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Una nuova foto di Placanica in Pzza Alimonda!
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Franti Wednesday, Nov. 27, 2002 at 12:57 AM |
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Ma non sembra stia sparando. Un confronto istruttivo tra due profili (riproducibile comodamente a casa vostra). Alcune altre foto mostrano che il valore militare dei comandanti dei cc e' poca cosa. E infine: Ganzer agricoltore.
Il tutto in un comodo pacchettino .zip di 2,41 mb. (attenzione! Il file che scaricate deve essere rinominato da .mp3 a .zip e quindi aperto)
audio: MP3 at 2.4 mebibytes
Una leggenda metropolitana vuole immortalato ogni attimo degli avvenimenti genovesi del luglio 2001. Come tutte le leggende contiene un elemento di verita', anzi piu' di uno. Migliaia di cineprese digitali, decine di migliaia di macchine fotografiche. Tutto vero. Potremmo assumerla come vangelo, se non fosse che tra sapere dell'esistenza dei documenti ed averli sotto mano c'e' una certa differenza. Diciamo che leggenda e' vera, ma e' inutile se non gira il materiale. Poi, per fortuna, ci sono le buone giornate. E allora accade che una foto apparentemente inutile, una delle tante che riguarda i fatti di Pzza Alimonda, arrivi dopo una serie di rimbalzi sotto l'occhio acuto di Arto che esegue una tripla capriola carpiata all'indietro con caduta sul modem. Il resto lo trovate nel pacchetto allegato che contiene:
Questo articolo (che senza immagini e' inutilizzabile) Il verbale dell'audizione di Ganzer alla Commissione parlamentare sul G8 Una gif animata col confronto tra il profilo di Placanica e la siluette che si vede nella nuova foto La foto nuova La foto di Placanica all'ospedale Un file photoshop (usabile con qualsiasi programma di grafica che supporti i livelli) con cui eseguire in proprio il confronto: lasciare opaco il primo livello e togliere opacita' al secondo progressivamente.
E' la prova, secondo noi abbastanza lampante, che Placanica non l'ha mai raccontata giusta. Altri hanno usato le armi in quel defender.
Franti
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segmenti e linee rette
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morgana Wednesday, Nov. 27, 2002 at 6:50 AM |
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ciao frantino 2 parole sula ricostruzione bestia nera piazza alimonda
Allora tu tracci un segmento che dalla Somalia arriva dritto dritto in P.Alimonda. Ora tu sai benissismo che persone come i Truglio o son fuori di testa oppure non si formano da soli ma vengono plasmate.
Di un segmento non ce ne facciamo un cazzo (o molto poco) se non si trova la linea intera se non si trova la fonte matrice da cui esce questo liquame.
A livello teorico non è difficile pensare l'humus in cui si formino i Truglio.
Quando nella nostra storia ci siamo imbattuti in un altro Truglio? A me di botto viene in mente la notte in cui F.Rame venne rapita e seviziata. Chi erano i carabinieri che organizzarono quel rape?
Ora parlo x ipotesi Ricorsdo che x il caso Rame vennero indagati dei carabinieri che si diceva fossero ex fascisti che non avevano mai accettato lo status-quo presente e che dall'interno dell'arma lanciavano i loro complotti Esistono ancora all'interno dell'arma persone con propositi eversivi? Esiste una linea oscura che ininterrotamente dal dopoguerra fino ad ora abbia agito nell'ombra delle istituzioni ,il cui scopo è il ritorno in Italia ad una politica totalitaria? secondo me Franti ,tu hai fatto questo , hai inconsapevolmente scoperchiato un segmento di questa lunga linea immonda Usando un termine poetico direi che x un attimo ai sollevato il velo sotto cui sono nascosti alcuni dei grandi misteri italiani x finire, Truglio è un pazzo scatenato che agisce così di testa sua oppure fa parte di questo complotto
Credo x scoprirlo bisogni percorre 2 strade una in avanti dalla fine della guerra fino ai giorni nostri x vedere chi fossero queste forze eversive che all'indomani dellasconfitta decisero di nascondersi all'interno delle istituzioni in attesa che in Italia si ricreassero le condizioni x un nuovo tentativo totalitario
Un'altra invece all'indietro da P.Alimonda....Somalia.....?+ indietro possibile e vedere se alla fine le strade si incontrano ciao morgana
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e gladio?
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Barbara Wednesday, Nov. 27, 2002 at 6:54 AM |
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il tuo parallelo rame-somalia-alimonda, e relative considerazioni sulle frange estremiste "allevate" dallo Stato all'interno della forze dell'ordine mi fa venire subito in mente Gladio.
sara' quello il filo conduttore? esistera' ancora una "falange" deputata a combattere certi "sovversivi"?
la risposta, naturalmente, sta a Franti!! ;-)
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Patto atlantico
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WU-T(A)NK Wednesday, Nov. 27, 2002 at 7:43 AM |
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Anche io credo che certe frange siano ancora attive in Italia come richiesto dalla fedeltà al patto atlantico....che si sa in questo periodo esorta tutti a prendere in grande considerazione i rischi legati al terrorismo e cmq a qualsiasi rischio interno.... Credo meno alla matrice eversiva in quanto mi sembrano perfettamente garanti e tutori dell'ordine costituito anche quando ricorrono a mezzi sporchi. Tali frange servono appunto a sbrigare questo genere di lavori.
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Istruzioni
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nn Wednesday, Nov. 27, 2002 at 7:47 AM |
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Io ho fatto cosi'. Ho scaricato l'mp3 in un posto e ho rinominato il file da artofranti.mp3 in artofranti.zip e poi l'ho aperto con winzip. Tutto liscio e ho visto il confronto. Impressionante. Non c'e' proprio dubbio, il tizio con la mano sull'orecchio è proprio placanica. Una guancia e un sopracciglio "alla macario" come quelli sono abbastanza rari.
Centro pieno secondo me.
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x barbara
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morgana Wednesday, Nov. 27, 2002 at 8:36 AM |
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Io non sono così sicuro che la linea immonda che all'indietro parte da P.Alimonda porti direttamente a Gladio e ti spiego xchè secondo me Gladio è nato + con funzioni anti-comuniste che come forza golpista .Faccio fatica vedere cCossiga come golpista. Secondo me, stiamo tutti e 2 lavorando sul campo delle ipotesi, questa linea porta,invece, direttamente verso qualcosa che era già attivo e potente al tempo del fascismo Dopo di che , sempre che siano 2 linee distente sicuramente si sono incrociate + e + volte così come sicuramente una parte di gladio, quella + legata al vecchio regime avrebbe probabilmente appoggiato un golpe
ciao
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morgana
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Barbara Wednesday, Nov. 27, 2002 at 9:39 AM |
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Ma io non li vedo affatto golpisti, anzi vengono proprio da una matrice anticomunista. Come si diceva piu' sopra, la sudditanza agli usa prevede probabilmente nuclei organizzati per attivita' che una volta erano anticomuniste ed ora semplicemente si sono convertite, per agire comunque contro chi si mette in discussione il sistema. Sono apparati protetti, sovvenzionati e organizzati, e probabilmente non all'interno dello Stato ma addirittura a livello sovranazionale. Chissa' che certi soggetti non abbiano addirittura fatto ripetizioni alla school of Americas...
ma naturalmente, morgana, qui si fanno pure illazioni.
comunque provaci a scaricare il materiale, e' fatto molto bene e credo sia compatibilissimo con qualsiasi piattaforma (e' a base web).
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La sapete la storiella?
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3 Wednesday, Nov. 27, 2002 at 11:00 AM |
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Ve la racconto... e' un po' off-topic ma in qualche modo c'entra.
Alcuni anni dopo la stagione delle grandi carcerazioni, in un carcere speciale si tenne un seminario tra detenuti politici con la presenza di esterni. Era una elaborazione del proprio vissuto... i partecipanti erano quasi tutti pentiti e dissociati. A me la raccontarono... non ho link. Si presento un alto dirigente fiat che era anche una persona intelligente. Comincio la battitura dei petti: ma quanto eravamo schematici.. ma quanto eravamo fessi... ma come abbiamo fatto a non capire che le nostre schematizzazioni erano puerili ecc ecc.
Il dirigente si tolse gli occhiali e guardo fissi negli occhi i partecipanti e disse: *Non quanto eravate fessi... quanto SIETE fessi! Su una cosa non avevate sbagliato... sull'esistenza del SIM. Il concetto che c'e dietro e' la cosa piu' concreta che avete detto in mezzo alla marea di cazzate che avete sparato*....
Capito?
;)
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continuate...
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E-LOTTA Wednesday, Nov. 27, 2002 at 11:07 AM |
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Purtroppo c'è la grata che impedisce di sgomberare ogni dubbio.
Ad esempio in un'altra foto si vedeva anche la testa della persona che si copre il volto (forse voi qui l'avete tagliata), una persona sollevò il dubbio che placanica quando va in ospedale ha i capelli rasati, e invece nella foto nel defender sembra averli più lunghi. Però c'è la grata del defender che "maschera" totalmente la lunghezza dei capelli.
Avete la foto della seconda persona presente sulla jeep oltre l'autista (sempre secondo gli atti) e una foto di troglio (che voi ipotizzate sia stato a sparare)?. Magari confrontatndo anche queste con la foto che pubblicate si potrebbere eliminare altri dubbi.
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a sparare era un proffessionista, no placanica
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E-LOTTA Wednesday, Nov. 27, 2002 at 1:17 PM |
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Mi sono ricordato di un particolare che mi fece notare Haidi Gaggio ad una cena:
Penso che tutti vi ricordiate nelle tante foto pubblicate la posizione della persona che ha sparato a Carlo: schiena in basso, il piede che punta, e la pistola in posizione orizzontale (la mano e la pistola in orizzontale) per prendere meglio la mira. Un professionista prende la mira in quel modo. Molti giornalisti hanno definito Placanica un "tonto": non riesce mai a iniziare e finire un discorso di filato. Inoltre (sempre detto da Haidi) Placanica era un inetto con le armi da fuoco e per questo forse non gli sarebbe stato possibile fare il carabiniere di professione.
Già in questa cena di alcuni mesi fa Hidi espresse profonda sicurezza sul fatto che a sparare non fosse stato Placanica ma un ufficiale coinvolto con i fatti della Somalia. Vi ricordate dei svariati colpi di pistola (mi sembra 5-6)sparati nel corteo dei disobbedienti?? Forse lì non sono riusciti a trovare il morto. In piazza Alimonda invece tutto è andato bene.... ....il "Black Bloc", l'ufficiale, il "tonto"...
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BILDERAGNELLI
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WU-T(A)NK Wednesday, Nov. 27, 2002 at 1:19 PM |
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Tanto per contribuire credo che la parola SIM debba finalmente essere accostata a BILDERBERG, che foerse sono la più vistosa materializzazione di interessi nemmeno troppo occulti del blocco capitalista occidentale. In questi giorni in cui si parla di FIAT e GUERRA, forse varrebbe la pena aprire un forum sui centri di potere occulti che rendono possibilw accordare gli interessi e raggiungere gli obiettivi comuni ai padroni di tutto il mondo....Occidentale e Orientale..... Agnelli e Gheddafi come Bush e Osama.... Se si fa una guerra in alto si mangia sempre...(A)....
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Cacchio!
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punkabestia ad honorem Wednesday, Nov. 27, 2002 at 1:19 PM |
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Dunque, che il tale che si tiene la testa fosse placanica lo sospettavo anch'io da tempo. I capelli non sono importanti, visto che c'e' la grata che li imbroglia.
