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note critiche sull'assemblea generale
by dalla Statale occupata di Milano Wednesday, Nov. 02, 2005 at 1:37 AM mail:

SOGGETTIVITA' IN FORMAZIONE
Note critiche sull’Assemblea generale

I dogmi utilitaristici vorrebbero che il valore di una lotta si misuri in termini di efficacia, di raggiungimento di determinati obiettivi. La lotta viene così ridotta ad una dimensione meramente strumentale, ad un mezzo in vista di un fine. Ciò può essere corretto - sebbene non in assoluto, ma solo in parte e in determinate circostanze. Per altri versi, si può però dire che il reale valore di una lotta risieda nel tipo di soggettività che in essa saprà nascere. Lentamente, lungo percorsi dell’incerto destino, attraverso difficoltà e contraddizioni, da ogni lotta può sbocciare una differente coscienza politica, inedite pratiche individuali, in breve nuove forme di vita. In una lotta, è prioritariamente in gioco ciò che ogni individualità sarà per se stessa e, contemporaneamente, in relazione agli altri.

Dal punto di vista della formazione delle soggettività, l’attuale decorso dell’occupazione dell’Università Statale di Milano mette in luce linee abbastanza chiare, sebbene non consapevoli a tutti.

Da un lato, c’è la gioia vissuta di chi finalmente sente un’aria di libertà circolare tra l’impersonalità dei corridori accademici, di chi percepisce l’eccezionalità di rapporti umani inediti tra individui che erano soliti ignorarsi vicendevolmente, di chi vive sul proprio corpo la bellezza dell’uscita dalla grigia normalità. E su ciò non occorre dilungarsi: è l’appassionata vitalità che coinvolge tutti in una maggiore gioia di vivere condivisa.

Dall’altro lato, assistiamo alla formazione di uno schema – quello dell’assemblea generale –che annulla la specificità delle differenze individuali in nome di una fittizia collegialità, controllata in realtà (lo vogliano o meno) da piccoli leader in formazione. Ciò accade anzitutto per motivazioni strutturali: organizzazione dello spazio, disposizione dei corpi, utilizzo dei microfoni, ecc. sono fattori che inducono automaticamente determinati meccanismi della soggettività e dell’assoggettamento. A prescindere dalla volontà dei singoli, questa disposizione non permette l’orizzontalità dei rapporti, la pacata discussione, il ragionamento condiviso. Certo: ognuno è libero di prendere il microfono e di dire la sua, ma questa libertà è evidentemente un’apparenza. Egli appare e scompare di fronte alla platea, e tutto si riduce al gioco degli applausi e/o delle ovazioni, dopo di che tutto resta come prima, cioè come viene deciso e condotto dall’al di là della cattedra. Ma dovevamo occupare l’Università per replicare la medesima struttura, la medesima partizione sancita da una cattedra?

In occasione della votazione del primo comunicato dell’Assemblea, qualcuno faceva giustamente notare che era una richiesta assurda. Anche accettando il peraltro criticabile criterio della maggioranza, la votazione (in quanto espressione di una scelta e di una volontà) richiede la possibilità di ragionare, discutere, criticare: il che è evidentemente escluso da quel contesto assembleare. Detto in maniera più caustica: escludendo la possibilità di ragionare in vista di una scelta, questa struttura esclude il reale esercizio della libertà. E chi nega ciò o è cieco o è in cattiva fede. E capita che ciò sfugga anche agli stessi ignari relatori che, proponendo qualcosa, la danno perlopiù come già approvata. E non si tratta di distrazioni, bensì del portato strutturale di una certa disposizione pratica. Quanto si sta profilando è in realtà una dinamica dell’assoggettamento, la formazione di soggettività che vengono in qualche modo guidate e sottratte a quella libertà che l’autorganizzazione dovrebbe in realtà donarci.

Questa non è una critica gratuita, ma un invito ad una seria riflessione.


soggettività in formazione

p.s.: il presente testo verrà presentato e discusso alla stessa assemblea di domani, con alcune proposte pratiche per ripensare la forma dell'autorganizzazione della lotta

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ma farcela....?
by uno student* Wednesday, Nov. 02, 2005 at 2:38 AM mail:

si può capire la critica frutto di riflessione.
si può capire che sia da parte di soggettività.
ma chi ha elaborato questo testo o è in malafede o non vuole la statale occupata o pensava di occuparsela da solo.
un testo del genere divulgato prima pubblicamente poi in assemblea?proprio la sera prima che riprendano le lezioni?
la miopia politica è lampante si sollevano dubbi di metodo sulla discussione proprio il giorno prima di passare all'azione volendo ridurre al leader_ismo il sacrificio di compagni,studenti, che sono lì dentro a sbattersi tanto quanto le soggettivitàche rappresenti ammesso che ci siano.robe da pazzi o da stronzi....
a domani!

