La mattina del 4 settembre due ragazzi, uno appartenente al collettivo di Scienze Politiche di Milano ed un altro da sempre impegnato nelle lotte sociali,sono stati arrestati e trasferiti al carcere di San Vittore con l’accusa di lesioni gravissime e minacce, in riferimento ad una rissa avvenuta lo scorso Febbraio durante una festa organizzata all’interno dell’ Università.
Si tratta di due compagni da sempre attivi nelle lotte universitarie, al fianco dei lavoratori e contro ogni tipo di devastazione ambientale, oltre che nelle lotte che riguardano il carcere e la repressione. La causa scatenante dell’alterco è stato un manifesto affisso all’interno della Facoltà che un ragazzo stava imbrattando.
E’ bastata la sola motivazione della lite a trasformare l’episodio in un caso politico vero e proprio, generando un’immediata reazione di Gianluca Vago, rettore della Facoltà, che in un’intervista di oggi al Corriere ha annunciato di voler prendere misure drastiche nella gestione della “sicurezza” all’interno dell’Ateneo: installazione di tornelli agli ingressi, potenziamento ed aumento del numero di telecamere già presenti, assunzione di nuovi addetti alla sicurezza per pattugliare la facoltà. Risulta evidente dalle dichiarazioni del rettore la volontà di strumentalizzare l’episodio in cui sono coinvolti Lollo e Simo per legittimare l’utilizzo di nuove e sperimentali forme di controllo che renderebbero l’università un vero e proprio laboratorio di controllo sociale.
Per chi non se lo ricordasse stiamo parlando di un rettore divenuto famoso per aver richiesto lo scorso 7 maggio alla celere di entrare in Università e caricare centinaia di studenti fin nei corridoi e nelle aule, lì riuniti a seguito dello sgombero della Libreria Ex-Cuem occupata. Dopo essere stata occupata, la Ex-Cuem è divenuta subito punto di ritrovo per centinaia di studenti, in cui scambiarsi gratuitamente libri, discutere e studiare assieme, vivendo e partecipando in maniera realmente differente la vita universitaria.
Ebbene oggi il Rettore ha ribadito la propria volontà di assicurare una massiccia presenza di forze di polizia in università, richiedendo nuovamente cariche indiscriminate laddove ce ne fosse bisogno: il tutto con il pretesto di frenare la violenza all’interno dell’Ateneo. Ci stupisce l’estrema velocità con cui queste decisioni vengono prese, senza scomodarsi ad interpellare gli studenti e ignorando completamente le dure critiche giunte da più parti proprio al rettore a seguito dei fatti del maggio scorso, anche da docenti e addetti ai lavori in facoltà.
A stupire è anche la celerità con cui la “giustizia” italiana (solitamente lenta e complessa quando si tratta di giudicare padroni inadempienti, grandi industriali,speculatori e fascisti) si è mossa, dimostrando una particolare e non gradita attenzione verso le vicende giudiziarie dei compagni. A stupire è, soprattutto, l’attenzione e la celerità riservata a vicende che, anche quando non sono legate a reati più specificatamente politici, finiscono comunque per essere indagate e quasi automaticamente giudicate da Digos ed uffici preposti. Una diversagestione della giustizia e un episodio, quello che vede coinvolti Lollo e Simone, che palesa la messa in campo di una scientifica campagna mediatico/giudiziaria denigratoria e infame, utilizzata periodicamente per colpire la credibilità di chi si impegna nelle lotte sociali.
A tutto questo si è aggiunta una vera valanga di articoli infamanti che dipingono i due compagni come belve assetate di sangue, con particolare riferimento e attenzione alla loro attività politica, creando collegamenti capziosi e fuorvianti con le lotte all’università e in Val Susa fianco a fianco ai No Tav in cui Lollo e Simo sono sempre stati in prima linea.
