Lucca Libera!

La città non si vende né si compra... si vive!

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  • ALTA TENSIONE NELL’OLTRESERCHIO

    Il progetto Terna di realizzare un nuovo tracciato per l’elettrodotto La Spezia-Acciaiolo e costruire una stazione di trasformazione nella cava di Balbano incontra la ferma opposizione degli abitanti dell’Oltreserchio. Dopo una prima assemblea a Santa Maria a Colle (8 aprile), in cui il Sindaco Tambellini è apparso spiazzato dalle accese proteste e sull’orlo di una crisi di nervi, il 14 aprile si è tenuto un Consiglio Comunale aperto a Nozzano. La multinazionale Terna e l’Amministrazione Comunale non sembrano voler recedere dai loro propositi: l’elettrodotto è ritenuto indispensabile e improcrastinabile. L’unica concessione è rappresentata da un’inchiesta pubblica che potrà apportare alcune modifiche al tracciato della linea. In gran parte degli interventi degli abitanti, sostenuti vivacemente dal pubblico in sala, si chiede però di mettere in discussione la realizzazione stessa del progetto.

    L’ennesima grande opera inutile sta per essere calata dall’alto, con il suo portato di devastazione, danni alla salute, costi enormi per la collettività. Il solito refrain della “pubblica necessità e utilità”, nonostante i consumi di energia elettrica siano in calo dal 2007, accompagna la marcia del coacervo di interessi pubblico-privati, ormai inscindibili nella loro voracità di appropriazione indebita delle risorse di tutti, alla ricerca di investimenti per il profitto di pochi a danno di molti. Alla sicumera dei tecnici Terna corrisponde la condiscendenza dei politici locali, i quali accettano supinamente i dati e le ragioni propinati da una multinazionale la cui principale, se non unica, mission è quella di tutelare i dividendi dei propri azionisti. In particolare, il Sindaco Tambellini, debole con la potente multinazionale monopolista partecipata dallo Stato, forte e supponente con i cittadini che dovrebbe rappresentare, ha già deciso (e non oggi) da che parte schierarsi: non si può discutere quanto il progetto sia veramente necessario e se risponda effettivamente ai bisogni della collettività, ma solo se spostare qualche traliccio un paio di metri più in là. Ad opporsi alle imposizioni dall’alto, ad esprimere dubbi argomentati nei confronti dei discorsini da dépliant della Terna, a fare vera politica, partecipata e dal basso, è rimasta solo la popolazione, che non pare avere nessuna intenzione di rassegnarsi e stare a guardare il proprio territorio divenire vittima sacrificale sull’altare delle logiche di mercato.

    In Documenti e varie (alla voce Elettrodotto Oltreserchio) è possibile ascoltare, divisa in sette parti, la registrazione dell’intero Consiglio comunale.

     


  • GIORNATA NAZIONALE NO TAV

    A Lucca, in piazza San Michele, presidio per la GIORNATA NAZIONALE DI MOBILITAZIONE E DI LOTTA OGNUNO NEL PROPRIO TERRITORIO lanciata dal movimento No Tav.

    Nel corso dell’iniziativa abbiamo intervistato Renato del gruppo “Amici della Val di Susa” e Luciano del movimento “Salviamo le Apuane”. Ecco cosa ci hanno detto.

     

    Lucca Libera: come e perché avete deciso di raccogliere l’appello di mobilitazione nazionale lanciato dal movimento No Tav?

