L'americanismo non e' solo Veltroni, Rutelli o
Bassolino: sono le street parade dei disobbedienti ai cortei, sono i punk a bestia, sono le ONG, sono i centri sociali che funzionano come vettori della cultura del ghetto tipicamente americanista, sono i giovani antagonisti che si ubriacano di musica e cultura a stelle e striscie...
From: <d17@voceoperaia.it> To: <antiamericanisti@yahoogroups.com> Sent: Sunday, July 13, 2003 4:26 PM Subject: [antiamericanisti] note sul deserto e noi
Rispondere con rigorosa puntualita' a tutti gli interventi non e' facile, penso che tentera' di farlo Costanzo, che l'abbiamo un po' fatto diventare l'elemento che deve trovare la sintesi.
Io mi limito a fare alcune considerazioni sulle cose che ritengo davvero dirimenti.
Non dimenticate che noi siamo partiti da un appello, Peoples Smash America. Eravamo si e non una trentina. Diventammo in un mese e mezzo piu' di cinquecento. Allora ci siamo detti: perche' non andare avanti? Perche' non provare a costruire un *contenitore* di tutti coloro che ritengono gli USA il nemico principale?
Questo punto e' decisivo, poiche' e' il punto di partenza della nostra impresa. Questo punto e' imprescindibile. Noi non abbiamo fatto appello a fondare un nuovo movimento generalista, onnicomprensivo. Ne' un nuovo partito. Ne' un nuovo sindacato. NOI ABBIAMO CHIAMATO A RACCOLTA TUTTI COLORO CHE CONSIDERANO GLI USA IL PRINCIPALE NEMICO DA BATTERE.
Ognuno ha ovviamente l'insindacabile facolta' di tirarsi indietro o di minacciare di farlo. Non puo' pero' far finta di non capire che noi volevamo raggruppare, su basi individuali, il piu' ampio numero di cittadini, di uomini e donne, a prescindere dalla loro fede politica, dai loro percorsi, dalle loro simpatie filosofiche. Alla discriminante negativa, decisamente antiamericanista, la bozza di Manifesto per un Movimento di resistenza all'Impero Americano, ha aggiunto alcune discriminanti positive, assertive.
Ripeto a scanso di equivoci: neanche abbiamo proposto un coordinamento di forze, un fronte di organizzazioni o partiti. Perche' non lo abbiamo fatto? Perche' queste forze non esistono. Deve esserci chiaro che se partiamo raggruppando singoli dindividui e non forze organizzate, vuol dire che il nostro punto di partenza e' paurosamente arretrato. C'e' un vuoto, non un pieno.
Secondo punto decisivo: noi abbiamo aperto, con la bozza in questione, un processo costituente. Le parole hanno un senso. Processo costituente significa che una serie di uomini e donne, si sono messi in contatto per contribuire ad elaborare il manifesto del MOVIMENTO di Resistenza all'Impero Americano. Non un Manifesto per la difesa dell'ambiente, per la tutela della cultura occitana, per la difesa dei diritti dei lavoratori, per la liberazione dei prigionieri politici o per la costruzione di un nuovo partito comunista. Processo costituente significa che l'esito non e' scontato, che potremmo prendere atto del fallimento.
Possono individui con idee diverse, con simpatie politiche diverse, con orientamenti filofosici e culturali diversi, raggrupparsi per avviare un'impresa tanto ardua, battere l'impero imperialista americano? Noi riteniamo che si, possono farlo, a patto che venga trovato col Manifesto un punto di sintesi unitario adeguato. A patto che comprendano che gli USA saranno battuti in una battaglia di portata storica, di lungo periodo, da un'alleanza internazionale che sara' composita, plurale, persino conflittuale. Noi vogliamo essere un elemento fecondante di questa alleanza internazionale, consapevoli che operiamo in un paese imperialistico (non in Nepal o in Venezuela), in cui l'americanismo e' ampiamente egemone. Che l'americanismo che qui dobbiamo contrastare non si manifesta con l'invasione militare, ma con quella ideologica, culturale, politica, di cui la classe dominante locale, le istituzioni e i suoi ceti politici, sono cinghie di trasmissione.
