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03. I GIORNI DI GENOVA
by ziaGenova Monday, Jul. 19, 2004 at 12:51 PM mail:

Cronologia ragionata dei giorni di Genova.

Le giornate di Genova rappresentano una delle piu' importanti manifestazioni per una globalizzazione solidale e contro il capitalismo globale a cui si sia assistito nel mondo.
E la risposta dei governi mondiali non e' stata da meno: citta' blidata da mesi, per giorni e giorni prima del vertice controlli ad ogni angolo, allarmi bomba e perquisizioni a tappeto in tutta Italia, con il solo fine di seminare tensione.
Le intimidazioni a tutti i settori del movimento, da quelli piu' pacifici a quelli piu' agguerriti, si susseguono senza sosta durante tutto l'anno, ma con un'impennnata nella frequenza nei giorni a ridosso degli appuntamenti di massa.
Per tutta la settimana tuttavia si susseguono parallelamente ai preparativi dei cortei, incontri e dibattiti di ogni tipo, che sfatano il mito del capitale di un movimento senza testa e con solo stomaco.
Il 19 luglio e' il primo giorno di grandi manifestazioni, con 50000 migranti in piazza, festose e allegre, senza particolari incidenti. La tensione e' palpabile ad ogni modo ed e' destinata ad esplodere nei giorni successivi.
Il 20 luglio e' il giorno dedicato al tentativo di invadere la zona rossa, una zona di temporanea interdizione della liberta' di movimento e di parola. Il corteo parte tesissimo, ogni spezzone con una sua piazza e alcuni obiettivi: ci sono i pacifisti con le piazze tematiche e i gruppi di affinita', il blocco pink silver e la sua "tactical frivolity" che vuole danzare sul g8, il blocco dei disobbedienti, e il blocco di COBAS e network per i diritti globali. Un po' avulso da queste zone e' il corteo della CUB che si sviluppa tutto a ponente.
I disordini cominciano quasi subito e da li' in poi e' un susseguirsi di fuggi fuggi nella citta', gli scontri con la polizia e i tentativi di ripararsi da qualche parte. Saltano gli schemi per tutti e tutti si devono confrontare con la stessa inaudita violenza.
Le 50000 persone che partecipano agli eventi del 20 luglio si trovano catapultate, volenti o nolenti, nel primo grande scontro del regime.
I rumori di giovani travolti dalle camionette, di feriti da lacrimogeno altezza uomo si susseguono senza fine.
Alle 18.17 delle camionette dei carabinieri per disperdere la folla caricano, rimangono bloccate e intrappolate tra quelle stesse persone che volevano schiacciare sotto le ruote, e vengono assaltate. Carlo Giuliani viene ucciso da due colpi di pistola esplosi da un carabiniere, e travolto dalla jeep che fugge.
E' l'epilogo di una giornata che continua con lo stesso copione.
Il 21 luglio la tensione e' altissima.
Il corteo parte e le sue dimensioni sono senza precedenti: 300.000 persone formano un unico corteo dalla Sturla a piazza Rossetti, e continuerebbero anche piu' in la', se in piazza Rossetti, davanti al convergence center di piazzale King, la polizia non scatenasse l'offensiva.
La tattica e la strategia di piazza sono degne di Von Klausewitz: spezzare il corteo in molteplici tronconi, per controllarlo e reprimerlo meglio, piogge di lacrimogeni (dagli elicotteri, dal mare, dai monti, da dentro il corteo, dai cordoni di fronte) e cariche per disperdere il corteo... E per picchiare, per picchiare duro. Per essere sicuri che a nessuno venga piu' in mente di costruire un mondo diverso.
In pochissimo tempo il corteo e' spezzato, gli spezzoni mischiati ma compatti per resistere agli attacchi delle forze dell'Ordine, e i vari tronconi vengono inseguiti per tutto il giorno.
Alla fine stremati, i feriti non si contano, come anche i soprusi nei confronti di manifestanti, legali, medici, giornalisti. Non si salva nessuno dalla strategia del terrore dello Stato.
Il peggio pero' deve ancora venire.
Alle 00.10 tra il 21 luglio e il 22 luglio, quando ormai gli scontri erano finiti e tutti si apprestavano a cercare di riposare o di rientrare a casa, la Polizia attacca il Media Center del GSF dove si trovano anche l'Indymedia Center e la sede dell'assistenza legale, e la scuola di fronte, la scuola "Pertini", in cui dormono un centinaio di "reduci" dalle brutture del pomeriggio. Il massacro che ne e' scaturito e' l'inizio del regime.

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