Abbiamo intervistato tre ragazzi del movimento che negli ultimi mesi ha dato vita a diverse manifestazioni cittadine e ha occupato simbolicamente l’Agorà nei giorni 21, 22 e 23 dicembre. S’intende che i contenuti espressi nell’intervista sono frutto di elaborazioni personali e non possono quindi essere interpretati quali posizioni ufficiali dell’assemblea di movimento. Per scaricare l’intervista in formato pdf clicca qui.
Lucca Libera: iniziamo, come dicevano i classici, in medias res. Ci troviamo all’Agorà nel corso di un’azione dimostrativa, simbolica, iniziata ieri pomeriggio, che ha lo scopo di estendere l’apertura e le possibilità di utilizzo di questa struttura comunale. Perché avete deciso di intraprendere un’iniziativa del genere?
Marta: la prima motivazione nasce dalla cronica mancanza di spazi a Lucca. Nel momento in cui il movimento degli studenti medi, degli universitari e dei pendolari, si è andato allargando, si è fatta sentire sempre più forte questa esigenza di spazi sia per scopi aggregativi che culturali. La scelta è ricaduta sull’Agorà perché, vivendo questa struttura dall’interno, molti giovani si sono resi conto in prima persona dei grossi limiti, soprattutto burocratici, che ne impediscono un pieno utilizzo. L’Agorà è una delle due strutture per i giovani presenti sul territorio, l’altra è il Cantiere sulla via del Brennero, gestito dalla Provincia, comunque un po’ più fruibile di questa in cui ci troviamo ora. Per come è organizzata, l’Agorà non agevola in alcun modo tutta una serie di iniziative che vorremmo fare e vorremmo proporre alla città.
Andrea: con la crescita del movimento si è amplificata la necessità di spazi di aggregazione autogestiti per riunirci, per condividere e discutere i problemi politici e culturali che stiamo affrontando. Questo, normalmente, non è possibile farlo all’interno dell’Agorà, noi abbiamo deciso di renderlo possibile per tre giorni.
Mattia: tra l’altro molti ragazzi del Collettivo Autonomo Studenti Lucchesi fanno anche parte del collettivo Torpedo Lucca, il quale quest’estate ha cercato di costruire un’iniziativa chiamata Altro Fumetto Lucca, un festival della cultura indipendente del fumetto che voleva sottolineare le contraddizioni, l’enorme giro di denaro e gli aspetti di mercificazione riguardo a un prodotto che dovrebbe essere anche culturale e frutto della creatività, mi riferisco all’evento annuale Lucca Comics. L’organizzazione dell’AFL procedeva molto bene e avevamo già contattato fumettisti affermati nel panorama italiano, tra cui Zerocalcare, i quali avevano dato la loro piena disponibilità. Cosa ci ha fermato a un certo punto? Proprio la questione degli spazi, cioè non avere la possibilità di un luogo fisico dove svolgere l’iniziativa. Nell’autunno di movimento la faccenda si è evidenziata poi con la mancanza di un posto fisso dove riunirsi. Dunque un’esperienza già passata si è innestata in un’esigenza presente. Appropriarci dell’Agorà in questi giorni significa dimostrare che la questione degli spazi è prioritaria ed è legata a una molteplicità di istanze.
Lucca Libera: come si è svolta l’azione di apertura dell’Agorà?
