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[Post Dinamico] Foto e testimonianze no-tav
by alice Tuesday, Dec. 06, 2005 at 3:26 PM mail:

post dinamico ftr no-tav

[06/12]Foto e testimonianze:
Ho visto il pestaggio
racconto e foto di questa mattina a Venaus
Sono stato testimone della irruzione della polizia a Venaus
Foto dello sgombero
Foto da Venaus

gli audio di radio blackout sulla giornata

Pubblica come commento a questo post foto e testimonianze sullo sgombero in Val di Susa

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NO TAV Testimone:situazione feriti molto piu' grave di come hanno riferito tv e giornali
by . Tuesday, Dec. 06, 2005 at 3:42 PM mail:

http://italy.indymedia.org/news/2005/12/938400.php

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TAV: CHIARA E RENZO, CI HANNO COLPITO NEL SONNO IN TENDA
by ansa Wednesday, Dec. 07, 2005 at 9:32 AM mail:

TORINO - Quando in mattinata sono scesi a valle, per andare a farsi medicare all' ospedale di Avigliana, avevano negli occhi i riflessi della paura e della rabbia. Chiara Anastasi, 23 anni, e Renzo Oliva, 21, erano a Venaus nella notte del blitz. ''Stavo dormendo nella tenda, sono stata trascinata fuori e presa a manganellate sulla testa, sul collo e sul ginocchio'', racconta la studentessa universitaria di Avigliana, che esibisce il referto rilasciato dai medici dell' ambulanza dove ha ricevuto i primi soccorsi. ''Trauma contusivo della regione occipitale'' recita il foglio.
Al pronto soccorso di Avigliana hanno consigliato ai suoi familiari di non lasciarla da sola. ''Dobbiamo tenerla sveglia e controllare che sia sempre vigile'', dice la madre, Susi Patrizio, ds in consiglio comunale. Chiara, del resto, a dormire non riesce proprio. E' terrorizzata. ''Le tende erano una quindicina - ricorda la ragazza - poi sono arrivati le ruspe e hanno portato via tutto, anche il mio zaino, dove c' erano i miei documenti''. Ci pensa su e aggiunge: ''Non so dove siano finiti neppure i libri che stavo studiando per il mio prossimo esame di chimica''. La studentessa in ospedale ha sporto denuncia per lesioni personali. Con Chiara c' era Renzo, anche lui di Avigliana. Frequenta il centro sociale Takuma e, come l' amica, e' iscritto all' universita' di Torino. ''Ero dietro le barricate fatte di tronchi di legno - e' il suo ricordo - e ho visto le ruspe che avanzavano verso di noi''. E continua: ''Dentro l' abitacolo di una ruspa c' era un alto funzionario della polizia che gridava 'schiacciateli tutti'. Una scena davvero inquietante''. Il blitz ha sorpreso al presidio molti cittadini di Avigliana. ''Era il nostro turno - afferma Enrico Tavana, 25 anni, commerciante e consigliare comunale di 'Amare Avigliana' - quando ci hanno attaccato eravamo un centinaio di persone. Ci hanno spinto a manganellate dentro la baracca del presidio, ma io sono riuscito a fuggire tra le vigne''. I ricordi di Enrico sono flash: ''Il battaglione di poliziotti schierati sul prato che battono ritmicamente il passo, un amministratore di Caselette a cui viene strappata la fascia tricolore, il prete di Venaus che fa suonare le campane per chiamare a raccolta i cittadini. ''Sono arrivati di corsa tutti i pensionati della zona e sono stati caricati senza pieta''', dice il consigliere comunale, ancora scosso. Con lui a Venaus c' era anche l' assessore alle politiche sociali di Avigliana, Marina Mancini, 51 anni, insegnante. Era li' in rappresentanza dell' amministrazione comunale e indossava la fascia tricolore. ''Ci hanno picchiato tutti, indistintamente - dice mostrando i lividi - e' stata una cosa indegna, in un paese civile non dovrebbe succedere''.

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Il racconto - "Noi, picchiati e insultati"
by Rep. Wednesday, Dec. 07, 2005 at 9:35 AM mail:

IL RACCONTO. Il raid nelle parole di chi c'era
Gli agenti: "Abbiamo fatto quello che ci è stato ordinato"
dal nostro inviato NICCOLÒ ZANCAN


VENAUS - La signora Donata Martelli è caduta di schiena nell'erba ghiacciata: "Per pietà, fermatevi". Era una notte di stelle, limpidissima. Gli agenti avevano un incarico assegnato: "Dovete riprendere il controllo del territorio". Si sentiva il rumore degli anfibi sull'ultimo tratto di strada asfaltata. Urla e trattative: "Abbiamo le mani alzate, non vedete? Smettetela!". Piedi nel fango. Rumori di scudi. "I fotografi qui non possono stare", gridavano i poliziotti. Forse avrebbero preferito che non vedessero certe scene.

Come quando hanno continuato a prendere a calci la signora che chiedeva aiuto: "Ho 45 anni, vivo a San Didero, sono madre di due figli e ho sempre lavorato. Mi urlavano: "Si rialzi!". Ma intanto mi colpivano". Oppure quando un ragazzo di 23 anni di Susa, già fermato e ammanettato perché aveva tolto il casco a un agente, è stato portato via da tre poliziotti. E uno di loro, ancora usava il manganello lungo la strada.

C'era molta preoccupazione fra gli agenti. Molta stanchezza, forse. Perché a un certo punto è stato colpito anche il signor Silvano Borgis, 65 anni, operaio in pensione, presidente dell'associazione alpini di Bruzolo. È stato manganellato allo bocca dello stomaco, si è accasciato ma è rimasto cosciente. La signora Patrizia Triolo, 39 anni, impiegata della Valsusacar, è stata la prima ad essere travolta. Era lì con la giacca a vento, un po' goffa per il collare che deve portare dopo un incidente stradale: "Ho cercato di proteggermi con le braccia, ma non ho fatto in tempo". Piangeva col sangue sulle labbra: "Cosa ho fatto di male?".

Alessandro Contaldo, il fotografo di Repubblica, stava facendo il suo lavoro: "Istintivamente ho protetto la macchina fotografica al petto. Un poliziotto mi ha tirato cinque manganellate sulla schiena. Io urlavo: "Sono un fotografo". E lui: "Benissimo, andiamo a controllare i documenti". Ma mi stava trascinando verso una zona completamente buia. Per fortuna ho incontrato un ispettore che mi ha riconosciuto".

Alle 3,40 del mattino la polizia si è ripresa la valle. Senza preavviso: "Abbiamo fatto quello che ci è stato ordinato". Dopo sette giorni di tregua e trattative fallite, lo ha fatto con un'azione militare durata venti minuti. Seicento agenti contro centocinquanta manifestanti. "In questi casi purtroppo si verificano sempre degli incidenti - diceva il capo della Digos di Torino, Giuseppe Petronzi - è fisiologico. Direi che comunque sono stati contenuti".

