San Precario versus Boeri, Onida, Sacerdoti e Pisapia

ATTENZIONE QUESTA NON E’ UN’ ESERCITAZIONE !       (spot)
Lavoro questo sconosciuto. Potrebbe essere titolato così il capitolo relativo alla prima delle preoccupazioni dei milanesi, nel libro delle promesse dei 4 candidati alle primarie del centrosinistra il prossimo 14 novembre. A fare un po’ di chiarezza in mezzo al fumo, ci penserà un incontro aperto alle realtà cittadine che agiscono nel mondo del lavoro, con un incontro il 2 novembre alla casa della Cultura, in un sotterraneo di via Borgogna, zona San Babila.
I programmi di Boeri, Onida, Sacerdoti e Pisapia fanno generici riferimenti ai diritti del lavoro, promettono la solfa sempre presente della ‘lotta al precariato’ declinata in salse più o meno piccanti, ma di propositivo c’è ben poco.
Così come di idee innovative sul tema della instabilità di reddito, indispensabili per chi si candida a guidare la città-motore dell’economia e della finanza italiana.
Eppure ci sarebbe molto da fare e da creare in un’area metropolitana dove 7 nuove assunzioni su 10 sono ‘atipiche’ secondo i dati dell’Osservatorio Lavoro della Provincia di Milano. Migliaia di milanesi sono privi di qualsiasi ammortizzatore sociale in caso di interruzione del contratto, della commessa, di non pagamento delle prestazioni. Tradotto: se restano senza lavoro ciccia. Per loro non esiste un sussidio, la disoccupazione o un assegno di sostentamento. Manca, nel panorama politico milanese, l’ormai ineludibile proposta di un ‘Reddito Precario o di un ‘Welfare Metropolitano’ che dir si voglia. Provateci voi, se riuscite, a rimanere senza un euro dal giorno alla notte a Milano. Un incubo che tormenta le notti di molti.

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TRIBONIANO: UNA PARTITA APERTA

«L’Italia chiude la porta ai rom» («Italy closes the door on Gypsies»), questo il titolo del reportage pubblicato sul Washington Post una decina di giorni fa dopo che una troupe di giornalisti del quotidiano americano si era fatta un giro nel campo rom di via Triboniano. Ma che sta succedendo? Andiamo con ordine.
Nel campo abitano circa 600 persone: tutte avevano sottoscritto il cosiddetto “Patto di legalità e socialità” imposto dal Comune di Milano nel gennaio del 2007 dopo l’incendio di un piccolo campo rom di Opera (do you remember??) da parte di un gruppo di cittadini aizzati da un consigliere leghista (che l’anno seguente diviene sindaco..). Questo patto prevedeva regole rigidissime per gli abitanti del campo ed era stato sponsorizzato dalla Casa della Carità di don Colmegna.  Nel marzo del 2008 Milano si aggiudica l’Expo 2015 e la partita cambia: il Prefetto Lombardi viene nominato Commissario straordinario all’emergenza rom dal neoministro degli Interni Maroni che inoltre stanzia 13 milioni di euro per “ripulire” Milano (Sarkozy ha preso lezioni in Italia). L’obiettivo è ben sintetizzato dal vicesceriffo: nessun campo rom a Milano. Lo stesso losco figuro aveva dichiarato nella già citata intervista al Washington Post: “Sono europei con la pelle scura, non europei come me e te”.
Così il campo regolare di via Triboniano deve essere sgomberato (stesso rischio per la Cascina Torchiera che dista qualche centinaio di metri) per far posto alle speculazioni immobiliari in vista dell’Expo.

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Ma la cgil ci è o ci fa?

