Lombardia - Il prefetto: due mesi per schedare tutti i nomadi del Milanese

fonte repubblica

Diecimila rom in Lombardia, metà a rischio espulsione
Lombardi: per chi ha diritto di restare servono campi di accoglienza più moderni

Il censimento di tutte le presenze nella provincia porterà via ancora un paio di mesi: perché, dopo una prima ricognizione sui numeri, ora si partirà con la vera "schedatura" dei nomadi che vivono tra campi regolari e irregolari. Nomi, nazionalità, situazione lavorativa e familiare come «base da cui partire per capire chi ha titolo per restare in Italia». Il prefetto Gian Valerio Lombardi, neo commissario straordinario per l´emergenza rom con poteri su tutta la regione, ha incontrato il sindaco Letizia Moratti.
Il nodo resta Milano, con la sua provincia: perché se nel resto della regione la situazione dei nomadi sembra tutto sommato gestibile (e gestita), la vera partita si gioca sul futuro delle presenze nel territorio metropolitano. «Il censimento nelle altre province verrà in un secondo momento - spiega Lombardi - perché l´emergenza è un problema di Milano». I numeri dicono che sui circa 8mila nomadi presenti nel Milanese quasi la metà ha cittadinanza italiana, «quindi hanno diritto a restare», specifica il prefetto, pur superando la soglia dei duemila posti a disposizione nei campi autorizzati del milanese. Ma sull´ipotesi di spostamenti in altre province risponde: «Per ora non abbiamo nessuna intenzione di farlo: la razionalizzazione non comporta necessariamente una ridistribuzione».
Pochi giorni fa lo stesso prefetto aveva detto: «So che ci sono già partenze spontanee di alcune centinaia di persone, anche verso la Romania». Una conferma arriva da Maurizio Pagani, vicepresidente milanese di Opera Nomadi: «C´è chi va via per paura degli allontanamenti coatti, cercando magari posti meno "visibili" dove fermarsi». I dati dell´associazione parlano di circa 25mila nomadi in tutta la regione, di questi almeno 10mila «potrebbero essere allontanati perché clandestini o perché, pur essendo cittadini comunitari, non hanno un reddito o un lavoro», sostiene Pagani. Una situazione che riguarda, ancora una volta, soprattutto Milano, dove ci sono anche altri problemi: «Qui abbiamo un migliaio di rom jugoslavi, la metà senza cittadinanza: quando si dovrà rimpatriarli sarà difficile stabilire dove, visto che quei paesi sono stati sconvolti dalla guerra».
Per ora, comunque, sembra presto per parlare di espulsioni, anche se c´è già preoccupazione sul futuro: su come e quando verranno fatti gli allontanamenti e su come verranno gestiti i campi. «L´obiettivo è quello di andare oltre il modello Triboniano, con una nuova regolamentazione che colleghi la presenza a comportamenti virtuosi», spiega ancora il prefetto Lombardi. Molte delle realtà non milanesi, però, sembrano già rispondere a questo criterio, pur senza patti di legalità. Cremona ha tre campi regolari, con meno di duecento persone: molti sono sinti con cittadinanza italiana. Finora non ci sarebbero stati grandi problemi di integrazione, viste anche le politiche locali improntate all´accoglienza. A Varese un centinaio di rom vive nel campo di Gallarate e, spiega il prefetto Roberto Aragno, «stiamo monitorando la provincia per capire se vi siano situazioni irregolari. Non ho ancora avuto direttive, di sicuro bisognerà affrontare la questione con i sindaci, non credo ci possa essere una decisione dall´alto». Sulla stessa linea il prefetto di Pavia, Ferdinando Buffoni: «Il commissario Lombardi avrà sicuramente l´accortezza di dialogare con le varie realtà locali. Sul nostro territorio ci sono alcune situazioni di difficile gestione, soprattutto dal punto di vista sanitario. Ma la maggior parte dei nomadi qui è italiana».

(04 giugno 2008)

Mer, 04/06/2008 – 14:52
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