Alcuni agenti del reparto Mobile di Bologna e Firenze però hanno perso il controllo. Uno di loro brandiva due manganelli e colpiva a casaccio. Altri hanno preso a calci tre manifestanti che dormivano sotto una tenda. Un uomo di quarant'anni cercava di fuggire inciampando nel suo sacco a pelo. E poi, nella confusione, c'era Alessio Meyer, 22 anni, studente universitario di Susa, che barcollava e si teneva la testa fra le mani: "Stavamo indietreggiando a braccia alzate, laggiù vicino alla ruspa della polizia. Mi hanno colpito tre volte, ho visto donne e anziani travolti. Ho visto un agente, in piedi sul caterpillar, che gridava: "Vi schiacciamo tutti!"".

Alle quattro del mattino sono arrivate le autoambulanze. La gente era ammucchiata in tre punti diversi del pianoro, tenuta sotto controllo da cordoni di polizia e carabinieri. Il parroco di Venaus suonava le campane della chiesa per chiamare tutti a raccolta. E Nilo Durbiano, il sindaco del paese, sempre più solo, sempre più livido, diceva: "Quello che successo è gravissimo. Per la dignità delle persone e per la democrazia".

La serata al presidio di Venaus era stata quasi allegra. Panini al formaggio, vino rosso, musiche, fuochi. Una televisione sempre accesa per sentire le ultime notizie. Il bollettino del settimo giorno di resistenza era attaccato sulle pareti della baracca della Pro-Loco: "Tempo sereno, neve che si scioglie, crescita fangosa con rischio di impantanamenti. Munirsi di scarpe pesanti, guanti, sciarpe e giacche impermeabili. Il sunto: affari poco trasparenti, profitti e uso delle forze dell'ordine. Non è giusto quello che stanno cercando di fare". Lele Rizzo, uno degli autonomi che da sette anni fa parte integrante della protesta contro la Tav, diceva: "Mi auguro che abbiano capito che usare la forza contro questa gente sarebbe un errore gravissimo. Per certi versi, sarebbe un favore enorme al movimento".

Il favore è arrivato con i lampeggianti azzurri dei blindati e le torce nei boschi. Nessun arresto fra le frange eversive, però: ieri notte non c'erano. C'era il metalmeccanico Emilio Montaldo, 27 anni, nato e cresciuto a Susa, sdraiato in barella: "Stavo bevendo un bicchiere di vino, mi hanno gettato contro la finestra del presidio". All'alba, resti di barricate e facce stravolte. Intorno al nuovo cantiere della Tav, una rete di plastica arancione.


(7 dicembre 2005)

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La Stampa web La testimonianza di Carlo Grande
by notav Wednesday, Dec. 07, 2005 at 10:26 AM mail:

NO TAV - La testimonianza - 6/12/2005 - di Carlo Grande
Giornalista della Stampa e autore del libro La Via dei Lupi
VENAUS. Questa notte ero dentro il presidio Anti-TAV e ho visto con i miei occhi quello che è successo: poco dopo le 3.30 cellerini, polizia e carabinieri sono arrivati in forze, (almeno cinquanta tra furgoni e camionette, più di 500 persone, a occhio e nella concitazione del "momento", che è stato lunghissimo), hanno caricato e picchiato a sangue freddo, ragazzi e anziani. Uno stava dormendo, era avvolto nelle coperte e sdraiato per terra, un'altra, il tipo più imbelle che abbia mai conosciuto, con un collare medico al collo, colpita in fronte, sanguinante, un anziano, avrà avuto settant'anni, buttato per terra e picchiato..
Ci hanno chiusi nella baracca che la gente usava per scaldarsi, mi hanno tenuto lì quasi un'ora - la tensione era altissima e c'erano feriti - nonostante dicessi che ero giornalista. E' arrivato il sindaco di Venaus, ho chiesto ancora di uscire e mi hanno fatto andar via. Gli altri sono rimasti lì fino a stamattina alle sette, mi hanno detto che hanno ancora caricato.

A parte TUTTE le altre considerazioni, che sono tante, dico solo una cosa: NON C'ERA BISOGNO DI PICCHIARE, NON C'ERANO FACINOROSI, NON "CI SONO STATI "SCONTRI", "TAFFERUGLI", MA UNA CARICA CON PESTAGGI, MANGANELLATE su persone che non opponevano resistenza fisica, ma tende, qualche fuoco per scaldarsi, stufe a legna. In quelle ore lo Stato e la democrazia sono state una parola vuota.



carlo.grande@lastampa.it

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l'intervista audio
by aaa Wednesday, Dec. 07, 2005 at 2:20 PM mail:

Ecco l'intervista fatta a radio blackout da carlo grande
http://blackout.astio.net/audio/notav.mp3oyzjyo.mp3

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«Scappavano, inseguiti dai manganelli»
by fw Wednesday, Dec. 07, 2005 at 3:39 PM mail:

Premetto che non leggo La Stampa da tempo immemorabile, ma quest'articolo mi
è stato segnalato dallo stesso autore, a sua volta sorpreso dal fatto che
gliel'abbiano pubblicato.

Mi ha pregata di leggerlo e di farlo leggere se potevo, spiegandomi che
anche i giornalisti stanno vivendo momenti molto infelici, screditati come
si trovano ad essere e spesso costretti al silenzio, che chiaramente nel
loro mestiere più che in altri è veramente paradossale

«Scappavano, inseguiti dai manganelli»
Carlo Grande de La Stampa ha assistito al blitz della scorsa notte a Venaus
7/12/2005

di Carlo Grande

VENAUS. Sono arrivato a Venaus a mezzanotte, invitato da un amico che suona
la fisarmonica, un quarantenne esile e pacifico. A un blocco la polizia mi
ha indicato la strada. Ho chiesto se gli davano il cambio per la notte,
hanno detto di sì.

Ho augurato loro buona nottata. Ho raggiunto l¹amico al presidio Anti-Tav,
superando a piedi altri agenti a un blocco di polizia, che mi hanno
semplicemente ignorato. Ho varcato le «barricate» vicino alla strada, una
rete sbilenca e qualche ramaglia, niente di inespugnabile, passando davanti
alla baracca della Pro Loco. Sono salito nei prati 200 metri più in alto,
sotto i piloni dell¹autostrada, vicino a un¹altra barriera simile. Siamo
rimasti un paio d¹ore vicino al fuoco a parlare, un bicchiere di vino, un
po¹ di musica, gli anziani cantavano canzoni degli alpini. Non ho sentito
discorsi facinorosi, faceva freddo, la gente era tranquilla, c¹erano una
dozzina tra ragazzi, ragazze, sessanta-settantenni della vallata, una
signora assessore ad Avigliana. Dall¹altra parte un gruppetto di finanzieri
parlottavano e si scaldavano a un fuoco. Alle 2,30 io e l¹amico siamo scesi
alla baracca della Pro Loco per sgranchirci e scaldarci.

