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- = FREE CAMENISCH = - iniziative&news
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CADS Monday, May. 10, 2004 at 6:25 PM |
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Aggiornamento sulle iniziative di solidarietà per Marco. Info sulla situazione dei manifestanti arrestati. Aggiornamenti da Zurigo
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MANIFESTAZIONE INTERNAZIONALE PER LA LIBERTA' DI MARCO
CAMENISCH E CONTRO LA REPRESSIONE - Zurigo 10/19 maggio
10 MAGGIO 2004 - Zurigo.
Si è aperto il processo contro Marco
Camenisch.
Per volere della magistrato Claudia Wiederkehr, figlia del fu dirigente di una multinazionale che subì un sabotaggio da parte di Marco, tutti i processi tenuti in passato contro Camenisch verranno nuovamente celebrati.
Il primo, che si è aperto appunto questa mattina alle 9.15 con una dichiarazione di Marco, è il rifacimento del processo di Coira (1981).
[>>] .. prosegue ..
[>>] programma delle udienze
:: PRESIDIO DI SOLIDARIETA' PER MARCO "MARTINO" CAMENISH
Lunedì 10/05/04 h:8.30 presso il tribunale (Obergericht - Alta Corte) di Zurigo (Hirschengraben 13)
__________________________________
La solidarietà è un arma.
Libertà per Marco Camenisch,
liberta' per Andy,
libertà per tutti i detenuti politici.
>>
Repressione e arresti per chi ha voluto manifestare la propria solidarietà a Marco Camenisch.
:: LAST INFOS [udienze] [manifestazioni] [arrestati]
FINALMENTE LIBERI Giulio e Michele. Stanno bene. Andy (cittadina svizzera) rimane in carcere e continua la sua protesta con lo sciopero della fame.
Non desistere dalla mobilitazione!
:: Mobilitazioni e iniziative di solidarietà:
11 maggio >> Milano >> Presidio in p.zza Cavour ore 18.00 [1], [2]
precedenti [>>]
:: Ultime Comunicazioni da Zurigo:
10/05/04 [2] [1]
09/05/04 [3]
[2]
[1]
08/05/04 [2] [1]
:: [Indy Svizzera]
|| si auspicano altre iniziative di solidarietà ||
>> Rassegna
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Dichirazione di Marco Camenisch alla Corte di Assise
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ker.Null Monday, May. 10, 2004 at 7:02 PM |
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Dichirazione di Marco Camenisch alla Corte di Assise freeallprisoners, 10.05.2004 18:44 Zurigo, 10/5/2004
DICHIARAZIONE al TRIBUNALE D'ASSISE ZURIGO 10/5/2004
Davanti alla giustizia di classe oligarchica nel processo del 1991 a Coira fu presentata una lunga dichiarazione. Questa e tante altre dichiarazioni, prese di posizione e scritti di un periodo di ormai quasi 25 anni si possono in gran parte reperire su Internet anche in varie lingue. Inoltre esistono molti dizionari. per cui ci si limita a chiedere di deporre agli atti questa dichiarazione.
Dopo questa dichiarazione le cose sono molto cambiate, ma non in modo fondamentale.
La mia identità personale e politica si è rafforzata ed è diventata più chiara. Sono parte solidale della resistenza contro le centrali nucleari, della resistenza sociale ed ambientale e della lotta rivoluzionaria di liberazione sociale contro il dominio di classe e contro lo sfruttamento dell'uomo e della natura. Più chiara e determinata è la mia identità come anarchico rivoluzionario, insorto, antipatriarcale, radicalmente anticivilizzazione e verde. Come tale, sono solidale con la lotta rivoluzionaria di liberazione dei popoli ed in questo quadro generale più specificamente con le lotte sia dei popoli cosiddetti indigeni della Terra per la libertà, l'autodeterminazione, l'identità, la dignità, la terra e il territorio, sia con i contenuti, la prassi e gli obiettivi dell'ELF-ALF e delle altre espressioni della lotta di liberazione antipatriarcale, antiautoritaria e radicalmente anticivilizzatoria. Con ELF-ALF qui si intende Earth Liberation Front-Animal Liberation Front.
