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Tifosi del brescia accusano la polizia
by anonimo Tuesday, Jan. 10, 2006 at 12:38 AM mail:

da brescia oggi

Giovedì 5 Gennaio 2006
IL TIFOSO FERITO.
Le accuse pesanti della Nord per gli incidenti a Verona:
«Picchiati dalla polizia»
«Vogliamo giustizia per Paolo»
Il legale della famiglia: «Aspetti inquietanti. La stazione era deserta»
Gli ultras revocano lo sciopero del tifo: «Né per la squadra nè per la società ma per i ragazzi che sono stati picchiati e umiliati»
(Bresciaoggi del 5 gennaio 2006)
Per loro ha il sapore dell’imboscata, del pestaggio pianificato e studiato a tavolino. Per i ragazzi della Curva Nord-Brescia 1911 non c’è altra spiegazione: il 24 settembre alla stazione di Verona sono stati volutamente massacrati, c’era un vero e proprio piano di guerra e gli agenti di polizia lo hanno messo in atto senza guardare in faccia a nessuno. Per gli ultras della curva Nord a Verona si è consumato un vero e proprio massacro: a farne le spese è stato Paolo Scaroni, 29enne di Castenedolo, ancora in ospedale nel veronese dopo due mesi di coma.
Accuse pesanti. Pesantissime. Accuse da brivido quelle mosse ieri dai ragazzi del gruppo Brescia 1911 nella loro sede di via Metastasio in una conferenza stampa a cui hanno partecipato anche i familiari di Paolo. Accuse nei confronti di chi quel sabato aveva il compito di gestire l’ordine pubblico: accuse alla polizia e al funzionario in servizio. Accuse accompagnate da una serie di filmati girati con i telefonini in stazione («la telecamera me l’hanno sfasciata appena l’hanno vista» ammette il "regista" dei tifosi, incaricato di girare sia in casa che in trasferta»), dalle testimonianze di chi era presente e dai primi risultati delle indagini difensive, definiti «inquietanti» dall’avvocato Ennio Buffoli dello studio Alessandro Mainardi. Accuse che la questura scaligera non commenta: «C’è un procedimento penale in atto - spiega un portavoce - sarà il magistrato ad esprimersi sull’accaduto».
La procura di Verona sulla vicenda ha aperto, subito dopo l’incidente, un’inchiesta a carico di ignoti e le indagini proseguono. Il pm Pier Umberto Vallerin ha incaricato il medico legale Zeno De Battisti di effettuare accertamenti per individuare la natura delle ferite riportate alla testa da Paolo. L’avvocato Alessandro Mainardi, difensore storico della tifoseria della Nord, e incaricato ultimamente anche dalla famiglia Scaroni, nel frattempo non è rimasto con le mani in mano. Il 23 dicembre, come ha spiegato ieri l’avvocato Buffoli, è stato presentato un esposto alla procura di Verona, in cui sono raccolte le testimonianza di 22 tifosi presenti il 24 settembre in stazione. Testimonianze che l’avvocato considera importanti, ma che potrebbero essere ulteriormente arricchite e proprio per questo motivo lancia un’appello alle persone che possono aver visto qualcosa quella sera in stazione. L’avvocato ha anche presentato richiesta al pm perchè Giovanni Scaroni, il papà di Paolo, venga nominato dal gip curatore speciale del figlio, in modo che possa essere presentata una denuncia- querela da parte del ragazzo.
Per l’avvocato, come detto, dalle prime indagini difensive emergono degli aspetti inquietanti. «Perchè la stazione di Verona - ha detto l’avvocato Buffoli - era completamente deserta? È una coa normale o rientrava in un piano preciso? Ed è normale che i poliziotti indossino le maschere antigas anche se non ci sono disordini?». «Pare anche che il funzionario responsabile dell’ordine pubblico - ha proseguito il legale - in occasione di altre partite abbia avuto problemi molto simili».
Resta ancora da chiarire la chiamata fatta dalla polizia al 118 che chiede un’ambulanza per Paolo in codice giallo, mentre quando i medici arrivano cambiano subito in codice rosso. Inquietante, sempre secondo gli ultras, anche la versione della questura veronese. Il giorno dopo l’incidente da Verona si tende a parlare di «fuoco amico»: Paolo potrebbe essere stato colpito da un sasso lanciato dai suoi amici in direzione dei poliziotti. Sempre nella versione della questura si parla di una sola ferita di 5 centrimetri quadrati, compatibile con le dimensioni di un cubetto di porfido. Ma nel referto del pronto soccorso, esibito ieri dai familiari di Paolo, si parla di un «trauma cranico grave da ripetute percosse». I medici che hanno operato Paolo hanno parlato ai familiari - come spiegato ieri da Milva Cerveni, autorizzata dai genitori di Paolo - di un «grosso ematoma interno asportato, ma non compatibile con una ferita causata da un sasso».