Abbiamo attraversato i prati, c¹erano una decina di tende, avrò visto in
tutto una trentina di persone che dormivano, parlavano, suonavano la
chitarra. Una donna aveva un collare medico. Non pareva gente facinorosa,
nessuna agitazione, teste calde, tipi con l¹aria e la grinta da antagonisti
anarchici. Nella baracca (una dozzina di persone) è giunta voce che fuori
c¹erano movimenti, forse si preparavano a entrare. «Se caricano cosa
facciamo?», ha detto uno. «Cosa vuoi fare? Chiamiamo gli altri dai paesi, ma
a quest¹ora siamo pochi. Se entrano ce ne andiamo» ha detto un altro. Poco
dopo le tre siamo usciti sulla stradina e siamo andati verso la macchina a
prendere una pila.

Siamo ripassati vicino ad alcuni agenti, ci siamo salutati, ci hanno detto
ridendo «Ci avete circondati», «che fame» hanno aggiunto, «Volete un
panino?» ho chiesto, «Sono a dieta», ha risposto con un mezzo sorriso. Siamo
passati davanti a una ventina di altri agenti col passamontagna nero, ci
hanno seguiti ostentatamente con lo sguardo, aria molto ma molto arrabbiata.
Da una stradina fra i boschi all¹improvviso è piombata una colonna di
camionette e furgoni, una settantina, ci hanno superati hanno inchiodato
davanti alla «barricata», sono scesi centinaia di agenti in tute
antisommossa, scudi, manganelli, elmetti, spazzata la barricata sono entrati
dimenando i manganelli. Mi sono avvicinato, in mezzo agli agenti che
continuavano ad affluire e facevano «cordone», sono entrato nel presidio
restando sulla stradina, fuori dalla mischia.

Nei prati sentivo urlare, vedevo gente correre, inseguita da agenti. Un
ragazzo scendeva barcollando, urlava: «Bravi!, bella impresa! Non ho detto
³ba² e mi avete dato un manganello in faccia». Qualcuno urlava: «Non
picchiate la gente», un anziano ha detto «Sono sulla mia terra» (gli
anti-Tav erano per lo più su terreni non espropriati, mi hanno detto), hanno
manganellato anche lui. Non ho visto scontri, cioè colluttazioni -
individuali o di gruppo - con agenti, nessuno che si ribellasse mentre gli
mettevano le mani addosso.

Cercavano di proteggersi, di parare i colpi. Ho fatto due passi verso i
prati, un agente si è staccato dal cordone di polizia: «Si allontani». Ho
fatto alcuni metri più indietro: «Voglio vedere, sono un giornalista», «Non
c¹è niente da vedere» ha detto. «Ma stanno urlando», «Urlano sempre» ha
risposto. Stavo per allontanarmi lungo la strada, lui mi ha raggiunto e
afferrato per un braccio: «Adesso vieni qui», mi ha spinto oltre le linee,
nella baracca piena di gente: tra loro quattro o cinque ragazzi seduti o
sdraiati, sanguinanti, con labbra e fronti spaccate. «Dormivo, mi hanno
picchiato» ha detto uno, gli ho chiesto il numero di telefono; la donna col
collare era seduta, tremava e piangeva a dirotto, col ghiaccio in testa e
sangue sulla fronte. «Una manganellata», ha detto. Le ho fatto coraggio, ho
chiesto il suo telefono.

Qualcuno voleva stare davanti alla porta - c¹era fumo, mancava l¹aria,
alcuni anziani stavano male, altri telefonavano alle ambulanze - li hanno
spinti dentro con le brutte, anche dalla finestra. Tornata un po¹ di calma
sono uscito davanti al muro di scudi e manganelli: «Sono un giornalista», ho
detto, sono rimasti impassibili. Da dentro non ho sentito insulti ma dei
«Vergognatevi», «Potrebbero essere i vostri padri e i vostri nonni, le
vostre figlie». C¹erano donne-poliziotto in tenuta, lo sguardo fisso. Poi è
arrivato il sindaco di Venaus con la fascia tricolore, ho ripetuto «Sono un
giornalista», mostrato la tessera, «Quando arriva il comandante», hanno
detto. Mezz¹ora dopo è arrivato, il sindaco ha chiesto un¹ambulanza e di
farmi uscire.

Erano le 5. Ho salutato l¹amico, gli ho detto di stare calmo (sarebbe
rimasto lì fino alle sette con gli altri), sono tornato alla macchina fra
centinaia di agenti, che mi hanno ignorato, superando con la tessera
l¹ultimo blocco. Intanto a pochi metri si ammassava la gente che arrivava da
tutta la vallata. Ho visto moltissimi poliziotti tranquilli, corretti.
Certo, non quelli che ho visto picchiare gente inerme. Sono sceso lungo
l¹autostrada alle sei. Nell¹altra corsia luci blu di camionette e di
ambulanze, che risalivano la valle.

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Cosa e successo e cosa penso...
by fw Thursday, Dec. 08, 2005 at 9:51 AM mail:

Ero fra quelle
70-80 persone che presidiavano nella notte delle cariche.... In questo
momento mi sento INDIGNATO, UMILIATO e INCAZZATO.
Quello che è successo quella notte è un chiaro segnale che siamo in un paese
privo di democrazia.
In quella notte siamo stati picchiati, maltrattati e derisi... In quella
notte siamo stati trattati come delinquenti.... In quella notte siamo stati
trattati come bestie (volevano a tutti i costi rinchiuderci nella
baracca-presidio, anche se fisicamente non ci stavamo e dentro c'erano già
alcune persone ferite gravemente dalle manganellate... e loro spingevano e
urlavano per farci entrare.... come alcuni farebbero con le bestie... o
anche peggio)....

In quella notte ho sentito comandanti della polizia urlare "massacrateli!!!"
e mentre urlavano avevano gli occhi pieni di odio.... Ho visto sguardi di
poliziotti che erano chiaramente sotto stato di anfetamine o coca.... ho
visto inveire su chi fotografava e picchiarli violentemente (un giornalista
che fotografava è stato ricoverato in ospedale).... Ho visto una ragazza con
un collare al collo essere picchiata fino a spaccarle letteralmente il
naso... In quella notte ho visto la polizia che con odio devastava tutto ciò
che incontrava nel passaggio.... Ho visto distruggere con i calci tende da
campeggio con dentro persone che dormivano..... Ho visto un anziano con
barba grigia trascinato a terra per metri e poi abbandonato urlando "è solo
un vecchio!"....

Ma ho anche visto che tutti noi presidianti ci siamo mossi in maniera
TOTALMENTE NON-VIOLENTA.... Dopo le manganellate, mentre eravamo sequestrati
dalla Polizia di Stato che ci teneva chiusi in un cordone per più di 1 ora,
ci guardavamo negli occhi.... Guardavo gli occhi dei poliziotti... non
esprimevano nulla... Sentivano le nostre voci che gli spiegavano che cosa
avevano fatto.... perché noi eravamo lì, cosa ci muoveva... Gli facevamo
vedere la ragazza con il collare e la faccia piena di sangue.... l¹anziano
agitato tutto sporco di terra e i vestiti sbrandellati.... cercavamo di
farli sentire dei vermi.... Gli ho chiesto più volte di guardarci negli
occhi... e nessuno di loro l'ha fatto.... non riuscivano...