Si puo' giungere alla conclusione che gli USA sono il nemico principale in vari modi. Un marxista puo' arrivarci partendo dall'analisi leniniana di imperialismo o dall'analisi delle categorie economiche. Altri possono arrivarci seguendo il percorso filosofico, altri ancora ambientalista, altri culturale, spirituale e religioso. Non ci importa come essi siano giunti a questa conclusione (gli USA sono il nemico principale, il pilastro fondamentale del capitalismo internazionale), importa la conclusione.
Questa conclusione, in verita', e' solo un punto di partenza, ma un punto di partenza che qualifica e delimita la nostra impresa. Nessuno, ne' a sinistra, ne' al centro ne' a destra, ha colto che gli USA sono il principale nemico, nessuno oltre noi sta facendo appello a costruire un MOVIMENTO di Resistenza. In altre parole: per adesso siamo soli e dobbiamo anzitutto raggiungere una massa critica, non qualche decina, ma alcune migliaia di sostenitori.
Dove andiamo a pescare questi sostenitori? Come possiamo attivarli? Con quali strumenti e modalita'? Miguel, Alessandra e altri hanno posto domande pertinenti. Rispondo che e' ancora presto per rispondere a queste domande. Penso che adesso siamo nella fase primitiva, preliminare in cui dobbiamo affinare il Manifesto, decidere che forma ci diamo per il periodo che viene e stabilire in modo netto il nostro obbiettivo di medio periodo. Mi ripeto: possiamo anche scegliere la forma di un'associazione culturale, ma a patto che si ponga come scopo dichiarato la fondazione di un movimento il piu' ampio possibile. Un movimento antiamericano il piu' ampio non puo' che essere un movimento politico di massa. Solo chi affermi che esiste gia' in questo paese lo strumento per la RESISTENZA puo' perorare l'idea di una mera associazione culturale, che quindi agisca in base al criterio del collateralismo. Io non vedo questo strumento. Io vedo invece un grande deserto, che con la crisi dei non global, del movimento per la pace e dello sprofondamento del PRC ne l'Ulivo, diventera' un deserto come quello del Gobi.
Consentitemi una metafora "paolinista". Dopo che i primi cristiani fallirono miseramente nel convincere i giudei, i circoncisi --che non solo erano sordi al messaggio di salvezza di Gesu', ma denunciavano alle autorita' romane i cristiani come apostati dell'abraismo; arrivo' Paolo di Tarso che propose quello che potremmo chiamare, svolta di paradigma. Cristianizzare non gli ebrei ma i gentili, i pagani. Cosi' da setta dell'ebraismo, il cristianesimo pose le premesse del suo universalismo. E grazie a Paolo la Chiesa divento' quel fenomeno mondiale che e'. Be', io penso che quelli comunisti come me dovrebbero avere lo stesso coraggio di compiere una svolta di paradigma: voltare le spalle alla sinistra realmente esistente per rivolgersi ai non circoncisi, ai gentili e ai pagani. Il problema non e', cari compagni e amici, se la dicotomia sinistra-destra faccia ancora parte del senso comune (del che dubito fortemente). Il vero problema e' se consideriamo la sinistra reale l'habitat, la culla dal quale sorgera' un nuovo movimento rivoluzionario. Io penso di no, penso che questa sinistra e' ormai irreparabilmente affetta dal virus dell'americanismo. Non che la sinistra reale non consegni forze soggettive. Non intendo questo. Io parlo di un processo storico di isterilimento, di essiccazione. Affermo che non ci sara' continuita' tra questa sinistra e quella rivoluzionaria del domani, ma anzitutto rottura. Non ci sara' un'evoluzione, ma una discontinuita'. L'americanismo non e' solo Veltroni, Rutelli o Bassolino (che benedice la scuola per Veline): sono le street parade dei disobbedienti ai cortei, sono i punk a bestia, sono le ONG, sono i centri sociali che funzionano come vettori della cultura del ghetto tipicamente americanista, sono i giovani antagonisti che si ubriacano di musica e cultura a stelle e striscie, sono i black bloc, portatori di modeli di conflitto da americana societa' dello spettacolo......
