Solidarietà per gli spoletini

Martedì 23 ottobre a Spoleto si è scatenata la “operazione boscaglia”: sono stati messi in campo più 100 carabinieri e un elicottero, forze assolutamente sproporzionate per arrestare 5 giovani accusati di “associazione sovversiva con finalità di terrorismo o eversione dell’ordine democratico” (ex art. 270 bis c.p.p.).
Gli arrestati sono stati rinchiusi nel carcere di Capanne, lo stesso dove nove giorni prima è stato ucciso Aldo Bianzino, morto per lesioni interne procurate mentre era in custodia. Una morte scottante, che abbiamo subito denunciato politicamente, mettendo in fastidioso imbarazzo lo stesso ministero di giustizia. Oggi lo scalpore con cui è stata strombazzata la “operazione boscaglia” serve anche a distrarne l’attenzione.

Alcuni degli arrestati sono compagni conosciuti e stimati in città e regione per essersi schierati e aver lottato sempre a viso aperto per la libertà e la giustizia sociale, contro la tortura e la morte da carcere e oltre il carcere per mano dei potenti; per aver partecipato in prima persona ai movimenti popolari per difendere terra, acqua, aria, salute pubblica dalla mercificazione del profitto perché, come si legge in un volantino, che anche loro hanno distribuito, “spetta a noi riprendere in mano il nostro futuro, scendere in strada a manifestare, invertire concretamente la logica della supremazia economica sulla vita e sulla natura”. È questa la colpa che vogliono fargli pagare con l’arresto?

In particolare, uno di loro, Michele, già lo scorso marzo aveva denunciato di aver ricevuto provocazioni e minacce da parte dei carabinieri e, in agosto, aveva risposto con serenità, determinazione e schiettezza alla campagna di criminalizzazione preventiva lanciata dalla stampa locale, smentendo gli articoli allusivi con cui già allora si cercava di mettere in relazione gli anarchici spoletini ai fatti per cui oggi sono accusati di “terrorismo”.
NOI CREDIAMO A MICHELE!
NON ALLE CHIACCHIERE INCOSTISTENTI CHE I ROS SOSTENGONO DI AVER INTERCETTATO E VOGLIONO SPACCIARE COME “PROVA”
Conosciamo bene il copione dell’uso sempre più frequente del famigerato art. 270 bis, mutuato dal codice fascista Rocco, per intimidire e decapitare le lotte sociali e reprimere i compagni anarchici, comunisti, antimperialisti.

Nessuna montatura mediatico-giudiziaria può cambiare la verità dei fatti! Libertà per gli arrestati!
Verità e giustizia per Aldo Branzino!

Reta Antifascista Perugina, compagn* umbr*

Sab, 27/10/2007 – 13:15
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