il babau è un mostro bianco per chi di vivere è ormai stanco il babau è un mostro nero finisci dritto al cimitero il babau è tutto rosso corri corri a più non posso il babau è tutto giallo tocca pure al maresciallo il babau è anche blu occhio il prossimo sei tu il babau è di tutti i color se lo incontri sicuro muori
 

Reati

Pubblicato il 29.01.2009 in home page, lessico || Nessun Commento

L’addomesticamento del senso comune e la colonizzazione dell’immaginario passano soprattutto  attraverso la ridefinizione di alcuni termini-chiave, come in pochi abbiamo cercato di mostrare, anni e anni prima che, con la forza del numeri, un’indagine di “Demos & Pi”, e dell’Osservatorio di Pavia “Media Research” riconducesse il senso di insicurezza diffuso all’azione di mercanti della paura (ministri, sceriffi, giornalisti), tanto che, “dopo le elezioni (…) i fatti di criminalità comune e l’immigrazione hanno perduto enfasi ed evidenza anche – forse soprattutto – perché non hanno trovato amplificatori politici e mediatici altrettanto recettivi del passato recente. “ (p. 3 del rapporto). Da una parte alcuni spiritosi sconfessano quanto hanno scritto fino all’altro ieri, dando a intendere che loro “ce lo sapevano già”, dall’altra qualche servo sprovveduto non ha compreso i contrordini, e continua nel suo sporco lavoro.

Sulla spinta di un editoriale sensato di Ilvo Diamanti – che avremmo voluto leggere molto tempo prima – assistiamo a conversioni frettolose, come quelle di Michele Serra, che denuncia il rapporto direttamente proporzionale tra ore di ascolto della TV e convinzioni razziste dei cittadini teleguidati: a lui il il cavo TV deve essersi  guastato solo di recente, e così ha smesso con la richiesta di divise da distruibuire nel territorio (20 aprile 2008).

Sul versante dei servi degli imprenditori della paura, si stenta a farsene una ragione. Più realisti del re, alcuni di essi probabilmente si apprestano a denunciare un complotto contro i vigili di Parma (chi ha introdotto nei loro PC la foto stile Abu-Ghraib di uno di loro che abbraccia Emmanuel dopo averlo pestato mostrandolo come un trofeo di caccia?): solo una tale evenienza spiegherebbe il silenzio dell’opposizione parlamentare su fatti così gravi.  Intanto, il “Quotidiano nazionale” riesuma un sondaggio svolto da “Cittalia” per l’Associazione dei comuni italiani non più “sull’insicurezza”, né sulla “percezione dell’ insicurezza”, ma sulla “percezione del senso di insicurezza”, quasi il gioco delle tre carte. La qualità del “sondaggio” (e di chi lo commissiona o lo usa) è compromessa dal fatto che, mentre una ricerca approfondita (della Demos) ribadisce che il senso di insicurezza è largamente indotto, “Cittalia”  indulge molto più a valle, producendosi in inediti ghiribizzi percettivi; e il “QN” tira dritto, e continua a rimestare sul “di che cosa abbiamo paura (prima di venire a sapere che c’è chi ci costruisce addosso queste paure)”. Ciò che rende la paginaparticolarmente ripugnante è il riquadro, in cui si illustrano “i reati che alimentano l’insicurezza” (la locuzione del quo tidiano non è presente nella ricerca pagata dai sindaci per sentirsi ribadire fantasmi del senso comune). Al secondo posto troviamo “l’immigrazione clandestina”,  al quarto  “tossicodipendenza e alcolismo” (tutti non-reati), al quinto “presenza di rom e sinti”. Chiamare reato la semplice presenza di rom e sinti è una mascalzonata, almeno finchè, nella ridefinizione dei reati, non la si vorrà introdurre come tale, magari al posto del falso in bilancio o di altri reati da colletti bianchi. ”Esisti? E’ un reato, ai sensi di una legge passata con l’astensione dell’opposizione e su cui è stata posta la fiducia”. Ma non siamo ancora a questo punto.

Essere giornalisti non sarà un reato, neppure con l’aggravante dell’aspirazione a diventare “bagasce d’alto bordo”, espressa dal neo-ex-direttore della “Nazione” (a quando in Parlamento con il radiato Renato Farina?); e bisogna ringraziare i pochi tra loro che hanno cominciato a mettere al bando il termine odioso “clandestino”. Ma altri fanno paura, e giustificano una battuta, indirizzata a un  giornalista da Jessica Lange in “Frances”: “Lei dev’essere ridotto molto male, per fare questo mestiere”.

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