    Renato: come gruppo di Lucca “Amici della Val di Susa” abbiamo organizzato lo scorso luglio una gita-incontro in Val di Susa per conoscere più da vicino la realtà e le motivazioni del movimento No Tav, visto che, chiaramente, attraverso i mezzi di comunicazione di massa passano tutt’altre notizie. Abbiamo poi invitato alcuni di loro a Lucca, per un’iniziativa tenutasi a Capannori nel mese di ottobre, affinché esponessero anche qui le loro motivazioni. Noi ci siamo trovati molto vicini alle loro proposte e a quelle della rete contro le Grandi Opere Inutili e a favore delle Piccole Opere Utili. Abbiamo tentato e tentiamo di essere vicini a loro in tutte le maniere possibili. Ora, nello specifico, si trattava di sostenere la raccolta fondi per le spese legali che ammontano a più di 220.000 euro e di essere solidali con gli arrestati e tutti gli indagati del movimento. Oggi a Lucca ci stiamo mobilitando, un po’ come in tutta Italia. E’ importante far vedere che loro non sono isolati, ma anzi dappertutto ci sono persone che sostengono le loro lotte e sono anche in grado di legarle ad altre lotte che ci sono nei territori, qui, in particolare, quella di “Salviamo le Apuane – Chiudiamo le cave”.

    Luciano: condivido le motivazioni espresse da Renato. Siamo rimasti colpiti, soprattutto, dalle persone che sono venute a trovarci a Lucca: i media ci propinano sempre la versione dei No Tav come dei facinorosi, delle persone esagitate. In realtà per la maggior parte si tratta di famiglie e abitanti della Val di Susa, assolutamente tranquilli, che vogliono solo avere la possibilità di dire la loro su ciò che avviene nel loro territorio. Ritengo che la quella lotta sia giusta e quindi, per ciò che possiamo, da sostenere. Quando sono venuti da noi, sono rimasti colpiti da quello che sta avvenendo sulle nostre montagne: non avevano mai visto una devastazione così grave, soprattutto nella zona di Carrara e di Massa. Negli ultimi anni l’escavazione del marmo ha avuto un’accelerazione enorme rispetto al passato. Con l’iniziativa di oggi abbiamo cercato di unire questi due temi, perché appartengono alla medesima volontà di salvaguardare il paesaggio e le persone che vivono nei territori interessati. Continue reading  Post ID 4562


  • CHIUDIAMO LE CAVE DI MARMO

    Il movimento Salviamo le Apuane lancia l’opzione zero: la chiusura di tutte le cave di marmo e la riconversione dell’economia apuana. In questa lunga intervista con Eros Tetti, realizzata il 9 febbraio durante il seminario tenutosi a Lucca, cerchiamo di approfondire la questione provando ad affrontarla da diverse angolazioni.

    Documenti e altre informazioni sono reperibili su salviamoleapuane.org

    Prossimi appuntamenti:

    - Sabato 22 febbraio ore 17.30: presidio in piazza S. Michele per la GIORNATA NAZIONALE DI MOBILITAZIONE E DI LOTTA OGNUNO NEL PROPRIO TERRITORIO lanciata dal movimento No Tav

    Domenica 2 marzo: SUI SENTIERI DELLA DISTRUZIONE, incontro e iniziativa a Campo Cecina, Alpi Apuane settentrionali

    Intanto, buona lettura!

    
    

    Lucca Libera: quando e come nasce il movimento Salviamo le Apuane? Da chi viene promosso inizialmente e quali sono le componenti aggregate nel tempo?