Marta: al termine del presidio in piazza San Francesco, svoltosi dalle 16.00 alle 17.30, presidio, lo voglio ricordare, che abbiamo organizzato in alternativa alla manifestazione che ci è stata negata dalla Questura per motivi di shopping, ci siamo recati in ordine sparso alla struttura dell’Agorà dove siamo entrati alle 18.30. Eravamo circa 70 persone e abbiamo iniziato un’assemblea. Alle 19.00, orario previsto per la chiusura del posto, sono scese le responsabili e hanno chiamato la Questura. Sono arrivati due agenti della digos con i quali è nata una discussione, mentre nella sala grande proseguiva l’assemblea. Poco più tardi sono arrivati due assessori, tra cui l’assessore alle politiche giovanili Vietina, i quali hanno partecipato all’assemblea cercando di convincerci ad abbandonare i nostri propositi. Verso le 21.00 si sono aggiunti altri assessori e molti consiglieri comunali, anche dell’opposizione. Naturalmente non potevano dirci che stavamo facendo una cosa giusta, visto che ci trovavamo in una situazione di illegalità. All’inizio la discussione procedeva nell’incomprensione reciproca, anche perché loro sostenevano di aver avviato un tavolo di confronto e temevano che la nostra iniziativa pregiudicasse il prosieguo di tale rapporto. A nostro avviso non s’interrompe nulla, perché si tratta di due percorsi su linee diverse. Una riguarda la gestione degli spazi a Lucca, l’altra l’esperienza di uno spazio autogestito. Uno spazio di tal genere non potrà mai avere una vera e propria definizione legale, è possibile però fare un percorso di legittimazione politica della cosa con il Comune. Per questa ragione nel percorso ufficiale con le istituzioni abbiamo lasciato un po’ in disparte la problematica degli spazi e abbiamo voluto privilegiare i problemi riguardanti l’edilizia scolastica e il pendolarismo che, dal punto di vista delle istituzioni, ovvero salvaguardare innanzitutto la legalità, sono più facilmente risolvibili.
Lucca Libera: qual è il vostro giudizio sulle argomentazioni portante avanti da assessori e consiglieri nell’assemblea di ieri?
Marta: inizialmente hanno manifestato la loro sorpresa, non si aspettavano affatto un’iniziativa del genere. Il che ci fa piacere, perché abbiamo attirato maggiormente l’attenzione, tant’è che è arrivata mezza giunta più svariati consiglieri. Per un paio d’ore la discussione è andata avanti nel più totale disaccordo, più che altro era un battibeccare. Poi è emerso che a loro premeva salvaguardare il tavolo di confronto che è iniziato a fine novembre.
Andrea: l’impressione è che si sentissero in qualche modo traditi rispetto al percorso con le istituzioni che avevamo iniziato e rivendicavano il fatto di essersi impegnati molto all’interno del Consiglio Comunale per concedere gli spazi ai giovani. Per loro l’occupazione dell’Agorà rischiava di radere al suolo tutto il lavoro che sostengono di avere iniziato e portato avanti e quindi di dover ripartire da zero. Secondo noi questo non è assolutamente vero, anzi è vero il contrario. Tramite questa occupazione, che è chiaramente un’occupazione simbolica visto che abbiamo deciso di continuarla solo fino a domenica, vogliamo testimoniare come dovrebbe a nostro avviso essere gestito questo spazio a livello culturale e politico, e un esempio sono tutte le iniziative che stiamo proponendo.
Lucca Libera: dunque da una parte chiedete maggior apertura e fruibilità degli spazi pubblici già esistenti, dall’altra un vero e proprio spazio da autogestire.
Mattia: la parola d’ordine di questi tre giorni di riappropriazione dell’Agorà è stata appunto la fruibilità degli spazi, cioè poter utilizzare uno spazio in maniera meno difficoltosa dal punto di vista burocratico. Inoltre vogliamo che la politica e la cultura dal basso e dei giovani possano trovare le porte aperte in uno spazio sociale e di aggregazione. Sentiamo poi l’esigenza di uno spazio che possa e debba essere luogo di costruzione di battaglie politiche e crescita di lotte sociali nella città. Un esempio pratico di come uno spazio come l’Agorà sia insufficiente per le istanze degli studenti e dei giovani è rappresentato dall’aula in cui stiamo facendo questa intervista: è chiamata “area multimediale”, ma cosa c’è di multimediale in dei computer che sono in parte guasti, obsoleti e non sono nemmeno collegati a internet. Oggi nello studio i libri sono chiaramente affiancati da internet e dalle nuove tecnologie. Non è possibile chiamare un posto “area multimediale” senza che vi sia il wi-fi o l’adsl.
Andrea: inoltre quando abbiamo richiesto in Comune la possibilità di avere una stanza per riunirci ci è sempre stato risposto che dovevamo pagare. Esiste anche un progetto per mettere a pagamento determinate aule di studio. Tra i motivi che ci hanno spinto a individuare l’Agorà come luogo per l’iniziativa è stato anche il fatto che ci pare assurdo dover pagare per studiare, riunirci, parlare di politica in uno spazio comunale dedicato ai giovani.
