Bergamo – Non trova pace l’autostrada della discordia. Il tracciato nuovo di pacca a meno di due anni dall’inaugurazione vive una nuova stagione delle polemiche, confermando in toto le preoccupazioni dei comitati e del movimento contro le grandi opere. La Brebemi era stata inaugurata dal premier in persona, che la descriveva come “ una grande opera di eccellenza realizzata nei tempi previsti, che tiene conto dell’impatto ambientale, delle richieste dei territori e fatta con soldi privati”. A distanza di anni, Renzi viene smentito su tutti i temi toccati in sede di inaugurazione: l’opera è infatti costata uno sproposito rispetto ai preventivi, con soldi pubblici e nel sottosuolo del tracciato sono stati interrati rifiuti speciali.
Come se ciò non bastasse, è notizia di pochi giorni fa che sia il comune di Milano, la provincia di Bergamo ed il comune di Brescia hanno deciso di uscire dagli asset proprietari della nuova autostrada: un calvario senza fine. Le Grandi Opere e la narrazione di esse -tanto presenti nel renziano lessico- non sono di per sè utili per l’impatto strategico o perchè funzionali al territorio nel quale vengono calate, ma l’utilità è la stessa costruzione: grandi gruppi bancari e il project financing, detassazione degli utili, stipendi a sei zeri, il tutto mixato da una buona dose di malaffare legato all’interramento dei riufiuti.
Quella a cui si assiste ora è la fuga a perdifiato dei soci dall’autostrada: il passivo ammonta a 68,9 milioni. Anche Intesa San Paolo, che ha il 42,4% di Autostrade Lombarde, punta a cedere la partecipazione entro il 2017 e nell’ultimo bilancio l’ha svalutata di 36 milioni. Tale comportamento, da parte soprattutto dell’istituto di credito, denota una grave incapacità di previsione strategica delle opere che finanziano-ben remunerati da soldi pubblici mediante lo strumento del project financing- . Oppure, che una Grande Opera sia il fine ultimo della stessa opera: un’autostrada di qua, un traforo di là, una variante autostradale a chiudere la partita del capitalismo italiano. L’importante è movimentare capitali, qualsiasi sia l’inutilità conclamata.
In tutto questo si registra l’inefficienza dell’amministratore pubblico, incapace di agire, intontito dalla sua stessa necessità di giustificare la sua nomina al popolo che lo ha eletto, ma raggirato dal suo stesso partito. E’ il caso di Matteo Rossi, che qualche giorno fa ha dichiarato: “Per noi aveva senso esserci nella fase di start-up, ma ora l’opera deve sostenersi da sé”. Qualcuno lo avvisi che egli cura gli interessi dei cittadini della Provincia Bergamasca e perciò non dovrebbe avere a cuore di creare delle start-up da poi regalare ai privati, bensi le comunità del territorio.
Lo stesso Rossi appare ancor più frastornato: ““Dobbiamo vendere le partecipazioni non strategiche, ma il bando è andato deserto”– “Da un punto di vista tecnico siamo obbligati a dismettere (dalla spendig review di Renzi) le partecipazioni che consideriamo non strategiche“,spiega il presidente della provincia . E continua: “La Legge di stabilità ci imponeva di mettere a bando le quote per l’alienazione. Noi, come altri enti, lo abbiamo fatto. Purtroppo il bando è andato deserto. Quindi abbiamo proceduto richiedendo alla società di farsene carico, come previsto dalla normativa”. Autostrade Lombarde, come si legge nella relazione allegata all’ultimo bilancio, ha negato la liquidazione in denaro delle partecipazioni e la questione è finita al centro di una vertenza: “Non vogliono liquidarci – spiega Rossi – ma noi non ci riteniamo più soci, non andiamo più alle assemblee. A ottobre ci saranno i primi pronunciamenti, ma la legge lascia poco spazio all’immaginazione”.
Un’autostrada deserta ed un deserto di idee per chi amministra il territorio lombardo e bergamasco, in attesa della prossima Grande Opera di accertata utilità pubblica. Cosi come dichiarerà il premier Renzi.