Ma la prova del nove e' il cazzo di faccia che il soggetto si ritrova. Non ce ne sono molte di facce del cazzo simili. Quel naso , ma soprattutto la guancia da putto e l'arcata sopracigliare sono inconfondibili. E' lui, per me non ci piove.
Certo che se ci fossero altre foto Franz ci farebbe una bella figura di merda ad archiviare tutto. Possibile che non ce ne siano altre?
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Gladio e golpe
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morgana Wednesday, Nov. 27, 2002 at 4:23 PM |
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Premetto non ho mai studiato a fondo le carte di Gladio, seconde Gladio e le persone del tentato Golpe Borghese non avevano gli stessi scopi. Gladio era + a scopo preventivo in caso di rivoluzione rossa. Il golpe Borghese mirava invece a riportare al potere personaggi legati al ventennio. Dentro la Gladio c'erano tanti personaggi che a suo tempo erano stati partigiani bianchi,e non credo queste persone avrebbero appoggiato un ritorno al fascio. Cossiga a me sembra un fedele servitore dello stato,non un golpista non facciamo l'errore di credere che tutti i democristiani fossero connessi col demonio.
E il fetore che si sprigiona da piazza Alimonda a me fa venire in mente quei carabinieri che dalla caduta del fascismo in poi hanno sempre lavorato nell'ombra in attesa che i tempi cambiassero. Mi viene in mente una certa dichiarazione di Pappalardo che soffusamente accennava a queste cose. Ripeto non sono un esperto e le eventuali correzioni non sono solo utili ma necessarie. ciao a tutti
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Lauro bugiardo?
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gin{ Wednesday, Nov. 27, 2002 at 8:42 PM |
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frame2.jpg, image/jpeg, 600x398
Come al solito, Franti ha colpito ancora. Meglio ancora, ha colpito Arto, un'altra voce che si aggiunge. E, come al solito, a me sono venute in mente altre idee, altri fili di pensieri, che offro alla comunità Indyana come spunto di riflessione.
A me i conti non tornano. A contare i caschi e gli scudi del gruppetto di carabinieri nella foto si arriva massimo massimo a una cinquantina. Eppure il dottor Lauro, funzionario di PS in servizio quel giorno, sostiene in commissione g8:
...Stavano scappando ma, quando hanno avvistato il gruppo di carabinieri (il nostro), composto da un centinaio di uomini, che comunque erano niente al cospetto di migliaia di manifestanti, hanno cominciato ad avanzare ed a spingere...
Figuriamoci, si è trattato solo di una svista, e poi quante volte noi stessi moltiplichiamo per tre le presenze alle nostre manifestazioni. Eppure... eppure fra 50 e 100 la differenza è enorme. Se non sbaglio, nel documentario di ... viene descritta l'azione disastrosa dei carabinieri negli attacchi dalle vie laterali e messa a confronto con la strategia successiva adottata dalla polizia che consisteva nel bloccare le vie laterali e avanzare frontalmente per far indietreggiare il corteo in un'unica direzione. Dovrebbero esserci immagini precise di quei momenti in cui si può notare come i blocchi della polizia sulle laterali venivano fatti con centinaia di uomini. E allora mi viene in mente un altro pezzo dell'audizione in commissione di Lauro, sempre tratta dall'articolo di Arto:
...Ho chiesto al Capitano che comandava il gruppo dei carabinieri se se la sentisse, in considerazione del loro notevole numero, di fronteggiare i manifestanti. Questi rispose affermativamente...
Ma perché Lauro chiede ciò al capitano Cappello? Forse perché si rende conto che con 50 uomini non sarebbe riuscito nemmeno a posizionarli per bloccare tutta la strada? E non dimentichiamo che quando parte l'azione le due jeep non ci sono ancora. Un ben esiguo drappello quello messo in campo. Solo a vederlo, nella foto, pensi che puoi sbarazzartene facilmente. E infatti così accade, con i carabinieri che fuggono, i manifestanti che li inseguono e qualcuno che grida: "Fermi, è una trappola!" Ma torniamo a Lauro, un funzionario di polizia non può non sapere quanti uomini ha a disposizione, e fra cinquanta e cento passa una bella differenza. Quindi, davanti alla commissione d'inchiesta parlamentare il dottor Lauro ha MENTITO. Perché? Probabilmente per proteggere il suo stimato collega tenente Cappello, il quale aveva detto che se la sentiva, che non dovevano aspettare nessun altro, e probabilmente aveva aggiunto che invece di limitarsi a bloccare la strada i suoi uomini avrebbero fatto di più, avrebbero spazzato via quelle zecche in un battibaleno e si sarebbero coperti di gloria. Cosa cambia
L'attitudine a mentire di Lauro, poi, noi la conosciamo già.
...Sei stato tu, col tuo sasso!
Se questa frase l'avesse pronunciata un qualsiasi carabiniere o poliziotto arrivato in piazza Alimonda dopo l'omicidio di Carlo, l'avrei capita. Tensione, emozione, caldo... Ma a pronunciarla è Lauro: uno che c'era, ha visto e sa come sono andate le cose. Se la dice vuol dire che gli è stato ordinato. E la dice con uno scopo, a gratificare le telecamere di studio aperto con uno scoop da gridare su tutte le tv, quando ancora non si sapeva delle foto e dei filmati che incastravano... Placanica? E chi lo sa! A giudicare dal lavoro di Arto (scaricatelo, ne vale la pena!) c'è più di qualche dubbio. Un avvocato direbbe che mille sospetti non fanno una prova, ma ce n'è abbastanza per contestare la richiesta di archiviazione. La verità su piazza Alimonda è ancora ben sepolta, a noi scavare.
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manca un pezzo
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gin{ Thursday, Nov. 28, 2002 at 7:48 AM |
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Scusate, ma nel copia e incolla è saltato un pezzo verso la fine, dopo: Cosa cambia...
Cosa cambia? Parecchio! Vorrebbe dire che Cappello ha sottovalutato la situazione (Lauro aveva già giudicato insufficienti i 50 uomini per quell'azione), e che quindi quegli uomini sono stati mandati allo sbaraglio, con gravi responsabilità per chi li comandava. In virtù di quell'azione scellerata, ci è scappato il morto. Si chiamava Carlo Giuliani, ma, voglio ricordarlo ai tutori dell'ordine che frequentano assiduamente questo sito, avrebbe potuto essere un carabiniere. E allora, di chi la colpa? E chi è che non dice tutta la verità? L'attitudine a mentire di Lauro, poi, noi la conosciamo già...
Ah, il documentario citato è "Le strade di Genova", di Davide Ferrario
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Grazie a tutt*
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Franti Thursday, Nov. 28, 2002 at 2:52 PM |
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Salve a tutt*, tolgo gli stivali e torno ora su questo post dopo un paio di giorni di lontananza per ragioni idrogeologiche. Avete messo un sacco di carne al fuoco, ragazz* ... giriamola senno' brucia.
___________________________________ morgana >A me di botto viene in mente la notte in cui F.Rame venne rapita e seviziata. Chi erano i carabinieri che organizzarono quel rape?
Dice Repubblica: ==================================== "I carabinieri ci dissero: stuprate Franca Rame". E il giudice accusa cinque neofascisti di GIOVANNI MARIA BELLU ROMA - Furono alcuni ufficiali dei carabinieri a ordinare lo stupro di Franca Rame. L'aveva detto dieci anni fa l'ex neofascista Angelo Izzo, l'ha confermato al giudice istruttore Guido Salvini un esponente di spicco della destra milanese, Biagio Pitarresi. Il suo racconto occupa due delle 450 pagine della sentenza di rinvio a giudizio sull'eversione nera degli Anni 70. La sentenza è stata depositata pochi giorni fa, il 3 di questo mese. Lo stupro avvenne il 9 marzo del 1973, venticinque anni orsono. Un tempo che fa scattare la prescrizione e che garantisce l'impunità alle persone chiamate in causa. Pitarresi ha fatto il nome dei camerati stupratori: Angelo Angeli e, con lui, "un certo Muller" e "un certo Patrizio". Neofascisti coinvolti in traffici d'armi, doppiogiochisti che agivano come agenti provocatori negli ambienti di sinistra e informavano i carabinieri, balordi in contatto con la mala. Fu proprio in quella terra di nessuno dove negli Anni 70 s'incontravano apparati dello Stato e terroristi che nacque la decisione di colpire la compagna di Dario Fo. Ha detto Pitarresi: "L'azione contro Franca Rame fu ispirata da alcuni carabinieri della Divisione Pastrengo. Angeli ed io eravamo da tempo in contatto col comando dell'Arma". Commenta il giudice Guido Salvini nella sua sentenza di rinvio a giudizio: "Il probabile coinvolgimento come suggeritori di alcuni ufficiali della divisione Pastrengo non deve stupire... il comando della Pastrengo era stato pesantemente coinvolto, negli Anni 70, in attività di collusione con strutture eversive e di depistaggio delle indagini in corso, quali la copertura di traffici d'armi, la soppressione di fonti informative che avrebbero potuto portare a scoprire le responsabilità nelle stragi dei neofascisti Freda e Ventura". Quando, nel 1987, Angelo Izzo parlò per la prima volta di un coinvolgimento dei carabinieri nell'aggressione a Franca Rame, molti non ci credettero: la storia sembrava assurda, e Izzo era considerato, in generale, un personaggio poco attendibile, uno psicopatico sadico: era in carcere per lo stupro-omicidio del Circeo, una delle vicende più atroci della cronaca nera degli Anni 70. Poi i sospetti si erano rafforzati, ma senza determinare l'avvio di una apposita indagine, durante l'inchiesta sulla strage di Bologna quando era stato trovato un appunto dell'ex dirigente dei Servizi Gianadelio Maletti. Raccontava di un violento alterco tra due generali: Giovanni Battista Palumbo (un iscritto alla loggia P2 che poi sarebbe andato a comandare proprio la "Pastrengo") e Vito Miceli (futuro capo del servizio segreto). Il primo, si leggeva nella nota di Maletti, durante la lite aveva rinfacciato al secondo "l'azione contro Franca Rame". Era stata una delle più spregevoli, tra le tante ignobili, commesse dai neofascisti negli Anni 70. La sera del 9 marzo del 1973, nella via Nirone, a Milano, Franca Rame era stata affiancata da un furgone. C'erano cinque uomini che l'avevano obbligata a salire. La violentarono a turno. Gridavano: "Muoviti puttana, devi farmi godere". Le spegnevano sigarette sui seni, le tagliavano la pelle con delle lamette. Una sequenza allucinante, che la Rame avrebbe inserito in un suo spettacolo, "Tutta casa, letto e chiesa". Fu subito chiaro che la violenza contro la compagna di Dario Fo veniva dagli ambienti neofascisti. E infatti, come in quasi tutti i crimini compiuti in quegli anni dai neofascisti, i responsabili non furono scoperti". ====================================
I nomi di tutti i mandanti non si sono mai saputi, ma hanno certamente fatto carriera in quella banda di tagliagole che era divisione pastrengo in quegli anni. Vai a vedere cosa succede nel 1973/74 a Milano, guarda chi era alla testa del MSI milanese e poi lombardo (l'MSI milanese e lombardo era il piu' legato allo stragismo, gli stragisti di brescia, per dire, avevano la doppia tessera, ci sono colonne di fascicoli giudiziari che ne parlano)...segretario un certo Ignazio La Russa. Dal servizio d'ordine dell'MSI un bel giorno si lanciarono bombe a mano (altro che molotov!) contro la polizia. Ci fu un morto molto pasoliniano di cui nessuno si ricorda. Bel partito d'ordine, quello diretto dal La Russa che oggi si lagna del fatto che non vengano *isolati i violenti*. Non si preoccupi il buon La Russa, e' quello che stiamo facendo.. lo stiamo isolando. Lui e la sua ghenga, in divisa e in borghese.