Un contribuito alle indagini potrebbe venire dalle immagini amatoriali girate in stazione con i cellulari e mostrate ieri pomeriggio nel corso della conferenza stampa. La visione non è nitida e anche l’audio lascia a desiderare, ma, come ha voluto precisare Diego Piccinelli, leader storico della Curva Nord, si percepisce che «non c’è scontro, ma solo una carica immotivata da parte della polizia». In effetti le immagini mostrano i vagoni ferroviari invasi dal fumo dei lacrimogeni, si respira la concitazione del momento, il crescendo del linguaggio, si sentono paura e rabbia. Si vedono i ragazzi che vomitano sui binari, non si vede - nelle immagini mostrate (che potrebbero anche essere limitate, per essere obiettivi, solo a un’area della stazione) - alcuno scontro, ma i poliziotti armati di manganello e alcuni che dal gruppo lanciano sassi in direzione dei tifosi. Si sentono i tifosi urlare "tirano i sassi, chiudiamo tutto". E poi ci sono le immagini delle ferite, delle echimosi: c’è pure una tifosa, una donna, che mostra un ematoma molto vasto sul seno.
Gli ultras lanciano accuse e chiedono giustizia. E sono pronti a revocare lo sciopero del tifo. Sabato i tifosi della Curva Nord saranno a Verona. «Abbiamo deciso di tornare a fare le trasferte - ha spiegato Piccinelli -. Avevamo detto che non saremmo più andati fuori casa, finchè Paolo non fosse tornato a Brescia e nei giorni scorsi è tornato per un po’ a casa. Quello che è successo a lui poteva succedere a chiunque e non deve più succedere. Torniamo allo stadio per Paolo e per gli altri ragazzi picchiati e umiliati, non per la squadra, per i campioni e men che meno per la società». Di nuovo allo stadio per fare il tifo, ma anche per continuare a urlare «Paolo sempre con noi».
* * *
LE TESTIMONIANZE (Bresciaoggi del 5 gennaio 2006)
«Ci hanno massacrato
C’erano anche ragazze e papà con i bambini»
Erano in un migliaio in stazione a Verona il 24 settembre. Tanti amici di Paolo, tanti giovani, ma anche anziani e ragazzi, bambini in trasferta con mamma e papà. Perchè la «fede» non ha età. Ieri hanno voluto raccontare la loro verità, rivivere le due ore passate in stazione tra l’odore acre dei fumogeni, che chiude la gola, inchioda lo stomaco e acceca la vista.
«Ero con Paolo - racconta Diego di Castenedolo -, andavamo sempre insieme alla partita. Ero lì vicino e vedevo che si stava spegnendo. È stato terribile. Paolo ha rischiato di morire e l’ambulanza è arrivata dopo venticinque minuti. Chi lo ha picchiato deve vergognarsi, deve pagare per quello che ha fatto».
A raccontare quel sabato pomeriggio di follia c’è anche Mauro, pure lui di Castenedolo, pure lui amico di Paolo. «Ho visto un ragazzo in terra con quattro o cinque poliziotti addosso che lo picchiavano in testa con i manganelli. Probabilmente era Paolo - racconta Mauro -. Dopo qualche minuto l’ho incrociato, si era rimesso in piedi, ma non aveva una bella cera: "Mauro ho preso un sacco di botte", mi ha detto. E poi ha cominciato a muovere la testa da un lato all’altro. Stava male. Lo abbiamo appoggiato a una panchina e continuavamo a chiedere alla polizia di chiamare un’ambulanza, che uno di noi stava male. Alcuni amici gli facevano aria, cercavano di dargli lo spazio per respirare, ma Paolo stava sempre peggio. I poliziotti non sono nemmeno venuti a vedere se era qualcosa di grave. E l’ambulanza non arrivava mai. L’abbiamo chiesto più volte alla polizia, ma loro rispondevano "Adesso arriva, adesso arriva". Non si sono avvicinati nemmeno quando c’erano i medici. Quando l’ambulanza è ripartita, hanno aspettato che fosse lontana una decina di metri e hanno ripreso a caricare».
In stazione c’era anche Roberto, padre di famiglia che a Verona era andato con la figlia di tredici anni, il figlioletto Mattia, che di anni ne avrà una decina, e un altro figlio di sette. «Ero sul primo vagone con Mattia, l’altro bambino, mio nipote, mio fratello e un signore anziano. Mia figlia aveva fame e era scesa da sola per andare a prendere qualcosa al bar. L’inferno - racconta Roberto - è scoppiato di colpo. Nel vagone hanno sparato un lacrimogeno, senza che nessuno facesse nulla. Non riuscivamo a respirare, Mattia si sentiva male e l’ho dovuto prendere in braccio. Per cercare una via di fuga siamo scesi dal treno dalla parte opposta e abbiamo attraversato i binari, è questa l’invasione dei binari di cui ci accusano. Cercavamo solo di scappare e respirare. E con il pensiero a mia figlia da sola, in quel finimondo». E poi c’era Chiara: «Siamo scesi sulle rotaie perchè era l’unica via di fuga, era l’unico modo per continuare a respirare».
Sul vagone c’era anche Walter, 64 anni di Castenedolo, anche lui amico di Paolo. «Sono stato uno dei primi ad arrivare in stazione a Verona e sono salito sul treno. Era tutto calmo, ma ho visto i poliziotti infilare la maschera antigas e ho pensato "qui succede qualcosa di brutto" e mi sono fatto sempre più piccolo sul sedile, perchè ero spaventato. A un certo punto hanno sparato un lacrimogeno nel vagone: siamo dovuti scendere dalla parte opposta, stavo male. È da 40 anni che vado in trasferta, ma una cosa così non l’avevo mai vista. È stato terribile, ma sabato andrò a Cremona con tutti gli altri. Lo faccio per Paolo».