Noi invece avevamo lo sguardo di chi fa le cose pulite... di chi si muove
disinteressatamente perché crede a degli ideali... Fra di noi ci si guardava
intensamente, sapendo di avere davanti uno che come te in quel momento
soffre.... soffre perché si rende conte di vivere una grossa ingiustizia...
soffre perché in poco tempo si è perso ciò che i nostri anziani hanno
conquistato donando anche la propria vita.... soffre perché si rende conto
che non siamo assolutamente più in democrazia.... Fra di noi ci capivamo,
senza bisogno di parole.... Tutto era chiaro.... e come se si fosse sentito
il cuore battere di tutti noi...

E sentivamo anche che fuori da quel cordone migliaia di persone erano con
noi... Veniva la voglia di abbracciarsi, perché eravamo li per una causa
comune ed avevamo tutti lo stesso sdegno e la stessa collera.... e la stessa
delusione per le istituzioni e lo stato.... mi sono arrivati sms alle 4,30
di notte che dicevano ³tenete duro, stiamo arrivando...siamo con voi!!!²....
E infatti alle 5 del mattino migliaia di persone erano a Venaus... tenute
distante da noi con i manganelli della polizia....

E poi guardavamo gli agenti..... occhi sempre più spenti... inquieti... di
chi l'ha fatta grossa e se ne reso conto.... alcuni lucidi.... ma mai
esprimevano orgoglio o felicità... Forse perché finito l'effetto delle
anfetamine ci si rende conto? Forse perché anche dopo averci picchiati ed
umiliati nessuno di noi ha reagito violentemente (e questo non era
preventivato)?
In un certo senso mi facevano anche pena, perché il loro sguardo esprimeva
quanto gli hanno svuotati di personalità, di intenzionalità, di
sensatezza... quanto non erano più esseri umani.... ma molto vicino a delle
bestie da guerra.

Quella notte non siamo stati aggrediti ed umiliati solo noi... ma tutta
l¹Italia!!! Quella notte (come anche nei casi di Genova, o aprendo i CPT o
precariezzando i lavoratori, o umiliando gli extracomunitari o tanti altri
casi) ci si è resi conto della totale mancanza di democrazia!!! Le decisioni
si prendono non per gli interessi della popolazione, ma per avvantaggiare o
arricchire le banche, le grandi holding e rafforzare chi detiene il potere
economico.

Ci siamo resi conto, in anni di attività controcorrente, che le due
coalizioni politiche hanno una sola direzione mentale: il neoliberismo (o
neofascismo). La differenza fra il polo delle libertà e la falsa sinistra
che è in Parlamento è veramente sottile: la destra ti fa passare il
neoliberismo in maniera esplicita, l¹Unione facendoti credere che lo hai
scelto!!! Sul tema NOTAV questo è chiaro!!! Tutti lo vogliono!

Noi del Partito Umanista vogliamo proporvi alcune cose, senza arroganza, ma
perché ci crediamo:

* Continuare a resistere sul fronte NOTAV con qualsiasi metodo purché
non-violento, con metodi di disobbedienza e resistenza civile.
* Trovare qualsiasi metodo non-violento per boicottare le olimpiadi (non si
possono fare le olimpiadi nella stessa Valle dove vengono negati dei diritti
alle persone, come il diritto di libera circolazione o di manifestare; in
Val di Susa, dove non viene ascoltata una contestazione così radicata nella
popolazione, dove non c¹è democrazia, ma violenza delle forze dell¹ordine).
* Chiediamo di strappare le tessere dei sindacati espressamente proTAV.
* Chiediamo a tutti (sindaci ed amministratori compresi), di strappare le
tessere dei loro partiti, in quanto complici di questo svuotamento di
democrazia e di senso!
* Chiediamo ai vertici dei Verdi e di Rifondazione Comunista di uscire dalla
giunta regionale, provinciale e della città di Torino, questo per coerenza,
se veramente sono contrari al TAV, altrimenti rischiano di dire solo parole
incoerenti che illudono solo le persone.
* Chiediamo a tutte le forze contrarie (non a parole) al neoliberismo, al
neofascismo e all¹autoritarismo (proprie delle due coalizioni parlamentari e
delle giunte sopra citate) di unirsi per formare un terzo polo non-violento
e propositivo che lotti per la mancanza di democrazia e di libera
espressione in Italia.

A tutti voi che avete letto mi scuso per la mia prolissicità e vi abbraccio
tutti quanti.
Saluti NOTAV
A lé dùra!!! Ma ce la faremo!!!

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DOPO GENOVA…VENAUS
by fw Thursday, Dec. 08, 2005 at 9:57 AM mail:

Squilla il telefono: “Stanno arrivando!”, abbiamo poco tempo per prepararci. I più giovani e chi se la sentiva scendono alla barricata Sol Levante (quella verso Susa) mentre gli altri vengono invitati a stare lì al presidio. Ecco le luci e le sirene blu in lontananza, l’atmosfera è surreale, si mandano messaggi per chiamare gente…
Sotto i fari accecanti saliamo sulla barricata per capire cosa sta succedendo, c’è una ruspa della polizia! Ma che fa?! Avanza! Urliamo per fermarli per avvisare che c’è gente sulle barricate, li invitiamo ad andarsene ma nulla…intanto a destra e a sinistra partono due squadre di carabinieri e polizia. Si sentono legni spezzarsi, la paura sale, le grida sono più forti, la ruspa sta sfondando la barricata…la gente cade, si appende a ciò che trova ma il mezzo non si ferma, la sopra c’è il vice questore SANNA impazzito continua a urlare “Schiacciateli, schiacciateli!”.
Si riesce a scappare tra le strutture che stanno cadendo, nel frattempo a destra i carabinieri e la polizia spaccando una recinzione ed entrano in un terreno, cercano di circondarci!
La recinzione, poi divelta, gli fa da ostacolo, riusciamo a raggrupparci e a fare cordone…bisognerebbe vederli come si sfogavano contro i pali di cemento sembravano dei pazzi, dei cocainomani!
La recinzione cede e iniziano a spingerci indietro, sono troppi, chi fa resistenza viene preso, manganellato, preso a calci o ferito con gli scudi…avanzano e non intendono fermarsi. Lo stesso dirigente della polizia non riuscifa a far stare calmi i carabinieri, drogati, sembravano degli assatanati, dalle file dietro si incitano i compagni a massacrarci.
Arriviamo fino al Presidio e a calci alcuni celerini ci dicono di andare al Presidio, altri ci spingono sul prato. Lo spintonamento continua per un po’, si divertono, alcuni ridono e intanto ci filmano.
Al presidio intanto chi è rimasto lì se l’è vista peggio di noi, la polizia è arrivata dai campi e ha massacrato chiunque fosse presente: anziani, ragazze, donne inermi.
Li hanno poi chiusi nel presidio ma dopo sbattuti contro i vetri della baracca, nonostante la gente gli dicesse che sarebbero entrati (la cocaina fa questi effetti) volevano farli passare attraverso le finestre. Intanto altre squadre si davano da fare a spaccare tutto, questi erano gli ordini che si sentivano gridare, e così han fatto. Hanno rotto le tende e le strutture presenti hanno svegliato a manganellate chi dormiva e poi il tutto è stato concluso dalla draga, quel poco che avevamo lasciato (zaini, documenti, portafogli ecc…) è stato spazzato via.
Il pullman dei carabinieri blocca l’uscita alle autoambulanze affollate di gente…le campane della Chiesa e la sirena del comune suonano ininterrotte per chiamare la gente, tutti si ammassano chiedendo che il pullman venga spostato, risposa: altre cariche violentissime, gente cade a terra senza sensi, c’è chi sanguina e chi vomita per i colpi ricevuti…ecco allora le TV e i giornalisti…questa notte erano spariti, sarà un caso?
Nel giro della mattinata la gente sa del massacro di Venaus, tutti scendono in piazza si bloccano tutte le vie di comunicazione…la valle è ferma.