Pesantissimi sono invece i salti di qualità e l'espansione della distruzione delle società, dell'ambiente naturale e della guerra imperialista degli Stati e del capitale, che sono sempre più sfacciatamente d'estrema destra, patriarcali, razzisti, tecnologici e totalitari a ogni livello. La guerra di conquista, di sfruttamento e di distruzione ormai millenaria portata avanti dai padroni di turno è sempre più estesa, micidiale e finale. Altrettanto è ovviamente aumentata la drammatica necessità della continuità e della diffusione della lotta di liberazione rivoluzionaria contro ogni sfruttamento dell'uomo e della natura. Nella stessa misura, con tutti i mezzi e su tutti i livelli, è diventata più dura e brutale la repressione dei padroni e dei loro sbirri contro ogni resistenza e lotta di liberazione.
La giustizia di classe dei padroni del denaro è uno dei mezzi di questa repressione e guerra mediante il predominio delle armi e della definizione delle cose. Di conseguenza sono in questo luogo come prigioniero di guerra e politico della resistenza e della lotta di liberazione rivoluzionaria, intendendo per "politica" la teoria e la prassi che ha come scopo ed obiettivo sia il cambiamento del disordine regnante e l'eliminazione dell'ingiustizia, del potere, del dominio, della guerra imperialista, dello sfruttamento e della distruzione dell'uomo e della natura, sia la ricostruzione di un mondo giusto, naturale e pacifico per ogni essere vivente.
Non ha nulla a che fare, naturalmente, con la "politica" come continuazione della guerra di distruzione e di sfruttamento generale con altri mezzi per la pacificazione sociale, nulla a che fare con la "politica" come lobbysmo istituzionalizzato e falsamente democratico per affermare gli interessi e le devastazioni capitaliste la cui natura è altamente egoista, priva d'ogni scrupolo e particolarmente becera, nulla a che fare con la "politica" come azione per imporre il massiccio trasferimento di potere politico e sociale e della ricchezza sociale dal basso all'alto, nulla a che fare con "politica" come falsificazione menzognera e minimizzazione criminale e fuorviante di una realtà generale che consiste nella minaccia, nel ricatto, nell'oppressione e distruzione militare e morale costante delle società e della natura mediante i monopoli privati e statali sulla proprietà, sulla violenza e sulla definizione delle cose.
Come uno dei più importanti di questi monopoli della definizione e della violenza, come uno dei più importanti apparati repressivi politico-militari di quelle invenzioni giuridiche che sono la proprietà e lo Stato, la giustizia di classe sta al mondo per affermare, per giustificare e minimizzare questa realtà e per negare o comunque falsificare e denigrare, criminalizzare e perseguire le teorie e le lotte legittime e necessarie contro questa realtà. Di conseguenza ovviamente non posso riconoscere alcuna legittimazione sociale, politica, etica e morale a questo tribunale e meno ancora alle cosiddette autorità d'azione o di persecuzione penale.
Respingo il ruolo da accusato, in altre parole, non sono qui presente per la discussione o la messa in questione della legittimità dell'applicazione di contro-violenza, di difesa ed attacco sul piano individuale e collettivo della lotta di liberazione.
Tuttavia l'istituzione totalitaria della giustizia di classe soffre di una contraddizione interna. Per la propria funzione e legittimazione sociale e politica deve esporsi ad un controllo e ad una critica pubblica perlomeno parzialmente sostanziale, dove il monopolio della definizione può subire qualche incrinatura.
Questa contraddizione è il luogo dove propongono agli atti e pubblicamente la dichiarazione sopra detta di Coira ed anche una dichiarazione pubblicata recentemente, che contiene dei frammenti da considerarsi rilevanti per questo procedimento e che trattano più esteso alcuni elementi solo accennati nella dichiarazione presente. La versione della dichiarazione più recente manca d'alcune parti che non sono rilevanti per questo procedimento, ma che sono, in ogni caso, già pubblicati integralmente.
È il luogo, dove, anche se in modo molto ridotto, può celebrarsi la gioia dell'incontro solidale con la gente che mi è vicina e tuttavia, in gran parte, direttamente sconosciuta.
