Contro l’alternanza lotta ad oltranza

A partire dal 2015 la scure dell’alternanza scuola-lavoro (ASL)  si è riversata su tutti gli indirizzi delle superiori. Ad introdurla un provvedimento inviso a docenti, personale ATA e studenti: la Buona Scuola (legge 107/2015).

Si tratta di un percorso che non è un tirocinio o stage in quanto obbligatorio e che si svincola dall’apprendistato perché non classificato come lavoro: eppure di lavoro si tratta, rivolto al triennio finale del percorso scolastico e per ben 400 ore negli istituti tecnici e professionali e 200 ore nei licei. Lo sanno bene le imprese come ad esempio Randstad e Fico Eataly World (parco agroalimentare), protagoniste di  una “collaborazione ASL” con 200 scuole e 20 mila studenti che  lavoreranno gratis per un totale di 300 mila ore col risultato di  un guadagno di 3 milioni di euro a loro favore. E forse una stretta di mano per gli studenti.

Non è solo questo a penalizzare gli studenti. Il monte ore è tale che spesso è necessario svolgere l’ASL in orari extra-scolastici o in periodi di vacanza ed il mancato adempimento diventa un danno per lo studente. L’ASL è definita “parte integrante del curricolo dello studente” e “oggetto di verifica e valutazione da parte del consiglio di classe, con una ricaduta sulla valutazione finale dello studente”. E’ semplice capire che l’alternanza scuola-lavoro diviene quindi uno strumento nelle mani delle aziende per avere manodopera ubbidiente e a costo zero da adibire a compiti, spesso e volentieri, di bassa manovalanza. E crea scenari che fanno rabbrividire, come il caso delle studentesse molestate a Monza dall’ imprenditore padrone di un centro estetico. Semplice soggiogare le studentesse: spetta all’ impresa fornire una valutazione sul lavoro svolto e preparare la certificazione che consente la promozione.

L’ ASL penalizza fortemente i ceti meno abbienti: non solo non viene pensato alcun contributo nei confronti degli studenti che lavorano ma ricadono su di essi anche i costi accessori come quello dei trasporti per raggiungere le sedi delle aziende o quello delle mense.

Incredibilmente l’ASL si svolge anche fuori da ogni tutela: anche in questo caso non mancano i fatti di cronaca come il caso dello studente spezzino rimasto schiacciato sotto un carrello elevatore nell’azienda di motori nautici presso cui stava svolgendo l’alternanza.  A fronte del lavoro richiesto le aziende non si preoccupano nemmeno di individuare figure che seguano gli studenti!

E’ arrivato il momento di chiedere il conto al Ministero dell’Istruzione, partendo dal rispetto dei diritti degli studenti in ogni ambito di applicazione. Non è più possibile tacere davanti alle prevaricazioni come quelle dell’incontro presso Assolombarda che  ha visto gli studenti in protesta contro l’alternanza e l’ assessore Aprea manganellati per ridurli all’obbedienza.

Le motivazioni per protestare non mancano. La scuola è un settore che ha subito tagli sempre più drastici per quanto concerne personale, risorse e materiali: come può la Fedeli parlare tanto di innovazione? Che senso ha ridurre gli anni di liceo quando la prospettiva è il precariato?

Il percorso scolastico deve essere seriamente ripensato.

Per questo ci dichiariamo contrari all’alternanza scuola-lavoro, critichiamo quei sindacati come la CGIL che l’avallano senza richiedere la tutela dei diritti degli studenti in qualità di lavoratori, una retribuzione oraria, l’eliminazione dell’obbligatorietà, la gratuita dei trasporti, delle mense e dei materiali (testi e dispositivi individuali).

Sappiamo che perché ciò avvenga è necessario riprendere la lotta istituto per istituto, creare collettivi, riprendere il dibattito che da troppo tempo è statico e rispondere colpo su colpo a questo governo: la Buona Scuola, il Jobs Act, la Minniti-Orlando devono essere rispedite al mittente.

Se questa è la migliore versione del futuro pensato per le future generazioni è legittimo riorganizzarsi perché non si realizzi: un’alternativa, quella sì, diventa obbligatoria.

Organizzati e lotta con noi!

CortoMilano chiamaci al: 334 70 76 102

Oppure scrivici a cortocircuitomilano@gmail.com

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