“VI PREGO NON PICCHIATEMI, HO LE MANI ALZATE…VI PREGO!”
queste le parole che macchiarono il silenzio di Venaus alle 4.00 di mattina, queste le parole che macchiano di infamia i celerini e svuotano di significato parole come “Stato” e “democrazia”.

I celerini fascisti e i tedeschi sono già stati cacciati una volta, la Valle non ne vuole più
FUORI GLI OCCUPANTI DALLA VALSUSA!

SARA’ DURA, DURISSIMA
questo non è che l’inizio che LorSignori si scordino le Olimpiadi…
qui in valle abbiamo la testa dura…
ORA E SEMPRE RESISTENZA ORA E SEMPRE NO TAV



I ribelli della montagna
sopravvissuti alle violenze di Venaus












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Testimonianze di quella notte..
by il manifesto Thursday, Dec. 08, 2005 at 11:40 AM mail:

Hanno preso la gente a calci, urlavamo tutti». «Vergogna». Una manifestante: «Sono arrivati velocissimi e hanno cominciato a manganellare».

Eravamo un po' in attesa. Così avevamo posizionato il camper e alcune auto in una barricata in fondo. Io mi trovavo nella mia auto, la stavo spostando verso il presidio principale. Nelle tende ci saranno state circa un centinaio di persone. Ad un certo punto ho visto tantissima gente, ma pensavo che fossero manifestanti. Invece mi sono accorta che erano tutti uguali. E' stata una cosa velocissima. Non ho avuto nemmeno il tempo di rendermi conto che erano forze dell'ordine che già avevano invaso tutta l'area dei blocchi. Sono entrati velocissimi, hanno aggirato la barricata e sono entrati nei campi. A quel punto ho sentito solo le urla della gente che stava dentro le tende e veniva picchiata. Hanno picchiato tutti, hanno rotto le tende. Hanno preso la gente a calci. Si sono soffermati soprattutto nella zona del presidio dove evidentemente pensavano ci fossero più giovani, ma in realtà in queste serate i manifestanti dormivano un po' in tutte le tende. Così sotto i manganelli sono finiti indistintamente giovani e vecchi. Poi ci volevano costringere a rientrare tutti nel baracchino del presidio. E noi urlavamo che non ci saremmo mai stati lì dentro. Loro spingevano, hanno rotto dei vetri. Di nuovo botte. E alla fine hanno desistito e ci hanno lasciato anche lì fuori. Dopo un po' sono tornati a dirci che dovevamo andarcene anche da lì e hanno cominciato a spingerci verso quello che era il blocco che le forze dell'ordine facevano all'entrata di Venaus. Lì in alto ci siamo ricongiunti alla gente che intanto cominciava a venire a vedere cosa stava accadendo. Ci hanno caricato nuovamente in maniera molto pesante ed in effetti il ferito più grave è stato colpito in quella seconda carica. C'è stata poi una terza carica, molto pesante, che ha colpito anche alcune donne del paese che nel frattempo ci avevano raggiunto e gridavano «vergogna, vergogna». Dopo la carica siamo andati a bloccare l'autostrada a Venaus, proprio sopra il cantiere. Avevano distrutto tutto, recintato l'area, abbattuto le tende e con le ruspe stavano spianando tutta l'area. Abbiamo anche visto i tecnici della cooperativa Cmc che entravano scortati dalla polizia e la cosa più inquietante era che avevano tutti, i tecnici, il passamontagna. Il blocco dell'autostrada è durato una mezzoretta, poi sono arrivati altri mezzi blindati. Siamo scappati, cercando di scavalcare la palizzata da cui eravamo entrati in autostrada, ma qualcuno non ce l'ha fatta ed è finito di nuovo in mano alle forze dell'ordine.


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«Dateci i nomi dei feriti». Così polizia e carabinieri hanno cercato di identificare i manifestanti ricoverati a Susa.


Il risveglio è brusco. Per tutti. In primis, ovviamente, per chi viene caricato dalla polizia, mentre dorme, mentre pacificamente presidia una valle. Ma è un risveglio brusco anche per chi, ancora buio, sente arrivare un messaggio sul telefonino: hanno forzato il presidio, ci sono feriti. E' difficile salire in valle. Primo blocco ad Avigliana. Per Vittorio Agnoletto, europarlamentare di Rifondazione, e per i consiglieri regionali del Prc e dei Verdi (De Ambrogio e Morioni) che lo accompagnano, le barricate si aprono. Più avanti blocco all'uscita per Chianocco. Tir bloccati. Tanta gente sulle due corsie. Stanca, assonnata, arrabbiata, ma pacifica nei modi. La polizia - ormai panorama della valle - presiede. Tra la gente Lucia, occhi azzurri, di Chianocco: «Hanno picchiato persone anziane, ragazzi che dormivano, la polizia non lasciava passare le ambulanze. Gentili fino a quando hanno ricevuto l'ordine, poi si sono trasformati, hanno iniziato a picchiare, chiunque, dovunque, gridando». Un uomo con barba e baffi bianchi dice: «E' triste, è ingiusto. Abbiamo fatto tutto pacificamente. Ci trattano come delinquenti, terroristi. Ma sono loro che hanno picchiato, attaccato, distrutto tutto». Tra le persone anche autisti dei tir. Parlano francese. Sorridono ai manifestanti. Perché avete voluto le olimpiadi? Un giovane risponde «Non le volevamo». E il francese «Era meglio. Anche ad Albertville ci sono state. Hanno distrutto tutto». Sospiri, occhi al cielo. E tanto freddo. Ferrentino, il presidente della Comunità montana è con loro. Dà la parola a chi arriva nella valle. Qualcuno dice che è un assetto da guerra. Chiede il ritiro della polizia dalla valle. Si alza un coro altissimo «Via, via, via». E' l'unico sfogo. E' brava gente, delusa, esasperata. Ma gente che ha equilibrio psichico da vendere. Si accendono fuochi, qualcuno porta biscotti: «Servono zuccheri».



