:: ParmAntifa 2.0 ::

Switch to desktop

Lettera dal carcere di Terni

Riceviamo dalla Cassa Antirepressione delle Alpi Occidentali e diffondiamo:

Lettera dal carcere di Terni 

11/08/2013

Qui dal carcere di Terni scrivo questa lettera rivolgendomi a tutte quelle persone che hanno avuto una fitta corrispondenza con me, e io con loro. Mi riferisco a tutti quei compagni/e anarchici e anarchiche di varie città d’Italia: Napoli, Bologna, Torino, Roma, Como ( anche se con  quest’ultimi la corrispondenza è stata breve), Milano “Ampi Orizzonti”, i compagni di Rebeldies e quelli della Cassa anarchica di solidarietà anticarceraria di Latina. Con questa mia lettera rivolgo a loro un mio ringraziamento per essermi stati vicino con la loro solidarietà e ringrazio anche coloro che mi hanno scritto la prima volta. Vi porto comunque nel mio pensiero e nel mio cuore, in qualunque momento della mia giornata che trascorro in un ambiente che molti di voi vorrebbe distruggere. Alcuni di voi si domanderanno se questa lettera ha un significato di addio. Forse. Vorrei che non fosse così ma se lo fosse a me dispiacerebbe molto, per un solo motivo: per non aver fatto in tempo a conoscervi tutti, cosa a cui tenevo molto. So che siete tanti e tante compagni/e che ogni giorno combattete per molte cause e che giorno per giorno sapete di rischiare anni di galera, contro la quale lottate. Vorrei essere stato anch’io al vostro fianco ma non mi è permesso solo per il fatto che tra me e voi c’è un maledetto muro che ci separa ma l’unica cosa che il muro non può fermare è il mio essere un anarchico ribelle e il mio pensiero. Vi amo tutti/e perché siete come me, e proprio per questo vi dico non mollate perché vale la pena di lottare anche se poi i porci servitori dello stato ce la fanno pagare con anni di galera. Ora vorrei dire a tutti/e voi qual è lo scopo di questa.                                                                               

Nel giugno del ’97 ho scoperto di essere sieropositivo all’ospedale di Careggi a Firenze, da 16 anni mi sono curato a base di veri farmaci che prendevo tre volte al giorno come inizio della cura per la durata di due anni. Dal 2002 mi venne somministrato il Trizivir, un farmaco composto da tre principi attivi che serve a bloccare l’avanzamento del virus. Per me è diventato un salvavita da prendere per sempre, un farmaco, tra l’altro, che costa 500 euro. Essere HIV positivo non significa avere l’AIDS, se smettessi di prendere il farmaco e il valore dei CD4 scendessero sotto 200 la mia sieropositività potrebbe diventare AIDS. Fortunatamente il valore dei CD4 è 1200, più alti sono, meno pericolo di avanzamento del virus c’è. Oggi il problema come dicono i medici infettivologi che mi hanno curato e che continuano ad assistermi non è l’HIV che preoccupa ma un’altra patologia più pericolosa: HVC epatite cronica C di categoria 3. Per quest’infezione ho fatto tre volte l’interferone. La prima volta per sei mesi, poi per dieci ed infine per un anno, senza che questo portasse nessun miglioramento. Nell’unica ecografia che feci nel Maggio del 2012 mi è stata riscontrata una forte infezione ed inizio di epatite C. Mi è stato spiegato dai medici curanti che il nuovo farmaco per bloccare l’epatite C, per me che sono affetto dalla patologia dell’HIV, non può essermi somministrato, né possono farmi un trapianto di fegato perché comporterebbe gravi rischi di rigetto. Ma nemmeno posso fare a vita l’interferone, visto che comporta effetti collaterali: tentativi di suicidio, esaurimento nervoso, febbre, abbassamento di peso, etc… Per tutta la durata della cura devi essere sotto controllo medico e ciò non è successo nei seguenti carceri: Poggioreale e Carinola. Ad Ottobre devo iniziare per un anno l’interferone e spero di essere assistito attentamente dai medici del carcere di Terni.Qui a Terni le prime analisi che mi hanno fatto per l’HIV e per l’epatite HVC sono state Il 20 Luglio 2013, le prossime analisi non so quando le farò, forse fra tre mesi.                                    

Come ho detto sono una persona malata e le mie patologie sono riportate nelle mie cartelle cliniche. Nel 2008 il medico curante dove risiedo, a Lucca, fece una dichiarazione in cui dava la sua disponibilità ad accettarmi in detenzione ospedaliera, ma il tribunale di sorveglianza di Napoli rifiutò sostenendo che potevo essere curato nella struttura carceraria rigettando la mia domanda anche per i miei precedenti penali in quanto non avevo dato nessun segno di ravvedimento, cioè pentimento o dissociazione dalle mie ideologie. Da allora non chiesi più nulla se non la liberazione anticipata che non possono rifiutartela a meno che non prendi una denuncia. A Carinola nel 2010 dissero che avevano inviato un rapporto al D.A.P. di Roma chiedendo un mio ricovero in una struttura idonea per monitorare la mia situazione clinica. Ho dei dubbi che abbiano fatto questa richiesta, anche perché non è mai arrivata alcuna risposta, né positiva né negativa. Anzi avevano pensato di isolarmi dagli altri compagni come se avessi la peste, fortunatamente i compagni intervennero chiedendo che facessi il passeggio in comune e la socialità. Con l’isolamento sanitario pensavano di risolvere il problema senza ricorrere alla burocrazia.
Sono una persona ad alto rischio e dovrei essere monitorato quotidianamente a livello sanitario stando in un centro clinico o detenzione domiciliare per gravi motivi di salute, invece mi trovo in regime AS2 perché dal 2009 sono indagato dalla procura di Napoli per art. 280 bis comma 1,2,3 c.p. finalità di terrorismo ed eversione dell’ordine democratico dovuto da una chiamata di correità da parte di un detenuto non politicizzato: Gabidda Gianni/Giovanni, come preferisce farsi chiamare per comodità dai suoi amici della Digos di Padova. Questo è il motivo per cui mi trovo in regime AS2.

Bene amici/che, compagni/e confido in voi che dopo aver letto le mie missive ne discuterete tra di voi dell’intero contenuto se è meritevole di un’eventuale e attenta discussione. Non vi chiedo di assaltare il carcere perché so che non è fattibile, vi chiedo soltanto di seguire questo mio caso così drammatico a livello sanitario che dovrebbe avere la priorità assoluta su qualsiasi cosa che riguarda le condizioni carcerarie (la vita)! Tra due-tre mesi dovrei essere ricoverato all’ospedale di Terni perché mi devono asportare un tumore benigno il mese ed il giorno preciso non lo diranno per motivi di sicurezza. Vi chiedo in questo mio scritto, che spero non sia l’ultimo, se potete organizzare con altri compagni delle fermate sotto il carcere di Terni facendo dei volantinaggi con nome e cognome mio e pubblicando la mia lettera su internet però non voglio essere descritto come vittima del sistema, sono “anarchico rivoluzionario” per il sistema burocratico borghese e non una vittima del sistema giudiziario.
Vi abbraccio tutti/e sperando in un vostro riscontro.

Vostro compagno
Mauro Rossetti Busa

Per scrivergli:

Mauro Rossetti Busa

Via delle Campore 32

05100 Terni (AS2)

Last modified on

No Copyright - parmantifascista@autistici.org

Top Desktop version