Il ragionamento portato avanti dai maggiori quotidiani (Repubblica e Corriere in primis) è semplicemente grottesco, visto che si parte da una semplice rissa per criminalizzare in un colpo solo le tante lotte che hanno visto questi generosi compagni in prima fila: quella contro la costruzione della linea Tav in Val Susa, osteggiata dagli stessi abitanti della Valle e da tanti solidali, che sta vivendo in questo periodo un fortissimo attacco repressivo; quella per un’ istruzione ed un’università che siano di tutti, in forte controtendenza alle ultime riforme di ogni colore politico, che anno dopo anno stanno puntando allo smantellamento dell’istruzione pubblica, creando una sempre maggiore differenziazione tra chi può permettersi di studiare e chi è costretto a lavorare per sopravvivere e al tempo stesso stringendo un sempre più forte legame tra aziende ed Università, ormai incapaci di andare avanti con il solo sostegno dello Stato. Ma anche le lotte dei lavoratori hanno visto Simo e Lollo sempre attivi, al fianco di chi da un giorno all’altro, come ormai milioni di persone in tutto il Paese, vede calpestati i propri diritti basilari e subisce licenziamenti improvvisi, cassaintegrazioni e umiliazioni di ogni sorta.
Riteniamo, ed è lampante, che il momento in cui questo attacco è giunto non sia per niente casuale. E’ settembre: un nuovo anno di lotte sta per aprirsi, in risposta alla miseria in cui ogni giorno siamo costretti a vivere. Dopo l’ondata di licenziamenti estivi (spesso annunciati al rientro dei lavoratori dalle ferie) e con un nuovo anno di tagli, sacrifici e speculazioni alle porte era necessario dare un segnale forte per tentare di dividere ed isolare i compagni in un momento in cui le contraddizioni del sistema capitalistico che ci opprime quotidianamente si fanno sempre più evidenti. Questa strategia giuridico-repressiva utilizza diversi strumenti: il ricorso quando possibile a reati associativi, la pioggia di denunce che sta colpendo compagni attivi su tutti i fronti negli ultimi mesi, l’acuirsi dell’utilizzo della violenza nelle “zone calde” come la Val Susa, ormai completamente militarizzata, il controllo sociale espresso attraverso l’aumento delle telecamere e delle forze dell’ordine nelle città ed infine (ma non per importanza) il massiccio utilizzo strumentale dei mass media, sempre pronti a mistificare la realtà dei fatti e a dipingere i militanti come dei cultori della violenza fine a se stessa, nel tentativo duplice di sviare l’attenzione dalla devastante situazione economica e sociale che stiamo vivendo da un lato e di criminalizzazione le lotte e isolare i compagni dall’altro.
In questo senso va letto l’infame tentativo di creare una spaccatura all’interno del movimento, da parte dei giornali, i quali hanno inventato di sana pianta dissociazioni da parte di non meglio specificati militanti e collettivi dalla vicenda di Simo e Lollo, non supportati da alcuna prova, comunicato o altro. Non basta creare ad arte una differenziazione tra studenti buoni e cattivi: si arriva ad inventarsi dichiarazioni mai avvenute per distinguere anche bravi “attivisti” democratici dai compagni brutti e cattivi. Se da un lato ci rallegra l’infondatezza di queste accuse, dall’altro non si può non notare una mancanza di attenzione e solidarietà attiva da ampie parti di movimento, in tutta Italia, da troppo tempo a questa parte.
Gli attacchi ai compagni lavoratori, al movimento No Tav, alle singole e diverse esperienze e collettivi si fanno sempre più feroci: a questo bisogna rispondere con una compattezza senza pari, con la consapevolezza che, se la repressione affila le sue armi, noi non saremo da meno. Continuare le lotte quotidianamente è vitale, ma non basta: è arrivato il momento di esprimere pubblicamente la propria solidarietà contribuendo in maniera attiva a non lasciare soli i compagni colpiti, perché questo è l’intento del capitale in questa fase e la sola risposta da dare è l’unità attiva, indiscriminata e compatta.
Un anno di lotte ci attende: solo restando uniti potremo affrontarlo!
Non lasciamoli soli!
Una lettera, una cartolina, un telegramma, tutto può contribuire ad esprimere solidarietà e affetto ai nostri compagni in carcere.
Per scrivere a Lollo e Simo:
Minani Lorenzo Kalisa e Di Renzo Simone
Casa Circondariale di Milano San Vittore
Piazza Filangeri 2, 20123 Milano
“Il nemico avanza, noi arretriamo; il nemico si accampa, noi facciamo azioni di disturbo; il nemico è stanco, noi attacchiamo; Il nemico arretra, noi lo inseguiamo.”
- Mao Tse Tung