Piccola premessa. Questo è l’ennesimo scritto di Pietro Ancona che 0spitiamo. Le sue osservazioni ci sembrano molto pregnanti e spiegano con chiarezza le relazioni che intercorrono fra il maggiore (e peggiore) partito di opposizione, il Pd, e il maggiore sindacato italiano, la Cgil. Con altettanta chiarezza sono esplicitati i rapporti (di forza) fra quest’ultima e la Fiom. Bisogna discernere per capire ed è necessario comprendere per scegliere. Noi abbiamo scelto un punto di vista “precario” (certo, siamo precari/e…) e pensiamo che se non si crea conflitto nei luoghi (e nelle generazioni) ove la precarietà è nata e si è diffusa ogni risposta sarà parziale e farà il gioco di questa o quell’altra organizzazione. Altro che interesse generale!  Un conflitto nuovo, radicale, giovane ed incisivo è cosa buona, giusta, ma soprattutto possibile. Ciò che accade nella metropoli milanese lo dimostra…

IL PATRIOTTISMO DI MENO DIRITTI E BASSI SALARI.
di Pietro Ancona, ex sindacalista cgil

Si lascia fare a governo e padronato tutto quello che vogliono. Senza reagire nei tempi e nei modi che renderebbero utile e produttiva l’azione. Sembra che i sindacati italiani, come diceva qualcuno in tv, siano prigionieri degli interessi imprenditoriali e debbano fare necessariamente cose che ne consentano la realizzazione degli obiettivi.

Formazione fuffa: a Milano pagano i precari


Da lì vengono gestiti i finanziamenti e gli accreditamenti per la 'Formazione'


La crisi economica che sta colpendo Milanocity non è sempre una tragedia. C’è chi, nell’ombra, zitto zitto si frega le mani. Anche ora, mentre aumentano i disoccupati e la precarietà azzanna ormai la maggioranza dei cittadini del milanese.

I fondi degli enti

Sono gli ‘Enti di Formazione’ una realtà poco conosciuta che si divide una fetta da ben 45,8 milioni di euro nella sola Lombardia. Fondi europei, comunali, provinciali, regionali finiscono nei loro progetti/associazioni/società/consorzi che come denunciato dall’ultimo rapporto Isfol: ‘Creano una sovrastruttura sganciata dalle esigenze reali del mercato del lavoro’. Non stiamo parlando di corsi per disabili o per minori in difficoltà ma di formazione per la maggioranza di inoccupati, disoccupati e precari di Milano.

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eXgae: contro la Siae e per la cultura libera in Spagna

La Sgae o Sociedad General de Autores y Editores è l’equivalente spagnolo della Siae, la Società Italiana Autori ed Editori. Mentre eXgae, come dice il nome, è un gruppo basato a Barcellona che lotta contro l’entità che gestisce i diritti d’autore e ne chiede la chiusura o quantomeno una riforma radicale. eXgae è uno degli esperimenti più avanzati del fronte per la liberazione della produzione culturale dai lacci imposti dal copyright, che sostiene le grandi aziende e i dinosauri della cultura a spese di artisti emergenti, circolazione dei saperi e alla faccia delle trasformazioni causate dall’avvento di Internet.

Poche settimane fa la Sgae ha fatto pervenire a eXgae una lettera in cui intimava di non usare più il nome (che richiama troppo da vicino quello di Sgae) e di cessare le sue attività. Il copyright usato per soffocare la libertà di espressione. Simona Levi vive a Barcellona ed è una delle principali animatrici di eXgae. Le abbiamo chiesto di spiegarci cosa fa eXgae, quali saranno le conseguenze di un’eventuale causa contro di loro, e cosa accadra se e quando (perlomeno in Spagna) vivremo in un mondo ex-Sgae.

Quando è nata eXgae e da chi è formata?
eXgae è nata nel 2008 e ha una struttura completamente rizomatica: non c’è un inizio o una fine. C’è invece un nucleo di affinità, un gruppo di persone a Barcellona che però lavora costantemente in rete con altri gruppi e singoli. Abbiamo reti molto grandi sia a Madrid che in generale in Spagna. Barcellona rappresenta solo il 25% di eXgae. La rete è formata sia da artisti che da hacker, professori, persone che hanno negozi di informatica, e gestori di spazi culturali che pagano canoni per la diffusione di musica. Per questo abbiamo i piedi per terra, dobbiamo rispondere a bisogni reali di chi fa cultura, suona, scrive o semplicemente vuole trasmettere musica nel suo bar e non vuole più sottostare alle gabelle della Sgae.

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