Teatro Fornace presenta: “La Molli” di Gabriele Vacis e Arianna Scommegna, con Arianna Scommegna

 

Domenica 21 giugno – h. 21:30
Teatro Fornace presenta:
LA MOLLI
di Gabriele Vacis e Arianna Scommegna
con Arianna Scommegna
SOS Fornace – Rho, via Moscova 5

Gran finale per la rassegna di primavera di Teatro Fornace!


LA MOLLI

Divertimento alle spalle di Joyce
Produzione compagnia ATIR
di Gabriele Vacis e Arianna Scommegna
con Arianna Scommegna
regia di Gabriele Vacis

Una sedia.
Una donna.
Un testo, La Molli.
Un pubblico seduto molto vicino a lei, magari anche su dei cuscini.
Una luce calda, che illumini anche il pubblico.
Questi sono gli elementi che compongono lo spettacolo dove per un’ora circa la donna, l’Arianna Scommegna, apre “il rubinetto” dei suoi pensieri…

Sono confidenze sussurrate, confessioni bisbigliate quelle della Molli. Il monologo di Molly Bloom che conclude l’Ulisse di Joyce dal quale Gabriele Vacis e Arianna Scommegna prendono le mosse, del quale colgono le suggestioni e con il quale continuano a dialogare per tutto lo spettacolo, calando il personaggio in una quotidianità dalle sonorità milanesi e traslando il testo in una trama di riferimenti culturali, storie e canzoni, che hanno il sapore del nostro tempo. Arianna Scommegna è sola sul palcoscenico, seduta al centro della scena; il suo monologo intenso, irrefrenabile, senza punteggiatura, senza fiato, è stretto tra una sedia, un bicchiere poggiato a terra e una manciata di fazzoletti ad assorbire i liquidi tutti, sacri e profani, di un vita di solitudine e insoddisfazione, come una partitura incompiuta. Il fiume di parole è lo stesso flusso di coscienza del personaggio di Joyce che riempie una notte insonne di pensieri e bugie, mentre aspetta il ritorno a casa del marito, Leopold, come la Molli aspetta Poldi. L’attrice, in bilico tra il romanzo e la vita, ripercorre la propria esistenza di poco amore, infinite attese, occasioni mancate, dal primo bacio a un rosario di amanti da sgranare per mettere a tacere il vuoto, dal dolore di un figlio perduto fino a un finale ‘sì’ pronunciato comunque in favore della vita, dell’amore da una donna mai piegata alla rassegnazione. Le note dolenti si stemperano sempre nell’ironia e in una levità che tutto salva; il testo gioca sempre, costantemente, con il doppio registro denunciato fin dal sottotitolo, Divertimento alle spalle di Joyce. Frammenti di vita raccontati in modo ora scanzonato ora disperato, storie di carne e sangue, vita che scorre come lacrime, che si strozza in un grido o si scioglie in una risata.

 

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