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11/18/2004
ALT

Il processo al Sud Ribelle

Nella notte del 15 novembre 2002, per ordine della procura di Cosenza, i reparti speciali dei ROS e dei GOM ovvero quelli che in Calabria eseguono gli arresti in Aspromonte e che in Sicilia hanno arrestato Brusca, traggono in arresto 13 attivist* della Rete Meridionale del Sud Ribelle ed altri 5 sono lasciati ai domiciliari. Nel complesso sono circa 42 gli indagati e l'accusa che pende a loro carico, relativamente ai fatti avvenuti a Napoli e Genova, è quella di "Cospirazione politica mediante associazione al fine di:
  1. turbare l'esercizio delle funzioni del governo;
  2. effettuare propaganda sovversiva;
  3. sovvertire violentemente l'ordinamento economico costituito nello stato."
Nonostante l’incredulità dell’opinione pubblica, è subito chiaro di che si tratta: reparti speciali che piombano di notte nella case,all’Università degli Studi della Calabria - dove alcuni degli indagati lavorano - carceri speciali, reati da regime, si tratta di accuse pesanti, modalità di arresto dure, si tratta di criminalizzazione del movimento e non solo di quel pezzettino conosciuto come Sud Ribelle. Ma Chi ha predisposto un simile provvedimento? E soprattutto Perché? Le indagini hanno portato alla redazione di un mandato di cattura composto da ben 357 pagine. Le prove raccolte si basano principalmente su intercettazioni telefoniche e telematiche, spesso raccolte al di fuori della procura inquirente con quindi un ampio margine di discrezionalità per polizia e carabinieri.

Cosa fare? Questa è la domanda cui si tenta di fornire risposta nei frenetici giorni successivi. Si decide di dar vita ad una manifestazione nella stessa città da cui è partita l’indagine: Cosenza . Dopo alcuni giorni, vissuti nelle carceri speciali di Trani, Latina e Viterbo gli arrestati vengono rilasciati. La sentenza di scarcerazione è del 2 dicembre 2002 ma un'ordinanza dello stesso GIP, che aveva firmato il mandato di cattura, in data 22 novembre, alla vigilia del corteo quindi, dispone i domiciliari per quattro persone e ne rimette due in libertà con il pretesto dell'abiura. L'uso di siffatta terminologia dà molto da pensare: e dire che la controriforma nella città di Cosenza, in particolare con il nobile napoletano Costanzo arcivescovo della città dal 1591 al 1617, assunse forme decisamente cruente. Siamo tornati a rivivere quel clima? Non possiamo crederlo vivendo in una società democratica che fa delle libertà di pensiero e di parola i suoi capisaldi.

Che cosa accade dopo la manifestazione? Spentasi l'eco della grande mobilitazione gli interessati hanno ancora a che fare con la giustizia, i tempi processuali in Italia (si sa) sono lunghi anche se si viene accusati di sovvertire l’ordine economico dello stato. In particolare, fra tutte queste tappe giudiziarie, si segnala la sentenza della corte di cassazione del 9 maggio 2003, che accoglie il ricorso del PM di Cosenza, contro la sentenza di scarcerazione del TDL di Catanzaro del 2 dicembre 2002. La requisitoria del PM Veneziani, noto non garantista, che si pronuncia però per il rigetto del ricorso e le 6 ore di camera di consiglio prima della decisione, danno chiaro il senso dell'esistenza di interessi forti su questo processo. Sono archiviate le posizione di oltre 40 indagati, alcuni dei quali erano finiti in galera nel novembre 2002. Un passaggio che mostra, come altri episodi rimasti sullo sfondo della vicenda giudiziaria strettamente intesa, la debolezza dell'impianto accusatorio. Certamente anche nelle seguenti tappe del procedimento, si registrano attestazioni e le manifestazioni di solidarietà [1-2-3]. Il 2 dicembre prossimo ci sarà l'udienza. Attualmente, con il sostegno di numerose realtà è in stato di preparazione una grande manifestazione nazionale prevista per il 27 novembre e un’assemblea il 28 che si terra alle ore 10,00 presso l'aula occupata Zenith dell'Università degli Studi della Calabria..

A cosa è servito questo procedimento giudiziario? Cosa si nasconde dietro? Alcune persone sono entrate nelle carceri di massima sicurezza. Da un anno ancora 3 dei 18 compagni attivisti, colpiti da quel procedimento giudiziario, sono soggetti ad obbligo di firma. Si è voluto colpire il Sud Ribelle per colpire tutto il movimento. Un'intera città, quella di Cosenza, è stata indicata come città del terrorismo.

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