Una montagna di rifiuti tra Rho e Cornaredo. Ambiente e sicurezza in salsa padana.

 

Via Campolazzo, una stradina chiusa tra la Tav e l’autostrada Milano Torino, terreni a metà sul territorio di Cornaredo e a metà sul Comune di Rho. All’apparenza non c’è proprio nulla, uno dei pochi fazzoletti verdi rimasti tra le grandi opere che spadroneggiano dove è terra di nessuno. Ma sotto al terreno c’è una vecchia discarica, risalente agli anni 60, in cui vi si smaltivano i rifiuti solidi urbani, che nessuno ha mai bonificato.

Terra di nessuno, lontana dai centri abitati, terreni agricoli, usati come discarica e poi ricoperti; terreni che due decenni fa furono acquistati da una famiglia Rom, inconsapevole di ciò che c’era sotto, che ci ha costruito due piccole case in cui ha vissuto per anni, avviando una procedura di condono, che dopo il pagamento di alcune rate di conguaglio, è stata respinta.

Nel 2006 dopo una Conferenza dei Servizi tra Regione Lombardia, Provincia di Milano, Comune di Cornaredo e consorzio Tav, viene autorizzato il primo lotto di lavori di bonifica, a carico della Tav, che su parte di quei terreni deve mettere i piloni per il ponte tra Cornaredo e Rho che scavalca i binari dell’alta velocità. Una bonifica che, ammesso che sia stata fatta, perché non ne abbiamo certezza, è soltanto parziale.
L’amministrazione comunale si appella al Prefetto per allontanare i Rom, proprietari del terreno e vittime di una truffa, e bonificare anche il secondo lotto. La Tav procede con i lavori e realizza i binari anche su quel tratto.

A luglio del 2010 l’amministrazione leghista di Cornaredo, per chiudere la vicenda, manda le ruspe per fare abbattere gli abusi edilizi dei Rom, perché quelle due casette per loro sono un’illegalità intollerabile. La casa brucia la notte prima dello sgombero, le ruspe si muovono tra i tizzoni ancora ardenti, il Sindaco non vede i tanti bambini presenti, perché dopo il rogo la famiglia si è fisicamente spostata di qualche decina di metri e stanno sul territorio di Rho, oltre il confine. Dopo qualche giorno a girovagare in cerca di una nuova sistemazione, questa famiglia sparisce.

La legalità (quella Padana) è ripristinata, l’abuso edilizio (dei poveri) è sanato. Si è tolta dalla vista la punta dell’iceberg, è il caso di dire, perché la discarica rimane sempre là sotto, tra l’inconsapevolezza di alcuni e il silenzio omertoso di altri e mentre si è sanato un insignificante abuso edilizio, la montagna di rifiuti che ci sta sotto, chissà perché, è dimenticata da tutti, alla faccia della sicurezza e dell’ambiente, dei vuoti slogan che pretendono di nutrire il pianeta, delle false promesse ambientaliste di Expo, che in linea d’aria dista un solo chilometro da questa discarica sotterrata.

 

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