Marta: tra l’altro proprio ieri sera, quando abbiamo iniziato l’assemblea, una delle responsabili del posto ha detto che qui non si possono fare assemblee senza richiesta al Comune e che dovevamo formulare la richiesta e pagare.
Andrea: in un posto che poi si chiama “Agorà”…
Mattia: sì, quel momento paradossale ha esemplificato perfettamente le motivazioni per le quali ieri siamo venuti proprio qui. Ci siamo visti venire incontro la nostra ragione: “qui non si possono fare assemblee”.
Lucca Libera: facciamo un passo indietro: quali sono le ragioni che quest’autunno vi hanno messo in movimento?
Mattia: tutto è collegato alla crisi iniziata nel 2008, quest’anno in più e venuta fuori la tematica dell’austerità imposta a tutta la popolazione italiana. La nostra protesta studentesca quest’anno è caratterizzata, a Lucca e in Italia, ma anche in tutta Europa se vogliamo allargare il quadro, dalla volontà di generalizzare il più possibile il movimento. Gli altri anni quando si trattava di protestare per una riforma o una legge di un certo governo, avevo l’impressione che la cosa fosse troppo limitata, senza alcuna lungimiranza dal punto di vista politico. Quando si parla di contestazioni studentesche non si può prescindere dall’insieme del panorama economico e politico della nazione in cui si vive e dell’intero continente in cui la nazione è inserita. In questo senso il movimento sta crescendo, anche se ha ancora molto da imparare. Bisogna cercare di tessere legami tra le varie parti sociali. Quest’anno è stato fatto un piccolo passo avanti, ma è grande rispetto a ciò che è avvenuto negli anni passati. Nella giornate di dissenso che vi sono state in Italia si è visto quello che si è cercato di fare, la grossa novità è stata proprio l’unione di lavoratori, precari, disoccupati e studenti che hanno visto nella piazza in luogo dove esprimere la propria rabbia rispetto a misure di impoverimento, di tagli e macelleria sociale che vanno a colpire tutti. Se si colpisce una famiglia, un precario, un operaio, un qualsiasi lavoratore, si colpiscono contemporaneamente i figli. L’impoverimento di una famiglia comporta la riduzione delle possibilità del diritto allo studio di uno studente. Quindi, come si vede, è tutto collegato.
Lucca Libera: come vi spiegate la grande partecipazione e la vivacità che si è espressa nelle manifestazioni che avete organizzato a Lucca?
Marta: credo che in ogni caso siano legate all’insieme delle mobilitazioni a livello nazionale. C’è molto più fomento in tutto il panorama italiano, perché molte situazioni si stanno veramente aggravando. Si è visto subito all’interno delle scuole, durante le occupazioni e le autogestioni, che c’era molta più partecipazione degli altri anni e che la mobilitazione sarebbe proseguita senza fermarsi dopo il ciclo rituale dell’autunno. Questo ci ha fatto capire che non era la solita contestazione che c’è stata tutti gli anni dal 2008, oggi siamo alla fine dell’anno e siamo riusciti ad occupare un posto. Nei cortei che abbiamo fatto si sentiva proprio la voglia di scendere in piazza da parte degli studenti, nelle scuole sono nati collettivi anche in istituti dove in precedenza non veniva fatto niente. C’è un clima proprio diverso.
Mattia: importante è anche la modalità con cui siamo scesi in piazza. In linea con la crescita del movimento in Italia, anche a Lucca c’è stato un livello di conflittualità abbastanza alto se lo paragoniamo a ciò che siamo abituati a vedere in questa città. L’esempio lampante lo si è avuto con la manifestazione del 17 novembre, in cui si sono verificate delle tensioni con le forze dell’ordine. Una manifestazione che comunque è stata poi la causa della grande partecipazione alla manifestazione della settimana successiva. Questo perché c’è stata una risposta da parte degli studenti legata alla repressione che abbiamo subito, non c’è stata indifferenza rispetto a ciò che era avvenuto una settimana prima.