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comunicato ultras brescia 1911
by ultras >>> Tuesday, Jan. 10, 2006 at 12:43 AM mail:

Lettera aperta a Pisanu




Ill.mo Ministro degli Interni, Dott. Pisanu
p.c. Prefetto di Brescia
p.c. Questore di Brescia
p.c. Presidente della Provincia
p.c. Sindaco di Brescia
p.c. Sindaco di Verona
p.c. stampa e tv

Quasi due mesi fa, esattamente sabato 24 settembre 2005, alla stazione Porta Nuova di Verona, i circa mille sostenitori bresciani, che avevano seguito il Brescia in quella importante trasferta, al momento di prendere il treno che li avrebbe riportati a casa si trovarono a subire più di due ore d’inferno, sottoforma di violenza INGIUSTIFICATA da parte delle forze di polizia. In quelle ore si susseguirono continue cariche, condite dal lancio di lacrimogeni ad altezza d’uomo, spray urticante spruzzato negli occhi, pestaggi deliberati verso ragazzi e uomini inermi ed inerti, donne indifese, bambini terrorizzati, lancio di pietre contro i finestrini del treno su cui si erano rifugiati i tifosi nel tentativo di salvarsi la vita. Tutto ciò senza la minima giustificazione ed il minimo accenno di reazione dei malcapitati bresciani. Quasi tre ore dopo il treno ripartì colmo di PERSONE con braccia fratturate, nasi sanguinanti, schiene livide, teste ferite e contuse dagli sfollagente.
Mille persone che tornavano a casa con gli animi scossi, ma consapevoli di aver rischiato la vita e quindi sollevate per sentirsi finalmente fuori da quell’inferno…mille bresciani…mille tranne UNO: Paolo. Quella sera Paolo si trovava a lottare per la vita in una sala operatoria dell’ospedale di Verona; in stazione era stato selvaggiamente picchiato alla testa dagli agenti, aveva perso i sensi poco dopo ed era rimasto agonizzante per più di venti interminabili minuti perché le stesse forze dell’ordine esitavano a chiamare i soccorsi, di fatto ignorandolo, mentre la sua emorragia intra-cranica si aggravava, rendendo la sue condizioni disperate.
Dopo quasi due mesi Paolo non è ancora tornato, dopo quasi due mesi Paolo è ancora in coma, dopo quasi due mesi i medici che lo stanno curando con grande professionalità non sanno se vivrà, se uscirà dal coma, in che condizioni uscirà dal coma.
In questo periodo i familiari di Paolo hanno dovuto fare i conti, oltre che col dolore e la preoccupazione per un caro in condizioni critiche, con notizie false che dipingevano Paolo come un teppista, come uno che se l’era cercata.
Noi che siamo i suoi amici siamo stati colpiti dall’incredibile calunnia di essere i responsabili di quanto successo (accusati falsamente di aver lanciato sassi e di aver colpito Paolo); calunnia ancora più grave perché arrivata dalle istituzioni nella persona del Questore di Verona attraverso alcuni (non tutti) organi di stampa compiacenti e servili. Eppure la verità (o quantomeno le palesi contraddizioni fra le varie dichiarazioni rilasciate) era sotto gli occhi di tutti, bastava volerla leggere!
Tutti ci siamo resi conto che spesso i media hanno snobbato l’accaduto limitandosi a riportare freddi quanto scandalosi comunicati Ansa, mentre in certi casi hanno gettato confusione nelle menti della gente comune mostrando filmati che nulla avevano a che fare con i fatti della stazione e spostavano l’attenzione dai veri responsabili di quel massacro.
Ci troviamo quindi costretti ancora una volta, con questa lettera e tante altre iniziative, a richiamare l’attenzione su quel maledetto 24 settembre, perché non finisca tutto nel dimenticatoio, perché la verità diventi di dominio pubblico, perché i responsabili paghino i pesanti REATI commessi. O quantomeno vengano fermati perché sono pericolosi.
Perché Paolo è stato massacrato solo perché indossava una sciarpa biancoblu e aveva deciso di seguire la sua squadra! Perché alla stazione di Verona si è perpetrato un massacro di gente indifesa senza la minima motivazione! Perché nessuno, tranne noi, ha segnalato che l’ambulanza che ha soccorso Paolo e fu chiamata dalle forze dell’ordine arrivò senza sirene con un codice GIALLO-2 (nulla di grave!), quando invece tutti i presenti avevano capito la situazione disperata (l’ambulanza ripartì col codice di massima gravità ROSSO-3)!
E allora ci poniamo alcune domande. E’ libero un sistema d’informazione che, quando un errore di tale portata è commesso dalle istituzioni, fa scendere sull’accaduto una coltre di confusione, omertà e mancato approfondimento? E’ libero un sistema d’informazione che non denuncia le falsità (evidentemente contradditorie) dette da un personaggio che rappresenta o dovrebbe rappresentare le istituzioni pubbliche (il referto di pronto soccorso “trauma cranico da ripetute percosse”, smentisce la tesi del sasso lanciato dai tifosi)?
In ogni caso noi non vogliamo sottrarci alle nostre responsabilità: se saranno dimostrati errori da parte nostra, pagheremo per questi; ma non dimentichiamo che nulla può giustificare il massacro fisico e morale a cui sono stati sottoposti ragazzi, donne, bambini ed anziani.
Perché il sindaco di Brescia e il Presidente della Provincia non si sono interessati per fare chiarezza sugli abusi e le violenze subite da cittadini BRESCIANI? Perché nessuno tra i giornalisti e i politici bresciani è andato a trovare Paolo, a parlare con i suoi familiari, a verificare di persona cosa gli fosse successo? (Forse perché dei bresciani conta solamente il voto? Ce lo ricorderemo!) Perché quando sbagliano gli Ultras la burocrazia è velocissima e le condanne colpiscono i presunti colpevoli ancor prima di essere processati, mentre quando sbaglia un rappresentante delle istituzioni la giustizia è sempre molto lenta o addirittura inesistente?
Istituzioni, mass media, politici, magistrati hanno il dovere di rispondere a queste sacrosante domande! E’ l’unico modo per sgretolare l’omertoso muro di gomma eretto davanti alla verità, è l’unico modo per fare giustizia e dare a Paolo un’ulteriore forza per risvegliarsi e recuperare.
L’ultima riflessione va a coloro che potrebbero far valere la propria posizione, qualunque essa sia, per avvicinare la verità: pensate se in quel letto di ospedale ci fosse vostro figlio, pensate se in quella sala d’aspetto del reparto di Terapia Intensiva ci foste voi, pensate alla sensazione di impotenza nel vedere dimenticata dall’opinione pubblica la sofferenza di vostro figlio, o, peggio ancora, nel leggere notizie false sui giornali. PENSATECI, e su questi presupposti fate un esame di coscienza. Per una vicenda simile vale la pena rischiare qualcosa di proprio!!!
PAOLO SEMPRE CON NOI, DENTRO DI NOI!

