Eroismo nazionale
Eroi nazionali? La televisione Al Arabya ha mostrato il 26 aprile un video delle Brigate verdi nel quale si chiedeva agli italiani di scendere nelle strade a protestare contro il governo per la presenza in Iraq come condizione per liberare i quattro ostaggi. La manifestazione, accolta da opinioni contrastanti, c'è stata, ma sembra improbabile che fosse questa l'unica condizione richiesta. Intanto la guerra diventa sempre più violenta e Falluja
viene distrutta dalla furia omicida dell’esercito americano. Ma la battaglia deve sembrare un'operazione di pace, così come chi vi partecipa deve apparire un eroico combattente, anche se in realtà sta lavorando per tutt'altri obbiettivi. Gli ostaggi per esempio appartenevano ad una categoria particolare di nuove figure della guerra, il cui numero sta progressivamente aumentando rispetto a quello dei soldati di ruolo. Come loro, ce ne sono decine di migliaia. Lavorano per oltre 400 aziende che vengono utilizzate sia per gli eserciti, sia per privati. Molto spesso sono ex militari e la loro esistenza viene resa nota solo nel momento in cui sono vittime di attentati o rapimenti. Sono le guardie private, un esercito semi-sconosciuto di guardie del corpo sceso in campo all'indomani della dichiarazione di Bush che sanciva la fine della guerra in Iraq. Provengono da decine di Paesi diversi e alle loro spalle hanno un plotone di multinazionali che, nutrendosi di appalti e contratti vinti, pone la sua longa manus sul futuro dell'Iraq. Alcune di queste, come la Blackwater Security Consulting, o la Dts Security, o ancora la Presidium international, azienda italiana per cui prestava servizio uno dei quattro italiani rapiti e che è coinvolta anche nei progetti di ricostruzione, "schierano" fino a due guardie personali per ogni lavoratore/lavoratrice civile iraqeno/a. Il costo della sicurezza del personale inviato in Iraq (raddoppiato negli ultimi sei mesi) raggiunge adesso il venti per cento del totale dei contratti vinti: un fardello non previsto dalle aziende, che potrebbe raggiungere da solo i quattro miliardi di dollari di costi. Mentre la tensione tra la popolazione e gli occupanti si fa più alta di giorno in giorno, il futuro di un Paese distrutto dalla guerra sembra essere in mano ad un esercito di guardie, il più delle volte armate, assoldate da multinazionali estere: in una parola, mercenari.
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