Lucca Libera: proprio la manifestazione del 17 novembre è stata da alcune istituzioni molto criticata per le tensioni che si sono verificate. Come sono andate esattamente le cose? Volete dire qualcosa a chi, successivamente, ha alimentato le polemiche?
Andrea: il momento di tensione del 17 non è nato dal niente come hanno scritto i giornali. E’ stato bensì frutto di varie provocazioni messe in atto dalle forze dell’ordine durante lo stesso corteo. Prima dell’inizio siamo andati dagli agenti della digos a chiedere una deviazione di circa 100 metri nel percorso e ci è stata approvata. Quando col corteo siamo arrivati nel punto in cui dovevamo svoltare abbiamo trovato una camionetta che sbarrava la strada. Questo ha fatto nascere tra tutti i manifestanti una grande quantità di rabbia, il corteo è stato costretto a tornare indietro e a rimanere in stallo per 20 minuti, cosa che ha fatto salire ulteriormente il livello di rabbia. Lo sfogo di questa situazione è avvenuto in via San Giorgio dove abbiamo trovato agenti della digos a sbarrarci la strada. Lì abbiamo deciso di forzare il blocco e ci siamo riusciti. Abbiamo proseguito e ci siamo fermati a fare degli interventi sotto il Palazzo Santini, sede del Consiglio Comunale. Arrivati poi all’inizio di via Santa Giustina l’abbiamo trovata sbarrata da agenti della polizia. Il nostro atteggiamento è stato quello di avanzare molto lentamente, senza esercitare pressioni eccessive sul cordone di agenti, i quali hanno risposto spingendo, tirando pugni e altri colpi. Una manifestante ha riportato un grosso livido all’altezza dello stomaco. Poi questa situazione di tensione, che comunque non è paragonabile a ciò che è avvenuto in altre città, si è conclusa con l’arrivo degli agenti in tenuta antisommossa: noi abbiamo deciso di retrocedere e finire il corteo in un altro luogo.
Mattia: riguardo alle polemiche che hanno occupato la stampa per giorni, c’è da dire che come al solito si cerca di trasformare una questione politica in una questione di ordine pubblico. Si è poi tentato, anche qui secondo i noti meccanismi, di dividere i “buoni” dai “cattivi”. Ma i soliti tranelli non sono riusciti. Nel corteo successivo, il 24 novembre, uno degli slogan era “i violenti da isolare siamo noi”, che sta a significare che nessuno è “il violento” e che tutti eravamo davanti al cordone di polizia e abbiamo subito quello che poi hanno voluto riversarci contro.
Marta: la versione di tutti i giornali era stata che un gruppo si era staccato dal corteo e aveva tentato la forzatura. In realtà è stato tutto il corteo, unito, a provare a riprendersi il diritto di libera circolazione per le strade cittadine.
Mattia: tant’è che il 24 era tutto il corteo a gridare “i violenti da isolare siamo noi”, magari anche chi il 17 non era nemmeno presente. Questa è stata la vera risposta a chi tra i media ha cercato di affossare il movimento col vecchio trucco dei buoni e dei cattivi.
Lucca Libera: prima della manifestazione del 24 novembre il Comune ha avanzato la proposta di interloquire con il movimento. Come avete valutato tale proposta?
Marta: intanto abbiamo notato che la richiesta è avvenuta soltanto in seguito a un fatto così eclatante per la città di Lucca come le tensioni del 17. Abbiamo così capito che solo con della maniere un po’ forzate si riesce ad avere un qualche riscontro da parte della giunta comunale o di qualcun altro. Altrimenti sarebbe passata come la solita manifestazione che non viene presa in alcuna considerazione. Da parte degli assessori abbiamo notato un interesse a collaborare, sia durante l’assemblea in piazza che dopo, in un incontro pubblico con l’assessore Vietina all’Agorà. Da qui è nata la proposta di un tavolo di confronto che comprende Comune, Provincia e Prefettura da una parte e studenti medi e pendolari dall’altra, tavolo che ha lo scopo di prendere in esame e cercare di risolvere alcune questioni poste dal movimento.
