Fusione Sea-Sacbo: un’intervista a Stefano Lucarelli

Pubblichiamo un’intervista a Stefano Lucarelli, docente  di “economia monetaria internazionale”  e di “etica e politica economica” presso l’ateneo di Bergamo, riguardo la fusione SEA-SACBO, il suo impatto economico e le conseguenze sui lavoratori. Proprio alcuni giorni fa, inoltre, è giunta la notizia dello slittamento dell’operazione da giugno a ottobre.

 È di questi mesi la notizia di un’ accelerata nella fusione tra SEA e SACBO. Quali sono le tue impressioni sull’operazione?

In realtà, non sono certo che la fusione del gestore degli aeroporti di Linate e Malpensa (SEA)  con il gestore dell’aeroporto di Orio al Serio (SACBO) si farà in tempi brevissimi. Credo piuttosto che assisteremo a continui interventi volti a diradare nei tempi l’operazione.

Tuttavia è vero che ci sono delle forti pressioni affinché l’operazione si faccia. SEA – i cui conti non sono in ordine – possiede già la maggioranza relativa di SACBO (il 30,98% delle azioni). L’appuntamento elettorale che interessa Milano conterà molto in questa vicenda. Infatti il Comune di Milano possiede il 54,84% delle azioni di SEA. Trovo molto opportune le considerazioni di Dario Balotta, responsabile trasporti di Legambiente, il quale ha giustamente ricordato che questa fusione appare innanzitutto come una risposta al polo Veneto (Venezia-Treviso-Verona), mascherando la gestione fallimentare di Malpensa.

Il punto è che c’è dal 1998 un’ostinata azione politica per creare le condizioni affinché un progetto come Malpensa conquisti una sostenibilità, o quantomeno affinché quel progetto possa essere realizzato nonostante le esternalità negative che da sempre lo caratterizzano (sul piano dell’urbanistica, sul piano ambientale e persino sul piano dell’efficienza economica). Credo occorra leggere la fusione SEA-SACBO in questa prospettiva, come l’ennesimo tentativo di giustificare Malpensa, e tutto ciò che ne consegue, soprattutto i progetti relativi alle infrastrutture che dovrebbero attraversare il Nord Italia ridisegnando la geografia dei territori, compresa la Bre-Be-Mi.

SEA e SACBO sono due aziende amministrate da tecnici ma partecipate in maggioranza da amministrazioni locali (Milano e Bergamo rispettivamente); ritieni che questo sia l’assetto migliore per garantire il servizio pubblico e la piena occupazione del settore della logistica?

SEA e SACBO sono due realtà diverse ed hanno ottenuto risultati differenti. Occorre tuttavia tener anche conto del fatto che l’azionista di maggioranza di SACBO è proprio SEA (il comune di Bergamo, con una partecipazione pari al 13,84%, è il terzo azionista dopo SEA, che possiede il 30,98% delle azioni, e dopo Unione di Banche Italiane S.C.P.A con il 17,9% delle azioni).

SEA è un gruppo in cui la maggior parte dei ricavi (il 56,67%, dati relativi al Settembre 2015 tratti dalla Relazione finanziaria semestrale) proviene dal trasporto aereo (aviation); si tratta di 188,9 milioni di euro (in calo rispetto al 2014, quando i ricavi dell’aviation furono 393,7 milioni di euro e l’utile di esercizio per il gruppo SEA pari a 54,9 milioni di euro). Nello stesso anno si assiste ad una riduzione del costo del lavoro (all’interno del gruppo) pari al 25,9%.

SACBO ha numeri minori: nel 2014 registra ricavi pari a 101,2 milioni di euro (l’utile di esercizio è pari a 5,3 milioni di euro). Non si registra un abbattimento di costi del lavoro legati a salari e stipendi (che restano stabili intorno a 16 milioni di euro).

La presenza di rappresentanti delle pubbliche amministrazioni dentro SEA e SACBO può aver svolto un ruolo per quanto concerne le conseguenze sul piano delle politiche delle assunzioni. La presenza del Comune all’interno degli azionisti di SACBO ha inoltre un certo valore politico dal momento che l’aeroporto di Orio al Serio ha rappresentato un luogo di lavoro capace di riassorbire almeno in parte i disoccupati che andavano via via aumentando nel corso degli anni. Ma non bisogna guardare solo ai dipendenti SACBO, pari a 446 occupati (corrispondenti a 415,4 in termini di full time equivalent e suddivisi in: 9,3 dirigenti; 14,2 quadri; 294,1 impiegati e 98,3 operai). Nell’aeroporto lavorano circa 3000 persone: se si considerano le condizioni in cui versa un numero consistente di lavoratori (ad esempio quelli impiegati nelle tante cooperative soprattutto nell’area cargo), ci si rende conto che la presenza della pubblica amministrazione all’interno degli azionisti del gestore non ha ricadute rilevanti sulla tutela dei lavoratori.

 

Contemporaneamente alla notizia della fusione, DHL (che a Bergamo occupa direttamente e tramite indotto circa un migliaio di persone) dichiara di voler spostare il centro delle proprie operazioni da Orio a Malpensa: quale sarà l’impatto sul polo della logistica di Orio?

Non mi pare che questa sia la prima volta che DHL annuncia la volontà di spostarsi su Malpensa. Accadde anche nel 2012. Mi pare che anche questa volta si tratti una strategia da parte di DHL per strappare le migliori condizioni contrattuali con SABCO (il 19 Marzo l’accordo fra SABCO e DHL è stato infatti rinnovato sino al 2018).

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