Israele contro Israele
Resistenza alla leva, obiezione di
coscienza, rifiuto a
combattere nei territori occupati, ma anche proteste contro la
limitazione della libertà di
parola, per una indagine effettuata dalla polizia su Indymedia Israele.
In uno stato sempre piu' militarizzato e che a oggi ancora si basa su una carta militare in assenza di una costituzione, molti si stanno ribellando: in questi giorni (il 14 gennaio a Roma) sono previste una serie
di mobilitazioni in appoggio a cinque giovani che si
sono rifiutati
di svolgere il servizio militare obbligatorio e sono stati appena
condannati a un anno di carcere. Sono ormai oltre mille invece i refusenik, i riservisti civili che vengono richiamati ogni anno per prestare un servizio obbligatorio di circa quaranta giorni e che si sono rifiutati di prestare servizio nei Territori Occupati. Israele non può vivere senza esercito. La sua sopravvivenza è stata fin dall'inizio basata
sull'uso della forza militare. In 500 hanno firmato un documento in cui dichiarano
di non voler combattere oltre i confini sanciti nel 1967. E il rifiuto a
continuare la distruzione e l'occupazione viene proprio da chi ha ritenuto
finora importante difendere lo Stato di Israele e rafforzarlo, ha creduto
nell'IDF e ora ha deciso di imporre un limite alla violenza e alla sopraffazione di uno stato (quello di Israele) che ora e' persino arrivato a imporre alle frontiere la firma e il permesso per entrare nei territori sotto la sovranità dell'Autorità Nazionale Palestinese.
Aggiornamenti:
16 gennaio: Gaza: manifestazione riservisti
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