il babau è un mostro bianco
per chi di vivere è ormai stanco
il babau è un mostro nero
finisci dritto al cimitero
il babau è tutto rosso
corri corri a più non posso
il babau è tutto giallo
tocca pure al maresciallo
il babau è anche blu
occhio il prossimo sei tu
il babau è di tutti i color
se lo incontri sicuro muori
Vi segnaliamo un intervento di Luca Ricolfi, sulla Stampa del 21 febbraio. Lo riproduciamo in appendice, limitandoci qui a indicarne alcuni passaggi particolarmente arditi.
1.Si noterà come Ricolfi, così attento alle mille variabili quando si trattava di studiare il comportamento degli adolescenti a Torino negli anni ’80, o i comportamenti elettorali più di recente, per “spiegare” all’inclito e colto pubblico della Stampa l’andamento della criminalità si limita a una spiegazione monocausale: nel 2007 le persone liberate con l’indulto devono essersi macchiate di ogni sorta di reato, e nel 2008, essendo costoro stati “riacciuffati” dalla polizia, i reati sono di nuovo in calo. Che l’aumento e poi la diminuzione degli omicidi o delle truffe telematiche vadano spiegati in questo modo ci sembra il segno di un accecamento ideologico di rara gravità. Tale è lo stile argomentativo dell’articolo di Ricolfi.
Lanzichenecchi – 22 febbraio 2009 di Giuseppe Faso
Prologo
Nonostante le arie signorili e l’abito firmato (o proprio per questo, direbbe Proust, che di signorilità si intendeva), Corrado Augias è uno di bocca buona, e di maschio e rude parlare. Alcune sue prestazioni, in questo campo, sono memorabili, e in molti le proponiamo nelle analisi e nelle esercitazioni sulla performatività del razzismo perbene.
L’addomesticamento del senso comune e la colonizzazione dell’immaginario passano soprattutto attraverso la ridefinizione di alcuni termini-chiave, come in pochi abbiamo cercato di mostrare, anni e anni prima che, con la forza del numeri, un’indagine di “Demos & Pi”, e dell’Osservatorio di Pavia “Media Research” riconducesse il senso di insicurezza diffuso all’azione di mercanti della paura (ministri, sceriffi, giornalisti), tanto che, “dopo le elezioni (…) i fatti di criminalità comune e l’immigrazione hanno perduto enfasi ed evidenza anche – forse soprattutto – perché non hanno trovato amplificatori politici e mediatici altrettanto recettivi del passato recente. “ (p. 3 del rapporto). Da una parte alcuni spiritosi sconfessano quanto hanno scritto fino all’altro ieri, dando a intendere che loro “ce lo sapevano già”, dall’altra qualche servo sprovveduto non ha compreso i contrordini, e continua nel suo sporco lavoro. Leggi il resto
La ragazza si ferma un attimo, in difficoltà. Il compito che si è assunta è più impegnativo del previsto: raccontare un ccrtometraggio di sessant’anni fa, che è stato mostrato alla classe, e bloccato due minuti prima dalla fine dall’insegnante: una strana storia di una vecchietta che perde il treno, prende un’insalata al self-service e poi si accorge che non ha la forchetta.
“Prende la forchetta, ritorna al suo tavolo, e là, davanti all’insalata, vede un uno di colore..”
“Di colore? di che colore?” la interrompe l’insegnante.
“Di colore !” Fa lei. Ma l’altro: “Che cosa intendi quando dici ‘di colore’?”.
“Nero ! vede uno di colore che mangia con gusto la sua insalata, e”
“Ah, uno nero di pelle… E perché hai detto ‘di colore’?”
“Dico così perché si offendono”
“Chi? chi si offende?”
“Loro!”
“Loro chi? quelli di pelle nera?”
“Si, se li chiamo neri si offendono. Allora dico ‘di colore’; c’è questo vecchio di colore davanti all’insalata, e”
“Non capisco, scusami: ti è successo di dire ‘nero? a una persona che se ne è offesa?”
“Certo!”
“E allora l’hai chiamata di colore e non si è offesa? E quando ti è successo?”
“Non una volta: sempre”
“Fammi capire. Tu hai tanti amici neri di pelle, e”
“No, non amici: conoscenti”
“Si, scusa: conoscenti. Tu conosci tante persone nere di pelle, e ogni volta che li hai chiamati neri, loro si sono offesi. Se invece li chiami ‘di colore’ non si offendono?”
“E’ così!”
“Mi sapresti dire una volta che è successo, con il nome e il cognome della persona che ha preferito essere chiamata ‘di colore’?”
“Ma è successo tante volte”
“Appunto per questo, ti chiedo dettagli su una sola volta. Non ho bisogno per crederti di cento testimoni. Basta che tu mi dica, che so “Una ragazza, si chiama Aicha Mbacke, senegalese, eravamo a basket..”
“Non gioco a basket, ma a pallavolo”
“Bene: questa Aicha, eravamo a pallavolo, ed è successo che le ho detto: Ma voi neri.. E lei mi ha detto: “non mi dire nera; mi offendo!”
“E allora tu le hai detto: Voi di colore.. e a lei è andato bene”
“Ma non ricordo, in questo minuto; un episodio. So solo che succede sempre..”
“Sì, hai ragione. E allora non ti chiedo di raccontarmelo per il passato. Facciamo così. Visto che succede sempre, ti capiterà ancora. E allora tu mi manderai un SMS, mi scrivi, per esempio, ‘Amadou Sene, alla stazione, cinque minuti fa?. E io capisco, e me lo segno”
“Perché deve segnarselo?”
“Perché a me non è mai accaduto, ed è un fatto che ritengo improbabile, per cui vale la pena di segnarselo, ora, data, e poi verrò da te e mi racconterai per filo e per segno come è successo”.
Paura del buio!? Quante facce ha il babau ?
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