Che esista un filo nero mi sembra logico. Ma non dobbiamo pensare che le cose succedano in termini *lineari*. Mussolini non disse mai *uccidete Matteotti*... disse invece *Ma il capo della Polizia non fa' nulla?*. Lo disse sbuffando e gettando a terra il resoconto dell'intervento di Matteotti alla Camera. E tanto basto'. Chissa' cosa avranno detto Fini e Ascierto dentro alla centrale operativa... Ma Leso non fa' nulla?... Ma Truglio non fa nulla? E tanto e' bastato. Chissa'.... potrebbe essere andata cosi' o forse anche peggio... come quei lobbisti yankee che guidando ubriachi un sommergibile nucleare hanno affondato una nave scuola giapponese.
Potrebbero essere pericolosi criminali, o pericolose teste di cazzo... o entrambe le cose. ___________________________________
Sul *golpe*, SIM, gladio ecc.... insomma sui *complotti*.
I vecchi del NW sanno come la penso, ma puntualizzo. Per farla superbreve: i complotti non esistono, o meglio esistono, ma non funzionano. I complotti non spiegano nulla delle dinamiche sociali, non e' per un complotto che si *vince* o si *perde*. Tuttavia ci dicono molto del nemico, e pararsi il culo e' certamente bene. Inoltre i complotti hanno certamente un effetto all'interno del ceto politico, almeno dal 1964.
Il termine *golpe* in particolare e' abbastanza equivoco, disegna scenari mentali inquietanti e paralizzanti.
Ma dal punto di vista strettamente tecnico, se cerchiamo di definire il termine *golpe* in termini scientifici...sgombrandolo dal colore ... dalle riduzioni cinematografiche... avremmo risultati sorprendenti.
Scopriremmo cioe' che la sovrapposizione di piu' linee di comando e la sostituzione di una linea di comando *legittima* con una informale *illegittima*... insomma il *golpe* in senso tecnico e' avvenuto molte volte in questo paese.
Ha segato il primo centrosinistra con un cc da operetta (De Lorenzo) nel '64. Ha ricordato ad alcuni democristiani e al pci nel '70 e nel '74 che la politica e' una cosa e il potere un'altra.
Che grande invenzione il *golpe all'italiana*! Fa' dormire fuori per una notte gli oppositori e ottiene gli stessi effetti senza sporcare ne' asfalto ne' carta costituzionale. *Imprigiona* l'opposizione senza incarcerarla, mette paletti invisibili e li proietta fino nella coscienza del singolo militante. E infine, ma non minore, ridisegna gli assetti dei poteri reali.
Ci volle il '77 per ripulire l'aria e le coscienze, anche li' ci fu poi un *golpe*, ma sporco' di sangue l'asfalto a Bologna.
Per tornare a noi, io credo che a Genova01, abbiamo vissuto un'esperienza di questo tipo, chi vuole la chiami pure *golpe*, che di tanto non si sbaglia. Una linea di comando *illegittima* si e' sostituita di fatto a quella ufficiale. Poi e' rientrato tutto, certo. Come le altre volte. Ma stavolta la bestia nera ha pestato i piedi ad una bestia piu' grossa di lei.
Sul come e sul perche'... su come si sono ridisegnati i rapporti di forza dentro gli apparati...beh ci stiamo ragionando tutti, e mi sembra che alcuni passi in avanti siano stati fatti... dato un certo numero di bulbi oculari e cervelli (la massa critica) nessuna verita' e' irragiungibile.
A presto.
Franti
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Oooops, dimenticavo
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Franti Thursday, Nov. 28, 2002 at 6:53 PM |
mail:
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comandocarica.jpg, image/jpeg, 400x298
Mannaggia mi dimentico sempre le cose. Volevo aggiungere questo al pezzo, ma nella fretta mi sono dimenticato. Allora, poco dopo l'uscita del post della bestia nera http://italy.indymedia.org/news/2002/09/84372.php se ne salto' fuori un funzionario di questura (un po' mariuolo a dire il vero) che si sbraccio' a lungo dicendo che era *colpa* sua , la carica contro il Carlini. Si chiamava Gaggiano, credo. Disse un sacco di balle, ovviamente.. disse che c'era un distributore attaccato e via cazzeggiando.
Allego questa foto che lo smentisce. Chi e' in possesso del video *Maledetto G8* distribuito con l'espresso potra' verificare con i propri occhi. Si vede chiaramente che e' un carabiniere a comandare la carica. Min. 29,00 e seguenti.
Valutate voi.
F.
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Ripeto anche qui
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Pomata Ubik Friday, Nov. 29, 2002 at 7:08 PM |
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E' un vero peccato che post interessanti come questo sfuggano via. Bisognebbe davvero che ci fosse un sistema con cui i lettori valutano l'interesse di un articolo, una votazione, un poll. In altri siti ho visto qualcosa del genere. Mi chiedo perche' indymedia non usa un sistema simile. Qualcuno dei vecchi del mestiere mi sa rispondere?
ubik
ogni tanto ci pensava il cagnetto robi a tirarli su, ma si deve essere fatto furbo. Rimedio subito.
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giusto per continuare
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gin{ Sunday, Dec. 01, 2002 at 4:17 PM |
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nuovo post http://italy.indymedia.org/news/2002/12/122421_comment.php#122428 ma mi pareva giusto postarlo anche qui perché è la continuazione di uno stesso discorso
IL "RESPONSABILE" DI PIAZZA ALIMONDA
Riassunto delle puntate precedenti. Franto scrive "la Bestia nera" http://italy.indymedia.org/news/2002/09/84372_comment.php#121795 Arto si aggiunge con "una nuova foto di Placanica http://italy.indymedia.org/news/2002/11/119052_comment.php#121886 io leggo tutto e mi soffermo su una frase di Adriano Lauro detta in commissione G8 (per chi ancora non lo sapesse, Lauro è il vicequestore che comandava il drappello di carabinieri in piazza Alimonda). ...Stavano scappando ma, quando hanno avvistato il gruppo di carabinieri (il nostro), composto da un centinaio di uomini, che comunque erano niente al cospetto di migliaia di manifestanti, hanno cominciato ad avanzare ed a spingere...
Riguardo le foto e mi accorgo che i conti non tornano, perché i carabinieri sono al massimo una cinquantina. Poi leggo ancora e trovo un'altra frase di Lauro.
...Ho chiesto al Capitano che comandava il gruppo dei carabinieri se se la sentisse, in considerazione del loro notevole numero, di fronteggiare i manifestanti. Questi rispose affermativamente...
Dal che scrivo il mio post http://italy.indymedia.org/news/2002/11/119716.php e concludo che Lauro mente sul numero perché altrimenti dovrebbe ammettere che erano troppo pochi per intraprendere una qualsiasi azione e mente per proteggere il capitano Cappello, che aveva affermato che potevano farcela. Che ingenità da parte mia pensare a tanto altruismo da parte di Lauro! A Lauro non interessa affatto difendere il suo stimato collega, piuttosto para il suo di culo da eventuali accuse. Perché è Lauro il funzionario preposto alle operazioni di ordine pubblico. E' lui che ordina cosa fare ai carabinieri, attraverso Cappello.
...In base alle disposizioni di Genova, ogni gruppo rispondeva direttamente al suo comandante che, in quel caso, era il capitano. Io ero il responsabile dell'ordine pubblico, però dovevo dare gli ordini al capitano che gestiva materialmente gli uomini...
Sono andato a leggermi l'intera audizione di Lauro in commissione G8 e ho trovato alcune cose interessanti (io ne sottolineo alcune, ma vi invito a leggere il testo completo, perché c'è parecchio su cui riflettere). guardate qui
Nella sua audizione Lauro specifica ben 6 volte che il suo gruppo era composto da 100 carabinieri.
1)...Ero responsabile di un centinaio di carabinieri. Quando... 2)...il gruppo di carabinieri (il nostro), composto da un centinaio di uomini.. 3)...in quel momento, cento persone non sono più facilmente coordinabili... 4)...era impossibile cercare il capitano tra cento carabinieri vestiti allo stesso modo... 5)...C'era l'ufficiale e i capisquadra. I cento erano divisi in squadre... 6)...ho ripreso la via dei mezzi marciando a piedi con i miei 100 carabinieri...
Ribadisce continuamente questo numero 100, anche se non c'è nessuno che glielo chiede specificatamente. E quando si fa così, cioè si forniscono informazioni non richieste, vuol dire che lo si è programmato in precedenza, perché si vuole basare tutta la propria testimonianza su quel dato (un avvocato potrebbe spiegarlo meglio di me, ma siamo davanti a una strategia precisa). Poi ricostruisce a modo suo la vicenda. I punti salienti sono che verso le 16,30 Truglio arriva con le due jeep, fa "l'appello" e se ne va. Lauro prende il suo gruppo per tornare ai mezzi (alla fiera), ma sentendo via radio che attorno alla stazione ci sono suoi colleghi in difficoltà decide di andare a dargli man forte.
...detti problemi erano legati al famoso corteo delle tute bianche che, cercando di sfondare le barriere nei pressi della stazione, si era scontrato con nostro personale. A quel punto, ho deciso di dirigermi in quella direzione per dare man forte ai colleghi, visto che erano abbastanza allarmati e si trovavano in difficoltà...
Prima constatazione: sono in servizio da 10 ore e, sempre a detta di Lauro, hanno avuto già parecchi scontri, bevuto poco e mangiato niente, sono a piedi, stanno per smontare dal servizio... e Lauro ordina un'altra azione!?
Continuiamo.
...Appena ci hanno avvistato, ci siamo guardati vicendevolmente; quindi, presi alcuni cassonetti, li hanno posizionati tutti davanti, in via Caffa, mentre noi stavamo in piazza Alimonda: eravamo, praticamente, divisi da via Caffa. Hanno cominciato a marciare nella nostra direzione con questi cassonetti...
Ok, Lauro sostiene che loro passavano per caso e che quando i manifestanti sono venuti verso di loro hanno dovuto difendersi. Ma c'è di più, perché subito dopo aggiunge.
...spingevano i cassonetti in avanti e procedevano nella nostra direzione. A quel punto, chiesi al capitano che comandava il gruppo dei carabinieri se se la sentisse, in considerazione del loro notevole numero, di fronteggiare i manifestanti. Questi rispose affermativamente...
E qui (in my opinion) c'è una carognata da parte di Lauro, che scarica su Cappello tutta la responsabilità. In fondo, sottintende Lauro, se Cappello mi avesse detto che non se la sentivano ci saremmo ritirati. Continua Lauro.
...Dunque, siamo entrati in via Caffa procedendo verso il corteo; a metà di via Caffa sono iniziati gli scontri...
Seconda constatazione: non hanno avuto ordini specifici di intervenire, non hanno una posizione da difendere e potrebbero ritirarsi, addirittura dovrebbero andare ad aiutare i loro colleghi in difficoltà, e invece "avanzano" in via Caffa. Per far che?
Sorvoliamo su tutto il resto (franti ha già messo l'accento sulle famose jeep e sul tenente colonnello Truglio) andiamo oltre la loro ritirata disastrosa.
...Sono stato l'ultimo a lasciare via Caffa. Tra l'altro, mi ero piantato davanti con un carabiniere, cercando di rimanere. Dopodiché, quando sono andato verso il collega Fiorillo, ricordo di avere avuto con me un gruppetto di carabinieri (ossia "inseguivo" questo gruppetto di carabinieri)...
Adesso ci occupiammo solo del coraggioso Lauro, il "responsabile" di quello che sta accadendo a piazza Alimonda. Carlo è già stato colpito e giace a terra. Lauro afferma di non aver sentito il colpo e di aver visto una pietra insanguinata accanto al corpo.