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Non è così. E' peggio
by Daniela Wednesday, Nov. 02, 2005 at 4:47 AM mail:

Un assemblea di centinaia di persone. Di cui la grandissima parte non ha mai parlato in un miscrofono.
Il teatrino dei 7/8 leaderini, stanchi ed isterici, che a ripetizione propinano la loro idea su come si fanno o non si fanno le cose. Il punto è che non lo sanno.
Molti non parleranno mai in quel microfono. Innanzitutto perchè ognuno ha il suo carattere, il suo modo di relazionarsi alla folla, alla moltidudine. Poi perchè l'arroganza tipica di chi vuole, senza malafede, dominare una platea non lascia spazi a soggettività singole, a singole intelligenze.
Chi c'è stato l'avrà sicuramente notata quell'arroganza.
In fila a dire cosa bisognava fare, come bisognava fare. Addirittura dal servizio d'ordine (!) qualcuno che incitava a non battere le mani. moderatori che minacciano di sciogliere l'assemblea.
Ore e ore a parlare di inezie, inutilità, poi però si scopre che quegli stessi moderatori (decisi da chi, delegati da cosa?) all'improvviso sono andati per loro conto a parlare con Decleva, il rettore.
Non so. Tutto questo è frutto di anni di nulla nella nostra città, nell'incapacità del nostro movimento di formare un ragionamento politico serio, ma anche singoli ed individui con la capacità di cogliere le dinamiche, di capire "il politico".
Un pò la sensazione di essere tornata al liceo, dove dominava il più arrogante, il meno timido, il più visibile. Dove le cose inutili venivano discusse per ore, ma le decisioni venivano prese fuori di noi.
E poi, infine, il dominio di chi ha tempo! Si dice che una gamba importante di tutto questo siano i ricercatori. Ma anche gli studenti lavoratori.
Ma nelle dinamiche domina chi ha più tempo, chi ha null'altro da fare che stare tutto il giorno a tessere relazioni. Chi non ha l'urgenza economica di svegliarsi alle 7 la mattina per andare a lavorare (in ricerca o in ufficio). E quindi, la politica la si lascia a chi ha tempo. Io delego, per me non c'è spazio.
Speriamo solo che i poco competenti leaderini si facciano da parte il giorno in cui inizieranno a capirne di dinamiche, anche se a volte, nelle assemblee, sembra che qualcuno stia facendo tutto questo più per se stesso che per altro.
Con un poco di amaro in bocca, mi sento esclusa. Speravo in qualcosa di più, in qualche contenuto in più, in un poco di politica. L'inclusività è l'arma per abbattere il potere. Non riprodurre le dinamiche del potere con la maschera dell'assemblearismo.
Nonostante questo, buona fortuna. Molte cose che dite le condivido. Però dovreste lasciare il tavolo e mettervi tra i banchi e lasciare una persona sola a turno che davvero solo moderi. Non ronzare sempre gli stessi intorno al microfono, per non lasciare neanche per un secondo intendere che questa faccenda è roba vostra.

E se qualcuno mi dirà quella banalità dei bravi compagni che si fanno il mazzo, ebbene, io me lo faccio da sempre, anche senza un microfono in mano e senza neanche la pretesa di essere visibile e decidere per gli altri. O indurre in decisioni

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già visto
by 77 Wednesday, Nov. 02, 2005 at 6:15 AM mail:

proposte grazie. siete dei bravi capetti in grado di articolare riflessioni. uno sforzo per proporre forme organizzative più inclusive e che eviti il nulla di questi anni. già visto nei socialforum. esito grandi discussioni sul nuovo modo di fare politica da parte di esperti delle forme di rappresentanza. il nulla dei contenuti, il nulla di proposte concrete su come risolvere i problemi sollevati. proposte grazie.

