Bugie all'italiana
12 Novembre 2003. Una autobomba contro la base militare di Nassiryia uccide
28 persone (9 cittadini iracheni piu' 12 carabinieri, 5 militari dell' esercito e 2 civili italiani). L'Italia piange e
gioca finalmente da protagonista nel modo che preferisce: il melodramma. E
il copione deve essere seguito da tutti.
Nessuno può dire che i morti sono in realtà vittime di una guerra alla
quale si partecipa senza il voto del parlamento, nessuno può sollevare
dubbi sulla presenza degli italiani in quell'area. Secondo questa commedia
infatti, la guerra in Iraq è finita, l'invasione era dovuta a questioni di
terrorismo, non a una conquista di
risorse, tra le quali, occasionalmente, c'è anche il petrolio.
Si fa finta di ignorare che il consumo di petrolio
a livello globale aumenterà del 43 per cento nei prossimi 15 anni,
arrivando a consumare due terzi delle riserve mondiali, e che lo scacchiere
della spartizione del greggio dovrà cambiare in funzione delle future
necessità di Cina e India e che l'Eni, la compagnia
petrolifera italiana è la quinta più grande al mondo. Nessuno ha mai
parlato della risoluzione Onu del maggio 2003 in cui Usa e Gran Bretagna, in qualità di
"forze occupanti" hanno il diritto di controllare le risorse petrolifere.
Viene dichiarato dunque che i militari uccisi si trovavano occasionalmente
a Nassiryia. E il primo progetto di aiuti finanziato dal governo italiano riguarda solo il ripristino delle paludi
prosciugate da Saddam (sotto le quali si trova il 50% delle riserve di
greggio). Il Governo non fornisce risposte, in compenso nomina
Barbara
Contini come governatore della
provincia di Dhi Qar finoal 2005, sottolineando una pratica di occupazione
dei territori che resterà consolidata anche quando al popolo iracheno verrà
consentito il diritto di esprimere una propria autorità politica.
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