...Quando ho visto il ragazzo per terra e ho visto un "fuggi fuggi" generale; mi sono avvicinato a quel lago di sangue che usciva e ho visto una pietra, come quella che ha visto il dottor Fiorillo, intrisa di sangue e molto vicina alla tempia; dunque ho pensato che il giovane fosse stato colpito dalla pietra. In parte ero convinto che fosse stata la pietra, in parte credevo che se loro non avessero attaccato, non sarebbe accaduto questo fatto; ecco il senso di quella frase famosa...
Già, perché la frase "Sei stato tu, col tuo sasso!" è proprio lui a pronunciarla, lui che ha dato inizio a tutto quel casino e che ora ha tutte le ragioni per fare un po' di confusione.
...abbiamo operato per tre giorni - e lo sapevamo da tempo - con le telecamere; quindi, qualsiasi gesto da parte nostra... Se io avessi impedito ad un fotografo di riprendermi sapevo che lo avrebbero fatto altre dieci telecamere...
Infatti, Lauro sa benissimo che ci sono le telecamere a riprenderlo quando fa il suo show. Ma torniamo al momento in cui Lauro si rende conto di quanto è accaduto. Cos'è che fa? Intanto non risulta che chieda a qualcuno, come sarebbe stato naturale, cosa è successo. Non al capitano Cappello, non al suo collega Fiorillo. Non chiede niente, come se "non volesse" sapere niente. Convinto, dall'alto della sua notevole esperienza, che Carlo è stato colpito da un sasso, non perché l'ha visto, ma perché l'ha dedotto. E che altro fa?
...lei ha fatto diversi tentativi di chiamare la centrale operativa della questura per riferire degli accadimenti, ma la centrale non rispose e quindi lei si rivolse, col suo cellulare, ad un vicequestore, per dire di mandare immediatamente i soccorsi medici... ...La domanda che volevo farle è: non le parve strano che chiamando la centrale operativa non ricevesse alcuna risposta in una giornata come quella del 20 luglio, che, effettivamente, fu una giornata di ferro e fuoco in tutta la città?..
Questo è quello che domanda Grazia Labate, uno dei membri della commissione, e questa la risposta di Lauro.
...Quando ho chiamato, stavano avvenendo tafferugli altrove ed i colleghi chiamavano con urgenza: a quel punto ho capito che si stava verificando un intasamento ed ho chiamato telefonicamente un collega, che mi ha risposto...
Verosimile, no? Peccato che facendo così Lauro abbia interrotto la "naturale" catena di comando. Badate, dice che sta chiamando i soccorsi.
...io ero certo che fosse morto - ho una certa esperienza -, mentre due esponenti del Global social forum con la Croce rossa, che sono intervenuti e sono stati i primi a toglierli il cappuccio, pensavano ancora che si potesse salvare, hanno cercato di rianimarlo e mi hanno chiesto di fare intervenire un'unità di rianimazione, che ho chiesto via radio...
Allora, lui è convinto che Carlo è morto e che l'ambulanza è inutile. E chi chiama? Non la centrale, a cui dovrebbe riferire l'accaduto, non un'ambulanza, ma con il suo cellulare, e non con la radio di servizio, chiama un altro vicequestore per chiedergli... Già cosa gli chiede? Non si dice chi è l'altro vicequestore e perché potesse aiutarlo. Il fatto è che Lauro, con un morto davanti, non passa dai canali istituzionali, come dovrebbe, ma si rivolge a "suoi" contatti per sapere... cosa fare. L'ho già detto una volta: mille sospetti non fanno una prova. Ma ce n'è abbastanza perché l'omicidio di Carlo non venga archiviato così facilmente. Non credete?
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fondine
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cygob Monday, Dec. 02, 2002 at 6:26 PM |
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L'estate scorsa, di fronte alla commissione parlamentare, questore, prefetto, comandanti di tutte le polizie, hanno potuto omettere o raccontare qualsiasi cosa visto il carattere "conoscitivo" e non inquirente del comitato. Il fatto che i due bossoli trovati in piazza Alimonda non vengano, secondo alcuni periti, dalla medesima pistola e la possibile presenza a bordo del defender di un quarto misterioso carabiniere, forse un maresciallo, come emergerebbe da varie testimonianze, riaccende i riflettori su alcune dichiarazioni di Mario Placanica, il carabiniere ventenne indagato per l'omicidio volontario di Carlo Giuliani. Nell'intervista rilasciata a Bruno Vespa (contenuta in "La scossa", Mondadori 2001), Placanica accenna all'uso della fondina "a coscia". Basta una telefonata a un negozio di articoli militari per sapere che si tratta di un articolo "fuori ordinanza" disponibile (a 85mila lire) in tre colori e in due versioni, coperta o scoperta, comunque "a rapida estrazione". Il punto è che è stato consentito l'utilizzo in una missione di ordine pubblico di un accessorio, non fornito dall'amministrazione, più adatto a operazioni anticrimine. Secondo testimoni erano molti i militari che, dentro e fuori la zona rossa, lo indossavano. La fondina regolamentare presenta significative differenze. La prima è che viene portata sulla sinistra del cinturone anziché sulla coscia destra, la seconda è che la fibbia è difficilissima da forzare nel caso, prevedibile in ordine pubblico, di un eventuale corpo a corpo tra militare e manifestante. E' una concezione opposta rispetto alla possibilità di rapida estrazione della pistola. Verrebbe da pensare, anche alla luce della denuncia anticipata da *il manifesto* domenica scorsa, che a Genova si volessero avere sempre le armi a portata di mano, che si volessero usare o che fosse una evenienza abbondantemente prevista anche nelle disposizioni impartite. Gli alti ufficiali sentiti dal comitato non hanno mai detto nulla se non che, nel timore che di agenti presi in ostaggio dai manifestanti, era stato raccomandato di tenere la sicura inserita. All'indomani degli anni di piombo, la raccomandazione era, al contrario, quella di evitare di far fuoco in servizi di ordine pubblico. Infatti, una circolare del 1990 - mai revocata - dell'allora capo della polizia Parisi, vieta perfino la possibilità, in piazza, di sparare a scopo intimidatorio. Però una pubblicazione dell'Arma di nove anni dopo chiarisce come l'uso delle armi sia possibile solo su "esplicito ordine" (e "mai a scopo intimidatorio") "di chi dirige il servizio" e, "salvo in caso di reazione ad offesa da arma da fuoco, l'uso deve essere preceduto da tre squilli di tromba". Nulla di tutto ciò accadde a Genova dove il corteo del Carlini, regolarmente autorizzato, fu attaccato dai cc lontano dalla zona rossa e senza preavviso. Negli scontri che seguirono furono esplosi "ufficialmente" almeno 15 colpi di pistola, come risulta dai brogliacci dell'Arma, ma chiunque abbia una minima esperienza di vita militare, può testimoniare come sia abituale procurarsi proiettili avanzati nelle esercitazioni di tiro. http://www.noglobal.org/nato/artic/mistero_alim.htm
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Una precisazione
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F. Monday, Dec. 02, 2002 at 6:40 PM |
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Nulla da dire se non un particolare. Le fondine ad estrazione rapida non sono state un'iniziativa piu' o meno personale. Si tratta di parafernalia in dotazione ai CCIR (compagnie carabinieri intervento risolutivo), il nome e' un programma. Queste compagnie rappresentano il lato *ruvido* dell'intervento di piazza dei cc. Sono comandate ed addestrate da specialisti del Tuscania. Per meglio dire, si tratta di normali compagnie di carabinieri, anche di leva, ma addestrate e organizzate in termini *offensivi* e militari. E' una delle evoluzioni dell'arma su cui si tende a stendere un velo, salvo poi cadere dalle nuvole a danno fatto.
Solo per dovere di cronaca, il resto non fa' una piega.
F.
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la storia non la fanno i giudici, per fortuna nemmeno i giornalisti
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francesco Monday, Dec. 02, 2002 at 7:05 PM |
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D'Ambrosio scelse d che parte stare nella vita quando si inventò il "malore attivo" nell'assassinio di Giuseppe Pinelli; ma nonostante il suo sforzo, Calabresi viene ricordato come l'assassino di Pinelli, questo 30 anni fa; oggi un'altro giudice, Silvio Franz, ha fatto la sua scelta di campo, ma il carabiniere Placanica sarà ricordato, ora e per sempre, come l'assassino di Carlo Giuliani.
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ricetrasmittenti
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cygob Monday, Dec. 02, 2002 at 7:27 PM |
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In quanto capogruppo(RC), Malabarba ha potuto parlare. "L'indagine del comitato - ha detto - non è stata esauriente né esaustiva, omissioni e bugie erano facilitate dal carattere non inquirente". Il senatore ha esibito un ordine di servizio inedito dell'arma dei carabinieri, nel quale si dice che tutti i mezzi in servizio al G8 dovevano essere dotati di radio: significa che il generale Sergio Siracusa, comandante della Benemerita, sapeva di mentire quando disse che sulla jeep di piazza Alimonda - dalla quale spararono a Giuliani - non c'erano ricetrasmittenti (subito lo smentì il colonnello Giorgio Tesser); significa che la centrale operativa ha potuto registrare quanto avveniva in quella Land Rover. "Quali ordini arrivarono dalla centrale?", ha chiesto Malabarba citando articoli di stampa in cui viene fuori che "l'uso delle armi era previsto in anticipo e i carabinieri si erano addestrati preventivamente. Oltre a piazza Alimonda - ha ricordato - i carabinieri hanno sparato almeno altre quindici volte, con pistole a rapida estrazione, da fondine a coscia fuori ordinanza".
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due secondi 24 centesimi
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gobygig Monday, Dec. 02, 2002 at 7:41 PM |
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da "Repubblica" (17 luglio 2002)
Continua la battaglia di perizie intorno alla morte del giovane. Per i consulenti di parte Placanica sparò addosso al ragazzo Giuliani, l'altra verità: "Il proiettile non fu deviato" Respinta la tesi del calcinaccio che sposta la traiettoria "Lo dimostra lo stesso filmato della Digos"
di CARLO BONINI e MASSIMO CALANDRI
GENOVA - La verità di Piazza Alimonda è in un doppio battito di palpebre. Due secondi e 24 centesimi. Cinquantasei fotogrammi. In questo spazio che separa la vita e la morte di Carlo Giuliani, una Beretta 92 Sb semiautomatica, un calcinaccio, una jeep, due proiettili calibro 9 parabellum, un sordo e impastato rumore di fondo lacerato dai picchi sonori di due esplosioni. Un soffio di violenza che imprigiona il dramma di due ragazzi e su cui un pubblico ministero, Silvio Franz, va cercando una parola conclusiva capace di determinare il destino del sopravvissuto di quella giornata di sangue, il carabiniere ausiliario Mario Placanica. Innocente trasformato dal capriccio del caso in assassino per necessità. O, al contrario, omicida per inescusabile colpa, per eccesso di legittima difesa.
I quattro periti del pm (Carlo Torre, Paolo Romanini, Nello Balossino, Pietro Benedetti) una parola conclusiva l'avevano promessa per la fine di luglio e in 32 punti, cinque settimane or sono, ne avevano anticipato la sostanza. Placanicà sparò - avevano scritto - perché costretto dalla necessità di doversi difendere da un'aggressione furiosa e ormai prossima al bersaglio. Ma in aria. Dove la sfortunata quanto incredibile carambola con un calcinaccio aveva trasformato un proiettile innocuo in un colpo di grazia. La scienza balistica e delle immagini - avevano promesso - avrebbe sostenuto la conclusione, al di là di ogni ragionevole dubbio.