È il luogo del mio dovere da rivoluzionario di seguire attentamente il processo, per poter eventualmente intervenire e contribuire nella contrapposizione della mia integrità umana e rivoluzionaria all'onnipotente raggio di Stato ed alla sua negazione e falsificazione della verità, con lo scopo, forse, addirittura di coprire una propria contraddizione interna sfociata in un fatto di sangue.
È il luogo, dove contrapporre alla negazione ed alla denigrazione del mio impegno rivoluzionario, e di conseguenza della resistenza e della lotta rivoluzionaria in generale, la realtà che nessuna giustizia di classe potrà mai essere un luogo della verità, della giustizia e della soluzione dei conflitti sociali, poiché il suo ruolo è l'affermazione della disuguaglianza, dell'ingiustizia e dello sfruttamento, fomentando ed aggravando in questo modo i conflitti sociali e la sofferenza individuale e collettiva.
Lo stesso dovere rivoluzionario verso me stesso, verso la gente che mi è vicina nella solidarietà personale, sociale, politica, e generalmente verso la resistenza e la lotta rivoluzionaria, richiede che con la massima chiarezza e determinazione riaffermo: che, proprio nella piena assunzione delle mie responsabilità rivoluzionarie anche come combattente a mano armata non ho mai perpetrato dei crimini di guerra uccidendo o giustiziando degli avversari militari, e meno che mai estranei allo scontro, disarmati, non più in grado di nuocere, prigionieri, oppure degli avversari che non minacciavano di morte me stesso o altre persone con delle armi o con del potere su delle armi. Meno che mai ho sparato alla testa o addirittura preso a calci un avversario innocuo disteso per terra esanime. Tali nefandezze non posso nemmeno pensarle. Non ho neanche sparato alla croce rossa e, naturalmente, nemmeno mai alla schiena ad una persona o avversario in fuga magari addirittura disarmato... Tali crimini contro l'umanità non li avrei mai commessi neanche con una licenza per uccidere magari vestito di qualche divisa!
Al contrario, pur con tutta la durezza e determinazione nella lotta rivoluzionaria acquisita in tanti anni e luoghi, avevo dimostrato chiaramente una pratica, addirittura riconosciuta in tribunale, attenta alla salvaguardia della vita dell'avversario pur assumendo un rischio molto maggiore per la propria vita, incolumità e libertà. Mi riferisco allo scontro militare a Massa, in Italia, dove mi sono limitato ad attingere intenzionalmente e per ben due volte, con precisione e da distanza ravvicinata solo il braccio d'arma dell'avversario intento ad estrarre, e questo in una situazione di inferiorità da tutti i punti di vista. È per questo, che sono stato ferito, catturato ed ora qui presente.
Per ultimo, detto chiaro e tondo, non ho nessun tipo di responsabilità per l'uccisione a Brusio nel 1989 del signor Moser, soldato bene armato ed addestrato per uccidere dallo Stato Svizzero della borghesia oligarchica industriale e finanziaria.
Marco Camenisch, nato il 21/01/1952 a Schiers, Svizzera.
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Per scaricarla in formato .rtf http://www.freecamenisch.net/dichiarazione.rtf
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Dichiarazione di sciopero della fame di Andrea Stauffacher "Andy"
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ker.null Thursday, May. 13, 2004 at 3:37 AM |
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I motivi per cui inizio lo sciopero della fame contro la prigionia preventiva per ragioni politiche:
"Il vertice del revolutionären Aufbau, delle forze motrici della mobilitazione del Primo maggio, dell'8 maggio e del movimento di solidarietà con Marco Camenisch dovrebbe, con tale misura (AS: la prigionia preventiva) interrompere il processo in corso. Tutto ciò per evitare che Zurigo durante questo mese sia resa caotica. "
italy.indymedia.org/news/2004/05/547021.php
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Intervento di Marco presso il tribunale
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cads Wednesday, Jun. 02, 2004 at 7:01 PM |
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Intervento presso il tribunale Zurigo, 24.05.2004
La sera del 19 maggio ad udienza quasi conclusa ho fatto un errore incompiuto (1). Ed e stato fatto anche male. Tanto male, che gente ancora più pallida del sottoscritto se la rideva di gran gioia per il male altrui rischiando di fare la fine del loro amico Bush con il suo bretzel. Ci sono tanti modi di ridere. Gioia per il male altrui, derisione, ridere di sé e delle persone che ancora riescono a sorridere ed a scherzare anche se non stanno proprio da dio. Io preferisco appartenere alle due ultime categorie. Anche se dovesse suscitare la velenosa accusa di simulazione da parte dell'unica persona in questo luogo, che sa con precisione che non è vero. Ci sono anche molte cause per essere pallidi. Ad alcune persone è negato il sole, altre invece il sole lo temono. Di sicuro io appartengo al primo gruppo di persone e non alle seconde.