All'ospedale di Susa

Per i medici del pronto soccorso è stata giornata intensa. Il doppio delle persone accolte. Tra questi 22 feriti per i fatti di Venaus: 3 delle forze dell'ordine e 19 dimostranti. Medicati. A tutti un referto. Alcuni tenuti un po' di tempo in osservazione e poi, i più, dimessi con prognosi diverse. Due persone sono ancora ricoverate. Parla la dottoressa Chiara Parlotto, direttore sanitario: «Hanno avuto tutti ferite traumatologiche. I due che sono ricoverati hanno uno un trauma cranico e l'altro un trauma addominale». Agnoletto, esibendo il tesserino di medico, da solo, li va a trovare chiedendo il consenso ai famigliari. «Un ragazzo mi ha raccontato di essere stato aggredito mentre retrocedeva dalle barricate. Ha avuto una manganellata in testa. Gli sono stati dati cinque punti di sutura, ha un trauma cranico ed è sotto osservazione». L'altro signore ha 64 anni, di Bruzzolo. Una persona che ha un serio trauma addominale. «Ha perso conoscenza. Non ricorda bene cosa è successo. Teme una denuncia. Lui che ha solo difeso una causa, la sua valle. E' amareggiato. Deluso. E' una figura di spicco dell'Associazione nazionale alpini». All'ospedale di Susa nella notte i carabinieri hanno chiesto l'elenco delle persone ricoverate. I sanitari si sono rifiutati. Nel pomeriggio sono ritornati. Stessa richiesta. Si avvertono gli avvocati. Agnoletto avverte: «Non vorrei che le vittime diventino persone da denunciare, come è successo a Genova».



Bussoleno, le Olimpiadi

Gente ovunque, che gira, parla, chiede. C'è anche Paolo Beni, presidente dell'Arci, arrivato qui per esserci: «Un episodio gravissimo di fronte a una mobilitazione pacifica, esemplare, che coinvolge tutta la valle - dice - Gente che chiede solo di essere ascoltata. Non è possibile continuare così. La situazione non può che precipitare. Anche se la gente è serena, determinata, pacifica, nonostante tutto». E le olimpiadi, dopo questa notte? «Non si faranno», dice qualcuno. «Un palcoscenico per dimostrare cos'è il nostro Paese. Un paese che calpesta la Costituzione, la democrazia». Un uomo alto, certamente un montanaro interviene: «Le olimpiadi? Le abbiamo iniziate da tempo. Oggi sono finite. Abbiamo dato medaglie a tutti».



Venaus

Il giorno del «giorno dopo» sta per finire. Il buio sta per avvolgere la valle. Ma qualcosa si vede ancora. Il presidio distrutto, oggetti sparsi. Resti della cucina e di un lavello, qualche tenda divelta. E tanta gente, anche qui. Coi fuochi accesi. E tanta polizia, qui più che altrove. E qui ci sono molti di quelli che c'erano ieri notte «Dormivamo. Hanno caricato urlando. A dare i comandi il vice questore Sanna. Manganelli, auto distrutte, tende squarciate, ancora manganelli. E la ruspa per travolgere tutti». Una signora bionda, con la sciarpa e una giaccone guarda il fuoco e si scalda. «C'era anche mio figlio, abbiamo visto i ragazzi arrivare travolti dalla polizia, stavano dormendo». E si mette a piangere. Un signore anziano osserva i mezzi della polizia che stanno arrivando per darsi il cambio. «Credevo nei carabinieri, nella polizia, dopo stanotte non più». I fari illuminano i resti del presidio e le tante persone che si scaldano ai fuochi accessi. Oramai è buio. Alle sette di sera a Venaus, piccolo paese della Valle di Susa ci sono 100 mezzi delle forze dell'ordine, furgoni cellulari, camionette. Comincia un'altra notte.


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50. manifestanti feriti, quattro fermati.
by la fine della democrazia Thursday, Dec. 08, 2005 at 12:05 PM mail:

Polizia e carabinieri caricano il presidio di Venaus: 50. manifestanti feriti, quattro fermati.

Sono da poco passate le tre del mattino. In realtà pochi dormono nelle tende del presidio permanente di Venaus. C'era una strana sensazione nell'aria, fin dalla sera di lunedì. Così si sta nei sacchi a pelo, al calduccio, ma con le orecchie tese. Non basta però. Il blitz dei mille, uno più uno meno, tra carabinieri e poliziotti è fulmineo. E non lascia scampo ai manifestanti no Tav, poco più di un centinaio di notte. Gli agenti hanno un solo ordine, pestare tutti. Senza sconti, senza differenze: giovani, vecchi, donne, con una violenza che fa riandare la mente al G8 di Genova. Mentre gli agenti picchiano, arrivano le ruspe. Che hanno l'ordine di radere al suolo tutto, cioè le tende e i bivacchi. Lo fanno. Sotto gli occhi ancora scioccati dei manifestanti che si aspettavano il blitz, ma non una simile violenza. Il bilancio dell'«assalto contro gente inerme che dormiva», come lo definisce Antonio Ferrentino, presidente della comunità montana bassa val Susa, è grave: ci sono una cinquantina di feriti tra i manifestanti, tra cui una ventina medicati all'ospedale di Susa e due ricoverati per le ferite riportati. Tra questi un signore di 64 anni, un ex alpino che aveva deciso di passare la notte in tenda al presidio, che si è sentito male dopo essere stato colpito da una manganellata allo stomaco ed è stato ricoverato all'ospedale. Quattro i fermati tra i manifestanti, rilasciati nel pomeriggio con una denuncia a piede libero. «Questa notte è morta la democrazia», ripetono i sindaci increduli e sgomenti di fronte ai terreni di Venaus che sembrano un campo di battaglia, i resti delle tende, qualche sacco a pelo, termos e bicchieri di carta. Il presidente della comunità montana alta val Susa, il leghista Marco Carena, dice che «quello che è accaduto è stato un errore: spettava alla politica prendere in mano questa vicenda. Una grande opera pubblica non si può imporre con la forza». E di certo i cittadini della valle non hanno accettato il blitz rassegnati, e dopo lo shock iniziale hanno ripreso la resistenza e la difesa del loro territorio ma soprattutto di un'idea, quella che prevede un dibattito democratico, anche franco, anche aspro, ma pur sempre un dialogo e non una imposizione, magari manu militari come sta avvenendo in val Susa, ormai da oltre un mese zona militarizzata.

