Marocco. Il Rif di mare e di montagna si ribella allo Stato

Dallo scorso ottobre la regione settentrionale – impoverita e costretta a sopravvivere di pesca e hashish – è in piazza per chiedere giustizia sociale e lavoro. Negli ultimi giorni 70 arresti, tra loro il leader del movimento popolare. E il resto del paese segue a ruota

Una delle proteste per la morte di Fikri a al-Hoceina (REUTERS/Stringer)

Una delle proteste per la morte di Fikri a al-Hoceina (REUTERS/Stringer)

Per tutti gli altri l’accusa, fa sapere il procuratore della città di al-Hoceima, è “minaccia alla sicurezza dello Stato”. Ma non solo: le autorità marocchine imputano ai manifestanti di aver ricevuto denaro dall’estero e di portare avanti “attività di propaganda”.

Venerdì sera erano 56mila a gridare “Siamo tutti Zefzafi” e “Basta militarizzazione”, e di nuovo migliaia nelle sere successive. E pian piano la protesta si allarga: da al-Hoceima a Nador e Tangeri fino a Casablanca, Marrakesh e la capitale Rabat. Perché se Rif ha una lunga storia di tensioni con il governo centrale, lunga più di un secolo e segnata da lunghe sollevazioni e conseguenti brutali militarizzazioni, è tutto il Marocco ad essere investito da difficili condizioni di vita, da un’economia che arranca: il 25,5% dei giovani non hanno un impiego, di infrastrutture non ne sorgono se non a favore dei nuovi settori dell’elettronica e dell’aeronautica che arricchiscono le élite economiche.

Non a caso, anche allora, quando Fikri morì, le principali città marocchine riempirono le piazza contro l’abuso delle autorità e le umiliziani subite dai lavoratori. Soprattutto in una regione costiera come Rif dove si vive di pesca, in assenza di altre opportunità lavorative, ma dove il grosso della produzione è mangiato dalle grandi compagnie europee che esportano il pesce marocchino ma allo stesso tempo producono così tanto da far impennare i prezzi locali.

A ciò si aggiungerebbe, dicono fonti locali, la minaccia delle autorità marocchine di distruggere migliaia di ettari di piantagioni di marijuana e di kif, ricavata dalla canapa. Le montagne del Rif, alte fino a duemila metri, sono tra le principali produttrici di hashish al mondo (il 40% della produzione mondiale, dicono le stime), un settore che dà lavoro a 800mila persone. Ora Rabat prova a sdaricarlo: se la produzione è stata legale fino al 1974, un regio decreto l’ha poi bandita, aprendo a campagne di arresti, migliaia. Ma è una delle fonti di sussistenza della popolazione delle montagne, marginalizzata da sempre. Nena News

Chiara Cruciati è su Twitter: @ChiaraCruciati

da http://nena-news.it/

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