Giacché siamo all'accusa di simulazione, apro una parentesi con commenti su alcuni temi sollevati in questo luogo, sul motivo per il quale sono esausto. Sto ogni volta seduto qui avendo dormito 1 o al massimo 3 ore, e se é più di un'ora, allora si tratta di una deprivazione del sonno interrotto continuamente per varie volte. In questa situazione si trovano tutti i detenuti acquartierati sul lato dell'aeroporto, non per propria colpa, ma in seguito alla sistemazione del carcere a ridosso e dentro l'area di un aeroporto internazionale, appunto Flughafengefangnis . La sistemazione in questo luogo di un carcere, di un ostello per profughi e di un accampamento di baracche per gente nomade costretta alla sedentarietà, rappresenta un crimine contro l'umanità. Anche il fatto che sarei cosi terribilmente pallido, anche se forse non sono il più pallido in questo luogo, non è causato da uno sciopero della fame, bensì più semplicemente dalla privazione permanente del sole, che é sistematica insieme alla privazione quasi completa di movimento, contatti sociali e comunicazione verso l'interno e verso l'esterno. Uno dei massimi responsabili di questa tortura bianca è, insieme ai magistrati suoi subalterni, il signore qui presente che accusa una delle sue vittime preferite di simulazione. La magistrata del suo ufficio direttamente sguinzagliata contro di me, per puro caso proviene da un alto casato dell'oligarchia Svizzera nucleare, e, ancora per puro caso, più precisamente dagli alti vertici della NOK. A proposito dei 7000 litri d'olio da raffreddamento del trasformatore di Bad Ragatz, che nel 1989 sarebbero finiti nel Reno in seguito al sabotaggio eseguito dal sottoscritto ed altri, allora forse non si sapeva, che i costruttori di centrali elettriche puntassero tanto al risparmio su cose di piccolo conto e più ancora sui bacini di raccolta d'emergenza, perciò non potevamo pensare che tanto olio sarebbe arrivato così lontano. E' la stessa gente che c'incanta con la favola della sicurezza della tecnologia nucleare molto più complessa ed infinitamente più pericolosa! Sulle deviazioni da radicalismo verbale di 20 anni fa, come puntare il cannone alla testa dei giudici, per gioire della loro paura" me ne vergognavo già allora. A proposito del "vogliono essere i nostri signori, noi non vogliamo essere né signori né servi", egregi signori, avete la mia piena comprensione se ve ne indignate. Parentesi chiusa, e torniamo all'errore.