    Eros: Salviamo le Apuane, come movimento on-line, nasce nel 2009, su facebook. Dopo aver visto il video di Aberto Grossi “Cosa c’è sotto le nuvole”, decisi di provare a lanciare una richiesta di salvezza per questo territorio che ormai mi sembrava in ginocchio. Tutte le volte che ci andavo, infatti, vedevo la devastazione che aumentava a livelli mostruosi, avevo sotto gli occhi un disastro unico in Europa. I primi iscritti al gruppo on-line erano proprietari di cava che ci offendevano pesantemente; fortunatamente si sono poi aggregate altre persone e varie associazioni, tra cui “La pietra vivente”, “Italia Nostra”, iscritti al CAI ecc. Questa aggregazione ci ha portato al primo incontro, il 27 giugno 2010, in cui abbiamo steso il nostro documento portante, la “Carta delle Apuane”, che traccia le linee guida del nostro lavoro. Nel tempo si sono aggregate tante altre componenti. Salviamo le Apuane è un movimento fumoso, non ha una struttura e questo volutamente. Nell’attuale destrutturazione del sistema, qualunque forma istituita non funziona più, la destrutturazione è potentissima anche nelle varie associazioni, gruppi o partiti. Se avessimo fatto l’errore di strutturarci in qualche modo, probabilmente saremmo finiti a discutere dei problemi della cassa, del presidente, dello statuto…, invece di occuparci del problema reale. Non abbiamo problemi dal punto di vista legale, perché ci sono tante associazioni e cooperative al nostro interno e, ogni volta che serve, qualcuno provvede a permessi e richieste a nome di Salviamo le Apuane. Questa forma organizzativa ci dà modo di avere una struttura elastica che si muove nel tempo. Salviamo le Apuane è una situazione, un organismo vivente che si espande. Questa etereità ci permette di poter passare sotto le porte, di entrare nelle case della gente. Noi lavoriamo molto on-line, ma molto anche sul concreto. Abbiamo aziende agricole e tutta un’alternativa economica che stiamo costruendo: diciamo no a un tipo di economia e siamo favorevoli e pratichiamo un altro tipo di economia. Quello che diciamo non lo teorizziamo e basta, lo vogliamo praticare. Questo ci fa maturare anche dal punto di vista teorico, perché quando le cose si fanno, s’imparano sempre più cose. Il fatto di applicarci a riprendere il territorio, rigestirlo e riviverlo costituisce un elemento propulsore e ci consente di maturare costantemente la percezione del territorio e del paesaggio stessi, e soprattutto della nostra relazione con essi. Continue reading  Post ID 4529


  • Diritto all’abitare a Viareggio

    In vista della Giornata SFRATTI ZERO del 10 OTTOBRE, pubblichiamo un’intervista sulle lotte contro gli sfratti e sul diritto all’abitare a Viareggio.

     

    Lucca Libera: come e quando esplode la crisi abitativa a Viareggio?

    Samuele: a Viareggio negli ultimi tempi si è avuto un forte impoverimento di tutti quei soggetti, migranti o italiani, che fino a qualche anno fa lavoravano, avevano un tenore di vita medio e vivevano abbastanza tranquillamente in affitto. Nel momento in cui è entrato in crisi il mattone e, in particolare a Viareggio, anche la pesca e la cantieristica sono cadute in difficoltà, tali soggetti non hanno più avuto, dato lo smantellamento del welfare in Italia, alcun tipo di difesa né dal punto di vista sindacale né dal punto di vista istituzionale. Si sono così trovati, da un giorno all’altro, in morosità. Come si sa, dopo quattro o cinque mesi di morosità automaticamente comincia il processo giudiziario che porta allo sfratto. Questa sorte si è allargata a catena, non ha riguardato solo due o tre famiglie: è stata tutta una fascia medio-bassa ad entrare in crisi, e questo in una provincia abbastanza benestante come quella di Viareggio. Di qui la grossa contraddizione che è emersa nel nostro territorio.

    Lucca Libera: si tratta dunque di un processo avvenuto nel medio termine.

    Samuele: sì, è un processo che si è avviato qualche anno fa, ma noi solo aprendo lo Sportello Casa con l’Unione Inquilini e, poi, con la Brigata Antisfratto, ci siamo materialmente resi conto della situazione. Ma è certamente una dinamica iniziata con la crisi in atto ormai da quattro anni a questa parte.

    Lucca Libera: quando nasce lo Sportello?

    Samuele: lo Sportello Casa istituito dall’Unione Inquilini è nato un anno e mezzo fa, all’interno del percorso del circolo Caracol, dapprima legato a Rifondazione Comunista da cui è poi fuoriuscito. Lo Sportello dava semplicemente un sostegno legale e burocratico, ma a quel punto ci siamo resi conto che c’era bisogno di qualcosa che andasse al di là di questo, nel senso di un’opposizione concreta agli sfratti, di propaganda e di mobilitazione. Così lo sportello è diventato una vera e propria situazione di agitazione e di movimento.

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