Gli amici di Paolo

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da radiondadurto.org
by anonimo Tuesday, Jan. 10, 2006 at 12:46 AM mail:

ULTRAS: ARRESTATI DUE ESPONENTI DELLA CURVA NORD DELL'ATALANTA
18.23 - 27 Settembre
Sono stati scarcerati stamani tre tifosi bresciani arrestati nelle ore successive alla partita Verona-Brescia disputatasi sabato scorso. Dei tre arresti ne è stato convalidato uno. Anche per il tifoso il cui arresto è stato convalidato, il Gip ha comunque disposto la scarcerazione. Non potrà però seguire le partite del Brescia fino al giugno prossimo. Intanto restano stazionarie le condizioni del tifoso del Brescia massacrato, stando alla versione delle persone presenti, dalle forze dell'ordine sabato scorso in stazione a Verona e ricoverato in prognosi riservata all'ospedale di Borgo Trento. Non si ferma comunque la feroce repressione nei confronti degli ultras. Questa mattina sono stati disposti dalla DIGOS di Bergamo gli arresti domiciliari a due esponenti di spicco della curva nord bergamasca, colpevoli secondo la questura di essere stati i fomentatori di una protesta contro la disposizione del biglietto nominativo che coinvolse centinaia di ultras che entrarono senza tagliando allo stadio in occasione della partita Atalanta-Verona del 4 settembre. Il deputato dei verdi Paolo Cento proporrà una interrogazione parlamentare, e proprio a lui abbiamo chiesto un parere su questa ennesima ondata repressiva.
http://www.radiondadurto.org/archivio/2005-09/archivio.v.2.php

ascolta l'intervista a Paolo Cento:
http://www.radiondadurto.org/archivio/2005-09/repressioneultras-PaoloCento.mp3