Ora vorrei finire questo errore incompiuto, poiché fare un mezzo errore potrebbe essere peggio che fare un errore completo. E già il mio secondo errore in questo luogo. Intendo l'errore di non tacere. Ma cosa importano due errori in più in una vita intera. Cosa importano due errori in un luogo che rappresenta un errore esso stesso, ed è l'errore di un errore più grande, del grande errore capitalismo. Per rendere l'idea, questo luogo, che é un piccolo errore in sé, è stato etichettato come tribunale. E un altro errore, poiché più giusto, seppur non del tutto perfetto, è l'etichetta UBS, Nestle, NOK, WEF, ecc., ecc. Con i miei due errori forse realizzerò due grossi errori, poiché questo piccolo errore dal nome sbagliato, che costituisce un errore del grosso errore capitale, é clemente solo con i propri errori e con quelli del grande errore, mentre con tutti gli altri errori è inclemente. Tutte e tutti facciamo errori, nobody and nothing is perfect. E la perfezione è una pretesa terribile e altezzosa. Ma ciò che é un errore esso stesso pretende anche d'essere perfetto. Lo é, ma solo come errore. Un errore perfetto è anche sempre un perfetto "perché". La pretesa della perfezione coincide sempre con la pretesa d'essere la misura di tutte le cose. Ecco perché un errore perfetto può chiedere "perché" solo in modo retorico. Non può vedere e riconoscere sé stesso, e meno che mai altri "perché". E vede errori dappertutto, poiché si ritiene la misura perfetta di tutte le cose. Sul mio errore incompiuto della sera del 19 maggio, senza pretendere di non fare errori e di conseguenza senza pretendere la perfezione, voglio precisare quanto segue. Quando dissi che mi dispiaceva, intendevo l'incidente in questa sala con l'ultimo testimone, Trovo, e mi dispiace anche per lui. Naturalmente mi dispiace anche per lo scontro a Montignoso e per le sue conseguenze su ogni persona coinvolta. Altrettanto mi dispiace per tutti gli scontri, le loro conseguenze ed i loro "perché". Sono inoltre dispiaciuto del fatto che vi siano persone ed errori perfetti che si rammaricano troppo poco degli scontri, assai parzialmente delle loro conseguenze e spesso non si interessano per nulla ai loro "perché". Questo mi dispiace davvero tanto, poiché è esattamente la causa che sta all'origine di gran parte degli scontri, della maggioranza delle sofferenze e delle morti - somministrate sempre in modo alquanto disuguale tra le parti - e dei "perché". Poche cose sono migliori della domanda "perché". Ma soltanto quando non è puramente retorica, bensì posta con la volontà e l'intenzione sia di conoscere sé stessi sia di riconoscere le altre cose e le altre persone, con le loro sofferenze, con le loro morti ed i loro "perché". Dove esiste questa volontà finisce la cecità e le risposte vengono da sole in grande abbondanza, poiché la grandissima parte dei "perché", è evidentissima e semplice. Anche una parte dei carabinieri della zona nella quale sta Montignoso e da dove provengono i due testimoni, hanno trovato risposte. Mi è stato riferito circa tre anni fa che, dopo alcune trasmissioni televisive sul problema ambientale elettrosmog, finalmente trattato dopo una dilagante resistenza, ora capiscono il Camenisch. Fino a quel momento avevano pensato che ero un pazzo che ce l'aveva con i tralicci, ma evidentemente era già da tanto tempo che sapevo. Se mi dovessero arrestare adesso, lo farebbero con un'altra coscienza. Non è che questo mi faccia fare salti di gioia. Ma è un buon inizio, poiché il grande ed i suoi piccoli errori devono fare sempre più attenzione alle loro truppe. Ed è un buon inizio, giacché probabilmente è il principio di una in più delle tante speranze per cui alcune persone che sono ancora senza "perché", ascoltino quando tante altre persone con tante voci diverse ed in tanti modi diversi, con le loro enormi sofferenze e con le loro innumerevoli morti, parlano dei "perché" che riguardano tutte le persone. Vorrei anche precisare, che con "perché" intendo anche i "perché dei perché" . Questo, per non rendere troppo facile la negazione selettiva dei "perché" che non sono utili a puntellare i teoremi dei signori Weder (2) e dei tribunali. Inoltre vorrei precisare, che la mia esortazione a leggere gli atti e le mie dichiarazioni in seguito alla domanda stupefacente e retorica dei "perché" non era per niente intesa in modo provocatorio o retorico. Era un'esortazione seria che voglio