Lavoratori occupano l’Agile di Pregnana

milano.corriere.it – 4 nov 2009

A rischio 200 posti. Una ventina di dipendenti ex Eutelia hanno dormito in fabbrica Prosegui la lettura »

Mercato del lavoro. Le nuove prove per le organizzazioni dei lavoratori

di Giulio Sapelli (Docente ci Storia Economica Università di Milano)
Corriere della Sera Economia – lunedì 5 ottobre 2009

Il governo sud coreano annuncia misure eccezionali per frenare la forza delle organizzazioni sindacali. Dopo il grande sciopero generale deI 1989, che spezzò per sempre l’immagine di una Corea del Sud patria dei tassi salari, questa volontà è un’assoluta novità nel panorama mondiale. Ma nel contempo è un’eccezione. In Corea a rappresentare i lavoratori e la loro volontà di combattere contro le conseguenze della crisi economica mondiale che solo ora iniziano a preoccuparli veramente, sono i sindacati, grandi organizzazioni che, a imitazione dei loro confratelli giapponesi di prima della seconda guerra mondiale, si sono sviluppati con enorme rapidità.

Altrove il panorama è diverso. I lavoratori sono sì frastagliati quanto mai quanto a tipi di lavoro, dimensione d’impresa, età lavorativa, financo quanto a condizione famigliare (i single , per esempio, sono sempre più numerosi e quindi più disposti al rischio della lotta e dello sciopero, ma anche all’isolamento). Ma altrettanto lo sono, frastagliati, nelle forme di protesta contro la crisi. Ma tuttavia protestano perché il lavoro umano è meno elastico rispetto alla crisi: la persona umana non può essere fisicamente distrutta. Può essere certamente mutata nella sua capacità e nella sua competenza.

Ma per cambiare professione, mentalità, luogo di lavoro, occorre tempo, disponibilità estrema al cambiamento, occorrono risorse finanziarie, psicologiche, materiali e immateriali che non sempre sono nell’orizzonte di vita, la profonda e vera vita, dei lavoratori. Per questo essi sono oggi affetti da una sofferenza inaudita, siano o no occupati. Se lo sono temono per il domani, per loro e per le loro famiglie; se sono disoccupati sono distrutti dall’incertezza del futuro e dalla perdita di status. Certo questa tragedia era già nell’aria. Dovevamo prepararci. Viste ora dalla prospettiva della crisi le varie leggi sul lavoro interinale, a tempo, eccetera, che impediscono di farsi una famiglia, financo di realizzare la forza più potente dell’essere, ossia l’amore, quelle leggi, che non distruggevano fisicamente la persona lavoratrice, ma già la facevano e la fanno moralmente a pezzi, erano Ìe prime nuvole che annunciavano la tempesta del dolore sui lavoratori. Accettate e negoziate dai sindacati in tutto il mondo, i lavoratori, con quelle leggi, rifiutano oggi anche molte delle pratiche sindacali e ne inventano, invece, di nuove.

I più creativi sono, in tutto il mondo, i sindacati di base dei precari, i giovani, senza famiglia alle spalle, con una visione aperta della società del rischio che fa loro non rifiutare completamente la precarietà. Ma un conto è viverla in tempi di crescita economica e un conto è viverla quando c’è la crisi. Allora i] bicchiere della flessibilità è mezzo vuoto e non mezzo pieno e alla varietà lieta si sovrappone l’angoscia tetra e pericolosa per la salute mentale, prima che per il livello di vita materiale.

Gli Usa anche in questo caso si dimostrano il paese pi pluralista e migliore del mondo in cui vi è di tutto: si formano nuovi sindacati più combattivi e di base, si organizzano con l’All Cb gli immigrati e i clandestini.