Bene, quella parola definitiva per la fine di luglio non ci sarà. I 32 punti di conclusioni provvisorie sono state ricacciate nel limbo dell'ipotetico. Su richiesta degli stessi periti della Procura, tornano ad essere lettera morta o, quantomeno, sospesa, per la cui verifica si è ottenuto un supplemento di indagine fino al 18 settembre. Cosa è dunque davvero accaduto in quei due secondi e 24 centesimi? Repubblica ha avuto accesso ai documenti, ai referti, alla complessa scansione di immagini e suoni che nei sei mesi appena trascorsi sono andati raccogliendo e organizzando i quattro periti di parte (Claudio Gentile, Giorgio Accardo, Roberto Ciabattoni, Ferdinando Provera) incaricati dalla famiglia Giuliani e dal suo legale Giuliano Pisapia di rendere forse meno insensato il dolore. Anticipandone la "discovery", li restituiamo al giudizio di ciascuno per quel che sono. Nudi fatti. Nulla di più. Nulla di meno.
Luna Rossa e il Vhs Digos - Per poter capire, in quell'affollato pomeriggio del 20 luglio 2001 è importante fare pulizia. Del prima, del dopo, del durante superfluo. Conta fermare la moviola al cuore dei 1300 fotogrammi girati in piazza Alimonda dagli operatori della cooperativa "Luna Rossa" e acquistati da Rai e Mediaset. Cerchiare in rosso i "frame" decisivi e ad oggi inediti restituiti all'indagine nelle ultime settimane da un nastro "Vhs" annotato agli atti della Procura come "Filmato B estrapolato dalla videocassetta catalogata con il numero 21 e acquisita dalla Polizia scientifica".
Montati tra loro, i filmati costruiscono un'ordinata sequenza in grado di osservare la scena di Piazza Alimonda da più angolazioni. Dal retro del defender dei Carabinieri, dal suo fianco sinistro, dove la telecamera della polizia riprende medesimi eventi da una diversa prospettiva. Immaginando un ordine crescente, in cui ogni "frame" ha un numero, conviene sincronizzare la scena e le immagini che la fissano al fotogramma numero 180.
Sono le 17 e 27 minuti del 20 luglio. Mario Placanica arma la sua Beretta. A Carlo Giuliani restano due secondi e 24 centesimi di vita. La scena della piazza è fissa nell'attimo che precede il dramma. Il defender dei carabinieri con a bordo gli ausiliari Mario Placanica, Dario Raffone e Filippo Cavataio (l'autista), ha il muso incastrato in un cassonetto che chiude la più naturale delle vie di fuga. E' circondato, fatto bersaglio di un primo assalto a colpi di trave, bersagliato dal lancio di un estintore che, rimbalzando sulla ruota posteriore della jeep è ora sull'asfalto.
Fotogramma 189. Sono passati 36 centesimi di secondo da quando Placanica ha retratto il carrello della sua Beretta innescandola. Il suo braccio si tende, Carlo Giuliani è chino nell'atto di raccogliere l'estintore sull'asfalto. I fotogrammi di "Luna Rossa" e quelli della Digos lo collocano nella medesima postura e posizione. E' di profilo a tre metri e 0,6 centimetri dal retro del defender (mandate a mente questo dato). Diviso ora dalla morte da un solo secondo e 68 centesimi.
Lo sguardo e la volontà - Spostiamoci dentro il defender. Abbiamo detto del braccio teso di Placanica. Della sua Beretta ormai armata. Ma è davvero il braccio di Placanica quello teso? Scrivono i periti dell'accusa nelle loro conclusioni provvisorie: "Le mani che impugnano l'arma sono altamente attribuibili al Placanica". "Altamente attribuibili". L'espressione tradisce un giudizio probabilistico che non regala dunque certezze. A sormontare il corpo di chi impugna l'arma è infatti un altro carabiniere che, rivolto verso il posto di guida del defender, copre il lato sinistro del proprio volto con una mano.
Chi è quel carabiniere? Se è Placanica che spara, non può che essere Raffone. Ma se è Raffone, vuol dire allora che Placanica ha mentito alla Procura o, quantomeno, ricorda male. Nell'immediatezza dei fatti, Placanica racconterà infatti a verbale di aver esploso quei colpi in una posizione innaturale, mentre con il corpo proteggeva Raffone. E' un dettaglio non secondario che fa a pugni con le immagini e lascia sospesa una domanda cui ripetuti esami antropometrici di comparazione fotografica non hanno saputo dare risposta definitiva. I profili di Raffone e Placanica appaiono infatti identici. Stesso taglio di capelli, simile ovale. Mani di medesima complessione.
Con certezza non se ne verrà mai a capo. Come con certezza non si è ancora venuti a capo della curiosa doppia manomissione rintracciata sulla spina conica che sorregge l'affusto della Beretta di Placanica e con lui il dente che in ogni arma dà l'imprinting ai bossoli che espelle. "Manutenzione di fabbrica di un anno prima", ha spiegato l'Arma. Ma tant'è. Placanica dice di aver sparato, dunque Placanica spara. Lo fa al fotogramma 231. Poco più di un secondo dopo aver armato la Beretta.
Quando esplode il primo proiettile, il calibro 9 parabellum che raggiunge Carlo Giuliani allo zigomo sinistro martoriandone il cervello. Cosa ha catturato lo sguardo di Placanica in quell'attimo? Cosa può la volontà di un uomo in un secondo? Che Placanica abbia già spinto il colpo in canna prima ancora che Carlo Giuliani raccolga l'estintore lo dice lui stesso, lo conferma la sequenza delle immagini. Ma ha armato la sua Beretta per uccidere?
Minaccia e deviazione - I periti della Procura, sulla scorta dell'ormai celebre foto Reuters, definiscono l'ultimo secondo di vita di Carlo Giuliani con una meccanica corporea che lo condanna. Il ragazzo raccoglie l'estintore, lo carica sollevandolo al disopra delle spalle, compie ancora un passo che dimezza la sua distanza da 3 metri e 0,6 a un metro e cinquanta dal Defender. Si trasforma da minaccia ipotetica, in pericolo attuale e immediato. Il colpo che lo uccide è esploso da chi, all'interno del defender, improvvisamente vede comparire nel proprio ristretto campo visivo la minaccia che lo perderà. Di più. Il colpo che lo uccide - azzardano i periti della Procura - non è neppure indirizzato alla sua vittima. Ma in aria, dove incrocia il volo di un calcinaccio che ne devia il percorso, ne crepa la camicia di piombo, ne rallenta la corsa spingendolo ad una carambola che conclude la sua corsa nello zigomo sinistro di Carlo Giuliani.
E' così? Torniamo al fotogramma 231. E' un'immagine nitida, non sospetta di interessate manipolazioni perché estrapolata dal nastro Vhs prodotto dalla polizia scientifica. Carlo Giuliani ha l'estintore sospeso sopra le spalle, un fiotto di sangue che zampilla dallo zigomo sinistro. I suoi piedi sono paralleli. E' dunque questo l'istante in cui viene colpito. Dal momento in cui ha raccolto l'estintore è trascorso un secondo e 68 centesimi. Esattamente il tempo di girarsi in direzione del defender e cominciare la fase di carico dell'estintore che ne precede il lancio. Ora, se è vero che nel momento in cui Giuliani raccoglie l'estintore la sua distanza dal defender è pacificamente collocata a tre metri e 06 e che un secondo e 68 centesimi dopo le sue gambe, nell'immagine della polizia, appaiono parallele, con il corpo arcuato nell'atto del lancio, è evidente che la sua distanza da Placanica non possa che essere rimasta sostanzialmente quella che lo divideva dal bersaglio al momento della raccolta dell'estintore. Tre metri e 0,6. Sostenere il contrario, significherebbe immaginare che Giuliani abbia in quel secondo e mezzo fatto quello che forse un decatleta nello slancio di una competizione riuscirebbe a fare. Coprire un metro e mezzo dopo aver raccolto e caricato sopra le proprie spalle un peso di qualche chilo.
Si dirà: d'accordo, ma se pure Giuliani era a tre metri di distanza resta la deviazione del calcinaccio che dimostrerebbe l'intenzione di Placanica di sparare in aria. Ad una velocità di immagine normale non sembrano esserci dubbi. Giuliani si avvicina al defender quando, contemporaneamente al rumore dello sparo, nel campo visivo appare un calcinaccio sbriciolarsi nel suo volo verso la parte posteriore del tetto del defender. E' un inganno che il più attento esame delle immagini smaschera come tale.
Il calcinaccio - Basterebbe ricordare che la velocità della luce è superiore a quella del suono per concludere che il rumore dello sparo e lo sbriciolarsi del calcinaccio raccontano eventi non contemporanei. Che lo sparo (il cui rumore viaggia alla velocità del suono) necessariamente precede lo sbriciolarsi del calcinaccio (la cui immagine corre con luce). Ma per averne la prova è sufficiente tornare alla moviola. Fotogramma 231, Giuliani è stato colpito, il calibro 9 di Placanica ha già raggiunto il bersaglio. Nessun calcinaccio, in questo istante, appare nel campo visivo.
Fotogramma 235. Eccolo il calcinaccio. Sono passati 16 centesimi di secondo dall'esplosione ed è ancora perfettamente integro, visibile nella sua curva impressa da chi lo ha lanciato, mentre si piega in velocità sulla parte posteriore del defender per poi sbriciolarsi, un "frame" dopo (4 centesimi di secondo), sullo spigolo del tetto, all'altezza della seconda "i" della scritta "carabinieri", dove lascerà una visibile rientranza nella carrozzeria.
E' semplice. Chiaro. Il proiettile che uccide Giuliani non viene deviato. O, quantomeno, non dal calcinaccio. Non viene dunque esploso in aria, ma ad altezza d'uomo (un metro e 70 circa), come del resto il secondo che andrà a conficcarsi a 23 metri di distanza e 5 metri e 20 di altezza, seguendo un'angolo di tiro di 10 gradi, che certo tutto suggerisce meno una canna della Beretta rivolta verso l'alto. E' tutto. Né pare aggiungere alcunché, e tantomeno poter ribaltare le conclusioni, il dettaglio delle microtracce "di elementi di frequente osservazione nei materiali per l'edilizia e le vernici" trovate su frammenti della camicia del proiettile esploso da Placanica e trattenuti dal passamontagna di Giuliani. La circostanza nulla dice se non che quelle tracce ben potevano essere presenti sullo zigomo e il passamontagna di Giuliani prima che venisse raggiunto dal proiettile (aveva maneggiato calcinacci prima di morire e nulla impedisce che con le mani si fosse strofinato gli occhi urticati dai lacrimogeni).
Questo dunque accadde nei due secondi e 24 centesimi che hanno cancellato una vita e cambiato il corso di un movimento.