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lettera aperta
by anonimo Tuesday, Jan. 10, 2006 at 12:50 AM mail:

da: http://www.brescia1911curvanord.net/home.asp

Ill.mo Ministro degli Interni, dott. Pisanu

p.c. Questore di Brescia
p.c. Prefetto di Brescia
p.c. Sindaco di Brescia
p.c. Sindaco di Verona
p.c. giornali e tv



scriviamo a seguito dei violenti incidenti scoppiati a Verona il 24.09.2005 dopo la partita Verona-Brescia, finita dopo pochissime emozioni col risultato di parità, e che hanno portato al grave ferimento di un tifoso bresciano.
Premettiamo che questa trasferta, come nostra abitudine, era stata organizzata nel miglior modo possibile, con il consueto entusiasmo e, soprattutto, con la giusta Mentalità e la serietà che da tempo ci caratterizzano e contraddistinguono.
Ben conoscendo i problemi derivanti dalle nuove norme sul biglietto nominale, comuni ormai a tutte le tifoserie (non solo organizzate), avevamo prestato ancora più attenzione a questa trasferta anche perché avevamo notato, durante la breve e consueta prevendita, una forte adesione di ragazzi molto giovani, donne e qualche bambino (cosa impensabile ed improponibile fino a qualche anno fa per una trasferta come questa); quindi una responsabilità in più per chi, come noi, poi ci mette la faccia.
Inoltre, come di consueto facciamo quando decidiamo di affrontare le trasferte in treno, avevamo avvisato Trenitalia.
Come Lei saprà infatti, con i vertici di Trenitalia esiste da anni una sorta di “collaborazione” basata sul rispetto e la fiducia reciproci, valori consolidati nel tempo dal comportamento corretto e leale del nostro gruppo e dei nostri ragazzi.
Sottolineiamo tutto questo alla luce dei fatti veramente accaduti, che discordano ampiamente da quelli raccontati dalla questura di Verona.
Premettiamo inoltre che noi, nel bene e nel male, siamo Ultras e non Le scriviamo per scaricarci eventuali responsabilità o per fare dell’inutile vittimismo, bensì Le scriviamo affinché si faccia una seria riflessione su quanto accaduto, con la speranza che esca prima di tutto la verità, in secondo luogo (ma cosa forse più importante) che si lavori, da oggi in poi, seriamente e serenamente per evitare un altro episodio come quello di sabato che ha portato molti feriti innocenti e, soprattutto, un ragazzo a lottare fra la vita e la morte (oltre che arresti molto pesanti, fra i quali, dal nostro modesto punto di vista, alcuni affrettati visto che poi il gip non ha convalidato l’arresto di alcuni ragazzi, dal momento che le immagini fornite dalla questura di Verona non provavano le accuse mosse dalla stessa).
Come abbiamo già detto, dopo avere comunicato il numero esatto di persone che avrebbero viaggiato sul treno, dopo avere pagato loro i biglietti e dopo essere partiti serenamente e pacificamente dalla stazione di Brescia senza creare danno alcuno o problemi di sorta, abbiamo iniziato a distribuire i tagliandi di ingresso comprati da noi al Brescia Calcio S.p.A.
Tagliandi che ci sono stati consegnati soltanto due giorni prima della partita (per regolamento la società ospitante è tenuta a fornire i biglietti agli ospiti 5 giorni prima della gara).
Fatto questo che ci ha creato ulteriori problemi di organizzazione (come di consueto, le iscrizioni le raccogliamo quattro, cinque giorni prima della partita proprio per avere il tempo necessario di organizzare la trasferta al meglio). Quando ci sono stati consegnati i biglietti (due giorni prima la partita) ci è stato comunicato che gli stessi avrebbero dovuto essere fotocopiati, uno per uno, e ad ogni fotocopia avrebbe dovuto essere allegata la fotocopia del documento d’identità della persona a cui veniva consegnato il biglietto. Cosa a quel punto impossibile da attuarsi visto che avevamo già terminato le iscrizioni.
Abbiamo deciso comunque di andare a Verona (ognuno di noi munito di documento d’identità), ben consapevoli che le forze dell’ordine avrebbero anche potuto impedirci di raggiungere lo stadio e pronti, nostro malgrado, a tornare a Brescia senza aver visto la partita.
Fortunatamente questo non è accaduto, quindi non sono derivati problemi di ordine pubblico dalla nostra scelta.
I primi problemi sono invece nati dopo che la maggior parte dei tifosi era già entrata allo stadio. Infatti, quando ci siamo accorti che una decina di persone, probabilmente giunte in macchina, era sprovvista di biglietto abbiamo cercato invano di convincere il dirigente responsabile a farle comunque entrare (dopo ovviamente aver comprato i biglietti mancanti. Eravamo disposti ad acquistare tagliandi di qualsiasi settore pur di risolvere il problema!).