Un fenomeno che pare inaudito in Europa. Il sindacato, negli Usa, come nei paesi scandinavi e in Australia, mentre contratta si preoccupa anche del welfare, non statale, ma autogestito dal basso. Perché questo è il nuovo orizzonte: la difesa del lavoro non potrà più passare solo per la contrattazione (e qui i sindacati continuano a essere indispensabili), ma anche per la creazione di nuove forme comunitarie di welfare che assumeranno anche forme di nuove unità economiche non capitalistiche. Un esempio? Le fabbriche autogestite argentine che indicano la giusta via per resistere alla crisi : fai da sé uniti nella lotta e nella costruzione di nuove soggettività attive sui mercati. La difesa dell’occupazione non potrà più passare solamente per la contrattazione. E i governi dovranno tenerne conto *** sono, invece, via per resistere alla crisi. I governi debbono sostenere senza soffocare queste esperienze, invece di attendere sino al giugno del 2010 come farà il G20, per discutere le proposte dell’Organizzazione Internazionale del Lavoro di Ginevra! Se continueremo nell’indifferenza scoppierà un conflitto diffuso, inedito, che sommergerà molte delle nostre certezze e soprattutto molte delle nostre ignavie.

Ricerca, stop ai fondi per i giovani Fermi 50 milioni di euro stanziati

di Alessandra Migliozzi
Il Messaggero (online) – 1 ottobre 2009

Per avere un futuro in ricerca ci vogliono innanzitutto le idee, questo si sa. Ma servono anche i fondi, perché senza non si va da nessuna parte. Le prime di certo non mancano alle migliaia di giovani cervelli under 40 che hanno spedito, negli scorsi mesi, i loro progetti al ministero dell’Università e della Ricerca per partecipare al programma “Futuro in ricerca”. Un bando lanciato a dicembre del 2008 dal ministro Gelmini con 50 milioni di euro sul piatto per finanziare le idee migliori. Destinatari dell’iniziativa, i dottori di ricerca fino a 32 anni e i giovani docenti o ricercatori già strutturati nelle università e negli enti di ricerca di età non superiore ai 38 anni. I progetti, di durata almeno triennale, andavano presentati entro il 27 febbraio scorso.

Missione compiuta: i cervelli under 40 hanno fatto il loro dovere, ci hanno messo le idee e hanno rispettato i tempi. Ma da mesi è calato il silenzio su tutta l’iniziativa. Nel sito ad hoc attivato dal ministero (futuroinricerca.miur.it) ci sono le regole per partecipare, le scadenze, ci sono anche delle Faq (le domande frequenti) con annesse risposte che, però, sono ferme al 6 febbraio 2009. Da allora tutto tace e, nel frattempo, sono scaduti i termini forniti dallo stesso ministero per la valutazione, i 180 giorni dalla scadenza del bando.

Per squarciare il silenzio del Miur è nato un blog dove i partecipanti al bando hanno cominciato a condividere informazioni su quel poco che ciascuno di loro è riuscito a sapere contattando via mail i tecnici del ministero. Le risposte non sono confortanti: c’è da aspettare, in sintesi, ma sui tempi nessuna rivelazione, si parla di un generico “fine anno”. Praticamente 12 mesi dopo l’attivazione del bando che ha acceso le speranze di migliaia di giovani. Sono stati oltre 3.700, infatti, i progetti presentati, in molti casi da equipe di più giovani. Per ciascun progetto i fondi disponibili vanno da 300 mila euro a 2 milioni. In pratica c’è posto per pochi.

«E’ una presa in giro- tuonano i ricercatori- tanta attesa e poi solo una minima parte di noi accederà ai fondi, allora perché non sbrigarsi prima?». C’è spazio per circa il 5% dei candidati, conteggia qualche tecnico. Davide Bacciu, laureato a Pisa, con un dottorato sulle spalle conquistato all’Imt di Lucca (l’Istituto di studi avanzati), ha partecipato al programma con due colleghi. «Se avessi dovuto contare su questo bando per il mio futuro – commenta ironico – il mio futuro non sarebbe stato in ricerca. L’idea era molto innovativa ma i ritardi sono assurdi e non c’è nessuna informazione ufficiale dal Miur. Intanto noi ci stiamo muovendo per avere altre risorse anche dall’estero».