Repubblica (17 luglio 2002) http://www.repubblica.it/online/pol...ltraverita.html
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dichiarazioni di placanica
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gob Monday, Dec. 02, 2002 at 7:48 PM |
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E IL GIORNO DOPO DICE: “HO LA SENSAZIONE DI ESSER STATO USATO” Ma la lenta marcia del carabiniere Mario Placanica verso la verità non si è ancora conclusa. Il giorno dopo la clamorosa intervista al Tg1, da Catanzaro, ancora Placanica, in una dichiarazione, fa sapere: “Ho deciso, non voglio più pagare per colpe non mie, per sbagli che non ho fatto. A volte ho la sensazione di esser stato usato per coprire responsabilità più grandi delle mie, ma desso non ci sto più. Anzi non credo di essere stato io ad uccidere Carlo Giuliani. Io non ho mai avuto un nitido ricordo di quei fattoi. Ma in piazza Alimonda quel giorno è successo qualcosa di strano, mi hanno lasciato solo”. Sarebbe sbagliato liquidare queste frasi come l’estrema difesa di un imputato (di omicidio volontario) in difficoltà. In primo luogo perché Placanica non è affatto in difficoltà. Come il suo stesso ex legale ritiene, il provvedimento si sta avviando verso l’archiviazione. C’è poi da analizzare bene le sue parole. Placanica – che nel frattempo è in malattia e sta meditando di lasciare l’Arma dei carabinieri - parla di “sensazioni”, ma sono sensazioni molto fondate. Ha la “sensazione di essere stato usato”; non crede “di essere stato lui ad uccidere”; ritiene che in piazza Alimonda, quel giorno sia “successo qualcosa di strano”. Tornano i misteri dell’omicidio Giuliani. Misteri nascosti dietro queste domande: in quanti erano su quel gippone? c’era a bordo del defender un ufficiale od un sottufficiale responsabile? C’era qualche militare in borghese in piazza Alimonda? OMICIDIO GIULIANI (3): …E IL SUO LEGALE ABBANDONA LA DIFESA Subito dopo l’intervista al Tg1, l'avvocato Umberto Pruzzo, difensore di Mario Placanica, ha rimesso il suo mandato. L'avvocato Pruzzo, secondo indiscrezioni riferite dall’agenzia ANSA, avrebbe definito le dichiarazioni del suo assistito “suicide, anche perché l'inchiesta si avviava verso l'archiviazione”. A seguire ora Placanica, nelle ultime fasi delle indagini preliminari, sarà l’avv. Vittorio Colosimo del foro di Catanzaro. http://www.misteriditalia.com/newsl...48/numero48.rtf
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un fotografo francese
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xxxx Monday, Dec. 02, 2002 at 8:00 PM |
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Un fotografo di Parigi, presente in piazza Alimonda il pomeriggio della tragedia, ha dichiarato: "Intorno alle 17.30 il grosso dello schieramento di polizia in via Tolemaide ha cominciato a tornare indietro rapidamente fino a fermarsi all’altezza del cavalcavia della ferrovia in corso Torino. Trecento manifestanti hanno seguito la polizia, mentre molti da dietro gridavano ‘è una trappola’. Io sono andato dietro ai manifestanti, tranquillo, e in un piccolo vicolo a sinistra ho visto 30-40 carabinieri con gli scudi. La polizia ha sparato i lacrimogeni. I carabinieri del vicolo invece non hanno sparato, ma si sono spostati indietro di una ventina di metri correndo in disordine sino a piazza Alimonda. Qui c’erano un furgone e due jeep che sono subito partite. Una jeep si è scontrata contro un cassonetto e non è riuscita a ripartire. A bordo c’erano un autista e due persone. Sei o sette manifestanti si sono avvicinati e hanno gettato sassi da cinque o sei metri. Poi hanno cominciato a colpire la macchina con i bastoni. I poliziotti erano fermi a venti metri. Io non capivo perché non andavano ad aiutare i carabinieri. MENTRE FOTOGRAFAVO ,HO VISTO UN UOMO IN DIVISA SENZA SCUDO,CHE IMPUGNAVA UNA PISTOLA. Ho sentito due colpi. Pensavo fossero in aria invece ho visto cadere un ragazzo. Il proiettile gli è entrato nell’occhio destro e il sangue zampillava dall’occhio". http://www.controluce.it/giornali/a10n08/02-vistoda.htm
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ma perchè adesso?
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luka Monday, Dec. 02, 2002 at 8:36 PM |
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video: AVI at 202.8 kibibytesvideo: AVI at 202.8 kibibytes
cioè, non voglio provocare, ma capire: perchè questo materiale è arrivato bello bello proprio quando si chiede la chiusura dell'inchiesta?
come mai è arrivato solo adesso? oppure, perchè c'è stata questa diffusione solo ora?
abbiamo perso tempo prezioso, più tempo passa, sempre meno ci capiremo.
e poi, i media sono tornati a battere sul discorso del proiettile deviato. ora, c'era anche uno studio ben fatto e ben documentato da repubblica, che dimostrava con le immagini della digos che il proiettile non fu deviato per un paio di secondi.
io volevo linkare questo articolo, solo che sul sito di repubblica non si trova più: SE LO SONO IMBOSCATO?? DOVE E' FINITO?? non so se è stato veramente tolto, io non lo trovo, invito qualche compagno a controllare se mi devo mettere gli occhiali o se ci prendono in giro!
in ogni caso io me l'ero previdentemente salvato e ve lo ripropongo. mi raccomando, scaricatelo col tasto destro e poi, IMPORTANTE, rinominatelo .zip o .rar ,se no non vedete niente
ciao
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anche Placanica confermava sulla presenza di Truglio
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E-LOTTA Tuesday, Dec. 03, 2002 at 2:40 PM |
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Anche Placanica in una sua intervista confermava la presenza del tenente colonnello Truglio a P.zza Alimonda:
Placanica: "Fummo raggiunti da un secondo plotone del nostro regimento e ci spostammo in direzione di corso Marconi, via Casaregis, dove verso le 14 venimmo raggiunti da due defender con a bordo in tenente colonnello Truglio e il tenente Mirante"
sul Secolo XIX : http://www.alleanzanazionale.it/archivio/documenti/ testimonianza_placanica.pdf
PS: certe volte le notizie le trovi anche su questi siti...
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dal manifesto di oggi
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per archivio Tuesday, Dec. 03, 2002 at 9:23 PM |
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Siamo sicuri che ha sparato lui? Placanica potrebbe essere il carabiniere di spalle nella jeep, mentre un altro impugna l'arma verso i manifestanti A. MAN. Davvero è stato Mario Placanica a sparare? Nemmeno su questo c'è certezza. A parte le dichiazioni del giovane carabiniere calabrese, che fin dalla notte del 20 luglio 2001 dichiara di aver esploso il colpo mortale, c'è solo una guardinga relazione peritale sulle foto di piazza Alimonda. Nemmeno i consulenti del pm Silvio Franz, che pure non hanno esitato a dare per certa l'ipotesi del proiettile deviato dal sasso, si sono mai espressi in termini perentori. Per loro Placanica è solo «associabile», «maggiormente aderente», «compatibile» con il carabiniere che ha sparato. Insomma è probabile che abbia sparato lui. Di più non dicono e forse non basta. Su Piazza Alimonda ne sono state scritte tante. Un primo perito aveva detto che l'arma del delitto non era quella di Placanica (ma poi altre due perizie hanno concluso in senso opposto), prima ancora il fotografo francese Charles Rousseau aveva indicato il tiratore nel drappello dei carabinieri a piedi e non nella jeep, poi era venuta fuori la storia del misterioso «quarto uomo» all'interno del Defender, raccontata da un testimone che non è stato mai sentito dal magistrato. Ma l'ipotesi che si fa ora è diversa, del tutto compatibile con quel poco di certo che c'è dopo diciassette mesi di indagini. Almeno due elementi, infatti, fanno pensare che Placanica non fosse il carabiniere che impugnava l'arma ma quello che, all'interno del mezzo attaccato dai manifestanti, copriva con il corpo il collega, dando le spalle alla piazza e a Carlo Giuliani, quando ormai la pistola era già spuntata dal retro della jeep.
L'immagine che conta è del fotografo Devin Ash. Nel Defender bloccato in piazza Alimonda si vede un carabiniere che si porta la mano al volto, o alla testa, tamponando il sangue che gli cola sul lato sinistro del viso. Sotto di lui, protetto da lui, c'è un altro militare. E può essere solo questo secondo a sparare: solo la sua mano, infatti, può arrivare a impugnare la pistola che già minaccia i manifestanti, lo stesso movimento è del tutto impossibile per l'uomo girato di spalle. Ora, secondo un minuzioso confronto tra quel poco che si vede del carabiniere di spalle e il volto di Placanica, ripreso furtivamente poco dopo la tragedia all'ingresso all'ospedale Galliera di Genova, la somiglianza è impressionante. Così si conclude la ricostruzione diffusa in rete da Sherwood.it e Italy.Indymedia.org, firmata dagli anonimi «Arto & Franti» che hanno usato un software banalissimo come Photoshop. E c'è dell'altro. Anche la ferita sembra la stessa: il carabiniere girato di spalle in piazza Alimonda è ferito alla testa sul lato sinistro, come Placanica al pronto soccorso. Invece le lesioni non corrispondono a quelle di Dario Raffone, il secondo militare che ha dichiarato di trovarsi sulla parte posteriore della jeep.
I periti del pm Silvio Franz, invece, ritengono che sia proprio Raffone, simile a Placanica per corporatura, con gli stessi capelli cortissimi ma con la fronte meno ampia del collega. «All'interno del defender - si legge nelle loro conclusioni - si intravede il volto di un soggetto. Sono state acquisite immagini fotografiche di Placanica e di Raffone al fine di verificarne la compatibilità fisionomica e antropometrica. Occorre precisare che la zona che si può apprezzare è la porzione della fronte che evidenza una maggiore aderenza con quella del secondo soggetto; il primo infatti ha una fronte abbastanza ampia, mentre lo è di meno quella di Raffone». Una complessa analisi metrica ha condotto i consulenti a un giudizio meramente probabilistico, secondo il quale i coefficienti ricavati dall'immagine di Raffone si avvicinano a quelli del misterioso carabiniere di spalle più di quelli di Placanica. Ma è tutto fuorché una certezza. Non diventa una certezza neanche alla pagina successiva quando i periti, dopo aver confrontato le mani di Placanica con quelle che impugnano l'arma, aggiungono: «Si può osservare come l'aspetto della conformazione delle dita e del palmo siano associabili a Placanica. La mano destra che impugna la pistola e quella sinistra, in posizione quasi chiusa, sono altamente attribuibili a Placanica». Da nessuna parte, comunque, c'è il confronto che hanno fatto «Arto & Franti» tra il carabiniere di spalle e il Placanica dell'ospedale Galliera.
L'altro elemento, forse ancor più rilevante, lo hanno offerto gli stessi Placanica e Raffone nei primi interrogatori dopo l'omicidio. La sera del 20 luglio, alle 23, davanti ai pm Anna Canepa, Francesco Pinto e Andrea Canciani, il carabiniere ausiliario Placanica dichiarava: «(...)Io mi sono messo a gridare, dicendo all'autista di scappare e urlando che ci stavano ammazzando; eravamo circondati dai manifestanti, io ho inteso che ce ne fossero centinaia; in quel momento ho visto in difficoltà il mio collega e ho pensato che dovevo difenderlo; l'ho abbracciato per le spalle ed ho cercato di farlo accucciare sul fondo della jeep; io scalciavo perché i manifestanti mi tiravano per una gamba (...)». L'indomani, il 21 luglio alle 12,30, toccava a Raffone, sentito dal pm Pinto insieme al collega Silvio Franz, titolare dell'inchiesta. Ecco l'estratto del verbale (una paginetta e mezza) del suo unico interrogatorio: «Cercai di proteggermi coprendomi il volto mentre il carabiniere che mi stava davanti cercava a sua volta di rannicchiarsi sopra di me e di proteggerci. A quel punto non vedevo più niente ma sentivo le urla e i rumori dei colpi e degli oggetti che arrivavano nell'abitacolo». Insomma sembrava tutto chiaro, o almeno sembrava chiaro che Placanica era quello sopra e Raffone quello sotto. Certo, è sempre possibile che i due abbiano sbagliato: però avrebbero fatto lo stesso errore, attribuendosi ciascuno la posizione dell'altro. Non a caso Placanica, benevolmente intervistato da Repubblica il 23 agosto scorso, ha cercato di parare il colpo facendosi immortalare mentre fa il gesto di sparare dalla posizione «semidisteso», quella cioè che si era attribuito Raffone.
