici. E' interessante leggere un libro - è piuttosto raro, ma si può trovare - The Mater Therion di Aleister Crowley. Firmava "la Bestia", il marchio della Bestia 666. Eccessivo, senz'altro, ma in ogni caso Crowley ha ritrovato un buon numero di dati di questi antichi culti magici".
James Webb, nel suo The Occult Establishment, riferisce che "Jack Parsons ritenne che l'esperimento avesse avuto successo, ma la sua amicizia con Hubbard si ruppe nell'estate dello stesso anno quando quest'ultimo ritirò in blocco tutti i soldi del conto bancario che avevano in comune e si comprò uno yacht. Alla fine Parsons riuscì a riprendersi la barca quando Hubbard fu costretto da un fortunale a riparare nel porto di Miami, e (secondo quanto riferisce Francis King) questo fu l'ultimo contatto, di cui si sia a conoscenza, che Hubbard ebbe con la magia, anche se dichiarò di essere entrato in contatto con Parsons per conto dell'FBI".
L'ultimo passo per la dimostrazione della cospirazione Star Wars: quali legami esistono tra Jack Parsons e George Lucas? O meglio: ne esistono? Sì: qualcuno ha indagato e rivelato simili legami. E' Peter Moon che - lavorando al suo saggio The Black Sun: Montauk's Nazi-Tibetan Connection - sostiene che il regista e lo scienziato satanista si sono effettivamente frequentati. Moon ha inoltre individuato in uno degli attori e creatori dei droidi della saga di Star Wars un parente stretto e compagno di merende esoteriche di Parsons... Ed è da ricordare anche il centro del lavoro di Moon: trattasi del simbolo del "Sole Nero", che - come molti ricordano - è proprio il punto di partenza di Guerre Stellari...

http://www.clarence.com/contents/cultura-spettacolo/xfiles/starwars/gallery24.html
--------------------------------------------------------------------------------------------------------------------------vedi illustrazioni

inquietanti!
Hollywood é una macchina in mano all'apparato del governo piú stragista del mondo che ci plagia il cervello sin da bambini colle sue CAZZATINE x fini puramente commerciali:
Briciamo il cinema made in u$a

http://www.clarence.com/contents/cultura-spettacolo/xfiles/starwars/gallery1.html

E la Forza stia in CULO ad E$$O Codesti quelli
hahaha

http://www.clarence.com/contents/cultura-spettacolo/xfiles/starwars/gallery1.html
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http://italy.indymedia.org/news/2003/04/267498_comment.php#269002

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Troppi abusi di 'Child' su Indymedia
by Anonimo Thursday, Jun. 03, 2004 at 12:59 AM mail:

A parte questo, vorrei aggiungere che:
a) non è vero quanto asserito da D'Alema stasera a 'Ballarò'. Ossia che l'America della Liberazione era differente da quella di oggi. Era la stessa, è sempre stata la stessa con regimi repubblicani o democratici. solo con J.F.K. si èdistinta un poco dal resto e si èvisto come è finito il povero presidente in carica. Questa sarebbe l'America democratica? Suvvia! La finzione di Pearl Harbor è stata la prefigurazione dell'11 Settembre. La Bomba Atomica di Hiroshima e Nagasaki, come giustamente ha ricordato qualcuno ( indipendentemente dai fini poco chiari che chi ha scritto in questo post confuso, con commenti altrettanto confusi, si propone ), ha segnato uno spartiacque negativo, non la ripresa dal nazifascismo. Quella bomba poteva benissimo essere evitata,fu gettata per dare inizio alla psicosi del 'Day After'. Dalla Corea al Vietnam, da Cuba a Grenada, da Panama al Nicaragua, è stato tutto un proliferare di guerre e guerriciole la seconda metà del Novecento grazie alla civiltà e alla democraticità degli Usa. Non è Bush da contestare, sono gli stati Uniti e la loro politica mondialista.
Ciononostante mio auguro che chi lo fa lo faccia pacificamente, senza quelle inutile scorribande che fanno i Disobbedienti, le quali servono solamente a garantirci un Berlusconi-tris, a meno che Fini lo sostituisca nella prossima legislazione. Attenzione che ha interesse a provocare confusione il 4 giugno non faccia sì che si scatenino disordini tipo Genova. Moderazione, calma!

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re:
by Johann V.D.B Wednesday, Sep. 28, 2005 at 9:37 PM mail:

Chi ti ha detto che Von Dem Bach Zelewski, Odilo Globocnik e gli altri erano ebrei? E forse lo stesso che ti ha detto che soprannominati si scrive con una enne sola? Povero stupido piccolo ignorante...

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