Effimera e irriducibile – Collettivo Effimera

effimeraEffimera è nata circa due anni fa, dopo la fine dell’esperienza di UniNomade 2.0 avviata nel 2011, con l’intento di rappresentare un ponte provvisorio (da qui il nome) verso un nuovo processo costituente del pensiero critico in relazione alle categorie del presente. Un pensiero, pur nella sua rigorosità, irriverente e non allineato.

Attualmente è un collettivo “virtuale” composto da più di 200 persone, interconnesse tra loro, che risiedono in varie parti del mondo. Una rete, dunque, di ricercatori e attivisti, accomunati da una pratica di ricerca militante, che origina dall’operaismo italiano a partire dai Quaderni Rossi degli anni Sessanta, fino alle più recenti teorie sul capitalismo biocognitivo. Si tratta di una realtà assai composita, aperta alla discussione e all’elaborazione collettiva, anche attraverso l’organizzazione di seminari che rappresentano momenti di confronto pubblico e di autoformazione, indirizzati a chiunque sia interessato/a a partecipare.

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About Effimera

1234408_471760952922315_809350970_nEffimera nasce da un batticuore. Da un ritmo precario, incerto ma creativo, che ha preso avvio dopo la chiusura di UniNomade 2.0. Rappresenta uno dei nostri possibili approdi, antidoto alla diaspora del general intellect che ha fornito, generosamente, linfa vitale a quel progetto. Un contributo di intelligenze e di esperienze politiche, fra loro diverse e eterogenee, che mantengono comunque alcuni elementi comuni: la passione per la discussione critica del presente e la necessità di cercare risposte alternative, non banali e non allineate al pensiero dominante, all’interno della più grande crisi di valorizzazione che la storia del capitalismo ricordi.

La metodologia di analisi e di elaborazione teorica da cui siamo partiti si radica nel pensiero operaista italiano degli anni Sessanta che, nella sua critica post-operaista degli anni Novanta, trova la sua compiuta ragion d’essere. Abbiamo attraversato i deserti creati dalla precarizzazione esistenziale, siamo noi quei precari felicemente orfani di molti apparati (la fabbrica, l’università, lo stato, il partito), che scrivono e agiscono in prima persona dietro spinta del desiderio di indagare, di inchiestare e di con-ricercare la dinamica dei rapporti sociali ed economici che hanno portato, negli ultimi trent’anni, a una metamorfosi irreversibile del processo di accumulazione capitalistica nel nuovo millennio.

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Ribatti al “rebate”! (Lettera aperta a Ernesto Mauri)

15 settembre 2013

Scritto da Redattori solidali

Gentile Ernesto Mauri,
In risposta alla sua missiva del 26 agosto ai fornitori Mondadori, non possiamo che palesarle la nostra enorme stima per il grande coraggio dimostrato con la sua richiesta profondamente “irrituale”: chiedere indietro ai vostri fornitori il 5% di quanto fatturato grazie a voi nel 2013 (a fronte di un calo medio dei listini che nell’ultimo anno aveva già toccato un bel 30%).
E il modo in cui ha saputo sottolineare che in questo momento state anche decidendo a chi di loro continuerete a dar lavoro, e a chi no: un vero tocco di classe! Nel caso qualcuno non avesse ben chiaro il vostro potere sul mercato. Ma lei lo ha fatto per il bene degli azionisti Mondadori: insomma, avranno pur diritto ai loro dividendi, no?!
Perché noi la nostra buona parte di sacrifici l’abbiamo fatta e la stiamo facendo tuttora:
– molti di noi stanno rimanendo a casa perché non rinnovate più i cari vecchi contratti a progetto che utilizzavate già in modo illegale con la scusa che farci tornare nella legalità, secondo voi, sarebbe stato troppo dispendioso per l’azienda;
– quelli che rimangono, rimangono solo a condizione che accettino di aprire la partita iva (falsissima), per agevolarvi davanti agli ispettori del lavoro, davanti alla legge e davanti ai conti economici…
– oppure che accettino contratti interinali con condizioni e stipendi ai limiti della decenza;
– ovviamente, se vogliamo continuare ad avere un lavoro, dobbiamo firmarvi una liberatoria che vi permetta di sanare tutti gli anni in cui ci avete fatto contratti illegittimi. Ma certo, ci pagate per questa firma. Ci pagate, briciole, e solo successivamente ci date il lavoro. Per quanto, non è dato sapere;
– ci pagate meno di quello che dovreste, meno dei dipendenti che fanno il nostro stesso lavoro;
– non abbiamo alcun welfare, alcuna tutela in caso di malattia e gravidanza, alcun riconoscimento.

