Sgomberare le poltrone e i palazzi del potere, riprendiamoci case, diritti e spazi sociali.

 

 

No a Expo 2015!

 

 

Sabato 27 Ottobre corteo ore 15.30 Piazza Selinunte a Milano.
Ritrovo a Rho alle 14.30 in piazza della Stazione

Il record di sfratti di quest’ultima stagione è l’ennesima conferma di quanto questa modalità di governo del territorio non preveda
nemmeno una qualche strategia di limitazione del danno dentro ad una situazione sociale oggettivamente sfuggita di mano.
Le morosità dovute alla crisi, in particolare alla mancanza di un welfare tout court adeguato alle condizioni sociali infauste create da questo decadente modello economico, erano ampiamente prevedibili già anni fa, quando in alcune delle principali economie mondiali divampavano bolle edilizie dovute appunto, prevalentemente, all’eccessiva quantità di invenduto ed ai sempre maggiori casi di insolvenza da parte di chi, col sogno della casa di proprietà, si era oltremodo indebitato.

Ai segnali di insostenibilità sistemica le istituzioni locali hanno reagito nella maniera a loro più classica: cavalcando la crisi
per consegnare al mercato ulteriori aspetti della vita metropolitana.
La risposta alla crisi abitativa è quindi diventata un’occasione per aggredire il patrimonio immobiliare pubblico e creare  fondazioni di housing sociale che, sebbene la propaganda istituzionale le descriva come edilizia popolare riformata ed adattata al ventunesimo secolo, altro non sono che operazioni di vendita di immobili (ALER) a prezzo di mutui non inferiori al centinaio di migliaia di euro.
Il tutto in collaborazione con Intesa SanPaolo – partner bancario di Expo 2015 – protagonista fra l’altro di un’altra operazione contradditoria, quella della creazione di nuovi quartieri in una città in cui lo sfitto ha assunto proporzioni enormi – sfitto utile per limitare l’offerta e tenere alto il prezzo del mattone – e i prezzi delle case sono destinati ad aumentare in vista e, soprattutto, successivamente, all’Esposizione universale.
Il sito Expo, l’area di Cascina Merlata, l’area ex Alfa Romeo e le zone limitrofe di fatto saranno le ennesime operazioni speculative,
che andranno in onda durante e dopo il grande evento “volano” dell’economia improntata sulla rendita, sulla cementificazione e sulla finanziarizzazione spinta della metropoli.

L’ombra minacciosa della shock economy, di cui in questi giorni abbiamo visto il volto più truce, quello del manganello e degli sgomberi forzosi, avanza senza posa.
Oggi a San Siro, domani ovunque, è giunto il momento di controbattere alle offese di una governance metropolitana che non rappresenta le istanze reali dei cittadini.

Come rete climate camp proponiamo un prossimo appuntamento di riflessione ed agitazione in città, l’1 ed il 2 dicembre, al quale invitiamo ad una partecipazione attiva con lo scopo di superare la “retorica del salviamo il salvabile” e di promuovere un nuovo rilancio di quella conflittualità sociale produttrice di emancipazione e di libertà in grado di risollevare le sorti di un territorio ostaggio del ricatto di mercato e finanza.

No Expo – Rete Climate Camp – Sos Fornace – FOA Boccaccio – Off Topic

 

 

Granelli di polvere

Chiederemo i danni come sempre quando ci sono fatti che danneggiano il Comune e la sua immagine”. Così il sig. Granelli
commenta non il crollo dei cantieri non più di un mese fa in quartiere san siro per i lavori della nuova metropolitana, al solito
più attenti a rispettare i tempi di consegna che la sicurezza sul lavoro, bensì l’irruzione del Comitato Abitanti di San Siro in
seguito ad uno sfratto forzoso di una famiglia da un alloggio aler accaduto in mattinata. Irruzione che ha smascherato la proroga
di 6 mesi del contratto di gestione degli alloggi di proprietà del comune da parte di Aler, e contemporaneamente il teatrino che
in questa città va in scena ogni qual volta accade uno sfratto ed uno sgombero, ovvero il gioco a chi scansa le responsabilità
in maniera più acrobatica.
L’attitudine NoExpo ed il buon senso ci portano quindi a solidarizzare coi compagni denunciati e danneggiati da una politica abitativa comunale inadatta ai tempi che corrono ed incurante delle problematicità sociali generate anche dal mercato immobiliare milanese.
Oltre alla solidarietà nei confronti di chi lotta per il diritto alla casa in un’epoca in cui la casa sembra essere più un valore
economico che un diritto, occorre fare alcune critiche quanto meno a ciò che è pubblicamente uscito dalla commissione sicurezza del consiglio comunale: Granelli afferma che i reati stanno diminuendo centrando la questione sicurezza sul fenomeno microcriminalità, attribuendo specifici interessi dell’ndrangheta nell’attività di spaccio di sostanze stupefacenti.

Evidentemente il caso Zambetti, le continue indagini che inseriscono la ’ndrangheta negli appalti di grandi, medie e piccole costruzioni, l’evidente salto di qualità oramai stabilizzatosi della malavita in Lombardia non costituiscono una questione rilevante per Granelli (e per il resto della giunta?).
Senza il mattone, senza un contesto immobiliare che rende Milano la grande città italiana in cui è più caro affittare e comprare
ed in cui è più profittevole quindi costruire, la ’ndrangheta questo salto di qualità non l’avrebbe mai fatto. Profitti sul mattone,
sul movimento terra, sulle grandi opere, consenso insinuandosi nell’insicurezza sociale: questi sono i motivi per cui a Milano
l’ndrangheta è di casa.
Ma chi causa un danno di immagine alla città? I comitati per la casa che irrompono a Palazzo Marino…

 

 

 

 

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