Ma per l'Arma dei carabinieri Raffone e Placanica hanno lo stesso valore, poco più di zero. Sono entrambi ausiliari, cioè giovani di leva, bassa forza del Battaglione Sicilia. Se dunque Placanica è stato indotto ad autoaccusarsi di un omicidio, non è certo per coprire Raffone ma, al massimo, per tenere al riparo dai guai qualcuno che non poteva permettersi di invocare la legittima difesa. Per lo meno un sottufficiale se non qualcosa di più.
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gladio non c'entra
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XxX Wednesday, Dec. 04, 2002 at 7:55 AM |
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Scusa ma gladio non c'entra tanto, era un'organizzazione piu' o meno palese, ne facevano parte tutti ma proprio tutti...magari anche tu ne conosci qualcuno.Creata per la difesa da un'eventuale invasione jugoslava-comunista ma in fondo era una rete di contatti che non ce l'avrebbe mai fatta a muoversi....L'hanno messa su solo per far contenti gli americani ed era un'accozzaglia inutile, ma in fondo non so fino a che punto innocua.
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gladio e l'anticomunismo
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raffaele Wednesday, Dec. 04, 2002 at 9:31 AM |
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ciao ognuno è libero di "reticolare" la realtà e la storia come meglio crede, per poi discuterne con gli altri. Esistono un bel libro, nato da una seria indagine parlamentare (purtroppo non ricordo il nome dell'autore pur avendo letto gran parte del libro) in cui vengono descritti il clima e la matrice da cui si è originata gladio. Forse è meglio fondare meglio le proprie intuizioni, per evitare dietrologie che possono poi sviarci da realtà che si rivelano ben peggiori. Mi sento di dire a riguardo del caso Placanica che si trattava di un carabiniere ausiliario in servizio volontario, e se non sbaglio credo si trattasse il primo. Quello che mi chiedo è come si può assolvere un volontario, che si ritiene pronto e preparato ad affrontare una situazione in cui il coraggio non è "esigibile" e la stima del pericolo reale è affidata alla calma e all'esperienza? Può ancora svolgere il proprio lavoro di carabiniere con la dovuta serenità? Era veramente necessario ricorrere ad una misura straordinaria come quella di inviare ausiliari per il servizio di ordine pubblico a Genova?
La risposta a queste domande o meglio l'assenza di queste risposte segna la distanza con il sentirmi in un paese normale.
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news su placanica
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baro Wednesday, Dec. 04, 2002 at 12:58 PM |
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spero vi possa interessare questo estratto dal Corriere di oggi: si parla di un procedimento disciplinare VERSO PLACANICA da parte dell'ARMA DEI CARABINIERI, provvedimento originato da certe dichiarazioni del Placanica stesso:
"...a quella intervista seguirono altre dichiarazioni. «Non credo di essere stato io a uccidere, mi hanno lasciato solo». Stava male, Placanica. Lo avevano appena rimandato a casa, dalla scuola militare di Iglesias, preludio alla ferma prolungata. Crisi depressive. Fu l’inizio di una serie di esternazioni non autorizzate dal comando generale, che costrinsero l’Arma ad aprire un procedimento disciplinare nei confronti del ragazzo accusato di omicidio volontario per la morte di Carlo Giuliani. Procedimento che oggi è congelato perché il carabiniere è in convalescenza. "
mi sembra che questa notizia "dica" più di quanto sembri: non solo Placanica non l'ha "contata giusta", ma ha avuto (sta ricevendo...) pressioni affinchè taccia...
il discorso è: "Placanica, sta zitto che conviene pure a te, visto che te la cavi con l'archiviazione"...
A questo punto leggetevi ancora l'articolo di Franti e Arto, e tutto comincerà ad esservi (ancora più) chiaro
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Bisogna incrociare
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. Wednesday, Dec. 04, 2002 at 2:08 PM |
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Io mi sono fatto alcune opinioni, filtri diciamo, credo che Monai dica la verità, quando dichiara che c'erano 4 persone nel Defender, incrociamo le foto prima dello sparo dove si vede lui con la trave con le sue dichiarazioni:
'Cosa vuol dire sul defender?' «Che resto convinto: su quella jeep erano in quattro. Quando sono arrivato lì sotto con la trave c'era un carabiniere al volante, quello con la pistola e uno che lo copriva. Ma anche uno accasciato proprio sotto il finestrino dove puntavo la trave»., Magari mi sbaglio, ma chi colpiva Monai con la sua trave, se non Placanica? chi era tramortito dal CS e sembrava dormisse? Siamo certi che in questa foto sia lui? i puntini verdi che coincidono possono essere una prova scientifica o una trovata brillante ma casuale? potrebbero coincidere con altri visi?
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Si sapeva da tempo
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. Wednesday, Dec. 04, 2002 at 3:05 PM |
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Ciao, si sapeva da più di un anno che Monai colpiva una persona, lo diceva lui, prima alla testa, poi si disse alla clavicola, il problema è che nelle foto non si vedono mai prove di un quarto uomo, e le testimonianze sono in disaccordo. Infatti dalla foto fatta prima dello sparo, foto dove lui entra con la trave si vedono due persone, chi spara a chi protegge, più si può immaginare l'uomo virtuale colpito dalla trave. Chi è costui?, il colpito diciamo.
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supposizioni
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jena Wednesday, Dec. 04, 2002 at 3:12 PM |
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In base alla ricostruzione di franti e arto dovrebbe essere lo stesso Placanica (che infatti sanguina anche nella loro foto)che nella foto da dietro ,quando Carlo viene investito nella retromarcia,risulta essere sopra all'assassino sdraiato quasi a coprirlo.Clocca sul link del post di Bip ,è la foto N 6.
ciao
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la verità non esiste
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nestorino Wednesday, Dec. 04, 2002 at 4:40 PM |
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la verità non esiste. lo stato ha dato l ordine di ammazzare e uno, due o più sbirri l hanno eseguito. e mentre lo faceva "si faceva chiamare patria"...abbindolando su violenza, non-violenza e porcate varie. chi lo ha attaccato ha fatto il GIUSTO, perche individualmente o collettivamente riteneva così. nella giustizia borghese non abbiamo mai avuto fiducia e reclamare il "diritto" alla verità o alla giustizia rientra esclusivamente dentro istanze piccolo borghesi CONTRORIVOLUZIONARIE. questo esistente và distrutto, non riformato. baci e abbracci contro lo stato
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?
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quello che ha messo la foto Thursday, Dec. 05, 2002 at 12:59 PM |
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Nella didascalia dico che il funzionario si attribuisce la carica, dice che e' stato lui, e dico che secondo me non e' vero. Nella foto che e' tratta dal video di vede che la carica parte all'improvviso e senza ragione, comandata da un ufficiale dei cc.
Lo trovi complicato come ragionamento? Contraddittorio?
quelo
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non smettere di ragionare.
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camillo Friday, Dec. 06, 2002 at 8:11 AM |
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per quanto riguarda gladio, come pure sul filone di ragionamento che sta sulla linea di ricostruzione e inquadramento storico/politico della vicenda italiana dalla II^ guerra mondiale ai giorni nostri, vorrei suggerire - a chi non lo conoscesse - lo splendido testo di filippo gaja " il secolo corto " , ed. del Maquis. raro, ma non introvabile! non c'è ombra di dubbio che il metodo di lavoro proposto da franti & arto sia il più efficace, oltre che sotto il profilo informativo, anche per le ipotesi di lavoro divulgativo "a venire". penso si potrebbero organizzare delle assemblee pubbliche e - attraverso queste - sostenere la battaglia contro l'archiviazione dell'inchiesta. mi piacerebbe capire se si reputa interessante e praticabile una iniziativa di questo genere. il movimento è sotto fortissimo attacco: un'attività controinformativa e divulgativa potrebbe contribuire al duplice scopo di continuare a rivendicare una giustizia vera per carlo e riportare "alla sbarra" l'apparato repressivo che ha "voluto" genova. mi pare che anche le reazioni dei rognosi conigli fascisti che - con scopi che vanno dalla necessità di dire le loro ridicole cazzate al disturbo di una discussione proficua - affollano il NW , stiano a dimostrare che questo è un timore che qualche gerarca ha. bisogna prendere atto del fatto che il codardume fascista aiuta - con i suoi post senza senso se non quello della provocazione idiota - a tenere alto il livello della partecipazione: grazie, conigliotti coglionotti camerati-came/rotti. grazie a voi e a chi vi da ordini così intelliggenti. all'armi...!
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IL MOVENTE
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un osservatore Friday, Dec. 06, 2002 at 9:37 AM |
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Le ricostruzioni sono precise, anche se a volte peccano di audacia ma , tutto sommato, sono veramente un bel lavoro. L'unica cosa che manca è quella maledetta linea rossa che collega P.Alimonda,la Somalia e le devianze dello Stato. Io concordo con il fatto che negli anni di piombo esistesse una possiblità di golpe,e quindi ammetto l'esistenza di un apparato militare statale un po'deviato.Questa situazione era "tollerata " dai settori più moderati dello Stato (e dalla Lunga Mano della CIA)xchè esisteva un altrettanto reale pericolo comunista. Questa tensione politica adesso non è più così forte, e quindi penso che non ci sia più una motivazione valida per l'esistenza di un settore pianificato delle forze di polizia atto a reprimere un tentativo di rivoluzione. Ritengo più plausibile l'ipotesi che esistano ,nelle forze dell'ordine,un discreto numero di teste di cazzo sparse che , con il loro manipolo di soldatini,tentano di far valere qulche pseudo-valore fascista. In pratica non credo ad un complotto organizzato per reprimere una possibile rivoluzione xchè i disobbedienti non sono le BR e Casarini non è Moretti. Forse la morte di Carlo e le violenze di Genova sono piuttosto da imputare all'IGNORANZA dei vertici di Polizia e Carabinieri che lasciano circolare(in divisa)personaggi come Truglio e Cappello. Alla vostra tesi manca il movente che secondo me andrebbe ricercato guardando ai fatti col la prospettiva che vi ho idicato. Cmq vi faccio i complimenti per la forza con cui cercate la Verità.
X
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per "un osservatore" e per tutti
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stealth Friday, Dec. 06, 2002 at 9:51 AM |
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Ciao "osservatore",
io credo che le situazioni di incompetenza e di cretinismo fascista cui ti riferisci te esistano, ma non credo esauriscano la lettura dei fatti: semplicemente contribuiscono a creare il giusto _humus_ sul quale far crescere vere e proprie strutture deviate --fattivamente fuori dalla Costituzione ed eversive nel senso stretto del termine-- da far entrare in azione al momento giusto per fare i lavori piu' sporchi.
Il caso Genova, poi, si pone per diversi aspetti come del tutto nuovo in relazione a quanto conosciuto sino ad allora, vedi per esempio anche il mio intervento qui: http://italy.indymedia.org/news/2002/12/125582_comment.php#126082 .
Insomma, il cretinismo, l'incompetenza e le "idee" politiche "sbagliate" non bastano a leggere ne' Piazza Alimonda, ne' Genova 2001.
Saluti,
S.