E' chiaro che questo movimento avra' poche ma chiarissime discriminanti, perche' vuole essere unitario e inclusivo. Le discriminanti sono analitiche (perche' gli USA sono il nemico principale), e propositive: come battere l'imperialismo americano. Su tutto il resto chi aderisse a questo Movimento, si tiene il suo libro preferito nello zaino, si terra' le sue idee su tutto il resto. Non a caso la bozza ha posto tre sole discriminanti universalistiche generali: liberta', uguaglianza e fratellanza, e ha indicato il solco storico: il pensiero greco, il cristianesimo, l'illuminismo e il marxismo. Sono troppo generiche? Forse, ma sono piu' che sufficienti per opporsi all'americanismo perche' avanzano al contempo una visione, per quanto algebrica, della storia e del mondo. Gli antimarxisti non verranno con noi, non ci verranno gli antilluministi, ne' gli anticristiani, ne' gli esoterici, sionisti o meno, che considerano il razionalismo ellenistico la fonte di tutti i mali.
A chi ci rigolgeremo per ottenere una massa critica? Alla classe operaia? Agli intellettuali? Al ceto medio proletarizzato? Al lumpenproletariat? Alla borghesia illuminata? Ai comunisti che rimpiangono l'URSS che nonn c'e' piu' come principale baluardo antiamericano? Ai fascisti che ancora suonano la musichetta nostalgica della Repubblica di Salo'? Ai tifosi della lazio che inneggiano ad Arkan? O a quelli della Fiorentina che esposero le bandiere della pace? Ai vegetariani che odiano Mac Donald's? Alla sinistra o alla destra?
Un Movimento di resistenza si rivolge a tutti, proprio tutti. Senza esclusione. Non siamo un sindacato che raggruppa in base a come il capitale colloca gli uomini nel processo sociale di produzione. Ne' siamo un partito che ha un programma per la conquista del potere e recluta sulla base del sistema socio-politico che propone. Noi abbiamo davanti una lunga e faticosa resistenza contro un nemico mille volte piu' forte e la cui potenza dipende non solo dalla forza armata ma dalla pervasivita' della sua ideologia e del suo sistema di vita. A volte penso che molti non hanno il senso della realta', alcuni dicono di essere daccordo con la Resistenza, ma intendono cose diverse da noi. Pensano per riflesso condizionato alle lotte, ai cortei, al corpo a corpo col nemico. Io invece penso che la nostra resistenza (intendo quella del Movimento in oggetto) per tutta una fase dovra' essere anzitutto culturale, ideologica e morale. Questo porta con se' due cose: non solo specifiche modalita' di azione; per tutta una fase avvicineremo gli individui piu' diversi per estrazione sociale, accumunati non da interessi di classe, o da strette affinitą politiche, ma da una medesima angoscia sul futuro dell'umanita', da una spinta etica umanistica, dalla convinzione politica che intanto occorre battere gli USA. Ci sara' tempo per azzuffarsi su come la societa' nuova dovra' essere. Anche perche' accanto al nostro Movimento continueranno ad operare e agiranno le diverse correnti ideologiche, le quali indicheranno come fuoriuscire dal capitalismo e con cosa rimpiazzarlo.. Il Movimento di cui parliamo non puo' e non deve surrogare alcun partito politico.
Che il Movimento di cui parliamo debba svolgere anzitutto, nella prima fase una funzione culturale, non siginifica ovviamente che non si debba gia' lottare ocn ognio mezzo sugli alatri terreni. Certo che no! Noi del Campo continueremo a fare la nostra parte, organizzando e promuovendo tutte le lotte possibili. Non c'e' opposizione tra i due momenti, ma complementarieta'. Uno sostiente l'altro. Ma noi del Campo sappiamo che soli non ce la faremo, che occorre un Movimento molto piu' ampio, che occorre unire e attivare forze nuove.
Insisto di nuovo nel non confondere livelli e tappe. Siamo solo in una fase inziale. Questa fase ci serve ad indicare con precisione chi siamo e dova andiamo. Se riusciremo a fare questo, dandoci un Manifesto e una forma organizzativa adeguata a questo primo periodo, che ci consenta di crescere e di mettere i pirmi mattoni di un vero Movimento di resistenza, avremo gia' fatto tantissimo.
Moreno P.
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