Oltre il welfare verso il commonfare

Riappropriazione della ri/produzione sociale, riappropriazione della rendita sociale

CONVEGNO INTERNAZIONALE UNINOMADE

Tra proteste e occupazioni di piazza che mettono esplicitamente in scena il diritto a un nuovo modo di stare nel mondo, il potere imperiale diffonde su tutto il globo il mantra dell’austerità. Mentre vengono immaginate e proposte ulteriori restrizioni economiche che rischiano di allargare ulteriormente la povertà e il rancore sociale, noi siano convinti di avere una responsabilità. Non vogliamo l’assegnazione di un posto tra i cosiddetti “saggi”, la casta dei tecnocrati che vengono proclamati salvatori del Paese e dell’Europa. Noi vogliamo saggiamente ragionare, dentro una dimensione transnazionale, di problematiche inerenti il nostro futuro di uomini e donne.

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¿il nostro tempo è adesso? Da sempre precari!

E’ interessante leggere le 10 proposte che la rete nazionale “Il nostro tempo adesso” ha presentato nell’assemblea nazionale del 19-20 novembre dall’ambizioso titolo “Liberiamoci della precarietà”. Si tratta di 10 punti, nella maggior parte dei casi, condivisibili. Chi non è, infatti, d’accordo con affermazioni “Contratto stabile per un lavoro stabile”, “Il lavoro deve essere pagato bene”, “Garanzia della pensione”, “Diritto di voto e di sciopero per i precari/e”, ecc.? Alcune preposizioni sono più discutibili, come la richiesta di “un reddito minimo di inserimento”. Inserimento dove? Se la precarietà — come viene velatamente riconosciuto anche da “Il nostro tempo è adesso” — è sempre più esistenziale, perché allora si parla solo di “continuità di reddito” (quindi solo erogato quando non c’è il lavoro) e per di più funzionale all’accettazione di un (qualsiasi) posto di lavoro? Se la precarietà è esistenziale perché la vita stessa è diventata fonte di valore, perché non avere il coraggio di chiedere una “garanzia di reddito incondizionato”?
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L’eccezione che conferma la regola: votiamo per Mirko Mazzali

Lo ribadiamo: per cambiare la situazione in cui viviamo non esistono scorciatoie, dobbiamo organizzarci in una massa critica capace di spingere le rivendicazioni necessarie a liberarci dalla precarietà. I pilastri su cui costruire questa proposta politica per noi sono da sempre la ramificazione sul territorio dei punti san precario, agenzie di conflitto e complicità fra gli atipici, la cospirazione precaria, il reddito, i diritti e la cittadinanza per tutti e tutte.

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Wikistrike

Il Wikistrike è un’enciclopedia creata dalla nostra intelligenza collettiva per mettere a disposizione di tutte/i uno strumento contro la precarietà e al servizio dello sciopero precario. A Roma agli Stati Generali della Precarietà cerca il libretto con i lemmi sulla precarietà, sui modi per fronteggiarla, sulle sue cause e sulle sue possibili soluzioni. È un testo che gioca con il nome di Wikipedia perché assomiglia a una minienciclopedia ma soprattutto perché è basato sul metodo wiki. Il Wikistrike è stato creato collettivamente da chi vive nella precarietà e vuole fare agitazione nella precarietà. Ed è aperto: dopo gli Stati Generali vorremmo che l’intelligenza e i saperi dei precari continuassero ad aggiornare, pensare, aggiungere, rivoltare come un calzino le voci che lo compongono: Precarietà, Silvio Berlusconi, Welfare, Cash & Crash, Reddito, Ricatto e consenso, Cospirazione, Media sociali, Sciopero precario, Crisi, Subvertising, Migranti, San Precario.

Perché come dice il saggio: “Un mondo popolato da precari/e è il mondo che sognano le imprese; un mondo creato e pensato dai precari è il loro peggiore incubo.”

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Unicef: sale degrado infanzia in Italia

Ansa.it – 2 aprile 2011

Allarme nel nostro Paese: in aumento famiglie in cui mancano i beni essenziali

FIRENZE  – Negli ultimi anni, in Italia “rileviamo un aumento del degrado delle condizioni di vita dei bambini e degli adolescenti più che nei paesi in via di sviluppo. Sia in termini di povertà relativa sia per quanto riguarda gli investimenti pubblici. Ridurre i fondi ai comuni è stato un errore, i diritti dell’infanzia nel nostro paese sono per questo compromessi”. E’ l’allarme che lancia il presidente dell’Unicef Italia Vincenzo Spadafora a margine del meeting dei volontari in corso a Firenze ed in programma fino a domani, 3 aprile. “Da circa tre anni, da quando sono presidente dell’Unicef – afferma Spadafora all’ANSA – giro in continuazione l’Italia e posso testimoniare che vedo un aumento delle famiglie in cui mancano i beni essenziali, a volte ai figli non viene garantito il cibo. Mi viene in mente Napoli, che è la mia città e che conosco, ma anche alcune periferie del Nord”. All’origine di ciò, il forte calo delle risorse ai comuni: “un grosso errore per le ricadute sul welfare locale”. Il presidente dell’Unicef Italia ha riferito poi che da New York, sede dell’Unicef internazionale, “arriva l’invito al nostro comitato per fare pressione nei confronti del governo”.

“Si tratta di fatti oggettivi: questo governo ha tagliato la stragrande maggioranza dei fondi destinati ai comuni per le politiche per l’infanzia. Quando andiamo dai sindaci per proporre loro interventi ci dicono ‘non abbiamo soldi'”. Questo produce in genere, per Spadafora, un calo dei diritti dell’infanzia e l’adolescenza. Qualche esempio? “il diritto all’istruzione pubblica è messo in discussione dalla recente riforma; il piano nazionale dell’ infanzia è stato approvato, elenca principi ma non prevede mezzi economici adeguati, c’é uno stanziamento simbolico. E’ evidente che la prospettiva dell’area dei diritti, delle politiche sociali, ed in particolare dei bambini, non è una priorità per il governo”. “Non posso dire al governo ciò che andrebbe fatto – ha osservato ancora Spadafora – di sicuro c’é un dato tristemente coerente con questo governo. Ogni volta che proponiamo qualcosa ci viene detto non abbiamo i soldi. Così non si può andare avanti”.