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IL Movente 2 (per Stealth)
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Un osservatore Sunday, Dec. 08, 2002 at 1:50 PM |
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La cosa che non riesco a capire è xchè dovrebbe esserci un "apparato eversivo organizzato" all'interno delle forze dell ordine . Infatti ,se questo fosse vero , dovrebbe esistere anche un disegno eversivo per fare una specie di colpo di stato militare.E' questo che non mi torna, in Italia non esistono le condizioni politiche per un golpe. Se invece "l'apparato eversivo organizzato" lo intendi come una squadra di agenti che fa il lavoro sporco ,quando è ritenuto necessario, le cose cambiano. In questo caso a Genova si trattava solo di dimostrare che lo Stato non si faceva mettere sotto da una gruppo di persone dipinti come sovversivi. Quindi lo Stato ha pensato ,erroneamente , di usare il pugno di ferro per darsi lustro nei confronti dell'opinione pubblica. Questa seconda ipotesi , che io ritengo la più sensata ,riduce Truglio, Cappello e i loro compagni di merende a dei semplici "accidenti" che non fanno parte di nessun sistema deviato. In pratica perde si significato il filo rosso che collega P Alimonda, la Somalia e il mondo sotterraneo dei complotti di Stato .Quindi tutte le ricerche sui personaggi che sono sfilati durante l'omicidio di Carlo non possono essere determinanti.
Ciao e grazie per la considerazione.
X
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risposta e nuovi link
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stealth Monday, Dec. 16, 2002 at 2:17 PM |
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Mi e' stato segnalato --e ringrazio per questo-- che i link contenuti in un mio vecchio post:
"Nuove frontiere della Medicina" del 29 agosto 2001 e mio relativo commento/aggiunta allo stesso, presso:
http://italy.indymedia.org/news/2001/08/17108.php
conducono ormai a documenti vuoti (cosa purtroppo abbastanza "normale" nel web).
Fornisco quindi, ove possibile, nuovi link in sostituzione di quelli "scaduti"
Ecco Il post originale e, di seguito, il mio commento integrativo:
---8<---
Nuove frontiere della Medicina by Stealth Wednesday August 29, 2001 at 04:31 PM
Continua la serie degli stupefacenti articoli di Repubblica. La necessita' di effettuare esami CLINICI a Carlo Giuliani morto, diventa la SPIEGAZIONE per il via via di poliziotti? in
Ecco l'articolo:
"Genova, 19:48 G8: una tac su Carlo Giuliani due ore dopo la morte Il corpo di Carlo Giuliani, il ragazzo ucciso dal carabiniere durante gli scontri del G8 a Genova, fu sottoposto, la sera del 20 luglio, due ore dopo la morte, ad alcuni esami nell'ospedale Galliera. Questo fu il motivo del via vai di auto della polizia davanti all'ospedale, notato dai pazienti. La spiegazione è stata fornita oggi da un medico della direzione sanitaria del Galliera. In particolare, il corpo del giovane fu sottoposto a una Tac, chiesta dal medico legale, per stabilire, prima dell'autopsia, se a causare la morte del ragazzo fosse stato il colpo di pistola o il doppio investimento da parte della jeep. (Mat)"
Detto, fatto.
Allora ricapitolando:
"Il corpo di Carlo Giuliani, il ragazzo ucciso dal carabiniere durante gli scontri del G8 a Genova, fu sottoposto, la sera del 20 luglio, due ore dopo la morte, ad alcuni esami nell'ospedale Galliera. Questo fu il motivo del via vai di auto della polizia davanti all'ospedale, notato dai pazienti."
Quindi, per effettuare una TAC, ci vuole "il via vai di auto della polizia". Forse si spiega cosi' come mai, senza quel via vai, di solito ci vogliono mesi per farsi fare una TAC in ospedale...
Proseguendo:
"La spiegazione è stata fornita oggi da un medico della direzione sanitaria del Galliera."
Vista la fonte della "spiegazione", spero tanto di non avere mai bisogno di essere ricoverato in un ospedale dove il direttore sanitario propugna riforme tanto ardite della medicina (TAC a propulsione poliziesca???)
Andando avanti:
"In particolare, il corpo del giovane fu sottoposto a una Tac, chiesta dal medico legale, per stabilire, prima dell'autopsia, se a causare la morte del ragazzo fosse stato il colpo di pistola o il doppio investimento da parte della jeep. (Mat)"
Interessante! Ancora nuove frontiere della medicina legale. Come mai tanta fretta e dispiego di mezzi per stabilire le cause della morte? Forse per classificare l'omicidio come incidente stradale?
Resta da chiarire se il giornalista di Repubblica sia "Mat" di nom o anch di fatt, e che diavolo ci facesse DAVVERO tanta polizia a sorvegliare accertamenti medico-legali.
http://www.repubblica.it/news/ired/ultimora/rep_nazionale_106504.htm
---8<---
Fin qui il post originale. Il link a Repubblica conduce adesso ad un "documento non trovato", ma tutto il testo del documento originale e' riportato per intero all-inizio del mio post. Se qualcuno nutrisse dubbi sull'accuratezza da parte mia nel riportarlo puo' sempre contattare direttamente Repubblica.
Ed ecco un commento al mio post ed il mio conseguente commento integrativo:
---8<---
Piccola annotazione by un genovese Wednesday August 29, 2001 at 08:01 AM
Quelle che riporto sono solo voci di cui non conosco la fonte primaria, quindi prendetele con beneficio d'inventario.
Sta di fatto che conosco un infermiere che lavora al Galliera, e lui mi ha riferito di voci circolanti all'interno dell'ospedale che affermano che le radiografie di Carlo sono state sostituite e/o manomesse.
Non conosco la ragione di tale manomissione (ammesso che il tutto sia vero), ma posso supporre che sia stata fatta per scagionare il caramba che, prima di fare retromarcia, ha aspettato che il suo degno collega gli fornisse il mezzo di collaudare le sospensioni.
add your comments
Grazie by Stealth Wednesday August 29, 2001 at 09:46 AM
Grazie della tua testimonianza. Sarebbe il caso tu o l'infermiere riferiste la circostanza agli avvocati del GSF. Sono legati al segreto professionale e non rischiereste nulla. In effetti quanto riferisci e' quanto implicavo io con la mia celia sull'incidente stradale. Che Giuliani avesse il cuore battente *dopo* essere stato travolto dalla camionetta e' comprovato dalla fontanella di sangue che fuoriesce dalla ferita allo zigomo, come visibilissimo in:
http://devinasch.tripod.com/g8blood.jpg
Pare incredibile, ma l'autista della Land Rover e' stato direttamente prosciolto da ogni accusa subito dopo un breve interrogatorio, eppure delle due l'una: o il Giuliani era ancora vivo, e andava incriminato per concorso in omicidio, o era gia' morto (e non appare lo fosse, come evidenziato anche dal movimento degli arti) prima di essere travolto dal mezzo, come visibile presso:
http://www.lahaine.f2s.com/Graficos/muerto03.jpg http://www.lahaine.f2s.com/Graficos/muerto04.jpg
---8<---
Ed ecco i nuovi link, nello stesso ordine, in sostituzione di quelli alle medesime foto citate ed ora conducenti a documenti "non trovati":
Il sangue che esce dallo zigomo: http://www.sherwood.it/piazzalimonda/materiali/05/pagine/21.htm
Movimento arti: http://www.sherwood.it/piazzalimonda/materiali/04/pagine/02.htm http://www.sherwood.it/piazzalimonda/materiali/04/pagine/03.htm
Ad ogni modo, l'articolo originale dal quale le ultime due foto erano tratte si trova ancora presso:
http://www.lahaine.org/internacional/secgenova.htm
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Note per Franti
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Ipvaco Tuesday, Dec. 31, 2002 at 1:58 PM |
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1) Angelo Gaggiano era il funzionario di piazza addetto a Piazza Verdi (dove doveva arrivare il corteo delle Tute Bianche).
2) La prima carica è sicuramente stata operata dal Battaglione Lombardia dei Carabinieri. Ne sono sicuro perchè conosco indirettamente un Carabiniere che ne fa parte. E' un granatiere (addetto ai lacrimogeni) ed è anche uno di quelli che sono rimasti "intrappolati" nella camionetta bloccata in Corso Torino. Inoltre in un numero di Diario immeidatamente successivo al G8 c'è una testimonianza che individua con certezza il reparto utilizzato per quella carica.
3) La carica è guidata da un ufficiale dei Carabinieri, ma il funzionario della Questura (Gaggiano presumo) è sicuramente presente. Compare infatti nei filmati che fanno vedere il corpo a corpo tra manifestanti e CC all'altezza del primo distributore di benzina (angolo Via Casaregis) quando la testuggine è stata appena travolta. E' il funzionario con la fascia tricolore. Lo vediamo anche impegnato a parlare con Daniele Farina del Leoncavallo di Milano dopo che la prima violentissima carica si era fermata ed il corteo era indietreggiato fino a Via Caffa.
-DOMANDA E': COME GAGGIANO HA GISUTIFICATO LA CARICA? Ti faccio presente che la carica non è stata neppure preceduta dalle tre intimazioni. Come ben sai il corteo era autorizzato e non era neppure arrivato a contatto con i CC tanto che questi per caricare hanno dovuto percorrere un tratto di Corso Torino e svoltare a destra in Via Tolemaide. Il dramma è che la Magistratura sta legititmando quella carica che come ben sai ha provocato il disastro di Genova. -DOMANDA: CHI E' L'UFFICIALE DEL LOMBARDIA (O AGGREGATO AD ESSO) CHE GUIDA LA CARICA?
4) Gli autori di tutti i pestaggi filmati in Via Tolemaide (e nei cortili) e della distuzione dell'autoambulanza del GSF sono dunque militari del Lombardia. Lo stasso vale per i folli caroselli con le camionette in Via Casaregis e Via Invrea (fino a piazza Alimonda).
5) Solo dopo il rogo della camionetta in Corso Torino arriva la Polizia (da Piazza delle Americhe) con nuovi reparti di Carabinieri e nuovi mezzi (i due idranti e le due autoblindo). La Polizia mette in atto una tattica ben più efficace di quella demenziale dei CC. Con grossi reparti di uomini inizia lo sgombero di Via Tolemaide e parallelamente di Via Invrea. Un grosso contingente risale anche per Corso Buenos Aires e sgombera Piazza Tommaseo. La tattica consiste nel lasciare ai manifestanti solo una via di fuga, quella verso Corso Gastaldi e Corso Europa occupando e sgomberando tutte le vie e le piazze parallele a Tolemaide. Ed infatti nella ritirata, all'altezza se non sbaglio della Casa dello Studente (o sede RAI?) in Corso Gastaldi il corteo troverà una via laterale già piena di poliziotti (qualche Genovese sa il nome di quella via?).
6) La carica dei Carabinieri in Via Caffa è tanto più inspiegabile se si tiene conto della strategia della PS.
Continuate così! Teo
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ottima domanda
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arto Tuesday, Dec. 31, 2002 at 3:22 PM |
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ottima domanda Ipvaco - anche perchè è proprio del Lombardia che si preoccupa Truglio nella sua deposizione a quanto mi riferisce franti. sapere chi era il tenete o il capitano che comandava il lombardia non dovrebbe essere difficile. Franti tu ne sai niente, perchè non lo chiediamo a mantovani?
arto
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anche in questo caso sui commenti
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blicero Tuesday, Dec. 31, 2002 at 7:41 PM |
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blicero@ecn.org |
ciao a tutt*
oggi e' l'ultimo dell'anno. avevo un po' di tempo e mi sembrava una cosa utile ripulire questo post di tutti i commenti non pertinenti a un commento della controinchiesta stessa.
molti dei commenti era elogi e commenti fatti per tenere in alto il post nella pagina degli ultimi commenti. C'era qualche provocazione, qualche tentativo di accuse a franti e ad altri, ma niente di tragico o a cui franti o altri non avessero risposto in maniera completa.
Se vi pare che io abbia sbagliato a farlo segnalatelo che si puo' sempre rivisualizzare i commenti non pertinenti, ma mi pare che cosi' questo materiale interessante sia piu' leggibile.
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