La notizia del blitz viaggia via sms in tempo reale e fin dalle prime ore del mattino da tutta la valle si riversano a Bussoleno centinaia di cittadini. Le fabbriche si sono fermate e gli operai hanno proclamato scioperi spontanei negli stabilimenti della valle come in alcune fabbriche torinesi. Gli studenti di tutte le cittadine della valle si sono rifiutati di entrare e quelli che sono entrati, come per esempio alla scuola media Defendente Ferrari di Avigliana, hanno sospeso le lezioni previste, sostituendole con tre ore di educazione civica. Tutte le dodici classi dell'istituto sono poi state accompagnate in piazza del Popolo dagli insegnanti con cartelli che dicevano «Dov'è la democrazia?» Sospese in diverse scuole le lezioni pomeridiane, proprio per partecipare ai presidi. Qualcuno racconta che ad Avigliana (dove l'intero paese si è riversato in piazza) almeno una macchina della polizia municipale girava con i megafoni per indirizzare i cittadini a questo o quel presidio.

I manifestanti hanno bloccato fin dalle prime ore del mattino le statali, l'autostrada, le stazioni ferroviarie. Alle 10 la val Susa risultava isolata dal resto della regione. Da Torino si riusciva a stento ad arrivare ad Avigliana, ma da qui era impossibile muoversi. E quando le forze dell'ordine caricavano per sgomberare un pezzo di statale, subito il presidio mobile si spostava in un altro luogo. Sono state alzate barricate improvvisate e ci sono state almeno altre due cariche in mattinata. Presidi anche a Torino, davanti alla prefettura. Da qui un corteo di un migliaio di persone ha raggiunto la stazione di porta Nuova. I binari sono stati occupati per un paio d'ore e la circolazione dei treni paralizzata. Quindi il corteo si è nuovamente diretto verso piazza Castello e poi sotto il Comune. La politica, reclamata a gran voce in valle, ha latitato per buona parte della giornata. A parte le dichiarazioni indignate di Rifondazione, Comunisti italiani e Verdi, infatti, a livello locale la maggioranza in regione ha taciuto fino al pomeriggio. La presidente Mercedes Bresso si è detta «desolata che si sia arrivati ad una soluzione di questo tipo, una forzatura che tutti ci aspettavamo da un momento all'altro, ma che rende più difficile un'azione di mediazione che è assolutamente necessaria». Per Bresso, che in serata ha incontrato a Torino «bisogna trovare una soluzione». Ma i sindaci della valle, che hanno incontrato la presidente della Regione, hanno respinto la mediazione.

Il consiglio regionale che si sarebbe dovuto svolgere, come ogni martedì (e sono in diversi a notare che il blitz è avvenuto proprio nella notte tra lunedì e martedì, come quello di una settimana fa), è stato rinviato per una riunione fiume dei capigruppo della maggioranza che hanno concordato un documento di condanna della violenza usata dalle forze dell'ordine. Il documento non è stato però inserito all'ordine del giorno del consiglio nel pomeriggio, perché l'opposizione della minoranza non ha consentito che si raggiungessero i due terzi necessari. Il sindaco di Torino, Sergio Chiamparino da Atene dove si appresta a raccogliere la fiaccola olimpica ha rilanciato la sua idea di «tregua», ma sempre partendo dal presupposto che la Torino-Lyon non è comunque in discussione. Prese di posizione anche da parte dei sindacati. La Cub e i Cobas hanno proclamato lo sciopero generale mentre la Fiom ha giudicato «grave l'intervento della polizia perché avviene in un momento in cui si stava avviando un dialogo. Sembra che una parte del governo - hanno detto alla Fiom - cerchi l'incidente e la drammatizzazione in val Susa. Il centrosinistra che governa il Piemonte si distingua da questa politica, imponga la tregua e censuri le inutili violenze di questa notte». Più blanda la dichiarazione di Cgil, Cisl e Uil piemontesi che condannano «la violenza da qualunque parte provenga». In serata sono stati rimossi parzialmente i blocchi sull'autostrada e sulle statali e a Bussoleno c'è stata un'affollata assemblea che ha deciso di non smobilitare. Appuntamento questa mattina alle 7,30 per bloccare di nuovo strade, autostrada e ferrovie. E per domani è previsto un corteo che da Susa si dirigerà alla volta della «proibita» Venaus. La protesta si sposterà anche a Torino, dove è previsto un presidio dal 9 all'11 dicembre e una manifestazione il 17.

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occorre rinforzo
by r_esiste Thursday, Dec. 08, 2005 at 1:33 PM mail:

occorre andare al nuovo presidio subito. c'è poca gente e gli sbirri vogliono caricare e stanno accerchiando i ragazzi. ACCORRETE

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PESTAGGI: TESTIMONIANZA DI UN PRETE
by marina Thursday, Dec. 08, 2005 at 3:58 PM mail:


Scusate se rubo un po' del vostro tempo, se volete potete anche
cestinare ma
mi sembra buona cosa provare a sentire anche la voce dell'
altra parte sui
fatti che stanno accadendo in Val di Susa.

Ciao, don Daniele



Si subdorava che sarebbe finita in modo violento, ma mai come sta finendo in queste ore.
I presidianti di quello che è stato soprannominato il villaggio gallico questa notte, passata la grande affluenza e le grandi feste a base di sci di fondo, balli occitani e vin brulè del week-end, sono solo più una cinquantina di turno questa notte.
Che non sarebbe stata una notte normale lo si poteva pensare, qualche avvisagli c'era. Infatti ho fatto circolare un sms in serata avvisando tutti di tenere i cellulari accesi e a portata nella notte. Un amico era su ed aveva istruzione di dare l'allarme a qualsiasi ora del giorno e della notte. Non vado a dormire tranquillo.
Alle quattro la chiamata: "sono a Venaus, stanno picchiandoci tutti a sangue"
Si fanno partire tutti gli sms alle persone operative. Ci si sente per trovarsi all'ospedale di Susa. Ci si veste e via, nella notte. A Susa vediamo arrivare un'autoambulanza inseguita da due pattuglie digos.
Entriamo nel pronto, c'è un'infermiera e quattro carabinieri armati di tutto punto con in bella mostra una sbucciatura a testa.
Uno parla: "ci hanno aggrediti" e giù tutti e quattro a ridere.
Discutiamo animatamente, appoggiati dall'infermiera, e ce ne andiamo verso Venaus.
L'unica strada libera viene da Giaglione. Polizia ovunque. Sono le 5 e qualche centinaio di persone si assiepa davanti ai militari in assetto antisommossa.
Lontane le urla strazianti dei presidianti. Telefono all'amico assediato: racconta che sono circondati nel prato.

Alle 3.30 è partito il blitz: le forze dell'ordine hanno svegliato a calci e manganellate sulla tenda chi dormiva nella tenda.

Il vicequestore Sanna, in preda a delirio da coca o amfetamine, sale su una ruspa e sprona il macchinista contro la barricata con la gente sopra, urlando gli uomini "ammazzateli tutti" (registrato con un telefonino, spero che quell'uomo possa pagare per quello che ha fatto).