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Expo 2015, basta con il lavoro gratuito

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In un precedente post, scrivendo a proposito di Expoprecarietà, dicevamo che «Expo può giocare sull’appeal del tema “nutrire il pianeta, energia per la vita” e sulla collaborazione del terzo settore per organizzare progetti nelle scuole e coinvolgere gli studenti». A tal proposito, l’amministrazione comunale di Rho ha recentemente aderito al progetto “Giovani per Expo”, proposto da Ciessevi. Informazioni dettagliate sul progetto si possono recuperare sul sito del Comune di Rho. In questa sede ci limiteremo ad una serie di osservazioni critiche su questo progetto che per noi altro non è che l’ennesimo modo di sfruttare manodopera gratuita. Terzo settore e cittadinanza attiva sono termini che identificano un sistema di principi e di relazioni (fiducia, reputazione, reciprocità) capaci di spiegare l’alta frequenza di comportamenti cooperativi. In questo senso, una delle macroattività del progetto in questione è quello di rendere i «Giovani protagonisti di esperienze di cittadinanza attiva: per avvicinare i giovani al volontariato in vista di Expo, saranno attivate sperimentazioni di service learning presso le scuole, promozione di attività scuola – volontariato/avvicinamento al volontariato, momenti di accoglienza in occasione di manifestazioni sportive, attività di sostegno al protagonismo, alla creatività ed all’imprenditoria giovanile».

 

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Le nostre piazze contro i palazzi di EXPO

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Domenica 7 luglio 2013, Monza, Largo Mazzini, dalle ore 15 – Partenza Critical Mass, Gazebo informativi e Attitudine NOEXPO

Una giornata di mobilitazione per ribadire che l’unico grande evento che ci interessa supportare riguarda RIAPPROPRIAZIONE DEI DIRITTI, ACCESSO AL REDDITO, DIFESA DEL TERRITORIO

Le massime cariche politiche nazionali e internazionali – da Napolitano a Letta, fino al Presidente della Commissione Europea Barroso – atterrano a Monza il 7 luglio per inaugurare la Villa Reale come sede di rappresentanza di EXPO 2015. Un passaggio cruciale nell’avvicinamento all’esposizione che aprirà i battenti il 1° maggio 2015 e una ghiotta occasione per chi sta costruendo il grande evento fieristico. Il carrozzone mediatico che sta infatti lucidando la vetrina di EXPO si è messo in moto da tempo, ma accelera a partire dall’appuntamento monzese, che Maroni definisce prima tappa di un “EXPO World Tour”.

Le promesse fatte in questi casi sono note: ricchezza, lavoro, turismo, benefici per tutta la metropoli. E anche per il 2015 la dinamica in atto è la stessa, con promotori -pubblici e privati- che vendono l’evento utilizzando in primis la leva occupazionale e promesse di crescita economica, che in tempi di crisi non possono che riscuotere consensi tra la popolazione.

In realtà poco o nulla di tutto questo è accaduto negli ultimi vent’anni per le Esposizioni Universali tenutesi in Europa, né accadrà qui. Da Genova a Lisbona, da Saragozza a Hannover, il passaggio di visitatori è sempre stato inferiore alle aspettative, il territorio non ha avuto nuovo sviluppo e le amministrazioni pubbliche, invece, si sono trovate in forte stato di deficit economico a causa del drenaggio di risorse avvenuto per supportare gli investimenti e le spese legate all’Esposizione. Prosegui la lettura »