Conosciamo molto bene le nuove norme, quindi non ci siamo pianti addosso ma abbiamo deciso, di comune accordo con gli altri gruppi organizzati, di svuotare il settore ospiti e di non vedere la partita tutti insieme (ripetiamo che le persone senza biglietto avrebbero acquistato il tagliando di un qualsiasi settore come è nel diritto di ogni normale tifoso, ma gli è stato impedito).
Anche questa scelta che, come Lei capirà, è stata molto sofferta non ha creato nessun problema di ordine pubblico, nonostante si potessero già vedere le prime avvisaglie (sotto forma di provocazioni verbali) da parte della celere, di quanto sarebbe successo in stazione (anche se nessuno avrebbe mai potuto immaginare una situazione così devastante nei nostri confronti).
Al termine della partita, con molti di noi già sui pullman pronti a tornarsene a casa, è successo un episodio che ci ha fatto riflettere parecchio ed al quale non siamo ancora riusciti a dare una spiegazione. È accaduto infatti che i cancelli che dividono il nostro settore dalla tribuna laterale, presidiati fino a quel momento dagli agenti, si sono presentati improvvisamente aperti ed incustoditi. Quindi nessuno dei tifosi presenti in quel momento ha forzato o sfondato le barriere che dovrebbero dividere (e non mettere in contatto!) due tifoserie rivali come quelle di Verona e Brescia.
Con questo non vogliamo scaricare eventuali nostre responsabilità, ma vorremmo quantomeno capire e far riflettere, alla luce di quanto poi successo in stazione, del perché di tanta violenza secondo noi ingiustificata ed ingiustificabile.
Non ci soffermiamo troppo su quanto successo allo stadio non perché vogliamo evitare l’argomento, bensì perché prima di tutto è già stato affrontato (ed enfatizzato ad arte, diremmo noi) ampiamente dagli organi di stampa, secondariamente non vorremmo fare lo sbaglio che hanno fatto molti, quello cioè di spostare l’attenzione da quanto successo a Paolo molto lontano dallo stadio, ricercando magari una giustificazione alla violenza perpetrata da chi invece dovrebbe prevenirla.
Comunque, le sorprese maggiori ci attendevano in stazione a Verona.
Dopo essere giunti in stazione viaggiando sui pullman messi a disposizione dalla questura di Verona, abbiamo preso posto sul treno ed abbiamo aspettato il resto dei tifosi che stavano arrivando.
Durante il viaggio in pullman e durante questa lunga attesa, ci preme sottolineare che non è successo nulla, né coi veronesi, né con la polizia. Fra l’altro molti di noi sono andati tranquillamente al bar situato sotto la stazione, fra i cittadini “normali”, senza creare problemi di ordine pubblico.
All’arrivo del secondo viaggio, non appena i restanti tifosi hanno messo piede in stazione, sono iniziati i pestaggi.
Non Le descriviamo nei minimi particolari quanto successo, anche perché ci vorrebbero pagine e pagine per raccontare la disperazione, l’impotenza, la frustrazione, l’umiliazione ed a tratti la rabbia che ci ha investito insieme alle manganellate (coi manganelli impugnati rigorosamente al contrario!), ai sassi! (che non provenivano dai binari!), ai fucili usati come mazza, ai lacrimogeni sparati ad altezza d’uomo ed al loro gas velenoso e paralizzante.
Ma la cosa peggiore sono stati gli agguati, i “dieci contro uno” contro ragazzi che sono finiti letteralmente sotto il treno per cercare rifugio, lo spray al peperoncino (non sapremmo come definirlo altrimenti) che qualcuno ha usato senza ritegno su donne e bambini, le provocazioni verbali ed oltraggiose nei confronti delle nostre madri e delle nostre donne.
Ci piacerebbe raccontarLe che abbiamo reagito, che ci siamo difesi, che abbiamo risposto agli attacchi con decisione, ma non c’è stata partita, non c’è stata possibilità di reazione a causa della violenza improvvisa (e probabilmente premeditata) di questa azione condotta su più fronti da due, forse tre, reparti organizzati e coordinati, ci è parso di capire, da una sola persona (ogni volta che il dirigente alzava il braccio, partiva una carica. E lo stesso dirigente si è più volte rivolto agli agenti urlando << massacrateli fino quando non vi dico di smettere!>>).
Dopo le prime cariche, nelle quali Paolo è stato ferito alla testa ripetutamente, non c’è stato nemmeno il tempo di raccogliere i feriti e portarli in salvo che l’azione devastante della celere è ricominciata. Allora i ragazzi sono stati trascinati fuori dal treno (qualcuno è stato arrestato proprio in quei frangenti), altri sono stati picchiati direttamente sulle carrozze (senza via di fuga) che, “grazie” a questa onda d’urto impazzita, sono andate praticamente distrutte. I ragazzi che sono riusciti a chiudersi nei vagoni hanno evitato il manganello ma non hanno potuto evitare l’umiliazione tipica di chi si sente impotente. Altri hanno cercato rifugio ed ossigeno lungo i binari paralleli al nostro treno (se in questo caso ci vogliono accusare di aver occupato i binari, allora è vero: per scappare alle botte abbiamo invaso i binari, dove fortunatamente non è passato alcun treno).