A quel punto gli assediati sono in due gruppi in due prati, stretti e colpiti ripetutamente da manganellate e calci, a difendersi con le mani in alto.
Le ambulanze dopo un'ora finalmente permettono di soccorrere i feriti. Giornalisti manco a dirlo tutti assenti.
Un signore conosciuto al presidio con cui abbiamo fatto mezza giornata di pulitura dei prati dai rifiuti di plastica, una delle persone più pacifiche che abbia mai conosciuto, è stato duramente colpito in testa ed alla nuca.
Arriviamo che il cordone della polizia si stringe di colpo contro di noi per fare passare i mezzi di rinforzo per massacrare ancora i 50 poveracci ostaggi nei prati.
Non ci muoviamo e stiamo con le mani in alto. Quello davanti a me con lo scudo inizia a spingere con violenza e quelli dietro a colpire con il manganello.
Schivo i colpi, ma la rabbia è infinita.
Pensionati iniziano a lanciare sassi, tutti colpiscono a calci il pullman. Le botte aumentano, poi passati i mezzi si fermano. Arrivano gli assediati, rilasciati. Il terrore è nei loro occhi, molti sragionano e quasi tutti hanno preso botte. La gente è sempre più inferocita, gli sms girano per tutta la valle. Un signore con il cappello da alpin colpito nella carica si contorce a terra per mezz'ora, poi la polizia lascia passare i barellieri ma non l'ambulanza, lontana.
Nella giornata si susseguiranno le voci di un coma, ma per conoscenza scopriamo che non è vero.
In molti abbandoniamo Venaus, tutte le fabbriche, le scuole, i negozi sono in sciopero.
Si organizzano i blocchi: autostrada a Venaus: arrestati tutti subito. Bussoleno strade e ferrovia Susa autostrada S. giorio autostrada Avigliana
ferrovia Almese autostrada. Noi andiamo a Bussoleno. C'è gente che prepara barricate, la polizia arriva, poi si ritira, poi arriva dall'altra parte.
Qui c'è una barricata, arrivano armati fino ai denti, si fermano dietro alla barricata. Iniziano a sradicarla. Qualcuno butta palle di neve, poi due copertoni, poi la carica su donne, uomini, vecchi con le mani alzate.
Chi ha la macchina fotografica viene colpito all'apparecchio e poi alla testa.
Una coppia di ragazzi sui 35 anni (lui e lei) rimangono in mezzo, pestati da 4 poliziotti evidentemente sotto l'effetto di droghe.
Tutti accorrono, gridano, le prendono. Botte, botte, botte.
Arrivano notizie dagli amici di pestaggi violenti a San Giorio, Avigliana (voce di un morto, da confermare), Susa, Almese, con i parroci in testa. Barbara Debernardi, sindaco di condove, ha la faccia neraper i pestaggi sul naso.
Arriva notizia che i pensionati a San Giorio stanno facendo barricate sull'autostrada abbattendo alberi
e guardrail. Hanno bisogno di aiuto, moltissimi accorrono.

Ora (16.28 ) sono qui per far sapere al mondo ciò che sta accadendo,
amici sono a San Giorio, dove mi dicono che continuano le cariche ed i
pestaggi sulla popolazione inerme, migliaia di persone.
Fate girare, per favore.
Il tutto sta avvenendo nel silenzio dei media, complici, con l'assenso di buona parte delle forze politiche ed il colpevole silenzio di quasi tutti i nostri concittadini italiani. Per un'operapericolosissima per la salute (vedi http://www.legambientevalsusa.it ), inutile per i trasporti (vedi articolo di Marco Boitani su la voce.
info, riportato sul sole 24 ore e corriere della sera) ed utile solo a rubare agli italiani l'equivalente di 4 ponti sullo stretto, da parte di cooperativa rosse (CMC, ravenna), FIAT, ENI, rocksoil (della moglie del ministro Lunardi, scava in Francia)

VERGOGNA!

Per
favore, fate girare!!!!!!

Non è più una questione di TAV, ma di dittatura.

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Ero a Venaus
by testimone Saturday, Dec. 10, 2005 at 6:04 PM mail:

Testimonianza dei fatti accaduti a Venaus
Ero a Venaus

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Vi voglio raccontare quello che mi è successo...
by sarà dura Sunday, Dec. 11, 2005 at 5:23 PM mail:


Cari amici, vi voglio raccontare cosa mi è successo nella notte tra il 5 e il 6 dicembre a Vanaus. Intorno alle 3 vengo svegliato dentro una tenda da altri presidianti che mi annunciano che sono stati avvistati blindati e camionette in direzione Venaus.
Alzatomi mi dirigo insieme ad amici e ad un assessore comunale della Valle con fascia tricolore in direzione Susa. Arrivati al blocco vediamo arrivare un enorme catarpiller blu che ci punta un fascio di luce contro. Dietro, dato l'enorme mole del mezzo, si intravedono i mezzi delle forze dell'ordine.
Appena davanti il catarpiller inizia a spazzare tutto cị che trova, io salgo sul blocco e insieme ad altri con mani alzate urliamo di fermarsi, che siamo disarmati e che vorremo parlare con un funzionario. Il catarpiller non si ferma fino ad arrivarci contro, in quel momento vediamo che attaccato alla porta dell'enorme mezzo c'è il vice questore di Torino che vedendo che non ci spostiamo, non dice al guidatore di rallentare.
In un attimo il catarpiller ci è sotto e solleva il blocco con noi sopra, il caso ha voluto che nessuno di noi perdesse l'equilibrio in avanti, rischiando di finire sotto le enormi ruote della draga. A quel punto riusciamo a saltare indietro e ci allontaniamo dal blocco, le forze dell'ordine a piedi ci aggirano e salgono sulla strada iniziando a spingerci e a manganellarci. Anche in questo caso a nulla è servito tenere le mani alzate, calci e spintoni violenti si sprecavano.
Dopo aver detto più volte al poliziotto che mi stava davanti di smetterla di tirarmi calci e che stavo indietreggiando con le mani alzate, vengo preso al grido "questo lo prendiamo noi" e sbattuto tra le loro file: li inizio a rimbalzare come un birillo tra più mani che mi colpiscono alla schiena fino a quando mi ritrovo da solo nel buio. A questo punto passo dal prato e riconquisto la posizione in fronte a loro e indietreggiando velocemente arriviamo alla casetta del presidio, ĺ veniamo strattonati, spinti nel prato e chiusi in un cerchio molto stretto che si apre dopo circa 10 minuti.
Intanto veniamo a sapere che le persone rimaste al presidio (per lo più ragazze e anziani) sono state malmenate da un altro battaglione sceso da nord. Almeno una decine le persone che devono far ricorso all'ospedale. Alla fine usciamo dal prato e raggiungiamo il primo posto di blocco dei carabinieri dove ci uniamo ai duecento valsusini accorsi nel pieno della notte.
La giornata e poi continuata come ormai tutti sapete ma purtroppo il catarpiller che mi arriva contro continua ad essere nella mia testa. Non penso che ci siano commenti da fare se non quello che nonostante i loro metodi continueṛ come sempre la mia battaglia anti tav.

Resistere per esistere

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