Cosa c'è dietro il filo spinato che circonda la base americana di Sigonella?
CATANIA- 11 Settembre 2001. Alle ore 15,30 nella base americana di Sigonella scatta l'allarme <Delta>: impossibile avvicinarsi alla base, presidiata da marines pronti ad aprire il fuoco.
La piccola SP 69 Catania- Gela, che per chilometri costeggia da una sponda il minaccioso reticolo spinato della base, dall'altra la Piana di Catania, coltivata a grano e frutteti, viene chiusa al traffico. I 224 lavoratori italiani nella Naval Air Station, accompagnati ai cancelli nel tardo pomeriggio, potranno rientrare ai loro posti di lavoro solo tre giorni dopo, quando i cartelli posti all'ingresso segneranno un più rassicurante allarme <Charlie>; ma fino a Natale a nessun giornalista sarà permesso di avvicinarsi alla base, proibite macchine fotografiche e telecamere.
Il 9 ottobre chiuderà per sospetti "lavori di manutenzione" il radar inaugurato solo un anno e mezzo prima: la conseguenza sarà una drastica limitazione dei voli civili diretti all'aeroporto internazionale di Fontanarossa (da 16 a 4 voli l'ora), da sempre dipendente dal controllo militare. I pochi siciliani che vivono nelle vicinanze di Sigonella registrano un intenso traffico aereo notturno, mentre di giorno, nella base ad occhio deserta, il silenzio è rotto solo dal canto delle cicale, nascoste tra i canneti.
Cosa è accaduto, a partire da quei giorni, nella base militare di Sigonella, celata dal segreto militare? Qual è il suo ruolo della base, posta nella posizione strategica di baricentro del Meditarraneo, nello scenario di guerra infinita proclamato dall'amministrazione americana? E come pagano i siciliani la vicinanza ad una base, che dista meno di 10km dalla vitale area metropolitana catanese?
Welcome to Sigonella.
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