Lucca Libera: si è già tenuta una prima riunione di questo tavolo?
Mattia: sì, per il movimento c’era un portavoce degli studenti medi e uno dei pendolari e i temi affrontati sono stati quello dell’edilizia scolastica e quello del pendolarismo universitario. Pur essendo tutti un po’ scettici riguardo a questo genere di confronto, abbiamo deciso di andarci per sfruttare la possibilità di portare alcune delle istanze che promuoviamo anche in queste sedi istituzionali, luoghi che in genere non frequentiamo. Lì abbiamo sottolineato le nostre problematiche, soprattutto riguardo all’edilizia scolastica: abbiamo elencato gli istituti lucchesi che vivono situazioni davvero gravose. E siamo partiti proprio dalla scuola dove per anni ha insegnato il sindaco Tambellini, l’Agrario. Qui c’è un’intera area, dedicata ai disabili, che è completamente non agibile perché sta cadendo a pezzi. Altri problemi evidenziati riguardano mancanza di riscaldamento, infiltrazioni d’acqua ecc. Tutto questo è direttamente collegato con le politiche di austerity che vengono attuate dai governi e che rappresentano nell’insieme le tematiche che vengono portate avanti dal movimento: se i soldi non ci sono è perché vengono effettuati tagli a determinati settori della società, i flussi di denaro vengono indirizzati da altre parti, si pensi alle grandi opere come il Tav, ai cacciabombardieri, alle banche, alle scuole private. Davanti avevamo due assessori, uno con delega alle politiche giovanili e uno con delega all’edilizia scolastica, i cui partiti di appartenenza sono Sel e Rifondazione. Questi partiti a livello nazionale dovrebbero essere contro il governo Monti e le sue politiche di austerity; abbiamo sottolineato che a nostro avviso costituiva una contraddizione questa opposizione, a parole, a livello nazionale, quando a livello provinciale sostengono amministrazioni guidate da quelle stesse forze politiche che finora hanno consentito a Monti di governare. Loro mettevano l’accento sulla buona fede, erano ben consapevoli della situazione, anche rattristati da questo fatto. Sono comunque complici dal momento che non protestano e non si fanno portavoce dell’incazzatura a livello locale, fosse anche solo rispetto ai tagli fatti alle istituzioni territoriali da parte delle istituzioni che stanno più in alto.
Lucca Libera: avete intenzione di proseguire in questi incontri con le istituzioni?
Marta: per trattare i problemi dei pendolari e quelli relativi all’edilizia scolastica credo che meriti proseguire nel confronto. Anche perché sono problemi che riguardano direttamente le stesse istituzioni in prima persona e investono tutte le città. Hanno proposto di suggerire alla Regione l’apertura di un tavolo che affronti il problema e coinvolga anche altre città che hanno gli stessi problemi su pendolarismo e edilizia. Questo percorso può essere positivo, non mi aspetto però di poter affrontare altre questioni col Comune. Consideriamo poi che le stesse istituzioni locali hanno poche risorse, visto che i tagli avvengono a livello centrale, dall’alto in basso.
Mattia: loro hanno anche più volte ripetuto la volontà di formare una forza unica, formata da studenti, Provincia e Comune, per poi porre le istanze alla Regione con maggiore energia. Certo noi non siamo nella condizione poterci dire parte integrante di questa forza comune. Comunque registriamo da parte loro un’attenzione alle problematiche da noi avanzate e nonostante siamo un movimento che certo non predilige pratiche istituzionali, possiamo affermare che cose del genere non sarebbero potute avvenire con chi ha governato la città nei 15 anni precedenti. Forse questo aspetto ha fatto sì che non vi sia stato uno distacco netto fin da subito tra le parti. A Lucca c’è comunque una situazione nuova e il movimento vuol vedere come si evolve la situazione. Voglio tuttavia ribadire che noi rivendichiamo tutto quello che abbiamo fatto finora, non c’è nessun rimorso nell’aver ripetuto in Comune ciò che vogliamo e nell’aver occupato l’Agorà per sostenere le nostre istanze e conseguire una diretta e grande visibilità sui problemi degli spazi sociali con un atto determinato.