Negli ultimi momenti di lucidità, dopo essere stato picchiato e colpito alla testa e poco prima di cadere in coma, Paolo è riuscito a rifugiarsi sul treno e ad andare dai suoi amici. Il tempo di raccontare quanto accadutogli ed ha iniziato a stare male, a vomitare verde, a perdere i sensi e le forze. Immediatamente i suoi amici lo hanno fatto scendere dal treno riuscendo ad evitare altre cariche della polizia. Dopo avere richiamato l’attenzione di alcuni agenti in divisa hanno tentato di spiegare (come se ce ne fosse stato bisogno!) la gravissima situazione ed hanno chiesto l’intervento urgente di un’ ambulanza. Visto che dopo quasi mezz’ora di medici non vi era ancora traccia, gli amici di Paolo e gli altri ragazzi, resisi conto della grave situazione, si sono rivolti agli agenti in borghese della squadra tifoserie di Brescia che, prontamente, hanno telefonato per richiedere aiuto.
Finalmente, dopo pochi minuti dalla seconda telefonata, sono arrivati i primi soccorsi (abbiamo scoperto in seguito che la polizia aveva chiamato l’ambulanza con il codice di gravità “giallo 2”, che significa “non c’è nulla di grave”; gli stessi operatori dell’ambulanza, appena arrivati sul posto, hanno però capito subito che la situazione era critica ed hanno immediatamente attivato il codice di gravità “rosso 3”, che è appunto il massimo della gravità).
Paolo è stato portato all’ospedale di Verona dove, sembra, è giunto già privo di conoscenza.
Nel frattempo, nonostante quanto successo a Paolo ed ad altri ragazzi feriti pesantemente, le cariche della celere sono continuate.
Quando siamo ripartiti, finalmente!, abbiamo avuto la possibilità di soccorrere i feriti e di capire quanti fossero stati colpiti più o meno pesantemente. Molti, troppi.
A Desenzano abbiamo fatto scendere i ragazzi più doloranti. Alcuni di loro, non tutti, si sono fatti visitare nel locale ospedale.
Noi non siamo dei santi, ne abbiamo fatte di trasferte e ne abbiamo vissute di situazioni difficili, ma questa di Verona, Ci creda, è stata scioccante. Non ci vergogniamo a dirLe che abbiamo avuto paura, anzi terrore, soprattutto per i ragazzi e le donne che erano con noi e che tentavano inutilmente di scappare.
Non c’è stata partita dicevamo, e non c’è stata soprattutto pietà.
Per questo abbiamo deciso di fermarci per un attimo a riflettere. Vogliamo capire se ha senso abbassare i toni come abbiamo fatto noi negli ultimi tempi, sforzarci di non violare la legge (e con questi nuovi decreti non è mai stato così difficile), evitare le provocazioni, evitare gli scontri e gli incidenti ed i vandalismi, ……… e poi essere attaccati così selvaggiamente senza motivi validi apparenti (niente comunque potrebbe giustificare quello che abbiamo subito a Verona) da chi dovrebbe mantenere l’ordine e non destabilizzarlo.
Per questo abbiamo deciso di sospendere le trasferte fino a tempo indeterminato. Almeno fino a quando Paolo non starà meglio. Almeno fino a quando non ci saranno le condizioni emotive per affrontare una trasferta senza tensioni pericolose e con la necessaria lucidità. Almeno fino a quando tutti, non solo noi che lo abbiamo capito già da un pezzo, si renderanno conto che la vita di un ragazzo e di un amico vale molto di più di una partita di calcio e di tutti gli interessi economici che gli girano attorno.
Per questo, soprattutto, abbiamo deciso di scriverLe, affinché tutti sappiano cosa è successo realmente a Verona sabato 24/09/2005 alle ore 19.00 circa.
Ci piacerebbe che Lei riflettesse sulle tante stranezze e “deviazioni” che sono avvenute subito dopo questi gravi episodi. Anomalie che ci hanno confermato ulteriormente la volontà distruttiva di certi personaggi malati, probabilmente, di quel protagonismo pericoloso che ha sempre portato, inevitabilmente, a feriti molto gravi e morti. Il classico atteggiamento di chi si sente onnipotente e che magari si rende conto troppo tardi di avere superato il limite.
Allora si cominciano ad inquinare le acque, si confondono le idee, si raccontano favole, si minacciano i tifosi, ecc.
Non sappiamo ancora con certezza se il nostro sia un caso del genere, ma abbiamo più di qualche sospetto in merito ed ogni giorno che passa, grazie anche alle testimonianze che stiamo raccogliendo, ci convinciamo sempre di più che la verità sta sottopelle e che qualcuno la vuole invece insabbiare.