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molti dubbi
by pino Wednesday, Nov. 02, 2005 at 9:48 AM mail:

è da due giorni che seguo le assemblee in statale e sinceramente non ne vedo nulla di nuovo. Premetto che sono uno studente-lavoratore e che quindi non ho il tempo di seguire l'occupazione ma quel poco che ho visto mi ha fatto rabbrividire. Non ci sono assolutamente contenuti politici, insomma non si puo' creare una protesta solo contro la legge moratti, se si vuole un movimento forte alla base devono esserci dei contenuti di fondo che uniscano tutti gli studenti e che non si limitano alla solo riforma. Questa mancanza di base e di contenuti spiega l'intervento penoso di una ragazza che poneva la questione della legittimità di una bandiera palestinese appesa nell'atrio. A questo punto mi domando chi ho di fronte e con chi avrei intenzione di occupare (in realtà alla statale c'è una grande confusione e nessuna occupazione. Insomma CONTENUTI CONTENUTI CONTENUTI

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Proposte!
by Corrado Wednesday, Nov. 02, 2005 at 12:41 PM mail:

Nessuno dietro al tavolo della presidenza, solo un moderatore che faccia davvero il moderatore.
Gruppi di lavoro che producano riflessione politica in senso ampio.
Più relazione verso Milano e la cittadinanza. Volantinaggi nelle strade. Faceva un pò impressione la massa informe di decine di migliaia di persone in Piazza del Duomo, del tutto estranee a quello che accadeva cento metri più in là.
L'inclusività è innanzitutto un abito mentale, le forme dell'organizzazione ne sono uno strumento. Inclusività deriva da capacità di analisi. Quindi impostazione all'inclusività, prima che al leaderismo.
Umiltà.
Sono proposte concrete. Un inizio. Mi sembrava che ci fossero queste proposte già nelle riflessioni di qualche riga fa. Daniela mi pare.


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risposta a uno student*
by un altro student* Wednesday, Nov. 02, 2005 at 1:33 PM mail:

è stato proposto di leggere questa riflessione all'assemblea di ieri, martedì. ma, guarda un po', chi era dietro della cattedra ha deciso (per tutti) che non c'era tempo, che c'erano altre cose più importanti da discutere. magari era anche vero, ma non è questo il punto. il fatto è che il meccanismo decisionale ci è passato sopra la testa...
come la mettiamo dunque? non ti pare una palese conferma di quanto in quel testo è scritto?

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proposte pratiche
by proposte pratiche Wednesday, Nov. 02, 2005 at 6:37 PM mail:

vedi sopra

http://italy.indymedia.org/news/2005/11/912288.php

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Considerazioni
by studente_lavoratore Wednesday, Nov. 02, 2005 at 7:17 PM mail:

Causa impegni lavorativi non posso frequentare l'occupazione come vorrei.
L'ho comunque seguita con una certa continuità sin dal primo giorno.
Ecco alcune considerazioni in ordine sparso:
- La presidenza dell'assemblea (tranna qualcuno) sembra piuttosto poco credibile. Non ha neppure una parvenza di neutralità, ma "tifa" apertamente per alcune posizioni a discapito di altre.
- Il numero di interventi è spropositato. Si rischia di arrivare alla totale afasia.
- Non è piacevole assistere ad interventi plurimi tutti tesi a sostenere e portare avanti la tesi del proprio gruppo politico. Il movimento dovrebbe spazzare via le posizioni politiche precostituite. C'è da dire che col passare dei giorni la situazione è migliorata.
- Poca attenzione è riservata all'aprirsi alla città e troppa ai "rapporti" coi giornalisti. La Statale rischia di chiudersi in se stessa. Ma questa è una tradizione di quell'ateneo sin dal lontano '68.

Vediamo stasera...

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per diventare ciò che siamo
by pars costruens Wednesday, Nov. 02, 2005 at 9:37 PM mail:

PER DIVENTARE CIO' CHE SIAMO

Alla luce delle critiche mosse al dispositivo dell’Assemblea generale (che evidentemente non erano critiche personalistiche, bensì strutturali), pensiamo ad alcune proposte concrete. Si tratta sostanzialmente di portare alla piena consapevolezza pratica qualcosa che, in qualche modo, è già spontaneamente in atto.
L’assemblea generale è due cose: una reale e l’altra fittizia. Realmente, è un luogo informativo di quanto è stato discusso ed elaborato in piccoli gruppi di lavoro, ovvero laddove c’è l’effettiva possibilità di discutere, riflettere, criticare: il gruppo eventi comunica un insieme di decisioni, lo stesso fa il gruppo riforme, ecc.. In maniera fittizia, è un luogo decisionale. Sarebbe opportuno eliminare questa finzione.
Conseguentemente si può ragionare, per esempio, sui seguenti punti:

1) privare l’Assemblea di ogni potere decisionale – anche attraversando l’evidente paradosso che una tale decisione potrà essere decisa dall’Assemblea stessa, paradosso che ne metterebbe solo in luce la grande maturità politica;

2) sanzionare il fatto che l’Assemblea sarà:
a)luogo e momento di informazione interna, dove cioè verranno presentati i risultati del lavoro di piccoli gruppi tematici (è una cosa che già accade – si tratta solo di prenderne coscienza);
b)momento di eventuale conferma formale per le decisioni dei gruppi tematici;
c)momento di discussione plenaria (con le modalità invero confusionarie, ma talvolta anche appassionanti delle discussioni con centinaia di partecipanti);
d)la nomina del prossimo moderatore e/o dell’eventuale verbalista, potrebbe avvenire alla fine di ogni incontro (alla fine dell’Assemblea di giovedì si nomina il moderatore per venerdì ecc.); ciò per far sì che ognuno sappia a chi fare riferimento per portare contenuti informativi, contributi, proposte, problemi, ecc. Sarebbe opportuno che nessuno svolga questa funzione più di una volta; sarebbe opportuno che molti si propongano per svolgere questo compito formale.

3)Creare piccoli gruppi di lavoro e riflessione di carattere tematico;
a)ogni gruppo avrà capacità decisionale rispetto alla propria attività (percorsi di studio, contatti con l’esterno in attinenza ai percorsi sviluppati, produzioni di eventi o documenti, ecc.)
b)ogni gruppo avrà piena responsabilità per le sue decisioni;
c)sarebbe opportuno costituire gruppi che lavorino intorno a nuclei tematici (es.: eventi ludico-situazioni, oppure tema del lavoro, oppure analisi delle lotte attualmente in corso in Italia...) e NON in base ad identità già esistenti (ovvero collettivi X o Y, facenti riferimento alle realtà Z o K)
d)la dimensione del gruppo tematico dovrebbe favorire rapporti orizzontali interni (bisognerebbe dunque evitare in essi rapporti frontali o asimmetrici) e l’ideale sarebbe che le decisioni del piccolo gruppo fossero prese all’unanimità, vale a dire a partire da un’effettiva dialettica interna, basata sull’ascolto e l’analisi delle reciproche ragioni e argomentazioni;
e)mantenere rapporti orizzontali esterni tra i differenti gruppi, onde evitare inutili sovrapposizioni (se due gruppi incontrano un medesimo tema, potranno cominciare ad incontrarsi, cosi come qualora si organizzi un medesimo o simile evento; ecc.) Si tratta di una cosa elementare che accade in maniera del tutto naturale: ci si parla e ci si ascolta!

4)Problema del rapporto con “l’esterno” (ad es. stampa o docenti...) - è evidentemente il più spinoso (ma forse non così rilevante).

a)per i media, potrebbe esserci un gruppo preposto a tale scopo (come già esiste) che si limiti a comunicare programmi per i giorni a venire, ecc.
b)per i rapporti con la struttura universitaria: in primo luogo, evitare la logica dei rappresentanti e/o dei delegati; in secondo luogo, cercare di far sì che siano loro a venire da noi, e non viceversa...

Note a margine: una simile impostazione dell’autogestione – che realizza ciò che di fatto già accade, portandolo a maggiore consapevolezza pratica e prevenendo derive latenti aborrite da (speriamo) tutti – ha un portato di grande rilevanza. In un certo modo, potrebbe essere la base per la costituzione di un’effettiva pratica di creazione e liberazione di saperi, desideri e pratiche “dal basso”, cioè dall’insieme degli studenti e di chi con loro vuole collaborare (ammesso e non concesso che tutto ciò stia “in basso”...). In altri termini: pensare praticamente a tutto ciò significa far sì che l’attuale esperienza dell’occupazione vada oltre se stessa, non limitandosi alla protesta sul ddl moratti e maturando forme autorganizzative di più ampio respiro e, chissà, di carattere temporalmente indeterminato.

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