allargare alla lettura delle piazze, dei paesaggi, degli animali, dei cielo, dell'acqua, della gente che s'incontra, dei libri di storia, dei giornali, ecc., ecc. Ma prima devono essere aperti e aguzzati gli occhi, le orecchie ed i cuori, anzitutto i cuori, poiché senza ciò non potranno che esserci, senza alcuna possibilità di comunicazione, solo altre domande retoriche e senza senso dagli alti pulpiti, solo altri scontri, altre sofferenze ed altre morti. Non dico dai "pulpiti sbagliati", perché i pulpiti giusti non esistono. I pulpiti sono tutti un errore, anche perché escludono a priori ogni dialogo. Vorrei pregare di non porre più domande retoriche sui "perché", giacché la lista sarebbe tanto lunga che questo processo non finirebbe mai. Questa è una minaccia seria ma anche l'unica che ho da fare. Non solo per riempire la pagina, ancora alcune cose. E' stato concesso di passarmi un mazzo di fiori. Mi ha fatto molto piacere. Con il commento "come vede non siamo disumani". Questo doppio equivoco mi ha fatto meno piacere. Io non nego a nessuna persona la sua umanità, chiunque ella sia, indipendentemente dalla carica che riveste, nemmeno ad un torturatore bianco che promuove l'introduzione della tortura rossa nel suo ambito funzionale (3). Quello che faccio io, è negare l'umanità ed il diritto ad esistere alle funzioni innaturali! E se in questo luogo si vuole negare ad una persona l'umanità, la dignità e coprirla di fango dichiarandola un macellaio, questa persona sono io, e con me tante altre. Ma fino adesso in questo luogo ho visto anche molti momenti commoventi ed umani. Un testimone, alla fine di una giornata molto pesante anzitutto per lui, che mi porge la mano, a me, il macellaio, e mi assicura accorato "Signor Camenisch, mi creda, non sono una persona cattiva". Ed in seguito un altro teste, una contadina, che era in mezzo alla tanta gente sul luogo dell 'uccisione del finanziere, e che malgrado il suo spavento pensa come prima ed unica persona che bisogna coprire il morto, va in casa sua, prende una coperta e lo copre. Una donna. Ci voleva proprio una donna? Meno commoventi i due testimoni, che sfacciatamente ed a tradimento mi hanno dato del tu. Mi farebbe piacere che i prossimi poliziotti grigionesi che entreranno in scena in questo luogo siano eventualmente istruiti, con discrezione, ad evitarlo e, perché no, a prendere esempio anche dal sottoscritto. Grazie. Marco Camenisch
(1) Esaurito, come e più di tutte/i, ho voluto precisare che a Montignoso, ammanettato sull'asfalto, non avevo detto "uccidetemi" e basta, ma che avevo detto ad uno sbirro esagitato che mi aveva schiacciato la canna in testa "spara, no!" E che ero dispiaciuto dei miei battibecchi con l'ex-carabiniere testimone alla fine dell'udienza, mentre con l'altro testimone, carabiniere in servizio, c'era stato rispetto reciproco. Avevo anche aggiunto che mi dispiaceva per loro. Un presidente con ghigno maligno allora mi ha sorpreso con la domanda retorica "perché lo ha fatto allora". E gli ho detto "é stato un confronto militare, non rispondo, legga negli atti e nelle mie dichiarazioni". Uscendo il PM, più pallido di me, gongolava. Lo stesso PM, che all'inizio del processo mi ha dato del simulatore quando, per un raffreddore/una influenza primaverile, il tribunale mi ha dispensato dal presenziare alla prima settimana del processo. Un malessere con forti emicranie, ecc., c'era tutto, ma avevo anche ben chiarito che non avrei presenziato volontariamente nemmeno in caso contrario, dato che la prima settimana non mi interessava. Il PM, che voleva continuare ad esporre le sue citazioni ecc., facendomi delle domande retoriche malgrado mi rifiutassi di rispondere in generale, ha sostenuto la necessità della mia presenza alle udienze. Il PM che ha sottolineato (dopo alcune risate in coro del pubblico e del sottoscritto per alcune sue ridicolaggini) "emicrania si ma riesce ancora a ridere" ed in mia assenza ha detto "se riesce a scherzare con il suo difensore é solo un simulatore" chiedendo l'intervento di una dottoressa d'ufficio per verificare la dispensa medica del medico carcerario. In seguito il presidente ha sollecitato il PM ad esporre le proprie argomentazioni senza ricorrere a domande retoriche.
(2) Nome del PM.
(3) Lo stesso PM (partito socialista ...) che in un'intervista perorò l'introduzione della tortura nel processo penale.
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