Teatro Fornace: “Ommioddio” di e con Francesca Franzè e Luca Serafini

 

Domenica 13 febbraio – h. 21:30
Teatro Fornace presenta:
OMMIODDIO
di e con Francesca Franzè e Luca Serafini
SOS Fornace – Rho, via Moscova 5

OMMIODDIO
con Francesca Franzè e Luca Serafini
da un’idea di Francesca Franzè e Jessica Leonello
drammaturgia Luca Serafini
regia e spazio Franzè, Serafini
disegno luci Iro Suraci
con il sostegno di Residenza Idra

Selezione rassegna INTRANSITO 2015

“Le conversazioni sul tempo diverranno interessanti ai primi segni della fine del mondo.”

Cosa faresti se ti dicessero che il mondo finirà tra 11 giorni?
Che la Terra è sempre più vicina al Sole e non ci sarà scampo per nessuno?
E che inoltre sembra esserci in atto un’invasione aliena?
Iole, per parte sua, reagisce senza modificare la sua routine di donna anziana. Dorme, si sveglia, prende le sue medicine, parla un po’ con un marito che non c’è più e aspetta la fine.
A sovvertire l’ordine quotidiano ci penserà proprio un alieno, Mario – Mario? – arrivato da Marte con un folto bagaglio di citazioni cinematografiche per assistere al colpo di scena finale.
I due si studiano, ognuno per l’altro è un mondo tutto da scoprire: due solitudini sulla Terra che corre verso una fine che, per una volta, ha una data esatta.
E mentre il tempo scorre e il mondo fuori impazzisce, i nostri due protagonisti si contaminano, si mostrano, sviscerano paure e speranze. Iole diviene una guida in carne ed ossa di una realtà che l’alieno conosceva solo filtrata dalla televisione e Mario diventa per Iole una presenza rassicurante, qualcuno con cui parlare, con cui ridere, con cui ragionare. Qualcuno che potrebbe rappresentare, a distanza, un ultimo ed estremo baluardo di umanità, quando l’umanità cesserà di esistere.
Sempre che non arrivi Bruce Willis e il colpo di scena finale.
Ommioddio è uno spettacolo giovane, eppure in scena c’è una signora molto anziana. Si parla di fine del mondo, di morte, eppure è uno spettacolo vivo e da vivere.
La Terra si avvicina al sole, le temperature si alzano, eppure c’è un linguaggio fresco. Uno spettacolo che delude le premesse quindi?
No, piuttosto uno spettacolo sull’inaspettato; allo stesso tempo una spettacolo sulla solitudine e su un incontro, sulla possibilità di un futuro basato sul ricordo, sulla fine e sull’inizio.
Per parlare di vita, si affronta il tema della morte, per arrivare ad avere una speranza bisogna prima pensare di non averne alcuna; è qui che il confronto generazionale ed extragalattico, diventa un nuovo sguardo per vedere quello che abbiamo sempre avuto davanti agli occhi e con ironia e un pizzico di malinconia svelare il più umano dei desideri: quello di non essere dimenticati.

 

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