-Non si capisce altrimenti perché si sia dato tanto risalto a degli incidenti (ci riferiamo a quanto successo allo stadio) circoscritti a pochi tifosi bresciani e veronesi che non sono nemmeno arrivati a contatto (ovviamente questo lo deduciamo dalle immagini televisive che la Questura di Verona ha prontamente fornito ad una televisione locale, “in esclusiva!”, ancora prima che gli avvocati difensori dei ragazzi arrestati le visionassero!, nelle quali si vede chiaramente, oltre ai cancelli interni praticamente aperti, che i tifosi non possono scontrarsi visto che sono separati dalle spesse recinzioni). Con questo, ribadiamo, non vogliamo dire che non ci siano responsabilità da parte nostra, ma semplicemente che altri ne hanno di maggiori e che hanno cercato soltanto di coprirle con notizie enfatizzate ad arte e con immagini di forte presa emotiva sull’opinione pubblica.

-Non si capisce altrimenti perché la prima versione ufficiale dei fatti (ci riferiamo a quanto successo in stazione), quella divulgata dalla questura di Verona per intenderci, raccontava del ritrovamento di Paolo nei pressi della stazione, ferito da ipotetici incidenti con Ultras del Verona fuori dalla stazione e soccorso dalla polizia!.

-Non si capisce altrimenti perché il questore di Verona, il giorno dopo, abbia corretto il tiro ammettendo che <<…Paolo è stato soccorso in stazione, ferito da un sasso o nella caduta violenta durante l’occupazione dei binari>>. Non solo, il questore ha anche diramato un ipotetico bollettino medico (senza il consenso dei genitori), <<Paolo ha una sola ferita alla testa, di cinque centimetri, compatibile con un colpo inferto con un sasso e non presenta altri traumi in nessuna parte del corpo>>, e fatto una ipotesi sconcertante, cioè che lo stesso Paolo fosse stato coinvolto negli incidenti allo stadio. Inutile dirLe che sia il bollettino sia questa ipotesi infamante sono false (Paolo è arrivato in stazione senza alcun trauma o ferita ed il vero referto medico ha sbugiardato il questore di Verona).

-Non si capisce altrimenti perché i celerini, oltre a riempirci di ingiurie e minacce, continuassero a ricordarci quanto successo a Modena alcuni anni fa (anche allora ci furono pestaggi ai limiti della follia testimoniati da diversi feriti pesanti, fra i quali anche un poliziotto bresciano, e centinaia di tifosi colpiti a tradimento e per questo fu aperta un’ inchiesta).

-Non si capisce altrimenti perché un treno che non ha mai avuto danni negli ultimi anni, ritorni invece a Brescia semidistrutto con danni avvenuti solo al ritorno e soprattutto ai vetri esterni (ha mai provato a viaggiare in treno con tutti i finestrini abbassati? Noi siamo Ultras, non masochisti).

-Non si capisce altrimenti come mai i bus che ci trasportavano non hanno subito danni.

Non è nostra abitudine fare le vittime e non inizieremo oggi, come non abbiamo mai iniziato ad auto-celebrarci nei momenti migliori.
E non siamo nemmeno in cerca di vendetta, come del resto non cercano rivalsa i famigliari di Paolo.
Vogliamo solamente che venga fatta un po’ di giustizia e, soprattutto, che esca tutta la verità affinché episodi come questo non avvengano mai più.
Ci auguriamo quantomeno che tutti, sottolineiamo tutti, si sforzino da oggi maggiormente nella prevenzione (e non nella repressione!) delle situazioni più pericolose che, con un po’ di dialogo, rispetto, sensibilità ed intelligenza in più, potrebbero essere tranquillamente evitate.
Certo bisogna fare delle scelte, anche decise ed impopolari, ma è necessario decidere una volta per tutte se si vuole agire attraverso un dialogo costruttivo, basato non sulle minacce ed i ricatti ma sul rispetto reciproco e con la netta distinzione dei ruoli, oppure se si vuole semplicemente reprimere il tifo organizzato.
Noi la nostra scelta, in tempi non sospetti, l’abbiamo fatta ed è quella del dialogo.
Questo non vuol dire che non abbiamo mai fatto errori o che non sbaglieremo mai più. Semplicemente significa maturare ed assumersi le proprie responsabilità con la massima sincerità, senza dover perdere l’identità e la dignità che ci rendono unici e, soprattutto, senza ignorare e tradire la nostra coscienza che ci distingue dagli animali.
Gli Ultras vengono spesso dipinti come teppisti senza valori, ma mai come in questa circostanza hanno dimostrato (ancora una volta) di avere dei sentimenti e di credere in valori fondamentali quali amicizia, solidarietà e rispetto per la vita di una persona.
Gli Ultras vengono spesso accusati di nascondersi, ma mai come questa volta ci metteremo la faccia e racconteremo a chi ci starà ad ascoltare quanto realmente successo a Paolo, a costo di prendere denunce e diffide.
Gli Ultras vengono spesso ingannati e strumentalizzati per nascondere i veri mali del calcio e della società civile, ma mai come questa volta ci ribelleremo e combatteremo con l’arma più potente che possediamo: il cervello.
Non ci metteranno a tacere! Questa volta no! La verità deve uscire!

Brescia 1911 Curva Nord

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