Emergencia Perù
"Nel frattempo bisogna tirare avanti qui, ammesso che sia possibile. Qui non c'è nessun dio! - disse e si diresse verso la sua cella". Sono le parole di un detenuto del Sexto, il carcere di Lima raccontato dal narratore dell'indigenismo andino Jose Maria Arguedas nel 1961.
Da allora la situazione delle carceri peruviane per i detenuti politici è profondamente peggiorata: Callao, Yanamayo, Chiclayo, Challapalca, Canto Grande, Chorillos, Ica, sono i nomi degli inferni peruviani in cui gli ex guerriglieri delle organizzazioni di sinistra patiscono regimi carcerari durissimi, che perseguono l'obiettivo di distruggere fisicamente e psicologicamente l'essere umano.
Il carcere di massima sicurezza del Callao è costruito all'interno della Base della Marina Militare a Lima, otto metri sotto terra, le celle sono cosi' piccole da essere denominate comunemente tombe o loculi; un piano di cemento come letto e un buco nel pavimento al posto del gabinetto. Lo Yanamayo è invece costruito a 4000 metri di altitudine sulle Ande e il suo soprannome è "il frigorifero"; isolamento per oltre 20 ore al giorno e maggiori probabilità di incontrare tubercolosi e patologie gastro-intestinali piuttosto che familiari o avvocati.
Chi è rinchiuso nei figlioli prediletti dell'ex presidente Fujimori è stato processato da uomini incappucciati, senza la possibilità di avere un avvocato o di difendersi.
Da anni ormai si susseguono proteste e scioperi della fame da parte dei detenuti politici per denunciare tali condizioni di detenzione, ma senza risultati.
Piuttosto la risposta dell'attuale governo neoliberista di Toledo è stata la messa in scena del "Megajuicio".
Dal 5 novembre scorso è cominciato un doppio processo politico-giudiziario ai danni di ex esponenti di Sendero Luminoso e del Movimento Rivoluzionario Tupac Amaru, organizzazioni della guerriglia peruviana con una storia profondamente diversa ma accumunati dall'impianto accusatore nella figura di "ribelli" e "terroristi".
Lo Stato peruviano vuole chiudere i conti con la storia e con il conflitto armato che ha causato nel ventennio 1980-2000 la morte o la scomparsa di 69mila persone:
in carcere e nei tribunali i "guerriglieri sovvervivi", fuori per adesso i responsabili politici e materiali di almeno la metà dei suddetti decessi, identificati dalla Commissione della Veritá e della Riconciliazione in forze armate e polizia. Ancora più fuori, ai margini della società, il numero sempre maggiore di uomini e donne peruviane che sopravvivono con mezzo dollaro al giorno.
APPROFONDIMENTI:
[ DOSSIER DIGNIDAD (02')] - [ RAPPORTO PERU NUNCA MAS ]
[ MRTA (ita) || MRTA (spa) ] - [ Audio (23/04/04) a 7 anni dal massacro dell'ambasciata giapponese ] - [ Comunicato MRTA sull'inizio del "megajuicio" ]
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