Dove nasce l’intoppo? I problemi sono di natura tecnico-politica. In primavera la commissione che valuta l’assegnazione dei Firb (i fondi per la ricerca di base) ha inviato al Cineca (un consorzio che lavora per il ministero) i dati per elaborare una lista di esperti internazionali (soprattutto editors di riviste scientifiche) da cui sorteggiare i 20 nomi dei responsabili della valutazione dei progetti degli under 40. Ma a settembre gli elenchi e la commissione valutatrice non erano ancora pronti come ha segnalato in una sua mozione anche il Cun, Consiglio universitario nazionale organo di consulenza del Miur.

«C’è stato un problema nella trasmissione dei dati e il Cineca, oberato anche da altre attività, non è riuscito a completare il lavoro – spiega Francesco Turini, della commissione Firb – a settembre ci siamo riuniti di nuovo e abbiamo consegnato noi un elenco di 60 nomi stranieri da cui il Cineca deve sorteggiare i 20 finali da sottoporre al ministero». Non si sa se il sorteggio sia già avvenuto. Nel frattempo questa estate c’è stato un cambio al vertice della direzione per lo sviluppo della ricerca del Miur il che ha fatto mancare “il necessario supporto tecnico” alla commissione Firb. La questione ha generato qualche tensione, il presidente dell’organismo ha annunciato le sue dimissioni e pure qualche commissario ci sta pensando.

Tutto questo per ora pesa sulle spalle degli under 40 in attesa di una risposta.«I ritardi che si sono accumulati sono inaccettabili – commenta Francesco Mauriello, dell’Associazione dottorandi italiani – e intanto il ministero non si è fatto vivo, tutto tace, non c’è ombra di chiarimenti ufficiali. C’erano giovani che puntavano su questo bando anche per rientrare in Italia, così non si fa altro che incentivare la fuga dei cervelli». Intanto sul loro blog i ricercatori raccontano storie di quotidiana speranza. «In bocca a lupo a tutti – scrive una ragazza – ed anche a me spero: la mia borsa terminerà a gennaio, la mia speranza è quasi totalmente appesa a questa opportunità, forse l’ultima visto che a dicembre compirò i famigerati 32 anni che ti tagliano fuori da tutti i concorsi più importanti».

Reddito base e disoccupazione

di Luciano Gallino

la Repubblica – 16 settembre 2009


Sul fronte dell’occupazione la crisi ci consegna uno scenario con alcuni tratti decisamente negativi. Sindacati e Confindustria sono d’accordo nel prevedere che nei prossimi mesi i disoccupati continueranno ad aumentare. Tolta una minoranza che troverà abbastanza presto un lavoro decentemente retribuito, in linea con la qualifica professionale posseduta, nel 2010 e dopo la loro massa si dividerà in tre gruppi: quelli che per vivere dovranno accettare un lavoro mal pagato, al disotto delle loro qualifiche e titoli di studio; i disoccupati di lunga durata, che dovranno aspettare anni prima di trovare un posto; infine quelli, soprattutto gli over 40, che un lavoro non lo troveranno mai più. Questo perché dopo le ristrutturazioni aziendali imposte o favorite dalla crisi, la produttività crescerà; ma insieme con essa aumenterà il numero di persone che dal punto di vista della produzione appaiono semplicemente superflue.

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Il sindacato del santo

di Claudio Jampaglia
Diario – Settembre 2009

“Per trattare con un’impresa, a volte, basta trattarla male”.
È lo slogan di Bios, il sindacato lanciato dalle reti più politicizzate del precariato. si muovono come un’agenzia d’agitazione sociale e per l’autunno promettono scintille

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