Lucca Libera: lungo il vostro percorso avete cercato di mettervi in contatto con altre realtà di movimento sul territorio?
Andrea: sul territorio lucchese siamo in contatto col collettivo dei pendolari Lucca-Pisa, col comitato Aria Pulita e con il Collettivo di Iniziativa Popolare di San Concordio. Come studenti medi stiamo allargando il campo attraverso una collaborazione con gli studenti pisani e, da qui, con altri collettivi attivi nel movimento pisano. Proprio oggi all’Agorà abbiamo indetto un’assemblea con realtà che si muovono sia sul territorio lucchese sia provenienti da Pisa, Viareggio, Livorno; realtà di spazi autogestiti e di mobilitazione studentesca.
Mattia: la lotta non deve essere settoriale proprio perché gli attacchi non sono settoriali.
Lucca Libera: osservando i cortei che hanno invaso Lucca negli ultimi mesi si notano negli striscioni, nelle bandiere, negli slogan e anche nella musica, certi legami con i movimenti del passato. Che tipo di rapporto sentite di avere con le lotte che si sono svolte, in alcuni casi decine di anni fa, nel nostro paese? Pensate che esista un filo conduttore che unisca movimenti a prima vista molto diversi?
Mattia: quello che è evidente, anche dal punto di vista storico, è il fatto che ciò che stanno smantellando e togliendo adesso è precisamente ciò che è stato rivendicato e in molti casi ottenuto da quei movimenti che hanno condotto la loro lotta negli anni passati. In questi decenni di neoliberismo, di attacchi al pubblico e allo stato sociale hanno strappato gran parte di quello che allora era stato ottenuto, con un’accelerazione impressionante in questi ultimi mesi di governo Monti che è direttamente legato agli altri governi della dittatura finanziaria europea.
Lucca Libera: come avete intenzione di proseguire la vostra mobilitazione?
Marta: dopo l’azione dell’Agorà, avremo naturalmente la necessità di confrontarci e prendere delle decisioni in assemblea. Certo abbiamo intenzione di continuare il movimento anche con l’anno nuovo, facendo vedere che i problemi continuano ad esserci e noi vogliamo continuare ad affrontarli per risolverli. La prospettiva dovrebbe essere quella di integrare varie problematiche in una lotta collettiva che coinvolga la stragrande maggioranza della cittadinanza, che magari è colpita in altri modi dalle politiche di austerità.
Lucca Libera: in questo quadro la funzione dello spazio sociale quale potrebbe essere?
Marta: sicuramente lo spazio non deve essere considerato un punto di arrivo, ma uno strumento in più per il movimento. Se riusciremo ad ottenerlo, dovremo essere capaci di sfruttarlo per continuare il movimento. Se non si comprende fino in fondo l’importanza e l’utilizzo da fare di un posto del genere, c’è il rischio che il movimento si blocchi una volta raggiunto tale obiettivo. Rinchiudersi all’interno per fare iniziative culturali, politiche o ricreative significherebbe perdere il ruolo che il movimento deve avere nel territorio, ovvero quello di creare mobilitazione tra i soggetti come è avvenuto per gli studenti in questi mesi. In sostanza lo spazio non è un posto in cui rinchiudersi, ma uno strumento per uscire all’esterno con maggior forza.
Mattia: i contenuti di uno spazio non vengono fuori dal nulla e non ci si pongono al momento in cui vi si entra, ma emergono dalle esigenze reali e da anni di tentativi di vari collettivi che vi sono stati a Lucca. Sono innumerevoli gli esempi di iniziative e progetti che non sono mai nati soprattutto per il problema dello spazio. Uno recente è costituito dal progetto dello skate park: ne esiste uno a Lucca, ma non è affatto ben costruito e sono stati utilizzati un sacco di soldi pubblici. Potrebbe essere fatto molto meglio e con meno risorse. A Livorno ne hanno fatto uno all’ex caserma occupata spendendo 3.000 euro, mentre quello di Lucca è costato qualcosa come 60.000 euro e il confronto tra gli impianti in termini di bellezza e fruibilità non si pone nemmeno.